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Doc. XXIII n. 56


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PARTE SECONDA

Il contrabbando in Italia

1. Costi e guadagni, leciti e illeciti.

In Italia i tabacchi sono gravati da un'imposta di consumo, che prende il nome di «accisa» ed è conglobata nel prezzo finale di vendita al pubblico. Il costo finale per il consumatore è, inoltre, influenzato dall'imposta sul valore aggiunto e dall'aggio spettante al rivenditore. In tal modo il prezzo richiesto dal produttore, compresi gli oneri di distribuzione, ammonta a circa il 12% dei prezzo di vendita al pubblico. Aggiungendo l'aggio del tabaccaio che è pari al 10%, il restante 78% è costituito dal carico fiscale, a sua volta ripartito tra l'accisa - che incide per il 58% - e l'I.V.A. con aliquota al 20%. Un chilogrammo convenzionale di sigarette, corrispondente a 50 pacchetti, vendute al pubblico al prezzo di 5.500 il pacchetto, ammonta a 275.000, di cui 214.500 lire rappresentano la fiscalità applicata (159.500 di accisa + lire 55.000 di I.V.A.), 27.500 lire l'aggio dei rivenditore e lire 33.000 il prezzo richiesto dal fornitore: oltre i tre quarti del prezzo pagato dal consumatore è incamerato a titolo di imposte dallo Stato.
Sul mercato clandestino il chilogrammo convenzionale ha un costo d'acquisto, presso i depositi esteri, oscillante tra le 45.000 e le 78.000 lire, cui corrisponde un prezzo al minuto, per il consumatore finale, compreso tra le 150.000 e le 175.000 lire (3.000/3.500 lire al pacchetto). Dunque, la differenza tra i due valori - quello di acquisto e quello di vendita - sul mercato clandestino varia in una forbice compresa tra 130.000 lire/kg. (vendita a lire 175.000/kg. - acquisto a lire 45.000/kg.) e 72.000 lire/kg. (vendita a lire 150.000/kg. - acquisto a lire 78.000/kg) (55). L'alta incidenza fiscale renderebbe quindi inutile l'abolizione del monopolio per arginare il contrabbando (56), proprio perché la forbice tra prezzo legale e illegale - così elevata da incoraggiare l'acquisto di t.l.e. di contrabbando - è conseguenza del carico fiscale e non del monopolio.
Solo una defiscalizzazione dei prodotti, tale da rendere non più giustificati dal punto di vista economico i costi delle organizzazioni criminali, potrebbe eliminare il contrabbando: il che non vuol dire che un'ipotesi del genere sia facilmente praticabile. Le imposte gravanti sulle sigarette, in tutte le nazioni del mondo assolvono a funzioni distinte, di carattere economico e di natura sociale: i tabacchi sono beni di largo consumo, in grado di fornire un elevatissimo gettito per le casse dello Stato; al tempo stesso, si tratta di beni non di prima necessità, anzi dannosi per la salute, sì che l'elevata tassazione viene giustificata come strumento di dissuasione dal consumo (57). Nell'ultimo


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decennio, a fronte di un calo dei consumi del 10%, l'importo delle vendite di tabacchi lavorati, al netto dell'aggio spettante alle rivendite, è aumentato di circa il 90% (a valori correnti), grazie a un aumento dei prezzi al dettaglio, che, per le due marche di sigarette di riferimento - MS e Marlboro - si è tradotto in un innalzamento del prezzo rispettivamente del 110% e del 90%.
Quanto ai consumi illegali, non esistono ovviamente dati obiettivi. Secondo stime congiunte della Guardia di Finanza, dei Monopoli e della Federazione Italiana Tabaccai, che tengono conto del dato statistico che i sequestri giudiziari colpiscono solo il 10% del prodotto statistico che i sequestri giudiziari colpiscono solo il 10% del prodotto contrabbandato, il quantitativo di t.l.e. illecitamente immesso, nel 1997, sul mercato italiano sarebbe stato pari a circa 11 milioni di chilogrammi di sigarette: esso rappresenterebbe il 5% del consumo globale e il 15% di quello legale.
Tenuto conto che per ogni chilogrammo di tabacchi di contrabbando l'erario viene danneggiato per 214.500, mentre l'esercente (tabaccaio) subisce un mancato ricavo di 27.500, è semplice rilevare, ad esempio, che i quantitativi sequestrati nel corso del 1998 dalla Guardia dì Finanza - circa 1.700.000 kg - hanno evitato un danno erariale di circa 350 miliardi ed un danno commerciale di oltre 45 miliardi lire. Per il 1998 il volume di affari del contrabbando è stato stimato dalla Direzione dei Monopoli in 3.800 miliardi: dunque, le minori entrate fiscali sono quantificabili in lire 3300 miliardi. Nel 1999 le entrate derivanti dalla tassazione dei tabacchi sono aumentate di 1.203 miliardi, rispetto ai quali 300 miliardi provengono dall'aumento dei prezzi ma ben 900 miliardi sono dovuti all'incremento del volume delle vendite legali (5,5% in più, pari a 5 milioni di chilogrammi). Il maggiore incremento nel 1999 è avvenuto in coincidenza della guerra dei Balcani, che ha reso più difficili le rotte sull'Adriatico. Nei primi mesi del 2000 l'andamento positivo delle vendite legali è continuato, pur non raggiungendo i livelli del primo semestre 1999: vi sono state maggiori vendite per 2,2 milioni di chilogrammi con un maggiore gettito di 385 miliardi.
Complessivamente negli ultimi diciotto mesi il mercato legale in Italia ha recuperato al contrabbando oltre 7 milioni di chilogrammi, con una maggiore entrata di circa 1300 miliardi, ed ha comportato la sottrazione di risorse alla criminalità per circa 1500 miliardi (58).
L'ammontare dei tributi annui complessivamente evasi è, comunque, elevato. Inoltre, dall'esame statistico dei sequestri eseguiti, compreso il consumato in frode (59), deriva che il contrabbando di sigarette alimenta una enorme economia sommersa. La gran parte dei profitti derivanti dal traffico di t.l.e. finisce, comunque, nelle mani degli organizzatori di primo e di secondo livello (60), i quali d'altro

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canto devono provvedere anche al pagamento di una quota alle associazioni criminali mafiose che consentono il regolare andamento dei traffici. Analizzando i compensi all'interno dell'organizzazione contrabbandiera, sulla scorta delle informazioni delle forze di Polizia, risulta una distribuzione, per ogni carico di circa due miliardi, dai cinque milioni a viaggio per lo scafista alle 800.000 lire per il conduttore dei blindati (il doppio in caso di speronamento), alle 150.000 lire per lo scaricatore, fino alle 100.000 lire per la sentinella lungo la strada (61). Proprio gli interessi economico-finanziari rendono il settore del contrabbando di sigarette particolarmente «appetibile» per le organizzazioni criminali e, principalmente, per quelle al cui vertice si collocano i nostri connazionali. Tali motivazioni hanno spinto sin dalle origini la criminalità organizzata a interessarsi di questo settore, trovandovi una importante fonte di finanziamento. Il contrabbando in Italia è diffuso e ramificato, anche se assume connotazioni diverse secondo le aree geografiche e le relative situazioni economiche.
Nell'Italia settentrionale, pur raggiungendo volumi di traffico ragguardevoli, coinvolge un numero limitato di cittadini e impiega una nutrita schiera di extracomunitari nel settore della vendita al dettaglio. Nell'Italia Meridionale, invece, gli addetti sono molto più numerosi, e in talune zone, come la città e la provincia di Brindisi e la città di Napoli, arrivano a coinvolgere intere famiglie, che trovano in tale attività l'unico mezzo di sostentamento (62): nel 1995, nella sola provincia di Brindisi, il contrabbando sosteneva oltre cinquemila famiglie, con un giro di affari di circa 1000 miliardi di lire, cifra ragguardevole, considerato che il PIL della provincia ammontava a 7000 miliardi.
Le ragioni dell'incremento del contrabbando in Italia sono molteplici. L'attività delinquenziale nella fase della vendita al dettaglio si svolge, spesso, sotto l'occhio indulgente della collettività: il reato di contrabbando, affondando le proprie radici storiche, economiche e sociali in un contesto evolutivo tipicamente meridionale, ha rappresentato per anni una sorta di «professione onesta», che non suscita riprovazione morale, dettata dalla «necessità» di assicurare la sopravvivenza o il mantenimento della famiglia. Tale concezione è stata amplificata dai ricorrenti cicli di crisi economica (della Puglia e della Campania, in particolare), che hanno esasperato i già gravi problemi legati all'occupazione, diffondendo un senso di sfiducia nelle istituzioni, e nel contempo investendo il contrabbando di sigarette di un ruolo para-assistenziale, surrogatorio delle annose carenze dello Stato. A ciò ha corrisposto la forte domanda di sigarette di contrabbando, per la convenienza economica di un prezzo notevolmente inferiore rispetto a quello legale. Queste forme di consenso oggi appaiono in calo, anche perché emerge l'osmosi, consolidata nel tempo, tra il mondo del contrabbando e quello della criminalità organizzata.

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L'azione quotidiana di contrasto nei confronti del contrabbando è stata in passato troppo spesso distratta, disarticolata e incapace di cogliere la portata complessiva del fenomeno. Troppo spesso le forze di polizia, anche per le incalzanti emergenze criminali, si sono accontentate del sequestro di t.l.e., rinunziando a cercare a ritroso i canali di distribuzione. Troppo spesso l'autorità giudiziaria considera i contrabbandieri come delinquenti poco pericolosi. Le sanzioni, irrogate dopo anni dai fatti, difficilmente vanno di là da una pena pecuniaria, di regola inevasa. L'inasprimento delle pene per i fatti più gravi, voluto dalla legge 18 gennaio 1994 n. 50, non ha determinato un significativo mutamento applicativo: assai raramente un soggetto sorpreso con di chilogrammi di t.l.e. viene sottoposto a una misura cautelare coercitiva. Emblematico il caso del contrabbandiere di Torre Annunziata che, nel settembre1999, con la vettura carica di t.l.e., ha travolto sull'autostrada Bari-Napoli due sposi che procedevano a bordo di una motocicletta: è stato subito posto agli arresti domiciliari, nonostante la gravità del fatto, i suoi precedenti e il clamore destato nell'opinione pubblica.
Vi è pure un deficit nell'utilizzazione degli strumenti offerti dal legislatore per contrastare le organizzazioni criminali di stampo mafioso. L'applicazione delle misure di prevenzione patrimoniale e lo svolgimento di accertamenti bancari a carico di personaggi o sodalizi malavitosi attivi nel settore del t.l.e. sono infrequenti (63).
Le risposte che gli uffici giudiziari hanno fornito al questionario proposto dal Comitato conferma la esiguità delle iniziative in questo settore e la diffusa sottovalutazione del problema: esattamente il contrario di ciò che ci si attende in presenza dell'alta redditività del contrabbando e della consistenza delle ricchezze costituite con i suoi proventi.

2. I personaggi.

Nel trasporto e nella vendita all'ingrosso di t.l.e.. nel territorio dello Stato sono impegnate numerose organizzazioni criminali. Una «mappa» aggiornata delle stesse deve tenere conto della loro particolare flessibilità. Il traffico di tabacchi verso l'Italia viene organizzato da dieci figure principali, alcune delle quali già citate in quanto protagoniste del traffico a livello internazionale:
- Prudentino Francesco, nato ad Ostuni (BR) l'1.6.1948, detto «Zavorra» o «Cicco la busta», catturato a Salonicco il 22.12.2000, che, finché era latitante, ha avuto base dapprima in Montenegro e quindi in Grecia: i suoi carichi arrivano spesso dalle isole caraibiche; ha collegamenti con varie organizzazioni criminali presenti in Puglia;
- Cuomo Gerardo, nato a Gragnano (NA) il 4.11.1946, arrestato in Svizzera nell'agosto 2000, in esecuzione di relazione una ordinanza di custodia cautelare del G.i.p. di Bari, a seguito di indagini svolte dalla D.D.A. della stessa città;


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- Arcellaschi Augusto, nato a Corno 1'1.8.1944, avente basi in Slovenia e Montenegro;
- Perrella Gennaro, nato a Napoli il 10.07.1940;
- Mazzarella Alfonso, nato ad Ottaviano (NA) l'8.6.1943 detto «il Presidente»;
- Kolovos Stylianos, nato a Pireo (Grecia) il 6.3.1940: per breve periodo collaboratore di giustizia, è collegato con la famiglia mafiosa siciliana dei Vernengo, e ha basi in Ucraina, Liberia e Cipro;
- Varano Michele Antonio, nato a Centrache (CZ) il 13.7.1951, detto «Filippo», «Antonio» o «Antonino»: opera in Svizzera in contatto con gruppi criminali italiani;
- Grieco Luigi, nato a Napoli il 5.6.1948: si occupa dei traffici tra la Puglia e la Campania;
- Cabassa Giuseppe, nato a S. Pancrazio Parmense il 10.04.1943, detto «Pino» o «Joseph»: ha basi in Ucraina e nella Lettonia;
- Severin Romano, nato a Pramaggiore (VE) il 19.02.1942: ha basi in Slovenia e nalla Repubblica Ceca;

Vi è poi un gruppo c.d. di «secondo livello», costituito da vari sodalizi criminali dediti alla raccolta materiale degli ordinativi ed alla effettiva distribuzione - sui singoli mercati comunitari - dei tabacchi di contrabbando, mediante una capillare rete in Italia e in altri Paesi comunitari. Tali sodalizi hanno un elevato indice di mobilità, sia in ordine alla composizione della struttura sia in ordine alle aree di influenza. Mutevoli sono pure i rapporti di collegamento con i personaggi che compongono il livello direttivo dei traffici internazionali.
In tale gruppo, sulla base delle informazioni fornite al Comitato (64), operano i seguenti personaggi (ovviamente la lista non è esaustiva):
- Corti Mario Donato, nato a Nibionno (CO) il 6.10.1944, e Corti Luigi, nato a Nibionno (CO) il 1o.9.1950: entrambi controllano i traffici in Lombardia, in Piemonte e al confine con la Svizzera;
- Manara Gianfranco, nato a Como il 2.6.1956;
- Conti Germano, nato a Gravedona (CO) l'8.10.1942: controlla i traffici in Lombardia, in Piemonte e al confine con la Svizzera;
- D'onofrio Giuseppe, nato a Fasano (BR) il 22.7.1954: controlla parte della costa adriatica;
- Perrella Renato, nato a Napoli l'1.9.1947: controlla i traffici in Toscana;
- Carossino Pio, nato a Sant'Olcese (GE) il 14.1.1941: controlla i traffici in Liguria;


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- Langella Matteo, nato a Torre Annunziata (NA) il 12.2. 1959: controlla i traffici in Lombardia, in Piemonte e al confine con la Svizzera;
- Pesenti Michelangelo, nato a Musso (CO) il 27.6.1943: controlla i traffici in Veneto;
- Petrini Guerrino, nato a Civitella di Romagna (FO) il 27.6.1943: controlla parte della costa adriatica;
- Potenza Mario, nato a Napoli l'8.8.1931: si occupa dei traffici tra la Puglia e la Campania;
- Tinniriello Gaspare, nato a Palermo il 26.10.1943;
- Morleo Bruno, nato a Brindisi il 29.7.1959: controlla parte della costa adriatica;
- Prudentino Albino, nato a Ostuni (BR) l'1.3.1951;
- De Tommaso Giuseppe, nato a Napoli l'1.1.1947;
- Gionta Valentino, nato a Torre Annunziata (NA) il 14.01.1953;
- Grisoni Giancarlo, nato a Tradate (VA) il 15.01.1954.

Appare utile citare alcuni soggetti che, soprattutto nell'ambito delle organizzazioni operanti in territorio elvetico e che costituiscono il livello direttivo/organizzativo del traffico, sono spesso utilizzati a vario titolo dai sodalizi criminosi per taluni aspetti organizzativi (65):
- Horn Rodolfo Gino Edoardo, nato a Genova il 22.8.1931;
- Bernasconi Angelo, nato a Balerna (Svizzera) il 12.7.1943;
- Giorgetti Demetrio, nato ad Agevo (CH) l'11.10.1933;
- Pozzi Giorgio, nato a Lugano (Svizzera) l'8.5.1942.

Per quanto riguarda più specificatamente l'area pugliese, le informazioni (66) fanno riferimento anche ad un livello relativo alle «squadre pugliesi», dedite all'acquisto dai «contrabbandieri internazionali», al trasporto via mare dei tabacchi, allo scaricamento a terra lungo le coste pugliesi ed al deposito in magazzini per la successiva rivendita ai «colleghi» napoletani e pugliesi.
Le «squadre pugliesi» di maggiore importanza, sul piano organizzativo e per quantità di uomini e di mezzi, sono quelle operanti nei territori di Bari e di Brindisi. Esse fanno capo alle seguenti organizzazioni criminali:
- clan Parisi, attualmente diviso nei gruppi Fortunato, Palermiti e Barbaro (Bari);
- clan Stranaglia, collegato al clan Parisi (Torre a Mare, Mola di Bari);


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- gruppi Colagrande/Colella, collegato al clan Parisi (Polignano);
- clan Pastore (Barletta/Margherita di Savoia);
- gruppo Rillo (Brindisi/Carovigno);
- gruppo Sabatelli (Fasano);
- gruppo Lacatena (Fasano);
- clan Strisciuglio/D'Ambrogio (Bari);
- clan Diomede/Mercante/Catacchio (Bari);
- clan Laraspata/Loseto (Bari);
- clan Libergolis/Primosa, Alfieri/Basta E Romito (Foggia);
- clan Capriati/Maisto/Giammaria/Casucci (Bari nord);
- clan Schino/Zaccaria/Marzulli (Bari);
- gruppi Rispoli, Anemolo (Bari nord, Trani);
- gruppi Navarra, Lalario, Rosato, Susca, Quaranta, Buongiorno, Grassi, Cofano, Carsomo (Bari sud, Torre a Mare, Polignano, Cozze, Mola, Fasano, Ostuni, Savelletri, Carovigno);
- clan De Pace (Brindisi, Lecce).

Tali squadre (circa 50 complessivamente) acquistano sulla base degli ordinativi ricevuti dagli stessi contrabbandieri locali.

3. Le forme del contrabbando in Italia.

Attualmente le forze di polizia, in particolare la Guardia di Finanza, segnalano, quanto agli itinerari e alle modalità attuative del contrabbando:
- la tendenza, da parte delle organizzazioni criminali contrabbandiere, a diversificare repentinamente rotte e basi logistiche;
- la continua ricerca, da parte delle organizzazioni contrabbandiere, di nuovi e più appetibili mercati, a cominciare da quello britannico e da quello spagnolo, caratterizzati da un minore margine di rischio e da un maggiore guadagno. A proposito dell'aumento del contrabbando in Inghilterra, il Ten. Col. Catania dell'Olaf , ha riferito che «Le liste di fornitura che vengono attualmente chieste non più solo ai fornitori italiani che sono Montenegro, ma a quelli che sono in Grecia, non corrispondono alle marche richieste del mercato italiano. Ciò significa, probabilmente, che si tratta di sigarette che non restano in Italia o che non passano in Italia, ma che vanno verso la Spagna o l'Inghilterra. A Dover, qualche tempo sono stati arrestati due cittadini pugliesi ed un cittadino napoletano a seguito del sequestro di un ingente quantitativo di tabacchi lavorati esteri (67).


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- la potenziale «attenzione» rivolta dalle organizzazioni contrabbandiere nei confronti dei porti della dorsale tirrenica e l'importanza «nodale» assunta dall'area portuale di Gioia Tauro;
- un preoccupante interesse manifestato dalle cosche della 'ndrangheta verso una attività storicamente di appannaggio delle organizzazioni pugliesi e campane, con conseguenti «possibili alleanze» in termini di «business» tra le cosche calabresi e le altre organizzazioni criminali.

Quanto all'andamento del fenomeno, si registra un aumento dei sequestri effettuati nelle regioni del medio-alto Adriatico e una sensibile flessione di quelli effettuati nell'area pugliese, con una ripresa nel trimestre agosto-ottobre 2000, indicativa della maggiore incisività del contrasto negli ultimi mesi e della conseguente diversificazione del modus operandi delle organizzazioni contrabbandiere. Queste ultime mostrano una elasticità spesso superiore a quella delle forze di polizia, con troppa frequenza obbligate a una ricorsa che esige tempi tecnici di adattamento. Proprio per questo è illusorio immaginare il carattere risolutivo di interventi come quello denominato Operazione Primavera: ostacolare il contrabbando in una determinata zona del territorio nazionale (certamente quella più esposta a questo tipo di aggressione criminale) consente di conseguire risultati nel breve periodo e nella pur significativa, ma circoscritta, area oggetto dell'intervento. Ma induce i sodalizi criminali a diversificare i fronti degli sbarchi, ovvero a praticare differenti modalità di acquisizione dei tabacchi: durante l'Operazione Primavera si sono moltiplicate le rapine ai tabaccai, ma soprattutto ai treni che trasportano carichi di sigarette, in zone della Puglia, come il foggiano, non interessate dall'azione delle unità di polizia; in seguito il bilancio registra un ampliamento del fronte degli sbarchi e, anche per cause assolutamente diverse, collegate alle mutate condizioni politiche del Montenegro, delle modalità di introduzione dei tabacchi.
A titolo esplicativo si rappresenta graficamente un quadro generale dei sequestri effettuati nell'area pugliese-adriatica (68):


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4. Il porto di Gioia Tauro.

Insieme con l'incremento del contrabbando intraispettivo nei porti dell'Adriatico, va approfondita l'evoluzione dei traffici lungo la dorsale tirrenica. Il Tirreno, infatti, da sempre al centro di scambi destinati all'intero bacino del Mediterraneo, offre per conformazione naturale alcuni siti portuali di importanza strategica, che non sono sfuggiti all'attenzione delle organizzazioni contrabbandiere, come Livorno, La Spezia, Genova e Gioia Tauro, attraverso i quali è possibile approvvigionare i mercati clandestini del centro e nord Europa.
Fra tali porti ha assunto un ruolo preminente Gioia Tauro, nonostante abbia avviato l'attività solo nel 1995. Sono significativi i risultati segnalati dalla Guardia di Finanza:
- nel febbraio del 2000, presso il porto di Livorno, militari della Guardia di Finanza, unitamente a personale della locale dogana, hanno sottoposto a sequestro due container, con oltre 12 tonnellate di sigarette, destinati in Inghilterra: erano stati sbarcati dalla m/n Amersham, proveniente da Gioia Tauro;
- il 21 giugno 2000, nell'ambito di un'operazione condotta nei confronti di un'organizzazione criminale calabrese, il Nucleo Regionale della Polizia Tributaria Calabria e la Compagnia di Gioia Tauro hanno sequestrato un container con circa 5 tonnellate di t.l.e. proveniente da Port Said (Egitto), documentalmente destinato a società di import-export della zona, ma presumibilmente a depositi clandestini siti nel napoletano. Ulteriori sviluppi investigativi hanno permesso di trarre in arresto otto soggetti, tra cui Piromalli Gioacchino, nato e residente in Gioia Tauro e già segnalato nella mappa sulla criminalità organizzata relativa all'anno 1998, per associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di t.l.e.;
- nel luglio 2000 i militari della Compagnia di Gioia Tauro hanno sequestrato in distinti interventi:
- oltre 5 tonnellate di sigarette occultate in un container sbarcato dalla motonave Sealand Intrepid, proveniente da Jebel Alì (Dubai) e con destinazione Port Said (Egitto);
- oltre 10 tonnellate di sigarette stivate in un container sbarcato da una motonave proveniente da Xiamen (Cina), con destinazione dichiarata Kumport (Turchia);
- il 9 ottobre 2000 la Compagnia di Gioia Tauro ha sequestrato oltre 9 tonnellate di t.l.e., occultate in un container sbarcato dalla citata Sealand Intrepid, proveniente da Fuzhou (Cina) e diretta ad Iljichevsk (Ucraina). Dalla documentazione riguardante il carico di copertura, si è potuto costatare che mittente di tale merce era una società di Xiamen.

Particolare attenzione merita la Cina: tutti i carichi di t.l.e. sottoposti a sequestro nel porto di Gioia Tauro nel corso del 1999 avevano come origine comune la Repubblica popolare cinese che, secondo l'OLAF, rappresenta il più grande produttore a livello mondiale


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di sigarette contraffatte. Le due provincie di Guangdonc e Fujan sarebbero i punti chiave di tale produzione e, per la relativa esportazione sarebbero utilizzati i porti di Xiamen, Shenzen, Yantian, Shanwei e Fuzhou. Per avere un riscontro dell'importanza della Cina nei traffici internazionali di tle, è sufficiente esaminare le seguenti segnalazioni pervenute, per il tramite del Comando Generale della Guardia di Finanza da organi collaterali esteri:
- oltre 10 tonnellate di sigarette sottoposte a sequestro presso Le Havre (F), rinvenute in un container spedito dalla Golden Gate Enterprises LTD e proveniente da Xiamen - Cina (novembre 1999);
- oltre 10 tonnellate di sigarette sottoposte a sequestro presso Southampton (UK), rinvenute in un container spedito dalla Fujian Ongda Import Export - Fuzhou e proveniente da Xiamen - Cina (novembre 1999);
- 16 tonnellate di sigarette sottoposte a sequestro presso Felixtowe (GB), rinvenute in un container spedito dalla Fujian Cereals Oils and Foodstuffs e proveniente da Fuzhou - Cina (dicembre 1999);
- oltre 3 tonnellate di sigarette sottoposte a sequestro presso Blansko (Rep. Ceca), rinvenute in un autoarticolato proveniente da Amburgo, dove era giunto da Xiamen - Cina (dicembre 1999).

In tema di «rotta cinese» giova sottolineare che il porto di Xiamen riveste per la Cina, al pari di Igoumenitsa e Patrasso - per la Grecia - un ruolo di assoluta rilevanza, in quanto collocato in un'area geografica considerata ad alto rischio per detti traffici. La conferma di tale ipotesi è fornita dai fatti di cronaca avvenuti proprio a Xiamen, dove uno scandalo di vaste proporzioni ha visto coinvolte numerose persone, tra cui doganieri e funzionari di polizia, in un giro di contrabbando per un valore di 10.000 miliardi di lire.
Da Xiamen spesso vengono spedite merci «alla rinfusa» da parte di più mittenti, che una volta giunte nei porti di stoccaggio vengono convogliate, con il c.d. sistema «groupage», verso una unica destinazione, a mezzo di apposito container. In seguito, la merce giunta nel porto di destinazione, viene suddivisa ed inviata ai diversi destinatari.
Uno dei porti di stoccaggio, funzionali a tale tecnica e, quindi a maggior rischio per le illecite importazioni di tle provenienti dalla Cina e, più in generale, dall'Estremo Oriente è quello di Dubai sul Mar Rosso - Emirati Arabi Uniti.
In particolare, da Dubai le merci stoccate con il metodo «groupage» a mezzo di navi di linea giungono nel nostro Paese, facendo rotta verso i porti dell'area tirrenica e, spesso avendo come scalo finale Gioia Tauro e La Spezia (69).
Dunque, l'area doganale di Gioia Tauro, la cui movimentazione per il 2001 è prevista in 2,4 milioni di containers, è piazza primaria di transito e di stoccaggio tanto per i carichi di t.l.e. destinati al mercato


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nazionale quanto per quelli diretti ai mercati clandestini internazionali. Il porto è oggi lo scalo comune a più rotte contrabbandiere, ed è inserito in un contesto particolarmente a rischio, per la sua collocazione in un territorio storicamente controllato dalla 'ndrangheta.
Sono significativi in proposito alcuni passaggi dell'audizione del dottor Costa (70): «Per la prima volta è emerso un rapporto con un personaggio storicamente importante, appartenente ad una delle famiglie più importanti della piana e cioè la famiglia Piromalli. Attraverso le indagini siamo riusciti a capire che l'interessamento della famiglia Piromalli - cioè solo di questo personaggio che ha operato anche in conflitto con un suo nipote che si era occupato insieme con Rinaldo di altri trasferimenti di container - era dovuto ad un contatto avuto con un certo »Oro Lieto« di Napoli (si tratta di un soprannome, n.d.r.), persona abbastanza conosciuta perché, oltre ad occuparsi di traffico di tabacchi lavorati esteri, si occupa anche di traffico di sostanze stupefacenti. Infatti nell'indagine ha cercato di inserirsi anche il collega della D.D.A., dal momento che era venuto a conoscenza del passaggio dei container e pensava che in esso potessero esservi anche sostanze stupefacenti. L'apertura del container ha consentito di accertare che si trattava soltanto di tabacchi lavorati esteri. Anche in questo caso siamo riusciti ad emettere delle misure cautelari. Il fatto non si è concluso, perché io credo che l'organizzazione avesse l'intenzione di introdurre tre o quattro container a settimana da Porto Said. La provenienza dei container la dice lunga sull'imponenza della diramazione delle organizzazioni: esistono container che provengono dalla Cina con destinazioni cambiate durante il tragitto proprio per impedire che possano essere scoperte; altri provengono da Miami, altri da Port Said, altri ancora da Dubai. In un solo caso abbiamo trovato un collegamento con la Slovenia, con la parte orientale, ma non con la parte confinante con l'Albania. Abbiamo visto che esiste un raccordo con la Jugoslavia ma non con il Montenegro.» Sugli strumenti tecnici da adoperare per rendere effettivo il contrasto in porti come quello di Gioia Tauro, cfr. oltre, nella parte III.

5. La rotta croata.

Completa il panorama delle rotte attraverso cui le organizzazioni contrabbandiere fanno giungere il tabacco in Italia il ruolo della Croazia. Fattori determinanti ad elevare tale Stato a punto di riferimento per le organizzazioni contrabbandiere sono la favorevole posizione geografica e la cronica instabilità politica dell'intera area balcanica. A titolo esemplificativo ed a riscontro di quanto anzi detto, si consideri che:
- il 26.04.2000 militari del Corpo della Compagnia di Fernetti hanno sequestrato oltre kg 900 di t.l.e., di provenienza intraispettiva,


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arrestando due cittadini tedeschi che, secondo quanto da loro dichiarato, alcuni giorni prima si erano recati a Zagabria per ritirare un autocarro presso un deposito sito a circa 30 km dalla città; successivamente avevano intrapreso il viaggio per l'Italia seguendo l'itinerario Zagabria-Rjeka-Pasiak-Pograd-Obrov-Kozina-Fernetti;
- il 30.06.2000 militari del Nucleo Polizia Tributaria di Brescia hanno sequestrato circa 700 kg di t.l.e. e arrestato due cittadini croati;
- il 28.07.2000 militari della Guardia di Finanza presso l'autoporto di Fernetti hanno sequestrato oltre kg. 2.300 di t.l.e., di provenienza intraispettiva, arrestando due soggetti. La partita di t.l.e., proveniente dalla Croazia, era destinata al mercato britannico;
- il 29.09.2000 la Compagnia di Ancona ha sequestrato oltre 2.300 kg di t.l.e., di provenienza intraispettiva, arrestando due soggetti croati, di cui uno residente in provincia di Teramo. L'autocarro che trasportava il t.l.e. era sbarcato nel porto di Ancona dalla M/N Dubrovnik proveniente dal porto di Spalato.

Tali elementi, se rapportati al mutato contesto greco-montenegrino, segnalano la possibilità che la Croazia costituisca la nuova e più sicura frontiera del contrabbando. Allo stato è ipotizzabile l'allocazione di basi logistiche contrabbandiere in Croazia, nonché una sorta di consenso sociale e l'adesione da parte di cittadini slavi al business del contrabbando - il tutto certamente favorito dalle disagiate condizioni socio-economiche in cui versa il Paese -, a fronte dei facili proventi che le organizzazioni criminali sono in grado di garantire. Quanto esposto è indicativo della tendenza da parte delle multinazionali del contrabbando a percorrere la via croata, via terra e anche via mare, tramite l'utilizzo dei porti dell'Adriatico, così diversificando le vie di «importazione» dei t.l.e (71).

6. Le modalità di pagamento dei tabacchi.

I pagamenti da parte delle organizzazioni contrabbandiere nazionali avvengono prevalentemente con denaro contante, ovvero - in forma minore - ricorrendo a operazioni bancarie. La movimentazione dei flussi finanziari con il contante rappresenta una metodologia che, semplice sul piano concettuale e al tempo stesso articolata nelle procedure, pone gli operatori al riparo da rischi, poiché non lascia traccia dei trasferimenti. Il ricorso ad operazioni bancarie, anche con idonee coperture (prestanome, società di comodo, utilizzo di conti correnti di soggetti ignari, complicità bancarie, libretti al portatore...), non è mai in grado di garantire la medesima sicurezza, essendo possibile, anche a distanza di tempo, ricostruire i differenti movimenti.


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L'uso del contante tra venditori, acquirenti e finanziatori di partite di tabacchi oggetto di contrabbando conosce ordinariamente i seguenti passaggi (72):
- gli aspetti contabili sono curati dai vertici dei sodalizi criminali, i quali svolgono il ruolo di cassieri: dopo aver raccolto il contante dagli acquirenti a mezzo di corrieri (con automezzi veloci dotati di doppi fondi, o addirittura con taxi), ne autorizzano, a mezzo di altri corrieri, il trasferimento ai fornitori dei t.l.e., ovvero il deposito presso istituti bancari svizzeri, non appena gli importi raggiungono una certa consistenza (circa 400/500 milioni di lire);
- in altri casi il contante relativo al pagamento dei t.l.e. viene girato direttamente dagli acquirenti ai fornitori internazionali, i quali provvedono successivamente a compensare le provvigioni dovute ai venditori per le attività di sbarco, stoccaggio e trasporto dagli stessi effettuate.

Quando invece si ricorre alle banche, è possibile rilevare le tracce finanziarie dei flussi di denaro provenienti dal contrabbando di t.l.e. nel momento più delicato del riciclaggio, quando cioè i capitali illeciti realizzati, destinati da un lato al rifinanziamento del traffico di t.l.e. e dall'altro al deposito da parte dell'organizzazione, hanno bisogno di schermature tecniche al fine di impedire la diretta imputazione dei proventi alla organizzazione criminale.
Il sistema maggiormente adottato è quello della accensione di conti correnti intestati a prestanome, utilizzati per il prelievo delle somme destinate alla regolazione finanziaria del commercio di t.l.e., e successivamente rimpinguati della necessaria provvista. Periodicamente tali rapporti vengono estinti e ne vengono attivati degli altri. Le operazioni avvengono con la necessaria complicità di funzionari interni alle agenzie bancarie, per la frequenza delle operazioni sospette e la conoscenza dei reali soggetti che movimentano i conti. La complicità di personale deviato del sistema bancario non si limita, peraltro, a non osservare la deontologia professionale e le norme in vigore, con particolare riferimento alla legge n. 197/91, ma costituisce un elemento accessorio tecnico raffinato, interno al sistema, utile per effettuare ulteriori operazioni contabili e manomissioni di conti correnti.
A tal fine vengono utilizzati con artifizi i conti correnti di clienti della Banca, ignari di ciò che accade, i cui saldi sono fatti transitare sui conti della organizzazione, tramite temporaneo appoggio su conti dì corrispondenza interna alle agenzie bancarie. Successivamente si ricontabilizzano le somme a favore dell'ignaro cliente, facendo in modo che non rimanga alcuna traccia elettro-contabile dei movimenti finanziari.
Non è da escludere che incaricati dei pagamenti dalle organizzazioni, avendo possibilità di accesso al più avanzati metodi di movimentazione elettronica dei fondi (internet, e-commerce), ricorrano a


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tecniche di trasferimento del denaro particolarmente veloci ed affidabili sotto il profilo della riservatezza. È il caso della recente diffusione dei c.d. «money transfer», i quali, attraverso una fitta rete di società mandatarie e sub - mandatarie operanti in tutto il mondo, garantiscono l'invio di fondi in Italia ed all'estero senza particolari presupposti, costituiti, per esempio, dalla titolarità di un conto corrente da parte dei clienti, ovvero dal possesso dei requisiti di onorabilità e di professionalità dei responsabili della società.
Tra i nuovi sistemi di pagamento vanno ricordati pure quelli basati su «carte che incorporano valore», utilizzate per eseguire transazioni che vengono successivamente compensate attraverso una struttura centrale, e quelli «on line» (c.d. crittografia), ove gli utilizzatori di personal computer generano un codice numerico che ha funzioni equivalenti ad una banconota (73).
Particolare attenzione andrà posta, a partire dal 2002, in coincidenza con l'avvio pieno ed esclusivo della moneta unica europea: i vantaggi sul piano degli scambi derivanti dalla diffusione dell'Euro all'interno dell'UE saranno affiancati da un abbassamento dei controlli. Ciò impone alla rete degli istituti di credito un supplemento di responsabilità sul terreno della prevenzione: quand'anche per assurdo non venissero prese in adeguata considerazione le esigenze di contrasto alla criminalità e alle sue fonti finanziarie, per le banche sarebbe comunque più conveniente rafforzare la vigilanza interna, in assenza della quale si moltiplicherebbe l'attività di risposta alle richieste di atti e di informazioni provenienti dall'autorità giudiziaria.

7. I mezzi di trasporto utilizzati per il contrabbando.

L'utilizzo dei mezzi di trasporto per il trasferimento dei t.l.e. è strettamente connesso alla destinazione geografica del tabacchi. Su di essi si è concentrata l'analisi delle forze dell'ordine e della magistratura, in base alla quale i cosiddetti «lunghi tragitti» esigono l'utilizzazione di semirimorchi, trattori stradali, camion frigoriferi. In alcuni casi i mezzi sequestrati risultano privi di documenti di circolazione e di proprietà ignota; in altri, invece, sono intestati a prestanome, a società di trasporto italiane e/o estere, talvolta anche noleggiati. Per i «brevi tragitti» vengono preferiti fuoristrada blindati dai punti di sbarco ai depositi temporanei, e autovetture di elevata cilindrata e furgoni vari dal territorio pugliese in direzione del mercato campano. Dall'esperienza operativa maturata emerge che la titolarità dei mezzi è spesso soltanto formale: titolari di veri e propri parchi autovetture in realtà sono privi di redditi e i loro veicoli sono nella disponibilità delle organizzazioni contrabbandiere.
Come si documentava prima, il contrabbando avviene per la quasi totalità attraverso il trasporto dei tabacchi dalle coste balcaniche e greche a quelle pugliesi, mediante imbarcazioni veloci, il cui assemblaggio (scafi, motori, attrezzature tecniche e carene rinforzate) viene


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effettuato in cantieri situati in Grecia (ovvero sulle coste croate, albanesi e montenegrine) controllati da personaggi italiani (o, in misura minore, stranieri) collusi e/o collegati con organizzazioni contrabbandiere italiane, in particolare pugliesi. Le imbarcazioni sono poi intestate a società di comodo aventi sede soprattutto in territorio maltese ma, di fatto, nella disponibilità delle organizzazioni contrabbandiere italiane, per lo più pugliesi.
I natanti utilizzati sono del tipo Supercorbelli o Supertermoli, con scafi di 18-20 metri, capaci di raggiungere anche velocità di 70 nodi. Le motorizzazioni fino a 500 CV di potenza e le parti meccaniche sono fornite dalle seguenti società:
- Marine power Italia S.p.a, di Milano, importatore esclusivo per l'Italia di motori Mercury (USA) e Mercruiser (USA);
- Isotta Fraschini s.p.a., di Bari;
- Seatek s.r.l., di Annone Brianza (CO).

Concessionario per l'Italia Meridionale della Marine Power era la Marine Service Center S.r.l. di Monopoli (BA), i cui titolari (F.lli Saponaro) sono stati destinatari di ordinanze di custodia cautelare per concorso in contrabbando nel mese di gennaio 2000, a seguito di specifiche indagini condotte dal Nucleo Regionale Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari (operazione «Bob Tail»), con le quali è stato dimostrato che la Marine Service Center S.r.l. ha fornito dolosamente motori marini alle organizzazioni contrabbandiere. In tale occasione sono stati sottoposti a sequestro anche i due cantieri della predetta società, siti a Monopoli (BA) e a Pescara (74). Una recente indagine della Direzione distrettuale antimafia di Potenza ha individuato una organizzazione di svariate decine di componenti, dedita al trasporto di tabacchi di contrabbando dalla Puglia e dalla Calabria verso la Campania, attraversando la Basilicata, il cui territorio rappresenta zona di transito per le rotte interne.

8. Aggiornamento sulle connessioni tra contrabbando e criminalità organizzata.

Il contrabbando di t.l.e. offre da sempre punti di contatto con le organizzazioni criminali di tipo mafioso, in quanto rappresenta per esse una delle più importanti fonti di accumulazione della ricchezza illecita (75). Fin dagli anni 50 «Cosa Nostra» monopolizzava l'acquisto delle sigarette con due organizzazioni facenti capo rispettivamente a


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Pietro Davì e a Salvatore Greco. Già in tale epoca erano attivi personaggi divenuti «storici» come Vincenzo Spadaro, Salvatore Adelfio e Tommaso Buscetta (76). Per il triennio 1952-1954 la Guardia di Finanza aveva calcolato in 300 tonnellate il tabacco introdotto in Italia con profitti di circa 500 milioni di lire, su un ricavo lordo di un miliardo e mezzo.
In particolare, in tale fase, sulla base dei dati tratti da indagini di polizia giudiziaria e da rapporti informativi del Corpo, fu possibile ricostruire una mappa aggiornata dei collegamenti tra mafia siciliana e contrabbandieri campani (77). Il legame tra siciliani e napoletani diventò più stretto quando i primi avvertirono la necessità di servirsi della consolidata rete contrabbandiera dei secondi per importare dal Medio Oriente morfina base, da raffinare ed esportare negli USA.
Il contrabbando di t.l.e. a Palermo risultava gestito in prevalenza da associazioni facenti capo a Tommaso Spadaro, Nunzio La Mattina e Pino Savoca, e a Napoli da associazioni facenti capo a Michele Zaza, Lorenzo Nuvoletta e Antonio Bardellino. Quando «Cosa Nostra» si rese conto che la collaborazione dei contrabbandieri era essenziale per sviluppare anche il traffico di stupefacenti, procedette all'inserimento organico degli stessi nell'organizzazione, affiliando i palermitani La Mattina, Savoca e Spadaro, nonché i napoletani Zaza, Nuvoletta e Bardellino: questi ultimi, non avendo un quartiere palermitano di radicamento, entrarono nella «famiglia» di Michele Greco, a quell'epoca capo riconosciuto della «cupola», poiché disponevano di ciò che era necessario per acquistare e importare morfina base. La «dote» per la collaborazione con «Cosa Nostra» era costituita da ingenti capitali, collegamento con i grandi intermediari e riciclatori elvetici, navi e flotte pescherecce, nonché da contatti con altri contrabbandieri greci, turchi, albanesi, jugoslavi, bulgari, egiziani, strategicamente dislocati lungo rotte collaudate e sicure.
A partire dagli anni '80, a margine di talune inchieste - incentrate principalmente su personaggi svizzeri e sulle relative compagnie concessionarie multinazionali di sigarette - iniziano a comparire dei pugliesi (78). Va detto in proposito che per un lungo periodo la criminalità pugliese - strutturalmente dedita al contrabbando di tabacchi - non ha rivestito un ruolo nazionale di primo piano nel settore, muovendosi in una posizione subordinata rispetto a quella siciliana e a quella campana. La svolta operata dai pugliesi verso forme organizzative mutuate - con i necessari adattamenti - dalle altre organizzazioni tradizionali si è avuta verso la fine degli anni 70 per varie ragioni, alcune esterne al territorio pugliese e collegate alle

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dinamiche del contrabbando internazionale di tabacchi. In quegli anni le organizzazioni camorriste campane - essendo stato pressoché bloccato il contrabbando sulle coste del Tirreno (79) col sequestro delle flottiglie contrabbandiere (i cosiddetti «scafi blu») - ebbero la necessità di trovare sbocchi alternativi sulle coste adriatiche prospicienti l'Albania, che ben si prestavano all'approdo di piccole imbarcazioni adatte al trasbordo delle casse di sigarette dalle grandi navi, unitamente a sostanze stupefacenti e ad armi.
L'utilizzazione delle coste pugliesi per il contrabbando si estendeva al traffico di stupefacenti, con la conseguente «invasione» nel territorio della regione delle organizzazioni criminali tradizionali, da sempre interessate a tali traffici. Nacque in tal modo una solida relazione criminosa con la criminalità pugliese: relazione articolata nel senso che ai contrabbandieri pugliesi spettava il compito di fornire la manovalanza (scafisti e scaricatori), mentre ai contrabbandieri campani spettava garantire il capitale, ossia il denaro e gli scafi per i trasbordi delle casse di sigarette dalle navi emporio che stazionavano al margine delle acque territoriali italiane, ovvero direttamente dalle coste albanesi.
In questo periodo (a partire dal 1983) taluni gruppi criminali pugliesi, in particolare brindisini, sotto la guida di Pino Rogoli da Mesagne, si organizzarono nella «sacra corona unita» sul modello federativo della «ndrangheta» calabrese, cui alcuni erano già affiliati, più adeguato alla loro tradizione di autonomia territoriale e senza strutture verticistiche. Espandendosi dall'entroterra verso Brindisi, la «sacra corona unita», ordinariamente dedita a reati ben più gravi del contrabbando, è entrata sempre più in conflitto con i gruppi contrabbandieri, anche perché l'espansione territoriale mirava ad acquisire i grandi profitti di tale attività. In un primo momento la «sacra corona unita» si è inserita nel contrabbando di tabacchi con squadre di suoi affiliati. Successivamente ne ha assunto il controllo monopolistico in sostituzione dell'attività delle altre organizzazioni, imponendo una tangente sui tabacchi sbarcati sulle coste di sua pertinenza, contrastando l'espansionismo dei contrabbandieri campani (80). In tal modo, grazie alla sottovalutazione «culturale» del fenomeno, relegato per troppo tempo nell'area «romantica» dei reati finanziari, adatti a trovare collocazione occupazionale a fasce di marginalità sociale, taluni criminali pugliesi si sono trasformati da contrabbandieri in mafiosi.

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Oggi la criminalità organizzata pugliese, dopo una energica ed efficace risposta giudiziaria che ne ha disarticolato la struttura fortemente unitaria e centralizzata, è connotata, più che da grossi gruppi egemoni, da un reticolo eterogeneo di formazioni delinquenziali, che talora - ma non necessariamente - interagiscono secondo intese di rispetto reciproco. Accanto al cartello della «nuova sacra corona unita» (ridenominata «sacra corona libera», con una leadership composta da elementi emergenti del brindisino, in stretto contatto con malavitosi tarantini e leccesi), che appare sempre più frammentato a «macchia di leopardo», sono attivi altri sodalizi (clan urbani nel barese, «la società» nel foggiano, i gruppi contrabbandieri), le cui azioni spesso violente fanno ritenere di particolare pericolosità.
L'interesse della malavita pugliese per i traffici illeciti che sfruttano la rotta adriatica, estesi dal contrabbando dei tabacchi al traffico degli stupefacenti e delle armi fino all'immigrazione clandestina, comporta rapporti più saldi con le altre organizzazioni - specialmente con la camorra per il contrabbando di t.l.e. - e con le centrali albanesi e montenegrine. Nel contrabbando operano «squadre contrabbandiere» sia autonome che subordinate a organizzazioni di tipo mafioso. Anche la camorra è caratterizzata dall'assenza di una struttura verticistica e da perduranti conflitti tra i clan, specialmente nelle province di Napoli (ove, allo stato, la c.d. «alleanza di Secondigliano» - costituita dalle famiglie Contini/Licciardi/Mallardo - sembra aver fallito il sanguinoso tentativo di ricondurre i vari gruppi criminali sotto un'unica direzione), di Caserta (ove nel corso del 1999, si è verificata una frattura all'interno del cartello, già dominante, dei «casalesi», che raccoglieva le famiglie criminali più importanti della zona) e di Salerno (ove emergono nuovi clan, attivi nell'agro nocerino - sarnese). A ciò si somma una sorta di «polverizzazione» dei gruppi minori, che involvono, talora, verso forme di gangsterismo. Non è ben chiaro se il rapporto tra l'organizzazione camorristica e le varie organizzazioni contrabbandiere sia di collaborazione inter pares o di soggezione dei contrabbandieri con pagamento di tangenti estorsive: i fenomeni si intrecciano, coesistono e soprattutto si sovrappongono nell'ambito di una progressione cronologica.
In proposito il dott. Russo (D.D.A. di Napoli) ha riferito che «L'interesse per il contrabbando della criminalità organizzata campana e napoletana in particolare ha radici lontanissime nel tempo. L'attività di contrabbando, che ha richiesto sempre delle capacità e delle conoscenze specifiche, era rimessa a soggetti estranei alle organizzazioni criminali in senso stretto, mentre queste percepivano una sorta di quota su questa attività illecita che veniva benevolmente lasciata correre. Nell'ultimo decennio si è avuta un'inversione culturale, perché la camorra ha intuito che invece di stare alla finestra e guardare questo fenomeno che si svolgeva liberamente, era più opportuno parteciparvi direttamente; siccome i traffici avevano come epicentro della movimentazione delle merci le zone costiere dell'Adriatico del Nord (ovviamente non del nostro paese), un lungimirante »imprenditore« camorrista decise di collocarsi fisicamente in alcune zone del Montenegro per controllare questo transito alla fonte, laddove queste merci venivano smistate e destinate agli scafisti per il trasporto

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sulle coste soprattutto pugliesi. Era così in condizioni di verificare la quota che spettava alla camorra ed effettuare questo prelievo a monte, direttamente in zona extranazionale. I mutamenti interni nelle lotte tra i vari clan in competizione sul territorio campano presto hanno acceso l'interesse relativamente a questa intelligente intuizione (siamo negli anni tra il 1995 ed il 1997) ed altri si sono mossi per diventare competitori di questi soggetti già stanziali nel Montenegro e per contendere loro il controllo del traffico delle sigarette di contrabbando. L'ovvia ripercussione è stata una serie di omicidi, alcuni dei quali in danno di familiari di coloro che erano stati inviati come emissari nel Montenegro, per regolare nella sanguinaria maniera camorristica il controllo di questo fenomeno assai lucroso. Adesso con l'Operazione Primavera ci si è accorti che è difficile controllare e gestire gli sbarchi e l'immissione nel nostro territorio stando in Montenegro e continuando ad alimentare i canali sul versante adriatico; i controlli delle forze dell'ordine e l'interesse per altri fenomeni, come l'immigrazione clandestina, rendono infatti molto difficile questa rotta. Si sono quindi sperimentate rotte alternative, come quella tirrenica, che trova approdi sulle coste campane o in Calabria, e ci sono segnali anche di rotte provenienti dal Nord Africa. Questo significa che vi è, se non una mente, perlomeno una sinergia di menti in grado di individuare di volta in volta delle strade alternative, in considerazione della presenza di forze dell'ordine o di fenomeni dissuasivi rispetto all'utilizzazione di un certo canale. Vi è una mente in grado di realizzare un'attività di contrabbando senza che neanche una sigaretta passi per il nostro paese, sfruttando i canali consolidati con i centri finanziari elvetici (...), saltando del tutto il territorio nazionale e prevedendo, per esempio, che le sigarette stoccate nel Montenegro o altrove transitino direttamente via terra o attraverso altri canali verso le destinazioni finali, Spagna o Inghilterra. Il tutto gestito dalla criminalità organizzata napoletana. Questa è la nuova dimensione internazionale: il contrabbando è internazionale non solo perché una merce attraversa i confini di più nazioni, ma perché, indipendentemente dal luogo in cui le varie fasi avvengono, rimane unitario il centro di effettuazione del reato, che ha maturato una sua esperienza specifica».
E ancora: «Per un certo periodo di tempo è prevalsa la neghittosità dell'organizzazione camorristica, in senso proprio, ad occuparsi del contrabbando, per cui guardava e lasciava fare a chi aveva acquisito una specializzazione in questo settore. Nei momenti successivi, visto il minimo rischio connesso a questo tipo di attività criminale e la grossa redditività, l'organizzazione camorristica ha cominciato a investire in proprio, addirittura - come ho detto all'inizio - inviando degli emissari in Montenegro, dove hanno contrattato alla pari imponendo, per esempio, il rifornimento assoluto presso Gerardo Cuomo. Quindi, diventa una cointeressenza dei gruppi camorristici a questo determinato fenomeno. Si è passati dalla regalia di 500 o 600 milioni, che veniva fatta al cartello vincente in occasione delle festività pasquali o natalizie, ad una vera e propria lotta tra l'alleanza di Secondigliano, che ora ha la prevalenza nell'ambito delle lotte tra clan napoletani, e quelli che storicamente erano più vicini ai Mazzarella, che si erano occupati del contrabbando. Da questa lotta è uscita la famosa imposizione

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della tassa, prelevata in Montenegro, da 5 mila fino a 10 mila lire a cassa, per un esborso che ascende a decine di miliardi al mese da dividere tra i vari clan napoletani».
Ciò rappresenta l'ennesima conferma del collegamento organico fra il contrabbando di t.l.e. e le organizzazioni criminali di tipo mafioso. Gli interessi economici connessi con il contrabbando di t.l.e. hanno portato le organizzazioni mafiose ad interessarsi sempre di più a tale fenomeno, monopolizzando i territori dove quest'ultimo risulta più fertile. Contrabbando e criminalità organizzata mostrano reciproci e organici collegamenti, spesso diretti, quando l'organizzazione, i vincoli interni e la condotta di entrambi i fenomeni si fondano integralmente; talora indiretti, attraverso la sovrapposizione o l'affiancamento di una serie di attività illegali (stupefacenti, immigrazione clandestina, armi) (81) ai tipici canali (finanziari e geografici) utilizzati e percorsi dal contrabbando; infine, attraverso un rapporto di protettorato mafioso tipico della realtà napoletana e pugliese, che consente alle organizzazioni contrabbandiere di operare sul territorio controllato dalla criminalità organizzata.
Va ricordato in proposito che sono in corso numerosi procedimenti per associazione a delinquere di tipo mafioso, presso le Direzioni Distrettuali Antimafia della Puglia, della Campania e di altre Procure del Nord che, pur comprendendo imputazioni per contrabbando di sigarette, riguardano tuttavia soggetti aderenti alla camorra o alla sacra corona unita.

9. 2001: la ripresa degli «scafi blu».

Sulla scorta di informazioni fornite dallo SCICO, il mese di gennaio 2001 fa emergere segnali di «ripresa» del fenomeno del contrabbando extraispettivo, pur se al di sotto dei livelli espressi nello stesso periodo dell'anno precedente. In Puglia si segnalano sbarchi di t.l.e. con metodi differenti rispetto al passato. Gli scafi contrabbandieri non giungono più sulle rive pugliesi, ma si fermano in mare aperto, ad alcune miglia dalla costa, in attesa di «barchini» che, effettuato il trasbordo di tabacchi dallo «scafo blu», tornano a terra per dare seguito al vero e proprio scarico.
Tale metodo consente maggiori possibilità di fuga agli scafi, poiché possono manovrare con facilità ed estrema rapidità in acque libere, e inoltre comporta per le organizzazioni minori margini di rischio, in considerazione del fatto che i «barchini» caricano un quantitativo di t.l.e. minore; sono più facilmente manovrabili e occultabili nelle insenature e negli anfratti della costa pugliese; in caso di sequestro hanno comunque un minore valore intrinseco.


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I dati relativi ai sequestri sull'intero territorio nazionale non evidenziano sostanziali differenze fra il contrabbando in forma intraispettiva e quello perpetrato nella forma extraispettiva. Mentre quest'ultima è rilevata quasi esclusivamente in Puglia, il contrabbando intraispettivo si manifesta anche in zone non «storicamente» interessate dal fenomeno: il 17.01.2001 la Guardia di Finanza ha sequestrato a Bergamo oltre 3 tonnellate di sigarette di provenienza intraispettiva, di marche con consumo prevalente nel territorio del Regno Unito, quali Regal e Superkings. Di seguito si riporta la rappresentazione grafica del fenomeno, con riferimento alla Puglia, aggiornato al 31 gennaio 2001:

Il dato singolare, che conferma tendenze già descritte in questo documento, è che nel mese di gennaio 2001 si è registrata una percentuale di sequestri pari nell'86% di sigarette non presenti sul mercato clandestino italiano: si tratta di marche quali West, Regal, Super King, Benson & Hedges, notoriamente consumate sui mercati esteri, come quello inglese, dove, in ragione dei più alti ricarichi sul prezzo di vendita finale, sono possibili maggiori «utili» per le organizzazioni contrabbandiere.
Quanto sopra porta ragionevolmente a ritenere che, allo stato attuale, è in atto un vero e proprio «contrabbando in transito», che vede il territorio italiano interessato al fenomeno quale terra di confine comunitario e/o luogo di stoccaggio per quantitativi di t.l.e. destinati ai mercati esteri.


(55) Cfr.Doc. Nr.2158.
(56) Cfr. DOC N.2244 Risposta al questionario della DNA.
(57) L'organizzazione mondiale della Sanità spinge in modo autorevole a che i Governi usino la leva fiscale per limitare i consumi di tabacco ma i risultati non sempre sono corrispondenti ai desiderata. In Inghilterra le sigarette, proprio in conseguenza dell'alta incidenza fiscale, hanno raggiunto un prezzo cosi elevato da scoraggiare i consumi e da favorire il contrabbando, esercitato - manco a dirlo - dalle organizzazioni italiane.
(58) I dati sono contenuti in uno studio consegnato alla Commissione dal Direttore dei Monopoli Dott. Vittorio CUTRUPI, all'esito della sua audizione dinanzi al Comitato in data 19 luglio 2000. Sugli stessi risultati si è ampiamente soffermato il Ministro delle Finanze Ottaviano Del Turco nel corso della sua citata audizione davanti al plenum della Commissione.
(59) Per consumato in frode si intende il quantitativo di sigarette immesso illegalmente in consumo nel territorio dello Stato, nei casi in cui il sequestro in flagranza di reato non sia stato possibile.
(60) Vedi quanto esposto nella prima parte della Relazione.
(61) Ciò trova conferma, oltre che nelle informazioni della DDA di Bari, anche in quanto dichiarato dal Dott. Capoccia (D.D.A. di Lecce): «Questo è un dato che per noi emerge chiarissimo. Il meccanismo finanziario del basso livello distributivo delle sigarette è elementare: troviamo somme anche ingentissime in contanti di piccolissimo taglio, perché realtà il denaro proviene dalla vendita per strada; ci sono buste di plastica e contengono anche 300-400 milioni banconote da 5 mila e da 10 mila lire».
(62) Così, la Relazione della Commissione presieduta dall'On. Tiziana Parenti, redatta in seguito al sopralluogo effettuato in Puglia nei giorni 31 maggio 1 giugno 1995.
(63) In tal senso le valutazioni espresse dalla DNA, v. doc. n.2244.
(64) Cfr. doc. n.2158 (elaborato della G. di F.), doc. 2220 (elaborato del Comando Generale dei Carabinieri), doc. n. 2189 (elaborato della DIA).
(65) cfr. DOC. nr 2158( Comando Generale GDF e DOC. N.2245( DDA Bari).
(66) Le informazioni provengono dalla DIA v. doc. N.2189 e dalla DDA di Bari, da quella di Lecce e di Napoli.
(67) Cfr. resoconto stenografico del 5.7.2000 pag. 13.
(68) Fonte : SCICO della Guardia di Finanza Cfr. Doc. nr 2133.
(69) Fonte SCICO, doc. nr.2129.
(70) Cfr. resoconto stenografico dell'audizione del 13.09.2000.
(71) L'allarme per la Croazia , oltreché dalle audizioni dei magistrati delle D.D.A. auditi dal Comitato emerge anche da una specifica analisi dello SCICO della G.di F. (cfr. doc. n.2232).
(72) Le informazioni al riguardo provengono dal Comando Generale della Guardia di Finanza e dal Comando Generale dei Carabinieri (v. Doc nr.2220).
(73) Cfr. doc.nr.2158 e doc. nr.2245 D.D.A. Bari.
(74) Il Col. Renato Zito Comandante del Nucleo Regionale di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza della Puglia ha riferito della importante a indagine condotta dalla Dott.ssa Anna Maria Tosto della D.D.A. di Bari.
(75) Cfr. la Relazione 15.01.1976 «Traffico Mafioso di tabacchi e stupefacenti nonché sui rapporti e gangsterismo italoamericano» redatta dal Sen. Michele Zuccalà nel corso della sesta legislatura e altresì la Relazione 13.07.1999 sullo stato della criminalità nella provincia di Brindisi redatta dal Sen .Ottaviano Del Turco nel corso di questa legislatura.
(76) Cfr. Saverio Lodato (intervista a Tommaso Buscetta) «La mafia ha vinto».
(77) Uno di questi, Tommaso Spadaro di Palermo, avrebbe continuato ad operare nel duplice settore dei t.l.e. e degli stupefacenti, fino all'arresto e alla condanna di 26 anni di reclusione, inflitta sia a lui che allo svizzero George Kastl, dal Tribunale di Firenze, nel giugno del 1984 per concorso nel traffico di 82 Kg. di eroina.
(78) Un primo episodio degno di nota è quello relativo all'arresto a Barletta, il 22 marzo 1985, per detenzione di un chilogrammo di eroina, insieme ad altri complici siciliani, di Matteo Albano. In particolare, da indagini tecniche, si apprese che la sostanza sequestrata era parte di un quantitativo complessivo di 50 chilogrammi che Filippo Messina («uomo d'onore», contrabbandiere e trafficante d'eroina del gruppo di Pino Savoca) doveva fornire ai pugliesi.
(79) Con la chiusura del porto franco di Tangeri - che dalla fine della II Guerra Mondiale in poi era stato il centro di tutti i traffici illeciti - e con il passaggio (1959-1960) di tale sito sotto il controllo della monarchia marocchina, le multinazionali del tabacco avevano trasferito i depositi nei porti olandesi e jugoslavi. Ciò aveva favorito l'abbandono, da parte dei contrabbandieri napoletani, della «via tirrenica», e un maggior interesse per la cosiddetta «via adriatica», che vedeva la Puglia luogo ideale per lo sbarco delle sigarette, destinate, all'epoca, al mercato campano.
(80) Durante la seconda metà degli anni '80, il processo di «affermazione» della criminalità di tipo mafioso in talune aree della Puglia poteva dirsi ormai avviato. Tuttavia l'esistenza della Sacra Corona Unita e il riconoscimento giurisdizionale del suo carattere di associazione di tipo mafioso si ebbe, per la prima volta nella storia giudiziaria attraverso la sentenza del 26 marzo 1990 della Corte d'Appello di Lecce, presieduta dal dott. Mario Buffa.
(81) Il dott. Capoccia (D.D.A. di Lecce), ha riferito che nel Salento, «probabilmente per un fatto storico, cioè di non risalenza nel tempo delle organizzazioni criminali, una strutturazione molto rigida com'è nel napoletano non esiste. Da noi il gruppo criminale (...) fa indifferentemente qualunque attività. Non c'è una ripartizione rigida. Fanno sigarette, fanno droga, attentati, omicidi quando c'è la necessità».

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