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Il contrabbando in Europa
1. Lo scenario internazionale.
Il contesto internazionale di globalizzazione dei mercati economico-finanziari e di progressiva liberalizzazione dei flussi internazionali di capitale, se da un lato offre notevoli opportunità ai mercati legali, favorendone l'organizzazione e una più facile integrazione, dall'altro consente il più agevole sviluppo di interessi transnazionali da parte della criminalità organizzata. A tal proposito va ricordata la recente conferenza dell'ONU tenuta a Palermo dal 12 al 15 dicembre 2000 per la firma della Convenzione contro il crimine organizzato transnazionale adottata il 15 novembre 2000 da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nonché del Protocollo contro il traffico illecito dei migranti per terra, mare ed aria ed il Protocollo contro il traffico delle persone: sono strumenti giuridici che si inseriscono in un processo negoziale avviato con la Dichiarazione politica di Napoli e con il Piano di azione globale contro il crimine organizzato transnazionale approvati il 23.12.1994.
Per i grandi traffici criminali è più conveniente articolarsi su una scala che oltrepassa il livello nazionale: anche perché l'azione di contrasto è di regola sintonizzata su quest'ultimo livello, e quindi può essere elusa più facilmente. I capitali e le merci si spostano con maggiore rapidità e sicurezza: ma ciò vale anche per i commerci illeciti che, infatti, «si sono ampliati a dismisura (10)».
Negli ultimi anni il contrabbando è in una fase di espansione e di contemporanea trasformazione dei modelli tradizionali. I dati forniti dagli organismi internazionali del settore (11) indicano un aumento delle vendite illegali di tabacchi, in coincidenza con la crescita dei consumi mondiali, specie nelle nazioni povere del pianeta, frutto dell'incalzante attività di promozione pubblicitaria svolta dai grandi produttori di sigarette: una promozione che, a dire il vero, interessa
(Per l'Italia, i dati sono forniti dalla G. di F.; per gli altri paesi la fonte è il R.I.L.O. W.E., che ha preso in considerazione i soli sequestri superiori a 100Kg.). Il quantitativo di sigarette sequestrato nel 1999 é superiore del 21% rispetto al 1998 e del 115% in più' rispetto al 1997.
2. Il mercato legale dei tabacchi lavorati.
I più importanti Paesi produttori di sigarette sono: la Cina (1.675 miliardi di pezzi), gli Stati Uniti (716 miliardi), il Giappone (250 miliardi) e l'Indonesia (214 miliardi) (14). Secondo i più recenti dati relativi alla produzione di sigarette, pubblicati nel mese di agosto 1998 dal Ministero dell' Agricoltura statunitense, i fabbricanti più importanti sono:
Nel 1998, gli Stati europei hanno prodotto 1.495.630 milioni di sigarette (26,7% della produzione mondiale). I paesi produttori più importanti sono: Germania (182 miliardi di pezzi), Russia (179 miliardi) e il Regno Unito (154 miliardi).
Alle predette società devono aggiungersi, in relazione alla loro rilevanza a livello internazionale nello specifico settore, il gruppo francese Lorillard, la Gulf and Western e la American Brands. Il mercato internazionale del tabacco è dominato, dal lato dell'offerta, dalle seguenti società: Philip Morris, British American Tobacco, Imperial Tobacco Company, RJ. Reynolds, Gulf and Western, Gruppo RuperRembrandt- Rothmans e American Brands, che formano il «Tobacco Transnational Conglomerates» (TTCs).
3.1 Le società di intermediazione.
I dati appena indicati riguardano la prima fase del sistema, quella della produzione e della lavorazione del tabacco, dominata dalle multinazionali. A questa fase accedono tanto il sistema legale della commercializzazione del tabacco quanto quello illegale del contrabbando, pari, come si è visto, al 30% del complessivo volume mondiale. I soggetti giuridici che sono in rapporto con le industrie di trasformazione del prodotto sono le società di intermediazione. Da qui parte oggettivamente la filiera criminale del contrabbando.
Ciascun segmento è connotato dall'operatività di specifici gruppi, che di seguito saranno illustrati, e le stesse organizzazioni criminali, in rapporto sinergico tra loro, mantengono una relativa autonomia e sono caratterizzate, dal punto di vista criminologico, da differenti indici rivelatori, volta per volta, del carattere mafioso, ovvero di gruppo organizzato o di criminalità finanziaria.
Liechtenstein
In materia di segreto bancario, la normativa dei Principato ricalca quella svizzera. Come in Svizzera, sono ammessi conti cifrati od intestati a nomi di fantasia: il che non ha bisogno di commenti per un verso quanto a trasparenza, per altro verso quanto a difficoltà da parte degli investigatori.
Cipro
Una società off-shore è rappresentata da uno studio legale, i cui membri sono gli azionisti ufficiali della società, la cui assemblea nomina gli amministratori. Costoro possono risiedere a Cipro. L'identità dei veri azionisti è segreta e deve essere indicata solo nella domanda di iscrizione nel registro delle società, sottoposta all'approvazione della Banca Centrale, che per Legge la tratta «riservatamente». Mentre le imposte sul reddito delle società off-shore sono ridotte
Isole Vergini Britanniche
Panama
Bahamas
La differente tipologia di società non incide, peraltro, sulla effettiva natura dei singoli «oggetti sociali» e sugli scopi in concreto perseguiti attraverso la loro apparente o reale costituzione. Tutte, indifferentemente, hanno la funzione di sovrapporre una «maschera protettiva» alle quotidiane operazioni di intermediazione commerciale che sono alla base dei grandi traffici internazionali di t.l.e.. Allo stesso modo, tutte, dopo un breve volgere di tempo, modificano la propria originaria struttura, cambiano denominazione, trasferiscono i loro recapiti in altre sedi e, talvolta, anche in altre parti del mondo. Tali processi di trasformazione societaria si realizzano, quasi sempre, in coincidenza con l'individuazione della società ad opera degli organi preposti all'attività di repressione. La recente indagine svolta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, che ha portato alla emissione della ordinanza di custodia cautelare del Giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Bari, dott.ssa Maria Mitola, del 19 febbraio 2001, a carico di Dalla Torre Franco e altri, ha fatto registrare interessanti aperture in termini di collaborazione da parte delle autorità elvetiche, che hanno consentito l'esecuzione di perquisizioni e di sequestri sul territorio della Confederazione.
3.2 Importatori e concessionari: il direttivo internazionale del contrabbando.
La fiorente disseminazione di dette società non deve trarre in inganno. In realtà, dietro le più disparate denominazioni sociali, emergono in modo pressoché sistematico sempre gli stessi personaggi, tutti appartenenti alla ristretta schiera di elementi che costituiscono il vertice direttivo dei grandi traffici internazionali di tabacchi lavorati. Sulla scorta del notevole patrimonio informativo acquisito dalle indagini della magistratura e della Guardia di Finanza, la definizione di una mappa delle organizzazioni contrabbandiere e del loro modus
Gli stessi hanno da tempo stabilito basi operative e logistiche nella Confederazione Elvetica, da dove agiscono senza mai apparire in prima persona, attraverso società di comodo intestate a prestanome e/o a propri fiduciari. Le indicazioni provenienti dalle più recenti indagini (23) fanno ritenere che anche i seguenti personaggi siano in contatto con le multinazionali del tabacco e/o con i propri emissari, rifornendo poi le grosse organizzazione contrabbandiere internazionali:
Sempre alla stregua delle medesime fonti informative, devono considerarsi compresi nel livello direttivo dei traffici illeciti internazionali anche i seguenti soggetti, i quali tuttavia non appaiono in diretto contatto con le case madri:
Ulteriori personaggi di primaria rilevanza nel settore in trattazione, con compiti logistici, finanziari ed organizzativi di grande rilievo, sono, tra gli altri:
Le persone sopra citate costituiscono i «vertici internazionali» del contrabbando di tabacchi lavorati esteri: alcuni di essi risultano, in relazione alle indagini nel tempo condotte, organicamente inseriti in consorterie criminali di tipo mafioso; altri operano in maniera contigua alle organizzazioni criminali mafiose, mantenendo comunque stretti «rapporti di affari» con tali organizzazioni. Va aggiunto che alcuni dei personaggi sopra indicati considerano il proprio operato alla stregua di una normale attività commerciale, poiché si limitano a curare gli aspetti amministrativi e commerciali del traffico delle sigarette.
Della Torre è un personaggio significativo nello scenario criminale internazionale. Nel medesimo provvedimento si legge che egli «risulta essere stato interessato anche all'indagine denominata Pizza connection.» Nel dibattimento svoltosi presso il Comando di Polizia Cantonale di Lugano dal 9.9.1985 al 25.9.1985 «l'accusa (...) formulata agli imputati era quella di aver svolto il ruolo di intermediari consapevoli fra gruppi di crimine organizzato siciliani, nord americani e trafficanti di stupefacenti di nazionalità turca, fornitori di morfina base dei siciliani. Dalle contestazioni mosse agli imputati e successivamente dall'esame dei testi e degli stessi imputati emergeva che le organizzazioni mafiose operanti in Sicilia e negli Stati Uniti - all'epoca note con il nome di »Pizza Connection«- avevano incontrato non poche difficoltà nell'esportazione di capitali rivenienti dal traffico di sostanze stupefacenti dopo che la Polizia federale statunitense era riuscita ad individuare i »canali« usati dal noto Amendolito Salvatore. (...) Dopo la rottura dei rapporti tra l'organizzazione mafiosa ed i trafficanti di valuta, tali Tognoli Oliviero e Rotolo Antonino affidavano il compito dei trasferimenti di denaro al gruppo Palazzolo -Della Torre - Rossini, che curavano i trasferimenti tramite corrieri e »virtualmente« attraverso canali bancari, per somme intorno a 40 milioni di dollari U.S.A.. Il Rossini nel dibattimento dichiarava di aver maturato esperienza in ambienti bancari costituendo nel 1976 la Traex S.a., la cui attività era attinente il cambio e la gestione patrimoniale. Successivamente, dal 1979, iniziava ad effettuare tutte le operazioni possibili presso istituti bancari. Nello stesso periodo effettuava operazioni sui mercati di borsa di New York ed Hong Kong, di solito non effettuate dai normali istituti di credito svizzeri per ragioni di orario. Attraverso Mombelli Francesco, cambista presso il Credito Svizzero di Chiasso, entrava in contatto nel dicembre del 1981 con Della Torre Franco, persona interessata ad operare sul mercato borsistico di New York.» Al termine del giudizio il «Tribunale di Lugano il 26.9.1985 condannava (...) Della Torre (...) a 2 anni (...) È quanto mai evidente che i »canali« di riciclaggio e di reinvestimento degli illeciti capitali utilizzati per i tabacchi lavorati sono analoghi a quelli utilizzati per altre specie delittuose. È emblematico che dopo circa 15 anni dall'esecuzione della citata operazione Pizza Connection e, quindi, dalla celebrazione dei dibattimenti emergono gli stessi personaggi di allora e le stesse modalità di raccolta e trasferimento dei capitali.» L'importanza del ruolo di Della Torre è confermata da
3.3 Il circuito finanziario.
L'attività delle forze di polizia e della Magistratura italiana ha consentito non soltanto il sequestro di ingenti somme di denaro (26) derivanti dalla commercializzazione dei t.l.e. di contrabbando ma, anche e soprattutto, la formazione di un bagaglio di conoscenze delle principali «tecniche» adottate dalle stesse organizzazioni criminali nella regolamentazione finanziaria dell'illecito commercio di tabacchi e nella successiva fase dei trasferimenti dei profitti.
Gli ingenti capitali che la criminalità organizzata ricava dalla commercializzazione dei tabacchi lavorati esteri di contrabbando necessitano di sicure forme di movimentazione che consentano agli imprenditori criminali di sottrarre tali capitali agli organi preposti al controllo e di intraprendere forme legali di investimento. A tale proposito in una recente riunione degli esperti dei Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI), i rappresentanti di vari Stati partecipanti hanno sottolineato la crescente pericolosità e la capacità espansiva del contrabbando ed hanno confermato che quest'ultimo genera proventi rilevanti, che vengono successivamente riciclati. Le transazioni finanziarie relative alla compravendita dei t.l.e. vengono, di norma, regolate tramite società finanziarie attive nella Confederazione elvetica (28) che sono solite aprire, in qualità di fiduciarie, conti bancari presso i principali Istituti di credito elvetici per conto dei propri clienti operanti nel crimine. La società finanziaria costituisce un vero e proprio interfaccia tra i soggetti parti delle transazioni commerciali aventi ad oggetto i t.l.e., ricevendo dall'acquirente la somma dovuta e procedendo a versarla su conti fiduciari accesi presso Istituti di credito elvetici.
4. Le forme del contrabbando.
4.1 Il contrabbando intraispettivo.
L'afflusso di t.l.e. verso le località di stoccaggio avviene prevalentemente attraverso contratti conclusi in territorio elvetico. Le società di intermediazione prima descritte, a seguito del perfezionamento delle «trattative» con le multinazionali, di norma danno disposizioni affinché i tabacchi vengano inviati presso i porti di Anversa e Rotterdam oppure nei punti franchi elvetici di Buchs, Basilea o St. Margarethen a società di spedizioni internazionali, con incarico di lasciarli a disposizione presso depositi di proprietà delle stesse società di spedizione (33). Successivamente le ditte che figurano quali «acquirenti documentali» impartiscono direttive affinché i tabacchi vengano ulteriormente messi a disposizione di altre società di intermediazione e inviati, attraverso società di trasporto appositamente indicate, verso i depositi ubicati nei Paesi dell'Est europeo, o altre destinazioni (es. Montenegro, Cipro, Macedonia), da dove successivamente saranno dirottati in contrabbando nell'Unione Europea (34).
Invero, per effetto dell'applicazione dell'istituto della «garanzia isolata» (misura che prevede una garanzia per ogni singola spedizione per l'intero ammontare dei dazi e degli altri oneri esigibili, applicata a partire dal 1o febbraio 1996), la mancata presentazione presso l'Ufficio doganale di destinazione è oggi divenuta un'ipotesi pressoché inattuabile. Di contro, già a far data dal lo gennaio 1993, numerosi casi di «falso appuramento» sono stati scoperti - in occasione di spedizioni di t.l.e. dichiaratamente destinate verso Paesi extracomunitari, e per lo più, africani (Angola, Guinea, Marocco, Algeria, Nigeria, Tunisia e Mauritania) - presso gli uffici doganali di uscita spagnoli (Madrid, Malaga, Algeciras, Barcellona, Bilbao etc.), portoghesi (Porto e Viana do Castello), svizzeri (Basilea) e austriaci (Karawanken).
4.2. Il contrabbando extraispettivo.
Nel contrabbando extraispettivo, invece, i t.l.e. vengono introdotti nel territorio nazionale passando al di fuori dei varchi doganali, essenzialmente per via marittima, a bordo di motoscafi veloci provenienti, principalmente, dalle coste adriatiche degli Stati della ex Jugoslavia; di mezzi navali - motoscafi o pescherecci - che ricevono l'illecito carico da «navi madre» stazionanti fuori delle acque territoriali per poi procedere allo sbarco sulle coste nazionali; di navi traghetto di tipo «Ro/Ro» (Roll on/Roll off), che sbarcano nelle strutture portuali numerosi autoarticolati carichi di t.l.e..
Pur se tale tendenza è continuata successivamente, nell'ultimo triennio si è registrato l'aumento del livello di pericolosità e aggressività delle organizzazioni contrabbandiere che, essendo restie ad abbandonare i preziosi carichi trasportati, sono ricorse frequentemente ad una strategia di tipo militare, con azioni ostative e di speronamento volte alla distruzione sistematica dei mezzi del Corpo della Guardia di Finanza. Nel 1998 si sono verificati 69 speronamenti, che hanno causato il ferimento di 52 militari; nel 1999 sono stati 54 con 30 militari feriti. Dall'inizio dell'anno 2000 si sono registrati 7 speronamenti, 8 feriti. Drammatico è stato, poi, l'evento, occorso nella notte tra il 23 ed il 24 febbraio, nel corso del quale hanno perso tragicamente la vita il vicebrigadiere De Falco Alberto ed il finanziere Sottile Antonio travolti da un automezzo blindato dei contrabbandieri. Una delle ragioni di tale escalation risiede nel cambiamento delle regole del traffico: con l'intervento delle organizzazioni mafiose nella gestione degli sbarchi sulle coste italiane e dei successivi trasporti la proprietà del carico si trasferisce ad ogni passaggio, così che ciascuna organizzazione che cura una fase della movimentazione rischia in proprio l'intero carico. Di qui la necessità di difendere la merce, anche a costo di uccidere i finanzieri.
Sempre più spesso le sigarette lasciano Cipro come carico sfuso su piccole/medie imbarcazioni con destinazione dichiarata Paesi dell'Unione Europea dell'aerea mediterranea come il Portogallo, Paesi che si affacciano sul mar Nero oppure Paesi baltici come la Lettonia.
5. L'area balcanica e il ruolo del Montenegro.
Analizzando il quadro internazionale, particolare attenzione deve essere posta alla complessa realtà dell'area balcanica e al Montenegro per il loro ruolo centrale nel sistema delle rotte del contrabbando. Tale ruolo nel corso di questi anni è venuto modificandosi in conseguenza delle scelte alle quali le organizzazioni contrabbandiere sono state costrette dagli eventi socio politici di quell'area geografica. Infatti, successivamente al conflitto balcanico, l'embargo internazionale dei territori dell'ex-Jugoslavia e l'instabilità politica in Albania hanno modificato lo scenario socio- economico, causando il trasferimento dei grossi depositi di t.l.e. dai non più sicuri porti albanesi a quelli del Montenegro. Con riferimento all'Albania, giova evidenziare che quelle coste hanno costituito le principali basi di ricovero e partenza dei motoscafi contrabbandieri fino al 1991, allorquando i depositi situati nei porti di quel Paese vennero smantellati.
Sulla scorta della documentazione acquisita venivano identificate ben 119 spedizioni di sigarette a mezzo motoscafi sulla tratta Bar/Bari nel periodo 01.08.1996 / 07.09.1997, per un totale di 31.665 casse documentalmente destinate alla «Dogana di Bari», pari convenzionalmente a kg. 316.650.
6. Riflessi sul contrabbando dei mutamenti politici nell'area montenegrina.
L'effettiva destinazione finale dei tabacchi è da individuare, come detto, nel mercato italiano e di altri Paesi dell'Unione Europea. In
Che non si tratti delle inattendibili dichiarazioni di un ex-«pentito», bensì di una ricostruzione sostanzialmente adeguata alla realtà, al di là delle vicende soggettive del Sarno, si evince da una serie di riscontri oggettivi che altre indagini processuali hanno consentito di acquisire, nella direzione della consapevole partecipazione dei vertici istituzionali del Montenegro al sistema del contrabbando. Basta ricordare la vicenda di Perovic Branko, già Ministro degli Esteri del governo del Montenegro, indagato dall'A.G. di Napoli nel procedimento penale nr. 18177/94/RG per associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di t.l.e., con l'accusa di avere curato - allorquando era dipendente della sede romana della compagnia aerea Jat - gli interessi in Montenegro di una grossa organizzazione di contrabbandieri, facente capo a Ciro Mazzarella. Tale circostanza non ha rappresentato una sorpresa per il governo del Montenegro - come sarebbe accaduto se Branko avesse agito a titolo e per iniziativa personale -: in occasione dell'udienza preliminare, lo stesso governo ha invocato per il suo ministro, con nota ufficiale, l'immunità derivante dal ruolo istituzionale che egli svolgeva! Altro episodio significativo è l'arresto del capo della Polizia di Sicurezza montenegrina in servizio a Bar, Baosic Vaso. In data 31 marzo 1998 ufficiali di P.G. della D.I.A. lo ponevano in stato di fermo presso l'aeroporto di Bari in occasione di un vertice con le autorità montenegrine, perché raggiunto dall'accusa di aver protetto, dietro pagamento di ingenti somme di denaro, latitanti italiani in Montenegro (in particolare, Stano Benedetto e Vantaggiato Santo), nascondendo gli stessi alle ricerche delle forze di polizia italiane e fornendo false informazioni all'Interpol. Nel corso degli interrogatori, il Baosic, pur tentando di respingere ogni accusa, dichiarava di aver agito nell'interesse del governo del Montenegro (successivamente, il Baosic, dopo aver patteggiato la pena, irrogata nella misura di anni 2 di reclusione, veniva espulso dal territorio italiano).
A partire dall'autunno del 1999, qualche mese dopo la conclusione del conflitto nel Kossovo e nell'intera Federazione serba, il Montenegro ha perduto la centralità del ruolo svolto fino a quel momento. In realtà, la comunità internazionale, e in particolare gli Stati occidentali, conoscevano bene l'anomalia montenegrina nello scenario criminale europeo: tuttavia, una delle ragioni di freno a richiami più decisi nei confronti dei governanti di Podgorica è coincisa con la posizione dialettica assunta da costoro, nei limiti consentiti, verso il regime di Slobodan Milosevic. Non si entra nel merito della condivisione di una simile scelta politica: la si registra quale dato di fatto della realpolitik seguita, la quale immaginava che una pressione sul Montenegro, accompagnata da chiare e pubbliche prese di posizione, avrebbero indebolito la seconda componente della ex Jugoslavia, quella sulla quale l'Occidente poteva maggiormente contare all'interno della Federazione per contrastare la politica dell'ex presidente federale. L'esito delle elezioni politiche nella federazione e le ripercussioni a Belgrado hanno reso non più necessario per gli occidentali tale supporto; a ciò si accompagna la maggiore consapevolezza di una cooperazione fra gli Stati che parta dalla eliminazione di «zone franche» per il crimine organizzato. La necessità per il Montenegro di conseguire gli aiuti economici assicurati dall'UE richiede un diverso atteggiamento, che fornisca immeditati segnali concreti: in tal senso va letta una apparente inversione di tendenza da parte del governo di Pordgorica, da parte del quale giungono messaggi se non di freno per quelle attività illecite che finora hanno costituito la principale fonte di finanziamento dell'economia montenegrina, quanto meno di una cessazione della cooperazione attiva. Questo mutato contesto potrebbe rendere concretamente efficace l'accordo tra Italia e Montenegro, stipulato nell'ottobre del 1999, che ha portato alla espulsione e alla riconsegna
7. La posizione della Grecia nel contrabbando intraispettivo.
L'attuale scenario italiano del contrabbando fa constatare una significativa contrazione nel settore extraispettivo. Il settore intraispettivo, pur non confermando i picchi raggiunti nei primi mesi del 2000, si attesta su livelli di rilievo e nel periodo preso agosto - ottobre, mostra una tendenza al rialzo. Il grafico che segue evidenzia la tendenza del fenomeno nell'anno 2000 (47).
Le organizzazioni contrabbandiere, pur avendo adottato, nel recente passato, il trasbordo da navi madri a motoscafi con la diversificazione delle vie di introduzione dei tabacchi lavorati esteri sia sulla rotta tirrenica sia su quella adriatica, oggi concentrano l'attenzione sul traffico in forma intraispettiva. Nel breve periodo luglio - settembre 2000, nei porti di Trieste, Venezia, Ancona e Bari, a seguito di più interventi repressivi operati soprattutto dalla Guardia di Finanza, sono state sequestrate oltre 30 tonnellate di tabacchi lavorati esteri. Prendendo spunto da una specifica attività d'analisi svolta dallo SCICO su una base dati riferita ai sequestri di t.l.e. effettuati dal luglio 1999 all'ottobre del 2000, si constata come su un totale di 122 interventi repressivi, per complessivi kg. 530.180.120 di t.l.e. sottoposti a sequestro, 79 interventi hanno fatto sequestrare kg. 319.379.620 di tabacchi lavorati esteri giunti in Italia con motonavi e/o traghetti di linea provenienti da porti greci, viaggiando con documentazione doganale di copertura avente come mittenti società e ditte greche.
Ha riferito sul punto il dott. Capoccia che «al momento sembra che il contrabbando intraispettivo con la Grecia e attraverso la Croazia in periodi di crisi con il Montenegro venga praticato in maniera molto forte. Abbiamo avuto dei sequestri (...), per cui non stiamo ipotizzando qualcosa, stiamo verificando un fenomeno. Si tratta, peraltro, di un meccanismo che, a mio avviso, è il futuro di questa organizzazione. Infatti, il grande clamore creato dai gravissimi episodi luttuosi che hanno investito il Salento, la reazione molto forte delle forze dell'ordine che ne è seguita, i rischi che vi sono e - aggiungo io - la copertura di tipo militare che ormai vi è sulle coste, per cui gli scafi bene o male vengono visti dai radar, fanno sì che il meccanismo intraispettivo con i camion, sostanzialmente, sia sicuramente non violento e molto più tranquillo. Creare un carico di copertura non comporta grandi problemi, né è difficile trovare una ditta destinataria inesistente, almeno fino a quando i nostri porti non verranno dotati di un sistema che permetta al terminale di controllare se veramente esista una ditta a Pamplona o se, invece, sia solo una cartiera. Questo tipo di meccanismo è molto più facile e, probabilmente, meno dispendioso del tenere gli scafisti in Montenegro e del rimessaggio degli scafi.
Anche l'Ufficio europeo per la Lotta Antifrode (OLAF) è stato sollecito nel denunciare lo sviluppo della via greca del contrabbando. A seguito di una prima missione comunitaria di controllo in Montenegro, effettuata dall'OLAF nel 1996, furono acquisiti elementi che resero necessaria, per l'organismo comunitario, una successiva missione in Grecia. In tale contesto fu riscontrato dall'OLAF il coinvolgimento, nei traffici di contrabbando di diverse società greche e del Liechtenstein. È stato altresì segnalato il sequestro della M/N Marina, battente bandiera Cambogiana, avvenuto il 28/8/2000 nelle acque territoriali dell'isola di Creta con un carico di 27 containers di sigarette (138,5 tonnellate): l'imbarcazione, di tipo Ro-Ro, aveva a bordo camion carichi di sigarette in procinto di essere illecitamente sbarcati sull'isola.
8. Esiti della missione ad Atene del Comitato.
Si è quindi resa opportuna una missione del Comitato in Grecia: essa si è svolta ad Atene il 20 e 21 novembre 2000. Al di là delle valutazioni di merito che saranno svolte in seguito, la Commissione segnala non solo l'ospitalità manifestata dalle varie istituzioni elleniche con le quali si sono svolti i colloqui, ma pure la disponibilità a discutere con franchezza dei problemi che hanno motivato la missione, e il livello autorevole degli interlocutori, ben oltre ciò che in un primo momento era stato concordato. La delegazione ha incontrato il Comandate della Guardia Costiera Ellenica, Ammiraglio Sirigos, il quale ha riferito dati che confermano il quadro le valutazioni fin qui riassunte sull'argomento: nel 1998 c'è stato il sequestro di 1.260.000 pacchetti di sigarette, 3 navi, un veicolo, con 22 persone arrestate. Nel 1999 sono stati sequestrati 7.600.000 pacchetti, 12 navi e 6 veicoli, e arrestati 84 mercanti di sigarette. Nella sola prima parte del 2000 i pacchetti sequestrati ammontano addirittura a 15.300.000 , le navi salgono a 17 , due i TIR sequestrati e 130 i contrabbandieri arrestati. Peraltro, l'intercettazione delle navi è avvenuta interrompendo rotte verso l'Italia, come ha dichiarato lo stesso Ammiraglio Sirigos.
Paese
Tonnellate Sequestrate Italia 1.673
Regno Unito 1.535
Spagna 1.199
Portogallo 1.071
Germania 431
Paesi Bassi 257
Francia 160
Belgio 150
Ucraina 123
Polonia 101
Totale 6.701
Le organizzazioni contrabbandiere non mostrano alcun cedimento, perché i volumi di affari sono superiori fino a dieci volte, secondo l'esperienza degli operatori giudiziari e di polizia del settore, a quelli, pure ingenti, relativi ai sequestri: le organizzazioni contrabbandiere possono così coprire con i lauti guadagni le perdite subite con i sequestri. All'aumento del fenomeno ha giovato l'opinione diffusa - oggi in particolare nell'area balcanica e in Grecia, per restare a un'area europea prossima all'Italia - che il contrabbando sia una sorta di ammortizzatore sociale. La netta censura - anche di rilievo sociale - che deve accompagnare ogni anello della catena criminale del contrabbando è ostacolata dalle proposte che a scadenze periodiche esponenti politici più o meno autorevoli - talora di tratta di amministratori
di città particolarmente interessate al fenomeno - formulano nella direzione di privilegiare l'accesso al lavoro di chi, provenendo dalle schiere del traffico illecito dei tabacchi, decide di abbandonarlo per guadagnarsi da vivere onestamente: un conto è infatti l'impegno per circoscrivere il più possibile il radicamento e la diffusione del contrabbando, eliminando o quanto meno riducendo i condizionamenti di miseria che possono indurre a quella scelta contro la legge, un conto è considerare il contrabbandiere come il titolare di un diritto di preferenza, che consentirebbe di scavalcare chi da anni attende un lavoro, ma non per questo ha optato per percorsi criminali. Affrontare seriamente il fenomeno vuol dire mettere completamente da parte qualsiasi tentazione demagogica che, anche solo implicitamente, giustifichi o comprenda chi di quel fenomeno è stato protagonista, sia pure con ruoli non da primo attore.
La valutazione della portata criminale del contrabbando deve, in un'analisi generale, considerarne la funzione che esso ha fin qui svolto in aree come quella balcanica, dove ha determinato politiche di tolleranza, che impediscono agli Stati di fruire di un gettito importante per lo sviluppo e, soprattutto, ha favorito l'affermarsi di èlite politiche di scarsa affidabilità, permettendo, a volte, alle consorterie di tipo mafioso di elevarsi a cogestori del potere. Più avanti saranno illustrati esempi illuminanti in proposito.
Sul piano internazionale, dunque, il contrabbando costituisce anzitutto una grave lesione degli interessi finanziari ed economici della Unione Europea.
Il mancato introito per il bilancio comunitario é rappresentato dal mancato pagamento dei dazi doganali e di parte dell'IVA che ogni Stato membro dell'Unione Europea versa alle casse comunitarie mentre il contrabbando di sigarette incide per i bilanci nazionali in ragione del mancato introito delle Accise e dell'IVA.
In sintesi, secondo quanto precisa l'OLAF, il contrabbando di sigarette incide per il 75% sui bilanci nazionali e per il 25% sul bilancio comunitario.
Nel 1999 sono state sequestrate negli Stati Membri un totale di 5.690.100.000 sigarette (oltre 5.690 tonnellate) corrispondente a:
569.000.000 di Euro di perdite globali (bilancio comunitario e bilanci nazionali);
oltre 142.000.000 di Euro di risorse proprie comunitarie.
Stimando che i sequestri rappresentano circa il 15% dell'intero traffico illegale di sigarette a livello comunitario, si arriva ad un ammontare di circa 37.933 tonnellate di sigarette movimentate in contrabbando nel territorio della Comunità' che rappresentano, come perdite per il solo bilancio comunitario, 948.000.000 di EURO.
Il contrabbando è di fatto anche un elemento di squilibrio politico e di destabilizzazione, perché incide sulla formazione della libera economia dei nuovi Stati balcanici, quando non, addirittura, sulle stesse leadership mediante corruzione o associazione di esse- diretta
o per interposti soggetti - alla gestione del traffico illecito. Nello scenario internazionale tali pericoli accentuano la necessità di coinvolgere nel piano del contrasto gli Stati che, sulla scorta delle inchieste della magistratura, risultano interessati dalle rotte commerciali illecite del tabacco, e dai circuiti finanziari di regolazione delle relative transazioni.
- Chine National Tobacco Company (31% della produzione mondiale);
- Philip Morris (17%);
- British American Tobacco (16% il dato comprende la produzione della Rothmans);
- RJ Reynolds (6%).
I principali produttori per il mercato europeo sono:
- Philip Morris International (Marlboro, Marlboro Lights). Per il mercato «non tassato» le «Marlboro» e le «Marlboro Lights» sono prodotte in Svizzera, negli Stati Uniti e nei Paesi Bassi; le «Marlboro Medium» sono prodotte in Svizzera e negli Stati Uniti. Per il mercato comunitario, tutti i tipi di Marlboro sono prodotti nei Paesi Bassi, in Germania, Portogallo, Spagna, Grecia, Finlandia e Austria;
- Japan Tobacco - già RJ Reynolds (Camel, Winston. Salem);
- British American Tobacco (che comprende la Rothmans) -Regno Unito - (Lucky Strike, Barclay, Peter Stuyvesant, Rothmans, Pall Mall, Dunhill, Caballero);
- Reemtsma - Germania (West, Davidoff);
- Gallaher - Regno Unito (Benson & Hedges, Silk Cut);
- Imperial Tobacco Group - Regno Unito (Lambert & Butler, Regal, Superkings, Embassy, John Player Special);
- Seita - Francia (Gauloises, Gitanes);
- Tabacalera - Spagna (Ducados, Fortuna).
I tre principali Paesi esportatori sono gli Stati Uniti, i Paesi Bassi e il Regno Unito. Per la distribuzione mondiale le sigarette sono quasi sempre caricate in container e trasportate su navi. La modalità di trasporto più frequentemente utilizzata in Europa è rappresentata dal trasporto su strada. Le multinazionali hanno stabilimenti di produzione e reti distributive diffuse in tutto il mondo (15), sovrintendono la formazione del prezzo del tabacco in foglie (possedendo o controllando le principali società che ne trattano la commercializzazione) e grazie ad investimenti nei settori bancari, assicurativi e dei trasporti, godono di vaste economie di scala, caratterizzando così in modo oligopolistico l'intero mercato.
Per quanto attiene più in particolare all'Italia, secondo i dati forniti dal Ministero delle Finanze per il 1999 la società con il maggiore volume di vendita risulta la Philip Morris, che detiene una fetta di mercato superiore al 50%, come può rilevarsi dal seguente prospetto (16).
DITTA
QUANTITÀ (Kg.)
VALORE (lire) (17) AZIENDA AUTONOMA MONOPOLI DI STATO 31.328.985,512
5.537.429.339.007
GALLAHER INTERNATIONAL LTD/3 - NORTHOLT 76.998,487
18.097.743.213
H.F. E PH.F. REEMTSMA - AMBURGO 274.346,871
64.945.712.179
BRITISH AMERICAN TOBACCO (GERM.) EXP GMBH - AMBUR 2.259.823,236
513.098.124.332
IMPERIAL TOBACCO LTD - BRISTOL 46.471,648
9.320.544.963
S.E.I.T.A. - PARIGI 341.292,930
71.815.321.913
NESTOR GIANACLIS/1 - HOFHEIM 1.197,780
298.357.110
ROTHMANS SERVICES B.V. - AMSTERDAM 1.875.984.294
452.891.347.246
PHILIP MORRIS HOLLAND B.V. - BERGEN OP ZOOM 39.991.757,248
9.730.546.138.046
DITTA
QUANTITÀ (Kg.)
VALORE (lire) PHILIP MORRIS DEUTSCHLAND - MONACO 2.213.929,098
551.886.967.711
HOUSE OF PRINCE A/S - SOBORG 7.332,180
1.836.069.210
AUSTRIA TABAK INTERNATIONAL EXPORT GMBH/1 - VIENNA 154.419,862
35.108.996.594
R.J. REYNOLDS INTERNATIONAL B.V. - HILVERSUM 2.919.582,048
598.172.756.374
AUSTRIA TABAK INTERNATIONAL EXPORT GMBH/2 VIENNA 1.805,140
450.588.420
KARELIA TOBACCO COMPANY INC. 2.238,800
480.896.100
AZIENDA AUTONOMA MONOPOLI DI STATO - SU LICENZA 14.423.988,940
2.785.252.508.010
TOTALE COMPLESSIVO
95.920.154,200
20.371.631.410.446
Sulla base di documenti acquisiti dalla Commissione, il sistema criminale e l'intero contesto del traffico clandestino dei tabacchi può essere ricondotto ai seguenti tre livelli organizzativi (18):
- Il primo livello è relativo alla gestione del traffico con riferimento alla produzione e alla esportazione, curato da organizzazioni contrabbandiere, anche di tipo mafioso, e dai canali paralleli delle società produttrici dei tabacchi, non necessariamente coinvolti in modo diretto nei circuiti criminali (19).
- Il secondo livello attiene all'approvvigionamento e allo stoccaggio in zone franche, ovvero non sottoposte a vincoli doganali o legislativi: attività che si realizzano con la collusione di apparati governativi o di polizia (è il caso, ad esempio, dell'organizzazione facente capo a Prudentino Francesco, responsabile di parte dei traffici dal Montenegro e dalla Grecia verso l'Italia).
- Il terzo livello riguarda il trasporto in regime di contrabbando dalle citate zone franche nelle località di destinazione finale, per la vendita al dettaglio da parte delle organizzazioni criminali (sodalizi malavitosi facenti capo alla camorra napoletana, ai clan pugliesi ed alle famiglie siciliane).
L'acquisto di partite di tabacchi lavorati implica un elevato grado di conoscenza dei meccanismi - giuridici, economici tecnici e commerciali - di funzionamento dei mercati internazionali: è infatti necessario programmare e coordinare il coinvolgimento di società di spedizione, di banche estere, di società finanziarie, nonché di una vasta e complessa rete di società d'intermediazione, in grado di curare gli aspetti commerciali delle stesse transazioni. In tale contesto, l'internazionalizzazione del contrabbando e la diversificazione delle direttrici di movimentazione dei t.l.e., che - come descritto - hanno caratterizzato le più recenti linee evolutive del fenomeno, si sono di pari passo intrecciate con l'accresciuto ruolo delle citate società di intermediazione.
Mentre in passato era il singolo individuo, ovvero un piccolo gruppo di trafficanti che spesso curava, in prima persona, gli ordinativi, il trasporto, la riscossione, oggi per ogni fase di negoziazione, spedizione e trasferimento fisico dei carichi di t.l.e., operano a vario titolo diversificate strutture societarie, ciascuna responsabile per la sua parte. La particolarità del fenomeno, che non ha riscontro in nessun altro tipo d'illecito, evidenzia una sconcertante proliferazione di società del genere in ogni angolo del mondo. Da un'analisi condotta su base geografica si può cogliere un'inevitabile preferenza verso i Paesi nei quali la legislazione sul contrabbando è più permissiva, ovvero in quelli tradizionalmente conosciuti come «paradisi fiscali (20)».
Vengono in considerazione in particolare la Svizzera, il Liechtenstein e Cipro; poi le Isole Vergini Britanniche, Panama, Belize. Appare
utile riportare un quadro delle principali «agevolazioni» fiscali e finanziarie offerte dalle legislazioni di questi Stati.
Le entità giuridiche nel Principato sono molto varie. Quelle più comuni sono l'Istituzione (Anstalt), la Fondazione (Stiftung) e la Società Anonima (SA o Aktiengesellschaft AG):
l'Anstalt è una struttura con personalità, via di mezzo tra la società in senso classico ed il contratto di diritto privato o il trust anglosassone. Può essere fondata da una persona fisica o giuridica. Il beneficiario dell'Istituzione ha la possibilità di non apparire, ricorrendo ad un fondatore locale, molto spesso un avvocato;
la Fondazione è una struttura giuridica semplice e consiste in un trasferimento permanente di una o più proprietà, il cui risultato costituisce un'entità giuridica distinta. Il fondatore, persona fisica o giuridica, nomina individualmente o per categoria il o i beneficiari, i quali possono ricevere la proprietà dei beni o i loro redditi, e può anche prevedere che il o i beneficiari siano indicati dopo la sua morte da uno o più terzi, che egli però nomina;
nell'Akhtiengeseischaft (AG) la responsabilità dei soci è limitata al capitale, diviso in azioni, nominative o anche al portatore. Il consiglio di amministrazione è composto da almeno un amministratore, il quale deve risiedere nel Liechtenstein.
Molto diffuse sono le società off-shore, cioè non residenti, le quali hanno due caratteristiche:
pacchetto azionario appartenente direttamente o indirettamente a stranieri;
utili provenienti da attività commerciali esterne a Cipro, da investimenti in obbligazioni o azioni straniere, da prestiti realizzati all'estero, da royalty o da rendite di beni immobili siti al di fuori di Cipro.
al 10%, quelle delle società in qualsiasi forma costituite, armatrici di navi battenti bandiera cipriota beneficiano dell'esenzione totale. Non esiste nell'isola una disciplina del segreto bancario, che comunque è tutelato.
Nelle British Virgin Islands, paese a bassa imposizione fiscale, i redditi delle società sono soggette all'imposta fissa del 15%, a eccezione dell'International Business Company (IBC), che devono però essere persone giuridiche (Limited, Corporation, Incorporated). Non esiste un capitale minimo, e ove esista, è suddiviso in azioni nominative od al portatore. Non vi è obbligo di dichiarare l'identità degli azionisti. In tema di segreto bancario non esiste una normativa specifica. La legislazione consente i conti cifrati, benché sembra non siano utilizzati.
La Repubblica di Panama riconosce diverse categorie di persone giuridiche, ma la più diffusa è la «societad anonima». Panama è un paradiso fiscale che tassa solo i redditi interni, senza distinguere se il controllo della società che li ha prodotti sia esercitato da residenti o non. Lo statuto della società deve essere firmato davanti ad un notaio da almeno due azionisti fondatori, che possono essere (e spesso lo sono) anche solo dei mandatari. Gli azionisti, che possono essere di qualsiasi nazionalità e residenza, non hanno alcun obbligo di rivelare la loro identità. Devono solo riunirsi in assemblea a Panama. Il segreto bancario è garantito dalla Legge e tutelato penalmente. Non soltanto esistono conti cifrati, ma una legislazione speciale rinforza il segreto bancario per i «cuentos bancarias cìfrados». Tale legislazione vieta poi al giudice locale, anche in caso di litigio, dì rimuovere il segreto bancario (tranne che in materia penale).
La persona giuridica più diffusa è la «società non residente limitata per azioni». Trattasi di una società per azioni i cui fondatori, in sede di costituzione, devono ottenere l'approvazione del nome che intendono iscrivere nel registro centrale. Devono, inoltre, presentare lo statuto firmato da cinque sottoscrittori di almeno un'azione. Perché la società possa essere considerata come non residente ed in tal modo sfuggire al controllo dei cambi, il o i proprietari effettivi (beneficial owners) devono essere non residenti. I loro prestanome, invece, possono esserlo. La vera identità degli azionisti deve essere dichiarata solo alla direzione del controllo dei cambi bahamense, che però deve considerare l'informazione «confidenziale». Il segreto bancario, previsto dalla tradizione e confermato dalla legge, è tutelato con sanzioni penali. Sono ammessi conti bancari cifrati od intestati a nomi di fantasia.
È possibile individuare nel genus delle società d'intermediazione una possibile tripartizione in società fittizie, società di comodo e
società di casella (21), in base alle specifiche utilità delle organizzazioni contrabbandiere di riferimento:
- le società fittizie, di fatto inesistenti, mascherano, attraverso l'attribuzione di un nome di fantasia, il presunto destinatario di una partita di merce apparentemente legale (c.d. «carico di copertura»);
- le società di comodo, tendenzialmente prive di una compagine sociale, consentono tuttavia di disporre di una «legale» qualificazione soggettiva e di un recapito, di norma corrispondente agli uffici di un professionista estero;
- le società di casella, ovvero di «facciata», servono a disporre di un recapito: è sufficiente una casella postale e non è quindi necessaria alcuna struttura organizzativo - imprenditoriale (ad es. le c.d. «targhe di ottone», per lo più diffuse a Gibilterra).
operandi deve tenere conto della particolare flessibilità di queste strutture, sicché il quadro della situazione è suscettibile di continui aggiornamenti. Ne consegue la necessità che, sul piano normativo e su quello operativo, le attività di contrasto mantengano altrettanta flessibilità per cogliere tempestivamente i mutamenti della realtà criminale.
Tra i soggetti storicamente riconosciuti quali «capi storici» del contrabbando internazionale, in grado di curare l'approvvigionamento di sigarette dalle case madri e di pilotare la distribuzione di t.l.e. a livello internazionale, possono essere citati, sulla scorta delle indicazioni provenienti dalla Guardia di Finanza, confermate dalle indagini delle altre forze di polizia e della magistratura (22):
- Bianchi Corrado Giuseppe Tarik, nato a Lugano (CH) 1'1.4.1924;
- Denz Martin, nato a Rheinfelden (CH) il 29.1.1959;
- Chiavi Guglielmo Ernesto, nato a Poschiavo (CH) il 21.7.1943;
- Llorens Gilbert, nato il 15.04.1940 a Aix en Provence (F) (verosimilmente deceduto nel corso del corrente anno in un incidente aereo in Sudamerica).
- Prudentino Francesco, nato ad Ostuni (BR) l'1.6.1948 - a lungo latitante, ha avuto la base logistica dapprima in Montenegro e poi in Grecia, nel cui territorio è stato catturato il 23 dicembre 2000;
- Cuomo Gerardo, nato a Gragnano (NA) il 4.11.1946; è stato tratto in arresto in Svizzera, in relazione a un provvedimento di cattura internazionale redatto su iniziativa della D.D.A. di Bari;
- Arcellaschi Augusto, nato a Corno l'1.8.1944;
- Perrella Gennaro, nato a Napoli il 10.07.1940 (24).
- Garmendia Ondarra Manuel, nato il 20.10.1952;
- Mazzarella Alfonso, nato ad Ottaviano (NA) 1'8.6.1943;
- Kolovos Stylianos, nato a Pireo (Grecia) il 6.3.1940;
- Varano Michele Antonio, nato a Centrache (CZ) il 13.7.1951;
- Grieco Luigi, nato a Napoli il 5.6.1948.
- Bossert Alfred, nato a Mendrisio (Svizzera - Ticino) i1 21.11.193;
- Cabassa Gennaro, nato a S. Pancrazio Parmense (PR) il 10.04.1943 (25);
Nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.i.p. di Bari il 19 febbraio 2001, a carico di Dalla Torre Franco e altri, si individua lo snodo essenziale dei traffici illeciti di t.l.e., aventi base nel Montenegro, in un accordo intercorso fra «esponenti di vertice delle organizzazioni criminali di stampo camorristico-mafioso operanti in Puglia ed in Campania, raggiunti da provvedimenti restrittivi della libertà personale adottati dalla Magistratura italiana», rifugiatisi nel Montenegro, «i quattro titolari delle licenze di importazione dei tabacchi lavorati esteri in Montenegro e Autorità pubbliche di quel Paese per il controllo mafioso dei traffici illeciti verso i litorali pugliesi (...) di armi, tabacchi lavorati esteri e sostanze stupefacenti ed il successivo finanziamento del circuito criminale». I soggetti in questione sono anzitutto «Della Torre Franco, «titolare» della licenza (...) rilasciata dalle Autorità del Montenegro per l'importazione in quel Paese di 100.000 casse di T.L.E. , pari a 1000 tonnellate, al mese», quindi «Cuomo Gerardo, Varano Michele
Antonio, Monnier Patrick coadiuvato da Llorens Gilbert e tale «Manolo», non ancora compiutamente identificato, in favore dei quali (Della Torre) suddivideva la licenza in parti uguali - con funzioni di promotori, organizzatori e dirigenti - (...) assicurando agli stessi la costante rifornitura in Montenegro di tabacchi lavorati esteri da reintrodurre in contrabbando, attraverso la Puglia, nell'Europa Comunitaria, il reimpiego dei proventi, esportati nella Confederazione Elvetica, delle attività illecite (estorsioni, spaccio di stupefacenti, contrabbando del T.L.E. ed altro) praticate nelle aree pugliesi e campane sottoposte al controllo »mafioso« dei gruppi di appartenenza degli esponenti criminali latitanti in Montenegro e la protezione istituzionale della latitanza di esponenti del »cartello criminale« in quel Paese .»
quanto dichiara Cuomo Gerardo. Interrogato il 27 luglio 2000 nell'ambito dell'indagine culminata con l'ordinanza del G.i.p di Bari più volte citata, egli «delineava, per grandi linee, i flussi commerciali del traffico internazionale delle sigarette in arrivo nella Repubblica del Montenegro indicando che: in Montenegro l'unica ditta autorizzata ad importare sigarette era la Santa Monica, con sede forse a Panama, riconducibile alla persona di Franco Della Torre; Franco Della Torre aveva selezionato il tipo ed il numero delle ditte che potevano vendere tabacchi da importare in Montenegro scegliendo »Manolo«, lo stesso Cuomo Gerardo, Varano Antonio e Llorens Gilbert sul conto del quale circolavano voci che lo indicavano come deceduto, e sostituito negli affari dal suo sottoposto Monnier Patrick; attravero questi ultimi quattro importatori, era possibile acquistare in Montenegro t.l.e.; prima di Franco Della Torre, l'unica persona autorizzata ad importare sigarette in Montenegro era un cittadino serbo, tale »Vania«, che dal 1994 al 1996 risiedeva in Grecia; tali procedure commerciali erano state adottate per eludere l'embargo commerciale ONU.»
L'analisi del fenomeno sul versante finanziario risulta utile al fine di comprendere i canali e i moduli operativi di circolazione dei capitali necessari al regolamento valutario delle partite trattate, che comunque avviene sempre estero per estero. Emerge con certezza che le varie organizzazioni contrabbandiere operano non all'interno di un'unica struttura criminale articolata, bensì secondo canali di attività parallele sia quanto alla fornitura sia quanto al sostegno finanziario sia quanto alla commercializzazione. Allo stesso modo non vi è un coordinamento unico delle società collegate con le organizzazioni criminali che fruiscono dei loro «servizi» finanziari: ciò che accomuna quelle società è la raccolta di denaro non documentabile quanto a provenienza (evasione fiscale, traffico di stupefacenti, contrabbando di t.l.e.) e la sua conseguente esportazione clandestina. Questi sodalizi corrispondono all'emanazione di società finanziarie prevalentemente svizzere, che ricevono e gestiscono tali somme (quindi non esclusivamente provenienti dal contrabbando di t.l.e.) per conto di una vasta e varia clientela italiana ed internazionale (27).
Tale attività consente di costituire uno doppio schermo tra l'acquirente e il venditore dei t.l.e., che in realtà non si incontrano e non scambiano direttamente il denaro, ma anche fra gli ulteriori soggetti che operano la transazione in denaro e gli Istituti di credito, che pure non vengono mai in contatto.
A ciò consegue che gli stessi Istituti di credito possono affermare di non conoscere i reali soggetti delle transazioni, anche in presenza di specifiche iniziative giudiziarie in materia di riciclaggio. Tutto il sistema ruota intorno all'attività condotta dal titolare della società finanziaria ed a quella posta in essere dagli «spalloni» che materialmente movimentano il denaro in entrata ed in uscita dalla Confederazione elvetica. Il titolare della società finanziaria gode della fiducia incondizionata dei soggetti attivi e passivi delle operazioni commerciali; ad esso è affidato il compito di regolare le partite, aprire conti fiduciari ove sono movimentati i capitali e dirimere eventuali controversie che dovessero insorgere. Egli riceve gli ordini, impartisce disposizioni agli «spalloni» con cui mantiene continui contatti al fine di conoscere l'esito delle movimentazioni a questi affidate, opera vere e proprie «compensazioni» tra le partite accese ai diversi soggetti, applica una propria commissione fino al 3% del capitale movimentato sulle transazioni effettuate.
Tali attività, seppur sinteticamente descritte, lasciano intravedere la complessità delle «strutture» che sono deputate alla gestione dei flussi finanziari connessi al contrabbando di t.l.e.. Esse operano non solo per conto di quanti hanno parte nel contrabbando internazionale di t.l.e., ma di tutti coloro che desiderano movimentare capitali estero su estero, quale che sia la loro origine, così pervenendo al passaggio
di mano di migliaia di miliardi di lire all'anno. Perciò gli appartenenti alla criminalità organizzata si rivolgono a queste strutture, potendo confidare nel buon esito delle operazioni, nella riduzione al minimo di tutte le incombenze relative alle movimentazioni di denaro, nella conservazione dell'anonimato, nella garanzia della riservatezza: fattori indispensabili per assolvere al meglio anche gli obblighi assunti nei confronti dei propri clienti e/o fornitori.
È agevole concludere che, in assenza di attività tecniche di indagine che consentano di conoscere gli «spalloni» deputati alla materiale movimentazione del denaro contante e di individuare i loro movimenti, un punto sensibile per un'efficace azione di contrasto, oltre quello rappresentato dal momento del materiale attraversamento della frontiera italo-svizzera potrebbe essere individuato dal livello di collaborazione amministrativa e giudiziaria tra le Autorità italiane ed elvetiche, al fine di ottenere notizie di operazioni bancarie sospette, eventualmente poste in essere in Svizzera da soggetti notoriamente interessati al grande commercio di sigarette.
In tema di rapporti con le autorità elvetiche va rilevato come di recente esse abbiano manifestato una maggiore collaborazione, sia nei rapporti con organismi comunitari sia nell'ambito di specifiche inchieste giudiziarie, pur se permangono dei problemi (29). In tal senso è significativo quanto ha riferito il ten. col. Catania (OLAF), nel corso dell'audizione del 5 luglio 2000 (30): «A seguito dei contatti organizzati dall'OLAF con le Autorità svizzere e la Direzione Nazionale Antimafia, siamo pervenuti a degli ottimi risultati di collaborazione con le autorità. Abbiamo avuto contatti con il ministero pubblico della Confederazione elvetica, che ci ha assicurato un'ottima collaborazione per l'esecuzione dell'attività giudiziaria. Vogliamo andare oltre, come Commissione europea: per il diritto cantonale svizzero, il reato di »contrabbando« non esiste; stiamo avendo contatti politici, di modo che adeguino la loro legislazione penale e prevedano, in breve tempo, il reato di contrabbando nella nuova legislazione. Vi sono infatti enormi problemi a livello legislativo e di collaborazione internazionale con la Svizzera. (...) abbiamo un accordo di mutua assistenza, siglato due anni fa, con la Commissione europea, ma privo di contenuto: ciascuna domanda che vada oltre la semplice documentazione doganale non viene eseguita e viene richiesta una commissione rogatoria».
Ciò rivela da un lato una più adeguata consapevolezza della gravità del fenomeno da parte degli interlocutori elvetici, dall'altro un quadro legislativo della Confederazione che non è andato di pari passi alla sensibilità che muta, essendo ancorato alle logiche di un recente passato: il che continua a rendere problematica la piena collaborazione. Le dichiarazioni del ten. col. Catania sono in sintonia con quelle del dott. Scelsi, (D.D.A. di Bari), registrate nell'audizione del 13 luglio 2000 (31): «Siamo all'inizio di una fase sicuramente nuova, quella di un'apertura dell'autorità giudiziaria elvetica, in particolare della Confederazione, che ha cominciato a fornire una serie di dati sui flussi finanziari perché effettivamente il problema di fondo è che i meccanismi di pagamento lasciano tracce soltanto negli istituti finanziari e bancari
di paesi al di fuori dell'Italia. Da questo punto di vista, quindi, sicuramente va registrato un notevole passo in avanti, anche se non siamo ancora in una fase di piena conoscenza di tutti flussi finanziari perché i meccanismi sono complessi e le attività che riguardano i flussi finanziari non si riferiscono solo al contrabbando, quindi è intuibile qualche resistenza da parte di alcuni settori del mondo bancario elvetico.»
L'elevato grado di collusione con i vertici del contrabbando internazionale (Cuomo Gerardo) di esponenti di primo piano delle istituzioni giudiziarie elvetiche è emersa con chiarezza nel corso delle indagini dell'autorità giudiziaria di Bari, che ha rimesso alla magistratura elvetica, nel pieno rispetto delle prerogative di quello Stato, gli elementi di accusa accertati a carico del presidente del Tribunale Penale Cantonale del Ticino Gianfranco Carlo Verda, e del suo entourage (32). Le metodologie di pagamento dei tabacchi di contrabbando riguardanti il territorio nazionale saranno più avanti analiticamente descritte.
Le numerose transazioni effettuate prima del dirottamento dei vari carichi al mercato illegale, sono effettuate, con tutta evidenza, al solo scopo di occultare i reali acquirenti dei tabacchi, i quali riforniscono le varie organizzazioni contrabbandiere. Tale realtà risulta tra l'altro confermata dall'esito di indagini condotte dalla Organizzazione per la Lotta antifrode della Commissione Europea che ha individuato l'esistenza di false fatturazioni per ingenti quantitativi di tle asseritamente diretti in Paesi dell'Est europeo (Lettonia, Lituania) e del Centro America (Aruba, Antille Olandesi) ove di fatto non risultano mai pervenuti.
Nelle indagine dell'OLAF l'effettiva destinazione dei carichi sarebbe stata, invece, la penisola balcanica, nelle località controllate da Francesco Prudentino, ove sono state impiantate stabili basi logistiche (35). Al riguardo è significativa la dichiarazione del Dott. Capoccia (D.D.A. di Lecce): «il grande collettore è l'Olanda con i depositi franchi. Da lì partono sia le rotte per il Montenegro, sia quelle per i paesi dell'est, da dove poi partono per la Grecia. Per l'Olanda si ha qualche difficoltà al controllo, perché lì siamo in zona extraterritoriale. Come in ogni deposito doganale - lo abbiamo constatato nel corso di un interrogatorio in Svizzera - lo spostamento di merci per tante volte avviene in maniera virtuale, nel senso che restano lì depositate, come nel commercio internazionale, dove la merce non si sposta, ma viene soltanto passata di proprietario; molte volte le partite di sigarette rimangono ferme lì per essere acquistate dall'uno o dall'altro broker, ma in realtà senza essere mai spostate da quel deposito, fino a quando non si arriva all'acquirente finale, che dovrà poi destinarle ad un certo mercato; e a questo punto se ne perderanno le tracce grazie a bolle di accompagnamento che indicano destinazioni fra le più fantasiose, per esempio Sudafrica o Afganistan. In realtà accade invece che le navi o i camion si perdano per strada e prendano le rotte del contrabbando.»
La reintroduzione del t.l.e. nel territorio dell'Unione Europea è realizzato con modalità sia «intraispettive» sia «extraispettive».
Nel primo caso i t.l.e. vengono introdotti nel territorio italiano, e più in generale nel territorio dell'Unione Europea, attraverso i varchi doganali, a bordo di mezzi di trasporto scortati, in regime TIR, da documentazione doganale materialmente o ideologicamente falsa, attestante un trasporto di merce a bassa incidenza fiscale, ovvero in «regime di transito comunitario/comune» verso altri Paesi. In quest'ultima ipotesi, i carichi di t.l.e. vengono dirottati lungo il percorso nel territorio dell'Unione e la documentazione doganale viene successivamente appurata mediante l'apposizione di falsi timbri della dogana di destinazione; sovente si registra anche il mancato appuramento dei documenti di transito.
Più in particolare, le tecniche di frode utilizzate prevedono, nei casi di specie:
- l'accensione, presso una dogana di ingresso nel territorio comunitario ovvero presso una dogana comunitaria `di partenza, di documenti in regime T1 (transito comunitario di merci non in libera pratica), attestanti il trasporto di tabacchi destinati cartolarmente verso Paesi terzi (Stati africani, Macedonia, Cipro, Tunisia, Malta etc.);
- l'utilizzo, nell'ipotesi di controlli all'atto dell'attraversamento del territorio nazionale, di lettere di vettura false, indicanti destinatari inesistenti ovvero non al corrente dei trasporti, nonché, in talune circostanze, di targhe di copertura all'uopo sostituite in itinere, al fine di annullare la notorietà degli autoarticolati presso gli Organismi deputati all'attività di vigilanza doganale;
- l'impiego di una o più autovetture «staffetta» e l'utilizzo di telefoni cellulari per la comunicazione agli autisti degli itinerari da seguire;
- il dirottamento del carico sul mercato clandestino nazionale;
- il mancato appuramento della documentazione doganale accompagnatoria, con conseguente perdita delle somme depositare, a titolo di cauzione, presso la dogana emittente, ovvero il falso appuramento della medesima.
Altro fenomeno di introduzione intraispettiva delle sigarette di contrabbando è il ricorso al sistema della «reimportazione fraudolenta» sul territorio dell'Unione Europea di ingenti partite di sigarette originariamente destinati verso i Paesi terzi, attraverso l'impiego di false «dichiarazioni di importazione» all'atto dell'ingresso nel territorio dell'Unione Europea (spedizione di t.l.e. dissimulata con carico di copertura, in particolare merci a bassa incidenza fiscale).
Nel territorio nazionale la reimportazione fraudolenta può essere attuata anche con modalità di contrabbando extraispettive, attraverso gli sbarchi sulle coste del medio-basso Adriatico (in particolare riguardanti t.l.e. provenienti dal Montenegro). Non si può escludere inoltre l'utilizzazione, all'atto della prestazione della garanzia da parte del principale obbligato, di «Falsi certificati di cauzione» (modalità che nel passato ha trovato casi di oggettivo riscontro presso le Dogane di Xabregas/Portogallo, Anversa/Belgio, Rotterdam/Olanda e Barcellona/Spagna).
All'indomani dell'abbattimento delle frontiere intracomunitarie, il contrabbando di sigarette attraverso l'impiego di sistemi intraispettivi ha avuto, anche in ragione delle modalità fraudolente di cui si avvale, un aumento pericoloso. Se in precedenza il traffico di t.l.e. era essenzialmente connotato dall'uso dei container spesso muniti di sigle alfanumeriche, artatamente contraffatte impiegati nei regimi comunitari
(T1 e T2); dalla tendenza, da parte delle organizzazioni, a ricalcare classici e collaudati itinerari (via ordinaria e via ferrovia) già nel tempo utilizzati, con provenienza dall'est europeo; dal ricorrente impiego, quale carico di copertura, di merce a bassa incidenza fiscale (polistirolo, cartone da imballo, articoli in plastica, etc.); a partire dal lo gennaio 1993 le organizzazioni contrabbandiere hanno potuto fruire di uno «spazio economico comunitario» entro il quale sviluppare la propria azione in maniera svincolata da interventi amministrativi e/o di polizia in qualche misura prevedibili e/o sistematici.
In considerazione, pertanto, dei flussi di origine di gran parte dei tabacchi posti sotto sequestro in ambito comunitario (Svizzera, USA, Paesi dell'ex Unione Sovietica, etc.) e dei principali mercati di destinazione all'interno dell'Unione (prima essenzialmente Italia e Spagna, ora altri Stati dell'Unione), è innegabile che il primo e in molti casi unico «momento di crisi» di una spedizione di tabacchi in regime di transito è dato dall'attraversamento della «frontiera comunitaria esterna», sia essa terrestre, portuale o aeroportuale. Solo in questa fase, vale a dire in corrispondenza dei punti di massima sensibilità rispetto agli interscambi con i Paesi terzi si registra, in via permanente e sistematica, un'attività ispettiva da parte delle apposite strutture di vigilanza dei singoli Stati membri.
La successiva circolazione, all'interno del territorio comunitario, di un carico illecito di t.l.e., originato da una qualsiasi dogana comunitaria, giunge a destinazione senza alcuna ulteriore formalità, sottraendosi a qualsiasi forma di vigilanza preventiva che non sia, il più delle volte, meramente occasionale.
Il contrabbando di t.l.e. via mare ha interessato, a seconda delle fasi storiche, correlate all'alternanza delle vicende politico-economiche dei Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, indifferentemente, ora il versante tirrenico ora quello ionico, ora, infine, quello adriatico. Tale traffico ha fatto registrare, negli ultimi anni, sostanziali mutamenti nelle modalità operative poste in essere dalle organizzazioni.
Fino ad un recente passato (anni 1996/1997), era ampiamente diffuso l'impiego delle c.d. «navi - madre» che erano solite posizionarsi al di fuori delle acque territoriali nazionali mentre i t.l.e. presenti a bordo venivano trasbordati su motoscafi e/o motopescherecci per il
successivo trasporto sulla terraferma, in punti ove più scarsa o più difficoltosa era l'attività di vigilanza.
La maggior parte delle organizzazioni contrabbandiere, anziché utilizzare navi di grosso tonnellaggio con ingenti carichi di t.l.e. stazionanti a ridosso delle acque territoriali, si è poi orientata verso il frazionamento dei carichi, per ridurre i rischi di perdita dei tabacchi e per evitare l'impiego e i reiterati sequestri di «navi-madre» in acque internazionali, preferendo un sistema di gestione di «depositi» ubicati nei Paesi rivieraschi delle coste italiane, in particolare nel Montenegro.
Per tali ragioni i tratti costieri italiani maggiormente minacciati da sbarchi di t.l.e. di provenienza serbo-montenegrina sono stati (e sono tuttora, sia pure in misura minore) quelli del medio-basso Adriatico, ove, soprattutto lungo le coste pugliesi, prevale il contrabbando c.d. di «forzamento», attuato con motoscafi veloci che, dopo aver trasbordato i tabacchi da «navi-madre» stazionanti nelle acque territoriali montenegrine, o aver caricato le sigarette direttamente da depositi costieri in quel Paese, violavano, pressoché quotidianamente, le acque territoriali nazionali con la tecnica c.d. del «branco», investendo ripetutamente ampie fasce di litorale.
A ridosso degli anni 1993/1997 si è registrata una recrudescenza nell'operatività di navi traghetto tipo Ro/Ro (vere e proprie navi traghetto ovvero navi commerciali tipo «cargo», cui vengono apportate modifiche strutturali per essere specificamente impiegate nell'approdo, di norma, presso le banchine di basi nautiche minori non sottoposte a vigilanza, permettendo lo sbarco di autocarri che dirigono, poi, verso la propria destinazione finale), che, operanti con base logistica in Grecia, Ucraina, Gibilterra e Croazia, attuavano sbarchi di autoarticolati carichi di t.l.e. sul litorale nazionale.
Erano stati infatti acquisiti elementi che evidenziavano l'attuazione del seguente modus operandi: partenza di navi Ro/Ro, con a bordo autoarticolati vuoti, da porti della Grecia di non rilevante importanza (ad esempio Kalamata, Nauplion, Igoumenitsa e Volos), ovvero da Fiume (Croazia), Gibilterra, Odessa (Ucraina); affiancamento a esse, in alto mare, di altra nave commerciale - salpata da diverso porto del Mediterraneo - e successivo trasbordo da quest'ultima dei carichi di t.l.e. contenuti in container; approdo delle navi Ro/Ro in strutture portuali nazionali di scarsa rilevanza ai fini commerciali, e come tali non sottoposte a vigilanza, con rapido sbarco degli autoarticolati.
Le maggiori organizzazioni contrabbandiere che utilizzavano tale sistema erano poi solite predisporre, prima dell'inizio di un trasporto, idonea documentazione concernente la dismissione di bandiera ed il cambio di nome della nave.
In sintesi, quindi, nel quadriennio 1993/1997, il contrabbando di t.l.e. in forma extraispettiva si è articolato sui seguenti principali scenari:
- contrabbando di forzamento nello scacchiere del medio-basso Adriatico attuato a mezzo di motoscafi veloci, tipo «off-shore», con provenienza dalla Costa della ex Jugoslavia, principalmente dalla fascia costiera montenegrina;
- sbarchi sul litorale nazionale - presso strutture portuali non vigilate doganalmente - di autoarticolati trasportati a bordo di navi traghetto tipo Ro/Ro.
Quanto alle rotte internazionali del tabacco (36) si possono considerare essenzialmente i seguenti itinerari:
Rotta mediterranea - Le sigarette vengono trasportate via mare o via aerea a Cipro ove vengono stoccate in depositi doganali. Le stesse, quindi, caricate in containers, lasciano Cipro con le più' svariate destinazioni in transito:
- Medio Oriente: Mersin (Turchia), Haifa (Israele), Lattakia e Tartous (Siria), Giordania, Alessandria e Port Said ( Egitto), Dubai (Emirati Arabi Uniti)
- Mar Nero: Ilicevsk ed Odessa (Ucraina), Poti (Georgia), Burgas e Varna (Bulgaria)
- Mediterraneo centrale: Tunisia, Libia, Gioia Tauro (Italia), Capodistria (Slovenia)
- Africa: Guinea Equatoriale e Niger.
Rotta africana - Le sigarette lasciano via mare i depositi doganali in Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito con destinazione dichiarata Senegal, Mauritania, Niger, Guinea Equatoriale, Capo Verde, Sud Africa, Namibia.
Rotta baltica - Via mare o via terra le sigarette sono trasportate nei Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e nei Paesi della ex Unione Sovietica (Russia, Bielorussia, Ucraina)
In applicazione del Protocollo Aggiuntivo all'Accordo di cooperazione in materia di sostanze stupefacenti e contro la criminalità organizzata firmato dal Ministro dell'Interno italiano e quello dell'Ordine Pubblico albanese in data 24 agosto 1991, le Autorità albanesi assunsero misure coercitive nei confronti degli appartenenti alle associazioni delinquenziali che avevano stabilito in quelle località costiere le basi logistiche. Gli esiti di tale iniziativa politica e della conseguente fase di applicazione coincisero con l'inizio degli sconvolgimenti che hanno interessato quei territori; pertanto, le organizzazioni contrabbandiere, dovendo abbandonare gli insicuri porti albanesi, spostarono le proprie strutture logistiche in Montenegro, da dove, sino all'inizio del recente conflitto nell'area del Kosovo, quasi quotidianamente un rilevante numero di motoscafi ha fatto la spola verso le coste pugliesi.
Fin dalla metà degli anni '90 il Montenegro è diventato la principale base operativa del contrabbando nel Mediterraneo. Una moltitudine di latitanti della «sacra corona unita» brindisina, della camorra campana e dei clan criminali baresi hanno ivi costituito vere e proprie colonie criminali che, in accordo tra loro, avevano ripartito il territorio: a nord (Zelenica, fino a quando vi era stata attività portuale) i baresi e i napoletani a sud (Bar) i brindisini. È stata confermata, nel tempo, la presenza in Montenegro, in modo per alcuni saltuaria per altri costante, di personaggi noti per essere ai vertici delle organizzazioni contrabbandiere. Tra di essi si citano Prudentino Francesco, Armento Ciro, Grieco Luigi e Ciro, Mazzarella Alfonso,
Cuomo Gerardo ed Arcellaschi Augusto. Tali personaggi, in parte interessati da provvedimenti restrittivi della libertà personale hanno da tempo spostato - in alcuni casi anche definitivamente - dalla Confederazione Elvetica alla Repubblica del Montenegro l'epicentro delle attività delittuose, avvalendosi degli appoggi delle Autorità locali (37). Essi disponevano di una flotta di circa settanta motoscafi (appositamente costruiti da cantieri in Italia, Albania, e Grecia) e gestivano i connessi mercati dei rifornimenti e della manutenzione.
I motoscafi adibiti al trasporto dei tabacchi sono in grado di coprire in poco più di due ore la distanza che separa i porti rivieraschi (in special modo Bar, ma anche Ulcinij, Zelenika e Cattaro) dalle coste pugliesi. Il Montenegro era dunque diventato il principale luogo di stoccaggio di sigarette destinate al mercato europeo, provenienti direttamente dai luoghi di produzione sia dell'est europeo ma anche americani, trasportate in container dai porti del Nord Europa (Anversa e Rotterdam), dai porti greci di Patrasso, Corfú ed lgoumenitsa, dalla Croazia, nonché da Cipro, anche a bordo di aerei sulla rotta Paohos/Podgorica.
Nell'isola di Cipro hanno sede innumerevoli società «off-shore» domiciliate presso studi legali e notarili, costituite da altre società e/o personaggi per i quali viene garantito l'anonimato ed alle quali viene applicato un regime fiscale particolarmente vantaggioso. Per tale ragione quel Paese è da sempre centro di traffici illeciti di varia natura. Nell'attuale momento storico, anche alla luce della richiesta di adesione all'Unione Europea avanzata dalle autorità cipriote, il Servizio doganale di quello Stato ha intrapreso una collaborazione con la Commissione Europea e con i Servizi di ricerca doganale degli Stati membri per l'esecuzione di accertamenti concernenti casi di contrabbando, fornendo - anche di iniziativa - notizie in merito a spedizioni sospette di merci ad alta incidenza fiscale (sigarette ed alcool in particolare).
Su tale aspetto l'Ufficio Italiano Cambi (38) ha evidenziato consistenti movimentazioni in entrata e in uscita da varie regioni , tra cui la Puglia, per importi significativi e non giustificati , destinati a soggetti residenti a Cipro. Le banche di destinazione/provenienza dei fondi suddetti tra le parti pugliesi e cipriota sono situate in Svizzera. Lo stesso ufficio segnala come il GAFI ha valutato Cipro paese non cooperativo nella lotta al riciclaggio. Il nuovo assetto dell'attività contrabbandiera, restando inalterata la favorevole situazione geografica, si è giovato anche di una concomitante positiva convergenza di interessi:la tranquillità richiesta per lo svolgimento di tali traffici è stata infatti garantita dalle autorità centrali iugoslave e da quelle montenegrine, in particolare, che hanno avallato varie attività delittuose.
Tali compiacenze sono motivate dalle consistenti somme di denaro incassate a livello centrale per i diritti doganali sulle partite di sigarette in transito sul territorio, nonché per le ricadute positive sulle economie
locali determinate dalla presenza di numerosi appartenenti alle associazioni criminali italiane. Le investigazioni hanno permesso di delineare compiutamente l'esistenza di un assetto concordato di interessi tra promotori e dirigenti di organizzazioni criminali di tipo camorristico/mafioso italiane operanti in Montenegro ed Autorità centrali e locali montenegrine.
La massiccia provenienza di tabacchi lavorati dal Montenegro, che trae origine da ampi e diversificati canali di approvvigionamento e ha assunto un ruolo strategico in questo decennio, è confermata dalle numerose spedizioni di sigarette destinate a quel Paese, che appaiono del tutto sproporzionate rispetto alle capacità di consumo da parte del mercato interno (è superfluo ricordare che la popolazione montenegrina è di appena 640.000 abitanti).
Tale quadro è descritto nel rapporto dell'UCLAF (attuale O.L.A.F.), in esito alle due missioni effettuate in Montenegro negli anni 1996 e 1997 proprio al fine di acquisire elementi di riscontro alle ipotesi investigative formulate da varie Polizie di Stati dell'Unione. Le risultanze hanno, tra l'altro, evidenziato la perfetta «neutralità», da un punto di vista doganale, dei transiti di sigarette sul territorio montenegrino, stante il breve periodo di stoccaggio nei locali depositi prima del carico sui motoscafi veloci dichiaratamente destinati alla «Dogana di Bari». In effetti, è stato possibile acquisire documentazione commerciale e/o doganale relativa all'introduzione per via aerea, marittima o stradale in quel Paese di 678.250 casse di sigarette nel periodo 01.01.1996/30.09.1997. Tali spedizioni avevano provenienze diversificate (Belgio, Olanda, Cipro, Bulgaria, Germania).
In particolare, è stato accertato che:
le sigarette, mai introdotte in libera pratica o in consumo nel territorio montenegrino, erano state successivamente esportate a bordo di motoscafi dichiaratamente verso l'Italia;
le operazioni di «entrata» ed «uscita» delle sigarette dal Montenegro erano state gestite dalla società «MT.T.» (non meglio identificata), consegnataria delle fatture emesse pro-forma dalle compagnie che ordinavano il transito delle sigarette attraverso il Montenegro verso l'Italia;
lo stoccaggio delle sigarette avveniva all'interno di depositi gestiti dalla società di diritto svizzera «Zetatrans», con sede a Podgorica, in diretto contatto con società elvetiche documentalmente acquirenti delle sigarette; per tale attività di deposito venivano imposte delle tasse ai proprietari delle sigarette, il cui importo non compariva nelle fatture.
particolare, i contrabbandieri operanti su mercati internazionali hanno «legalmente» esercitano le loro attività con licenza per l'import-export del t.l.e. rilasciata dal governo locale: dai depositi del Montenegro hanno rifornito le numerose organizzazioni che, a loro volta, curavano il trasporto e la vendita all'ingrosso delle sigarette. Al riguardo appaiono significative le dichiarazioni di Sarno Costantino, alias «zio Vincenzo», uomo di rilievo del contrabbando, collegato ad Armento Ciro e Gerardo Cuomo; nel periodo in cui collaborava con l'autorità giudiziaria italiana, ha riferito, nell'interrogatorio del 31.07.1997 alla D.D.A. di Bari: «Voglio precisare che tutti questi acquirenti non pagavano la tassa di 5. 000 lire per ogni cassa, poiché questa gravava solo sui grandi contrabbandieri del Montenegro, quelli cioè che avevano le sigarette custodite all'interno dei depositi della Zeta Trans. Ribadisco: la predetta società, che ha sede in Svizzera si occupava di custodire in esclusiva le sigarette che gli esportatori svizzeri acquistavano per destinarle a noi contrabbandieri. Se per caso qualcuno di noi non pagava le sigarette acquistate, la Zeta Trans »sequestrava« le sigarette e faceva sequestrare gli scafi dalla polizia. La Zeta Trans pagava delle tasse regolari al Governo del Montenegro.
La Zeta Trans percepiva da noi contrabbandieri una somma pari a circa due dollari per ogni cassa che aveva in deposito: somma che provvedeva a versare al Governo del Montenegro. Quest'ultimo prelevava questa tassa dalla «Zeta Trans per non far vedere che si prendeva i soldi direttamente dai contrabbandieri e per consentire lo svolgimento del contrabbando in territorio montenegrino. Preciso che questi due dollari a cassa erano, in realtà, una sopratassa che noi pagavamo nel caso che la giacenza delle sigarette in deposito superasse il mese. Dico »sopratassa « per la ragione che ora vi spiego: Sergio (alias Tony), lo Spagnolo, Raimondo ed il quarto di cui ora mi sfugge il nome, ora ricordo che si chiama Diego - cioè i quattro che hanno l'esclusiva per importare in Montenegro le sigarette dalla Svizzera - già pagano alla Zeta Trans, in Svizzera, una tassa di 55 dollari a cassa, che viene corrisposta al governo del Montenegro come tassa sull'importazione. L'importo di 55 dollari, viene poi caricato sul prezzo per cassa che noi paghiamo: ultimamente è pari a 750. 000 lire per le marche più ricercate. In effetti tutta l'attività di contrabbando si svolge sotto gli occhi compiacenti delle autorità governative, che prestano il loro ausilio soprattutto alla Zeta Trans. Ad esempio, all'interno dei depositi vi sono stabilmente dei poliziotti cioè quelli che poi - come ho detto - provvedono a sequestrare la merce e gli scafi nel caso in cui i grossisti non pagano.
Il governo del Montenegro percepisce mensilmente la tassa dei 55 dollari a cassa per 100. 000 casse, indipendentemente dalla effettiva importazione di tale quantitativo di casse. Ognuno dei quattro importatori di cui ho parlato ha un minimo garantito per il governo (ed obbligatorio per il contraente) di 25. 000 casse al mese.
Noi non abbiamo rapporti diretti con il governo del Montenegro. Il rapporto è gestito in esclusiva dalla Zeta Trans (39)».
La politica del governo montenegrino ha di fatto agevolato la coalizione delle organizzazioni mafiose. L'ospitalità data a molti latitanti italiani ha facilitato l'incontro di rappresentanti di differenti organizzazioni criminose: costoro, accomunati dalla situazione logistica e dallo specifico interesse economico, hanno stretto accordi, progettato investimenti e affari, deliberato omicidi, in un clima di consociativismo criminale agevolato dall'ambiente. Il quadro di insieme della situazione in Montenegro fino all'inizio del conflitto nel Kossovo è ben sintetizzato nell'ordinanza di custodia cautelare del G.i.p. di Bari del 19 febbraio 2001, che a sua volta riprende il contenuto di precedenti provvedimenti restrittivi della libertà personale. Nell'ordinanza si descrive l'«accordo stabile intercorso fra i quattro titolari delle licenze di importazione in Montenegro del tabacco lavorato estero, Autorità pubbliche del Montenegro ed i rappresentanti dei gruppi criminali pugliesi e campani latitanti in Montenegro costituiti in »cartello criminale« per l'introduzione di T.L.E. in contrabbando nell'Europa comunitaria per il tramite della Puglia centro-settentrionale, contraddistinto dai seguenti elementi costitutivi:
a) la costituzione in «cartello criminale» degli italiani presenti in Montenegro;
b) la suddivisione territoriale della comunità criminale italiana in Montenegro in funzione di un accordo per il controllo dei traffici illeciti secondo criteri mafiosi;
c) l'esercizio del comando mafioso nella composizione della comunità criminale italiana in Montenegro;
d) il ricorso alla pratica della violenza in Montenegro per regolare i rapporti nella comunità criminale italiana e nei confronti della criminalità locale;
e) la protezione dei latitanti italiani in Montenegro ed il ricorso alla pratica della corruzione in Montenegro;
f) il ricorso alla pratica delle affiliazioni in Montenegro;
g) la suddivisione delle coste e dell'entroterra pugliese in funzione di un accordo per il controllo dei traffici illeciti secondo criteri mafiosi;
h) il ricorso alla pratica della collusione con apparati istituzionali in Puglia».
all'Italia di circa 30 latitanti già facenti capo alla «sacra corona unita» (40).
La forte contrazione del traffico (41) risulta dai dati relativi al trasporto dei tabacchi lavorati esteri verso il Montenegro negli ultimi due anni (42): nel 1998 967.513 casse di sigarette (9.675 tonnellate) hanno lasciato il Belgio, i Paesi Bassi e la Grecia con destinazione Montenegro. Nel 1999 le casse si sono ridotte a 395.820 (3.958 tonnellate); nei primi sette mesi del 2000 il totale ammonta a 60.286 casse di sigarette, che su base annua significano 103.344 casse (1.033 tonnellate): dunque, poco più di un decimo rispetto al 1998. Sembra comunque doverosa la cautela, per scoraggiare facili illusioni; in proposito si riportano le osservazioni rese al Comitato dal dott. Scelsi (43): «Vi è stata, soprattutto, una fase di rifacimento dell'immagine grazie anche ai consigli che ha saputo e ha voluto dare Cuomo Gerardo ad alti esponenti delle istituzioni dei Montenegro, preoccupato della situazione dell'agosto e (44) del settembre 1999 quando, su settimanali come Panorama e L'Espresso, si insistette moltissimo sulla compartecipazione o comunque su qualche forma di connivenza di settori degli apparati pubblici del Montenegro. In quel momento, abbiamo potuto registrare, per un verso, una grande preoccupazione di settori più consapevoli e più attenti delle autorità montenegrine, e per altro verso anche di Cuomo Gerardo, per allontanare dal Montenegro il sospetto di un coinvolgimento pieno. (...) per il Montenegro abbiamo dei dati certi, anche intercettazioni telefoniche, che dimostrano come le espulsioni degli italiani siano frutto di un intervento di Cuomo Gerardo sulle autorità del Montenegro, per la Grecia questo è assolutamente da escludere».
Dunque, da uno dei magistrati più impegnati nel contrasto alle grandi organizzazioni contrabbandiere, titolare di una indagine che ha condotto allo svelamento documentato di complicità internazionali anche in ambiti giudiziari, proviene una chiave di lettura dei più recenti atteggiamenti del governo montenegrino che richiama il concetto di «ritirata tattica», più che quello di una resipiscenza attiva: la flessibilità propria del sistema del contrabbando non fa escludere che il Montenegro possa tornare quanto prima al ruolo centrale di base strategica, svolto così a lungo in passato. Ciò accadrà tanto più
facilmente quanto più a Occidente, e in particolare nell'UE, soprattutto sul piano politico, ci si accontenterà dei primi segnali di mutamento di rotta, senza esigere che essi si consolidino in un contrasto coordinato e collaborativo e senza condizionare l'invio degli aiuti al rispetto da parte di autorità finora colluse con le grandi organizzazioni criminali della soglia minima di legalità. Quello che l'UE deve esigere dal Montenegro è anzitutto l'estromissione dal proprio territorio di tutti i latitanti (e non soltanto dei più noti, o di quelli che non è utile trattenere); quindi una seria bonifica dei porti, a cominciare da quello di Bar; più in generale, l'impostazione dell'import-export dei tabacchi sulle effettive (e per questo circoscritte) esigenze del mercato montenegrino, senza che quel territorio continui a essere terreno di transito per l'intero Mediterraneo. È ovvio che tale rispetto sarà tanto più probabile quanto maggiore sarà l'insistenza dei partner occidentali, a cominciare dall'UE, in questa direzione.
La necessità di privilegiare questa forma di ineludibile contrasto «a monte», frutto di accordi concreti e costantemente verificabili col Montenegro e con l'intera Federazione ex jugoslava, deriva, ancora una volta, dalle prudenti considerazioni degli addetti ai lavori. Come ricorda il dott. Scelsi (45), «l'operazione Primavera e per altro verso le contingenze politiche internazionali (hanno) costituito un fattore di grande contenimento del flusso del contrabbando di sigarette, che negli ultimi mesi ha interessato le coste pugliesi, e in generale il territorio italiano. C'è da domandarsi cosa potrà succedere adesso che queste contingenze internazionali stanno in parte modificandosi ed anche l'operazione Primavera si sta modificando soprattutto nei suoi aspetti più vistosi, cioè la presenza di posti di blocco lungo le coste e nell'immediato entroterra pugliese. È vero che in questi mesi, visto che tali aspetti hanno costituito una forte remora per il contrabbando dal Montenegro, vi è stata la ricerca di soluzioni alternative, tra cui sicuramente la via della Grecia attraverso il contrabbando intra-ispettivo gestito da uomini che hanno maturato la loro esperienza in Montenegro e che appartengono a gruppi criminali pugliesi o sono stati in contatto con essi in qualità di fornitori. Questa possibilità però incontra dei limiti fisiologici nella stessa circostanza che la Grecia, con tutti i limiti propri di tante organizzazioni statuali, fornisce comunque collaborazione, quindi non può essere un'alternativa praticabile.
Le ultime informazioni in possesso della Procura di Bari portano a ritenere che il contrabbando tenda a riproporsi dal Montenegro attraverso una presenza di italiani più massiccia rispetto ai mesi scorsi; secondo i dati forniti dal nostro rappresentante diplomatico al governo
del Montenegro, si parla di 200 italiani in Montenegro con un permesso di soggiorno rilasciato senza che questi soggetti fossero in possesso di passaporto ed è segnalata anche una presenza di scafi (50-60) nel porto di Bar sicuramente superiore a quella degli ultimi mesi. Tutto questo porta a ritenere che, cessata la contingenza internazionale - per cui vi era un certo interesse da parte dei Montenegro a presentarsi come interlocutore credibile, a fronte dell'interesse della Repubblica federale a mettere in difficoltà politica il governo del Montenegro mostrando il carattere contrabbandiere di molte sue articolazioni economiche - e cessato l'aspetto più vistoso dell'operazione Primavera, si riproporrà senz'altro il tema del contrabbando dal Montenegro verso le coste pugliesi, dove le associazioni mafiose da sempre presenti sul territorio assumono il ruolo centrale di intermediazione ed interposizione nella fase dell'introduzione nell'Europa comunitaria dei tabacchi destinati al consumo locale pugliese, ai mercati meridionali, alle piazze del nord Italia o alla Spagna ed alla Gran Bretagna. »
A conferma delle preoccupazioni espresse dai magistrati pugliesi giungono le dichiarazioni rese dal Ministro delle Finanze sen. Ottaviano Del Turco nella seduta del 15/11/2000 alla Commissione Parlamentare Antimafia «Faccio osservare che in queste ore si stanno manifestando grandi interessi in altri Governi perché tutti cominciano a scoprire che il contrabbando di sigarette non è più solo una maledizione italiana. So quello che dico quando affermo che dall'altra parte dell'Adriatico ci sono carichi di sigarette che stanno per partire e si tratta di sigarette non destinate al mercato italiano, perché non si consumano nel nostro Paese, sono marche che abitualmente non vengono consumate dai fumatori italiani. So quel che dico quando affermo che questi marchi sono abitualmente fumati in Spagna ed in Inghilterra e quando affermo che si tratta di carichi di una consistenza mai conosciuta prima, per esempio nelle zone del Montenegro. Mai prima d'ora si era osservato - da parte di chi osserva con attenzione questi movimenti un simile quantitativo di pacchetti e di casse di sigarette stoccate dall'altra parte dell'Adriatico».
A distanza di qualche mese dalla registrazione di queste considerazioni, l'operazione Primavera - che ha interessato una fascia circoscritta del territorio nazionale, senza essere accompagnata da una parallela pressione sui partner internazionali, e talora istituzionali, del contrabbando - è conclusa. La DDA di Bari, nell'elaborato di risposta al questionario della Commissione (46) riferisce la presenza, nel porto di Bar, di circa 20 scafi Supercorbelli e Supertermoli da 18 metri, ormeggiati dietro le navi da guerra della Marina serba. Il riassestamento dello scenario organizzativo, ricompattato dopo lo stallo determinato dall'arresto di Gerardo Cuomo, fa immaginare una ripresa del contrabbando extraispettivo, se la sensibilità per la prima volta manifestata sul piano internazionale non dovesse conoscere continuità nei confronti del governo di Podgorica.
Deve quindi registrarsi uno spostamento territoriale del traffico di tabacchi lavorati. Le organizzazioni contrabbandiere, interrotti i flussi
di approvvigionamento destinati al Montenegro ed esaurite le scorte ivi disponibili, hanno indirizzato i rifornimenti verso altre aree geografiche (Bulgaria, Macedonia e, in particolare, Grecia), per la perpetrazione del contrabbando in forma essenzialmente intraispettiva. Le nuove rotte utilizzano:
i Paesi nord africani (Marocco, Tunisia e, da ultimo, l'Egitto, precedentemente non interessati a operazioni del genere) come basi di stoccaggio e di partenza verso la Spagna, la Francia e il Portogallo, che sono i nuovi luoghi di introduzione, consumo e transito delle sigarette, opportunamente occultate in container (falsamente attestanti il trasporto di merce a bassa incidenza fiscale);
la Grecia e la Croazia per il trasferimento verso i mercati nord europei, attraverso i porti italiani di Ancona, Bari e Brindisi, a bordo di traghetti in partenza da Patrasso, Corfú, lgoumenitsa, Spalato e Ragusa. La Grecia poi viene segnalata quale luogo di stazionamento delle «navi madri» adibite al rifornimento dei motoscafi presumibilmente diretti verso le coste calabre e salentine, nonché sede di cantieri navali dediti alla costruzione di motoscafi destinati al contrabbandieri (o strutture di assemblaggio di scafi altrove prodotti);
la Turchia e Cipro quali paesi di transito verso l'Europa Comunitaria (in particolare Francia, Belgio, Gran Bretagna e Italia) di t.l.e. contraffatti di produzione, in special modo di origine cinese, non controllata dalle società multinazionali produttrici di tabacchi. Quest'ultimo fenomeno si diffonde con estrema rapidità e rappresenta un concreto pericolo, in quanto le sigarette di fabbricazione cinese contano su costi di produzione competitivi, grazie all'utilizzo di tabacchi scadenti e di manodopera a basso costo;
il porto di Gioia Tauro, quale luogo di transito e di trasbordo di tabacchi di ogni provenienza da navi porta container e da altre motonavi per il successivo trasferimento verso il porto di Capodistria (che comunque rappresenta un'altra destinazione intermedia), ed il trasferimento finale, a bordo di altre imbarcazioni, in Montenegro o in Grecia, da cui vengono introdotte nel territorio nazionale attraverso metodologie extraispettive.
In particolare, nel periodo preso in considerazione, gli elementi raccolti hanno confermato che nell'89% dei casi il t.l.e. sequestrato di provenienza greca è risultato avere come porti d'imbarco quelli di Igoumenitsa e Patrasso, come evidenziato nel seguente grafico.
Questa evoluzione organizzativa era stata anticipata dall'attività di intelligence degli organi polizia nazionali, che già sul finire del 1999 segnalavano come:
nelle acque internazionali intorno a Corfù stazionavano alcune «navi-madre» adibite al rifornimento di motoscafi, presumibilmente diretti verso le coste calabresi e salentine;
dai porti greci di Patrasso e Igoumenitsa partivano motonavi cariche di tabacchi lavorati esteri destinate, in base alla documentazione doganale, in Albania o Montenegro, e in realtà affiancate in alto mare da motoscafi veloci su cui verrebbero trasbordati i tabacchi; tali
motoscafi stazionano in genere nel porto greco di Sivota e, probabilmente, anche in quello di Preveza;
diversi cantieri navali dediti alla costruzione di motoscafi destinati al contrabbando (o strutture di assemblaggio di scafi altrove prodotti), sono stati spostati dall'Albania alla Grecia;
alcuni motoscafi sono stati avvistati in porticcioli turistici greci, ove stazionano senza incontrare particolari ostacoli.
Recenti fatti di cronaca confermano il ruolo primario che la Grecia ha in questo momento per le organizzazioni criminali dedite al contrabbando: esse hanno infatti collocato in quel territorio propri elementi di rilievo, evidentemente allo scopo di curare la direzione e la gestione dell'illecito traffico. Il 12 agosto 2000 a Varkiza, vicino ad Atene, è stato ucciso Saverio Benvenuto, originario di Mesagne (BR), uno dei «ragionieri» di Francesco Prudentino; ad Atene è stato successivamente catturato il latitante di camorra Saverio Bacco, ritenuto in contatto con le organizzazioni contrabbandiere campane. Il 23 dicembre 2000 Francesco Prudentino è stato arrestato a Salonicco, dove viveva in un appartamento della periferia cittadina (48).
Della Grecia ha riferito al comitato il dott. Bufo, il quale, nell'audizione del 13 settembre 2000, ha esposto i contenuti essenziali di una indagine da lui coordinata, che ha consentito di individuare la presenza di scafi contrabbandieri nell'isola di Corfù: «Le indagini sono partite con una rogatoria che aveva per oggetto il sequestro di scafi situati a Corfú (sostanzialmente contro Corbelli, quale costruttore di questi scafi, e contro altri soggetti da identificare). L'identificazione dei soggetti ai quali appartengono questi scafi non è facile, però dalle indagini tecniche (condotte, si può dire, ormai da cinque anni in maniera continua) sono state ricavate conversazioni che facevano riferimento a quegli scafi. Mi riferisco in particolare a conversazioni riconducibili ad un latitante, Benvenuto Saverio (successivamente ucciso in Grecia, alla metà di agosto), il quale parlava di questi scafi. (...)Benvenuto Saverio
era sicuramente un braccio destro, un collaboratore di Prudentino Francesco. Probabilmente rappresentava il trait d'union tra le organizzazioni prettamente contrabbandiere e la sacra corona unita. Quest'ultima riscuote tangenti sul traffico di sigarette. Sicuramente le organizzazioni contrabbandiere sono contigue, però svolgono un'attività peculiare (per quanto posso aver appreso dalle indagini); i contrabbandieri si considerano diversi dagli aggregati a formazioni mafiose: si ritengono imprenditori, per così dire. D'altra parte trattandosi di un'attività illecita, ovviamente è più facile riscuotere dai contrabbandieri una parte degli enormi proventi. Probabilmente Benvenuto Saverio era il tramite; forse l'esito della vicenda è dovuto ad un regolamento di conti per il mancato pagamento di qualche pendenza relativa a sbarchi. In certe intercettazioni si diceva che bisognava pagare per 120 sbarchi, il che significa che i conti vengono fatti in maniera molto precisa e attenta.»
Ma l'interesse del mondo del contrabbando per il territorio greco non è una novità. Sin dai primi anni '90, la Grecia e l'Albania erano utilizzate quali principali basi di partenza per il contrabbando extraispettivo. La Grecia, inoltre, costituisce da sempre territorio di transito di tabacchi lavorati provenienti, a mezzo container, direttamente da Cipro, ovvero, a bordo di camion, dalla confinante Bulgaria. Il suo territorio è particolarmente idoneo a fornire asilo ai trafficanti illegali di tabacco, a causa della caratteristica configurazione delle sue coste, ove sono presenti numerosi porti, anche di piccole dimensioni, e per la tradizione marinaresca di quel popolo, che continua a fornire un nutrito numero di comandanti di navi di esperienza, disposti ad operare per le organizzazioni delinquenziali specializzate nel contrabbando via mare. Si è già detto dello spostamento in territorio greco dei motoscafi prima stazionanti in Montenegro e, altresì, delle segnalazioni concernenti l'installazione di attività cantieristiche nei porti della Grecia ad opera di organizzazioni dedite a fornitura dei mezzi marini alle associazione contrabbandiere. Osserva il dott. Scelsi: «Probabilmente occorre insistere attraverso i nostri organi istituzionali ed anche attraverso l'OLAF per una più forte partecipazione delle autorità giudiziarie elleniche che hanno questa possibilità - credo che lo SDOE le abbia - nel comune contrasto alle attività di contrabbando, anche perché ci risulta che a queste attività in Grecia potrebbero essere interessate organizzazioni criminali dell'Est europeo, che non sono più a questo punto i montenegrini o soltanto loro, ma addirittura mafie più lontane, che forse anche per una comune conoscenza della lingua possono muoversi più agevolmente. Penso sia molto importante riuscire a convincere le autorità giudiziarie e di governo elleniche ad una maggiore collaborazione in questo settore».
Qual è oggi lo stato della collaborazione offerta dalle autorità greche? A tale specifica domanda il dott. Bufo ha denunciato, in un quadro generale di soddisfazione per gli esiti di talune rogatorie, un supporto carente da parte della polizia di Patrasso: «Abbiamo collaborato in particolare con le capitanerie di porto di Corfú e di Preveza. A Corfú la collaborazione è stata al massimo grado, anche da parte della polizia. Probabilmente sentono fortemente il problema: si vedono come la porta della Grecia ed hanno l'Albania a pochissimi chilometri. D'altra parte su un'isola è anche più facile riuscire ad individuare tutte le
possibili infiltrazioni. La nostra richiesta di collaborazione è stata dunque ben accolta ed abbiamo collaborato molto positivamente: l'autorità giudiziaria ci ha fornito molte informazioni, consegnandoci atti relativi a sequestri e ad arresti avvenuti nei mesi precedenti (arresti anche di persone riconducibili agli scafi). Direi che altrettanto è accaduto con Preveza, anche se per ora dobbiamo ancora coltivare la rogatoria per acquisire altro materiale al fine di portare gli scafi in Italia. I primi quattro scafi si trovano già in Italia, a Marina di Carrara. (...) Devo dire invece che la polizia di Patrasso (dove sicuramente si trovano insediamenti di latitanti pugliesi o comunque di contrabbandieri) ha dato la sensazione di non voler collaborare per un'eventuale azione finalizzata all'individuazione di questi soggetti; quando siamo stati in loco non avremmo disdegnato di approfondire aspetti che potevano essere utili per altre situazioni».
La realtà del porto di Patrasso è oggettivamente illustrata dai dati prima indicati: quel sito doganale rappresenta una delle principali vie d'introduzione dei tabacchi di provenienza greca o in transito per la Grecia nel mercato clandestino italiano ed europeo. È il caso di ricordare che la DDA di Ancona ha denunciato l'assenza di risposta alle rogatorie seguite ai quotidiani sequestri di tabacchi operati in quella sede, documentandola con la seguente tabella (49).
Quanto alle rotte del contrabbando, ben note all'autorità ellenica, l'Ammiraglio Bovulgaris, Direttore del dipartimento di sicurezza della Guardia Costiera, ha riferito che « le sigarette vengono caricate nei porti della Bulgaria per poi essere scaricate in Grecia e Italia. Si tratta, per la precisione, di sigarette greche che vengono trasportate in Bulgaria da dove partono per Grecia e Italia, con navi battenti bandiera ucraina e con equipaggio ucraino. Tutti questi carichi sono a prima vista legali. Abbiamo esempi a Patrasso e Igoumenitza di carichi legalmente dichiarati riferibili ad una impresa di Bar nel Montenegro. Queste navi lasciano i suddetti porti per andare a Nord, a Bar e in Albania, pur non arrivando mai a destinazione in quanto in acque internazionali c'è lo scambio della merce con altre imbarcazioni».
La «debolezza» dei porti di Igoumenitza e Patrasso è stata confermata dalla stessa Guardia Costiera, i cui comandanti hanno ammesso l'impossibilità di sottoporre a verifica globale i TIR in partenza da Patrasso, anche per l'utilizzo di complesse metodologie d'occultamento delle merci oggetto dei traffici illeciti. Vi è da aggiungere con una certa preoccupazione quanto hanno dichiarato in proposito i deputati ellenici incontrati dalla delegazione della Commissione nella sede del Parlamento: i deputati, della maggioranza e delle opposizioni, Markoianakis, Regouzas, Ioannidis, Kanelli, Innakis e Thomopoulos. Alla esposizione dei dati forniti dalla DDA di Ancona, a titolo esemplificativo della carenza di controlli nei porti appena menzionati, più d'un parlamentare ha osservato che ciò che rende competitivo il porto di Patrasso - e rappresenta al tempo stesso fonte di introiti per quel polo di interscambio e per l'importante realtà economica che ruota attorno a esso - è costituito dal fatto che un TIR è in grado di uscire dall'autostrada che lambisce il porto e di arrivare sul traghetto nel giro di pochi minuti. Sottoporre a controllo, anche solo per campione, gli autocarri equivarrebbe a provocare attese e file
2 chilometriche. È una logica stringente, che ha il solo limite di adoperare criteri di valutazione riferiti esclusivamente al vantaggio economico; poiché, anche in coerenza con questa logica, i carichi di t.l.e. di contrabbando arrivano in Italia (e non solo in Italia) nei quantitativi che la tabella riportata in precedenza - riferita al solo porto di Ancona - denunciano, viene da chiedersi se la comune appartenenza all'UE non debba spingere le autorità e le istituzioni elleniche a considerazioni ulteriori, rispettose anzitutto della sicurezza all'interno dell'Unione, oltre che mirate a garantire gli interessi finanziari dell'intera Comunità. Non si comprende, in altri termini, per quale ragione sia del tutto ammissibile che la Guardia di Finanza impieghi uomini, mezzi ed energie in attività di controllo nei porti italiani di arrivo, provocando inevitabilmente ritardi nella circolazione delle merci di ogni singolo porto italiano, e invece ciò non debba avvenire a monte, nei principali porti greci (50).
L'assenza di una seria cooperazione su questo fronte rischia di indebolire fortemente qualsiasi azione coordinata di contrasto, finisce per gravare soltanto su taluni dei partner, e - in presenza di controlli attenuati derivanti dalla comune appartenenza all'area Schenghen - favorisce le organizzazioni criminali, le quali non a caso hanno individuato non più in uno Stato extra UE come il Montenegro, bensì in uno dei 15 Stati aderenti all'Unione, una sorta di «ventre molle», che ben si presta alle nuove strategie di immissione dei t.l.e. di illecita provenienza.
L'incontro fra la delegazione della Commissione antimafia e la delegazione del Parlamento ellenico si è comunque rivelata utile, perché ha fatto constatare negli interlocutori una limitata coscienza della gravità del fenomeno del contrabbando e della centralità della Grecia nell'attuale contesto internazionale, nel quadro di una valutazione non decisamente preoccupata della consistenza e della pericolosità delle associazioni criminali operanti in Grecia. I parlamentari greci hanno fatto riferimento alla severità del loro quadro normativo in tema di repressione del contrabbando, aggiungendo che un progetto di legge, attualmente all'esame del Parlamento, imporrà alle case produttrici l'obbligo di indicare gli estremi identificativi di ciascuna partita di sigarette commercializzata. Secondo il deputato Kanelli, poiché la Philip Morris è in Grecia uno dei maggiori sponsor di manifestazioni culturali e sportive, vi è una certa difficoltà a convincere l'opinione pubblica della pericolosità del contrabbando: per questo non deve meravigliare se la Grecia rappresenta per molti un «paradiso» utile per accumulare ricchezza.
La delegazione parlamentare ha inoltre fornito dati di particolare interesse in relazione ai volumi della produzione e della commercializzazione
del tabacco lavorato: è così emerso che in Grecia esistono cinque grandi industrie di tabacco che lavorano anche su licenza della Philip Morris. Il consumo interno è per il 66% di marche greche e per il restante 34% di marche straniere. All'esportazione è destinato il 75% delle marche straniere prodotte in Grecia e il 35% di marche greche. Quanto ai sequestri effettuati, a fronte di un 7% (51) sequestrato su strada, vi è un 93% sequestrato in mare su mezzi battenti bandiera straniera. Il dato delle esportazioni è particolarmente significativo: come risulta dalle tabelle (52) fornite dalle Autorità greche, nel periodo 1999-2000 il totale esportato verso paesi della U.E ammonta a circa 21.500.000 pacchetti, contro i circa 790.000.000 pacchetti esportati nello stesso periodo verso paesi terzi. La notevole sproporzione lascia fondatamente ipotizzare che gran parte delle sigarette formalmente dirette a paesi terzi raggiunga in realtà in modo illegale i più ricchi paesi europei; l'ipotesi assume consistenza di realtà se si pensa che fra gli Stati destinatari delle Marlboro fabbricate in Grecia compaiono il Bourghina Fasou o l'Arzebaigian (ciò è stato riferito dall'on. Kanelli), il cui consumo di tabacco è presumibilmente minimo rispetto al quantitativo che appare essere diretto loro.
Va infine rilevato che nessuno dei parlamentari incontrati ha mostrato di conoscere l'iniziativa giudiziaria promossa dalla Commissione Europea contro la Philip Morris e la Reynolds, per il loro presunto coinvolgimento diretto nella illecita attività del contrabbando: eppure l'iniziativa, ampiamente pubblicizzata dai mezzi di comunicazione di tutta Europa, risaliva ad appena due settimane prima dell'incontro fra le delegazioni italiana e greca, e risulta adottata dalla Commissione UE, al cui interno è rappresentata pure la Grecia. La sorpresa cresce allorché si scopre che né il Ministro per l'Ordine Pubblico e i suoi più stretti collaboratori, né il Segretario generale del Ministero della giustizia Assimiadis, né il procuratore generale Nikoloudis, Presidente della Commissione sul riciclaggio e il crimine organizzato e delegato ai rapporti con l'Italia, che sono stati incontrati dalla delegazione della Commissione antimafia, si sono mostrati informati dell'iniziativa della Commissione UE.
Giorgios Kannellopoulos, responsabile del Dipartimento contro la criminalità economico-finanziaria (SDOE) (53), ha ribadito alla delegazione italiana i termini della collaborazione offerta dalle autorità greche, e ha illustrato il quadro normativo ivi vigente, sottolineandone l'estrema rigidità, e segnalando uno specifico progetto di legge, attualmente in discussione presso il Parlamento ellenico, teso a inasprire ulteriormente il regime sanzionatorio. L'alto funzionario ha riconosciuto la rilevanza strategica della Grecia e dell'Italia quali principali paesi di transito dei flussi di tabacchi di contrabbando diretti verso i
mercati del Nord Europa, confermata - quanto alla Grecia - dalla presenza, nella parte settentrionale del territorio, di depositi clandestini di sigarette provenienti dalla Bulgaria, e ha invocato un più diretto coinvolgimento finanziario dell'Unione europea nei programmi di potenziamento dei mezzi di contrasto. Tale ultima considerazione, che è stata esposta anche dai parlamentari ellenici, per i quali è necessario potenziare con tecnologie moderne le strutture di controllo dei porti greci, appare alla Commissione condivisibile sul piano teorico, ma da verificare sul terreno dei fatti: in altri termini, un conto è avviare un contrasto continuativo e coordinato con gli altri Stati interessati dal fenomeno; un conto è rinviare l'azione di qualsiasi provvedimento che abbia caratteri di organicità e di articolazione territoriale non occasionale, in attesa degli aiuti provenienti da Bruxelles. Dai colloqui intercorsi la seconda opzione appare essere la più verosimile. Kannellopulos ha anche illustrato i dati relativi ai sequestri di tabacchi effettuati in Grecia, precisando che rappresentano il frutto di un incremento dei traffici ma anche di una più severa azione di contrasto (54).
Il Ministro dell'Ordine pubblico ha illustrato i risultati delle iniziative contro il contrabbando di quella Amministrazione. Confermando l'esistenza di magazzini di sigarette nel nord della Grecia, in prossimità del confine con la Bulgaria, egli ha condiviso la necessità di un maggiore impegno, esistendo problemi di corruzione della polizia del nord della Grecia. Il sequestro dei mezzi nella Grecia del nord ha evidenziato un contrabbando verso l'interno esercitato prevalentemente da greci di origine russa. Nel corso dell'incontro, collaboratori del ministro hanno riferito dell'arresto presso il porto di Patrasso, nel novembre 1999, di Albino Prudentino, un latitante italiano. Per l'estradizione le procedure prevedono un periodo massimo di 40 giorni per proporre la relativa richiesta: ciò non è avvenuto nel caso di Albino Prudentino, che pertanto è stato scarcerato dalle Autorità greche.
Giova soffermarsi su tale vicenda, in ordine alla quale il Comitato ha chiesto e ottenuto documentazione dalla Procura generale presso la Corte d'Appello di Lecce e dal Ministero della giustizia. Da essa si ricava che Prudentino Albino, arrestato a Patrasso il 10.01.2001, era già stato tratto in arresto dall'Interpol, sempre a Patrasso, in via provvisoria, ai fini della estradizione, il 16.11.1999. Il primo arresto era avvenuto in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brindisi il 15.1.1998, in quanto indagato di aver organizzato un'associazione per delinquere finalizzata al contrabbando, di corruzione e di contrabbando di ingenti quantitativi di t.l.e.. Il 16.11.1999, l'Interpol aveva sollecitato al Ministero della Giustizia italiano l'invio per via diplomatica, nei prescritti 40 giorni dall'arresto, della documentazione necessaria per definire l'estradizione. Il Ministero della Giustizia aveva però inviato la domanda di estradizione
all'Ambasciata italiana di Atene (dopo averne fatto eseguire la traduzione), perché a sua volta la consegnasse all'Autorità greca, soltanto il 21.12.1999: l'inoltro era stato disposto - come ha precisato il ministero in una nota alla Commissione antimafia - «a mezzo corriere privato (DHL), come avviene nei casi di urgenza quando non è disponibile il corriere diplomatico, in quanto detto corriere si impegna a consegnare il plico in Europa entro ventiquattro ore». La domanda e la relativa documentazione sono state effettivamente consegnate alla nostra Ambasciata di Atene il 29.12.1999. Ma il 27.12.1999 la Corte di Patrasso aveva liberato Prudentino Albino per decorrenza dei termini previsti dalla Convenzione europea di estradizione. Prudentino Albino si era immediatamente dato alla latitanza, terminata il 10.1.2001. Il fatto è di particolare gravità, perché - di fronte a quello che è ritenuto uno dei più pericolosi organizzatori del traffico internazionale di tabacchi - il ministero della Giustizia ha impiegato ben 34 giorni per formulare la richiesta di estradizione, poi disinteressandosi delle sorti della stessa. L'importanza della richiesta avrebbe preteso che il relativo iter fosse seguito fino alla conclusione: che, quindi, lo stesso ministero si fosse assicurato dell'avvenuta ricezione - nelle 24 ore assicurate dal corriere privato - del plico da parte della nostra Ambasciata, tanto più che mancavano appena 5 giorni alla scadenza del termine e si era in periodo prefestivo, con facile previsione di ritardo nelle consegne.
L'episodio va richiamato perché oggi è indispensabile assicurare i tempi più celeri per non ripetere la stessa vicenda con il medesimo Prudentino Albino.
Ma è contestualmente necessario accertare le ragioni del colpevole ritardo di un anno fa e capire se il o i responsabili all'interno del ministero della Giustizia sono stati individuati - il che non dovrebbe essere difficile - e sanzionati per la loro condotta. Tale accertamento è tanto più opportuno in quanto i mass media (come la Repubblica dell'11.01.2001) hanno dato notizia, sia pure senza avere a disposizione tutti gli elementi del caso, di ipotesi di corruzione, ricavabili da verbali di intercettazione telefoniche, da parte dei Prudentino nei confronti di autorevoli esponenti delle istituzioni.
(10) La valutazione è del Procuratore Nazionale Antimafia Piero Luigi Vigna. Relazione alla Prima Conferenza Paneuropea dei Pubblici Ministeri specializzati in materia di criminalità organizzata, Caserta 8-10 settembre 2000.
(11) In particolare dall'Organizzazione mondiale delle dogane e dal suo Ufficio di collegamento regionale per l'intelligence nell'Europa occidentale R.I.LO.WE. comunicati, tra gli altri, dalla Direzione Nazionale Antimafia V. DOC n. 2244.
(12) I dati statistici elaborati dal R.I.LO.WE sono contenuti nell'elaborato di risposta al questionario presentato alla Commissione dal Comando Generale della Guardia di Finanza Doc. n. 2158.
(13) Cfr. Doc. 2158.
(14) Cfr. Doc. n. 2158
(15) I tabacchi destinati ai Paesi dell'U.E. sono prodotti in larga parte negli stabilimenti ubicati in vari Stati Europei (Svizzera, Belgio, Olanda, Germania, Italia, Bulgaria, Polonia) ed in minima parte direttamente negli Stati Uniti d'America.
(16) Cfr. DOC. 2140, citato.
(17) Si precisa che il dato riferito al valore comprende il prezzo richiesto dal produttore (comprensivo delle spese di distribuzione) nonché la quota tributaria (Accise ed I.V.A.), con esclusione pertanto, rispetto al prezzo di vendita al pubblico, dell'aggio spettante ai rivenditori.
(18) Le recenti indagini giudiziarie coordinate dalla Direzione Nazionale Antimafia e condotte dalle Procure di Bari, Lecce e Napoli hanno messo a fuoco la reale struttura organizzativa del complesso sistema internazionale del contrabbando.
(19) Sul coinvolgimento della Philip Morris e Reynold in fatti di contrabbando, va ricordato che con atto del 3 novembre 2000 l'Unione Europea ha denunciato alla Corte distrettuale degli Stati Uniti distretto orientale di New York le multinazionali Philip Morris e Reynolds, Nabisco accusandole di essersi impegnate nelle attività di contrabbando celando tale comportamento con atti illegali, compreso il riciclaggio di denaro, nonché altre violazioni della legge degli Stati Uniti.
Le stesse multinazionali, vendendo sigarette a persone ed enti che sapevano, o avevano motivo di sapere, essere contrabbandieri hanno perseguito uno schema per contrabbandare i tabacchi a livello mondiale inclusa la Comunità Europea.
(sul punto, amplius infra, parte terza)
(20) Spesso una stessa società ha la sede legale in un Paese e la sede operativa in un altro Paese. Cfr. DOC 2158.
(21) Cfr. Doc. n. 2158.
(22) Cfr. le indicazioni della Guardia di Finanza in Doc. n. 2158 citato, e i documenti citati nella nota che segue.
(23) Vedi comunicazione della Direzione Nazionale Antimafia doc. n.2244 nonché le informazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza (doc n. 2158) dei Carabinieri (doc n. 14566) e della Polizia di Stato (doc n. 14263).
(24) Il primo è stato tratto in arresto a Salonicco (Grecia) il 22.12.2000 perché colpito da provvedimenti restrittivi di diverse Autorità giudiziarie italiane; il secondo è stato arrestato il 10. Maggio 2000, nell'ambito del procedimento penale N.17836/96 della DDA di Bari (c.d. operazione «Crna Gora») comune a Prudentino.
(25) Le informazioni provengono in particolare dal Comando Generale della Guardia di Finanza (v. doc n. 2158).
(26) Cfr le informazioni della DDA di Napoli, contenute nell'elaborato di risposta al questionario della Commissione (vedi doc. n.2284).
(27) Vedi doc. n.2245 (elaborato della DDA di Bari) e doc. n.2208 (elaborato del ROS dei Carabinieri, pag.27-28).
(28) Tra tutte, basti ricordare la «Intercambi S.A.» di Lugano, gestita da BOSSERT Alfred detto «Freddy» (nato a Mandrisio il 21.11.1935), emersa anche nell'ambito delle indagini c.d. «Mani Pulite» per la sua attività di riciclaggio di proventi illeciti. Cfr. doc m. 2158.
(29) Le indagini della D.D.A. di Bari, in particolare, segnalano questa evoluzione.
(30) Cfr. resoconto stenografico dell'audizione del 5.07.2000.
(31) Cfr. resoconto stenografico dell'audizione del 13.07.2000.
(32) Si tratta della c.d. operazione «Crna Gora», condotta dalla DIA di Bari e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di quella città con il coordinamento della DNA.
(33) Nel corso delle varie indagini ricorrono, con una certa frequenza, i nomi della «Mevi Shipping & Transport» di Rotterdam (NL), della «Van Bree di Rotterdam. (NL), della »Belgo Transport« di Anversa (B), della »Jan De Lely' di Geldemalsen (NL) e della «Belgian Pakhoed» di Anversa (B), etc. Eppure, sebbene non possa escludersi che esse siano di volta in volta al corrente dell'effettiva destinazione in contrabbando degli ingenti carichi di t.l.e. che movimentano da una parte all'altra del mondo, occorre considerare che - eccezion fatta per alcuni comprovati casi di complicità - svolgono la propria attività di trasporto internazionale in modo di per sé assolutamente legale e, comunque, nel rispetto di quella che risulta essere la normativa interna del Paese di appartenenza. Cfr. doc. nr. 2158.
(34) La maggior parte dei t.l.e. contrabbandati in Italia sono prodotti negli stabilimenti europei della Philip Morris ovvero negli stabilimenti statunitensi della stessa multinazionale.
(35) Cfr. doc. N. 2175, elaborato inviato dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) in risposta al questionario della Commissione.
(36) Le informazioni al riguardo provengono dall'OLAF, doc. n.2175.
(37) Cfr.doc. nr.2228, risposta al questionario da parte della DDA di Lecce.
(38) Cfr. doc. n.2287, Elaborato di risposta dell'UIC al questionario della Commissione.
(39) Cfr. la comunicazione della DNA in risposta al questionario della Commissione parlamentare: doc. nr 2244.
(40) Nel breve volgere di pochi mesi, sono stati espulsi dal Montenegro e catturati al loro approdo in Italia una trentina di latitanti (tra i quali i brindisini Francesco Sparaccio e Carmine Taurisano, arrestati con il barese Donato Laraspata ed il napoletano Enrico Rispoli il 2 ottobre 1999; Maurizio Coffa e Giuseppe Tedesco, arrestati il 17 ottobre; Erminio Cavaliere e Domenico Coluccello, arrestati con i napoletani Diego Vastarella e Fabio Riso il 29 ottobre; Leonardo Cucinelli, arretato con il barese Giovanni Sardella in 20 novembre; Massimo Buccolieri, arrestato l'8 dicembre; Marcello Cincinnato, arrestato il 22 dicembre; Fausto Conte, arrestato il 13 marzo 2000; Rocco Conte, arrestato il 22 marzo; Giovanni Leone, arrestato il 28 aprile; Oranzo Di Tano, arrestato con il napoletano Ciro Migliardi il 30 giugno.( cfr. doc. n.2228 DDA Lecce).
(41) Nelle provincie di Lecce e Brindisi, anzi, è segnalata addirittura l'interruzione dell'attività (compreso il commercio al minuto) vedi nota 27 ottobre D.D.A. Lecce mentre si sono registrati casi, seppur limitati, di vera e propria riconversione della manovalanza criminale dall'attività contrabbandiera a quella di trasporto di clandestini o, comunque, di favoreggiamento della immigrazione).
(42) Cfr.doc nr 2157 - OLAF.
(43) Cfr. resoconto stenografico dell'audizione del 13.07.2000 (pagg. 18 e 20).
(44) .........
(45) Il dott. Scelsi, ha affermato, altresì, come la Cassazione abbia convalidato, in sede cautelare, l'ipotesi di accusa «che abbiamo formulato alla Procura di Bari che ipotizza un accordo mafioso fra i vertici delle istituzioni montenegrini, i 4 broker internazionali dei contrabbando con licenza di importare in Montenegro e i capi delle associazioni mafiose baresi e brindisine latitanti in Montenegro, ovviamente per un certe periodo storico che arriva fino al 1999; un accordo mafioso per l'introduzione in Puglia, attraverso il controllo delle aree di sbarco e di stoccaggio provvisorio ed il finanziamento di questo circuito criminale con l'esercizio di una serie disparata di attività illecite fatte dalle associazioni mafiose. Non siamo noi a dirlo, è la Cassazione, vi è un accordo, fatto con piena consapevolezza, fra esponenti del governo e titolari delle licenze di importazione».
(46) Cfr. doc. n.2245, citato.
(47) I dati sono forniti ed elaborati dallo SCICO della Guardia di Finanza.
(48) Si dirà in prosieguo del caso di Prudentino Albino arrestato a Patrasso nell'autunno del 1999, scarcerato a dicembre dello stesso anno e riarrestato sempre a Patrasso in data 10.01.2001.
(49) Cfr. documento nr.2141 del 5 ottobre 2000.
(50) La stessa occasionale attività di cooperazione con la Guardia di Finanza attraverso l'invio di informazioni relative alle liste di imbarco dei traghetti provenienti dalla Grecia, propedeutiche ad un'analisi preventiva,(c.d. risk analysis), conferma un livello di collaborazione poco efficace. Tali procedure, volte ad intensificare i controlli dei traghetti di linea utilizzati per il trasporto di camion, sono state attuate esclusivamente in sette occasioni, nel corso dell'esecuzione della c.d. operazione pilota ,svoltasi dal 12 al 17 luglio 1999.
(51) Significativo della non particolare efficacia dei controlli su strada: eppure le rotte segnalate dalle stesse Autorità greche indicano percorsi che prima di giungere ai porti percorrono lunghi tragitti nel territorio della Grecia (ad es. dalla Bulgaria).
(52) Vedi la documentazione di cui al prot.14896 del 30 novembre 2000.
(53) Tale organismo ha fra i suoi obiettivi la lotta all'evasione fiscale ed al contrabbando, per tali specifici aspetti collabora con Polizia, Guardia Costiera, Europol, taluni Ministeri greci e Istituzioni comunitarie.
(54) In Grecia, secondo lo SDOE ,nei primi 10 mesi del 2000 sono state sequestrate 9 navi; mentre in tutto il 1999 sono state 7 Quanto ai corpi di polizia impegnati nella materia sono stati indicati le Dogane, lo SDOE, la Guardia Costiera e la Polizia, tutti coordinati dall'autorità doganale.