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1. Salerno, camorra invisibile
Per i sindaci di Salerno e dei maggiori comuni dell'Agro Sarnese-Nocerino, ritenuto da sempre una vera e propria roccaforte della camorra campana, le cosche sono invisibili, se non inesistenti. L'audizione tenuta dalla Commissione Antimafia il 4 e 5 Marzo 1998 è emblematica.
La camorra è invisibile anche per il Sindaco De Luca. Certo, dice De Luca, la città è assediata. Ma per fortuna ora è invasa soltanto da 20.000 ragazzi protagonisti di una affollatissima «movida» nel centro storico della città che preoccupa non poco il primo cittadino. Eppure proprio poche ore prima in un'intervista ad un quotidiano cittadino il dottor Pastore, Presidente della Camera di Commercio, dice che Salerno è una città che vive sulla propria pelle la presenza pervasiva della camorra.
Il Sindaco De Luca tiene a precisare: «Per quanto riguarda il Presidente della Camera di Commercio la mia valutazione è nettamente diversa dalla sua, non è assolutamente così».
Ma De Luca non è isolato in questa analisi della presenza e dell'incidenza delle cosche camorriste nel territorio.
Poche ore dopo nella sala consiliare del Comune di Scafati dove si tiene l'audizione dei sindaci dell'Agro Nocerino-Sarnese le parole non sono diverse. Minimizzano e rassicurano il dottor Nicola Pesce, Sindaco di Scafati; il dottor Umberto Postiglione, sindaco di Angri; il dottor Giuseppe Alfano, sindaco di Castel San Giorgio; il dottor Elio Renato Giordano, sindaco di Corbara; l'avvocato Aldo Di Vito, Sindaco di Nocera Inferiore; l'avvocato Giuseppe Salvi, Sindaco di Nocera Superiore; la dottoressa Maria Rosaria Attanasio, commissario prefettizio di Pagani; l'avvocato Andrea Annunziata Sindaco di San Marzano sul Sarno; l'ingegner Pasquale Marrazzo, Sindaco di Sant'Egidio del Monte Albino; il dottor Giuseppe Corazziere, Sindaco di San Valentino Tono; il dottor Gerardo Riccio sindaco di Siano. Anche il Presidente della Provincia dottor Alfonso Andria ritiene di sorvolare e si lascia andare ad una lunga disquisizione che richiama i documentati ed inutili rapporti dello SVIMEZ sul Mezzogiorno.
Il coro rassicurante è interrotto soltanto dal Sindaco di Sarno Gerardo Basile il quale dichiara: «Non appena si è saputo della possibile approvazione del piano regolatore, sono iniziati i primi problemi: in consiglio comunale è stato affermato che si vorrebbe riportare la redazione del piano regolatore a livello politico, quindi nel Comune di Sarno. L'amministrazione potrebbe, pertanto, profittando di una procedura ritenuta illegittima, riacquisire la possibilità di redigere il piano regolatore. Questa possibilità attualmente mi preoccupa ed infatti mi sono fermamente opposto ad essa in consiglio comunale:
un'operazione del genere, infatti, riaprirebbe, per ripetere una frase usata appunto in consiglio, «vecchi appetiti».
È noto infatti che il capoclan camorrista Pasquale Galasso, che nel periodo in cui era a capo di una delle maggiori cosche campane continuò ad essere concessionario della FIAT-Veicoli Industriali, esercitava sulle vicende edilizie di Sarno un controllo totale.
Basile è un sindaco sfortunato. Sulle sue spalle è stata fatta ricadere la responsabilità di decenni di saccheggio del territorio in occasione della tragica alluvione di Sarno e contro di lui ed il Presidente della Regione Campania Rastrelli si è saldato un anomalo fronte di opposizione che andava dai partiti che lo avversavano ai nostalgici della famiglia Galasso. Nell'audizione dei sindaci dell'Agro Nocerino-Sarnese non risuonano i nomi dei Matrone, degli Olivieri, dei Citarella, dei Pepe, dei Forte, dei Nocera, dei De Feo, dei Grimaldi, dei Pecoraro. Insomma, escluso il riferimento al potere di interdizione dei Galasso, tutti i sindaci ed il Presidente della Provincia tendono a fornire un'interpretazione rassicurante del rischio camorra.
A smentire i sindaci salernitani ci pensa il dottor Natale D'Agostino, Prefetto di Salerno, nell'audizione del 5 Marzo 1998. Ai sindaci disinformati obietta: «È all'esame della magistratura la richiesta di provvedimenti nei confronti di numerosi pregiudicati della zona. Sono provvedimenti che si chiedono non in base al reato di scippo, ma all'articolo 416-bis del codice penale: ciò significa che non c'è alcuna sottovalutazione del fenomeno, alcuna disattenzione da parte delle forze dell'ordine e della magistratura e che, se nei tempi brevi matureranno provvedimenti giudiziari, saranno la cartina di tornasole, la prova provata di una criminalità ancora presente in questa provincia.
Ma ascoltando il procuratore aggiunto alla Direzione Distrettuale Antimafia, dottor Santoro, si ha la riconferma della omissività che ha caratterizzato le parole dei sindaci. Il 7 Gennaio 1983 un quotidiano locale pubblica un'intervista all'allora sindaco di Salerno che afferma che la città è per fortuna immune dalla camorra e che le guerre tra bande si svolgono altrove. Anche 15 anni fa i sindaci minimizzavano. Ma a smentirli c'è il numero degli indagati dalla Direzione Distrettuale Antimafia al 31 Dicembre 1997: «Questo numero, dichiara il dottor Santoro, ha raggiunto le 1.510 unità, con una sopravvenienza nel periodo tra il Gennaio 1997 ed il 31 Dicembre 1997 di 860 indagati, di cui almeno un terzo è di oggi, non di ieri, e riguarda anche il territorio della città di Salerno oltre quello dell'Agro Nocerino-Sarnese».
Una smentita perentoria quella del dottor Santoro del minimalismo ostentato dai sindaci. C'è chi vorrebbe accreditare ai sindaci un protagonismo nella lotta al crimine organizzato. Ma leggendo i resoconti delle audizioni dell'Antimafia vien da pensare che è meglio lasciare le cose come stanno. I Rudolf Giuliani sono pochi negli Stati Uniti. Figuriamoci nel salernitano, nel casertano e nel napoletano. Meglio lasciar perdere i sindaci Rudolf Giuliani.
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