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1. Riciclaggio, sequestri e confisca dei patrimoni mafiosi
La circolare del Ministro degli Interni Napolitano con la quale fu disposta la regionalizzazione dei servizi speciali per la lotta al crimine organizzato ha nei fatti depotenziato la capacità investigativa dello Stato nei confronti della camorra. I Ros dei Carabinieri lo Scico della Guardia di Finanza e lo Sco della Polizia hanno segnato una svolta nella strategia di contrasto contro le, mafie. La loro capacità di centralizzare le conoscenze frazionate è venuta così meno. Si è di fronte ad un vero e proprio arretramento nell'ambito delle capacità di controllo conoscitivo dei contesti criminali. Soprattutto in una fase come l'attuale che prevede una netta ripresa della spesa pubblica. Nel solo Mezzogiorno si tratta di ben 16.000 miliardi da spendere nelle grandi infrastrutture. Sarà quanto mai difficile dopo l'azzeramento dei servizi speciali risalire alla rete nazionale di quelle imprese che praticano ribassi patologici dei prezzi nei bandi di gara.
Come pure sarà quanto mai difficile venire a capo delle logiche occulte che sono all'origine dei consorzi di imprese, spesso attorniati da imprese satellitari inquinate. Purtroppo la circolare ministeriale che regionalizzava i servizi speciali ha registrato soltanto isolate Opposizioni, persino nell'ambito della magistratura inquirente. Eppure non solo nel Mezzogiorno non si contano gli imprenditori, cosiddetti puliti, che avvalendosi della forza di intimidazione delle cosche criminali accrescono in modo esponenziale il loro patrimonio con ardite e discutibili speculazioni edilizie, con una presenza opprimente nelle aste giudiziarie, con la capacità di riciclare attraverso le loro imprese ingentissimi flussi di liquidità provenienti dalle più disparate attività illecite.
Gli stessi collaboratori di giustizia fino ad ora non hanno svolto un ruolo determinante nello smantellamento della rete imprenditoriale e finanziaria delle cosche criminali. Con la regionalizzazione dei servizi speciali decisa dal Ministro Napolitano sarà quanto mai problematico:
a) verificare le posizioni reddituali, societarie e patrimoniali degli imprenditori dediti al riciclaggio;
b) individuare - attraverso gli accertamenti bancari e finanziari - le disponibilità economiche, la provenienza, la movimentazione e la destinazione dei flussi;
c) identificare i soggetti, fiduciari e/o prestanomi a fine di accertarne la reale capacità reddituale e patrimoniale.
Sarà quanto mai difficile delineare un quadro investigativo completo ed esaustivo dal quale possa emergere la fondamentale funzione svolta dall'imprenditoria collusa nell'ambito delle organizzazioni criminali. L'azione di contrasto verso le mafie se non si basa sull'aggressione ai patrimoni degli appartenenti e dei collusi è destinata al fallimento. Fino ad ora lo stesso utilizzo dei pentiti è stato limitato
prevalentemente all'individuazione ed alla neutralizzazione dell'apparato militare delle cosche mafiose e camorriste. Sarà problematico delineare un quadro investigativo dal quale scaturisca non solo la richiesta di custodia cautelare ex articolo 416-bis ma anche il sequestro preventivo dei patrimoni direttamente o indirettamente riconducibili all'imprenditoria mafiosa e camorrista. Si allargherà sempre di più la forbice tra i sequestri e le confische (vedi allegati sui dati dei sequestri e delle confische ex articolo 14 L. 646/82 e articolo 12 SEXIES L. 356/92).
Fino ad ora la camorra in Campania è riuscita ad evitare che la sua capacità economica fosse disarticolata dall'azione di contrasto dello Stato. Non si riesce a spiegare la tenuta della rete di protezione dei 2.000 latitanti a Napoli e provincia senza tener conto della tenuta della capacità economica ed imprenditoriale della camorra. Ci sono troppi soggetti economici ed imprenditoriali che godono di una sorta di titolarità virtuale dei beni, riconducibili invece al capoclan della cosca criminale che spesso anche dopo la sua cattura ed il suo eventuale «pentimento» rimane il reale «dominus» del patrimonio e l'arbitro effettivo delle vicende economiche e societarie ad esso collegate. Fino ad ora è mancata una reale capacità di radicale disarticolazione della camorra imprenditrice. L'articolo 12 comma 1 è rimasto di difficile applicazione. In realtà, come sostiene il Procuratore Nazionale Vigna, bisognerebbe privilegiare il controllo conoscitivo per prevenire le insorgenze criminali. Ma come sarà possibile attuare questa azione preventiva dopo la circolare di Napolitano ? Perché da parte dell'allora Ministro degli Interni non si ritenne di aprire un confronto con gli apparati dello Stato e la stessa magistratura inquirente sull'opportunità di un oggettivo depotenziamento dei servizi speciali per la lotta al crimine organizzato? È davvero credibile la neutralizzazione delle organizzazioni criminali ed imprenditoriali che facevano capo ai Galasso, agli Alfieri, ai Nuvoletta ed ai clan dei Casalesi alla luce dell'incepparsi del meccanismo del sequestro e della confisca nel processo penale e di fronte al disarmo dello Stato nell'azione conoscitiva che è uno dei perni della capacità di contrasto nei confronti della camorra vincente?
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