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1. Voi parlate e i clan vincono
Quella del Procuratore Cordova al Convegno dell'Antimafia che si è tenuto a Napoli giovedì 26 e venerdì 27 Novembre 1998 è stata definita una vera e propria requisitoria contro la cultura dell'apparenza, della Napoli virtuale che per anni ha voluto ignorare il degrado urbanistico e sociale di una città che ha perso 40.000 posti di lavoro in 5 anni e che ha visto aumentare del 7% il numero delle famiglie che vive in condizioni di miseria.
Cordova esordisce: «Poiché il tema è il controllo del territorio potrei iniziare e concludere subito il mio intervento con la semplice constatazione che non vedo come si possa assicurare il controllo del territorio quando non è possibile neppure il controllo dell'immigrazione clandestina.»
La camorra a Napoli negli ultimi anni ha fatto un salto di qualità. La camorra di Napoli non era imprenditrice, non aveva nulla in comune con quella dei Galasso, degli Alfieri, dei Nuvoletta, dei Bardellino, dei Maisto, degli Schiavone.
Era una camorra dedita al traffico di droga, al racket, alla gestione del lotto clandestino, al controllo della prostituzione e di attività economiche soprattutto commerciali. La camorra a Napoli non aveva mai pensato di entrare massicciamente nell'economia sommersa. La camorra napoletana aveva realizzato grandi profitti negli anni '60 e '70 con il contrabbando delle sigarette. Il boss Michele Zaza aveva investito in tutto il mondo i suoi profitti ma non aveva mai pensato di controllare parte dell'economia cittadina. Il salto di qualità della camorra napoletana inizia negli anni '80. Fino ad allora il crimine organizzato si è limitato al controllo di una sorta di marginalità sociale ed economica.
La grande trasformazione inizia con la prima vera grande guerra di camorra del dopoguerra, quella che vede fronteggiarsi la NCO di Raffaele Cutolo e la Nuova Famiglia. La NF è un aggregato criminale che raggruppa tutte le cosche tradizionali del crimine organizzato dell'area metropolitana di Napoli. Quello cutoliano è una sorta di populismo criminale. Raffaele Cutolo chiama a raccolta il popolo minuto della camorra, mette su un inedito solidarismo criminale che assicura un salario ai miliziani camorristi, la difesa in caso di arresto, l'assistenza alle loro famiglie. La Nuova Famiglia capisce che l'ondata cutoliana può sommergerla, in quanto si fonda su una logica eversiva dei tradizionali comportamenti camorristici. Quella che oppone la NCO alla Nuova Famiglia delle cosche vincenti si delinea come una sorta di antagonismo di classe tra bassa ed alta camorra. In quegli anni la camorra diventa in una città come Napoli movimento criminale di massa: può contare su migliaia di miliziani e decine di migliaia di fiancheggiatori. Il processo di deindustrializzazione si porta dietro la
perdita dell'identità produttiva di interi quartieri. E poi c'è un altro fenomeno: molte delle imprese che lavoravano nel sommerso decidono di dislocarsi nei comuni a Nord di Napoli: Casavatore, Casoria, Grumo Nevano, Giugliano, Arzano e tanti altri centri conoscono l'espandersi di un'impresa emersa che comunque utilizza ancora, spesso maggioritariamente, manodopera in nero.
Napoli conosce quindi una doppia deindustrializzazione:
quella delle industrie localizzate nella zona orientale ed il progressivo smantellamento produttivo dell'ITALSIDER; ed anche l'esodo dell'imprenditoria sommersa che aveva in quartieri come quello della Sanità il suo fulcro. A questo punto il populismo criminale cutoliano riesce a conquistare spazi di adesione spaventosi. Nel corso di un incontro dei giornalisti tenutosi al Circolo della Stampa Pupetta Maresca vedova di Pascalone e' Nola lancia la sfida ai cutoliani. Ma quello che fu all'inizio lo sfogo di una donna esasperata ben presto fu seguito dall'organizzarsi di una grande offensiva anticutoliana. Fu un massacro. Le bande cutoliane erano presenti sul territorio, quindi individuabili. Ben diversa era l'organizzazione militare della Nuova famiglia formata da commando altamente professionalizzati. Cutolo perse la partita, la Nuova Famiglia restò padrona del campo. Ma era iniziato il processo di inquinamento delle lotte sociali da parte della camorra. La sinistra in quegli anni conduceva grandi battaglie spesso gestite dai gruppi extra parlamentari. Ma per occupare gli alloggi a Secondigliano, gli scantinati al Rione Traiano, gli stabili della ricostruzione a Taverna del Ferro, a Pazzigno e dovunque nella città, bisognava trattare con il populismo camorrista organizzato. In quegli anni inizia la contaminazione di massa tra politica e camorra a Napoli. La sinistra è presente nel sociale e per conservare la sua agibilità non può ignorare questa presenza. Ma anche i partiti della maggioranza di governo vengono a patti con questa sorta di partito malavitoso di massa. Questo oggettivo disarmo morale e politico dei partiti si porta dietro conseguenze inimmaginabili. Intanto la camorra è riuscita ad entrare massicciamente nell'economia cittadina. Una famiglia, quella dei Giuliano di Forcella, controlla tra l'altro l'industria sommersa del falso di qualità che in città dà lavoro a 1.200 persone. Si tratta di una vera e propria fabbrica decentrata sul territorio che produce borsette, orologi, scarpe, abbigliamento. Ai Giuliano si aggiungono anche le altre famiglie camorriste: e così il 35-40% dell'economia cittadina ormai è controllata dalle cosche criminali.
Napoli intanto degrada: è la capitale della disoccupazione in Europa, la metropoli italiana a più alto tasso criminale, la città d'Italia più inquinata. Napoli è tra le 5 città d'Italia in cui si vive peggio. E questa è storia del presente. Sia la destra che la sinistra non sono state in grado di cogliere il rischio che la città corre: Napoli non esploderà, Napoli rischia di implodere. La sinistra sta ripetendo gli errori che la portarono ad inquinarsi già nell'800. La sinistra allora si alleò con la camorra dei Calicchio che aggrediva in via Roma un uomo come Silvio Spaventa e con i nostalgici legittimisti per impadronirsi del controllo del Municipio.
Quando i magistrati napoletani nella primavera scorsa forniscono alla Commissione Affari Costituzionali del Senato una radiografia delle condizioni della città le polemiche non si contano. I magistrati sono
accusati di catastrofismo, di «chiacchiere da bar». Insomma si è in tempi di pace ed è inutile parlare un linguaggio che può suscitare allarme. Suscitò scandalo l'asserzione di una presenza della camorra negli uffici comunali, nei subappalti per la bonifica di Bagnoli, nel cuore dell'economia cittadina. La magistratura fu accusata di inefficienza e di incapacità. Si parlò di eccessiva presenza di magistrati ed investigatori se rapportati alla popolazione. Ma Napoli non è Brescia e tantomeno Potenza. A Napoli il rapporto deve essere fatto tra numero di magistrati ed investigatori e popolazione delinquente. Che è cosa ben diversa dalla popolazione residente.
Comunque inizia un processo di delegittimazione della Procura. L'accusa di inefficienza lanciata dall'Onorevole Violante nel 1995 viene ripresa dalla Camera Penale di Napoli, che si fa promotrice di un dossier contro la Procura. In questo dossier vengono presi di mira il Procuratore ed alcuni sostituti. Viene lanciata una vera e propria campagna di delegittimazione della Procura di Napoli che ha per obiettivo il blocco delle inchieste sulla svendita dell'aeroporto di Capodichino, sull'operazione finanziaria dei Boc, sulla fantomatica Città della Scienza di Bagnoli e sui lavori in subappalto per la bonifica di Bagnoli.
Il dottor Arcibaldo Miller, il magistrato che segue alcune di queste inchieste, è investito da vere e proprie bordate di iniziative delegittimanti. La sinistra cerca di processarlo davanti al CSM, la relazione di maggioranza della Commissione Antimafia che ricorda lo scontro verificatosi proprio sul caso Miller all'interno della Quarta Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura dedica al magistrato ben 5 pagine. Insomma al magistrato che sta conducendo l'inchiesta su Capodichino e sui Boc è dedicato più spazio che a qualsiasi cosca camorrista campana. E anche in occasione del convegno dell'Antimafia tenutosi a Napoli il 26 e 27 Novembre non è mancato un'affondo contro il dottor Miller.
Il rischio che corre la città è davvero grande: lo denuncia lo stesso Procuratore Cordova: «Sarà la camorra, attraverso la sua ultima generazione pulita che prima o poi tenterà la scalata al potere Né è mancato nella vicenda napoletana il ricorso all'uso improprio dei pentiti per liberarsi di magistrati scomodi. Purtroppo la città sembra aver perso la memoria storica. Com'è noto lo strumento delle concessioni fu recuperato all'inizio della ricostruzione post-terremoto. Nel 1981 l'allora sindaco di Napoli Maurizio Valenzi col decreto numero 15 sentito il comitato tecnico-amministrativo dava incarico agli avvocati Gerado Marotta, Giovanni Allodi, Giuseppe Lanocita, Lucio de Luca, Raffaele Cananzi e Vincenzo Galassi di predisporre degli schemi di convenzione di cui all'articolo 81 della legge numero 219 del 14.5.1981.
Il decreto continuava «si dà atto che l'attività dei predetti professionisti ha avuto inizio dal i giugno 1981 ed avrà termine con la stipula delle convenzioni con i concessionari». Il meccanismo della concessione è stato all'origine dell'irrompere della camorra imprenditrice nella ricostruzione. Si tratta di un meccanismo criminogeno che immette la camorra nelle metodologie tipiche dell'associazione mafiosa.
Scriverà la Procura napoletana: «Tale meccanismo è reso possibile dal sistema delle concessioni in cui il direttore dei lavori (organo di
controllo centrale per la correttezza della spesa) è nominato dal concessionario (cioè dal controllato) invece che dall'ente concedente (cioè dal controllore); dal fatto che le concessioni sono finanziate su progetti di massima e non cantierabili (così da consentire enormi rigonfiamenti di costi a mano libera nella realizzazione); dalla contabilità scelta a corpo e non a misura, donde l'impossibilità di qualsiasi controllo ex post; con conseguenti tempi di consegna non moltiplicati ma semplicemente cancellati, essendo l'obiettivo divenuto non il risultato ( cioè l'opera pubblica) ma il mezzo ( cioè il mantenimento di un cantiere in funzione)».
Il meccanismo della concessione associa la criminalità organizzata all'imprenditoria cosiddetta pulita. Basti pensare che il «Piano Napoli» ed il piano per il disinquinamento del Golfo di Napoli portarono una spesa di circa 12.000 miliardi. Si trattava di opere infrastrutturali realizzate sulla base di progetti di massima e non su progetti esecutivi vincolanti. Opere dai costi elevatissimi che, per effetto del diabolico meccanismo della revisione dei prezzi, nell'arco di un quinquennio si decuplicava.
Sempre la Procura di Napoli ha scritto: «Dalle indagini effettuate emerge come un sistema basato non sulla libera concorrenza e la trasparenza, ma sul pilotaggio dei lavori alle sole imprese »gradite« conviene non solo alle organizzazioni camorriste ma anche a coloro i quali sono in grado di decidere sulle scelte per l'attuazione di questi piani ed alle imprese prescelte. Questo piano, sottolinea la Procura di Napoli, viene ulteriormente cementato attraverso il potere di intimidazione di cui è capace l'organizzazione criminosa.»
Il combinat crimine-imprenditoria è tale che un solo processo, quello sul clan dei Casalesi, conta ben 1.300 indagati.
Sempre nel convegno dell'Antimafia che si è tenuto a Napoli il 26 e 27 Novembre si è voluto sottolineare un incompatibilità sopraggiunta di alcuni magistrati (tra cui il Procuratore Generale ed il capo dei Gip) con le funzioni attualmente ricoperte a causa della loro presenza nell'elenco dei collaudatori delle opere della ricostruzione. Un'incompatibilità che punta soprattutto alla emarginazione di quei magistrati indipendenti che non rientrano in nessuna logica di appartenenza. È opportuno ricordare e quindi portare a conoscenza della Commissione i nomi e i cognomi di quanti negli anni '80 accettarono l'incarico di collaudatore. Se incompatibilità dovranno emergere, queste incompatibilità riguarderanno il 70% della classe dirigente e professionale napoletana.
Il fondamentalismo moralista può costituire una sfida che può essere anche accettata. Ma ad una condizione: che questo fondamentalismo non sia discriminatorio.
Come è opportuno ricordare il fatto che il sistema delle concessioni coinvolge sia i partiti della maggioranza che l'opposizione di sinistra nell'ambito delle transazioni politiche ed economiche della Prima Repubblica. Purtroppo questo sistema non è stato mai analizzato a fondo. Nonostante fosse all'origine dello stesso dilagare della camorra imprenditrice e del patto scellerato fra politica della Prima Repubblica, sistema imprenditoriale, sistema cooperativo e camorra imprenditrice.
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