Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 707 del 17/11/2005


Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA

La seduta comincia alle 10.

LUCIANO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Amoruso, Ballaman, Boato, Cicu, Colucci, Cordoni, De Ghislanzoni Cardoli, Di Luca, Di Virgilio, Giordano, Intini, Mauro, Ramponi, Ranieri, Rosso, Saponara, Stucchi, Tassone, Valpiana e Viceconte sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3616 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2005, n. 202, recante misure urgenti per la prevenzione dell'influenza aviaria (Approvato dal Senato) (A.C. 6144) (ore 10,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2005, n. 202, recante misure urgenti per la prevenzione dell'influenza aviaria.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti e sono stati espressi i pareri da parte del relatore e del Governo.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 6144)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 6144 sezione 1), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6144 sezione 2).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6144 sezione 3).
Avverto altresì che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto inoltre che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.


Pag. 2


Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,30.

La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,30.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 6144)

PRESIDENTE. Saluto la nutrita delegazione di sindaci e amministratori locali della Lomellina che sta seguendo i nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Dobbiamo ora procedere alla votazione dell'emendamento Valpiana 1.1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Prendo atto che gli onorevoli La Starza, Ricciotti, Falanga, Giacomo Ventura, Buontempo e Saro non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Avverto che la Camera non «è abbondantemente» in numero legale per deliberare.
Rinvio pertanto la seduta di un'ora.

La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 11,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, dobbiamo procedere nuovamente alla votazione dell'emendamento Valpiana 1.1, nella quale è precedentemente mancato il numero legale.

MARIA CELESTE NARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Nardini, essendo in precedenza mancato il numero legale, non posso, in base al regolamento della Camera, darle ora la parola dal momento che bisogna procedere immediatamente alla votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Colleghi, prendete posto...

Una voce dai banchi del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro: Apri!

PRESIDENTE. La apro quando mi pare (Applausi)!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 380
Votanti 379
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato
156
Hanno votato
no 223).

Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Valpiana 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, poc'anzi avevo chiesto la parola per intervenire sull'emendamento Valpiana 1.1, appena votato: desideravo precisare, anche perché la questione sottesa a quell'emendamento si riproporrà anche in seguito, che la sostituzione, da noi chiesta, delle parole «Centro nazionale»


Pag. 3

con le seguenti: «Coordinamento nazionale» non aveva evidentemente natura semantica. Con essa, in realtà, si chiedeva al ministro della salute di rafforzare tutti i servizi di controllo nelle regioni e fare in modo che l'unità di crisi avesse carattere nazionale, dando ad essa un'impostazione generale e riservandole compiti di programmazione degli interventi da effettuare. A tale proposito, chiediamo, con emendamenti successivi, un rafforzamento di tutto il personale - veterinari e quant'altri - allo scopo di debellare la malattia. È per tutti questi motivi che proponiamo un Coordinamento nazionale, invece che un Centro nazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Nardini, terremo conto del suo suggerimento nell'esame degli emendamenti successivi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 389
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato
170
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rocchi 1.44.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, l'emendamento in esame punta a rafforzare il coordinamento e le competenze delle strutture predisposte allo scopo di fronteggiare un'eventuale pandemia, ossia il nuovo Centro nazionale e il comitato strategico di controllo, deputati a svolgere attività di prevenzione delle malattie infettive.
L'emendamento in questione raccoglie anche le richieste provenienti dalle regioni di non essere escluse dall'azione di contrasto e di prevenzione del possibile rischio pandemico. Riteniamo, infatti, che le regioni svolgano un ruolo decisivo in materia di prevenzione. Quindi, le strutture che si vogliono mettere in campo non possono non essere coordinate a livello regionale.
Chiediamo l'approvazione dell'emendamento in esame, convinti di contribuire a rafforzare seriamente una rete la cui presenza sul territorio è indispensabile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rocchi 1.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 396
Maggioranza 199
Hanno votato
176
Hanno votato
no 220).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Burtone 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 386
Maggioranza 194
Hanno votato
170
Hanno votato
no 216).

Passiamo all'emendamento Labate 1.4.


Pag. 4


Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro. Potrebbero farne tesoro, ove lo ritenessero ...

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, rivolgendomi al ministro, rilevo che l'invito al ritiro presuppone che la bontà dell'emendamento in esame sia stata apprezzata.
Cosa chiediamo? Vorrei dire al Governo ed ai colleghi che, sostanzialmente, chiediamo che sia assicurato il buon funzionamento del Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali e, quindi, di coordinarne le attività e le previste azioni di contrasto con le competenze di altri organi preposti al controllo delle patologie infettive, in questo caso con quelle del Centro controllo malattie, in materia di direttive per la prevenzione delle malattie infettive. Il comitato strategico del predetto Centro controllo fu istituito, come i colleghi ricorderanno, per la SARS. Non credo che, ogni volta che si presenta un'emergenza, la si debba affrontare con strumenti che sono sì importanti, ma scoordinati tra loro. Il tema che poniamo è quello di coordinare e rendere più efficaci le azioni di tutti i soggetti che possono svolgere un'attività di coordinamento in materia di malattie infettive. Purtroppo, oggi vi è l'emergenza aviaria; in un altro momento, c'è stata la SARS; domani, si potrà presentare un'altra problematica.
Allora, signor ministro, non capisco perché dovremmo ritirare l'emendamento in esame. Se c'è una richiesta di riformulazione, se ne può discutere, ma se la nostra proposta emendativa è valida nel merito, credo si possa riconoscere la necessità di rendere più efficace la norma.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bolognesi.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Signor Presidente, l'onorevole Bolognesi indica un problema reale che si pone in una linea di coerenza con gli emendamenti poc'anzi respinti dall'Assemblea e con il successivo emendamento Giachetti 1.49.
L'invito al ritiro nasce dalla necessità di approvare il provvedimento in esame. Tuttavia, voglio assicurare all'Assemblea che, da questo punto di vista, intendo muovermi esattamente in spirito di cooperazione con le regioni, che sono rappresentate all'interno del Centro di coordinamento delle malattie. In altre parole, il problema che voi sollevate con l'emendamento in esame lo affronteremo e lo risolveremo, comunque, con lo stesso spirito.

PRESIDENTE. Chiedo se, alla luce delle considerazioni espresse dal ministro, i presentatori dell'emendamento Labate 1.4 accedano all'invito al ritiro.

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, non ho sentito molto bene, ma ribadisco che noi non siamo certamente contrari all'approvazione del provvedimento. Il punto è come rendere efficace la norma, signor ministro. Quindi ...

PRESIDENTE. Mi è parso che il ministro le abbia risposto affermando che questa attività di relazione con le regioni e, quindi, la necessità di un coordinamento è sentita dal Governo ...

MARIDA BOLOGNESI. Quindi, però ...

PRESIDENTE. ... e sarà considerata positivamente con provvedimenti ulteriori.

MARIDA BOLOGNESI. Sono contenta di scoprire, in questo caso, una sintonia di obiettivi con il ministro, ma, se ce l'ha anche il Parlamento, credo sia giusto votare l'emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole relatore?

CARLA CASTELLANI, Relatore. Signor Presidente, ribadisco la contrarietà della Commissione, anche perché, come ha affermato il ministro, delle argomentazioni


Pag. 5

illustrate dalla collega Bolognesi si terrà conto nel decreto attuativo previsto dal comma 2 dell'articolo 1 del provvedimento d'urgenza in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Labate 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 401
Maggioranza 201
Hanno votato
176
Hanno votato
no 225).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Labate 1.5 e Giachetti 1.49.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, ho ascoltato poc'anzi le dichiarazioni del ministro Storace a proposito di un maggiore coinvolgimento delle regioni nelle funzioni di coordinamento e ho capito in che modo il Governo si muoverà. Tuttavia - lo ha sottolineato la collega Castellani -, sempre al comma 1, prevediamo che, con decreto, il ministro organizzi le funzioni di questo nuovo Centro. Poiché si tratta di funzioni organizzative, che devono garantire una migliore funzionalità del Centro nazionale, ci siamo sorpresi nel constatare che la realizzazione di tutto questo avvenga per decreto, senza l'intesa con la Conferenza Stato-regioni.
Dunque, per rimanere nello spirito del nostro ordinamento, che attualmente vede addirittura, con il voto sulla devolution di ieri al Senato, un ampio coinvolgimento della responsabilità regionale, ci domandiamo se le dichiarazioni del ministro siano vere e per quale motivo egli non accetti almeno la possibilità che il decreto sia adottato d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

DORINA BIANCHI. Signor Presidente, signor ministro, il decreto-legge di cui stiamo esaminando il disegno di legge di conversione sicuramente è un provvedimento molto delicato, che reca misure urgenti e che rappresenta, senza fare inutili allarmismi, un importante problema per quanto riguarda la sanità pubblica - perché ci troviamo di fronte ad un virus influenzale che, come tutti sappiamo, ha una variabilità genetica (ci sono, infatti, serbatoi animali) - e per le possibili complicanze nell'uomo, che indicherebbero la possibilità di una pandemia.
Dunque, tra i problemi fondamentali che dobbiamo affrontare c'è sicuramente quello dell'organizzazione di un valido sistema di sorveglianza, a partire dalle regioni, che deve essere collegato con il lavoro della nuova struttura del Centro nazionale, di cui riconosciamo l'importanza.
Per questo motivo, chiediamo l'approvazione degli identici emendamenti in esame, per rafforzare l'intesa che vi deve essere tra lo Stato e le regioni ed il luogo predisposto istituzionalmente a fare questo, ossia la Conferenza permanente.
Si tratta di una richiesta di buonsenso, che rafforza quel coordinamento solidale tra le istituzioni indispensabile per rafforzare la rete di protezione sul territorio in maniera capillare, per un federalismo autenticamente solidale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Labate 1.5 e Giachetti 1.49, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 6

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 406
Votanti 404
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato
178
Hanno votato
no 226).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Frigato 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, con i precedenti emendamenti abbiamo posto la questione relativa alla centralità del ruolo delle regioni. Con l'emendamento in esame, rappresentiamo l'importanza di mettere al centro della vigilanza anche il Parlamento. Non parliamo, infatti, di un'epidemia, di una sindrome infettiva qualsiasi: stiamo parlando del rischio pandemia. Quindi, riteniamo che il monitoraggio costante debba avere come riferimento il Parlamento, oltre che le altre strutture individuate nel territorio.
Auspichiamo che il ministro possa, con decreto, rimettere al centro il ruolo delle regioni, ma pensiamo che debba essere considerata la centralità del Parlamento, degli istituti zooprofilattici, dell'Istituto superiore di sanità, perché sono riferimenti importanti del territorio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frigato 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 399
Maggioranza 200
Hanno votato
178
Hanno votato
no 221).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Labate 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo presentato l'emendamento in esame, attraverso il quale chiediamo di sopprimere il comma 3, non tanto perché riteniamo che non vi sia la necessità di prevedere, all'interno del Ministero della salute, l'istituzione di un dipartimento specifico per il tramite del quale esercitare una maggiore capacità di incidere sulla salute pubblica veterinaria.
Vorrei invece rifarmi rapidamente al parere espresso dal Comitato per la legislazione: quest'ultimo chiede esplicitamente di sopprimere il comma 3, perché istituisce il dipartimento per la salute pubblica veterinaria, che va ad incidere sull'organizzazione del Ministero della salute, incrementando sia l'organico del ministero sia la sua stessa dotazione organica.
Il comma in questione incide oltretutto su una materia, quella dell'organizzazione e della dotazione organica dei ministeri, per la quale l'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo n. 300 del 1999 ha previsto che si intervenga mediante regolamenti o decreti del ministro, da adottarsi ai sensi dell'articolo 17, comma 4-bis, della legge 23 agosto 1988, n. 400.
Le ragioni per le quali chiediamo dunque la soppressione di questo comma sono legate al fatto che, sulla base del parere espresso dal Comitato per la legislazione, il ministero può esprimere la sua organizzazione in base alla normativa già esistente: pertanto, non vi è la necessità di tradurre in una norma di carattere legislativo qualcosa che può essere autonomamente deciso all'interno dello stesso ministero.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


Pag. 7

Labate 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 403
Maggioranza 202
Hanno votato
184
Hanno votato
no 219).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 1.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato
184
Hanno votato
no 220).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 411
Maggioranza 206
Hanno votato
185
Hanno votato
no 226).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lettieri 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento al nostro esame è collegato anche ad ulteriori proposte emendative che abbiamo presentato.
A nostro avviso, e l'abbiamo ribadito, è corretto istituire presso il Ministero della salute il dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti. Del resto, è giusto mettere in campo un'organizzazione che deve andare incontro ad una esigenza di maggiore efficienza della struttura ministeriale, al fine di affrontare situazioni emergenziali, ma anche ordinarie, che attengono alla salute degli uomini e degli animali. Tuttavia, non comprendiamo per quale ragione debba essere specificata nel decreto anche la nomina di tre uffici dirigenziali. Di qui la nostra perplessità, di fronte alla premura che il ministro ha dimostrato nel voler nominare tre nuovi direttori generali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lettieri 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 395
Maggioranza 198
Hanno votato
179
Hanno votato
no 216).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Valpiana 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, l'articolo 1 del decreto-legge, al comma 4, lettera a), prevede che si possano «indire concorsi pubblici mediante quiz preselettivi» e che successivamente si tengano dei «colloqui per il reclutamento,


Pag. 8

con contratti» - ahimé - «a tempo determinato di durata triennale» di un massimo di sessanta dirigenti.
Vorrei illustrare cosa sostiene la nostra proposta emendativa e quale ne è la ratio, che si collega, peraltro, agli emendamenti successivi - in questo modo, intervengo, dunque, anche sull'emendamento Valpiana 1.12 -, riguardanti la lettera b) del comma 4. A noi pare che per la gestione delle emergenze anzitutto non si debba perdere tempo; quindi, questa è la prima ragione, stringere i tempi perché, se di emergenza si tratta - e noi, al riguardo, anche su ciò abbiamo condotto una riflessione critica - è necessario rispondere tempestivamente e non con un concorso: si risponde con la professionalità già acquisita dai veterinari. È per tale motivo che noi riteniamo necessario, invece «il distacco di dieci dirigenti veterinari per il periodo di durata dell'emergenze aviaria»; veterinari nominati dalle regioni ed in possesso di una forte esperienza, che distribuiamo in numero di quattro per il nord, tre per il centro e tre per il sud e le isole.
Nel contempo, con la proposta emendativa Valpiana 1.12, che si riferisce alla lettera b) del comma 4, chiediamo di «incrementare i servizi veterinari delle regioni»; è questo che noi vogliamo.
Dunque, avete recentemente approvato una legge «tremenda», la riforma costituzionale cosiddetta devolution; invece, quando realmente si dovrebbero rafforzare i servizi - e, quindi, il benessere delle regioni in modo da farle funzionare -, non si provvede in tal senso. Ecco perché con la proposta emendativa Valpiana 1.12 vi domandiamo di «incrementare i servizi veterinari delle regioni con numero massimo di 40 dirigenti veterinari» con contratto, anche questa volta, a tempo determinato.
Poi, ministro se abbiamo bisogno di veterinari e ci rendiamo conto che sono insufficienti, ebbene, bandiamo allora un concorso, ma che sia per contratti a tempo indeterminato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 406
Maggioranza 204
Hanno votato
187
Hanno votato
no 219).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruta 1.11.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, noi non ritiriamo questa proposta emendativa perché riteniamo vi sia sottesa una questione molto importante, relativa alla stabilizzazione dei dirigenti veterinari di primo livello che sono impegnati nei posti di ispezione frontaliera e negli uffici per gli adempimenti comunitari.
Proprio negli ultimi giorni, tra l'altro, questi veterinari hanno protestato perché, a fronte della loro presenza sempre più considerata necessaria, non vi è stato un adeguato riconoscimento contrattuale, più stabile, e non sono stati posti i temi relativi al loro impegno, importantissimo, sul fronte della sicurezza alimentare e della salute dei cittadini. È questo, signor ministro, un settore - lo vogliamo ribadire - che va rafforzato perché il futuro presenta sempre maggiori rischi per quanto riguarda la sicurezza alimentare ed il collegamento con gli animali.
Pertanto, credo che si possa profondere uno sforzo in tal senso, mediante il decreto-legge in esame, riconoscendo ai dirigenti veterinari un trattamento adeguato al lavoro da essi svolto.


Pag. 9

CARLA CASTELLANI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLA CASTELLANI, Relatore. Signor Presidente, persisto nell'invitare al ritiro dell'emendamento in esame. Infatti, credo che l'onorevole Burtone sappia già (poiché se ne è discusso in sede di discussione sulle linee generali) che il contenuto dell'emendamento Ruta 1.11 è stato già recepito dal cosiddetto maxiemendamento al disegno di legge finanziaria, presentato dal Governo nel corso dell'esame presso il Senato.
Vorrei altresì osservare che non solo si presterà attenzione ai veterinari frontalieri ed a quelli impiegati negli uffici veterinari per gli adempimenti degli obblighi comunitari (UVAC), ma anche a quelli operanti presso gli istituti zooprofilattici e le aziende sanitarie. Per questo motivo, rinnovo l'invito a ritirare l'emendamento Ruta 1.11. Vorrei inoltre precisare, signor Presidente, che, se non verranno ritirate le proposte emendative sulle quali ho precedentemente espresso lo stesso invito, allora il parere della Commissione deve intendersi contrario.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Onorevole Burtone, proprio dal momento che avete posto la seria questione dei veterinari, nel ribadire quanto già affermato dall'onorevole relatrice, vorrei ricordare sia a lei sia alla sua parte politica che tale tema venne sollevato dall'opposizione al Senato. In quella sede, garantii l'impegno del Governo ad ottenere, nell'ambito del maxiemendamento presentato al disegno di legge finanziaria, la soluzione di due problemi: la stabilizzazione dei dirigenti veterinari oggetto dell'emendamento in esame e la possibilità, per le regioni, di assumere veterinari a tempo determinato, nel quadro delle compatibilità finanziarie dello Stato.
Tali misure non solo sono state presentate, ma sono state addirittura approvate dal Senato, nell'ambito del citato emendamento predisposto dal Governo. È questo il motivo per cui il provvedimento venne approvato, allora, all'unanimità. Questa è la ragione per la quale vi chiediamo, onorevole Burtone, di non insistere per la votazione dell'emendamento Ruta 1.11, poiché si tratta di un adempimento che abbiamo già compiuto.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, vorrei rappresentare che non intendiamo ritirare l'emendamento in esame. Anche se sappiamo che è in corso l'esame del disegno di legge finanziaria, riteniamo tuttavia opportuno lanciare un segnale simbolico. La protesta da parte dei veterinari, infatti, è stata molto forte, e noi intendiamo ribadire il ruolo centrale ricoperto da tale categoria sanitaria.
Pertanto, signor Presidente, insistiamo per la votazione dell'emendamento Ruta 1.11, auspicando che, nel corso dell'iter del disegno di legge finanziaria, possa essere individuata una risposta definitiva ai bisogni di una categoria professionale molto importante.

CARLA CASTELLANI, Relatore. C'è già!

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Lo verificheremo nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria da parte della Camera dei deputati!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruta 1.11, non accettato dalla Commissione


Pag. 10

né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 405
Votanti 404
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato
182
Hanno votato
no 222).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 409
Votanti 408
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato
183
Hanno votato
no 225).

Prendo atto che l'onorevole Nicotra non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ruggieri 1.13 e Maura Cossutta 1.53, non accettati dalla Commissione né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 408
Maggioranza 205
Hanno votato
186
Hanno votato
no 222).

Passiamo agli identici emendamenti Lucchese 1.14, Valpiana 1.16 e Maura Cossutta 1.54.
Chiedo ai presentatori di tali proposte emendative se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento Valpiana 1.16, di cui sono cofirmataria, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, la motivazione che adduciamo a sostegno della proposta emendativa presentata dal mio gruppo è la seguente. La condizione dei veterinari addetti ai controlli - mi riferisco a 98 veterinari ed a 30 chimici e farmacisti -, infatti, è stata già abbondantemente danneggiata dal disegno di legge finanziaria, perché sono stati assunti con contratti di coadiutore.
Tale situazione potrebbe esser ulteriormente danneggiata dal decreto-legge in esame per come esso si è configurato. Infatti, istituendo un nuovo dipartimento presso il Ministero della salute, oppure bandendo un nuovo concorso, è prevedibile che il loro contratto di lavoro non sarà rinnovato, ed essi continuerebbero ad essere dei lavoratori precari. Vorrei rappresentare che siamo disponibili a ritirare l'emendamento Valpiana 1.16 se il ministro competente sarà in grado di offrire una risposta concreta a tale questione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dei restanti emendamenti non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.


Pag. 11


Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lucchese 1.14, Valpiana 1.16 e Maura Cossutta 1.54, non accettati dalla Commissione né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 401
Votanti 400
Astenuti 1
Maggioranza 201
Hanno votato
183
Hanno votato
no 217).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Labate 1.52.
Chiedo ai presentatori se accettino l'invito al ritiro formulato dal relatore.

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, annunzio il ritiro di questo emendamento, di cui sono cofirmatario e chiedo di motivarne brevemente le ragioni.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO. Ho ascoltato con attenzione ciò che il signor ministro ha detto poc'anzi. Dunque, come dicevo, accogliamo l'invito al ritiro formulato dal relatore, con senso di responsabilità, anche come opposizione, perché riteniamo che questo decreto-legge debba fornire una risposta quanto più positiva al problema che riguarda la pandemia aviaria. Su alcune delle ricordate proposte noi abbiamo accolto, come dicevo in precedenza, con attenzione ciò che il ministro ha affermato già in sede di discussione del provvedimento al Senato e che oggi ha ribadito in quest'aula.
Certamente noi intendiamo far sì che le quattro direttrici fondamentali previste in questo provvedimento siano attuate. In primo luogo, si tratta di bloccare l'ingresso del virus. Il decreto-legge in esame lo fa, predisponendo alcune misure di sorveglianza ai nostri valichi di frontiera, al sistema aeroportuale e, più in generale, alle modalità di ingresso nel nostro paese di possibile pollame infetto. Comunque, per realizzare tutto ciò occorrono alcune unità operative opportunamente preparate e formate per assolvere a tale compito. Certamente il Ministero della salute possiede tale personale, ma si pone un problema di ordine generale che riguarda soprattutto la scarsità delle risorse e i contratti di lavoro, che non sono affatto congrui rispetto alle funzioni svolte da queste unità. Vi sono, infatti, circa 114 dipendenti che lavorano ai nostri valichi di frontiera ed alle strutture aeroportuali, ma che purtroppo oggi hanno solamente contratti di lavoro del tipo di collaborazione coordinata e continuativa.
Il Governo aveva già promesso che nel 2005 avrebbe dato una risposta, almeno con l'assunzione triennale a tempo determinato di tali unità. Questa mattina il ministro ha confermato che tale tipo di intervento vi sarà. Dunque, noi prendiamo atto di questa situazione, riconoscendo l'impegno assunto dal ministro che prevede l'assunzione di unità con contratto a tempo determinato triennale. Noi riteniamo che solamente da tale task force, da questa presenza di unità preparate sia possibile dare una risposta adeguata e funzionale e, soprattutto, idonea alla prevenzione evitando successivamente di dover fare i conti con realtà estremamente più complesse, che potrebbero creare problemi e situazioni di difficoltà all'interno della nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Giacco. L'emendamento Labate 1.52 è pertanto ritirato.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Mantini 1.48 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.


Pag. 12


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 1.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 407
Votanti 406
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato
185
Hanno votato
no 221).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Labate 1.18, Bindi 1.20 e Valpiana 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO. Presidente, con questo emendamento, anche in riferimento a ciò che dicevo in precedenza, vogliamo la soppressione del comma 5 dell'articolo 1 del provvedimento in esame. Mi riallaccio a ciò che è stato precedentemente detto dalla Commissione in merito ai pareri sulla legislazione. Ci ritroviamo nella stessa condizione cui facevo riferimento in precedenza: non è necessario intervenire (come ho già detto con riferimento al comma 3), perché questo tipo di intervento può esser svolto dallo stesso Ministero della salute senza entrare nello specifico. È possibile istituire questo dipartimento, con i relativi costi previsti, all'interno dell'organizzazione del Ministero della salute, così come suggerito nel parere espresso dal Comitato per la legislazione. In esso, infatti, si afferma, ancora una volta, che questo comma incide sulla materia dell'organizzazione e della dotazione organica dei ministeri per la quale l'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo n. 300 del 1999 ha previsto che si intervenga con regolamenti o con decreti del ministro emanati ai sensi dell'articolo 17, comma 4-bis della legge 23 agosto 1988, n. 400.
Quindi, come già affermato precedentemente in relazione al comma 3, riteniamo che la soppressione del comma 5 sia conseguente e coerente anche rispetto ai rilievi del Comitato per la legislazione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, abbiamo presentato questo emendamento soppressivo del comma 5, perché pensiamo sia uno dei punti più ambigui del provvedimento, che abbiamo avversato sia nel corso della discussione sulle linee generali sia nel dibattito sul complesso degli emendamenti. Più volte abbiamo evidenziato questo limite.
Stiamo esaminando un decreto-legge che deve affrontare un'eventuale emergenza, quella aviaria. Ma sembra un controsenso parlare di emergenza, e poi incentrare il provvedimento sulla nomina di tre nuovi direttori generali nella pianta organica del Ministero. Per questo motivo, con una proposta emendativa chiediamo la soppressione del comma 5. Signor ministro, chiediamo che le risorse previste dal provvedimento, che sono molto limitate, possano essere utilizzate per finalità più rilevanti. In modo particolare, segnaliamo la ricerca.
Chiediamo, quindi, di sostituire il comma 5, che prevede la nomina di tre direttori generali, con una norma più specifica, che rafforzi i servizi delle strutture veterinarie e che preveda l'istituzione, su base regionale e territoriale, di unità di crisi con compiti di raccordo con i centri e le strutture nazionali per la prevenzione delle emergenze e anche per l'azione ordinaria di controllo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


Pag. 13


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Labate 1.18, Bindi 1.20 e Valpiana 1.21, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
187
Hanno votato
no 223).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Labate 1.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Antonio Leone, non distragga il Governo... La conosco: lei è capace di questo e altro...!

GRAZIA LABATE. ... su questo emendamento, che ha come sfondo le motivazioni esposte dai colleghi quando hanno proposto la soppressione del comma 5.
L'aver richiesto quella soppressione non significa che non ci si faccia carico del fatto che vi sia una grandissima necessità con l'istituzione del Centro nazionale per la lotta alle influenze di tipo animale. Vi è la grande necessità di adottare, attraverso il dialogo tra Governo e regioni, atti di indirizzo che individuino in qualche modo linee nuove di riorganizzazione dei servizi veterinari decentrati nel nostro paese, dei veri e propri modelli organizzativi che contemplino, anche a livello regionale, unità di crisi.
Siamo sollecitati, infatti, da fattori nel campo delle epizoozie, che mettono in fibrillazione il nostro sistema a livello territoriale. Per questo motivo, abbiamo presentato un emendamento molto articolato, in cui erano individuate le responsabilità tra centro e sistema regionale.
Soprattutto, qui c'è una differenza sulla quale richiamo l'attenzione del ministro Storace, del quale abbiamo apprezzato l'impegno per aver risolto la precarietà di lavoro del mondo veterinario, sia a livello nazionale, sia a livello delle aziende sanitarie locali.
Però, signor ministro, lei, nel motivare la posizione del Governo, ha detto che le regioni, nell'ambito delle risorse a loro disposizione, devono trovare il modo di implementare la loro pianta organica, tramutando quei contratti da Co.Co.Co in contratti almeno triennali. Ovviamente, mi riferisco ai contratti stabilizzati, perché, altrimenti, diventa difficile lavorare su temi di questa natura.
Qui, signor ministro, c'è un problema che lei conosce bene. Noi abbiamo apprezzato e letto la disposizione prevista nel maxiemendamento del Governo, però lei sa - non possiamo nasconderlo all'aula, altrimenti saremmo intellettualmente disonesti - che stiamo parlando di un regime di risorse molto ridotte e che in quella stessa finanziaria, all'articolo 59 sul personale, è previsto il blocco del rinnovo del personale e la messa a punto delle piante organiche.
Con questo emendamento la invitiamo a tenere complessivamente insieme il sistema e a farsi carico - mi rimetto alla sua coscienza - del fatto che, istituendo un dipartimento nazionale con un direttore di dipartimento, forse, rispetto ai tre direttori generali previsti, si potrebbero prevedere un po' di risorse in più alle regioni affinché stabilizzino davvero il personale dei servizi veterinari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Labate 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo e su quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).


Pag. 14

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato
187
Hanno votato
no 217).

Passiamo la votazione dell'emendamento Ruggeri 1.45.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, credo che questo emendamento dimostri la nostra posizione costruttiva rispetto a tale provvedimento. Infatti, noi ribadiamo che siamo contrari alla nomina prevista di tre direttori generali. Non riteniamo che questo argomento debba rientrare nell'emergenza.
Invece, per noi le questioni centrali rimangono il potenziamento dei servizi delle strutture veterinarie, l'impegno a rafforzare una rete territoriale di unità di crisi nelle regioni e, infine, la formazione di personale medico.
Quindi, ribadiamo l'importanza di questo emendamento, che riteniamo dimostri seriamente il nostro approccio costruttivo al provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruggeri 1.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 398
Maggioranza 200
Hanno votato
187
Hanno votato
no 211).

Prendo atto che l'onorevole Santori non è riuscito ad esprimere proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Labate 1.22 e Dorina Bianchi 1.46.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Questo emendamento è la conseguenza logica della richiesta di sopprimere il comma 5 dell'articolo 1. Tale questione riguarda la nomina, non per emergenza, di tre direttori generali che il Ministero vuole effettuare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Labate 1.22 e Dorina Bianchi 1.46, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 400
Votanti 398
Astenuti 2
Maggioranza 200
Hanno votato
181
Hanno votato
no 217).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Labate 1.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bolognesi, con un mesto accento della Versilia... Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI. Non è la Versilia, è un po' più giù, perché l'accento labronico ha un tono più marcato...

PRESIDENTE. Io volevo tenerlo nascosto, questo particolare!


Pag. 15

MARIDA BOLOGNESI. È un pochino più a sud di Pisa, mentre la Versilia è più a nord. Capisco che la sua vita si è spesa tra Pisa e la Liguria e quindi lei vede quella parte della Toscana con un occhio di riguardo, ma vorrei dire che le bellezze della zona labronica sono famose in tutto il mondo!

PRESIDENTE. Non dirò più niente!

MARIDA BOLOGNESI. Venendo al merito dell'emendamento in esame, vorrei chiedere al ministro un po' di attenzione sulla riflessione che proponiamo con riferimento al comma 5-bis dell'articolo 1. Mi rivolgo anche ai tanti colleghi che giustamente si preoccupano ogni qual volta si manifesta una problematica legata a malattie o a pandemie che colpiscono gli animali - penso ad esempio al problema della mucca pazza -, degli oneri conseguenti per gli allevatori. Penso in particolare ai colleghi della Lega, ma anche a quelli di Forza Italia, che su queste tematiche sono sempre stati molto attenti.
Ebbene, signor ministro, quando si parla di oneri dobbiamo essere un po' più precisi, perché è evidente che non possiamo parlare di «indennità», laddove queste si riferiscono alle spese sostenute dai produttori e dagli allevatori per far fronte alla situazione. Prima, giustamente, il collega Giacco diceva - ed io sono d'accordo con lui - che occorre in primo luogo fermare l'ingresso di queste patologie infettive e in secondo luogo bisogna rispondere sul terreno nazionale, oltre che con azioni di prevenzione, con azioni che guardino all'organizzazione, al controllo e all'abbattimento, purtroppo, dei capi di bestiame, quindi con azioni che guardino anche alle attività produttive di questo settore.
Certamente per noi il punto principale è la salvaguardia della salute dei cittadini, ma non possiamo non renderci conto che in questo caso si sta abbattendo una scure anche sui produttori e sugli allevatori. Parlare, dunque, di indennità di abbattimento credo non renda merito alle problematiche esistenti, perché quando si devono abbattere capi di bestiame vi sono spese di varia natura, sia veterinarie sia organizzative.
Detto ciò, precisando che siamo comunque disponibili ad un'eventuale riflessione volta a modificare ulteriormente il testo, in senso migliorativo, l'espressione contenuta nel nostro emendamento, «spese connesse con la estinzione dei focolai di malattia» rappresenta una dizione più precisa, così come lo è l'altra espressione, sempre contenuta nell'emendamento, «spese di abbattimento», perché queste non sono riducibili solo ad un'indennità una tantum, che di per sé non rende merito alle problematiche economiche che gli allevatori si trovano ad affrontare.
Proprio perché ci interessa la salute dei cittadini e proprio perché non siamo insensibili alle problematiche degli allevatori, dei produttori e dei distributori, chiediamo anche a voi di non essere insensibili a tali questioni. Al collega della Lega, che mi sta guardando con sguardo perplesso, dico (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...

PRESIDENTE. La guarderanno spesso, non se la prenda!

MARIDA BOLOGNESI. Ma no, io non me la prendo perché mi guardano! Volevo solo dire che se i colleghi condividono il problema relativo agli indennizzi delle spese sostenute dagli allevatori, che in altri momenti della vita politica è stato a loro così caro, ebbene occorre prendere atto che si tratta di una produzione a rischio.
Dai dati emerge - giustamente o ingiustamente per l'allarme connesso all'influenza aviaria - un rilevante effetto negativo sulla produzione e sul consumo, ad esempio, di carne bianca (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bolognesi.

MARIDA BOLOGNESI. Per concludere, chiedo che sia inserita una dizione più precisa, affinché non siano previste misure una tantum, ma spese di abbattimento e


Pag. 16

forme di risarcimento per i costi sostenuti per l'estinzione dei focolai di malattia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Labate 1.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato
182
Hanno votato
no 218).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanella 1.25.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dalla Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
183
Hanno votato
no 215).

Prendo atto che l'onorevole Castellani non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Labate 1.24.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, insisto per la votazione, poiché il nostro emendamento si propone di aggiungere alcune parole che chiarificano gli obiettivi del provvedimento stesso.
Dalla posizione assunta dal Governo nei confronti di tale emendamento si desume la volontà di condivisione degli obiettivi; pertanto, se si ravvisa la possibilità di scrivere meglio le norme, affinché siano più chiare ed interpretate nella maniera corretta, anche con riferimento agli altri livelli di competenza e responsabilità, non vedo perché non lo dobbiamo fare.
Con tale emendamento si prevede di aggiungere le parole: «ai fini della prevenzione e lotta contro l'influenza aviaria, le malattie degli animali e le relative emergenze». Così facendo, si intende considerare in modo più ampio tutte le problematiche connesse all'influenza aviaria. Omettere le malattie degli animali e le relative emergenze significa restringere il campo.
Il ministro, forse, così mi pare di capire, spiegherà meglio la questione nel decreto attuativo. Noi ne siamo contenti, ma se vi è la possibilità di scrivere meglio la norma, dovremmo farlo fin dall'inizio!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Labate 1.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 396
Maggioranza 199
Hanno votato
181
Hanno votato
no 215).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Stradiotto 1.47.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.


Pag. 17


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradiotto 1.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 405
Votanti 404
Astenuti 1
(Maggioranza 203
Hanno votato
186
Hanno votato
no 218).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Valpiana 1.26.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dalla Commissione.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, durante tutto l'anno, soprattutto nei periodi in cui la caccia in Italia è chiusa, ad esempio in primavera ed in estate, molti cacciatori italiani si recano all'estero per battute di caccia (anatre, beccacce e via seguitando) organizzate da apposite agenzie italiane ed estere di viaggi venatori.
I paesi dove maggiormente questi nostri concittadini cacciatori si recano sono soprattutto la Crimea, l'Azerbaigian, l'Iran, il Kirzichistan, la Mongolia, ma anche l'Ungheria e la Bulgaria. Tutti paesi dove, di recente, si è registrata la diffusione di una nuova forma particolarmente aggressiva del virus HPAI del ceppo H5N1 dell'influenza aviaria di cui stiamo parlando, originata dagli allevamenti all'aperto di pollame nel sud-est asiatico. Al rientro da questi viaggi, è consuetudine che i cacciatori portino con sé anche grossi quantitativi di animali, che hanno ucciso, congelati e destinati al consumo alimentare o all'imbalsamazione.
È evidente che l'introduzione di questi animali sul territorio italiano, che segue canali turistici e, quindi, è completamente al di fuori dei controlli doganali e sanitari delle merci e che non è prevedibile né nei modi e né nei tempi, è suscettibile di costituire un grave rischio di contaminazione sanitaria e di diffusione anche del virus dell'influenza aviaria.
Ancora di più il problema si evidenzia con l'introduzione di fauna selvatica viva, così come è consentito dalla legge sulla caccia, la n. 157 del 1992, che porta a rischi ancora maggiori proprio perché si tratta di animali vivi, la cui destinazione finale è molte volte quella di essere liberati sul territorio nazionale in attività di ripopolamento a fini venatori.
Pertanto, il nostro emendamento propone la sospensione di questo tipo di importazione che non viene sottoposta a nessun tipo di controllo sanitario, anche in considerazione del fatto che il ripopolamento faunistico ai fini venatori potrà proseguire con il ricorso ad animali provenienti dagli innumerevoli allevamenti italiani di selvaggina che sono controllati e controllabili.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 1.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato
184
Hanno votato
no 218).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanella 1.41.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro e insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 1.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 18

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato
181
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Giuseppe Gianni non ha funzionato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanella 1.42.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro e insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 1.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
175
Hanno votato
no 223).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Giuseppe Gianni non ha funzionato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanella 1.50.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro e insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 1.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 381
Votanti 376
Astenuti 5
Maggioranza 189
Hanno votato
160
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Giuseppe Gianni non ha funzionato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanella 1.51.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro e insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 1.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 400
Votanti 394
Astenuti 6
Maggioranza 198
Hanno votato
173
Hanno votato
no 221).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Giuseppe Gianni non ha funzionato.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Valpiana 1.27 e Zanella 1.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, anche questo emendamento pone un problema realmente serio riguardo agli uccelli selvatici vivi, che possono diventare strumento portatore di potenziale virus dell'influenza aviaria. Nei mesi autunnali


Pag. 19

talune amministrazioni locali, soprattutto del centro nord, autorizzano la cattura di uccelli selvatici vivi con reti. Solo nel 1999, per esempio, secondo i dati forniti da cinque regioni - Marche, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto - sono stati catturati in questo modo ...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, un minor brusio consentirebbe una migliore comprensione degli interventi.

TIZIANA VALPIANA. Sono stati catturati, dicevo, in un anno ben 51.722 uccelli migratori, appartenenti a queste specie: allodole, merli, colombacci, tordi bottacci e tordi sasselli, cesene e pavoncelle. Tale attività, che non è altro che la cosiddetta «uccellagione», serve a procurare i richiami vivi utilizzati per la caccia da appostamento fisso. Secondo la legge n. 157 del 1992, ogni cacciatore ne può detenere, a seconda del tipo di caccia che svolge, fino a 10 o 40 esemplari. Gli impianti di uccellagione si suddividono in fissi e mobili. I primi sono costituiti da roccoli, bresciane, copertoni e prodine; i secondi da un sistema di reti verticali od orizzontali per la cattura di specie che si aggregano in gruppi numerosi, nei luoghi di riposo o di pastura. Le reti più utilizzate sono quelle a tramaglio o di tipo mist-net, particolarmente sottili e invisibili, in cui incappano gli uccelli in volo.
Trattandosi di specie selvatiche migratrici destinate al diretto contatto umano, che sono allevate a tempo indeterminato dai cacciatori nelle proprie abitazioni e sono periodicamente portate a contatto con altra fauna selvatica in libertà durante l'uso venatorio, risultano palesi i rischi sanitari che derivano dall'uso di tali richiami vivi. Al fine di evitare che tali uccelli possano costituire vettori di malattie infettive, appare opportuno, come chiediamo nel nostro emendamento, vietarne la cattura e l'utilizzo. Per le identiche ragioni noi chiediamo anche che sia vietato l'uso di anatre e piccioni domestici, spesso allevati dai singoli cacciatori per essere usati come richiami, di zimbelli e volantini, onde attirare presso le postazioni di caccia gli esemplari selvatici delle specie acquatiche cacciabili, nonché di colombacci.

RAMON MANTOVANI. Brava!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulio Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Ritengo che gli emendamenti presentati dall'onorevole Valpiana e da altri colleghi non siano volti a contrastare la diffusione dell'influenza aviaria, ma rappresentino il tentativo - peraltro antico - di proibire la caccia su tutto il territorio nazionale tout court. Per tale motivo, esprimeremo un voto contrario sugli emendamenti in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Valpiana 1.27 e Zanella 1.40, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 400
Votanti 391
Astenuti 9
Maggioranza 196
Hanno votato
168
Hanno votato
no 223).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 1.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).


Pag. 20

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 406
Votanti 404
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato
182
Hanno votato
no 222).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Valpiana 2.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. L'articolo 2 affronta un tema particolare. Occorrerebbe che il Governo ci spiegasse quale sia la consistenza del fondo di riserva per le spese impreviste e in che modo le regioni, visti i tagli che hanno subito e che subiranno anche a seguito della legge finanziaria, possano far fronte agli interventi previsti nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio.
Abbiamo presentato questo emendamento in quanto non riteniamo condivisibile attingere al fondo di riserva per le spese impreviste per destinare tali risorse all'acquisto di vaccini futuri e di farmaci dei quali allo stato attuale non è provata l'efficacia. Sarebbe opportuno, al contrario, destinare le risorse aggiuntive al potenziamento delle strutture esistenti per la gestione di una eventuale pandemia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 387
Maggioranza 194
Hanno votato
175
Hanno votato
no 212).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duilio 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 405
Maggioranza 203
Hanno votato
187
Hanno votato
no 218).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Milana 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 409
Votanti 407
Astenuti 2
Maggioranza 204
Hanno votato
185
Hanno votato
no 222).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Labate 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato
184
Hanno votato
no 221).


Pag. 21


Passiamo alla votazione dell'emendamento Iannuzzi 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà (Commenti).

LUIGI GIACCO. Zitti!

DORINA BIANCHI. Signor Presidente, intendo evidenziare che i nostri emendamenti non hanno natura ostruzionistica, anzi con essi ci poniamo alcuni interrogativi indispensabili per fornire una giusta risposta nel caso di una eventuale emergenza.
Dunque, ci chiediamo come, in assenza di risorse economiche stanziate dal Governo, le regioni possano rispondere in maniera corretta ad una emergenza. Come si può pretendere che le regioni si accollino il costo dell'acquisto dei farmaci antivirali per quantità e scorte pari a quelli acquistati dallo Stato, senza oneri a carico della finanza pubblica? Ciò soprattutto in considerazione dei finanziamenti che attualmente vengono riconosciuti alle regioni.
In tal modo, a nostro avviso, non vengono assicurati i livelli essenziali di assistenza. Riteniamo invece che debbano essere stanziate risorse adeguate, perché altrimenti le regioni, soprattutto quelle con un servizio sanitario più debole, come le regioni del sud, non saranno in grado di garantire un'adeguata protezione nel caso di pandemia (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iannuzzi 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 408
Votanti 405
Astenuti 3
Maggioranza 203
Hanno votato
187
Hanno votato
no 218).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ria 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, riprendo alcune considerazioni svolte dalla collega Dorina Bianchi. Le regioni vengono marginalizzate dal provvedimento in esame. Abbiamo chiesto che ad esse fosse attribuito un ruolo significativo nel coordinamento delle politiche di prevenzione, ma non siamo stati ascoltati e le nostre proposte emendative sono state respinte. Si pretende, al contrario, dalle regioni che si accollino il costo dell'acquisto dei farmaci antivirali senza maggiore onere a carico della finanza pubblica.
Al riguardo va svolto un ragionamento molto serio. Ci auguriamo che non accada, ma, se il rischio di pandemia dovesse aumentare, le regioni dovrebbero fare la propria parte. Il Governo ha finora sottofinanziato i sistemi sanitari regionali. C'è un'inadeguatezza finanziaria da parte delle regioni: evidentemente, si vogliono mettere a rischio i livelli essenziali di assistenza. Ribadiamo pertanto la necessità di attribuire maggiori risorse alle regioni, se si vuole che esse facciano fino in fondo la propria parte (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ria 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 22

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 413
Maggioranza 207
Hanno votato
193
Hanno votato
no 220).

Passiamo all'esame dell'articolo aggiuntivo Labate 2.041.
Chiedo all'onorevole Labate se acceda all'invito al ritiro formulato dalla Commissione.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, riteniamo che l'articolo aggiuntivo in esame costituisca una delle più importanti proposte emendative che abbiamo sottoposto all'attenzione del Governo, pur sapendo che recentemente il ministro Storace ha tenuto una riunione con gli istituti zooprofilattici italiani, impegnandosi a reperire risorse congrue affinché essi abbiano il giusto riconoscimento del valore del lavoro che svolgono. Richiamo inoltre l'attenzione dei colleghi, sia della maggioranza sia dell'opposizione, sulla circostanza che tale richiesta di riconoscimento è dovuta anche al fatto che negli ultimi sei anni questi istituti hanno avuto un sovraccarico di funzioni, sia in termini di ricerca che di controllo, a seguito di regolamenti e direttive comunitarie con cui si prevede che la materia della ricerca scientifica, dei test di controllo e dell'attività degli istituti zooprofilattici sia disciplinata in modo sempre più rigoroso ed attento.
Mi rivolgo brevemente a lei, ministro Storace, in quanto si è associato all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo in esame. Naturalmente non ho ragione di dubitare che quanto da lei dichiarato in questa Assemblea e in Commissione corrisponda alla verità. Mi sono tuttavia sorpresa, ricevendo il testo del disegno di legge finanziaria trasmesso alla Camera, che lei non abbia provveduto in tale disegno di legge, nell'ambito dei 100 milioni che fanno capo allo stanziamento previsto per la ricerca, a detrarre almeno 10 milioni di euro destinandoli, con una norma ad hoc, agli istituti zooprofilattici. Questo mi preoccupa, non per diffidenza o perché presupponga la malafede, ma perché sarebbe stato necessario tradurre nella legge finanziaria l'impegno da lei assunto.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Labate non accede all'invito al ritiro formulato dalla Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, questa proposta emendativa, in buona sostanza, è stata da noi recepita in quella successiva; con essa il gruppo della Margherita intende riprodurre l'ordine del giorno che abbiamo presentato al Senato e che attribuisce un finanziamento di 10 milioni di euro agli istituti zooprofilattici sperimentali su tutto il territorio nazionale. Si tratta di rafforzare strutture d'eccellenza, fondamentali per esercitare il controllo e l'azione di prevenzione e contrasto del rischio virus, nonché di altri pericoli che attengono alla salute animale e dell'uomo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Labate 2.041, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 412
Votanti 408
Astenuti 4
Maggioranza 205
Hanno votato
201
Hanno votato
no 207).

Prendo atto che l'onorevole Burtone ha erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto votare a favore.


Pag. 23


Prendo atto altresì che il presentatore dell'articolo aggiuntivo Meduri 2.040 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Meduri 2.040, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 416
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
191
Hanno votato
no 225).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mosella 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 419
Maggioranza 210
Hanno votato
197
Hanno votato
no 222).

Ricordo che l'emendamento Ascierto 3.40 è stato ritirato.
Constato l'assenza dell'onorevole Bellotti: s'intende che non insista per la votazione del suo articolo aggiuntivo 3.01.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Valpiana 5.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Presidente, consideriamo particolarmente serio questo argomento, nel senso che ci chiediamo come mai in un provvedimento proposto e seguito dal Ministero della salute siano ricompresi interventi urgenti nel settore avicolo. Siamo assolutamente coscienti - io, in particolare, che, pur essendo vegetariana, provengo da una regione in cui vi è la maggiore concentrazione di industrie avicole, nella quale, quindi, la crisi del settore è maggiormente sentita - delle difficoltà che questo comparto sta attraversando. Penso soprattutto ai moltissimi lavoratori interessati che vedono il loro posto di lavoro messo a rischio. Vorrei sottolineare che tra gli addetti, in particolare tra quelli stagionali, oltre il 50 per cento è rappresentato da stranieri, che perderebbero, oltre al lavoro, anche il permesso di soggiorno e, quindi, la possibilità stessa di rimanere nel nostro paese. Si tratterebbe quindi di una tragedia di tipo umanitario oltre che di tipo sanitario.
Credo, tuttavia, che sia assolutamente importante che le cose vengano fatte con ordine e che, quindi, non debba essere il Ministero della salute ad occuparsi del sostegno all'industria, quanto, piuttosto, altri ministeri, in particolare il Ministero delle politiche agricole, che avrebbe dovuto essere il capofila ed il proponente di questo provvedimento. Pertanto, siamo favorevoli alla soppressione dell'articolo 5, non tanto perché non comprendiamo la crisi del settore avicolo, quanto perché pensiamo che non sia competenza di questo provvedimento affrontare il tema specifico.
Ci sembra poi che, così come strutturato, tale intervento potrebbe essere configurato, come già l'Unione europea ci ha fatto capire, come un intervento di tipo protezionistico a sostegno dei prezzi e, quindi, attualmente non consentito dalla normativa comunitaria in materia di aiuti. Ci sembra pertanto che questo articolo avrebbe dovuto essere considerato non ammissibile; noi, proprio perché cozza contro le normative europee, abbiamo presentato un emendamento volto a sopprimerlo.
Prenderò la parola anche sul successivo articolo aggiuntivo Bocchino 5.09, ma, intanto, ci permettiamo di suggerire che andrebbero realizzati interventi di sostegno


Pag. 24

non soltanto all'industria, ma soprattutto all'occupazione e, quindi, al reddito, mediante gli ammortizzatori sociali. Comunque, di questo argomento ci occuperemo in seguito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

LINO RAVA. Signor Presidente, pur non condividendo, naturalmente, l'emendamento in esame, con spirito diverso, vogliamo approfittare dell'occasione per segnalare un giudizio di assoluta insufficienza dell'attuale testo dell'articolo 5.
D'altronde, tale insufficienza è stata riconosciuta dallo stesso ministro della salute al Senato, allorquando, con riferimento ai produttori che stanno subendo un danno economico a causa dell'influenza aviaria, ha affermato testualmente: credo che, nel passaggio tra Senato e Camera, si riuscirà a trovare una copertura adeguata; l'approvazione del provvedimento risulterà estremamente rapida. In altre parole, lo stesso ministro auspicava che potessero essere presi in considerazione alcuni emendamenti presentati al Senato, segnatamente quelli riferiti all'aumento dei quantitativi acquistabili dall'AGEA e alla sospensione degli adempimenti tributari e previdenziali a favore delle aziende interessate dalla crisi.
La stessa posizione è stata espressa dal ministro Alemanno: l'ha fatto al tavolo zootecnico, proprio nei giorni scorsi, e l'ha fatto ampiamente sui giornali. Cito soltanto una sua intervista ad Agrisole nella quale, riferendosi alla conversione del decreto-legge attualmente in vigore, ha parlato di un emendamento aggiuntivo che introducesse interventi finalizzati alla sospensione ed al differimento dei termini relativi agli adempimenti tributari e contributivi.
Quindi, un dato di fatto è che tutti riconoscono che l'attuale formulazione del decreto-legge necessita di ulteriori provvedimenti integrativi.
Orbene, a fronte delle predette affermazioni dei due ministri in qualche modo competenti rispetto al giudizio da esprimere sul decreto-legge in esame, non soltanto il Governo non ha presentato alcun emendamento, ma viene chiesto ai presentatori degli emendamenti che vogliono porre rimedio all'evidenziata lacuna di ritirarli. Mi sembra veramente paradossale, signor ministro!
Credo che, anche partendo dal giudizio sulla coerenza del Governo rispetto alle affermazioni provenienti da due dei suoi membri, non possiamo aspettarci nulla di buono anche rispetto agli adempimenti successivi.
Sappiamo che le aziende avicole stanno subendo una grave crisi, che dobbiamo mettere in atto tutto il processo degli ammortizzatori sociali e dei piani di riconversione e di ristrutturazione. Il Governo annuncia che vuole percorrere questa strada, ma, evidentemente, se nemmeno in questa sede vengono rispettati gli impegni ufficialmente assunti dai due ministri menzionati, credo che davvero possiamo aspettarci ben poco di buono! Adesso, spero che il ministro intervenga per ribaltare la posizione espressa fino a questo momento.
Credo che possiamo fare, con grande serenità, una considerazione conclusiva: se gli impegni che vengono assunti in Parlamento e nelle sedi istituzionali (qual è il tavolo zootecnico) non vengono mantenuti dal Governo, è evidente che essi si trasformano in prese in giro. E credo che il mondo agroalimentare sia davvero stufo delle prese in giro!

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. In realtà, aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone; tuttavia, darò prima la parola al ministro Storace e, successivamente, al collega Burtone.
Ministro Storace, prego, ha facoltà di parlare.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Signor Presidente, vorrei intervenire senza che vi sia questo brusio di


Pag. 25

sottofondo, perché si tratta di una questione molto delicata. In aula, si cerca di parlare, avendo, da parte dei colleghi, la disponibilità ad ascoltare.
L'onorevole Rava, precedentemente, ha ricordato una dichiarazione, ma, gentilmente, ha omesso di citare tutte le altre con le quali abbiamo assunto altrettanti impegni, mantenendoli: è il caso dei veterinari.
Su tale questione, apparentemente lei ha ragione. Il problema riguarda ciò che è successo nel passaggio del provvedimento dal Senato alla Camera. Noi, semplicemente, per la minima previsione contenuta nell'articolo 5, abbiamo già rischiato l'apertura di un contenzioso da parte di Bruxelles. Tant'è vero che un terzo ministro, che lei non ha citato, sta meritoriamente lavorando alla soluzione del problema (mi riferisco al ministro Maroni); sta tentando di risolvere le questioni con uno specifico decreto-legge, su cui stiamo lavorando nell'ambito di un tavolo interministeriale, che ci consente di non appesantire questo provvedimento, sul quale dobbiamo inviare le nostre osservazioni a Bruxelles per far capire che non ci troviamo nel regime degli aiuti di Stato.
Per renderle più chiara la situazione, vorrei richiamare un esempio: su richiesta dei produttori, abbiamo dato vita ad una campagna di comunicazione sul pollo italiano, ma ci viene contestata persino questa iniziativa. Allora, è evidente che non possiamo commettere passi falsi, magari approvando un provvedimento che rischia di appesantire la nostra posizione nei confronti dell'Unione europea.
Ecco perché, con riferimento a questi temi, su cui pure c'è da parte del Governo una disponibilità, altrimenti non avremmo approvato, nella stesura del decreto-legge, l'articolo 5, che costituisce un passo in avanti verso le categorie interessate, chiediamo di non appesantire il provvedimento, perché stiamo trattando con Bruxelles per verificare ciò che concretamente possiamo o non possiamo fare.
Anche su un'altra questione, quella riguardante la sospensione dei contributi, oggetto di una proposta emendativa per la quale valgono le osservazioni che sto sviluppando, il ministro Maroni si sta impegnando nella trattativa con Bruxelles. Ecco perché vorrei rassicurarla.

PRESIDENTE. Grazie, signor ministro.
Prego, onorevole Burtone, ha facoltà di intervenire.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, il decreto-legge in oggetto si divide in due parti: una parte sanitaria, che abbiamo cercato di affrontare nel miglior modo possibile, ed una parte riguardante i settori produttivi significativi della nostra economia, un comparto agricolo che è entrato pesantemente in crisi, probabilmente per un eccesso di allarmismo che si è creato nella nostra popolazione a seguito di notizie infondate e strumentali che sono state pubblicate.
Signor ministro, lei ha rappresentato alcune difficoltà. Comprendiamo i limiti che vi sono nella nostra legislazione rispetto agli impegni europei; tuttavia, la sua dichiarazione di questa mattina contrasta con le affermazioni del ministro Alemanno, che, anche ieri, ha dichiarato che il Governo avrebbe dovuto affrontare oggi, con un intervento serio, le difficoltà del comparto agricolo.
Abbiamo presentato diverse proposte emendative, alcune delle quali hanno l'obiettivo di sollevare la questione delle risorse. Tuttavia, pensiamo sia necessario non solo un tavolo di concertazione con le associazioni produttive, ma anche e soprattutto la previsione della cassa integrazione guadagni straordinaria per un settore che presenta gravi problemi di natura sociale, proprio per la tenuta occupazionale.
Quindi, auspichiamo che siano accolte le nostre proposte emendative riferite ad un comparto, quello avicolo, che sta vivendo seri problemi di natura occupazionale.

LINO RAVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


Pag. 26

LINO RAVA. Signor Presidente, credo che le parole del ministro meritino, comunque, una controreplica, in particolare quando egli afferma che l'Europa ci pone alcuni paletti.
Signor Presidente, questo è un fatto normale. L'Europa ha delle regole, ma le regole bisogna verificarle a monte.
Quello che purtroppo l'attuale Governo non sta facendo, ritrovandosi così con tutti i decreti-legge in queste condizioni, è verificare «a monte» quali siano le condizioni. Il ministro Alemanno non può andare dagli imprenditori avicoli, dichiarare che saranno assunti determinati impegni e poi affermare che l'Europa non lo consente. Non è possibile: è un problema di serietà e di coerenza che voi non avete in questo contesto.
Non avete neppure l'autorevolezza per sostenere, a livello di Unione europea, le posizioni che sono nell'interesse del paese. È questo il problema. Riconoscetelo: evidentemente, c'è un grandissimo difetto in questo Governo circa la capacità di incidere sulle decisioni dell'Unione europea, anche se i temi dei quali stiamo parlando, se lo ricordi, sono già stati affrontati e risolti positivamente attraverso l'adozione di altri provvedimenti. È dunque difficile che su questo, a meno che non vi sia una forte incapacità, non si possa percorrere la stessa strada (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sedioli. Ne ha facoltà.

SAURO SEDIOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, concordo anch'io con l'intervento svolto dall'onorevole Rava. In sede di Unione europea la questione avrebbe dovuto essere risolta prima: vi sono molti decreti che non vengono applicati, proprio perché non concordiamo in tempo utile le relative modalità con l'Unione stessa.
È stato chiesto il ritiro degli emendamenti, anche di quelli che cercano di riparare ad una difficoltà, ad esempio in ordine alla necessità di stabilire che i ritiri della carne avicola vengano effettuati per usi umanitari: in questi casi, avremmo una maggiore possibilità di rispondere alla Comunità europea.
Insomma, le risposte che questo decreto-legge fornisce alla crisi del settore sono totalmente inefficaci: parliamo di 17 mila tonnellate di carni ritirate e congelate quando invece siamo già, ai primi di novembre, a 35 mila tonnellate. Abbiamo i magazzini pieni e vengono affittati altri magazzini per mettere nelle celle le carni invendute. Abbiamo promesse che sono state fatte: insomma, il ministro già sapeva delle cessioni di Bruxelles, quando ha dichiarato che avrebbe presentato emendamenti a questo decreto...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Sedioli. Il tempo a sua disposizione sta per esaurirsi.

SAURO SEDIOLI. È di due giorni fa, un'agenzia Agrapress; signor ministro, se vuole posso fargliela avere. Il ministro si era impegnato ad affrontare questi problemi: lo aveva fatto al tavolo zootecnico.
Sono certo che andrà a finire come con le dichiarazioni relative alla «casa per tutti»: invece della casa, stanno piovendo soltanto delle tegole sugli allevatori ed i lavoratori.

MARIA CELESTE NARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei esprimere brevemente la nostra forte preoccupazione. Abbiamo in tal senso chiesto la soppressione di questo articolo: quindi, voteremo favorevolmente tutte le proposte emendative che apportano modifiche a questo settore.
Il ministro Alemanno aveva promesso e proposto una serie di interventi che andavano nella direzione di tutelare i ben 80 mila addetti di questo settore. La crisi del settore è quindi clamorosa: che ad oggi non vi sia uno straccio di provvedimento


Pag. 27

a sostegno di questi operatori del mondo avicolo ci sorprende e rende molto preoccupante la situazione.
Per questo, oltre che per le ragioni espresse dalla collega Valpiana, esprimeremo un voto contrario sull'articolo 5; voteremo invece favorevolmente sugli altri emendamenti che intendono apportarvi modifiche (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 5.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 410
Votanti 408
Astenuti 2
Maggioranza 205
Hanno votato
42
Hanno votato
no 366).

Passiamo all'emendamento Francesca Martini 5.12. Chiedo alla proponente se acceda all'invito al ritiro.

FRANCESCA MARTINI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCA MARTINI. Come è noto, l'allarmismo collettivo che ha accompagnato la scoperta di nuovi focolai di influenza aviaria a livello internazionale si è ripercosso negativamente sul consumo di carni bianche, che negli ultimi mesi ha registrato una drastica contrazione pari a circa il 30 per cento del valore iniziale e che rischia di compromettere l'intera filiera produttiva.
Tale modifica delle abitudini alimentari quotidiane si rivela, tuttavia, inutile ai fini della prevenzione del rischio di contagio che, come si è detto, dipende esclusivamente dal contatto fisico con l'animale infetto; da ciò, l'esigenza che, con il decreto-legge in esame, siano adottate specifiche misure a sostegno di un settore produttivo che rischia di essere immotivatamente penalizzato, anche a causa di una cattiva informazione dei consumatori.
Nel generale apprezzamento per le misure previste dal decreto-legge in fase di conversione, vorrei però sottolineare come, a prescindere dalle disposizioni orientate alla prevenzione di possibili pericoli sanitari legati ad una eventuale diffusione del virus tra la popolazione, importanza prioritaria assuma, per il movimento della Lega Nord, l'adozione di misure, come quelle di cui all'articolo 5, finalizzate a sostenere un comparto per la maggior parte della filiera situato a nord - quello avicolo - che rappresenta un settore caratteristico ed essenziale per la nostra produzione agroindustriale.
In particolare, mi riferisco ai due emendamenti all'articolo 5 di cui sono firmataria con altri esponenti del mio gruppo di appartenenza; emendamenti che intendono disporre nuove misure di sostegno a favore del comparto agricolo; nel merito, si intende consentire al ministro delle politiche agricole e forestali, di intesa con il ministro dell'economia e delle finanze, di adottare una serie di interventi a sostegno degli allevatori avicoli, delle imprese di macellazione avicola e dei commercianti all'ingrosso di carni avicole. Si tratta di interventi tra i quali, in particolare, ricordo: la sospensione o il differimento dei termini relativi agli adempimenti tributari; la sospensione dei pagamenti e dei contributi previdenziali ed assistenziali; la sospensione dei pagamenti delle rate di mutuo.
Inoltre, si autorizza il ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con il ministro delle politiche agricole e forestali, a concedere contributi per l'accensione di


Pag. 28

mutui per la riconversione e la ristrutturazione delle imprese operanti nella filiera avicola.
La motivazione è quella, pertanto, di iniziare con un intervento chiaro, che possa poi aprire la strada ad altri provvedimenti che auspichiamo siano di sostegno al comparto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo soprattutto sul merito delle proposta emendativa, in quanto, nel testo del provvedimento - e chiederei anche al ministro se potesse dare qualche delucidazione al riguardo -, nell'autorizzare l'acquisto di queste 17 mila tonnellate di carne congelata, si aggiunge, poi: «e di altri prodotti». Inserire in una legge l'espressione «e di altri prodotti» è già alquanto generico. Bisognerebbe capire di cosa si tratti e perché autorizziamo l'AGEA a tali acquisti.
Ritengo poi che la collega Francesca Martini abbia posto un'altra questione fondamentale, quella dell'uso che si farà di queste 17 mila tonnellate; nella sua proposta emendativa, si indica una destinazione ad aiuti alimentari. Ebbene, ritengo che, nel disporre l'acquisto, bisognerebbe essere più precisi, sia su cosa si acquista sia, poi, sulla destinazione che si intende dare a tali acquisti. Mi sembra, invece, che il testo sia eccessivamente discrezionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Francesca Martini 5.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e di Rifondazione comunista).

(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato
221
Hanno votato
no 208).

Prendo atto che gli onorevoli Baldi, Schmidt e Olivieri non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Dobbiamo, ora, verificare le conseguenze dell'approvazione testè deliberata dall'Assemblea sui successivi emendamenti; chiedo, pertanto, ai colleghi di avere un momento di pazienza.
Avverto che la votazione testè effettuata preclude i successivi emendamenti Molinari 5.8, Colasio 5.10 e Sedioli 5.4.
Passiamo agli identici emendamenti Francesca Martini 5.13 e Rava 5.41.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Signor Presidente, la questione che intendo evidenziare è il modo con cui viene affrontata, attraverso il decreto-legge in esame, la grave crisi causata dall'influenza aviaria nel settore avicolo, poiché ritengo che tale problema venga fronteggiato in maniera assolutamente insufficiente.
Le difficoltà che attraversano il settore avicolo, infatti, sono gravissime, e sono dovute anche ad ingiustificati timori relativi ad un'emergenza sanitaria a tutt'oggi non ancora verificatasi. Si parla, con riferimento al settore avicolo, di perdite dell'ordine di 150 milioni di euro al mese, con un calo del fatturato pari al 30 per cento. Stiamo parlando di 6 mila allevamenti, di 173 centri di macellazione e di 517 imprese, che occupano circa 180 mila dipendenti.
Dobbiamo sottolineare come vi sia una paura irrazionale per l'influenza aviaria,


Pag. 29

così come dobbiamo riconoscere che le iniziative messe in campo dal Governo sono assolutamente irrilevanti. Vorrei osservare, infatti, che il risarcimento previsto, pari 20 milioni di euro, risulta decisamente inadeguato alle reali esigenze.
Concludo il mio intervento, signor Presidente, preannunziando che interverrò anche sulle successive proposte emendative al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Francesca Martini 5.13 e Rava 5.41, non accettati dalla Commissione né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

(Presenti 429
Votanti 428
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato
220
Hanno votato
no 208).

PIERO RUZZANTE. Olé!!

PRESIDENTE. Al fine di valutare le conseguenze della deliberazione testé assunta dall'Assemblea, chiedo all'onorevole relatore di indicarci in che modo ritenga si possa procedere nei nostri lavori (Commenti)...
Onorevoli colleghi, possiamo lavorare con un po' di attenzione, se è possibile? Cercate di aiutare la Presidenza...!

CARLA CASTELLANI, Relatore. Signor Presidente, sarebbe necessario disporre una breve sospensione dei lavori dell'Assemblea (Commenti), poiché è evidente che l'approvazione degli identici emendamenti Francesca Martini 5.13 e Rava 5.41, privi di adeguata copertura finanziaria, come peraltro rilevato dal parere espresso dalla Commissione bilancio, creerà sicuramente dei problemi. Chiedo pertanto alla Presidenza di sospendere brevemente la seduta, al fine di valutare in che modo proseguire l'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Castellani.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 13,25.

PRESIDENTE. Avverto che, a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti Francesca Martini 5.13 e Rava 5.41, risultano assorbiti gli emendamenti Sedioli 5.5, 5.1 e 5.2, nonché gli identici emendamenti Sedioli 5.6 ed Annunziata 5.9.
Dovremmo ora passare all'articolo aggiuntivo Rava 5.05.
A questo punto invito la relatrice a riferire all'Assemblea in merito alle determinazioni del Comitato dei nove circa il prosieguo dei nostri lavori.

CARLA CASTELLANI, Relatore. Signor Presidente, il Comitato dei nove propone di portare a compimento il lavoro della Commissione e di licenziare il provvedimento in esame, per poterlo trasmettere al Senato (Commenti).

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, credo che questa decisione, assunta dalla maggioranza, non sia costruttiva. Infatti, ora si pone il problema della copertura finanziaria...

CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Infatti, avete votato a favore!


Pag. 30

ANTONIO BOCCIA. ...e vi è il problema di capire il motivo per il quale la Commissione bilancio abbia espresso un parere negativo. Il motivo è che il Governo ha ritenuto non utilizzabili le risorse previste per gli incentivi assicurativi di cui alla legge citata negli identici emendamenti Francesca Martini 5.13 e Rava 5.41.
In effetti, signor Presidente, la contrarietà del Governo deriva anche dalla circostanza che era dubbia la capienza e, quindi, anche la validità di tale copertura. Mi permetto pertanto di segnalare al ministro - qualora non si provveda ora ad una corretta copertura finanziaria - la necessità che il provvedimento, una volta corretto al Senato, torni nuovamente all'esame della Camera. Forse sarebbe più opportuno sospendere per breve tempo i nostri lavori, introducendo le necessarie correzioni e trovando anche gli espedienti tecnici che gli uffici sicuramente sapranno suggerire, e successivamente trasmettere al Senato un testo definitivo. Mi parrebbe la strada migliore da percorrere. Tuttavia, poiché l'interesse ad esitare il provvedimento dovrebbe essere più del Governo - noi abbiamo tentato di migliorarne il testo -, credo sarebbe necessaria una riflessione, forse anche da parte della Presidenza, atteso che questo decreto-legge, signor Presidente, scade il 30 novembre e, dunque, la navette parlamentare lo mette fortemente a rischio di decadenza.

PRESIDENTE. Onorevole Antonio Boccia, la ringrazio per il suggerimento, in particolare con riferimento all'invito alla riflessione, che non è una mia dote...

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Credo che il «pentimento successivo» sia sbagliato, onorevole Boccia, perché avevo avvisato, prima della votazione, di quali sarebbero state le conseguenze dell'eventuale approvazione degli identici emendamenti Francesca Martini 5.13 e Rava 5.41 (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
Infatti, è evidente che su tale questione si è giocata una partita «innocente», se vogliamo chiamarla così, con candore. Stiamo parlando di un provvedimento che serve al paese per attrezzarsi a fronteggiare l'influenza aviaria. Dall'inizio della seduta odierna stiamo assistendo ad una serie incredibile di interventi su ciascun emendamento. Credo che al Senato l'opposizione si sia comportata in maniera differente rispetto alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo), ma ciò fa parte del gioco politico.
Ora non ci può venire a chiedere, onorevole Boccia, di riconsiderare le conseguenze di un voto con il quale voi - ed una parte della maggioranza - avete deciso di modificare il decreto-legge in esame. Al Senato si cercherà la copertura finanziaria. Se la si troverà, bene, altrimenti il provvedimento tornerà all'esame di questo ramo del Parlamento. Non potete attribuire al Governo la colpa.
Stiamo lavorando da settimane per superare le obiezioni di Bruxelles (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)...

CESARE CAMPA. Smettetela!

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Chiedo scusa, ho ascoltato con pazienza tutti e vorrei essere ascoltato anch'io, se è legittimo in quest'aula!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Non so come il Parlamento possa comportarsi in questa maniera (Commenti)...

PRESIDENTE. Il Parlamento è libero, sa com'è... Prego, ministro Storace.


Pag. 31

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. È liberissimo...

PRESIDENTE. Mi rivolgevo al collega che diceva di no: io sono convinto che è libero.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. È evidente che ci troviamo nella condizione di dover andare avanti.
Vorrei permettermi di rivolgere un appello anche all'opposizione. Avete ottenuto il risultato politico di rinviare il provvedimento al Senato. Questo fa parte delle regole del gioco e al riguardo non intendo muovervi critiche. Tuttavia, mi consentite di evitare di dover rinviare il vertice del G7 che si terrà oggi pomeriggio, in cui devo rappresentare l'Italia sul tema dell'influenza aviaria? Credo che questo sia un diritto del Governo. Vi prego di accantonare il dibattito sugli emendamenti residui e, al Senato, tenteremo di trovare una soluzione, se sarà possibile.
Adesso, non ci potete chiedere di ricominciare un'altra volta il dibattito sui restanti emendamenti. Credo che occorra un po' di buonsenso da parte di tutti e che si debba consentire al Governo di rappresentare al vertice la posizione italiana (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

GRAZIANO MAZZARELLO. Dovevate farlo prima!

ROSY BINDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSY BINDI. Signor Presidente, devo dare atto al ministro Storace - rispetto al suo predecessore e ad altri ministri - di partecipare ai lavori parlamentari e di interloquire con l'Assemblea. Ritengo che questo sia già un elemento istituzionalmente corretto e da apprezzare (Applausi).
Vorrei sottolineare questo elemento proprio perché non voglio approfittare del regolamento parlamentare, che ci consente di riprendere la parola dopo l'intervento del ministro. E vorrei seriamente e serenamente interloquire con il ministro stesso e, naturalmente, con i colleghi parlamentari e con la Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Colleghi, per favore...

ROSY BINDI. Credo si debba dare atto che al Senato l'opposizione ha collaborato a migliorare questo provvedimento e - lo posso dire - ad impedire un uso strumentale dello stesso da parte del Governo. Mi riferisco, in particolare, al tentativo di usare questo decreto-legge per finalità improprie, che il nostro regolamento parlamentare neppure consentirebbe (sappiamo, infatti, che il regolamento del Senato è un po' meno rigoroso rispetto a quello della Camera). Mi riferisco ad alcuni provvedimenti riguardanti, ad esempio, l'istituto Spallanzani o quant'altro. È stato l'intervento dell'opposizione, rispetto al quale - devo darne atto - il ministro si è reso disponibile, che ha evitato un uso strumentale della legislazione da parte del Governo.
Abbiamo sicuramente contribuito a migliorare questo provvedimento, chiedendo al Governo di approfittare di un'emergenza per intervenire sulla struttura ordinaria del nostro servizio sanitario. Sia chiaro a tutti: le emergenze si combattono con provvedimenti emergenziali, ma soprattutto rafforzando l'ordinario sistema di allerta, di prevenzione, di presa in carico del Servizio sanitario nazionale. Abbiamo fatto questo chiedendo - e in parte ottenendo - il rafforzamento dei nostri servizi veterinari. Se fossimo stati ascoltati, si sarebbe fatto qualcosa di più. Mi riferisco, in particolare, al rafforzamento dei nostri istituti zooprofilattici, ai quali è deputata la ricerca, la vigilanza e il controllo in questa materia. Sono strutture ordinarie, per le quali non vi era bisogno di creare sovrastrutture.
Parimenti, si poteva rafforzare in misura maggiore il nostro Istituto superiore di sanità. Comunque, l'opposizione ha tenuto


Pag. 32

un comportamento che l'ha portata addirittura a votare a favore del provvedimento in esame con un eccesso, per così dire, di zelo. Infatti, tale provvedimento, nonostante i nostri miglioramenti, secondo noi presenta ancora molti limiti, sia per le misure emergenziali sia per il rafforzamento dell'ordinarietà nel nostro sistema.
Quando questo decreto-legge è giunto all'esame della Camera, in Commissione, abbiamo chiesto alla maggioranza di garantire soltanto il numero legale, perché - ne sono testimoni i colleghi della XII Commissione - esso ha esordito in un'aula deserta della Commissione. Abbiamo detto: almeno garantite il numero legale; noi siamo disposti a collaborare, perché sappiamo che si tratta di un provvedimento atteso dal paese, in quanto - ciò è vero - c'è un'esposizione internazionale molto importante su questo argomento. Abbiamo tenuto un atteggiamento, attraverso i nostri emendamenti, decisamente migliorativo del testo. Adesso, tuttavia, non ci si può chiedere di non intervenire, perché gli emendamenti da noi presentati hanno un significato e sono volti a migliorare questo provvedimento.
Quindi, non si può considerare irresponsabile l'atteggiamento di un'opposizione che si limita ad argomentare gli emendamenti migliorativi che ha presentato.
Soprattutto - lasciatemelo dire -, questo provvedimento ad oggi non è stato ancora approvato, cari colleghi, per responsabilità di un ordine del giorno stabilito non da noi, ma da voi, e che riguardava, in maniera particolare, la cosiddetta legge Cirielli e qualche altro argomento (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Le vere emergenze per il paese si misurano anche sul modo in cui si predispone l'ordine del giorno dell'Assemblea.
Per di più - signor ministro, mi consenta di dirlo -, l'emendamento che è stato approvato è stato presentato da un gruppo di maggioranza e noi lo abbiamo votato perché era identico ad un nostro emendamento. Quindi, lei non si deve rivolgere a noi, ma alla sua maggioranza, con la quale, se non volete porre l'ennesima questione di fiducia, dovrà trovare al Senato un chiarimento su questo aspetto.
Ciò sta a dimostrare che, anche di fronte alle emergenze, bisogna essere in grado di dare delle soluzioni vere ai problemi, anziché limitarsi a fare - me lo lasci dire - un po' di propaganda, perché questa non riesce né a fermare l'influenza aviaria e il disastro alimentare, né a rafforzare la sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor ministro, condivido le osservazioni che ha svolto poc'anzi l'onorevole Bindi, quindi sarò molto breve.
Lei, signor ministro, ha posto due questioni: una relativa ai tempi, l'altra al contenuto degli identici emendamenti che sono stati approvati.
Per quanto riguarda i tempi, devo ricordare che, di intesa con lei, noi chiedemmo martedì scorso di anticipare la discussione di questo decreto. La maggioranza ha votato contro. Se avesse accettato la strada opposta, questo provvedimento oggi sarebbe già stato approvato e lei non avrebbe avuto problemi a recarsi al vertice del G7.
Inoltre, questa mattina è mancato il numero legale perché la sua maggioranza non era presente.

IGNAZIO LA RUSSA. Non c'era neanche l'opposizione!

LUCIANO VIOLANTE. Sì, per una volta, ma dopo siamo venuti noi a votare, anche perché siamo responsabili e sappiamo quali sono i problemi che abbiamo.
Quindi, un invito alla tempestività, se mi permette, va rivolto alla sua maggioranza, e non a noi.


Pag. 33


Quanto alla questione di merito, signor ministro, la Lega, avendo ottenuto la rottura dell'unità nazionale con il vostro voto favorevole al Senato sulla devolution, adesso guarderà molto di più alle questioni di merito che a quelle della coalizione. Questo è ciò che accadrà.
Quindi, la Lega ha votato il suo emendamento e il nostro, ad esso identico, e si è verificata una questione politica che, in queste settimane, abbastanza prevedibilmente, sarà sempre più frequente.
Queste sono le questioni politiche che abbiamo davanti.
Il risultato che abbiamo raggiunto - concludo, signor ministro - non è quello di rinviare il provvedimento al Senato, il che ci interessa abbastanza poco, ma di aver tutelato le imprese avicole e di aver consentito che il Governo mantenesse l'impegno che aveva assunto al Senato sia lei, sia il ministro Alemanno, e che non avete mantenuto qui alla Camera.
Il nostro emendamento, sostanzialmente, concretizza un impegno che era stato assunto e che non è stato mantenuto; questa è la ragione per la quale lo abbiamo votato noi e lo hanno votato anche i colleghi della Lega. Quindi, si tratta di un emendamento di sostegno.
Quando il collega Boccia propone di cercare e di trovare qui la copertura finanziaria - e noi siamo disponibili, come abbiamo detto, a rimanere in quest'aula oggi pomeriggio per votare questo provvedimento -, ciò vuol dire che ci rendiamo conto, come anche i colleghi della maggioranza, dell'importanza del decreto in esame; né credo sia utile che il ministro si rechi al vertice del G7 non avendo ottenuto un risultato che, invece, è necessario che ottenga.
Quindi, credo sia più utile, a questo punto, cogliere il suggerimento del collega Boccia. La Commissione bilancio può trovare la copertura in tempi rapidi (Commenti del deputato Benedetti Valentini). La Commissione bilancio esiste per questo, signor ministro!
Pare che vogliano regalare 5 milioni di case agli italiani: ne regaleranno 4 milioni e 400 mila, e con il resto si provvederà alla copertura di questo decreto. Che cosa vuole che le dica (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
Comunque, è un problema vostro e non nostro. Se lei vuole un provvedimento senza copertura, sono affari suoi, signor ministro!
Avete già sfondato il bilancio dello Stato tante di quelle volte, che questa sarà una volta in più! Noi non vogliamo che avvenga questo. Se ciò accadrà, signor ministro, sarà responsabilità sua e non nostra (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, noi riteniamo, contrariamente a quanto affermato dai colleghi del centrosinistra, che questo provvedimento abbia una grandissima importanza - mi rimetto alle parole del ministro Storace, che ritengo abbia svolto un buon lavoro su questo provvedimento -, perché il paese attende queste misure.
Visto però che abbiamo a che fare con esponenti di centrosinistra che hanno delle speranze che continuano ad infrangersi rispetto alla realtà, ho voluto ribadire il nostro atteggiamento, che è lo stesso tenuto in tanti altri casi in questa legislatura, signor ministro, in cui il suo partito, l'UDC e Forza Italia hanno contribuito a rafforzare l'assetto di ogni provvedimento, in funzione di un rapporto interno alla coalizione ampio e trasparente. Mi auguro che proprio con questo spirito vi sia un approfondimento al Senato, condividendo il lavoro che lei sta facendo e rimandando al mittente le strumentalizzazioni politiche di chi oggi è disperato, perché nel merito delle questioni, cari colleghi, 71 mila imprese falliscono proprio perché hanno la necessità, compreso l'indotto, di provvedimenti come quello che il ministro Storace sta portando avanti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!


Pag. 34

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole La Russa, mi sembra che l'onorevole Boccia avesse già chiesto... No, prendo atto che egli rinuncia ad intervenire.
Prego, onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che l'intervento del ministro abbia riportato la discussione su un terreno concreto. Ringrazio anche per gli apprezzamenti che sono stati espressi per l'azione del ministro. C'è stato un emendamento presentato da un partito di maggioranza, ma non condiviso dal resto della coalizione, che è stato strumentalizzato dall'opposizione - che ha fatto in questo caso il proprio dovere -, che peraltro aveva presentato un emendamento identico. Quindi niente di strano che l'opposizione abbia operato una scontata convergenza su un emendamento presentato dalla Lega. Si tratta di un emendamento che non condividiamo non per ragioni di merito (perché saremmo felicissimi di avere risposte in ordine alla sua copertura da parte del Ministero dell'economia e delle finanze) bensì perché riteniamo che l'importanza e l'urgenza del provvedimento, come ha detto il ministro, non ci consenta sperimentazioni, ricerche, tentativi, pur meritevoli, dovendosi andare dritti al cuore del problema.
Ormai gli identici emendamenti in questione sono stati votati e il provvedimento tornerà al Senato, dove ci sapranno dire se la copertura si può trovare. Chiedo pertanto a tutta la maggioranza e anche all'opposizione, se vuole ascoltare, di assumersi l'impegno, qualunque sia il responso del Senato, di votare questo provvedimento - favorevolmente o in maniera contraria - entro il termine del 30 novembre, senza atteggiamenti ostruzionistici di alcun genere. Altrimenti le parole di condivisione circa l'importanza e l'urgenza restano vaganti qui nell'aula.
Dunque prendiamo atto della situazione, anche se vi pregherei la prossima volta di risolvere prima in Commissione problemi di questo genere. Il provvedimento adesso andrà al Senato, ma impegniamoci ad applicare dopo tutto il nostro buonsenso, affinché il decreto-legge sia convertito in legge entro i termini (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

CARLA CASTELLANI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLA CASTELLANI, Relatore. Signor Presidente, ho ascoltato il dibattito ma la volontà della Commissione è quella di andare avanti per procedere all'approvazione di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'articolo aggiuntivo Rava 5.05. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, vorrei sottolineare un aspetto della questione sollevata con le proposte emendative che abbiamo presentato.
Il provvedimento in esame si divide in due: si compone di normative sulla salute e di normative concernenti le imprese. L'articolo 5 è relativo alle imprese, che si trovano nella seguente condizione: 1.200 tonnellate di carne, 4,5 miliardi di euro di fatturato, 80 mila addetti, con 100 mila addetti nell'indotto, di cui 12 mila nella sola Romagna.
Ci siamo posti il problema - anche di fronte agli impegni assunti soprattutto dai ministri Alemanno e Maroni al Senato - di fornire risposte alle imprese in un momento di crisi, in cui si avverte il problema della competitività, anche in ordine alla problematica dell'occupazione.
Nel corso di audizioni svolte in Commissione agricoltura della Camera e, pubblicamente, nel corso di varie manifestazioni, l'unione nazionale e le associazioni


Pag. 35

agricole hanno ripetutamente chiesto riposte precise sulla crisi che stanno attraversando le imprese del nostro paese. Hanno chiesto il ritiro dei prodotti, la dichiarazione dello stato di crisi stato di crisi che riguarda anche altre produzioni agricoli e che, pertanto, sta incidendo pesantemente sul reddito dei produttori agricoli), un piano di ristrutturazione del settore, la cassa integrazione per i lavoratori a tempo determinato ed indeterminato (sono occupati molti lavoratori tra cui moltissimi extracomunitari), la fiscalizzazione degli oneri sociali, la gestione della crisi attraverso le unioni nazionali e, quindi, le varie aggregazioni costituite in tale contesto, la riforma dell'OCM del settore (ciò è stato chiesto ripetutamente, perché la situazione è ferma al 1967), la corresponsione degli indennizzi per gli allevamenti e per tutto l'indotto legato a questo settore, la riduzione delle accise sul gas e carburante per uso avicolo e la proroga dell'attuazione delle nuove normative ambientali.
In merito a tali questioni, vi è stata una consultazione con tutto il mondo della filiera, nonché l'assunzione di impegni anche da parte dei ministri.
I nostri emendamenti, quindi, non sono di carattere ostruzionistico, ma si pongono nella prospettiva indicata dagli stessi ministri e dallo stesso Governo, rinviando la trattazione di alcuni problemi ad impegni successivi da adottare in sede di legge finanziaria (tuttavia, ciò non lo abbiamo riscontrato e mi riferisco a quanto è accaduto al Senato).
Questi sono i problemi che il settore avverte. Abbiamo presentato, tra l'altro, un ordine del giorno che si propone di definire le richieste del settore perché crediamo sia giusto non abbandonarlo.
I nostri emendamenti, pertanto, non sono tesi a bloccare il provvedimento, poiché intendevano non tanto affrontare il grande problema che sta attraversando il settore agricolo, quanto riuscire a tamponare la grave crisi del settore avicolo e della nostra agricoltura. Essi quindi, non presentano un carattere strumentale, cercando di fornire una risposta alle richieste ed alle necessità di questo settore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Signor Presidente, precedentemente ho illustrato la gravità della crisi del settore avicolo e l'insufficienza delle misure messe a disposizione da questo decreto-legge per combattere tale crisi. Adesso vorrei esprimere alcune considerazioni per quanto riguarda le proposte che emergono negli emendamenti presentati. Gli identici emendamenti che sono stati appena approvati concernono la sospensione del pagamento dei tributi, degli oneri previdenziali ed assistenziali e delle rate dei mutui sugli acquisti di fondi agricoli. Ve ne sono molti altri però, che ci accingiamo a votare, che si preoccupano anche dei problemi di reddito e di liquidità delle imprese che operano nel settore avicolo.
È necessario che vengano messe a disposizione delle risorse per il completamento delle azioni necessarie al ripristino delle condizioni socio-economiche ed ambientali essenziali.
Infatti, ci sono interventi che riguardano l'emergenza, come quello dell'articolo 5 del decreto-legge, sul quale si indica la cifra di 20 milioni di euro per ritirare dal mercato quantitativi di carni avicole, fresche o congelate, mentre con la proposta emendativa della collega Francesca Martini è stato disposto l'utilizzo di tali quantitativi per aiuti alimentari. Tuttavia, oltre al discorso della sospensione del pagamento dei tributi, degli oneri previdenziali e assistenziali e delle rate dei mutui, c'è la necessità anche di uscire dalla questione puramente emergenziale per affrontare anche a livello strutturale la crisi del settore avicolo. Non possiamo dimenticare che uno dei problemi degli allevamenti avicoli è rappresentato dalle condizioni socioeconomiche e ambientali, perché sicuramente la concentrazione della produzione in alcune zone e la


Pag. 36

contiguità degli stabilimenti di produzione con aree urbane pongono dei problemi che è il caso di affrontare, proprio a partire dalla crisi emergenziale dell'influenza aviaria. Inoltre, abbiamo bisogno anche di ripristinare liquidità per le imprese del settore e l'articolo aggiuntivo Rava 5.05 dispone lo stanziamento di 20 milioni di euro per far fronte ai problemi di liquidità delle imprese e favorire la ripresa delle normali attività produttive.
Detto questo, se oggi c'è stata una reazione sicuramente irrazionale da parte dei consumatori che, sulla base delle informazioni disponibili, hanno inteso vi potesse essere possibilità di contagio attraverso l'assunzione alimentare di prodotti avicoli, occorre rilevare che uno dei problemi veri è quello della mancanza in Italia di una vera e propria agenzia nazionale per la sicurezza alimentare. Si tratta di un'agenzia che dovrebbe essere, tra l'altro, il focal point nazionale rispetto all'authority europea - l'Autorità per la sicurezza alimentare europea, che ha sede a Parma -, e noi siamo l'unico Stato che non ha ancora provveduto a istituire un'agenzia sulla sicurezza alimentare. Ciò ha sicuramente inciso nella sproporzione fra quello che è stato il rischio reale e quello che è stato il rischio percepito dai consumatori; tra l'altro, il pollo italiano copre largamente il fabbisogno nazionale, anzi è superiore: noi produciamo il 106 per cento del consumo italiano. Questa differenza è legata anche al fatto che non si è ben informati sulla possibilità di essere assolutamente garantiti rispetto a qualsiasi possibilità di contagio quando si acquista pollo italiano.
Pertanto, il problema è anche quello della mancanza di un'autorità, di un'agenzia per la sicurezza alimentare in grado di chiarire i rischi reali per i consumatori.
Occorrerebbe anche rimettere mano al tema della tracciabilità, dell'etichettatura e dell'informazione legata a questi aspetti, in maniera tale che, oltre all'indicazione di origine, già prevista per i prodotti avicoli, siano più chiaramente definiti i criteri di tracciabilità del prodotto, per poter garantire il consumatore, con un'etichettatura più chiara e trasparente ...

PRESIDENTE. Onorevole Marcora, il tempo a sua disposizione è scaduto.

LUCA MARCORA. Concludo, Presidente. Occorre, infine, garantire un'informazione maggiore ai consumatori.

TIZIANA VALPIANA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, non voglio rubare il mestiere al collega Boccia, che in questa legislatura ci ha abituati ad essere puntuale sorvegliante degli orari di questa Camera, però, visto che oggi non interviene lui, mi premuro di farlo io. Vorrei pertanto capire dalla Presidenza come si intenda proseguire con i nostri lavori. Gli emendamenti da esaminare ancora sono pochi, ma poi ci sono le dichiarazioni di voto finale e quindi credo che ci voglia un bel po' di tempo per arrivare alla votazione finale. Le Commissioni sono convocate alle 14: alcune Commissioni hanno scadenze e provvedimenti urgenti da approvare; immagino che altri colleghi abbiano degli impegni, avendo previsto, come al solito, che l'Assemblea avrebbe sospeso i propri lavori tra le 13,30 e le 14, per cui non possiamo - io credo - rimanere tutti quanti sospesi senza sapere in che modo proseguiranno i lavori.
Propongo quindi di sospendere la seduta, consentendo alle Commissioni di riunirsi, per poi proseguire i lavori nel pomeriggio. Ciò, naturalmente, con l'impegno da parte nostra ad essere presenti, visto che si tratta di un provvedimento urgente che la maggioranza vorrà approvare.

PRESIDENTE. Onorevole Valpiana ho provveduto a svolgere alcune consultazioni informali per verificare quale fosse l'intenzione in ordine al prosieguo dei nostri


Pag. 37

lavori e numerosi colleghi mi hanno riferito di essere disposti a continuare ad oltranza.
Non ho alcun problema al riguardo, in quanto, quando presiedo, raggiungo una tranquillità per così dire «sediaria». Pertanto, continuiamo i nostri lavori, anche in considerazione degli impegni del ministro in sede comunitaria.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sedioli. Ne ha facoltà.

SAURO SEDIOLI. Ritengo che il ministro non debba essere dispiaciuto dell'approvazione degli identici emendamenti, che corrispondono alle promesse fatte al Senato e ad un emendamento proposto dalla Commissione del Senato. Adesso, occorre fare un passo in avanti.
I suddetti emendamenti non rispondono ad una richiesta dell'opposizione o di qualche gruppo parlamentare, ma recepiscono istanze degli allevatori già definita al Senato, da accogliere in sede di esame alla Camera.
A questo punto, restano aperti alcuni problemi relativi agli emendamenti che dovremo affrontare successivamente. A livello ministeriale è stata istituita una task force, coordinata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta, dalla quale dovevano derivare alcune proposte che purtroppo non vi sono state.

PRESIDENTE. Onorevole Sedioli, ha terminato il tempo a sua disposizione.

SAURO SEDIOLI. In particolare, è mancata la parte agricola, in quanto quella sanitaria è stata pienamente rappresentata con il ministro e il sottosegretario sempre presenti in aula (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
Abbiamo presentato un ordine del giorno che riguarda la definizione dello stato di crisi, la cassa integrazione, gli ammortizzatori sociali. Se il sottosegretario è disponibile...

PRESIDENTE. Onorevole Sedioli, lo faccio malvolentieri, ma mi vedo costretto a toglierle la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, cedo la parola all'onorevole Innocenti, che riprenderà la proposta che stava per formulare l'onorevole Sedioli.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Innocenti. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, il collega Sedioli, se avesse avuto a disposizione altri cinque secondi, avrebbe preannunciato la disponibilità da parte nostra, ove il Governo si impegnasse ad accettare un'ordine del giorno di contenuto analogo, a ritirare i successivi emendamenti per semplificare i lavori e venire incontro a diverse esigenze.

CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Le valutazioni sugli ordini del giorno saranno svolte al momento dell'esame degli stessi (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
Condivido le considerazioni svolte dall'onorevole Sedioli, in quanto si fa riferimento ad una iniziativa del Governo che è ancora in corso e che determinerà precisi provvedimenti. Pertanto, se l'ordine del giorno richiamato è in tale funzione, tenendo conto del lavoro che sta svolgendo il Governo - molti colleghi non ricordano, infatti, che lo avevamo già detto in Commissione -, potrà essere sicuramente accettato.
Non ho avuto occasione di leggere l'ordine del giorno...


Pag. 38

PRESIDENTE. Procediamo con questa «consultazione ravvicinata» di nuovo tipo...

CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Ho preso visione dell'ordine del giorno - non lo avevo ancora fatto in quanto stavo seguendo l'andamento dei lavori - e mi impegno ad accettarlo.

PRESIDENTE. Prendo atto che gli articoli aggiuntivi Rava 5.05, 5.06, 5.08 e 5.040 sono stati ritirati dai presentatori.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Bottino 5.09.
Chiedo all'onorevole Valpiana, che ne è cofirmataria, se acceda all'invito al ritiro formulato dalla Commissione.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, consideriamo particolarmente importante l'articolo aggiuntivo in esame, da me sottoscritto insieme al collega Bottino - che non so se acceda o meno all'invito al ritiro -, in quanto prevede l'autorizzazione all'accesso agli ammortizzatori sociali per le imprese avicole che abbiano meno di 15 dipendenti e che si trovino in crisi per la nota situazione del settore.
Riteniamo si tratti di una proposta emendativa estremamente importante. Abbiamo precedentemente approvato - pur non condividendo che siano stati stornati ben 7 milioni di euro dal bilancio della sanità per l'acquisto di carne avicola, in quanto riteniamo che non si tratti di una competenza del Ministero della salute - la concessione di un sostegno all'industria. Crediamo sia altrettanto, se non più importante prevedere un giusto sostegno coloro che rischiano di perdere il posto di lavoro e che verranno posti in cassa integrazione a causa della crisi del settore avicolo. Riteniamo dunque fondamentale l'approvazione dell'articolo aggiuntivo in esame.
In ogni caso, abbiamo presentato anche un ordine del giorno, analogo seppure non identico per evitare che sia precluso in caso di reiezione dell'articolo aggiuntivo in esame, che richiama la necessità di prevedere un sostegno all'occupazione in un settore così gravemente in crisi.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dalla Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bottino 5.09, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 362
Votanti 361
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato
144
Hanno votato
no 217).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 6144)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 6144 sezione 4).
Avverto che l'ordine del giorno n. 9/6144/15 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Ladu.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, quanto all'ordine del giorno Milanese n. 9/6144/1, si tratta di competenze non del Ministero della salute, bensì del Ministero dell'ambiente e del Ministero delle attività


Pag. 39

produttive: posso accoglierlo come raccomandazione, ma onestamente non posso fare di più.
L'ordine del giorno Marras n. 9/6144/2 impegna il Governo «ad adottare le opportune iniziative, nell'ambito delle sue competenze», ed è pertanto accettato (il presentatore di tale ordine del giorno sa benissimo che si tratta anche di competenze comunali e regionali).
Il Governo, inoltre, accetta gli ordini del giorno Massidda n. 9/6144/3, Milanato n. 9/6144/4, Castellani n. 9/6144/5 e Valpiana n. 9/6144/6. Quanto all'ordine del giorno Ascierto n. 9/6144/7, si tratta di «girare» l'invito ad altro ministero, vale a dire al Ministero della difesa, che è competente in materia; pertanto, tale ordine del giorno è accolto come raccomandazione.
Il Governo accetta altresì gli ordini del giorno Gianni Mancuso n. 9/6144/8, Giacco n. 9/6144/9 e Labate n. 9/6144/10. Quanto all'ordine del giorno Galeazzi n. 9/6144/11, vorrei riconfermare le dichiarazioni svolte dal ministro rispetto agli istituti zooprofilattici: quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno in questione.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nardini n. 9/6144/12 e accetta gli ordini del giorno Burtone n. 9/6144/14 e Ladu n. 9/6144/15, nonché l'ordine del giorno Meduri n. 9/6144/16, in quanto è stato già raggiunto il risultato richiesto attraverso alcuni emendamenti alla legge finanziaria.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mosella n. 9/6144/17 e Bindi n. 9/6144/18, in quanto si sta già muovendo a quest'ultimo riguardo nella stessa ottica. Il Governo accetta altresì gli ordini del giorno Sedioli n. 9/6144/19, Preda n. 9/6144/20, Perrotta n. 9/6144/21 e Schmidt n. 9/6144/22 (anche se in questo momento non ho la possibilità di conoscere le condizioni finanziarie dell'Istituto nazionale fauna selvatica, non metto in dubbio il suo contenuto, per cui ci adopereremo anche in tal senso).
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Zanella n. 9/6144/23, mentre accetta l'ordine del giorno Maninetti n. 9/6144/24, in quanto identico all'ordine del giorno Preda n. 9/6144/20, già accettato dal Governo. Il Governo accoglie invece come raccomandazione l'ordine del giorno Molinari n. 9/6144/25 perché la legge di riordino, poiché in questo ordine del giorno si prefigura l'istituzione di un istituto zooprofilattico esclusivo per la Basilicata, è di competenza interregionale e sono ben dodici anni che le due regioni non provvedono; pertanto, ci attiveremo nei confronti di entrambe le regioni affinché possa essere varata la legge che consentirà di raggiungere l'obiettivo auspicato dall'onorevole Molinari.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Frigato n. 9/6144/26, che mira ad incrementare l'organico del comando dei carabinieri per le politiche agricole, il Governo può accoglierli solo come raccomandazione, in quanto assumeremmo un impegno che non è di nostra competenza. Il Governo accetta poi l'ordine del giorno Marcora n. 9/6144/27. L'ordine del giorno Romoli n. 9/6144/28 fa riferimento ad alcune regioni. Probabilmente in questo elenco vanno aggiunte l'Emilia Romagna, le Marche ed il Molise, in quanto presentano una maggiore produzione avicola; in questo senso, il Governo lo accetta.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Milanese n. 9/6144/1, accolto come raccomandazione dal Governo. Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Marras n. 9/6144/2, Massidda n. 9/6144/3, Milanato n. 9/6144/4, Castellani n. 9/6144/5 e Valpiana n. 9/6144/6, accettati dal Governo, non insistono per la votazione. Prendo atto inoltre che l'onorevole Ascierto non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6144/7, accolto come raccomandazione dal Governo e che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gianni Mancuso n. 9/6144/8, Giacco n. 9/6144/9, Labate n. 9/6144/10 e Galeazzi n. 9/6144/11, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del


Pag. 40

giorno Nardini n. 9/6144/12 e Minniti n. 9/6144/13, accolti come raccomandazione dal Governo, e che i presentatori degli ordini del giorno Burtone n. 9/6144/14, Ladu n. 9/6144/15, Meduri n. 9/6144/16, Mosella n. 9/6144/17, Bindi n. 9/6144/18, Sedioli n. 9/6144/19, Preda n. 9/6144/20, Perrotta n. 9/6144/21 e Schmidt n. 9/6144/22, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Zanella n. 9/6144/23 insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zanella n. 9/6144/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 347
Votanti 328
Astenuti 19
Maggioranza 165
Hanno votato
121
Hanno votato
no 207).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Maninetti n. 9/6144/24 e Molinari n. 9/6144/25, accolti come raccomandazione dal Governo.
Chiedo all'onorevole Frigato se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6144/26, accolto come raccomandazione dal Governo.

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, mi sono permesso di trasfondere nel mio ordine del giorno il contenuto dell'articolo aggiuntivo Bellotti 3.01, che proponeva, sostanzialmente, di incrementare il personale del Comando carabinieri per le politiche agricole.
Mi pareva che si trattasse di una proposta particolarmente intelligente, soprattutto pensando che, partendo dal tema dell'aviaria, si tratta di provocare una qualche riflessione ed un qualche intervento di tipo strutturale. Allora, probabilmente, visto che non abbiamo potuto procedere alla votazione del predetto articolo aggiuntivo a causa dell'assenza del firmatario, mi sono permesso di trasfonderne il contenuto nel mio ordine del giorno, al fine di impegnare il Governo al riguardo.
Ora, che il Governo mi risponda che non si tratta di materia di sua competenza mi pare obiettivamente un po' strano. Quindi, se il Governo non rivede la sua posizione, io insisto per la votazione del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frigato n. 9/6144/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 372
Votanti 371
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato
151
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marcora n. 9/6144/27 e Romoli n. 9/6144/28.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 6144)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.


Pag. 41

ROSY BINDI. Signor Presidente, mentre i colleghi defluiscono silenziosamente dall'aula, annuncio il voto di astensione del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo sul provvedimento in esame.
Come ho già affermato nel mio precedente intervento, con il dibattito al quale abbiamo dato vita, con le proposte emendative che abbiamo presentato ed anche attraverso il dialogo tenuto con il Governo, abbiamo comunque contribuito a migliorare il testo del decreto-legge.
Tuttavia, chiaramente, non siamo soddisfatti e, anzi, riteniamo di dover dare evidenza ai limiti del provvedimento medesimo, sia pure non tralasciando di esprimere apprezzamento nei confronti del ministro, il quale si è attivato con una certa tempestività, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale, avendo immediatamente percepito la gravità di una vicenda che non interessa soltanto il nostro paese, ma ha dimensioni globali.
Ciò nonostante, al di là dell'immediata reazione del Governo ed anche della sua capacità di comunicazione - sappiamo bene, però, che quest'ultima non è servita a rassicurare il popolo italiano né a tenere sotto controllo l'inevitabile paura che ha attraversato le persone, che ha causato conseguenze anche di carattere economico molto gravi nel settore avicolo, come tutti noi sappiamo -, noi riteniamo che il provvedimento sia assolutamente insufficiente ed inadeguato e, da alcuni punti di vista, anche sbagliato.
Il nostro voto è di astensione. Non è contrario, tuttavia, perché sappiamo bene che su queste materie dobbiamo tutti compiere uno sforzo di unità. Sappiamo che si tratta di questioni sulle quali maggioranza e opposizione si confrontano, ma devono insieme inviare un messaggio rassicurante al paese e, in qualche modo, non abbandonare le istituzioni che ci rappresentano a livello europeo ed internazionale.
Vorrei indicare quelli che a nostro avviso sembrano i limiti di questo provvedimento. Riteniamo discutibili le cosiddette misure emergenziali, perché, di fatto, è stato concluso un accordo oneroso per i fondi del Servizio sanitario nazionale - che tutti noi sappiamo bene non essere adeguati a coprire i livelli essenziali di assistenza -, senza avere le dovute garanzie nei confronti dell'altro contraente - in particolare, le case farmaceutiche -, per quanto riguarda sia la tempestività sia l'efficacia. Tutti sanno che questo accordo è stato concluso sui farmaci antivirali, che non hanno mai dato un'effettiva dimostrazione di efficacia sul piano della salute dei cittadini.
Si ricorderà che, alcuni anni fa, lo stesso principio attivo fu tolto dalla categoria dei farmaci rimborsabili nel servizio sanitario della Gran Bretagna, proprio perché non fu comprovata l'efficacia di quel farmaco. Ora, intestiamo una somma considerevole di denaro pubblico per un preacquisto di farmaci che sappiamo in partenza non essere davvero adeguati a difenderci da un'eventuale ondata di questa epidemia.
Contestiamo, innanzitutto, questo aspetto (e le spiegazioni che abbiamo chiesto al Governo, non ci sono state date in maniera adeguata). Sappiamo bene che la misura di carattere emergenziale, che è stata appena approvata con l'emendamento presentato dal gruppo della Lega e da alcuni gruppi dell'opposizione, rappresenta un segnale al mondo avicolo, al mondo zootecnico, al settore agroalimentare italiano, che ha subito danni molto forti in questa fase per la caduta del consumo di carni avicole, ma sappiamo altrettanto bene che si tratta di un provvedimento senza copertura.
È inutile venire a dire in aula che il ministro dell'agricoltura sta preparando un provvedimento, d'accordo con la Comunità europea e quant'altro. Sappiamo che per essere convertito, questo decreto-legge richiede o l'ennesima posizione della questione di fiducia (e sappiamo che questo porterà alla scomparsa del provvedimento stesso) o una sorta di compromesso tra i vari gruppi di maggioranza e che esso, sicuramente, non rappresenterà una risposta adeguata all'emergenza, al problema.


Pag. 42


Riteniamo carente il provvedimento soprattutto sul piano delle misure strutturali, perché, come dicevo nel mio precedente intervento, fenomeni annunciati come questo si combattono se si rafforza il sistema pubblico, se c'è la rete di prevenzione che funziona, se ci sono i medici di famiglia in grado davvero di allertarsi e di colmare eventuali loro carenze scientifiche su questo versante, se ci sono i reparti ospedalieri in grado di far fronte alle eventuali complicanze, soprattutto per la popolazione anziana. Ricorderete che un'ondata di influenza di alcuni anni fa provocò una crisi enorme negli ospedali della Lombardia, dove si era fortemente indebolita questa rete di sorveglianza e di prevenzione.
Il decreto-legge in esame ignora di collocarsi in un momento di grande debolezza del Servizio sanitario nazionale, in tutte le regioni italiane ed, in maniera particolarissima, in tutte le regioni del Meridione d'Italia. Non c'è una parola su questo punto, mentre noi avremmo gradito che tale provvedimento fosse stato in qualche modo «usato» in maniera questa volta strumentale, ma a fini buoni, per realizzare cioè alcuni interventi precisi, anche per quanto riguarda la vaccinazione della popolazione e la ricerca in questo settore. Vi è invece il silenzio assoluto nelle previsioni di questo provvedimento.
Noi riteniamo allora che le misure strutturali sanitarie, alimentari, zootecniche e agricole siano assolutamente insufficienti in questo provvedimento, anzi pressoché assenti. Perché ho citato entrambi questi due aspetti? Perché l'influenza aviaria ci inchioda ad una verità che continuiamo ad ignorare. Noi siamo strettamente collegati, e la nostra salute è strettamente collegata, alla salute dell'ambiente, degli animali e alla nostra alimentazione.
Un'agricoltura intensiva, con allevamenti volti esclusivamente ad ottenere il profitto e non la sicurezza e la qualità alimentari, può produrre danni economici, che poi diventano danni anche rispetto alla salute dei cittadini.
È vero che il pollo italiano è un pollo sicuro, ma è anche vero che la preoccupazione del nostro settore è forte proprio perchè mancano regole che diano garanzie ai sistemi di allevamento, in grado di impedire che il virus, circolando per il mondo, arrivi anche nei nostri paesi. Anche da questo punto di vista il provvedimento tace.
Allo stesso modo, noi riteniamo grave che in questo provvedimento non siano stati accolti i nostri emendamenti, per quanto riguarda il rafforzamento della rete degli istituti zooprofilattici e dell'Istituto superiore di sanità. Si va invece verso la creazione di fantomatici centri, che di fatto non servono ad altro che a creare nuovi posti, nuove lottizzazioni e nuove clientele, non rendendo efficace ed efficiente una rete di istituzioni sanitarie che nel nostro paese non devono essere abbandonate, bensì rafforzate.
Questo deve avvenire attraverso il personale, i finanziamenti per la ricerca e, anche, posso dirlo, con il conferimento di competenze che diano prestigio anche sul piano internazionale.
Tutto ciò non c'è: da questo punto di vista, non possiamo, pur comprendendo l'urgenza, esprimerci favorevolmente su questo provvedimento.
Aggiungiamo un ulteriore aspetto: per quanto ci siano state riunioni in sede europea, per quanto possa riunirsi l'Organismo internazionale della sanità questo pomeriggio, non abbiamo colto da parte del Governo la consapevolezza della gravità di questi fenomeni.
Non abbiamo colto da parte del Governo la consapevolezza che l'origine di ciò che ci fa paura e che ci fa tremare sta in un mondo pieno di squilibri. Noi ci ostiniamo a non affrontarlo: i nostri mezzi di comunicazione continuano ad informarci di uno, due, tre o cinque morti in Indonesia. Cosa sono questi sei morti in Indonesia, quando sono morte centinaia di migliaia di persone per lo tsunami? Queste morti non preoccupano l'Indonesia, preoccupano noi! Se vogliamo che quei morti dell'Indonesia non ci preoccupino, bisogna affrontare una volta per tutte


Pag. 43

questo problema relativo ad un mondo globalizzato caratterizzato da forti squilibri, che ci ritornano in casa!
Non c'è più una malattia o un fenomeno naturale che si verificano in un'altra parte del mondo che non finiscano per avere conseguenze in casa nostra! Non sarà la rete di sorveglianza solo italiana o europea a salvarci da questo, se non ci sarà la consapevolezza che ai problemi globali si fa fronte con soluzioni globali (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Maria Leone.
Ne ha facoltà.

ANNA MARIA LEONE. Signor Presidente, chiedendo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto, intervengo molto velocemente, limitandomi a sottolineare quanto segue.
Il mio intervento, signor Presidente, cerca di sottolineare che il voto favorevole dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro si basa su due raccomandazioni molto importanti emerse dal dibattito di oggi. Noi siamo consapevoli che il settore avicolo ha bisogno di interventi particolari e urgenti, che non sono compresi compiutamente nel decreto oggi in fase di conversione. Avevamo però ricevuto assicurazioni dal Governo... Ma vorrei che il Governo mi ascoltasse, con quanto è accaduto in Assemblea, ritengo sia fondamentale...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la collega interviene per dichiarazione di voto; pregherei anche la relatrice, l'onorevole Castellani... È una questione di riguardo nei confronti di chi interviene nella discussione non conferire con il Governo; c'è tutta la vita per parlare con il Governo, almeno per qualche mese ancora!
Prego, onorevole Anna Maria Leone.

ANNA MARIA LEONE. Come già ho chiarito dianzi, proprio alla luce di quanto verificatosi in questa Assemblea e ricordando quanto avvenuto in sede di Commissione di merito, relativamente all'urgenza di dare risposte più complessive ad un settore fortemente in difficoltà, ritengo sia fondamentale ribadire, a nome del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani dei democratici di centro, taluni punti.
Ci avevano assicurato che, data l'urgenza di provvedere alla conversione del decreto e considerato quanto è stato già anticipato dalla Commissione europea, sarebbe stato fondamentale, come maggioranza, compiere un percorso che portasse, appunto, alla conversione del provvedimento. Anche questa mattina in Assemblea, il ministro Storace ha ricordato che il Governo sta lavorando per predisporre provvedimenti ad hoc, perché il settore lo merita ed è fortemente in crisi; perché sono in gioco migliaia di posti di lavoro; perché una mancanza di senso di responsabilità, anche relativamente all'informazione data sul problema, ha portato ad acuire la crisi.
Pertanto, il voto dell'UDC, favorevole - e la disponibilità a lavorare al Senato, nonché alla Camera, se dovesse tornare al nostro esame - è comunque fortemente condizionato a che il decreto interministeriale veda la luce e a che le risposte vengano date. Altrimenti, ritengo che nessuno di noi possa esimersi dal sottolineare che, pur essendo necessaria una risposta urgente, immediata e seria, il provvedimento è comunque una misura non completamente sufficiente.
Il voto dell'UDC sul disegno di legge di conversione è favorevole con la raccomandazione forte che il provvedimento annunciato in Commissione e ribadito in Assemblea veda la luce quanto prima per dare una risposta che non può più essere rinviata (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Anna Maria Leone, la Presidenza acconsente alla sua


Pag. 44

richiesta iniziale, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, colleghi e membri del Governo, siamo giunti alla fase finale di esame di un disegno di legge di conversione di un decreto che, come già si è osservato sia in fase di discussione sulle linee generali sia durante i lavori della Commissione di merito, affronta un problema affacciatosi nella società a livello internazionale e che ha una sua importanza.
Abbiamo lavorato in questi giorni - e dianzi in Commissione di merito - perché questo decreto, che appronta gli strumenti di sorveglianza e di allerta del nostro paese sul virus dell'influenza aviaria, recepisse, nella giustezza degli interventi che dispone, anche quegli elementi migliorativi che avrebbero consentito di dare la risposta più congrua e tempestiva alla questione. È stato osservato da più parti - da tutte le forze politiche, scientifiche e culturali del nostro paese - che, se si vuole affrontare bene tale emergenza, si deve sfatare ogni elemento di allarmismo e predisporre, invece, un efficace sistema di allerta delle nostre strutture, garantendo l'impegno dei soggetti professionali addetti a questo problema continuativo e duraturo. Soprattutto, non si deve fare della mancanza delle risorse il terreno scivoloso dove le buone intenzioni poi naufragano.
È vero: in questi mesi, il mondo scientifico, come abbiamo potuto osservare, ha rivolto la propria attenzione verso il virus dell'influenza asiatica. Dobbiamo ormai prendere atto, onorevoli colleghi, del fatto che gran parte delle patologie infettive rilevanti, di cui anche gli esseri umani hanno sofferto nell'ultimo decennio, provengono tutte da zoonosi, che la ricerca sta studiando al fine di predisporre strumenti utili dal punto di vista sia sierologico, sia vaccinale.
Vorrei rilevare che l'ultimo decennio ci ha dimostrato che la convivenza dell'uomo con il mondo animale deve avvenire in contesti in cui le misure di igiene e di profilassi (in altre parole, i contesti ambientali) trovano un giusto equilibrio; altrimenti, la proliferazione a livello virale può infrangere, nel tempo, la barriera tra la specie animale e quella umana.
È questo il motivo per cui abbiamo espresso un giudizio positivo su numerose disposizioni recate dal decreto-legge in esame. Reputavamo giusto, infatti, costituire un organismo nazionale di coordinamento nella lotta alle pandemie ed ai virus influenzali provenienti dal mondo animale. Era altresì doveroso che tale strumento avesse un valido collegamento con il livello comunitario, poiché, nel nostro paese, nessuna misura potrà rivelarsi efficace senza che essa sia stata concordata con l'Unione europea e con tutti i suoi Stati membri.
Ritenevamo necessario, inoltre, che ogni intervento fosse concordato con le regioni, attraverso la messa a punto di un sistema di allerta dei nostri servizi veterinari, dei nostri istituti zooprofilattici e del nostro personale di frontiera, che opera sia negli aeroporti, sia presso i valichi alpini. Ciò perché le quattro «regole d'oro» per contrastare il virus dell'influenza asiatica sono esattamente le seguenti.
In primo luogo, occorre bloccare l'ingresso del virus nel nostro paese; bisogna altresì evitare che il nostro settore avicolo possa subire focolai o agenti infettivi. Inoltre, è necessario prevedere una serie di misure adeguate affinché il nostro paese, in caso di un'eventuale pandemia, venga dotato tempestivamente sia dello strumento vaccinale (che auspico venga scoperto al più presto), sia degli strumenti antivirali. In quarto luogo, infine, occorre predisporre un'efficace campagna informativa nei confronti della popolazione, per far sì che si attivi contro il virus influenzale stagionale, ma riceva, al contempo, anche una corretta informazione in ordine ai rischi che possono derivare da un virus aviario, quale l'H5N1, che può effettivamente compromettere, oltre alla salute animale, quella umana.
Il decreto-legge in esame si basa su questi quattro pilastri, indicati dall'Organizzazione


Pag. 45

mondiale della sanità, dalla FAO e dall'organismo internazionale istituito per la lotta alle epizoozie? In parte sì, tuttavia vorrei osservare che detto provvedimento, a nostro avviso, non possiede l'indispensabile coerenza tra la strumentazione posta in essere e la congruità delle risorse finanziarie stanziate. Infatti, riteniamo fondamentale sia la stabilità professionale degli operatori che controllano e verificano lo stato del nostro mondo animale, sia la disponibilità di risorse finanziarie adeguate affinché la ricerca negli istituti zooprofilattici svolga il proprio ruolo, al fine di procedere tempestivamente (con test e kit d'analisi) alla valutazione di tutti i possibili focolai d'infezione. Ebbene, se fossero state previste anche tali misure, il decreto-legge in esame avrebbe avuto anche una coerenza stringente.
Affermo ciò, signor Presidente, poiché i colleghi appartenenti alla Commissione agricoltura hanno già riferito ciò che è accaduto, nel nostro paese, a seguito della diffusione di falsi allarmismi e di informazioni non corrette. Infatti, è stato penalizzato un settore nazionale, come quello avicolo, che non solo è autosufficiente, ma addirittura è esportatore delle proprie carni nei paesi sia europei, sia extraeuropei.
Ed è per tale motivo che erano state predisposte misure di sostegno a questo settore, misure in grado di fronte al reddito, alla liquidità delle imprese, a difficoltà relative non solo ai lavoratori e ai produttori in campo agricolo, ma anche alla perdita vertiginosa di quote di mercato, che ha rasentato il 50 per cento (guarda caso, in Italia e non negli altri paesi dell'Unione europea!). Quindi, qualcosa non ha funzionato nel sistema di comunicazione e di informazione corretta, affinché il cittadino italiano potesse andare sicuro ad acquistare la carne di pollo sia nei settori della grande distribuzione sia in quelli al dettaglio.
Ringrazio il Governo, che ha accettato il mio ordine del giorno n. 9/6144/10, volto ad ottenere una migliore etichettatura dei nostri prodotti, perché è giusto che si sia proceduto ad un'etichettatura con un'approfondita tracciabilità del prodotto, ma è altresì giusto, onorevoli colleghi, che nel leggere su un'etichetta le cifre 0,02 o 0,03 si sappia a cosa ci si riferisce. Ciò offre sicurezza e tranquillità riguardo ai nostri prodotti ed anche maggiore informazione e conoscenza.
Mi dispiace che questo provvedimento non abbia potuto trovare, in quest'aula, anche correttivi, dal punto di vista finanziario coerenti con gli identici emendamenti Francesca Martini 5.13 e Rava 5.41, che sono stati approvati, di contenuto analogo a quasi tutti gli emendamenti presentati in materia dall'opposizione.
Da ultimo, per concludere il mio intervento, signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo ai membri del Governo presenti - perché ne sono rimasta davvero sorpresa - per quale motivo, alle ore 12,27 - mentre in aula eravamo impegnati a trovare un comportamento corretto dell'Assemblea sul voto dei richiamati emendamenti ed eravamo alla ricerca della copertura finanziaria -, il ministro Alemanno abbia dichiarato alla stampa, nel corso di un convegno della Coldiretti, che stava preparando un emendamento al decreto-legge sull'influenza aviaria che avrebbe dato una risposta al mondo degli allevatori e dei produttori. Se questo emendamento, signori del Governo, vi era, avremmo potuto evitarci venti minuti di discussione regolamentare e sarebbe stato il caso che il Governo lo avesse annunziato in aula, così che gli identici emendamenti Francesca Martini 5.13 e Rava 5.41, che sono stati approvati, simili - come detto - ad altri presentati dall'opposizione, avrebbero trovato la copertura finanziaria. Infatti, non credo che un ministro della Repubblica possa andare in un'assise così importante, quale quella del convegno della Coldiretti, per dire che ha predisposto un emendamento al decreto-legge in discussione in aula e non venire a presentarla all'Assemblea.
Pertanto, signor Presidente, onorevoli colleghi, noi ci asterremo su questo provvedimento, proprio perché abbiamo dimostrato tutta la nostra buona volontà, la


Pag. 46

tenacia e l'intelligenza per fare del decreto-legge sull'emergenza aviaria un provvedimento che corrispondesse, in tutto, sul piano della prevenzione e tutela della salute umana e su quello di sostegno al mercato agricolo, con una coerenza stringente, all'esigenza di dare risposta ai problemi del nostro paese. È per tali motivi che il nostro gruppo si asterrà nella votazione finale di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, vorrei ribadire come, in tutta questa vicenda, l'allarmismo ed un'informazione sempre non molto corretta abbiano, in realtà, creato più danni - sia con riferimento alla preoccupazione per la salute delle persone sia, appunto, come abbiamo appena constatato, in riferimento alla situazione delle industrie - di quanto siano in effetti i rischi che, in questo momento, l'umanità corre a causa di questa pandemia.
Per spiegare bene tale affermazione, voglio prendere a prestito una battuta - a quest'ora e tra «pochi intimi», possiamo anche utilizzare le battute - di Michele Serra, che dice: morire di cancro, di ictus, di infarto oppure spiaccicati in un cantiere dell'Autosole o freddati dalla 'ndrangheta, fa ormai parte della banale routine. Invece, è l'influenza aviaria, con duecento morti in Asia, in dieci anni, pari allo 0,00000000001 per cento dei decessi a terrorizzare l'Occidente! Credo che proprio tali numeri ci possano dare la misura di quanto questo allarmismo potrebbe essere fondato; probabilmente è tanto più infondato per ciò che riguarda il possibile trasferimento di tale pandemia agli umani.
In realtà, vi è uno strumento che avrebbe potuto occuparsi, anche dal punto di vista scientifico - ma, soprattutto, dal punto di vista del monitoraggio della pandemia stessa -, istituito nel 1952 dall'Organizzazione mondiale della sanità, ossia la Global Influenza Surveillance Network, la rete di sorveglianza globale dell'influenza. Una rete che avrebbe avuto il compito di registrare in tutto il mondo i primi focolai di infezione e di mettere immediatamente in guardia le strutture sanitarie locali. Questa è una misura particolarmente importante, nel momento in cui, a causa della velocità delle comunicazioni, è possibile che un eventuale focolaio di influenza si possa diffondere in tutto il mondo in circa 24-48 ore.
Eppure, questo network, messo a punto nel 1952 dall'Organizzazione mondiale della sanità per affrontare la questione dell'influenza spagnola, è stato di fatto completamente smantellato. Infatti, da una ventina di anni a questa parte, i grandi finanziatori internazionali hanno attaccato in tutti i modi i sistemi sanitari pubblici, smantellando i presidi che avrebbero potuto segnalare e contenere un'eventuale pandemia.
Dirò di più: nei paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America latina, almeno negli ultimi vent'anni, i programmi di aggiustamento strutturale del Fondo monetario hanno preteso la distruzione dei sistemi sanitari nazionali, in cambio della dilazione dei pagamenti del debito estero. Ed anche in Occidente sono stati imposti pesanti tagli agli stanziamenti per la ricerca e alle reti di monitoraggio epidemiologico, che, se oggi fossero state efficienti, avrebbero potuto essere preziose.
In particolare, l'epidemiologia italiana - che un tempo era imitata e invidiata a livello mondiale - oggi è in agonia e non ha risorse né per la ricerca né per mantenere in piedi le strutture. Ciò, a causa della penuria dei mezzi forniti a questo settore e per la penuria di ricercatori (sappiamo che, ormai, per le condizioni in cui lavorano nel nostro paese, il più delle volte essi sono costretti ad andare all'estero). E la rete dei controlli veterinari sta subendo la stessa sorte.
Da questo punto di vista, scelte come quelle compiute in maniera emergenziale con questo provvedimento non ci possono


Pag. 47

assolutamente vedere soddisfatti, perché le riteniamo parzialissime e, in alcuni casi, anche del tutto sbagliate.
Entrando nel merito delle proposte (cercherò di essere veloce, anche se le cose da dire sarebbero invece moltissime), pensiamo che alcune scelte introdotte in questo decreto-legge siano addirittura controproducenti. Manteniamo, innanzitutto, i nostri dubbi e, da questo punto di vista, avevamo presentato emendamenti riguardanti tutti i meccanismi di prevenzione centralizzati. Riteniamo, infatti, che le regioni non siano dotate di strumenti adeguati; mentre, in una situazione come questa, dovrebbero essere le vere responsabili della gestione delle emergenze veterinarie.
D'altra parte non abbiamo assolutamente condiviso il finanziamento ad occhi chiusi dell'industria avicola, alla quale non chiediamo nulla in cambio. Siamo consapevoli della crisi del settore; una crisi - lo ripetiamo - dovuta non ad una realtà dei fatti, ma solo ad un allarmismo forse diffuso ad arte dall'industria farmaceutica. Riconosciamo questa crisi, ma ancora una volta ribadiamo che 7 milioni di euro sottratti alla sanità per darli all'industria avicola ci sembrano veramente uno spreco, stanti i bilanci della sanità. Ci sarebbe piaciuto che, in cambio del sostegno, a questa industria fosse chiesta una modifica del comportamento.
A questi monopoli della produzione avicola italiana non abbiamo chiesto in cambio nulla: diamo loro un indennizzo per le perdite subite o previste e, con un ordine del giorno (ringraziamo il Governo per averlo accolto), chiediamo tutela per il lavoro dipendente, messo altrettanto in crisi dalle difficoltà dell'industria avicola.
Ci sembra completamente sbagliato ciò che è previsto nel decreto rispetto all'acquisizione dei farmaci antivirali e antinfluenzali per il trattamento della popolazione. Crediamo che su questo aspetto sia necessario soffermarci, ancora una volta, per rispondere ad una mistificazione molto diffusa. Dobbiamo ribadire - mi rivolgo a chi avrà occasione di leggere o di ascoltare questo dibattito fuori di qui - che ad oggi non è assolutamente possibile la produzione del farmaco antivirale o del vaccino che sarebbe realmente utilizzabile nel caso di esplosione di una pandemia di influenza aviaria, perché materialmente non si può produrre un farmaco per un virus che non ha ancora mutato il suo stato tanto da essere trasmissibile da un essere umano all'altro.
Dovremo attendere - come emerso durante la discussione generale - la conferma che il virus si possa trasmettere dall'animale all'uomo ed effettivamente constatare che ci sia la trasmissione tra umani. Solo in quel momento potremo cominciare la messa a punto del vaccino, e sarebbero necessari dagli otto ai dieci mesi di tempo perché lo stesso possa essere effettivamente prodotto e messo in commercio.
Quindi, con questo decreto stiamo stabilendo un vincolo economico molto grosso al nostro bilancio della sanità per un farmaco del tutto ipotetico, per una pandemia forse futuribile, ma che, forse, non si verificherà mai. Ecco perché pensiamo che altri avrebbero dovuto essere i provvedimenti.
Riteniamo che le misure siano insufficienti e che avrebbero dovuto essere integrate con quelle recate dalle nostre proposte emendative, che sono state puntualmente bocciate. Addirittura, alcune nostre proposte emendative sono state dichiarate inammissibili in quanto riguardavano la materia agricola, mentre altri emendamenti, che concernevano la stessa materia, sono stati ammessi e il Governo ha persino preso provvedimenti in tale materia.
Noi avremmo chiesto di ridurre drasticamente il numero di animali per chilometro quadrato, stabilendo un carico zootecnico distribuito a livello nazionale sostenibile.
Chiedevamo, inoltre, di mettere in sicurezza gli allevamenti industriali, varando un piano sanitario urgente che, oltre all'etichettatura - sappiamo quanto l'Unione europea stia contestando questa misura -, prevedesse regole certe per gli allevamenti.


Pag. 48


Avevamo anche proposto di dare un sostegno concreto alle imprese, ma solo a quelle che scelgono strategie di riconversione produttiva, adottando processi di qualità incentrati sul rispetto dell'ambiente e del benessere animale.
Avevamo chiesto di ridurre da subito, almeno del 50 per cento, la quota di uova per la prossima produzione del pollame e di prevedere addirittura il blocco della produzione di uova nei mesi che, in base a quanto sostiene il mondo scientifico, saranno più pericolosi, ossia da gennaio a marzo.
Tutte queste nostre proposte erano concrete e non sono state prese in considerazione e, pertanto, non ce n'è traccia in questo decreto.
Pensiamo che non ci siano formule magiche per difendersi dalle epidemie e non accettiamo queste soluzioni populistiche. Abbiamo detto in tutti i modi che avremmo voluto, non solo, sull'onda dell'emergenza, ma in via ordinaria, che nel nostro paese ci fosse una rete sanitaria efficiente e ramificata, in grado di contenere e gestire un'eventuale emergenza.
Quindi, sarebbe necessaria una politica di finanziamento della sanità pubblica, delle regioni e dei servizi sanitari locali, cosa che non avviene con questo provvedimento e non sarà fatta sicuramente con la prossima finanziaria.
Noi non voteremo contro questo provvedimento, come abbiamo fatto al Senato, perché pensiamo che il paese abbia bisogno di constatare come, su una questione seria, o almeno cosiddetta seria, come questa, ci sia un'unità di intenti, non distruttiva, ma propositiva, e quindi esprimeremo un voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Signor Presidente, vorrei brevemente motivare il nostro voto di astensione, anche per quanto riguarda la parte del decreto relativa alla crisi del settore avicolo e degli avicoltori.
Il decreto è arrivato in Assemblea in un testo gravemente insufficiente per quanto riguarda le misure da prendere a favore degli allevatori avicoli. Il solo ritiro dal mercato di 17 mila tonnellate di carne ed altri prodotti, per un importo massimo di 20 milioni di euro, non è sicuramente una risposta adeguata alla crisi del settore avicolo, come ho cercato di illustrare negli interventi sulle proposte emendative.
Gli emendamenti approvati in Assemblea rappresentano un passo in avanti: mi riferisco a quelli che destinano queste carni all'utilizzo alimentare, ma soprattutto alla previsione della sospensione temporanea del pagamento dei tributi, degli oneri contributivi previdenziali e assistenziali e dei ratei dei mutui di credito fondiario. Si tratta di altri 20 milioni di euro a favore di queste misure, che non possono essere attaccate dall'Unione europea, perché non si tratta di contributi diretti alle imprese bensì di mera sospensione di alcuni pagamenti.
Per quanto riguarda il ritiro della carne avicola, fresca o congelata, dal mercato, si tratta di misure temporanee, che rientrano nelle iniziative che l'Unione europea permette per affrontare le crisi dei mercati. Quindi il ministro fa male a dire che quello che abbiamo qui approvato sarà sicuramente bocciato dall'Unione europea, ma fa male anche perché le stesse cose sono state promesse dal ministro Alemanno, in numerosi incontri con il tavolo avicolo di crisi e con le organizzazioni professionali.
Detto questo, seppure il decreto è stato migliorato, restano però ancora numerosi punti scoperti, che riguardano i problemi di reddito e di liquidità delle imprese, oltre che la necessità di porre in essere iniziative che non siano solo congiunturali, ma anche strutturali, al fine di garantire il ripristino delle condizioni socioeconomiche ed ambientali. Al riguardo, ha ragione la collega Valpiana nel dire che gli interventi in favore delle imprese devono anche essere messi in correlazione con attività da parte delle imprese che vadano nel senso di una sempre maggiore sostenibilità degli allevamenti, risolvendo problemi di congestione


Pag. 49

degli stessi, che fra l'altro possono incidere sulla diffusione eventuale del virus.
Mancano poi altre iniziative, che però sono state condivise dal Governo accettando l'ordine del giorno Sedioli; sono quelle relative alla definizione dello stato di crisi del settore avicolo, sempre in conformità agli orientamenti dell'Unione europea. Manca poi la definizione di un piano avicolo nazionale, cioè di interventi di ristrutturazione che possano andare - ripeto - anche nel senso indicato dalla collega Valpiana di mettere in correlazione le risorse che vengono destinate a queste aziende con azioni da parte delle aziende medesime per una maggiore sostenibilità ed un maggior benessere degli animali e per una minore congestione degli allevamenti.
Per ciò che riguarda gli ammortizzatori sociali, non è stato approvato il relativo emendamento, ma è stato accettato un ordine del giorno con il quale si chiede la cassa integrazione speciale e il riconoscimento degli ammortizzatori sociali per i lavoratori a tempo indeterminato e determinato di tutta la filiera avicola. Lo stesso discorso vale, infine, per la fiscalizzazione degli oneri sociali e per la corresponsione degli indennizzi per i fermi degli incubatoi. Questa è dunque la parte mancante, che però il Governo si è impegnato a portare avanti.
Un'ultima valutazione è quella legata al rapporto fra il rischio percepito e il rischio reale. Siamo ancora una volta di fronte ad un allarme molto spesso ingiustificato, perché la carne di pollo italiana è sicura al cento per cento. Bisognerebbe quindi rendere permanente l'obbligo di indicazione dell'origine. Bisognerebbe creare modalità di tracciabilità del prodotto che siano ancora più rigide e soprattutto un'etichettatura che sia più trasparente e più chiara per i consumatori, i quali, se si fossero sentiti garantiti, non avrebbero diminuito il consumo del 50 per cento, come è avvenuto solo in Italia, lo ricordiamo, perché negli altri paesi europei questo calo non si è manifestato.
Quindi maggiore tracciabilità, più garanzia di chiarezza per il consumatore, etichettatura trasparente, indicazione dell'origine non solo temporanea e poi informazione, perché questa evidentemente è mancata.
È mancata, inoltre, un'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare (lo abbiamo chiesto da tempo) che sia anche in grado di gestire questi rischi, anche in termini di informazione sulle emergenze alimentari.
Questo è un altro dei punti non affrontati dal provvedimento in esame e, pertanto, ci asterremo nella votazione dello stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesca Martini. Ne ha facoltà.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, con il decreto-legge in esame l'Assemblea parlamentare è chiamata ad approvare una serie di misure e di interventi urgenti al fine di contrastare una nuova emergenza sanitaria, quella legata alla cosiddetta influenza aviaria, nel tentativo di contenere sia i problemi sanitari sia i danni alla produttività (che forse rappresentano gli unici effetti concreti che stiamo già scontando) derivati dal rischio eventuale o futuro di una diffusione del virus all'interno del nostro paese.
Come noto, l'infezione è stata oggetto nelle ultime settimane di una costante attenzione, talora anche fuorviante, da parte della stampa e dei media a causa della scoperta di nuovi focolai di influenza aviaria negli animali, prima in alcuni paesi dell'Estremo Oriente e poi nell'est dell'Europa. Nonostante l'improvvisa messa in stato di allerta delle istituzioni nazionali ed internazionali a vario titolo competenti e l'adozione di specifiche misure precauzionali, la risonanza mediatica che ha accompagnato i nuovi casi infettivi ha contribuito a provocare una sorta di allarmismo diffuso tra la popolazione, che ha provocato la caduta del consumo delle carni bianche, in particolare quelle avicole.


Pag. 50


In realtà, è necessario preliminarmente specificare che l'influenza aviaria non rappresenta un fenomeno virale di recente affermazione. L'influenza è stata identificata per la prima volta oltre cento anni fa in Italia nel corso di una epidemia.
Da allora il virus H5N1, responsabile dell'infezione, si ripresenta periodicamente a intervalli irregolari in tutte le regioni del mondo.
Se si esclude l'attuale sviluppo in Asia, recenti manifestazioni di questa infezione si sono registrate a Hong Kong nel 1997, nel 1998 e nel 2003, nei Paesi Bassi e nella Repubblica di Corea nel 2003; nel 1999, inoltre, il diffondersi in Italia del virus H7N1 (quindi, un virus diverso, una forma patogena considerata meno pericolosa dell'H5N1) ha causato l'epidemia in numerosi allevamenti nazionali di polli ed in particolare nel Veneto.
Tali dati testimoniano che i virus responsabili dell'influenza aviaria non rappresentano un fenomeno del tutto nuovo sullo scenario internazionale e che, negli ultimi anni, si è riusciti, con un certo successo, a contenere ed a evidenziare un'assenza di rischio di contagio di massa.
Come è noto, l'allarmismo collettivo che ha accompagnato la scoperta di nuovi focolai d'influenza aviaria si è ripercosso negativamente sul consumo di carni avicole e negli ultimi mesi questo ha registrato una drastica contrazione, pari circa al 30 per cento del valore iniziale.
Va infatti specificato che, indipendentemente dalla contrazione dei consumi, l'influenza aviaria tende a produrre danni ingenti ai produttori. È questo il motivo per cui in coscienza il movimento della Lega nord Padania in questo Parlamento non si è sentito di penalizzare i produttori e, soprattutto, quelle numerose famiglie del nostro Veneto, di tutto il nord del paese in senso lato, che, nella filiera del settore, del comparto avicolo, hanno trovato una modalità di sostentamento e anche una possibilità di implementazione di nuovi allevamenti.
L'influenza aviaria tende a produrre danni ingenti più ai produttori che alle persone, poiché il tasso di mortalità tra gli animali è assolutamente inconsistente nella nostra zona.
Secondo le stime della FAO, dal 28 gennaio 2004 ad oggi sarebbero stati abbattuti nella regione 20-25 mila volatili (sono cifre sottostimate rispetto all'area contagiata).
Nel generale apprezzamento per le misure previste dal decreto-legge in fase di approvazione in questo ramo del Parlamento, vorrei pertanto sottolineare come, a prescindere dalle disposizioni orientate alla prevenzione dei possibili pericoli sanitari, legati ad una eventuale diffusione del virus tra la popolazione, riteniamo che rivesta importanza prioritaria l'adozione di misure a favore del comparto.
In particolare, penso alla sospensione o al differimento dei versamenti tributari, alla sospensione dei contributi previdenziali e delle rate per le operazioni creditizie (Commenti)...

PRESIDENTE. Scusate... La collega ha ancora tempo per svolgere il suo intervento e chi non ha voglia di ascoltare può uscire dall'aula...!

FRANCESCA MARTINI. ... che hanno ottenuto l'approvazione in quest'aula, recependo così istanze che riteniamo sacrosante per lo sviluppo non solo del nord, ma dell'intero paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Mi spiace, onorevole Martini, non meritava le interruzioni che ci sono state.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulio Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Presidente (Commenti)...

PRESIDENTE. Non si faccia intimidire dai suoi colleghi, onorevole Giulio Conti.


Pag. 51

GIULIO CONTI. Non ho voce per urlare!
Ritengo che quanto accaduto oggi non possa passare sotto silenzio. Siamo di fronte ad una legge ben fatta, voluta da tutti, con la presenza di un ministro che va elogiato per la capacità e l'anticipo dimostrato nel presentare questo provvedimento, fornendo un senso compiuto al problema della prevenzione. Forse, questo è il primo caso, in Italia, in cui si affronta il tema della prevenzione! Che sia finito tutto per l'interesse di qualche «pollaiolo» è veramente troppo, anche in considerazione degli interessi dei cittadini. Ritengo che ciò non possa essere accettato né dall'opposizione, né dalla maggioranza.
Credo che una malattia di tale pericolosità, che potrebbe provocare l'esplosione di una pandemia, avrebbe richiesto una maggiore attenzione, sia politica sia sanitaria. Si tratta di una malattia ad un'alta contagiosità, il cui virus è mutante, nel senso che cambia la sua struttura proteica all'esterno del virus stesso per diventare altra cosa, tanto che il vaccino in preparazione potrebbe rivelarsi addirittura inefficace. Si è perso tempo, invece di approntare ciò che era il necessario in anticipo, analogamente agli altri paesi europei.
In realtà, si tratta di una malattia che esiste già da alcuni anni, alla quale nessuno aveva pensato di porre rimedio. Il provvedimento in esame era ottimo e teneva conto di quasi tutto lo scibile esistente in tale materia: dai farmaci antivirali - destinati non a bloccare la malattia di natura virale, ma a limitarla - al vaccino, che doveva essere specifico. Di ciò non si è tenuto conto, come non si è tenuto conto dell'organizzazione creata attorno ad una probabile pandemia, al fine di bloccarla o limitarne gli effetti più gravi.
Sono state create anche le strutture per limitare e prevenire gli effetti negativi: 60 veterinari assunti mediante concorso per tre anni; 50 operatori della prevenzione; 96 carabinieri per la tutela della salute. Credo che questi provvedimenti avrebbero dovuto essere accolti, anziché, di emendamenti spesso inutili e essere oggetto di un gran numero fotocopia l'uno dell'altro.
Nel ringraziare il ministro per quanto ha fatto, mi auguro che, con la volontà di tutti, si possa porre rimedio agli errori di questa mattina. Auguro pertanto buona fortuna alle modifiche che dovranno essere introdotte nel provvedimento da parte del Senato, in modo che sia ripristinato il testo approvato dalla Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà (Commenti).
Vi prego di contenere l'entusiasmo, colleghi!

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, sarò telegrafico.
Ringraziamo il Governo, che è intervenuto per prevenire l'allarme. Siamo contro ogni forma di allarmismo, che sta mettendo in ginocchio l'economia del settore. Ma non strumentalizzate, perché coloro che hanno votato contro quell'emendamento si sono attenuti al parere della Commissione bilancio, la quale ha rilevato che la cifra era inquantificabile, sereni, tranquilli e consci degli impegni assunti dal Governo per intervenire a supporto degli avicoltori (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Federazione Padana e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Non strumentalizzate, dunque, la posizione di persone che tengono quanto voi, anzi più di voi, alle necessità di coloro che lavorano in questo settore economico, per cui questo Governo ha coerentemente presentato un disegno di legge volto ad aiutare concretamente questi soggetti, non con la farsa che avete proposto voi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Federazione Padana e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro - Applausi ironici dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Questo applauso sottolinea l'importanza dell'intervento...!


Pag. 52


Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Coordinamento formale - A.C. 6144)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 6144)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 6144, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3616 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2005, n. 202, recante misure urgenti per la prevenzione dell'influenza aviaria) (Approvato dal Senato) (6144):

(Presenti 329
Votanti 225
Astenuti 104
Maggioranza 113
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 3).

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16 con lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Armani, Boato, Brancher, Contento, Di Luca, Di Virgilio, Giordano, Mauro, Moroni, Mussi, Pecorella, Rosso, Saponara, Stucchi, Valpiana e Violante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Stato della ricostruzione nei comuni della Basilicata colpiti dal sisma del novembre 1980 - n. 2-01715)

PRESIDENTE. L'onorevole Molinari ha facoltà di illustrare l'interpellanza Castagnetti n. 2-01715 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, rinunzio ad illustrarla e mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Conte, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO CONTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Rispondo con molta attenzione all'interpellanza di cui è cofirmatario l'onorevole Molinari, al quale faccio presente che, in realtà, rispetto alle richieste che ci erano state avanzate posso dire che la proposta al CIPE di ripartizione dei fondi rinvenienti dai mutui autorizzati dalla legge finanziaria per il 2004, a totale carico dello Stato, recentemente stipulati


Pag. 53

dalla regione Basilicata, sarà verificata molto presto. Si prevede un ricavato pari a circa 46 milioni e 200 mila euro.
La proposta di ripartizione tra i comuni interessati viene effettuata in collaborazione con la regione Basilicata, su base percentuale riferita al fabbisogno accertato per ogni singolo comune. Il fabbisogno complessivo residuo ammonta, per i comuni della Basilicata, a circa 600 milioni di euro, necessari a soddisfare le esigenze di cui all'articolo 3, lettere a) e b), della innovativa legge n. 32 del 1992, che prevedeva contributi ai proprietari di unica abitazione e connesse opere di urbanizzazione. Si informa che il totale delle assegnazioni al 16 novembre 2005, riguardo la legge citata, è pari a 810.464.149, 67 euro.
Per quanto riguarda i danni al patrimonio edilizio ed infrastrutturale della provincia di Potenza, la prefettura di Potenza ha effettuato un recente monitoraggio sui dati relativi alla ricostruzione, dal quale risulta che per il comune capoluogo sono state eseguite 1568 perizie, poi ammesse ai finanziamenti, così distinte: 185 nel centro storico; 226 nel centro urbano; 1036 nell'area rurale e 121 per attività produttive. I finanziamenti complessivamente assegnati al suddetto comune ammontano a oltre 209 milioni di euro. Ad oggi, resta da completare l'opera di ricostruzione per le aree rurali ed aziende agricole, per un totale di circa 700 perizie. A tal proposito, va, però, rilevato che molti interventi su edifici e manufatti rurali sono stati nettamente migliorativi rispetto alle strutture preesistenti.
Per quanto attiene gli altri comuni disastrati, l'attività di ricostruzione è stata quasi completamente ultimata, con percentuali che in genere superano l'80 per cento. Inoltre, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha in programma, in collaborazione con la predetta regione Basilicata, un più completo e puntuale accertamento del fabbisogno residuo, attraverso la verifica degli elenchi nominativi dei soggetti aventi titolo.
Infine è prevista, da parte del citato Ministero, la costituzione di un tavolo tecnico-politico per la messa a punto di iniziative legislative che, in sinergia con altre forme di cooperazione già in atto, promuovano un programma di sviluppo economico specificamente mirato in funzione delle potenzialità locali. Bisogna anche dire che l'attività del commissario ad acta, nominato con l'articolo 86 della legge n. 289 del 2002, riguarda gli interventi di ricognizione e di ripartizione, relativi ai danni causati da eventi eccezionali, su opere collaudate nel tempo dal Ministero delle attività produttive, nelle more della consegna definitiva al gestore finale; attività, questa, che si ritiene puntualmente conclusa.
Tutti gli enti gestori sono stati individuati, contattati e le relative documentazioni tecnico-amministrative esistenti sono state ricostruite, con particolare riferimento a quelle catastali ed espropriative. Tutte le ventisette consegne, di cui quindici in Basilicata, sono state operate dal commissario nei confronti dei destinatari finali (ANAS, provincia, comune e consorzi industriali), ad eccezione di un tratto viario e di parte di un'area industriale recentemente collaudata dal predetto ministero e, comunque, in fase di perfezionamento. Quest'ultimo tratto viario riguarda il completamento di quattro importanti interventi pubblici, due dei quali in Basilicata: la viabilità Nerico-Muro Lucano e la viabilità Muro Lucano-Baragiano. Per la necessaria progettazione il commissario si è avvalso del SIIT, ex provveditorato alle opere pubbliche, di Puglia e Basilicata, incaricato anche delle restanti attività delegabili ai sensi dell'articolo 16 della legge n. 109 del 1994. La viabilità Nerico-Muro Lucano è stata suddivisa in tre lotti, mentre la viabilità Muro Lucano-Baragiano è rimasta nella configurazione originaria.
Ai predetti completamenti, inclusa la soluzione del complesso problema espropriativo, il commissario ha ritenuto di poter far fronte con le risorse disponibili risalenti all'anno 1997 e non comprensive di successivi adeguamenti e ripristini. Inoltre, il predetto articolo 86 della legge n. 289 del 2002 affida al commissario ad


Pag. 54

acta anche i completamenti funzionali di schemi viari regionali ed interregionali che sono stati individuati a seguito di conferenze dei servizi, di cui all'onorevole interpellante saranno noti gli esiti, stimati dal concessionario sotto il profilo finanziario, comunicati al CIPE, progettati a livello preliminare dai concessionari individuati a termini di legge e sottoposti alle autorizzazioni previste.
I relativi finanziamenti, per un totale di 300 milioni di euro, di cui 250 per la viabilità Lioni-Grottaminarda, sono stati ripetutamente sollecitati dal commissario. L'opera prevista in Basilicata, anche se ricadente in gran parte in Campania, è la viabilità Balvano-San Gregorio Magno per la quale si prevede un intervento per circa 50 milioni di euro. Infine, la regione Basilicata ha acconsentito alla erogazione di proprie risorse per la progettazione per 1,5 milioni di euro. Nella seduta del pre-CIPE del 3 novembre 2005 la questione è stata finalmente portata e si attende la conseguente deliberazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica.
Onorevole Molinari, per ragioni di tempo non leggo la relazione predisposta dalla prefettura di Potenza la quale entra anche nel merito di alcuni interventi industriali realizzati che non hanno prodotto alcun risultato ma, al contrario, hanno fatto registrare situazioni in cui nelle aziende insediatesi sono stati portati via i materiali senza realizzare fino in fondo gli investimenti previsti.

PRESIDENTE. Spero che li abbiano denunciati per questi fatti!

GIANFRANCO CONTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ciò spetta alle autorità competenti, che dovranno poi comunicarcelo. A tale riguardo, mi preme porre in rilievo che, dopo un evento sismico, quando si tratta di realizzare interventi infrastrutturali di aiuto alle imprese dei territori colpiti dal sisma, si assiste molto spesso a cose di cui veramente faremmo a meno.

PRESIDENTE. L'onorevole Molinari ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, ho presentato questa interpellanza, che ha carattere anche un po' provocatorio, perché, fra qualche giorno, il 23 novembre, ricorrerà il venticinquesimo anniversario del terremoto che ha colpito i territori della Basilicata e della Campania. Quel sisma è stato uno degli eventi più tragici per il nostro paese: oltre tremila morti, tantissimi feriti e centinaia di migliaia di persone senzatetto. In quei giorni, tutto il paese ha manifestato nei confronti dei territori colpiti una grande solidarietà, in particolare le associazioni del volontariato.
Voglio sottolineare che, proprio qualche giorno fa, la commissione ad hoc del Ministero dell'interno ha assegnato a questi comuni dell'area del cratere una medaglia al merito civile, riconoscendo l'impegno degli amministratori, di ieri e di oggi, ma anche di tutte quelle associazioni del volontariato, di quelle comunità che seppero dare una mano per la ricostruzione.
Purtroppo, quella fase della ricostruzione è stata anche oggetto di attenta indagine da parte della Commissione parlamentare di inchiesta presieduta dal Presidente Scalfaro, che è pervenuta ad alcune conclusioni. Non c'è dubbio: vi sono stati scandali, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti industriali. Tuttavia, signor Presidente, sebbene io sia per l'unità nazionale e non voglia, quindi, fare distinzioni, debbo dire che la gran parte degli imprenditori, che hanno usufruito dei contributi a fondo perduto e, senza avere creato posti di lavoro, sono andati via, sono venuti, ahimè, dal nord. Al riguardo, sono state aperte anche tantissime inchieste giudiziarie, anche se, come spesso capita in questo paese, pochissimi processi sono stati celebrati per farla pagare a chi ha organizzato truffe così riprovevoli a danno delle comunità e dei comuni interessati dagli insediamenti.
L'altro aspetto era quello della ricostruzione fisica dei comuni, che, al contrario


Pag. 55

degli investimenti industriali (che erano centralizzati a Roma), fu affidata ai comuni, agli enti locali. Da questo punto di vista, bisogna dire che le cose sono andate bene fino a quando ci sono stati i finanziamenti. Lei stesso, signor sottosegretario, ha ricordato che è stato completato quasi l'80 per cento della ricostruzione. Nella precedente legislatura è stata approvata una legge, improntata a maggiore rigore, con la quale sono stati eliminati gli sperperi e sono stati adottati criteri più selettivi per dare una casa a chi l'ha persa. Tuttavia, manca ancora il 20 per cento.
Voglio anche ricordare, a beneficio di qualche collega «distratto» del centrodestra della mia regione, che l'ultimo riparto risale a dicembre del 2003. Si trattava, peraltro, di un residuo di stanziamenti ai quali aveva provveduto il Governo di centrosinistra presieduto da Amato. Da allora, non sono intervenuti altri riparti: nelle finanziarie succedutesi è stata prevista l'accensione di mutui, ma fino ad oggi i comuni non hanno ricevuto altri finanziamenti (a tale proposito, prendo atto dell'elemento positivo contenuto nella parte iniziale della sua risposta, signor sottosegretario, là dove ha affermato che è imminente un altro riparto). Anzi, debbo precisare che, per quanto riguarda la regione Basilicata, si registra un elemento di peggioramento. Infatti, mentre, per la legge n. 219 del 1981, ai riparti si procedeva destinando il 60 per cento delle somme alla Campania ed il 40 per cento alla Basilicata, la legge finanziaria del 2002 ha stabilito che i finanziamenti vengano ripartiti attribuendone il 75 per cento alla Campania ed il 25 per cento alla Basilicata.
Da questo punto di vista, dovremmo completare - senza aggiungere altro - l'opera di ricostruzione. Le aree industriali, che sono un patrimonio comune, sono anche nel contratto d'area (alcuni capannoni sono stati recuperati, altri ancora no). Inoltre, vanno completate quelle due grandi infrastrutture alle quali anche lei ha fatto riferimento, signor sottosegretario. Colgo l'occasione per ricordare che, per merito di un emendamento mio e del collega Boccia, furono stanziati, nel 1997, circa 200 miliardi di vecchie lire proprio per il completamento di alcune infrastrutture: tra esse - è presente l'amico Lettieri, il quale ha più volte utilizzato, per sollecitarne l'ultimazione, tutti gli strumenti di sindacato ispettivo - la strada Nerico-Muro Lucano, per la quale i soldi vi sono, come ho detto, dal 1997.
Debbo dire, pur con il dovuto rispetto, che anche la gestione del commissario relativa agli espropri ed a tutto il lavoro burocratico, si sta trascinando ormai da molto tempo. Ad ogni risposta ad atti di sindacato ispettivo ci viene detto che si è pronti a consegnare il primo lotto o il secondo lotto! In questi ultimi giorni - siamo anche alla vigilia della campagna elettorale - si organizzano, signor Presidente, cerimonie per la consegna di tali lotti, ma ben poco è stato fatto. Quindi, neanche sull'azione del commissario esprimiamo un giudizio positivo: ha perso troppo tempo per realizzare un'importante arteria che serve a far uscire dall'isolamento importanti comunità della nostra regione.
Non aggiungo altro. Ho presentato l'interpellanza, senza fare polemiche, per fare il quadro della situazione, affinché la gente non dimentichi; affinché si faccia, a distanza di 25 anni, anche piena luce, mediante un'operazione di verità (molte volte, anche i mass media hanno commesso qualche ingiustizia). Chi ha sbagliato doveva e deve pagare, soprattutto per quanto riguarda la ricostruzione, ma credo che oggi, almeno per quanto riguarda la Basilicata (lo stessa vale, penso, per la Campania), c'è un patrimonio di aree industriali e di infrastrutture di cui tener conto.
Vi è stato un recupero ben fatto (è stato riconosciuto dalla stessa Commissione di inchiesta presieduta da Scalfaro), soprattutto dei centri storici. Ciò va ad onore dei tanti amministratori che, in maniera disinteressata ed onesta, hanno lavorato in questi anni. Il riconoscimento da parte del Ministero dell'interno ne è una riprova (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).


Pag. 56

(Iniziative per la realizzazione del casello autostradale nel comune di Pieve Albignola (Pavia) - n. 2-01722)

PRESIDENTE. L'onorevole de Ghislanzoni Cardoli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01722 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

GIACOMO de GHISLANZONI CARDOLI. Signor Presidente, la mia interpellanza urgente si richiama ad un ordine del giorno presentato durante la sessione di bilancio del 2001, accolto del Governo nella seduta del 19 dicembre e votato ed approvato dall'Assemblea.
In quell'ordine del giorno si richiamava la necessità, che nasceva dal territorio che ho l'onore di rappresentare, di veder creato un ulteriore casello autostradale sulla tratta autostradale Milano-Genova. Su quel tratto autostradale vi sono caselli grosso modo ogni dieci chilometri, ad eccezione della tratta tra Bereguardo e Casei Gerola, un tratto di 20 chilometri senza alcun casello autostradale.
Nella zona di Sannazzaro e nelle aree limitrofe, in questi decenni, si sono insediate molte industrie petrolchimiche che necessitano di smaltire un traffico veicolare estremamente pesante che porta ad un inquinamento acustico ed atmosferico non indifferente, oltre a mettere a rischio la staticità del ponte di Casei Gerola.
La costruzione di questo casello autostradale, fortemente voluto dagli enti locali del territorio, mirerebbe ad alleggerire il traffico pesante, che verrebbe subito incanalato nell'autostrada, senza dover attraversare piccoli comuni con una viabilità estremamente ridotta e insufficiente alla bisogna.
Chiedo, dunque, al Governo di rispettare un impegno che ormai risale a quattro anni fa e che al momento non è stato ancora onorato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, dottor Moffa, ha facoltà di rispondere.

SILVANO MOFFA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, ringrazio l'interpellante che, nell'illustrazione, ha ricordato gli impegni a suo tempo assunti.
La richiesta di un nuovo casello in comune di Pieve Albignola al chilometro 40 dell'autostrada Milano-Serravalle è stata avanzata dall'amministrazione comunale all'ANAS in data 29 giugno 2001 in sede di conferenza di servizi per l'approvazione del progetto relativo alla costruzione della centrale di cogenerazione e del connesso impianto di gassificazione ricadente nei comuni di Sannazzaro e limitrofi e della stazione elettrica di consegna di Pieve Albignola.
La questione all'epoca fu stralciata, in quanto ritenuta non attinente alla realizzazione della centrale termoelettrica e delle opere ad essa connesse.
Il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 1753 del 14 marzo 2002 ha autorizzato le opere oggetto di conferenza di servizi, stabilendo, per quanto attiene alla realizzazione di miglioramenti viari nel contesto territoriale interessato, che la provincia di Pavia elaborasse il progetto preliminare di riqualificazione della viabilità provinciale riguardante i comuni di Pieve Albignola, Mezzana Rabattone, Rinasco e Sairano ed il progetto del primo lotto funzionale da realizzarsi entro tre anni dalla presentazione del progetto esecutivo.
Il decreto nulla citava riguardo all'eventuale nuovo casello che, in base alla sistemazione viabilistica complessiva, predisposta dall'amministrazione provinciale di Pavia, si collegherebbe in posizione intermedia tra le attuali uscite di Gropello Cairoli (chilometro 31,5) a nord, e Casei Gerola (chilometro 52,4) a sud, sempre sulla A7.
Successivamente, l'11 aprile 2002, su iniziativa del prefetto di Pavia, si è svolto un incontro allo scopo di approfondire gli aspetti relativi all'iter procedurale necessario per la realizzazione dell'opera, che dovrebbe formare oggetto di apposito accordo di programma tra regione Lombardia,


Pag. 57

provincia di Pavia, comune di Pieve Albignola, ANAS, Società Milano Serravalle e Enipower.
Tale accordo, non ancora formalizzato, prevede la realizzazione del nuovo casello a carico della società concessionaria, subordinandone la realizzazione alla stipula di specifico atto aggiuntivo alla convenzione in essere tra ANAS e la concessionaria medesima che, allo stato, è in fase di definizione presso il ministero.
L'ANAS riferisce infine che, per la realizzazione del casello, è necessaria ed indispensabile l'attuazione della viabilità di accesso allo stesso a cura degli enti locali precitati.

PRESIDENTE. L'onorevole de Ghislanzoni Cardoli ha facoltà di replicare.

GIACOMO de GHISLANZONI CARDOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, posso dichiararmi soltanto parzialmente soddisfatto, in quanto la ricostruzione proposta dal sottosegretario Moffa è parziale, nel senso che egli ha ricostruito una fase di elaborazione di un progetto che doveva portare alla costruzione del casello autostradale in questione.
Egli ha ricordato correttamente che, in sede di Conferenza dei servizi, per quanto riguardava l'installazione della centrale di cogenerazione di Enipower, quest'ultima, tra le varie incombenze, si assumeva l'onere di finanziare lo studio di fattibilità. Tale società ha pertanto messo a disposizione 400 milioni e l'amministrazione provinciale, con questi 400 milioni di vecchie lire, ha fatto redigere un progetto non di massima, bensì definitivo.
Quindi, il progetto esiste: giustamente, è stato ricordato come si sia svolto un incontro presso la prefettura che, però, signor sottosegretario, risale al 2002. Forse, bisognerebbe riprendere le fila del discorso: mi incaricherò personalmente di sollecitare l'attuale prefetto di Pavia, in modo da recuperare questo progetto.
Vorrei ricordare che, al di là delle istanze del territorio, esiste una carta stradale pubblicata dalla società Milano-Serravalle nella quale viene indicato il nuovo casello di Pieve Albignola. C'è quindi una sottostante volontà da parte della società Milano-Serravalle di contribuire alla realizzazione di questo casello.
Ritengo che si tratti di un'opera fondamentale per la viabilità di questo territorio, propedeutica allo sviluppo organico dell'area e mirante a valorizzare le caratteristiche intrinseche dello stesso territorio.
La spesa non è eccessiva ed anche in un periodo di «vacche magre», se si lavora tutti insieme in maniera sinergica, si può realizzare quella che, in questo momento, è considerata una priorità da parte delle amministrazioni locali.

(Procedura adottata per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro alla Scala - n. 2-01720)

PRESIDENTE. L'onorevole Quartiani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01720 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei in primo luogo ricordare che vi è una novità da rimarcare, che segue temporalmente la data dell'interpellanza urgente - della quale sono il primo firmatario e che è sottoscritta da altri quarantadue colleghi del centrosinistra - riguardante la Fondazione Teatro alla Scala di Milano. L'assemblea dei fondatori ha eletto i rappresentanti dei soci privati nel nuovo consiglio di amministrazione. Si tratta dei rappresentanti di Cariplo, Pirelli ed Eni; si tratta, però, anche dell'elezione, in rappresentanza della camera di commercio e dell'amministrazione comunale di Milano, dei rappresentanti dei medesimi enti. In particolare, vorrei ricordare che l'elezione di un rappresentante della camera di commercio è stata dettata dalla individuazione della stessa come quarto membro di diritto, a seguito della modifica, intervenuta pochi giorni or sono, dell'articolo 7 dello statuto della Fondazione Teatro alla Scala.


Pag. 58


Va detto anche che la camera di commercio sarebbe esclusa dalla necessità di corrispondere la quota di finanziamento biennale, che invece la legge prevede sia pari all'8 per cento del fondo che viene trasferito dallo Stato; obbligo che viene dunque previsto soltanto per i membri che saranno o che sono eletti dall'assemblea dei soci. Ora, per arrivare a sette membri, secondo il dettato della legge nazionale che regola le fondazioni liriche, mancano all'appello la nomina del rappresentante del Ministero per i beni e le attività culturali e del presidente della regione Lombardia.
Il nuovo consiglio opera già, anche in assenza delle due nomine pubbliche da parte dello Stato e della regione; infatti, sabato scorso, si è occupato del sovrintendente. Purtroppo, però, sembra che le nomine del nuovo consiglio non siano in grado di sopire le tensioni accumulatesi nei mesi scorsi, sciogliendo quelle nebbie che, invece, ancora tendono ad avvolgere il grande teatro milanese di fama internazionale; nebbie che sarebbe opportuno provvedere a diradare rapidamente.
Non vanno, però, in questo senso, a mio avviso, le procedure seguite per la nomina del nuovo consiglio; esse non fugano le questioni che da noi sono state poste con l'interpellanza in esame. Restano infatti aperti i problemi di interpretazione giuridica e questioni di carattere più eminentemente istituzionale e politico.
Le questioni da noi poste esigono risposte chiare al fine di una loro soluzione, in particolare dopo che la provincia di Milano si è detta pronta a contribuire al patrimonio della Scala versando la prima di quattro quote annuali di 1 milione e 300 mila euro, pari ad un quarto dei 5 milioni 200 mila euro che sarebbero richiesti dal nuovo statuto.
Vorrei far presente - ma la circostanza, peraltro, è nota - che il consiglio di amministrazione uscente ha posto una sorta di soglia di sbarramento, introducendo una quota aggiuntiva alle quattro annuali richieste ai nuovi soci che intendessero usufruire del diritto a far parte del consiglio di amministrazione. Tale consiglio, peraltro, ora, con le nuove nomine e con le due attese da Stato e regione, sarebbe già composto da sette membri, quanti ne prevedono lo statuto vigente e la norma nazionale in vigore.
Intendo precisare in modo chiaro quale sia tale sbarramento, peraltro richiamato anche nell'interpellanza urgente rivolta all'onorevole ministro; si tratta, infatti, di una richiesta di versamento di un'ulteriore quota di 5 milioni 400 mila euro. Dunque, poiché il plenum sarebbe già raggiunto, eventualmente anche con le risorse versate dalla provincia di Milano, risulterebbe comunque impossibile la presenza della stessa nel governo del più importante ente culturale del territorio milanese nell'ambito delle arti lirico-concertistiche.
Poiché, prima della riforma, con altri enti, la provincia di Milano faceva parte degli organi di amministrazione dell'ente lirico e del Teatro alla Scala, è chiaro che, a fronte di una disponibilità dello stesso ente a farne nuovamente parte per svolgere un ruolo di indirizzo che dovrebbe essere proprio di una provincia metropolitana quale quella milanese, oggi emergono ostacoli di carattere oggettivo - vale a dire, la legge di riforma e gli statuti vigenti secondo le modalità da essa indicate - e ostacoli di carattere soggettivo, quali lo sbarramento legato alla richiesta di un versamento pari al doppio del dovuto ai fini del godimento dei diritti di rappresentanza nel consiglio di amministrazione (diversamente da altri soggetti che, invece, non soggiacciono a tale sbarramento).
Ovviamente, non voglio credere che si tratti di introdurre in diritto una disparità di trattamento per soggetti pubblici o privati che intendessero o già intendano contribuire a concorrere al buon governo di una fondazione lirica di così grande significato nazionale, europeo ed internazionale. Sappiamo dell'intenzione della provincia di Milano di impugnare le modifiche introdotte dal nuovo statuto; con l'interpellanza in esame, chiediamo di sapere dal Governo se il nuovo statuto sia già stato approvato dal ministero vigilante e se sia passato attraverso il necessario


Pag. 59

vaglio della Corte dei conti. Diversamente, vorrei far presente che si aprirebbe un'ulteriore questione anche sul versante della validità delle norme e delle esclusioni dal nuovo consiglio di amministrazione. Sappiamo che non è sostenibile raddoppiare per i nuovi soci la posta per far parte del nuovo consiglio di amministrazione.
Ciò, se non dovesse essere rimosso, anche con interventi urgenti, tramite provvedimenti nazionali di revisione delle attuali norme sulle fondazioni liriche, nonché con adeguate misure che ricadano anche sulla vigenza degli attuali statuti, determinerebbe una condizione di ampia conflittualità, generando ulteriori fattori negativi, che graverebbero sulla già in parte compromessa buona funzionalità dell'ente Teatro alla Scala di Milano.
È chiaro, signor sottosegretario, che non è concepibile, né sostenibile una condizione statutaria in cui si favorisca, per sempre, chi è già socio facente parte del consiglio di amministrazione, impedendo così a nuovi soggetti, pubblici o privati, di potervi accedere. Ciò, infatti, è fuori da ogni sano principio di democrazia economica, e credo anche che non sia conforme alla normativa nazionale vigente nella materia di cui stiamo discutendo.
Vorrei far presente, in subordine, che non risulta conforme all'attuazione della stessa norma, almeno in modo da non ingenerare dubbi e conflittualità che, come lei sa, signor sottosegretario di Stato, costituiscono, purtroppo, il sale dei processi di destabilizzazione o di cattivo governo. In tal caso, il consiglio d'amministrazione nominato rischierebbe di essere sottoposto ad una stagione di probabile instabilità: ritengo che, nel nostro paese, sia interesse di tutti evitare che ciò accada.
Non sappiamo quale sia l'opinione del Governo in relazione ad un presunto, o probabile, ordine del giorno, approvato dal consiglio d'amministrazione della Fondazione Teatro alla Scala, finalizzato all'aumento da sette a nove dei membri dello stesso consiglio; né sappiamo per quali vie istituzionali, e con quali strumenti eventualmente normativi, l'esecutivo intenda giungere a tale allargamento; né, ovviamente, sappiamo come, nel frattempo, il Governo intenda porsi in relazione alla palese esclusione di un ente pubblico locale (quale la provincia di Milano) e come voglia porvi rimedio. Vorrei osservare che, ovviamente, sarebbe assai difficile farlo senza intervenire sulla rimozione dello sbarramento della quota raddoppiata per poter esercitare il diritto di «elettorato passivo» da parte della medesima provincia.
Credo che siamo tutti consapevoli della necessità di garantire il rilancio e la stabilità del Teatro alla Scala e della sua Fondazione. È per questo motivo che gli interpellanti considerano di grande rilievo gli orientamenti che il Governo ed il ministro competente intendono assumere, e che il signor sottosegretario ci vorrà rappresentare in questa sede, affinché siano fugate tutte le interpretazioni dubbie delle modifiche statutarie della Fondazione Teatro alla Scala di Milano, al fine di non compromettere né il futuro, né il buon nome, né tanto meno il buon funzionamento della stessa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, onorevole Pescante, ha facoltà di rispondere.

MARIO PESCANTE, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in ordine alle questioni poste dagli onorevoli interpellanti, si rappresenta quanto segue.
Come è noto, lo statuto della Fondazione Teatro alla Scala di Milano, a seguito delle modifiche proposte nella seduta consiliare del 2 novembre ed approvate, ai sensi di legge, con decreto ministeriale dell'11 novembre 2005, individua, all'articolo 7, la camera di commercio, industria e artigianato di Milano, ente di diritto pubblico, quale quarto membro del consiglio di amministrazione.
Contrariamente a quanto affermato, si precisa che l'effettivo ingresso in detto consiglio della camera di commercio è subordinato alla erogazione di apporti annui finanziari alla gestione nei termini


Pag. 60

minimi previsti dall'articolo 10 del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, come modificato dalla legge 21 maggio 2004, n. 128, vale a dire l'8 per cento calcolato sulla base dei finanziamenti statali per due anni. È tanto, oltre ai conferimenti a patrimonio pari ad almeno 520 mila euro.
Al riguardo, si segnala, inoltre, che l'articolo 7.1-bis prevede espressamente la decadenza dal potere di nomina di cui trattasi se non dovesse essere assicurato l'apporto annuo minimo sopra evidenziato.
In particolare, si rende noto, per opportuna conoscenza, che la camera di commercio di Milano, con delibera di giunta n. 284, del 24 ottobre 2005, si è impegnata a stanziare un contributo pari all'otto per cento del contributo statale a beneficio della fondazione.
Quanto all'asserita lesione del diritto alla candidatura ed alla rappresentanza di altri fondatori, occorre precisare che le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 5, dello statuto recentemente approvato, non essendo sostanzialmente diverse dal testo anteriormente vigente, non appaiono lesive nei confronti di potenziali nuovi candidati.
In ogni caso, è compito della Fondazione, nell'ambito della propria autonomia, scegliere tra più soggetti, eventualmente in concorso tra loro, per la rappresentanza in seno al consiglio di amministrazione, quelli ritenuti più appropriati all'immagine di una istituzione culturale.
Quanto alla possibilità di ampliamento per legge da sette a nove dei componenti degli organi deliberanti delle fondazioni lirico-sinfoniche, questo ministero ritiene tale scelta opportuna per quei teatri che possono, quali il teatro alla Scala, attendersi l'apporto di più fondatori, considerata la perdurante carenza di risorse destinate a tale settore, con conseguenti effetti benefici sui bilanci della fondazione, favorendo, nel contempo, un contenimento della spesa pubblica.
Al riguardo, si segnala che il ministro per i beni e le attività culturali ha già trasmesso un apposito emendamento da inserire all'interno delle modifiche che saranno apportate, nel seguito dell'esame parlamentare, al disegno di legge finanziaria per l'anno 2006, che, modificando l'articolo 12 del decreto legislativo n. 367 del 1996, consentirebbe agli statuti delle fondazioni lirico-sinfoniche di prevedere l'aumento del numero dei componenti del consiglio di amministrazione rispetto alla previsione iniziale.
In tal modo, le fondazioni interessate potranno scegliere di nominare i due nuovi componenti del consiglio di amministrazione giudicati più consoni al perseguimento dei propri compiti istituzionali.
Tanto premesso e fermo restando ogni opportuno controllo che questo ministero svolge, e svolgerà, sulla fondazione, nell'ambito del proprio potere di vigilanza, l'istituzione scaligera sta completando il rinnovo dell'organo statutario, conformemente alla normativa vigente di legge e statutaria, come approvata dal decreto ministeriale 11 novembre 2005, e sabato 19 novembre prossimo venturo si insedierà il nuovo consiglio di amministrazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Quartiani ha facoltà di replicare.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta, che ritengo in parte insoddisfacente ancora - e soprattutto - per le modalità con le quali si è inteso revisionare lo statuto e la congruenza dello stesso in base all'attuazione della norma nazionale vigente. Vorrei, peraltro, fare presente che uno statuto può vigere nel momento in cui riceve non solo il benestare del ministero vigilante, ma anche quello conseguente al vaglio della Corte dei conti. Su ciò, signor sottosegretario, ella non ha ancora dato contezza agli interpellanti.
Tuttavia, poiché non è mia - né nostra - intenzione sottoporre un'iniziativa di sindacato ispettivo al Governo al fine di complicare le condizioni di un ente così importante, bensì per determinarne, al maggiore livello, una capacità di governo, di indirizzo e di presenza, anche sul piano internazionale, oltre che su quello nazionale, è del tutto evidente che le notizie che


Pag. 61

ella ci ha testè riferito consentono di prendere in considerazione la possibilità che altri soggetti rientrino in una più ampia disponibilità di governo, di presenza, di patrimonializzazione ed anche di versamento e di determinazione di risorse utili allo sviluppo dell'attività del teatro scaligero e della sua fondazione.
Questo è il passaggio sul quale ritengo di poter dichiarare una certa soddisfazione. Credo, infatti, che la disponibilità assicurata dal Ministero, anche attraverso un'iniziativa di carattere legislativo e normativo annunciata in questa sede in maniera formale, non possa che essere vista positivamente, sempre che, signor sottosegretario, non venga considerata una normativa di carattere ordinamentale in qualche modo in contrasto con la legge finanziaria.
Credo che, superato eventualmente questo ostacolo, sarà compito del Governo nazionale, del Parlamento e di tutti gli enti interessati collaborare per migliorare le condizioni attuali in cui versa il Teatro milanese, per elevarne il livello e per illustrarne il buon nome sul piano nazionale ed internazionale.

(Questioni relative all'importazione di concentrato di pomodoro cinese - n. 2-01696)

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01696 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, rinunzio ad illustrarla e mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Polledri, e, per la replica, mi rimetto al suo buon cuore...
Il sottosegretario di Stato per le attività produttive, avvocato Cota, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO COTA, Sottosegretario di Stato per le attività produttive. Signor Presidente, l'interpellanza in esame pone sostanzialmente l'accento su una problematica, quale quella della contraffazione e della concorrenza sleale, che non tocca solo il concentrato di pomodoro, bensì una parte consistente del settore agroalimentare e degli altri settori economici.
Relativamente alla questione in argomento, si sottolinea che il Ministero delle politiche agricole e forestali ha da sempre portato avanti, e negli ultimi tempi rafforzato, l'azione di difesa delle produzioni del made in Italy, anche attraverso il coinvolgimento di altre amministrazioni, al fine di definire un programma straordinario per difendere il settore da forme di concorrenza sleale quali le illecite commercializzazioni di prodotti provenienti da paesi extracomunitari.
Quanto all'importazione di concentrato di pomodoro dalla Cina, si precisa che, con nota dell'agosto 2005 del ministro Alemanno, è stata rappresentata al ministro dell'economia e delle finanze la grave situazione di crisi del pomodoro determinata dal traffico di perfezionamento attivo (TPA) di ingenti quantitativi di concentrato di origine cinese autorizzato dall'Agenzia delle dogane italiane.
Di seguito, l'agenzia delle dogane ha provveduto a sottoporre la questione ai competenti servizi della Commissione europea, utilizzando uno specifico documento di valutazione delle condizioni economiche del TPA, che è stato discusso nell'ambito del Comitato codice doganale svoltosi a Bruxelles in data 3 ottobre ultimo scorso.
In particolare, è stata sollevata anche la questione della possibile sospensione delle autorizzazioni già concesse in regime di TPA e, comunque, della compensazione per equivalenza. Tale ipotesi ha incontrato difficoltà sia da parte dei competenti servizi doganali della Commissione sia da parte della stessa Agenzia delle dogane italiane, in considerazione del possibile contenzioso che potrebbe derivarne.
Il Ministero delle politiche agricole e forestali, comunque, ha provveduto a dare seguito a quanto suggerito dalla stessa Commissione europea, formulando in ambito comunitario apposita richiesta di misure


Pag. 62

urgenti previste al riguardo dall'OCM ortofrutta, che si ritengono assolutamente necessarie.
Ciò premesso, non può d'altra parte sottacersi che il TPA è sottoposto a specifici e continui controlli diretti ad assicurare l'esportazione della stessa quantità di merce importata.
In attesa di un'imminente presa di posizione al riguardo da parte della Commissione europea, sta proseguendo sul piano interno l'azione di coordinamento tra i ministeri coinvolti, al fine di definire le misure da adottare per la salvaguardia economica dell'intero comparto, nonché di quella igienico-sanitaria dei consumatori italiani.
Intanto, si segnala che l'Ispettorato centrale per la repressione delle frodi del Ministero delle politiche agricole e forestali, sin dallo scorso anno, ha effettuato sull'intero territorio nazionale numerose sezioni di controllo e, in concorso con l'Agenzia delle dogane, dallo scorso mese di agosto ha intrapreso un'ulteriore specificazione di controllo a difesa dei produttori nazionali e a tutela dei consumatori.
L'operazione sinergica dei due organi tecnici, dal 4 agosto al 30 novembre prossimo venturo, ha portato ad effettuare controlli presso gli impianti di lavorazione dei prodotti ortofrutticoli, i mercati all'ingrosso e la grande e piccola distribuzione.
Il programma di controlli si pone l'obiettivo di verificare nell'immediato che la corretta indicazione dell'origine, anche in considerazione del rispetto del disposto di cui al decreto ministeriale 23 settembre 2005 sulla definizione di passata di pomodoro, permanga durante tutti i passaggi che portano il prodotto importato al consumatore.
Una efficace lotta alla concorrenza sleale, operata non solo in danno dei produttori, ma anche della qualità delle produzioni, deve necessariamente passare attraverso la continua e corretta informazione sull'origine dei prodotti in tutta la filiera della lavorazione e della commercializzazione.
Nell'ambito di tale attività di controllo, sono state effettuate verifiche presso numerose ditte conserviere, soprattutto nelle regioni Campania e Puglia, che effettuano anche importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina. Dal controllo sono emerse talune irregolarità di tipo amministrativo ed analitico, che hanno portato al sequestro penale di ingenti quantitativi di confezioni di triplo concentrato di pomodoro, provenienti dalla Grecia, in attesa di essere lavorato, in regime di traffico di perfezionamento attivo.
Si tratta, quindi, di concrete iniziative finalizzate a tutelare i produttori di conserve vegetali nazionali e ad assicurare i consumatori circa la presenza sul mercato di pomodoro conforme alle attuali disposizioni normative.
Quanto alla obbligatorietà dell'indicazione d'origine, il cosiddetto obbligo di etichettatura, vorrei sottolineare come il Ministero delle attività produttive condivida assolutamente la necessità di una sua immediata introduzione o, quanto meno, nei tempi più brevi possibili.
Aggiungo, inoltre, che l'Alto commissariato per la lotta alla contraffazione, che è stato appena istituito, ha preso coscienza del fenomeno per quanto di sua competenza e, dunque, potrà elaborare le conseguenti strategie di intervento.

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di replicare.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, se devo esprimere una soddisfazione, mi dichiarerei «soddisfatto meno meno» nei confronti del Governo. Ringrazio, tuttavia, il sottosegretario Cota e formulo nei suoi confronti i miei migliori auguri per la nomina a commissario per la lotta alla contraffazione, perché mi pare che oggi egli sia partito nel migliore dei modi.
Se sono «soddisfatto meno meno» nei confronti del mio Governo, sono assolutamente insoddisfatto nei confronti dell'Europa. Se dovessi dare una punizione, non tanto al Comitato del codice doganale, quanto al commissario precedente, che


Pag. 63

probabilmente ci ha consentito di essere invasi da queste 150 mila tonnellate di concentrato di pomodoro tutti gli anni e nei primi sette mesi di quest'anno da settantamila tonnellate, gli farei mangiare la passata di pomodoro fatta con il concentrato cinese!
Signor Presidente, siamo lontani dall'ora di pranzo...

PRESIDENTE. Qualcuno non ha neanche pranzato, come me...

MASSIMO POLLEDRI. Presidente, mi dispiace: ciò conferma il suo stoicismo istituzionale.
Comunque, questa passata di pomodoro è qualcosa di inguardabile, con sopra il siero assolutamente immangiabile.
Eppure questo è quello che arriva nei supermercati e nelle mense delle nostre famiglie, malgrado ciò che viene detto in ordine ai controlli e al rispetto della filiera. Questo non possiamo più permetterlo, per due motivi. Ci viene detto che il traffico di perfezionamento attivo (TPA), cioè il concentrato di pomodoro che arriva, viene sostenuto dall'industria di trasformazione e che quindi ci sono due interessi diversi: quello dei trasformatori, che vogliono il concentrato di pomodoro, e quello degli agricoltori, che invece vi si oppongono. Ciò è falso, assolutamente falso, perché oggi nella filiera dell'agroalimentare, nel settore della trasformazione del pomodoro, c'è una voce univoca tra consumatori, produttori di pomodoro e trasformatori. Dunque, chi è che parla in dissonanza da questa voce? I trasformatori disonesti, che sono una minoranza assoluta e che si arricchiscono con il pomodoro cinese!
A proposito di dissonanze, l'invito che rivolgo al Governo ed in particolare al sottosegretario che oggi rappresenta il Ministero per le attività produttive è che i due ministeri interessati, quello appunto delle attività produttive e quello delle politiche agricole e forestali, devono parlare con un'unica voce. Dico questo, perché esiste un carteggio, nel quale un direttore del Ministero delle attività produttive sostiene che il TPA (traffico di perfezionamento attivo) va bene e che non possiamo limitarlo, perché altrimenti manderemmo in crisi l'industria di trasformazione. Ciò non è assolutamente vero. Oggi il concentrato di pomodoro italiano costa meno del concentrato di pomodoro cinese. Se guardiamo ai numeri, quest'anno il concentrato di pomodoro cinese è costato 0,4883 euro al chilo, mentre quello italiano 0,4640 euro al chilo. Al nord abbiamo chiuso quattro industrie di trasformazione ed una, ahinoi, è a rischio anche nella zona emiliana; si tratta di una grande azienda.
Ciò significa che i prezzi sono competitivi, ma c'è qualcosa che non funziona. Ricordiamo anche che c'è stato un calo del 20 per cento dei prezzi negli ultimi due o tre anni e che se vogliamo mantenere un settore d'eccellenza non possiamo andare avanti di questo passo. Va bloccata assolutamente l'importazione. Per questo occorre che la voce del Governo sia unitaria. Non può essere solo il Ministero delle politiche agricole e forestali a chiedere in Europa il blocco. Deve essere il Governo italiano: Silvio Berlusconi oppure i due ministri Scajola e Alemanno.
Dico questo, proprio per salvaguardare il principio della filiera, contenuto anche nel decreto legislativo n. 102 approvato quest'anno, ed anche per fare un discorso sui dazi. Questa è un'elusione dei dazi. Oggi esiste un 10 per cento dei dazi sull'importazione di pomodoro. Ma con questo stratagemma del TPA il pomodoro cinese elude i dazi, e non solo. Questa è la prima, oserei dire fregatura - chiedo scusa per questo termine esagerato -, ma ce n'è una seconda! Il traffico di perfezionamento attivo e poi il concetto di equivalenza (che ci dice: entra 100, deve uscire 100) non indica qual è il pomodoro esportato, che cioè sta uscendo. Probabilmente esce quello italiano e noi ci mangiamo il pomodoro cinese!
Questa è un'altra stortura che va definita, perché non c'è alcuna norma europea o comunque alcuna precisazione


Pag. 64

da parte dell'Italia che dica che il TPA e l'equivalenza non possono portare ad un impoverimento della qualità del prodotto e quindi ad un danno al consumatore. Vi è poi un'altra sottolineatura, critica, relativamente non al Governo ma agli uffici.
Sulla passata di pomodoro è stato varato un decreto-legge buono e giusto che rappresenta un merito di questo Governo perché, con il medesimo, finalmente, si dà una definizione di questa produzione (24 giugno 2004, n. 157). Tuttavia, il decreto interministeriale che avrebbe dovuto definirne le modalità applicative è stato varato circa un anno dopo e, pertanto, è andato perso un anno di produzione.
Ringrazio il sottosegretario per l'impegno profuso dal Ministero delle attività produttive, di concerto con quello dell'agricoltura, nello stabilire la necessità di indicare finalmente anche la provenienza. Ciò risulta possibile per il latte ed ora deve diventare possibile anche per i prodotti di trasformazione.
In ordine a tale problematica, è già intervenuto un pronunciamento delle organizzazioni agricole e cooperative europee (COPA-COGECA) di fronte al Parlamento europeo e lo stesso ha approvato un documento in cui invita la Commissione a predisporre un provvedimento per l'etichettatura. Dall'Italia, invece, dovrebbe provenire il decreto interministeriale che ci auguriamo sia ben fatto e ci attendiamo che l'Europa non adduca sempre le solite scuse per poter fare gli interessi dei soliti noti e andare contro le organizzazioni dei produttori e dei consumatori.
La questione relativa al prodotto di trasformazione rappresenta la priorità per il sistema produttivo nazionale. È un fiore all'occhiello del nord che produce e dei consumatori; e proprio per tutelare la salute dei nostri figli e dei consumatori chiediamo un ulteriore sforzo ed impegno al Governo per ottenere dall'Europa la messa al bando del TPA e, quindi, per salvaguardare anche la nostra salute.

(Ipotesi di un comando unificato delle missioni ISAF ed Enduring Freedom - n. 2-01657)

PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01657 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, si tratta di un'interpellanza ormai datata e spero che le notizie che il sottosegretario vorrà fornirci allontanino le pesanti ombre che le rivelazioni o le esternazioni del ministro della difesa avevano gettato circa il nostro impegno in Afghanistan.
Il ministro Martino, in occasione di una riunione avvenuta a Berlino nel settembre scorso, aveva dichiarato di essere favorevole all'ipotesi, avanzata dagli Stati Uniti, di un comando unificato, sotto l'egida degli Stati Uniti d'America, della forza internazionale di pace ISAF (così viene denominata), a guida NATO, nella quale è inserito anche un contingente italiano, e della missione Enduring Freedom sotto comando americano, ambedue operanti in Afghanistan.
In un processo di razionalizzazione del dispiegamento delle forze americane in quella zona vasta del pianeta, gli Stati Uniti hanno tutto l'interesse a scaricare il peso dell'impegno militare sui loro alleati e, di conseguenza, puntano sulla possibilità di un coinvolgimento dei contingenti della forza multinazionale ISAF nella gestione degli aspetti più squisitamente di guerra (è un avverbio improprio, ma così ci capiamo) connessi alla continuazione della missione Enduring Freedom. L'operazione ISAF è finalizzata alla ricostruzione (per ciò che è possibile) di quel paese devastato da trent'anni di guerra e da una occupazione occidente che, in nulla, aiuta, in realtà, la pacificazione del paese, mentre Enduring Freedom è una missione che continua sostanzialmente l'opera di debellamento di tutte le nicchie di opposizione e resistenza del vecchio regime dei Taleban, con un susseguirsi di episodi noti, bombardamenti di villaggi e


Pag. 65

cose di questo genere, laddove il comando americano ritenga utile bonificare il territorio.
L'aspetto allarmante della dichiarazione del ministro Martino era non soltanto la disponibilità a permettere l'unificazione e quindi la riduzione delle due missioni ad un'unica missione sotto il comando americano o della NATO, ma anche il riconoscimento della giustezza di tale proposta, trattandosi di due forze operanti all'interno dello stesso paese con missioni analoghe.
Argomentazioni di questo genere se, da un lato, chiariscono il camuffamento in senso pacifista della nostra presenza - mentre, a nostro giudizio, si tratta di vere e proprie continuazioni della precedente guerra, con intenti di imposizione di protettorati e forme neocoloniali spesso pesantissime -, rivelando il vero intento di queste missioni, dall'altro, espongono l'Italia ad un ulteriore appesantimento del proprio impegno militare e di guerra in Afghanistan.
Infatti, al di là della logica complessiva, legata a progetti di dominance, di controllo americano sul mondo, le due missioni allo stato attuale svolgono evidentemente compiti diversi dal punto di vista dell'uso della forza e della logica militare.
Di fronte a tale richiesta degli Stati Uniti - non a caso, ma avendo chiari i profili diversi delle due missioni -, sia la Germania, sia la Francia hanno dichiarato di non avere alcuna intenzione di utilizzare propri contingenti sotto un unico comando per una indifferenziata missione militare in Afghanistan.
Quindi, pur essendo trascorso del tempo, la questione è di grande attualità in quanto, nel frattempo, non si sono avute informazioni in merito. Pertanto, mi auguro che in questa occasione il sottosegretario Berselli possa illuminarci sull'evoluzione del pensiero del ministro Martino in proposito.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, onorevole Berselli, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, mi auguro di poter illuminare, così come richiesto dall'onorevole Deiana, anche perché a nostro avviso non vi è alcuna ombra da fugare. Tutto è molto chiaro, né le dichiarazioni rese dal ministro Martino possono aver causato quella apprensione lamentata dagli interpellanti.
In via preliminare, è opportuno ricordare che le due operazioni in atto in Afghanistan - International Security Assistance Force (ISAF) e Enduring Freedom - alle quali partecipa l'Italia sono diverse ma complementari negli obiettivi e trovano fondamento giuridico e legittimazione nel pronunciamento delle Nazioni Unite, negli espliciti atti di indirizzo del Parlamento italiano e nei relativi provvedimenti legislativi di autorizzazione.
Ciò premesso, il successo delle elezioni presidenziali dell'ottobre 2004 e di quelle parlamentari del 18 settembre scorso sono la dimostrazione dell'efficacia dell'intervento internazionale a sostegno del percorso democratico di un paese che non presentava certo favorevoli prospettive.
La Forza di assistenza, ISAF, agisce sotto il capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, per mantenere un ambiente sicuro nella città di Kabul e nelle aree limitrofe, nel quadro degli accordi di Bonn. Il contributo nazionale è di circa 2.100 militari, inquadrati in reparti di Force protection, del Genio, NBC, Trasmissioni, Carabinieri, con tre elicotteri AB 212 rischierati a Kabul e con due velivoli C-130 schierati negli Emirati arabi uniti. Il comando dell'operazione ruota su base semestrale ed è esercitato dalla NATO; dallo scorso 4 agosto, è assegnato proprio all'Italia, che per tale funzione ha schierato in teatro il comando di proiezione di Solbiate Olona - NATO Rapid Deployable Corps - Italy. L'assunzione del comando da parte dell'Italia testimonia l'elevato livello di credibilità e prestigio di cui godono le nostre Forze armate.
Onorevole Deiana, lei è interessata ad essere illuminata oppure no? Perché, per quanto io cerchi di illuminarla...


Pag. 66

ELETTRA DEIANA. Sto ascoltando cose che so bene!

PRESIDENTE. C'è un breve scambio di opinioni con un cofirmatario...

FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. L'Italia, inoltre, ha assunto dallo scorso mese di aprile la guida del Provincial Reconstruction Team (PRT) di Herat - con compiti prevalentemente di supporto ai progetti di ricostruzione e di sviluppo - ed ha contribuito con altri paesi alla costituzione del collegato Forward Support Base, ubicato nell'aeroporto della medesima località. Il nostro paese, dal 1o giugno 2005, ha altresì ricevuto dalla NATO l'incarico di Regional Area coordinator West, tra i cui compiti è compreso quello di armonizzare e coordinare le attività dei PRT presenti nella regione ovest dell'Afghanistan.
Per quanto riguarda la missione Enduring Freedom, si tratta di una missione finalizzata a contrastare il terrorismo internazionale che impegna una grande coalizione di circa 30 paesi. Essa fu avviata nell'ottobre 2001, sulla base di una serie di risoluzioni del Consiglio di sicurezza tese alla stabilizzazione e ricostruzione dell'Afghanistan sotto il legittimo Governo. L'Italia vi partecipa con un'unità navale, la fregata Libeccio, che opera sotto bandiera nazionale in operazioni di identificazione, sorveglianza e riconoscimento, di interdizione marittima delle attività del terrorismo internazionale e di monitorizzazione di eventuali traffici illeciti nell'Oceano indiano.
Quanto alle correlazione tra ISAF ed Enduring Freedom, già nell'ottobre 2002 il Governo, durante il dibattito parlamentare per la partecipazione del contingente «Nibbio» all'operazione Enduring Freedom, rimarcò che entrambe le operazioni agiscono sotto l'egida dell'ONU e perseguono il medesimo obiettivo di pacificazione e di normalizzazione dell'Afghanistan, e che entrambe comportano l'impiego di forze militari armate. Non può sfuggire, a tal riguardo, che, nel corso dei dibattiti parlamentari sui decreti di proroga delle missioni in campo internazionale, parte delle forze politiche di opposizione ha sostenuto l'opportunità del passaggio di tutte le operazioni in Afghanistan nell'ambito di ISAF, sotto comando NATO. Ciò posto, da tempo in ambito NATO è stata affrontata la questione della possibile integrazione delle due missioni, nell'ottica di un rafforzamento del comune impegno di contrasto al terrorismo.
Riferendo sulla situazione in Afghanistan e in particolare sulle due missioni, il ministro Martino, nell'ambito dei suoi interventi riguardanti la partecipazione italiana alle missioni internazionali, rispettivamente del 26 marzo 2003 dinanzi alle Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del 20 gennaio scorso dinanzi alle Commissioni riunite difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, aveva già annunciato lo stato del dibattito interno all'alleanza sulla possibilità di una più stretta correlazione fra le due missioni, precisando che tale eventualità si sarebbe, comunque, decisa in seno all'alleanza stessa.
È proprio nel quadro di questo dibattito che, nell'ambito della riunione dei ministri della difesa tenutasi a Berlino il 13 e il 14 settembre scorso, è stata riaffrontata la questione delle due missioni in Afghanistan. Nella riunione è emersa la concorde valutazione degli alleati circa il positivo ruolo svolto dalla NATO per la stabilizzazione del paese e per la creazione di prospettive di democrazia e di ricostruzione e sviluppo. È stato altresì rimarcato il grande mutamento del contesto sociale, cui certamente ha contribuito in maniera rilevante e positiva la presenza dell'alleanza e di ISAF.
Rispetto all'ipotizzata integrazione, seppur graduale, delle operazioni in corso, ISAF, condotta dalla NATO, ed Enduring Freedom, nel corso del dibattito sono emerse diverse posizioni, ma non sono state prese decisioni.
Si tratta di uno scenario ipotetico ed in corso di approfondimento che muove dall'esigenza di adeguare l'attuale strategia militare alla mutata situazione che si è venuta a determinare. In particolare, è


Pag. 67

stato osservato come, in parallelo allo sviluppo delle capacità NATO per la condotta delle operazioni, sia necessario dotarsi, nell'ambito di operazioni di stabilizzazione, di capacità specificatamente concepite per interventi nei settori della ricostruzione, dell'addestramento, della gestione delle crisi e delle attività di polizia. Questo anche in risposta ad un'avvertita esigenza, sostenuta anche dal Presidente Karzai, di configurare un ruolo più ampio della NATO nel processo di stabilizzazione e ricostruzione dell'Afghanistan.
Alcune posizioni hanno manifestato propensione per il mantenimento di una sostanziale distinzione fra le due operazioni che rispondono a due obiettivi diversi, avvalendosi di capacità diverse, e rimettendo in discussione lo schema di unificazione del comando delle due operazioni (un unico comando NATO, con due vice-comandi, uno dei quali affidato agli Stati Uniti d'America, anche con compiti di controterrorismo), approvato dal Consiglio Atlantico il 30 giugno scorso.
Diversamente, altre posizioni richiamano l'opportunità di procedere ad una più stretta sinergia ISAF-Enduring Freedom, fino alla loro possibile integrazione, sottolineando che le attuali differenze non devono far perdere di vista l'unicità dell'obiettivo di creare un Afghanistan stabile.
Lo stesso segretario generale della NATO, nel trarre le conclusioni del recente vertice di Berlino, ha messo in evidenza l'orientamento generale per una formula che rifletta il minimo comune denominatore della valorizzazione delle sinergie tra ISAF ed Enduring Freedom, rinviando la trattazione della materia a futuri incontri.
Si tratta, dunque, in conclusione, di un dibattito aperto rispetto al quale i vari rappresentanti, nei diversi consessi alleati nei quali viene affrontata la questione, portano il proprio contributo di idee, ovviamente se le hanno.
Differente cosa sono le decisioni rispetto alle quali la posizione nazionale dovrà essere assunta secondo i tempi ed i modi previsti.

PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di replicare.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, intanto il sottosegretario ha confermato ciò che io stessa supponevo: si tratta non di una decisione presa, bensì di prese di posizione e di orientamenti espressi dal ministro della difesa. Le parole del sottosegretario confermano che si tratta appunto di uno scenario aperto, all'interno del quale le voci sono difformi. La prima considerazione che voglio fare è che il sottosegretario non ha espresso alcun parere su queste voci difformi, in particolare quelle provenienti da Germania e Francia, riconfermando un orientamento portato avanti dal Governo in questi anni: un sostanziale accodamento e accomodamento continuo alle richieste degli Stati Uniti d'America, perché la richiesta di unificare le due missioni sotto comando americano è venuta proprio dagli Stati Uniti. Nella Conferenza di Berlino si è aperto un dibattito, come ricordava giustamente il sottosegretario, e sono stati espressi pareri differenti.
Voglio ribadire che non si tratta di opzioni sulla base di niente, ma di opzioni espresse anche in merito all'impegno che una simile unificazione comporterebbe dal punto di vista dei contingenti interessati. Da parte della Germania e della Francia è stato affermato che non vi era intenzione di esporre ulteriormente i propri militari in un versante della presenza in Afghanistan più direttamente coinvolto in uno scenario di guerra.
Il sottosegretario Berselli ha parlato di lotta al terrorismo che sostanzialmente rappresenta l'icona che ricopre tutte quelle operazioni militari. Ma, come il sottosegretario sa bene, la lotta al terrorismo viene condotta sempre più, come dimostrerà quanto dirò tra poco, in maniera indiscriminata. Conseguentemente, lotta al terrorismo significa lotta ai cosiddetti combattenti-nemici - così gli americani definiscono i terroristi -, ai territori che li ospitano e ai nuclei umani entro i quali, come pesci nell'acqua, tali combattenti-nemici cercano di nascondersi. Questa


Pag. 68

è, quindi, guerra guerreggiata, non lotta al terrorismo. Una cosa è cercare di ricostruire qualche apparenza di istituzione o rilanciare una convivenza civile a Kabul o in un'altra zona del territorio dell'Afghanistan, altra cosa è invece bombardare i villaggi del sud del paese per snidare i combattenti-nemici.
Le due missioni in questione svolgono due funzioni all'interno di un unico obiettivo - obiettivo che io ho definito in un modo e il sottosegretario in un altro -, ma si tratta comunque di due funzioni, entrambe militari, aventi diversa natura. Su tale questione sarebbe, pertanto, opportuno avviare un'apposita discussione che mi auguro - mi rivolgo al Governo - non sia limitata a livello di esecutivi, ma si svolga, per ciò che riguarda il nostro paese, in Parlamento.
Rammento inoltre al sottosegretario, che l'Afghanistan è tutt'altro che un paese pacificato, come d'altronde affermano gli stessi esponenti del Governo Karzai, che più volte lo hanno rappresentato alle autorità italiane, e come lo ribadiscono anche gli organi di stampa americani. Usa Today, ad esempio, ha recentemente riportato la notizia secondo la quale il 2005 è stato l'anno più sanguinoso dall'inizio dell'aggressione americana e i rivoltosi sono tutt'altro che sulla via del collasso, come invece prevedeva, in aprile, il comando americano.
Un altro segnale che conferma la recrudescenza, anzi l'espansione e la ristrutturazione dell'opposizione del vecchio regime e di tutti quelli che si oppongono alla presenza occidentale in Afghanistan, è dato dal tentativo effettuato dal presidente Karzai di offrire una tregua ai Taliban allo scopo di coinvolgerli nel processo di pacificazione e di stabilizzazione del nuovo regime filo-americano. In pratica, Karzai si è visto costretto ad offrire ai Taliban una tregua, peraltro rifiutata.
Come era facile prevedere, l'Afghanistan è diventato, dopo l'invasione dell'Iraq, un altro scenario di sviluppo e di proliferazione delle strategie terroristiche. Conseguentemente, la disponibilità dell'Italia ad un comando unificato delle due missioni significherebbe per il nostro paese - a meno che la fantasia del nostro Governo non sia in grado, anche in un'occasione del genere, di ritagliarsi una «nicchietta» protetta - un coinvolgimento in azioni militari a tutto campo e non soltanto in ipotesi e in piani di ricostruzione come, ad esempio, quello citato del PRT di Herat o in progetti in cui gli italiani sono impegnati a Kabul.

(Presunto utilizzo di armi chimiche da parte dell'esercito americano in Iraq - nn. 2-01723, 2-01718, 2-01724, 2-01725 e 2-01726)

PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze Deiana n. 2-01723 , Bellillo n. 2-01718, Castagnetti n. 2-01724, Violante n. 2-01725 e Pecoraro Scanio n. 2-01726, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).
L'onorevole Deiana ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01723.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, il caso è apparso su tutti i giornali: ne parlano, ormai, sia pure in maniera limitata, tutti i giornali e le televisioni del mondo, anche grazie ad una coraggiosa inchiesta realizzata da alcuni giornalisti del nostro paese.
Voglio subito dire al sottosegretario Berselli, con grande chiarezza, ma senza che ciò appaia elemento di giudizio sul sottosegretario medesimo, che ritengo scandaloso che il Governo abbia incaricato lei, signor sottosegretario, di rispondere oggi a tutti i gruppi dell'opposizione che hanno portato in aula questo tema. È scandaloso! È scandaloso, perché nessuno dei due ministri competenti, né quello della difesa né quello degli affari esteri, ha ritenuto doveroso presentarsi personalmente per darci spiegazioni: quelle di cui siete in possesso o quelle che pensate di dover elargire a questo Parlamento.
Tutto ciò di fronte all'allargarsi a macchia d'olio delle rivelazioni sull'entità degli orrori che hanno accompagnato la lunga


Pag. 69

fase di assedio, bombardamento e riduzione all'assoggettamento della città sunnita di Falluja. In tutto questo periodo, avete continuato a far finta di nulla!
Signor sottosegretario, è molto facile prendersela con gli Stati Uniti d'America. Ovviamente, io me la prendo con gli Stati Uniti d'America, che fanno la guerra secondo la loro volontà, secondo i loro disegni e con i loro metodi, ma credo che responsabilità enormi pesino anche sui paesi che permettono agli Stati Uniti di agire come stanno agendo, che legittimano - come l'Italia ha legittimato - le teorie della guerra preventiva di George Bush, le scelte di guerra, e non denunciano, non alzano la voce, non agiscono - come noi non abbiamo agito - da paese libero, sovrano, democratico.
Voglio ricordare al sottosegretario Berselli che molti di noi, dai banchi dell'opposizione, hanno chiesto conto - a più riprese, reiteratamente -, com'era nostro dovere, non soltanto degli andamenti della guerra, della connessione tra guerra e terrorismo e di tutte le fandonie che sono state messe in piedi (legittimate dal suo Governo, signor sottosegretario, sulle ragioni della guerra, sulle sue finalità, e via dicendo), ma anche - a più riprese, reiteratamente - dei lati oscuri della guerra: quelli non menzionabili, quelli infamanti, quelli che non possono proprio essere né abbelliti né edulcorati, quelli che portano alla luce, come si dice in gergo giornalistico, la «faccia sporca» della guerra.
Abbiamo chiesto continuamente informazioni. Abbiamo chiesto continuamente conto. Le risposte che ci sono venute da parte del Governo sono state evasive, talvolta grottesche, o comunque assolutamente false. Avete sostenuto che non avevate elementi di riscontro circa i fatti evocati.
I fatti evocati erano (un anno fa, nel 2004), le notizie che erano cominciate a circolare sulla stampa circa l'uso del fosforo bianco nell'assedio di Falluja.
Le notizie che erano circolate, sottosegretario, riguardavano le dichiarazioni del Presidente Bush e del ministro della difesa Rumsfeld, subito dopo la nuova elezione del Presidente Bush, circa la ricerca di una soluzione finale per farla finita con l'opposizione del triangolo sunnita e, in particolare, con le città che opponevano una fortissima resistenza e soprattutto che ospitavano i cosiddetti combattenti nemici. Noi, più volte, abbiamo presentato interpellanze per chiedere conto delle decine e decine di morti (così veniva segnalato dai giornali) tra la popolazione civile delle città sunnite di Baquba, Samarrah, Ramadi, Mamuda, Tall Afar, Latifiya il quartiere di Sadr City a Baghdad, Bassora.
Di fronte alla nostra richiesta di chiarificazione e di notizie, ci è stato risposto (cito il sottosegretario Mantica che è stato uno di quelli che hanno risposto) che il ministero non dispone di elementi di riscontro sui fatti evocati. Inoltre, ognuno dei sottosegretari venuti a rispondere ci ha fatto "lezioncine" sulla Convenzione di Ginevra e su cosa la stessa permetta o non permetta in materia di armi proibite.
La mancanza di elementi di riscontro sui fatti richiamati evoca qualcosa di estremamente allarmante circa la nostra partecipazione alla guerra contro l'Iraq. Anche in questo caso, un'altra falsità costantemente avanzata, in particolare dal ministro Martino, riguarda la nostra «non belligeranza». I belligeranti erano gli Stati Uniti d'America, che compivano tutte le infamie di cui abbiamo detto, ma di cui voi non sapevate assolutamente alcunché. Di conseguenza, la vostra coscienza era salva.
La cosiddetta "non belligeranza" riguardava, secondo voi, un'epoca determinata: poiché Bush dichiarò conclusa la guerra dopo la caduta di Baghdad, era cominciata l'epoca della "non belligeranza" e poiché l'Italia era disposta ad andare a Nassiriya, in quel posto, vi siete salvati la coscienza, sostenendo che non eravate belligeranti. Ma la guerra è continuata, così come i bombardamenti contro le città del triangolo sunnita, bombardamenti di guerra veri e propri, in tutte le forme, con il fosforo bianco, usato come arma letale, come ampiamente viene ammesso dalle fonti del Pentagono, e con l'utilizzazione sull'Iraq - non si capisce bene dove -


Pag. 70

dell'Mk77, che è la nuova formula del napalm, come il ministro della difesa britannico ha dovuto ammettere dopo reiterate interrogazioni indirizzate al ministero da una parlamentare laburista.
Quindi, di fronte a tutto questo, avete mentito sulla «non belligeranza» dell'Italia e avete dichiarato che non sapevate nulla. Anzi, in certi casi, vi siete scandalizzati che da questi banchi potessero venire avanzate supposizioni così terribili nei confronti degli amici americani.
Allora, oltre alle responsabilità pesanti e alla corresponsabilità, anche in questa vicenda, del fosforo bianco ed eventualmente del napalm, sui quali si sapranno i relativi particolari, ciò che io voglio sottolineare è che non soltanto l'Italia è stata trascinata in una guerra illegale ed illegittima, come più volte sottolineato, ma anche che siamo stati messi sostanzialmente al servizio degli Stati Uniti d'America, con occhi bendati ed orecchie otturate. Siamo stati appaltati, in sostanza: si è trattato del lavoro di tenuta di una parte del cortile da esternalizzarsi agli alleati italiani.
Chiedo: come è possibile che i comandi italiani non sapessero nulla di come veniva gestita veramente la guerra? Come è possibile? Ma se anche è possibile che i comandi italiani e i responsabili politici del Governo non sapessero, questo rivela una volontà oblativa, una volontà di messa a disposizione del nostro paese, nelle forme, nei modi e negli strumenti tipici della partecipazione ad una guerra, indegna di un paese libero, sovrano e democratico come l'Italia.
Le chiedo, a nome del mio gruppo parlamentare, dopo che ormai è chiaro il fatto oscuro ed innominabile della guerra, cosa il Governo abbia effettivamente raccolto in termini di informazione, non di seconda, terza o quarta mano, come temo lei ci dirà; soprattutto, le chiedo se il Governo abbia fatto qualche passo ufficiale nei confronti dell'alleato Stati Uniti d'America per esprimere riprovazione e chiedere che questi metodi cessino una volta per sempre (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. L'onorevole Bellillo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01718.

KATIA BELLILLO. Signor Presidente, gentile sottosegretario, onorevoli colleghi, vorrei subito svolgere una premessa, perché in tal modo mi auguro che lei possa, per conto del Governo, rispondere al quesito dell'interpellanza, dopo aver conosciuto bene i fatti e gli antefatti.
Per ricordarcelo: l'Iraq è stato invaso dagli Stati Uniti e dai loro alleati, fra questi anche l'Italia, perché è stato accusato di nascondere armi di sterminio, peraltro mai trovate.
A Falluja, nel novembre 2004, l'esercito americano ha usato armi chimiche proibite: proibite, prima ancora che dalle convenzioni internazionali, dal diritto consuetudinario. Quelle atrocità inflitte alle popolazioni di Falluja, documentate nel video andato in onda su RAI News 24 e che ormai stanno navigando sulla rete raggiungendo i luoghi più nascosti del pianeta, non possono essere archiviate nel capitolo delle atrocità che, in ogni caso, sono inevitabili in presenza di guerra o di conflitto.
Ormai si sa che l'esercito americano per domare la città ribelle ha fatto uso di armi chimiche che sono proibite; ha bombardato quella città con l'Nk77, come ricordava la collega Deiana, ovvero con una nuova versione del nefasto napalm, che è stato già ampiamente usato in Vietnam.
Ha adoperato anche il fosforo bianco, chiamato in gergo militare e cameratesco dai militari, Willy Pete: questo è un agente che brucia la pelle delle persone in modo irreversibile. Questo fosforo bianco, questo Willy Pete è però più gentile del napalm, perché quest'ultimo in Vietnam aveva fatto un disastro terribile.
Invece, Willy è gentile, perché si disperde nell'aria e brucia i tessuti umani ma risparmia - pensate - i vestiti; abbiamo visto, in quel video terribile, questi scheletri, ben vestiti, ed i teschi dei bambini.


Pag. 71


Ci rendiamo conto, guardando quelle atrocità, che la guerra è ormai, sempre più, contro i civili: non si combattono più gli eserciti; si combatte l'umanità: gli uomini, le donne, i bambini. Quel fosforo è stato usato dalle truppe americane, non per illuminare le postazioni nemiche - come dichiarato, in più di un momento, dai responsabili del Pentagono - ma per massacrare la popolazione inerme.
Dunque, si sa che in guerra si rendono leciti fatti che in tempo di pace sono considerati crimini inaccettabili; guardate, però, che anche la guerra e la sua violenza sono regolate, ormai - anzi: da sempre -, dal diritto. Da sempre, l'umanità ha considerato inviolabili anche in tempo di guerra taluni principi.
Pertanto, sottosegretario, la consuetudine e le convenzioni rivelano anzitutto che le possibilità delle parti in conflitto di scegliere metodi e mezzi non sono illimitate; sussistono regole, regole invalicabili: sono vietate armi, sostanze e metodi che possano causare mali ed inutili sofferenze alle persone, quando non anche ai militari; sono altresì vietati gli attacchi indiscriminati.
Vogliamo ricordarci in questa sede, gentile sottosegretario, del primo protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Ginevra del 1949 - convenzione che seguiva al terribile secondo conflitto mondiale -, che vincola tutti gli Stati, compresi gli Stati Uniti d'America (che, pure, sono tra quei paesi che non l'hanno ratificato); vogliamo altresì ricordarci dello statuto della Corte penale internazionale che, all'articolo 8, vieta di «utilizzare gas asfissianti, tossici o altri gas simili e tutti i liquidi, materiali e strumenti analoghi». Dunque, dobbiamo denunciare senza reticenze che nella battaglia di Falluja sono stati calpestati tutti i principi che il diritto bellico umanitario ha tracciato per salvaguardare i valori universali dell'umanità.
È terribile che un paese, che ha scatenato un conflitto per abbattere un dittatore accusato di possedere armi di distruzione di massa, usi contro la popolazione civile di quel paese le stesse armi di sterminio che esso voleva combattere; non esiste, guardi, sottosegretario - non so se lei sia in possesso di dati più precisi dei miei - un bilancio ufficiale di quanti morti abbia comportato la strage di Falluja. La città aveva 200 mila abitanti, ciò è chiaro. Secondo le stime ufficiali diramate dal Pentagono, le vittime sarebbero state tra mille e millecinquecento; secondo il personale medico, tra 4 mila e 6 mila, mentre quanto si sa realmente, caro sottosegretario, è che solo 700 sono state le vittime riconosciute prima di essere sepolte.
Dunque, dobbiamo dircelo con estrema chiarezza che siamo di fronte ad un crimine di guerra; un crimine di guerra commesso dagli Stati Uniti, che pure hanno sottoscritto, nel 1997, la convenzione ONU che, per l'appunto, è contro l'uso di armi chimiche. Il Pentagono, che all'inizio ha respinto le accuse, ora ha dovuto rettificare il suo giudizio perché i fatti sono evidenti. Mentre sulle prime si sosteneva che il fosforo era stato usato per l'appunto raramente, solo per illuminare qua e là, dinanzi all'evidenza, i portavoce del Pentagono hanno dovuto ammettere che avevano ricevuto informazioni scorrette.
Ci dicono che proiettili al fosforo bianco (che produce fumo) sono stati usati a Falluja non per illuminare, ma per oscurare il movimento delle truppe: si tratta, comunque, di un'ammissione. Oppure, come ha affermato la rivista degli artiglieri americani Field artillery, il fosforo bianco è stato impiegato come una potente arma psicologica contro gli insorti, nelle trincee e nelle buche.
Vorrei ricordare che la giornalista del quotidiano il Manifesto Giuliana Sgrena fu rapita, nel febbraio di quest'anno, proprio mentre cercava testimonianze sugli effetti delle bombe che hanno distrutto Falluja, quando ebbe la consapevolezza di ciò che tutti ormai in Iraq sapevano, e cioè che in quel paese venivano utilizzate armi di sterminio di massa da parte dell'esercito statunitense. Forse, signor sottosegretario, con riferimento a quanto è accaduto successivamente, al momento della liberazione di Giuliana Sgrena, il paese avrebbe


Pag. 72

il diritto di sapere perché Calipari, che era uno dei più intelligenti e scrupolosi agenti della nostra intelligence, sia morto e la stessa giornalista abbia rischiato di morire.
Vorrei altresì segnalare che l'osservatorio militare teme che, dopo l'uso indiscriminato, in Bosnia e Kosovo, dell'uranio impoverito, si possano ereditare dall'Iraq gli effetti del fosforo bianco. Penso, dunque, non solo alle popolazioni civili, ma anche ai militari che sono rimasti in quell'area, a fianco dell'esercito statunitense.
Voglio sottolineare che a Falluja gli esportatori di democrazia, in realtà, hanno calpestato tutti i principi del diritto bellico; naturalmente, la responsabilità di tale sterminio - volenti o nolenti - ricade anche su quei paesi, come il nostro, che hanno supportato l'aggressione americana in Iraq.
Vede, signor sottosegretario di Stato, vale la pena ricordare che questo Governo - il suo Governo -, contro non solo la volontà della maggioranza del paese, ma anche la nostra Costituzione, ha trascinato l'Italia in una guerra ingiusta che noi, da sempre, abbiamo giudicato immorale, perché scatenata in contrasto con l'ONU ed in violazione di ogni regola del diritto internazionale.
Tuttavia, dopo tali avvenimenti e dopo quanto accaduto a Falluja, il Governo dovrebbe immediatamente dichiarare che occorre ritirare le nostre truppe, ora e subito, perché, altrimenti, farete diventare il nostro paese complice degli stermini che sono stati perpetrati. Vale la pena di ricordare, a tale riguardo, che l'Italia ripudia la guerra, come recita la nostra Costituzione. Lo deve affermare anche lei, signor sottosegretario, e lo deve sostenere anche il suo Governo, perché la nostra gente dice, con forza, che la guerra è brutta e deve essere abolita, soprattutto nell'era che oggi viviamo, nella quale, per l'appunto, essa ormai viene combattuta dalle popolazioni civili inermi!
Se, per convincere gli italiani della giustezza della guerra, avete detto, allora, che tale guerra era necessaria, perché Saddam Hussein possedeva armi chimiche e batteriologiche che avrebbe potuto usare contro un altro paese, che gli iracheni dovevano essere liberati da quel dittatore e da quella dittatura - che avevano usato armi chimiche per uccidere e sottomettere al regime la popolazione irachena -; se a noi - che affermavamo che quella guerra era ingiusta e che non dovevamo affiancarci agli americani per fare, appunto, una guerra senza nemmeno avere una copertura da parte delle Nazioni Unite - avete subito detto che non avevamo a cuore il benessere degli iracheni, che non volevamo salvaguardare la vita degli iracheni stessi; ebbene, se queste erano le argomentazioni che voi avevate addotto nei nostri confronti, che vi chiedevamo di non scendere in guerra al fianco degli americani, non sarebbe opportuno, oggi, che il nostro Presidente del Consiglio, anche in virtù della sua tanto sbandierata amicizia con il Presidente degli Stati Uniti d'America, alzasse il telefono - come spesso ama raccontarci essere solito fare - per dire: «Caro George, quel che è successo in Iraq, ed a Falluja in particolare, è un crimine contro l'umanità e gli italiani non possono divenire complici di esso e, per tale ragione, riportiamo i nostri "ragazzi" a casa. Li riportiamo a casa subito, ora, perché devono tornare a casa.»?
Il video citato circola, infatti, in tutto il Medio Oriente ed i nostri «ragazzi» si trovano in una situazione di estrema difficoltà.
Saddam Hussein, giustamente, è sotto processo a Baghdad per crimini contro l'umanità, ma se la denuncia dello sterminio, documentata dal video citato, dovesse effettivamente essere accertata ed i fatti accaduti veramente, così come tutti abbiamo potuto vedere, allora, signor sottosegretario, si pone un problema. Infatti, in tal caso, assieme a Saddam Hussein, anche il Presidente degli Stati Uniti d'America dovrebbe essere messo sotto processo.
Mi sembra naturale, pertanto, che noi desideriamo sapere, anzitutto se il Governo italiano fosse a conoscenza di ciò che stava accadendo e delle armi che sono


Pag. 73

state utilizzate a Falluja e che sicuramente sono utilizzate in Iraq e, soprattutto, se sia disponibile, finalmente, a richiamare il nostro esercito subito, per non diventare complici di chi ha sterminato una popolazione inerme.

PRESIDENTE. L'onorevole Castagnetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01724 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, anch'io voglio partire dai fatti, ossia dal reportage trasmesso dal canale satellitare RAI News 24, dal titolo «Fallujah: la strage nascosta». In tale reportage si denunciava l'uso, da parte delle Forze armate statunitensi, di componenti chimici quali il fosforo bianco ed armi incendiarie, quali l'Mk 77, nel corso dell'assedio alla città irachena di Falluja, nel novembre 2004.
Il servizio giornalistico documentava la circostanza attraverso video, immagini e fotografie dei registri cimiteriali della città irachena, riportando interviste e testimonianze dirette di soldati dell'esercito americano presenti allora sul terreno di battaglia.
Le conseguenze devastanti delle munizioni al fosforo bianco e delle armi incendiarie, quali l'Mk 77, evoluzione del famigerato napalm, consistono nell'attaccare la pelle umana, penetrando nel corpo e carbonizzandolo.
L'utilizzo di questi agenti chimici è vietato dalle convenzioni internazionali, tanto da quella di Parigi del 1993 (CWC), quanto da quella di Ginevra del 1980 (CCW) sulle armi cosiddette «devastanti».
Leggo, dai giornali di due giorni fa, un articolo a firma di Andrea Nativi: «Sono armi che svolgono la stessa funzione, ma non sono la stessa cosa. La composizione è diversa.
Si tratta di bombe studiate per attaccare obiettivi areali estesi, il cui uso in combattimento non è proibito da nessuna convenzione internazionale. La CWC, la convenzione per la messa al bando di alcune armi convenzionali, del 1980 - continua Nativi - si limita al protocollo 3 a bandire l'uso di armi incendiarie contro i civili e non contro obiettivi militari».
Questa è l'interpretazione molto capziosa e forzata data dalle autorità statunitensi, che tende a negare l'uso di bombe incendiarie e a sostenere un utilizzo del fosforo bianco limitato alle sue finalità di illuminazione degli obiettivi.
Per la verità, il documentario televisivo dimostra esattamente il contrario. Insieme alla illuminazione dell'area c'è stato strazio di corpi, di persone ovviamente non selezionate quanto al loro ruolo di combattenti o di innocenti civili.
L'utilizzo dell'agente Mk77 è stato addirittura attestato dal Ministero della difesa britannico, che, in risposta ad una specifica interrogazione parlamentare e rettificando precedenti rassicurazioni, afferma che le forze armate statunitensi hanno utilizzato 30 Mk77 nel corso della guerra in Iraq, con l'inquietante specificazione che, data la scarsa precisione dell'arma, il Pentagono sostiene che la stessa non è generalmente usata in zone abitate. Sottolineo quell'avverbio: «generalmente».
Sull'utilizzo di fosforo bianco nel corso dell'assedio di Falluja, non per illuminare semplicemente gli obiettivi, ma come vera e propria arma diretta contro esseri umani, danno un ulteriore dettagliato e raccapricciante riscontro il capitano Cobb, il tenente colonnello Court e il sergente Higt in un articolo specialistico sulla battaglia di Falluja, pubblicato dalla rivista ufficiale Field artillery magazine, edita dall'esercito degli Stati Uniti.
In questa analisi tecnica si dà conto della versatilità di questo tipo di munizioni, rivelatesi efficaci nelle missioni di «shake and bake», letteralmente «scuoti e cuoci», per stanare gli insorti dalle trincee e dai ripari.
Immagino, signor sottosegretario, che lei si farà schermo delle dichiarazioni ufficiali dell'amministrazione statunitense e che cavillerà sul fatto che vi è dubbio se le convenzioni internazionali vietino effettivamente l'uso di queste armi. Insomma,


Pag. 74

ci dirà che le leggi della guerra sono state rispettate anche da questa guerra illegittima...

FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Mi scusi, onorevole Castagnetti...

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Faccia, non si preoccupi, sottosegretario Berselli. Tuttavia tengo alla sua attenzione, visto che lei giustamente prima teneva a quella dei colleghi.
Stavo dicendo che ci dirà che le leggi della guerra sono state rispettate anche da questa guerra illegittima. Purtroppo, non è vero e ne siamo certi. Ma anche se fosse vero che tra gli interstizi delle norme e delle convenzioni internazionali è possibile rintracciare un alone di legittimità nel comportamento tenuto a Falluja, risponderemmo che ci sono momenti in cui (per evocare una famosa metafora utilizzata in tutt'altro contesto da Piero Calamandrei) valgono le leggi di Antigone, quelle non scritte nei codici del re. Sono le leggi della coscienza, le leggi dell'umanità, le leggi dell'uomo, le leggi della storia della nostra civiltà, le leggi che vietano, oltre il confine della morte, il raccapriccio della crudeltà bestiale sui corpi delle vittime.
Signor sottosegretario, quando abbiamo visto le fosse in cui venivano depositati spezzoni di corpi di persone dal criminale Milosevic o quando siamo stati costretti ad osservare la decapitazione dei corpi di ostaggi da parte dei terroristi criminali della guerriglia irachena, non ci siamo limitati ad avvertire un senso di ripulsa e di raccapriccio, ma abbiamo detto: questa è una subciviltà, è subumanità.
È lo stesso sentimento che pronunciamo davanti all'immagine di corpi diventati mozziconi, dentro quegli abiti intonsi diventati, a loro volta, troppo ampi per vestire cadaveri rattrappiti e bruciati dal fuoco. Sono immagini che restano nella memoria nostra e, ciò che è ancora più grave, di quelle popolazioni a cui abbiamo preteso di portare la nostra civiltà.
Non interessa, in questa sede, richiamare il giudizio, mai modificato da parte nostra, sulla follia di una guerra il cui incubo accompagnerà per tutta la loro vita quanti l'hanno voluta. Non interessa neppure soffermarci sulla vendetta della storia, che oggi mette a nudo la vergogna dell'uso di armi chimiche da parte di chi è andato in quel paese lontano a cercarle invano, sapendo di mentire nel mettere in scena lo spettacolo della finta ricerca.
Piuttosto, interessa sapere se il Governo italiano, alla luce di questa raccapricciante documentazione mediatica, ha fatto qualche passo verso il «grande alleato», ha avvertito il dovere di non tacere, di non accettare e di non essere coinvolto, almeno a futura memoria, in una tragica responsabilità omissiva.
Non vi chiediamo rotture clamorose, di ritirare i contingenti che non siete in grado di ritirare, né di fare gesti di autonomia di cui non siete capaci. Non vi chiediamo neppure se avete pensato, come si dovrebbe, di proporre una commissione di inchiesta alle Nazioni Unite. Vi chiediamo, molto più modestamente, se avete fatto una telefonata a Washington e avete avuto il coraggio eroico di dire una parola, una sola parola di dissociazione.
Chi crede che l'Italia sia un grande paese, sa benissimo che «un paese è grande solo se sa assumersi le responsabilità che ciò comporta, solo se sa fare in fondo il proprio dovere». Sono parole del ministro Martino contenute in un intervento pubblicato dal quotidiano Libero recentemente.
Il ministro non ha ritenuto di venire qui in aula oggi. È nel suo diritto, ma è nel nostro diritto affermare che, così facendo, ha mostrato scarsa sensibilità verso il paese e verso il Parlamento. Lo ripeto: verso il Parlamento, non verso le opposizioni. Inconsapevolmente, forse, ha dimostrato, proprio lui, di non credere alla evocata grandezza dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. L'onorevole Crucianelli ha facoltà di illustrare l'interpellanza Violante n. 2-01725, di cui è cofirmatario.


Pag. 75

FAMIANO CRUCIANELLI. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, in primo luogo, molto schematicamente e sommariamente, vorrei esporre i fatti, come già hanno fatto altri colleghi prima di me.
Dopo una sua inchiesta (perché - lo ricordo - è stata fatta un'inchiesta, e non è stato semplicemente trasmesso un documentario), RAI News 24 ha mandato in onda un documentario sulla presa di Falluja, dal quale emerge, in modo assolutamente evidente e incontrovertibile, che, durante i bombardamenti, l'esercito americano ha utilizzato il famoso e terribile fosforo bianco. Le immagini sono drammatiche e mostrano civili, donne e bambini liquefatti dalle terribili armi. Non vado oltre su questa rappresentazione, che potrebbe essere raccapricciante, come diceva il collega Castagnetti.
Alle indagini si sono sommate le testimonianze di militari americani, che pure avevano partecipato alla battaglia di Falluja.
La conferma, peraltro, dell'uso del fosforo bianco nella battaglia di Falluja era già stata anticipata. Bastava leggere la rivista bimestrale del numero marzo-aprile Field artillery magazine, peraltro pubblicata dal Pentagono (quindi, non si tratta di una rivista sotto tono o marginale, ma ufficiale) che, illustrando la teoria militare «shake and bake», ovvero «scuoti e cuoci», esalta le proprietà del fosforo bianco.
Inoltre, sempre nell'intervista di questo articolo, si aggiungeva che i responsabili militari presenti in battaglia lamentavano la necessità di una maggiore quantità di fosforo bianco, in modo da poterlo utilizzare con più efficacia nei diversi centri nevralgici della città di Falluja. Debbo dire che altre riviste, fra le quali l'autorevole US Army marines, avevano già affermato quanto utile fosse e quante virtù avesse questo fosforo bianco.
Immediatamente dopo la denuncia, presente nell'inchiesta di RAI News 24, dall'ambasciata americana e, quindi, debbo ritenere dall'amministrazione Bush, è venuta una mezza smentita.
Si è detto che il fosforo bianco poteva essere stato utilizzato, ma solo come tracciante per illuminare gli obiettivi. Solo tre giorni or sono, la smentita della smentita: fonti ufficiali americane affermano che il fosforo bianco è stato utilizzato in combattimento, ma in primo luogo non è un'arma chimica e non è proibito, in secondo luogo è stato utilizzato solo contro combattenti e terroristi.
Con queste tardive affermazioni - lo dico senza demagogia -, in realtà si somma menzogna a menzogna. Il fosforo bianco è legittimo, non è un materiale chimico, secondo la definizione, non è vietato solo se utilizzato come tracciante. Diventa, diversamente, un'arma proibita, devastante, di distruzione di massa, se utilizzata contro obiettivi umani e, a maggior ragione, se, com'è accaduto a Falluja, viene utilizzata contro un agglomerato urbano, con migliaia di civili, di donne e di bambini, che hanno sperimentato sulla loro pelle il principio di «shake and bake».
Giustamente, il collega Castagnetti osservava che probabilmente il sottosegretario, nella sua risposta, addurrà degli argomenti, facendo un'analisi delle convenzioni e dicendo come, fra una riga e l'altra, tutto ciò forse poteva trovare una qualche legittimità; ma in realtà siamo decisamente di fronte ad una piena violazione della Convenzione di Ginevra firmata nel 1949 e del relativo Protocollo aggiuntivo, che esplicitamente vieta l'uso del fosforo bianco. Comunque, a partire dagli anni Ottanta, anche sulla base della devastante esperienza del napalm, il fosforo bianco, che migliora le prestazioni del napalm, è stato nuovamente bandito come arma nei conflitti e nelle guerre.
Quello di Falluja è un grave crimine, è un'altra pagina nera dove in questione - è questo il punto e il salto di qualità - non è solo la legalità e il diritto internazionale, ma si può dire legittimamente che sono in questione la morale e i principi fondamentali dell'etica. I fatti di Falluja sono gravi ed inaccettabili in sé, ma sono resi ancora più gravi, se è possibile, da almeno due ragioni.


Pag. 76


In primo luogo, non si tratta di un caso isolato, non solo perché, come si legge oggi sui giornali angloamericani, molto probabilmente il fosforo bianco può essere già stato sperimentato in altre situazioni, sempre in Iraq, ma perché è parte di un mosaico ricco di atti criminosi e di violazioni di diritti umani. Cito, solo per ricordarle, le atrocità del carcere di Abu Ghraib, commesse da soldati americani, le torture più o meno raffinate nella base americana di Guantanamo, i 173 prigionieri nei sotterranei di Baghdad, torturati e lasciati morire di fame e chissà quant'altro, e da ultimo, come è stato già detto, secondo fonti ufficiali, questa volta britanniche, l'uso nella prima fase della guerra dell'Mk77, che altro non è che il moderno napalm.
Questa guerra, come dicevo, rischia sempre più di essere non solo una guerra illegale, ma anche una guerra sporca. Vi è poi un secondo aspetto, che rende moralmente disgustoso ciò che è accaduto.
Questa guerra, nei suoi proclami ufficiali, si presenta come la guerra contro quella patologia criminosa che è il terrorismo: una guerra fatta per estirpare il terrorismo dal sistema mondo. Una guerra che sulla bandiera porta le parole democrazia, libertà, diritti civili e umani: così l'avete raccontata e continuate a raccontarla. È evidente a tutti, e soprattutto a quelle masse arabe che si vogliono civilizzare, l'esplosiva ed insostenibile contraddizione tra questi principi, retoricamente dichiarati - nelle stesse affermazioni del Presidente degli Stati Uniti, il quale, sul Guardian di alcune settimane, ha detto in un delirio di onnipotenza: la guerra in Iraq me l'ha chiesta Dio -, e la tragedia e il crimine che si è consumato a Falluja.
Il fosforo bianco di Falluja, nonché le torture di Guantanamo e del carcere di Abu Ghraib sono in realtà delle straordinarie vittorie di Bin Laden e finiscono per essere nutrimento decisivo di quel fondamentalismo ed estremismo religioso che si dice di voler combattere.
A questo punto, ogni persona seria che sia libera da interessi particolari o particolaristici deve interrogarsi sulle ragioni che stanno a fondamento di questo disastro. Non è sufficiente - non concordo in merito - semplicemente evocare le tragedie naturali della guerra, ma vi è qualcosa di più. La ragione prima, a mio parere, è da ricercarsi nella natura di questa guerra; una guerra truccata, illegale secondo le regole del diritto internazionale, fondata su prove false, come dimostra da ultimo lo stesso scandalo dell'uranio nigeriano, il cosiddetto Irangate, che ha investito in pieno, come leggiamo su tutti i giornali, i servizi americani e la stessa amministrazione del Presidente Bush. Non una prova, che fu alla base di questa guerra, si è dimostrata vera!
Tale guerra doveva essere una marcia trionfale, un bagno di folla, un inno alla libertà, ma, in realtà, si è trasformata in una lotta feroce, senza esclusione di colpi, in un terreno di coltura per il terrorismo internazionale, in un cimitero per decine di migliaia di civili, per migliaia di militari iracheni, per più di 2 mila soldati americani e, purtroppo, anche per i militari italiani e per tante vittime innocenti, fra cui - lo voglio ricordare, perché viene spesso dimenticato - lo stesso nostro giornalista Baldoni. Quella guerra, da guerra illegale, è divenuta, dopo Fallujua, dopo Abu Ghraib, dopo Guantanamo, dopo le torture di Baghdad, anche una guerra immorale!
Ma allora perché meravigliarsi, come oggi denuncia il New York Times in prima pagina, che si avranno a giorni i primi processi per tangenti e mazzette pagate per la cosiddetta ricostruzione in Iraq? Dalla tragedia siamo alla farsa, ma il risultato finale è il medesimo: una perdita di credibilità e di legittimità dei fondamenti della nostra civiltà occidentale!
È per questa ragione straordinariamente forte che non voglio riprendere in questo dibattito, diversamente da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, la polemica sulla nostra presenza militare in Iraq e tornare ad illustrare ancora una volta le ragioni forti che imporrebbero il ritiro delle nostre truppe da quel teatro di


Pag. 77

guerra. No, chiedo al Governo, a fronte di eventi così gravi, cosa ha fatto e cosa intende fare!
In passato avete negato, avete coperto, siete stati obiettivamente complici! Non basta dire: «io non c'ero». I nostri soldati erano a Nassiriya; anzi, proprio perché nessuna ombra di complicità, anche indiretta ed oggettiva, possa ricadere sul nostro paese e sulla nostra presenza in Iraq, voi dovreste avvertire il dovere morale e politico di reagire!
Dubito che da voi verrà un atto di libertà ed una scelta di autonomia. Temo che, ancora una volta, spetterà a noi, perché verità e dignità restino in campo, perché si arrivi ad una commissione d'inchiesta internazionale, perché si faccia piena luce e perché questo crimine non resti impunito! Naturalmente, mi auguro che lei mi dia una risposta diversa e smentisca le cose affermate in questa sede (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. L'onorevole Pecoraro Scanio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01726.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la sua presenza in quest'aula, anche se devo osservare che, di fronte alla gravità delle questioni sollevate da tutti i rappresentanti dell'opposizione, i ministri della difesa o degli affari esteri avrebbero potuto valutare l'importanza di essere presenti per rispondere, a nome del Governo, a richieste non solo importanti, ma che meriterebbero una valutazione di questo Parlamento ben più attenta e ben più ampia, per lo scalpore e la gravità dell'inchiesta svolta da RAI News 24, quindi da un organo di informazione del nostro paese, che ha avuto all'estero un'enorme risonanza.
Occorre anche sottolineare quanta poca rilevanza il nostro servizio pubblico abbia dato alla vicenda, vale a dire ad un'inchiesta svolta con spirito giornalistico, quello di cui sempre nei convegni ci lamentiamo, ma che, questa volta, ha avuto un esito clamoroso, costringendo anche le autorità del Pentagono, oltre che quelle inglesi, a rivelare, dopo il tentativo pasticciato e goffo di nasconderlo, l'utilizzo del fosforo bianco, che è un'arma chimica.
Il dato reale è che stiamo parlando di un'arma chimica, di un'arma vietata, di una violazione della convenzione del 1997 sul divieto delle armi chimiche, promossa dalle Nazioni Unite e firmata anche dagli Stati Uniti d'America. Devo dire che le spiegazioni provenienti dal Pentagono in qualche modo peggiorano la situazione; infatti, il Pentagono deve ammettere di aver utilizzato il fosforo bianco, cercando di spiegare che lo ha usato in modo tale da evitare problemi.
È inaccettabile che, con la motivazione di contrastare il terrorismo internazionale, si uccidano civili innocenti - donne, bambini, persone che nulla hanno a che vedere con pericolosi terroristi - utilizzando armi proibite, armi di distruzione di massa, che hanno costituito la motivazione originaria della guerra in Iraq.
L'altra vicenda, relativa allo scandalo dell'uranio dal Niger, ha rivelato come nel Parlamento americano e in quello inglese si sia ormai preso atto in modo palese dell'esistenza di prove costruite ad arte. Ma questo, evidentemente, è un elemento talmente plateale che è inutile ripeterlo in questa sede.
Oggi, dopo le vicende delle torture nel carcere di Abu Ghraib, dopo una serie di violazioni di norme contenute nelle convenzioni previste anche durante le guerre, vi è un elemento in più.
Il Governo italiano continua con la finzione della partecipazione ad una missione di pace, mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna riconoscono di trovarsi in una situazione di occupazione militare e applicano le leggi di guerra.
Siamo arrivati al punto che stiamo discutendo - e di ciò vi chiediamo conto - dell'utilizzo di sostanze vietate durante la guerra. Non vi stiamo chiedendo di ritirare le truppe perché ci avevate detto che sarebbero andate in missione di pace,


Pag. 78

mentre in realtà in Iraq c'è la guerra. Vi facciamo notare che non avete fornito segnali di reazione e di intervento adeguato rispetto alla violazione, accertata in un'inchiesta del servizio pubblico italiano, di convenzioni che vengono applicate anche durante le guerre. Ciò è estremamente grave.
Si è parlato anche del fatto che il Pentagono ha autorizzato l'uso del napalm, ma in realtà la vicenda irachena si sta rivelando peggiore di quella del Vietnam.
Il Senato americano, recentemente, con il consenso anche del partito del Presidente Bush, ha chiesto una programmazione del ritiro dall'Iraq delle truppe statunitensi. Ma quando vi renderete conto che occorre fornire una risposta agli italiani e all'Italia? Avevate chiesto al Parlamento l'autorizzazione ad inviare i carabinieri in Iraq per scortare il famoso ospedale da campo a Baghdad. In realtà, sappiamo che le cose sono andate diversamente. Abbiamo fornito, attraverso la Croce rossa, un aiuto alle popolazioni civili, ma sicuramente ci siamo trovati coinvolti in un'occupazione militare in cui siamo presenti come Forze armate. Di fronte al fatto che siamo presenti in una posizione riconosciuta, sostanzialmente quali co-occupanti, gli alleati si rendono responsabili di una vicenda così grave.
Per tale motivo, i Verdi stanno insistendo nella richiesta, sempre più forte nei confronti del Governo, del ritiro immediato e della sua programmazione da oggi, non con le dichiarazioni alla stampa per cui ogni tanto ritirate 100 o 200 soldati e con il Presidente del Consiglio che va in televisione e, per tenere buona l'opinione pubblica del paese, che è sempre stata contraria alla guerra in Iraq, annuncia un ritiro, il giorno dopo dice che non si è capito bene e poi va alla Casa Bianca e dichiara che comunque resterà finché lo decidono gli americani.
È possibile che la nostra sovranità sia così limitata da non avere un'ipotesi nazionale autonoma e la capacità di chiedere chiarimenti in modo duro, netto e chiaro rispetto a vicende rivelate dalla televisione di Stato italiana? Peraltro - anche se non mi potrà rispondere lei, signor sottosegretario -, mi chiedo perché non sia mai stato trasmesso in prima serata il filmato realizzato da RAI News 24. È stato visto più all'estero che dagli ascoltatori del servizio pubblico italiano. Non voglio credere che vi sia stato l'intervento del Governo per evitare che fossero diffuse le immagini su altri canali del servizio pubblico italiano. Tuttavia, non ci risulta vi sia stata alcuna attenzione e ritengo vi siano state iniziative che si possono definire di limitazione della divulgazione di una trasmissione che invece avrebbe dovuto costituire motivo di orgoglio per il servizio giornalistico pubblico: essere riusciti a realizzare un'inchiesta importante di questo tipo costituisce, infatti, motivo di orgoglio nelle democrazie che cercano di acquisire la libertà di informazione, di realizzare inchieste giornalistiche e di arrivare alla verità. Ciò è importante e fondamentale.
Sono questi i motivi per cui vi chiediamo di conoscere cosa il Governo abbia fatto, cosa intenda fare e come sia possibile ottenere, se necessario, una vera inchiesta internazionale che accerti questi crimini. Badate, episodi di questo genere, come le torture ad Abu Ghraib, costituiscono il peggior regalo proprio al fondamentalismo fanatico. Tali gravissime violazioni dei diritti umani fondamentali e delle convenzioni che regolano le guerre rendono l'alleanza presente in Iraq un elemento che aiuta i fondamentalisti nel reclutamento dei terroristi. Questo è il pericolo crescente: la guerra in Iraq ha moltiplicato le azioni terroristiche in tutto il mondo. Non che prima non esistessero i terroristi, ma si può condurre un'analisi per dimostrare che dopo la guerra si sono moltiplicati gli attentati e si è moltiplicata l'insicurezza.
I problemi sono gravi. La questione non è la necessità di contrastare il terrorismo internazionale, su cui siamo tutti d'accordo; il problema è costituito dalle modalità di contrasto: con l'attività delle Forze dell'ordine, che riescono a catturare i terroristi e ad assicurarli alla giustizia, con l'intelligence e con la capacità investigativa,


Pag. 79

che ha l'obiettivo di catturare i terroristi senza ammazzare i civili, o continuando a perseguire e a mantenere una politica di guerra che ogni giorno in Iraq provoca decine e decine di morti?
Riteniamo sia giunta l'ora di chiedervi, anche dopo questo ennesimo, gravissimo, episodio, di valutare se il nostro Governo non debba avere finalmente la capacità di prendere le distanze e di pensare a un altro modo di condurre la guerra al terrorismo, che non è l'occupazione militare, non sono le bombe, non è il fosforo bianco, non è ammazzare civili innocenti, e di valutare inoltre se nelle iniziative in Iraq non debbano trovare luogo la fine dell'occupazione militare e aiuti tecnici veri, anziché presenze militari (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, onorevole Berselli, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Onorevole Presidente, alcuni autorevoli interpellanti hanno lamentato l'assenza del ministro della difesa. L'oggetto di queste interpellanze è importante e delicato. Faccio però presente che il ministro della difesa dall'inizio di questa legislatura non si è mai sottratto al confronto democratico in Parlamento e nelle Commissioni: laddove è stata ritenuta necessaria la sua presenza, il ministro della difesa è venuto nell'aula della Camera dei deputati, nell'aula del Senato della Repubblica, presso le Commissioni difesa di questo e dell'altro ramo del Parlamento. Voglio soltanto ricordare che giovedì della scorsa settimana, non un anno fa, in occasione della risposta ad una importante interpellanza - sottoscritta, tra l'altro, da alcuni degli attuali interpellanti: l'onorevole Deiana, l'onorevole Fumagalli, l'onorevole Bellillo - che aveva ad oggetto il cosiddetto Nigergate, il ministro della difesa è venuto a rispondere in questa aula.
La questione del fosforo è importante e delicata: quella sul Nigergate era un'interpellanza altrettanto delicata ed importante. Non sarà questa la prima e l'ultima volta che il ministro della difesa delega un proprio sottosegretario: è avvenuto sempre in passato, avverrà in futuro, con questo o con un altro Governo.
Riteniamo opportuno rispondere congiuntamente alle cinque interpellanze che hanno come primi firmatari gli onorevoli Deiana, Bellillo, Castagnetti, Violante e Pecoraro Scanio e che afferiscono tutte alla nota vicenda di impiego improprio di munizionamento al fosforo, così come denunciata da una inchiesta giornalistica, corredata peraltro da numerosissime immagini di estrema durezza.
Sottolineo subito, in proposito, che il Governo non ha ricevuto alcuna notizia in merito né dal comando alleato né da altre fonti, né ha avuto un riscontro diretto. Nell'esaminare la questione, è necessario anzitutto considerare che gli episodi lamentati sarebbero avvenuti a Falluja, città distante centinaia di chilometri dall'area di responsabilità del contingente italiano e, pertanto, a questo non accessibili. Ricordo, infatti, che il nostro contingente opera in un settore di responsabilità nella regione meridionale dell'Iraq, coincidente con la provincia irachena di Dhi Qar; è in questo che si dispiega l'utilizzo delle risorse operative e logistiche del contingente. Ciò esclude, dunque, la possibilità da parte del Governo di avere diretta conoscenza dei fatti e di poter fornire prove di sorta, come invece è richiesto dalle interpellanze. Ripeto: ciò esclude la possibilità da parte del Governo di avere diretta conoscenza dei fatti e di poter fornire prove di sorta, come invece è richiesto dalle interpellanze.
D'altra parte, anche con riferimento ad alcuni quesiti degli onorevoli Violante e Pecoraro Scanio, se mai il Governo fosse stato in qualche modo informato o comunque portato a conoscenza di episodi relativi all'impiego di armi proibite, esso avrebbe immediatamente intrapreso le iniziative dovute.
Per quanto riguarda i fatti così come sono venuti alla ribalta, da un lato, abbiamo un'inchiesta giornalistica; dall'altro, le dichiarazioni provenienti da organi ufficiali degli Stati Uniti. Prendiamo atto


Pag. 80

della prima e delle seconde con grande rispetto ed attenzione, senza interferire con le responsabilità e senza sovrapporci alle competenze di ciascuno.
Al di là delle asserzioni dei giornalisti e di alcune dichiarate testimonianze, non abbiamo, come già detto, elementi per confermare l'attendibilità di quei documenti, per quanto attiene alle circostanze di tempo e di luogo delle riprese e le relazioni causali tra le azioni mostrate e gli effetti provocati. Le immagini comunque, onorevoli colleghi, sono davvero sconvolgenti. Sono raccapriccianti, onorevole Castagnetti. Pertanto, è doverosa la ricerca della verità.
Riguardo a tali fatti, già il 9 novembre l'ambasciata americana a Roma ha comunicato, tra l'altro (leggo testualmente): « Le forze statunitensi che partecipano alla coalizione dell'operazione Iraq Freedom continuano ad usare l'intera gamma di armamenti legali e convenzionali contro obiettivi legittimi. Le forze statunitensi non usano il napalm e il fosforo bianco come armi chimiche o come surrogato. Gli Stati Uniti hanno distrutto l'ultima riserva esistente di napalm nel 2001. La bomba incendiaria Mk77 non è napalm. La sua composizione chimica è diversa; non è fuorilegge o illegale. Le forze statunitensi non hanno usato le bombe incendiarie Mk77 nell'operazione Al Fajr. Sostenere che le forze statunitensi abbiano usato il fosforo bianco contro obiettivi umani nell'operazione Al Fajr è semplicemente sbagliato. Le forze statunitensi usano il fosforo bianco come fumogeno o per segnalare gli obiettivi. Contrariamente alla presentazione offerta dal documentario, il fosforo bianco non è fuorilegge o illegale o bandito da alcuna convenzione quando viene usato in questo modo. Le forze di sicurezza irachene e la forza multinazionale sono impegnate da due anni e mezzo in operazioni contro i terroristi, gli insorti ed elementi del vecchio regime. A tale riguardo, questo conflitto si è dispiegato esattamente come avviene in qualsiasi conflitto della storia bellica moderna. Le forze della coalizione fanno veramente ogni sforzo per evitare le perdite di vittime innocenti, nonostante la pratica seguita da elementi del vecchio regime, dai terroristi e dagli insorti di prendere deliberatamente di mira i non combattenti, di usare i civili come scudi umani e di mettere in atto e condurre attacchi contro le forze della coalizione all'interno di zone abitate da civili. È questa la storia vera, e viene riportata da giornalisti provenienti da tutto il mondo».
Fin qui il comunicato dell'ambasciata americana che, in premessa, ha posto anche dei dubbi sulla neutralità delle informazioni, messe in onda dal servizio. Dubbi e perplessità che sono stati sollevati anche da alcuni quotidiani nazionali e internazionali. In particolare, sia il comunicato dell'ambasciata americana sia alcuni quotidiani hanno riportato la presenza di numerosi giornalisti embedded nel corso dell'operazione in questione, osservando che gli stessi, nel caso di eventuali violazioni del diritto internazionale, non avrebbero esitato a denunciare quanto avvenuto.
È ben noto che la Convenzione di Parigi, Chemical Weapons Convention, firmata nel 1993 e già ratificata da 175 Stati parte, proibisce di sviluppare, produrre ed impiegare armi chimiche in qualsiasi circostanza.
Per quanto si possa qui valutare in assenza di elementi di fatto ulteriori, e dunque con tutte le riserve del caso, pare di dover considerare che questa convenzione elenca quali sono i prodotti chimici tossici che rientrano in tale divieto. Il fosforo bianco, unitamente agli esplosivi convenzionali ed ai prodotti petroliferi, non è compreso tra le sostanze chimiche vietate dalla convenzione.
Per quanto poi attiene al settore delle armi convenzionali, la definizione di armi incendiarie adottata dal Protocollo III della Convenzione del 1980, peraltro - come è stato ricordato -, non ratificata dagli Stati Uniti, sulla proibizione o restrizione dell'uso di alcune armi convenzionali i cui effetti possono essere indiscriminati o eccessivamente nocivi (Carryng Concealed Weapons), non sembra includere le munizioni che producono effetti


Pag. 81

incendiari solo in via incidentale, quali ad esempio i sistemi illuminanti, traccianti, fumogeni o di segnalazione.
Non compete a noi esprimere giudizi o dare qualificazioni giuridiche - ci mancherebbe altro! -, ma pare di poter dire che è in un tale ambito che rientra l'uso che gli americani avrebbero fatto del fosforo bianco nel corso dell'operazione in questione, così come, del resto, ha confermato proprio ieri dal portavoce del Pentagono.
D'altra parte, sempre nella giornata di ieri, anche il Regno Unito ha comunicato l'uso del fosforo bianco da parte delle forze anglo-americane, sia pure per creare cortine fumogene o illuminare obiettivi, escludendone - onorevoli colleghi: escludendone! - comunque l'utilizzo contro la popolazione civile.
Lo stesso Pentagono ha categoricamente smentito che le forze armate statunitensi della coalizione abbiamo effettuato atti o azioni militari nei confronti della popolazione civile, confermando, altresì, che è stato fatto tutto il possibile per assicurare che civili e non combattenti non fossero coinvolti nelle operazioni. Il quadro di situazione delineato dalle comunicazioni ufficiali degli Stati Uniti configura, pertanto, precisazioni e contestualizzazioni. Sono, del resto, gli americani, onorevoli colleghi - sono, del resto, gli americani -, non noi, ad essere titolati a rispondere sui fatti e sulle questioni poste. Questo deve essere chiarissimo, perché questa è la pura verità!
In tale quadro, vorrei rammentare, ancora una volta, per rispondere ad alcune affermazioni degli onorevoli Bellillo e Boato, che l'Italia non ha partecipato al conflitto in Iraq. La sua posizione è stata chiara - anzi, direi chiarissima - fin dall'inizio: fu il Presidente del Consiglio, il 19 marzo 2003, a dichiarare in Parlamento (e credo che gli onorevoli colleghi lo ricordino), in forma solenne ed inequivocabile, la «non belligeranza» dell'Italia, manifestata in Consiglio supremo di difesa e sancita dal Parlamento.
Tutto questo esclude tassativamente qualunque nostro ruolo attivo nel conflitto. Anzi, sin dall'inizio della crisi irachena, forte è stato l'impegno nella ricerca di soluzioni che potessero scongiurare il ricorso alla forza: un impegno profuso a tutti i livelli e portato in tutti gli ambiti internazionali.
Le scelte successive sono derivate dalla presa di coscienza della criticità della situazione per il popolo iracheno e dell'importanza di partecipare alla stabilizzazione di quel paese, nel più ampio contesto dell'impegno italiano contro il terrorismo internazionale.
Il 15 aprile 2003, il Parlamento approvò l'invio di un contingente militare. Quegli atti di indirizzo parlamentare, discendenti da un ampio ed intenso dibattito, hanno rappresentato il formale assenso - e, aggiungo, il principio fondante - della nostra missione, disposta dal Governo immediatamente dopo - non durante, ma dopo - la fine delle ostilità.
In particolare, il nostro intervento è solidamente incardinato nel quadro delle risoluzioni delle Nazioni Unite, la n. 1483 del 22 maggio 2003 e la n. 1511 del 16 ottobre 2003, che caratterizzano la missione come parte di intervento multilaterale - parte di intervento multilaterale - per contribuire alla stabilità e alla sicurezza dell'Iraq, conferendo alle Nazioni Unite un ruolo centrale in tale processo. A conferma di ciò, il Consiglio di Sicurezza ha approvato all'unanimità la risoluzione n. 1937, che prolunga il mandato della forza multinazionale in Iraq fino al 31 dicembre del prossimo anno.
È l'ONU che ha chiesto agli Stati membri di contribuire a quella garanzia, anche con forze militari inserite in una forza multinazionale. Ed è il Governo iracheno, eletto democraticamente, che ce lo ha chiesto e ce lo chiede, che ce l'ha richiesto più volte, anche di recente, per voce del Presidente di quella Repubblica in visita nel nostro paese.
In questo quadro, abbiamo ottenuto importanti risultati e constatiamo gli straordinari, ancorché faticosi, passaggi della riconquista, da parte della gente irachena, della propria libertà e della


Pag. 82

propria democrazia, secondo il calendario delineato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Oggi, dopo aver, già in agosto, operato una prima riduzione della forza, siamo in grado di studiare, insieme ai nostri alleati e alle autorità irachene, un graduale e concordato rientro del nostro contingente militare dall'Iraq, ipotesi rispetto alla quale si manifestano voci di convergenza anche di parte dell'opposizione, onorevole Bellillo, anche di parte della stessa opposizione.
La nostra è una forza militare di pace, di quella pace che è valore primario in tutti gli italiani e dei nostri militari; nessun compito aggressivo o bellicoso, bensì essenzialmente protettivo, difensivo ed umanitario. Una presenza pacificatrice di cui andiamo orgogliosi.
Onorevoli colleghi, noi non siamo conquistatori, siamo pacificatori, e propugnamo non una pace fine a se stessa - e, quindi, sterile -, ma una pace vera in un quadro ed una cornice di sicurezza.
Ferma e chiara è la posizione italiana per quanti sono soggetti alla sua giurisdizione in quel teatro: per espressa scelta di questo Governo e del Parlamento, i membri del contingente italiano in Iraq sono, infatti, soggetti ai precetti del codice penale militare di guerra che sanzionano, con specifiche ed aggiornate disposizioni, ogni fatto che possa essere qualificato come contrario alle norme e agli usi di guerra.
Il comportamento dei contingenti italiani in Iraq, che è quello oggetto di un'eventuale responsabilità di questo Governo, si è sempre coerentemente manifestato come pienamente conforme alle norme del diritto internazionale e, segnatamente, del diritto internazionale umanitario.
Quanto alle regole d'ingaggio del contingente italiano, esse precisano che l'uso della forza deve essere esercitato in relazione alla circostanza, secondo i ben noti criteri della necessità dell'azione e della proporzionalità della risposta, con specifico riferimento a quanto previsto nel diritto umanitario.
Il Governo coglie questa occasione, in rispetto del Parlamento e dei propri principi di trasparenza, per rimarcare che, sul piano tecnico, il contingente nazionale in Iraq non è in possesso di alcun tipo di munizionamento al fosforo tale da produrre effetti inquinanti durevoli sull'ambiente e conseguenze sulle persone. Non l'abbiamo.
In occasione dell'eventuale impiego delle armi portatili e di reparto è previsto intervallare alcune cartucce «traccianti», ossia che hanno sul fondo del proiettile quella necessaria quantità di fosforo che evidenzia una traccia per verificare la destinazione dei colpi e per procedere all'aggiustamento del tiro selettivo, necessario per precludere effetti indesiderati del fuoco (proprio con effetti contrari a quello che viene lamentato).
Inoltre, sono in dotazione ai reparti bombe illuminanti per mortaio e proiettili nebbiogeni che contengono il fosforo, la cui esclusiva destinazione è l'illuminazione o l'annebbiamento dell'ambiente operativo di riferimento. La loro utilizzazione non comporta residui tossici fisici e non occorre poi effettuare una bonifica di aree, tenuto conto che gli effetti si esauriscono in breve tempo con la conclusione della combustione.
Ripeto, con vigore, che l'Italia ha sempre sostenuto e si conforma al diritto umanitario internazionale e ciò è coerente con una forza militare di pace come la nostra, il cui mandato è di garantire condizioni di sicurezza e di stabilità e naturalmente di rispetto di quella dignità umana che in Iraq tanto ferocemente era stata calpestata da Saddam Hussein.
Mi preme qui sottolineare, anche per dar riscontro a quanto chiesto in particolare dagli onorevoli Castagnetti e Deiana, l'azione dell'Italia negli ambiti multilaterali per il disarmo chimico.
Il nostro paese, che ha dato piena e puntuale attuazione alla ricordata Convenzione di Parigi, non dispone di armi chimiche operative, mentre sta distruggendo residuati bellici della seconda guerra mondiale.


Pag. 83


L'Italia si è impegnata anche per incoraggiare l'universalizzazione della Convenzione, ricercando l'adesione dei 18 paesi che non l'hanno tuttora ratificata.
In questa stessa prospettiva, il nostro paese sostiene le iniziative dell'Unione europea e della stessa Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche.
La decima Conferenza degli Stati Parte dell'organizzazione, tenutasi all'Aja proprio in questi giorni, ha adottato, anche su nostro impulso, una risoluzione per l'avvio di nuove iniziative miranti al raggiungimento della universalità ed un piano di azione per indurre i paesi ancora inadempienti a dare piena esecuzione agli obblighi della Convenzione; ad adottare, in particolare, una legislazione nazionale che istituisca l'autorità nazionale ed includa misure penali - ripeto: penali - per le violazioni della Convenzione e il controllo dell'importazione ed esportazione di sostanze chimiche a doppio uso che, in mancanza di divieti specifici, potrebbero essere acquisite - questo sì! - per attività terroristiche.
Oltre agli accertamenti di routine negli impianti chimici o militari dichiarati, l'organizzazione può anche effettuare indagini sull'uso presunto di armi chimiche oppure eseguire, su richiesta di uno Stato Parte, vere e proprie ispezioni «su sfida», per accertare sul posto eventuali violazioni.
L'impegno nel campo della non proliferazione e del disarmo - sostanziato in tutti i suoi settori, nucleare, chimico e batteriologico - è un obiettivo prioritario dell'azione italiana di politica estera che, negli ultimi anni, ha intensificato la propria azione in tutti i fori multilaterali: l'Unione europea, il G8, le Nazioni Unite e la Conferenza del disarmo.
Grazie all'impulso dell'allora presidenza di turno italiana, nel 2003, l'Unione europea si è dotata di una strategia contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa ed ha adottato una posizione comune sull'universalizzazione dei principali accordi nel settore, in particolare il Trattato di non proliferazione nucleare, la Convenzione sul bando delle armi biologiche, il Codice di condotta dell'Aja sui missili balistici ed il Protocollo aggiuntivo dell'AIEA (Agenzia internazionale per l'energia atomica).
Nell'ottica italiana, le misure diplomatiche e politiche, insieme al ricorso alle organizzazioni internazionali, costituiscono la prima linea di difesa contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Il multilateralismo rappresenta lo strumento principale per il raggiungimento dei nostri obiettivi e la cooperazione internazionale resta il quadro di riferimento principale.
Sul piano bilaterale, si sono intensificate le nostre consultazioni con i partner europei e con i principali paesi, in primo luogo gli Stati Uniti.
L'Italia considera essenziali le nuove misure per impedire i trasferimenti di materiali destinati a programmi di proliferazione, sostenendo l'adozione nel 2004 della risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 1540, che affronta il problema della possibile acquisizione delle armi di distruzione di massa da parte di gruppi terroristici, e aderendo sin dall'estate 2003 - insieme agli Stati Uniti, la Francia, la Germania, la Gran Bretagna ed altri paesi - alla Proliferation security iniziative, finalizzata ad interdire i traffici illeciti di beni e tecnologie connessi allo sviluppo di armi di distruzione di massa.
Inoltre, sul piano operativo, l'Italia ha promosso, di intesa con gli Stati Uniti e gli altri partner del G8, un'azione a favore dell'universalizzazione del summenzionato Protocollo aggiuntivo dell'AIEA che, a nostro avviso, rappresenta lo standard internazionale per la verifica degli obblighi posti dal Trattato di non proliferazione (TNP - Treaty non proliferation).
Ancora, l'Italia è inoltre impegnata ad appoggiare la Francia, la Germania e la Gran Bretagna nel negoziato con l'Iran, che deve consentire di far piena luce sulla reale natura dei programmi nucleari di Teheran.
In prospettiva futura, l'Italia continua a sostenere con impegno l'esigenza di promuovere l'entrata in vigore del Trattato sul bando dei test nucleari (CTBT - Comprehensive


Pag. 84

Test Ban Treaty) ed il sollecito avvio, in sede di Conferenza del disarmo, del negoziato di un trattato sul bando della produzione di materiale fissile utilizzabile per scopi bellici.
Prosegue ugualmente la partecipazione italiana alla Global partnership del G8. In tale ambito, il nostro paese è impegnato ad assistere la Federazione russa nel settore dello smantellamento di sommergibili nucleari (il relativo accordo è stato recentemente ratificato) e della distruzione delle armi chimiche, fornendo un contributo determinante alla completa eliminazione degli arsenali chimici russi.
Dunque, un impegno, quello del Governo, che si sviluppa a tutto campo ed a tutti i livelli, rispetto al quale il nostro paese può considerarsi all'avanguardia.
Non solo, ma vorrei concludere ribadendo come, anche in questo ambito, l'azione dell'esecutivo si sia sempre ispirata a criteri di trasparenza, legalità e correttezza - ribadisco: trasparenza, legalità e correttezza -, e mai - dico: mai - di reticenza.
Sulla base di questi criteri, pertanto, non vi è stata mai - né vi sarà mai - esitazione nel condannare fermamente gli atti riprovevoli e contrari a quei valori che sono a fondamento di ogni democrazia pacifica e civile.
Con la stessa convinzione, rigettiamo qualunque ricerca di strumentalizzazione di quelle vicende per mettere in dubbio la nostra presenza in un'operazione di pace voluta dalle Nazioni Unite.

PRESIDENTE. L'onorevole Giordano ha facoltà di replicare per l'interpellanza Deiana n. 2-01723, di cui è cofirmatario.

FRANCESCO GIORDANO. Signor sottosegretario, abbiamo posto collettivamente una questione di enorme gravità; questo gruppo parlamentare aveva posto la stessa identica questione nel 2004, sicché avevate l'obbligo di informarvi e di venire in Parlamento portando una posizione precisa.
La verità è che la risposta da lei fornita - su tutti gli impegni internazionali in materia del nostro paese, da qui a venire -, è una risposta, un atteggiamento istituzionale che, rispetto al fatto, produce un silenzio assordante.
Mi permetta di osservare quanto segue. Lei ha perorato la difesa del ministro Martino in questa sede e sa perfettamente che il nostro stile non è mai quello di rivolgere un attacco personale ma, piuttosto, di evidenziare una responsabilità politica complessiva del Governo. Noi abbiamo ritenuto che, al pari del Nigergate, questo tema fosse di una valenza politica enorme, tant'è che tutta la stampa internazionale ne sta discutendo, molto più di quanto se ne discuta nel nostro paese, il quale è coinvolto in quelle vicende, sia pure secondo le modalità da lei illustrate (e che a noi, come lei ben sa, non convincono).
Dunque, noi vogliamo che voi, considerato che tuttora siete in Iraq, chiariate in quale guerra, in tale paese, voi siate in qualche misura subalterni o conniventi (mi scusi la brutalità con la quale faccio tali affermazioni).
L'assedio di Falluja è stato diretto contro la popolazione; certo, vi erano i combattenti, ma i morti sono stati per lo più civili, donne, bambini. Voi negate l'evidenza; lei ha riportato il comunicato dell'ambasciata americana, ma quel comunicato - tra l'altro, smentito e contraddetto da fonti americane equiparabili perché altrettanto ufficiali ed istituzionali - nega, in realtà, l'evidenza. Il giornalista di RAI News 24 ha riportato incontrovertibili dichiarazioni di militari americani ed ha prodotto, altresì, immagini di bambini e donne che, in virtù del napalm e del fosforo bianco, avevano i visi ed i volti deturpati - effetto prodotto esattamente da queste armi -; gente inerme che è stata drammaticamente colpita dalla violenza bestiale con la quale ci si è accaniti contro di loro.
Il ministro della difesa inglese, signor sottosegretario, rispondendo ad una deputata inglese, Alice Mahon, ha ammesso l'utilizzo delle armi al fosforo e delle armi al napalm; il ministro inglese ha ammesso questo. Dunque, perché voi tenete un atteggiamento


Pag. 85

per cui sembra che non vediate, non parliate e non sentiate? Voi siete lì, siete in quel territorio, ed avete rapporti quotidiani con i comandi americano ed inglese! Guardate che questa gente utilizza tali armi!
Credo che dovremmo dire grazie, finalmente, a quello squarcio di verità su questa maledetta guerra che è apparso sulla nostra televisione pubblica; dovremmo altresì ringraziare l'intervento svolto, in questa vicenda, da alcuni operatori sanitari, che hanno testimoniato con la loro bocca gli orrori che hanno potuto osservare con i loro occhi.
È questa la superiorità della cultura occidentale? È questa l'immagine che di essa si dà? Signor sottosegretario, glielo dico non solo con tutta la passione, ma anche basandomi su numerosi elementi di certificazione: questa guerra non finisce mai! Sono caduti tutti gli alibi con cui Bush e Blair l'hanno cominciata! Siamo giunti al paradosso, signor sottosegretario: gli americani e inglesi si sono recati in Iraq - e noi, di complemento - perché Saddam aveva le armi di distruzione di massa. Ebbene, queste armi non sono state più trovate - ed oggi si discute anche in ordine al fatto per cui, a tale fine, sono state prodotte prove false -, ma coloro che sono andati lì per contrastare le armi di distruzione di massa utilizzano proprio tali strumenti! Il modello di democrazia che volevamo esportare in quelle terre, dunque, è diventato quello delle torture del carcere di Abu Ghraib!
Devo richiamare i giornali di oggi, signor sottosegretario. Un giornale che si chiama Corriere della Sera (si tratta del più grande quotidiano italiano) mostra immagini delle torture che sono state diffuse dal ministro dell'interno dell'Iraq. Voi che state lì cosa state facendo? Voi dovete fornirci tali informazioni! Noi le apprendiamo attraverso immagini visive che hanno una forza evidente e voi non ci dite nulla?
Vorrei osservare che, in Iraq, il terrorismo miete un numero inaudito di vittime con un allargamento della propria potenzialità di fuoco e di distruzione - come lei sa, signor sottosegretario, sotto questo punto di vista la nostra condanna ed il nostro contrasto sono inequivoci -, ed oggi minaccia tutto il mondo. Voi eravate andati in quell'area per contrastare il terrorismo, ma oggi esso viene alimentato dalla perversa spirale tra conflitto e terrorismo medesimo!
È questo il motivo per cui chiediamo di ritirarci immediatamente da quel territorio, e non in maniera strumentale, ma a ragion veduta? Di cosa siamo alfieri in Iraq? Del modello di democrazia delle carceri di Abu Ghraib? Del modello di guerra con le armi chimiche, bandite dalle convenzioni internazionali e certificate da tutti? Solo lei non vede quelle armi, signor sottosegretario: basta accendere qualche televisione per vedere quelle immagini trasmesse su tutti i mass media internazionali!
Per tale motivo, le dico che dobbiamo finalmente fare chiarezza su questa guerra. Il conflitto in Iraq, infatti, visti anche gli effetti, è stato scatenato fondamentalmente per due ragioni. La prima è che si vuole governare un territorio nevralgico per l'approvvigionamento energetico; la seconda è che si vuole ripristinare, nei processi di globalizzazione capitalistica, una gerarchia sull'intero scenario mondiale, e quindi si vuole restaurare un'egemonia per via militare. Di questo si tratta, ed è per questa ragione che non possiamo più restare in Iraq; non avremmo mai dovuto andarci ed adesso dobbiamo immediatamente ritirarci.
Signor sottosegretario, oggi ci troviamo di fronte a crimini di guerra: se lei fosse onesto con se stesso, lo ammetterebbe. Tuttavia, stiamo anche discutendo del fatto che la guerra stessa è un crimine, e mi perdoni il bisticcio di parole. Noi dobbiamo bandire la guerra quale strumento di risoluzione delle controversie politiche e, per fare ciò, dobbiamo rompere ogni forma di subalternità e di vassallaggio nei confronti degli Stati Uniti d'America.
Vorrei ricordarle, infine, che Rumsfeld e Bush, a proposito di Falluja, parlarono di «soluzione finale». Credo che sarebbe


Pag. 86

utile verificare esattamente ciò che è accaduto, ritrovando uno spirito nazionale ed anche un po' di dignità, riscoprendo finalmente una nostra autonomia (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bellillo: si intende che abbia rinunziato a replicare per la sua interpellanza n. 2-01718.
L'onorevole Lusetti ha facoltà di replicare per l'interpellanza Castagnetti n. 2-01724, di cui è cofirmatario.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, noi ci riteniamo completamente insoddisfatti della risposta data dall'onorevole sottosegretario, non per partito preso, ma per ciò che il medesimo, a nome del Governo, ha detto, rispondendo alle nostre interpellanze urgenti.
In particolare, crediamo che non sia giustificata politicamente - ancor più a seguito di ciò che lei, signor sottosegretario, ha detto - l'assenza del ministro. Non si può dire che il problema del Nigergate fosse importante e quello del fosforo bianco lo sia di meno; il ministro non può venire a riferire in quest'aula una volta sì e l'altra no. Noi riteniamo che, stante la delicatezza - che lei pure ha sottolineato - dell'argomento che abbiamo posto in discussione, forse sarebbe valsa la pena che il ministro si assumesse interamente, a nome del Governo, la responsabilità di una risposta politica alle questioni poste. Evidentemente, non vi è stata una sensibilità istituzionale da parte del ministro nei confronti di un Parlamento che ha posto legittime domande su una questione delicatissima, ossia sull'utilizzo del fosforo bianco in Iraq.
Affronto ora il merito della risposta che lei, signor sottosegretario, ha testè fornito. Afferma, l'onorevole sottosegretario, che il Governo non ha avuto alcuna notizia su quanto sarebbe avvenuto a Falluja, perché distante dal contingente italiano; ed, ancora, egli afferma che la dinamica dei fatti esclude il Governo dalla possibilità di avere informazioni dirette su quanto accaduto. Credo, onorevole Berselli, che nell'era di Internet, della globalizzazione, della larga banda, ed anche di un lavoro di intelligence molto consistente e forte che anche il nostro paese svolge, sia veramente ridicolo che il Governo venga in quest'aula a dire che non è informato. Mi sembra di essere su Scherzi a parte, per fare una battuta; ma purtroppo una battuta non è.
Inoltre, lei dice di prendere atto sia dell'inchiesta giornalistica sia delle precisazioni degli Stati Uniti. Onorevole Berselli, rispetto a ciò che lei afferma - sempre a nome del Governo -, posso dire che Ponzio Pilato era un dilettante, nel senso che il Governo qui «si lava le mani» di ciò che sta avvenendo in altre zone, in modo particolare in un panorama delicatissimo, ossia rispetto a ciò che sta avvenendo in Iraq.
Credo, quindi, che si debba recuperare un po' il senso della cronistoria di ciò che è avvenuto negli ultimi giorni. L'8 novembre scorso, RAI News 24 trasmette un'inchiesta sull'uso del fosforo bianco da parte dell'esercito degli Stati Uniti d'America a Falluja. Tale indagine è articolata su testimonianze dirette - di veterani americani che vi hanno combattuto - ed anche indirette, come lei ha detto: video, fotografie, documenti e pareri di esperti. Sei elementi ben precisi, che la televisione satellitare, come ha già detto in precedenza il collega Castagnetti, ha dato ed una conclusione: a Falluja è stato fatto un uso massiccio dell'agente chimico fosforo bianco.
Successivamente, vi è stata la smentita degli Stati Uniti d'America, attraverso l'ambasciata, che lei ha citato. Tuttavia, vi sono state anche le prove, molto concrete, da parte di due ufficiali e di un sottufficiale statunitense, sulla battaglia di Falluja. Tale testimonianza è stata riportata per iscritto su una rivista americana. Detti ufficiali hanno scritto ai propri superiori: «Abbiamo lanciato contro gli insorti attacchi "scuoti e cuoci", usando il fosforo bianco per stanarli ed esplosivi per neutralizzarli».


Pag. 87


Sono, ovviamente, testimonianze molto gravi, rispetto alle quali vi è stata l'ammissione da parte del Pentagono. Infatti, il portavoce, tenente colonnello Barry Venable, conferma, ai microfoni della televisione inglese BBC, la denuncia di RAI News 24, affermando che gli Stati Uniti hanno usato il fosforo bianco in Iraq ed a Falluja quale arma incendiaria contro combattenti nemici. Poi, vi è stata, ieri, l'ammissione del Regno Unito, come lei, signor sottosegretario, ha detto.
Vi è ancora di più: l'indagine irachena. Tutti riteniamo legittimo il Governo iracheno - lei stesso lo ha detto in precedenza - e le giustificazioni addotte dai Governi degli Stati Uniti d'America e del Regno Unito, ma soprattutto quella del Governo statunitense, non convincono il governo di Baghdad, al punto che il ministro dei diritti umani iracheno ha deciso di inviare a Falluja una squadra di periti che indaghi sull'utilizzo del fosforo bianco.
Inoltre, lei si difende dicendo che il fosforo bianco non è compreso tra le armi chimiche vietate. Le ricordo che la Convenzione di Ginevra del 1980 regola l'uso di armi convenzionali, vietando le armi incendiarie contro i civili, ma anche contro obiettivi militari.
Ancora, le ricordo che la Convenzione sulle armi chimiche del 1997, firmata anche dagli Stati Uniti, recita che il fosforo bianco diventa arma chimica se «usato in modo massiccio in zone dove sono presenti i civili».
La realtà, signor sottosegretario, onorevoli rappresentanti del Governo, è che il diritto internazionale umanitario vieta in modo assoluto attacchi diretti contro civili ed attacchi contro obiettivi militari quando hanno un impatto sproporzionato sui civili. Ciò è quanto accaduto a Falluja. Oggi la questione è capire se Falluja - che è stata assediata e in cui vi è una consistente presenza di civili (tant'è che questa circostanza aveva impedito la sua conquista mesi prima) - sia stata considerata in blocco un obiettivo militare legittimo. Questa è la risposta che avremmo voluto dal Governo; risposta che non ci è stata data e che è stata elusa nel suo intervento. Lei non ha dato risposta, a nome del Governo, agli interrogativi che abbiamo posto.
Falluja ed i suoi abitanti sono da considerare un obiettivo militare nel 2004? Come intende il Governo affrontare il diverso approccio di alcuni alleati nei confronti delle convenzioni internazionali sul diritto di guerra umanitario? Ancora, è possibile tra eserciti alleati avere gradi di tolleranza così diversi nei confronti di alcune armi e di alcune regole di ingaggio? Inoltre, di conseguenza, cosa accade se un'azione militare deve essere condotta in maniera congiunta? Sono risposte che lei non ha fornito, onorevole sottosegretario.
Ad un certo punto, lei ha affermato che sono gli americani a dover rispondere, come se il problema non riguardasse l'alleato o gli alleati. Le chiedo: in presenza di genocidi, guerre civili, disastri umanitari, sterminio di popolazioni civili o crimini di guerra (per usare un'espressione usata precedentemente dall'onorevole Giordano), qual è la politica estera del Governo italiano? È quella di stare a guardare e non occuparsi di tali questioni? Mi sembra veramente una posizione che tende a nascondersi dietro a un dito o, comunque, a non considerare che esiste un mondo molto complesso, che è molto più vicino a noi di quanto non immaginiamo.
Allora, onorevole sottosegretario, credo di aver motivato la nostra vera, completa e grande insoddisfazione rispetto alle questioni che noi, come centrosinistra e come Unione, abbiamo posto rispetto a quanto avvenuto a Falluja ed a ciò che sta avvenendo nel dibattito internazionale su questi temi.
In altri paesi vi è maggiore informazione, anche televisiva, che non in Italia. Per questo motivo, siamo ancora più rammaricati del fatto che i ministri della difesa o degli affari esteri non siano venuti in aula a rispondere.
Credo che il Governo oggi abbia eluso chiaramente le domande contenute nelle nostre interpellanze e le nostre richieste di chiarezza, sia sull'episodio del bombardamento


Pag. 88

a Falluja sia sull'uso del fosforo bianco. Abbiamo rivolto domande ben precise, chiedendo risposte precise anche dal punto di vista strategico. Non c'è stato fornito alcunché, tranne qualche principio e qualche strategia militare per il futuro.
Riteniamo che questa politica del Governo non possa essere comunque significativa rispetto a ciò che chiediamo anche nei confronti della cosiddetta exit strategy, che dovrebbe cominciare in Iraq. Non vi è alcuna politica nei confronti di questo paese e non c'è alcuna volontà, da parte di questo Governo, né di fare chiarezza, né di dare risposte, né di capire cosa potrà accadere in futuro in Iraq (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Violante ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-01725.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, le faccio presente che il collega Pecoraro Scanio mi ha incaricato di replicare anche per la sua interpellanza n. 2-01726 e, indegnamente, cercherò di farlo.
Innanzitutto, vorrei esprimere un ringraziamento ai giornalisti di RAI News 24 per il servizio che hanno realizzato, trasmesso da una serie di reti televisive straniere, ma non in un'ora accettabile dalla rete italiana, la RAI. Credo si tratti di un aspetto sul quale dovremmo riflettere, perché è bene che questo servizio sia visto da molti italiani.
In secondo luogo, seguirò, onorevole sottosegretario, nel corso di questo breve intervento, l'ordine che lei ha seguito nella sua esposizione.
Per quanto riguarda l'assenza del ministro - naturalmente, non c'è alcuna mancanza di rispetto nei confronti della sua funzione, ma il punto è un altro -, queste interpellanze sono state firmate da tutti i presidenti dei gruppi di opposizione. Allora, c'è una regola parlamentare non scritta, ma per questo non meno forte e significativa, secondo la quale, quando c'è un documento di questo genere, il Governo partecipa con un ministro. Se il ministro non può, lo stesso avverte uno dei presidenti di gruppo, spiegandone il motivo. Ciò fa parte delle regole della correttezza reciproca. Poiché tali regole sono state violate in questa occasione e ciò ci dispiace, era questo il motivo per il quale alcuni di noi, tra cui il sottoscritto, hanno segnalato l'inopportunità della scelta compiuta dal ministro di non venire in aula a rispondere alle interpellanze. Credo che sarebbe stato meglio che fosse venuto il Governo nel massimo della responsabilità politica.
Sulle questioni specifiche che ella ha posto, lei ci dice che il Governo non ha ricevuto notizie, ma ciò non ci stupisce. Dalla vicenda Calipari abbiamo capito chiaramente che l'amministrazione americana non tiene in alcuna considerazione, purtroppo, il Governo italiano per quanto riguarda le vicende di carattere iracheno. Sappiamo che non ci sono stati forniti i nomi, sappiamo che lì si è sparato per uccidere, come sostiene la nostra perizia, e quant'altro. Quindi non è questo aspetto che ci preoccupa, ma un altro.
Lei dice che, se il Governo lo avesse saputo, avrebbe assunto le iniziative dovute. Questa è l'espressione, se non erro, che lei ha usato. Allora, ci interessa sapere quali sono queste iniziative dovute. Infatti, signor sottosegretario, lei afferma che l'amministrazione americana non ha ammesso l'uso del fosforo bianco. Altri colleghi l'hanno smentita, ma io volevo citare la fonte diretta.
Su The Guardian del 16 novembre 2005 è pubblicato un servizio in cui si riportano le dichiarazioni di un portavoce del Pentagono, il luogotenente colonnello Barry Venable. Alla domanda se sia stata usata quest'arma a Falluja, egli ha risposto: «Sì, è stata usata come arma incendiaria contro i nemici combattenti». Poi spiega perché, cosa significa usare questa arma, quando è usata ed altro ancora.
Quindi, il Pentagono ha ammesso che l'arma è stata usata. Ci dispiace che lei qui non lo abbia ricordato. Il Pentagono lo ha ammesso ufficialmente attraverso la dichiarazione


Pag. 89

di un suo portavoce, smentendo le dichiarazioni precedenti dell'ambasciata americana, tanto in Inghilterra - perché anche lì è stato posto il problema -, quanto a Roma.
L'arma è stata usata. È un'arma legittima o illegittima? Lei qui, se mi permette, ha seguito un modello interpretativo giuridico. Mentre lei parlava, mi veniva in mente una risposta che dette Lutero in occasione di un convegno di giuristi e di teologi su una questione di tipo biblico. Lutero sbottò: Juristen bose christen (ossia, giuristi cattivi cristiani): quando si è troppo arzigogolati, si perde di vista il nocciolo della questione.
Qual è qui il nocciolo della questione? Il problema è che quest'arma è vietata. Gli Stati Uniti non hanno sottoscritto il terzo Protocollo di Ginevra e, quindi, dal punto di vista delle sanzioni internazionali, sono esenti dalla sanzione. Tuttavia, ciò non significa che l'arma sia legale. L'arma continua ad essere illegale.
Lei ha parlato degli effetti. Quando quest'arma entra in contatto con l'acqua e, quindi, anche con le molecole di acqua del corpo umano, diventa acido fosforico e brucia. Questo è l'effetto.
Tra l'altro, nel 1901 gli Stati Uniti hanno vietato l'uso del fosforo bianco per la produzione di fiammiferi, perché particolarmente dannoso, e nel 1906 l'Italia ha aderito alla relativa convenzione.
Recentemente, inoltre, il dipartimento americano per il controllo e la prevenzione delle malattie, che è una delle 13 componenti del dipartimento generale per la salute, ha redatto un elenco di sostanze chimiche pericolose che potrebbero essere usate dai terroristi nei nostri paesi. Tra tali armi chimiche pericolose, ci sono il gas sarin e il fosforo bianco, ossia quello che è stato usato nelle citate occasioni.
Si tratta di un'arma vietata e pericolosa; ma qual è la nostra preoccupazione? È vero che ci sono delle regole giuridiche formali, ma ci sono anche, all'interno del diritto internazionale di guerra, tre principi di fondo riconosciuti universalmente come vincolanti: in ogni conflitto armato, il diritto delle parti alla scelta delle armi non è illimitato (non si può scegliere qualunque tipo di arma); è vietato usare armi che causano sofferenze inutili o mali superflui; sono vietati gli attacchi indiscriminati. Tutti sappiamo che a Falluja c'erano civili.
Questo non è un ragionamento antiamericano, bensì un ragionamento contro l'uso di questo tipo di armi. La nostra preoccupazione riguarda cosa sta accadendo in Iraq e il tipo di immagine che l'Occidente sta acquisendo nei confronti di quei popoli. Questo è il nostro problema e ci dispiace, signor sottosegretario, che il suo intervento non abbia colto questo aspetto politico della questione che abbiamo posto. Noi dovevamo esportare democrazia e invece abbiamo moltiplicato il terrorismo. Nella lotta contro il terrorismo, una regola fondamentale è quella di non fare la lotta al terrorismo con il terrore, perché questo moltiplica le insorgenze terroristiche e delegittima il soggetto che usa questi strumenti. La differenza tra la guerra e la guerra al terrorismo è che non si possono usare gli stessi strumenti dell'avversario, perché nella guerra contro il terrorismo c'è un primato morale che dovrebbe valere, a differenza delle guerre tra soggetti pari. Quando invece si usano strumenti che delegittimano e fanno perdere il primato morale - se primato morale c'è -, a quel punto si è chiaramente delegittimati. Voglio dire che l'Occidente mette in causa se stesso, quando si comporta in questo modo.
La questione di fondo, signor sottosegretario, è che stiamo vivendo anni, la cui drammaticità forse ci sfugge, come succede a tutti coloro che vivono in un periodo drammatico, però vediamo che stanno cambiando alcuni punti di fondo della convivenza internazionale. Come qualche collega ha detto - forse Castagnetti se non ricordo male -, c'è l'uso di queste armi e poi c'è la tortura. Io non sono cattolico, ma quando il corpo della persona comincia ad essere utilizzato come strumento per un messaggio di potenza, in quel momento l'umanità corre dei rischi. Lei sa che negli Stati Uniti c'è stato uno scontro duro tra il vicepresidente


Pag. 90

americano Cheney ed un altro esponente repubblicano, quindi della stessa parte politica di Cheney, in ordine all'uso della tortura da parte della CIA fuori dai confini degli Stati Uniti. In Spagna c'è una polemica fortissima, perché quel paese ha scoperto che una sua base aeronautica era utilizzata per «aerei galera», che portavano gli imputati - non i terroristi, ma gli imputati e gli accusati di terrorismo - in carceri meno controllate, dove si praticava la tortura.
Quando avviene questo, in una fase della storia del mondo, dobbiamo preoccuparci. Ma a che punto sono quei valori, dei quali diciamo di farci portatori? Siamo in una fase, nella quale l'uso della violenza sui corpi, sulle persone e sugli inermi rischia di essere riproduttiva di regole e non sono le regole che mettono un freno all'uso della potenza. Quando accade questo, c'è un'inversione profonda delle gerarchie di valori. Questa è la nostra preoccupazione, che però, mi scusi sottosegretario, non è stata colta nel suo intervento.
Con riferimento all'ultima parte della sua risposta, noi crediamo sia il caso di riprendere in mano la questione del negoziato per il disarmo e di affrontare il problema della tortura, perché ormai questo è un tema agitato in molte parti del mondo. Se un paese come gli Stati Uniti, che certamente rappresenta un punto di civiltà indiscutibile, usa sequestrare persone e portarle in paesi e in carceri dove si può praticare la tortura, questo è un problema che scuote tutta l'umanità e tutti i Governi democratici responsabili, perché se questo lo facesse Saddam Hussein sarebbe un fatto normale, ma se lo fa una grande potenza democratica è una questione che mette in discussione i diritti umani profondi.
Da questo punto di vista, signor sottosegretario, credo che sarà utile - ci sentiremo poi con i colleghi dell'opposizione - forse sollecitare nuovamente il Governo sulla questione relativa all'ultimo aspetto del suo intervento, il negoziato per il disarmo, rendendo più forti e più cogenti tutti questi aspetti, oltre che sulla questione della tortura. Forse l'Unione europea deve assumere una forte posizione contro l'uso della tortura e contro i sequestri di persona a fini di tortura. Perché se il sequestro di persona lo fa un'organizzazione terroristica a fini di tortura è un atto terroristico, ma se lo fa uno Stato democratico è la stessa cosa!
Dunque, su tali questioni spero ci si possa interrogare una prossima volta, per arrivare non so se a un punto di intesa, ma perlomeno ad un punto di sollecitazione del Governo, affinché esso sia all'altezza delle responsabilità proprie di chi governa un grande paese democratico come il nostro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e di Rifondazione comunista).

(Esclusione della signora Adele Parrillo dalla commemorazione ufficiale delle vittime dell'attentato di Nassiriya - n. 2-01730)

PRESIDENTE. L'onorevole Grillini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01730 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).

FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, egregio signor sottosegretario, credo che lei abbia potuto leggere sulla stampa nazionale ed ascoltare in televisione (diversi telegiornali ne hanno dato notizia con dovizia di particolari) la vicenda della signora Adele Parrillo, compagna del regista Rolla, morto nel tragico attentato di Nassiriya, che non è stata ammessa alle celebrazioni relative a quel tragico evento.
Nel dicembre del 2004 io e numerosi altri colleghi abbiamo presentato in ordine alla vicenda una prima interpellanza urgente, a cui il Governo, nella persona del senatore Antonio D'Alì, ha risposto in modo articolato, assumendo un certo impegno, al di là anche della normativa vigente e dell'interpretazione della stessa; normativa che, a mio parere (anche in quel caso ho avuto modo di sottolinearlo), non impediva affatto ai ministri della


Pag. 91

difesa e dell'interno di consentire alle persone conviventi del personale militare di partecipare a quelle cerimonie.
In quella sede, è stato assunto un impegno che non è stato onorato. In particolare, il sottosegretario D'Alì affermò che, al di là della normativa vigente, il Governo si sarebbe impegnato, seguendo sentimenti di umanità, a consentire la partecipazione della signora Parrillo alle cerimonie in ricordo del tragico attentato.
Così non è stato e, pertanto - lo dico anche a nome dei 60 parlamentari che hanno sottoscritto questa seconda interpellanza urgente -, vorremmo conoscere il motivo per cui non è stato dato corso all'impegno assunto dal sottosegretario D'Alì in quest'aula, a nome del Ministero dell'interno, del Governo.
Vorrei, inoltre, chiederle per quale motivo si è ritenuto in quest'ultima occasione, non solo di non consentire alla signora Parrillo l'accesso al Vittoriano, in occasione della consegna delle croci d'onore ai familiari dei caduti, ma addirittura di sottoporla a maltrattamenti, di cui la stampa ha dato molti particolari, assolutamente inaccettabili in un paese civile.
Le leggo ciò è che stato scritto sul quotidiano la Repubblica (lo abbiamo letto anche su molti altri quotidiani ed ascoltato anche in vari telegiornali): «Quando sono arrivata al Vittoriano un'agente donna mi ha chiesto chi fossi. Famiglia Rolla, ho risposto. No, non risulta. Sono stata afferrata da tre gendarmi che, trascinandomi per terra per alcuni metri, mi hanno portata via a forza. Sono rimasta piantonata per un'ora, proprio per impedirmi di partecipare alla cerimonia». Tremava, non riusciva neppure a sorseggiare un po' d'acqua. «Mi è venuta una crisi di panico. È stata un'ora di violenza. Lì, bloccata e maltrattata. Si fa così ad una donna di cinquant'anni?».
Mi permetta, sottosegretario, di aggiungere un'altra domanda retorica: si fa così con chiunque?
Le chiedo, pertanto (è la seconda domanda che le vorrei porre), i motivi di tali maltrattamenti e quale sia la spiegazione del Ministero della difesa, che lei rappresenta in quest'occasione.
La vicenda della signora Parrillo ci riporta, ovviamente, alla questione più generale, che non riguarda soltanto l'aspetto militare. Tra l'altro, ci è stato detto che, invece, alle fidanzate dei militari è stato consentito l'accesso alle cerimonie; dunque, non si comprende perché vi sia stata una disparità di trattamento, che non ha alcuna ragione d'essere.
Come dimostrato dai dati ISTAT, nel nostro paese vi sono molte centinaia di migliaia di conviventi. Naturalmente, l'ISTAT ha calcolato solo le convivenze eterosessuali - preciso che ho contestato in quest'aula tale sistema di calcolo; il sottosegretario Ventucci, in quell'occasione, ha risposto ad una mia interrogazione - e, nonostante ciò, sono state censite 555 mila coppie conviventi. Quindi, siamo di fronte ad una realtà rilevante anche per il nostro paese; dunque, a tali coppie devono essere garantiti, in primo luogo sul lato umano, diritti come quelli che emergono in situazioni così tragiche.
La signora Parrillo stava collaborando con il regista Rolla anche alla realizzazione di un film. Tuttavia, questo materiale non è più nella disponibilità della signora, nonostante la stessa ne abbia fatto richiesta. Ma tale possibilità le è stata negata dal Ministero della difesa che, per questo motivo, è stato condannato, anche alle spese processuali, in primo grado da una sentenza del TAR e, in secondo grado, anche da una sentenza del Consiglio di Stato, con la motivazione che ormai si registra un grande cambiamento nella nostra società e che a condizioni identiche bisogna rispondere allo stesso modo.
Dunque, a seguito di tali pronunce, si è intimato al Ministero della difesa di dare esecuzione alla sentenza consentendo alla signora Parrillo di accedere alla documentazione che, tra l'altro, la riguarda. Ma, a tutt'oggi, il ministero non ha ottemperato né alla sentenza del TAR, né a quella del Consiglio di Stato. È veramente grave che un Governo non ottemperi a tali sentenze! Evidentemente - non mi rivolgo a lei,


Pag. 92

signor sottosegretario, né al ministro Martino, del quale conosco la sensibilità democratico-liberale -, qualcuno al Ministero della difesa ha deciso di comportarsi in modo burocratico e crudele, addirittura non ottemperando a pronunce giurisdizionali.
Occorre dunque una parola definitiva, perché non vorremmo che alla prossima celebrazione si ripetessero scene come quelle che abbiamo visto.
Ci piacerebbe che il Ministero della difesa, finalmente, magari unitamente al Ministero dell'interno, emanasse una circolare per attribuire alle persone conviventi, alle persone fidanzate e a chiunque abbia una relazione di parentalità affettiva con i militari impegnati nelle operazioni internazionali, nonché nazionali, in corso, la possibilità di partecipare, nel caso di fatti drammatici come quelli che conosciamo, alle cerimonie commemorative.
Ci piacerebbe che il Ministero della difesa e il Ministero dell'interno, prima ancora che per una scelta di carattere politico, culturale e giuridico, per motivi umanitari stabilissero definitivamente una procedura che a volte, in altri casi, è stata applicata, ma che in questo caso, stranamente, non viene seguita.
Ci piacerebbe, dunque, udire una parola chiara e definitiva, da questo punto di vista, da parte del Ministero della difesa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, onorevole Berselli, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Onorevole Grillini, la vicenda umana della signora Parrillo non ha colpito soltanto lei, ma anche chi le sta parlando. Le sue affermazioni, tuttavia, non corrispondono esattamente alla situazione giuridica e alla situazione di fatto. Cercherò di essere chiaro ed esauriente rispetto alle sue attese.
In riferimento alla questione oggetto dell'interpellanza in esame, è opportuno precisare che la Difesa ha organizzato, per lo scorso 12 novembre, prima della cerimonia al Vittoriano, nella quale sono state consegnate le onorificenze ai familiari dei caduti e dei feriti della strage di Nassiriya, una funzione religiosa di commemorazione dei caduti, alla quale la signora Parrillo ha potuto partecipare, insieme con i familiari delle altre vittime della strage. Dunque, la signora Parrillo ha partecipato a tale funzione.
Nel caso in argomento, la signora Parrillo ha potuto usufruire dell'attribuzione di un posto di cortesia, non facendo fronte ad uno status giuridicamente rilevante che la qualificasse come componente della famiglia Rolla. Quando la signora Parrillo si è presentata dicendo di far parte della famiglia Rolla, ha detto una cosa vera dal punto di vista fattuale, non esatta dal punto di vista giuridico. Peraltro, in tale occasione, l'amministrazione della difesa, al fine di facilitare l'intervento di tutti i partecipanti alla cerimonia commemorativa, ha messo a disposizione i propri mezzi per il relativo trasferimento. Del resto, anche in occasione della prima commemorazione delle vittime di Nassiriya, avvenuta il 12 novembre 2004 nella basilica di Santa Maria degli Angeli, è stata comunicata all'interessata la possibilità di parteciparvi, trattandosi di celebrazione aperta a tutti, a testimonianza dell'attenzione da sempre nutrita dalla Difesa nei confronti della signora Parrillo.
Ciò premesso, la cerimonia di consegna delle onorificenze, tenutasi al Vittoriano, deve invece essere esaminata e valutata sotto altro e differente profilo. Nel caso di specie, pur comprendendo gli aspetti umani - ci mancherebbe altro - che motivano le aspirazioni della signora Parrillo, l'amministrazione non ha purtroppo potuto, onorevole Grillini, non ottemperare alle prescrizioni della legge 10 ottobre 2005, n. 207, che lei, in assoluta buona fede, ha tuttavia dimenticato di richiamare. Una legge dello Stato italiano non ci consentiva di operare diversamente da come, purtroppo, si è dovuto operare.
Lei ha menzionato la risposta del sottosegretario D'Alì a un precedente atto di


Pag. 93

sindacato ispettivo. In tale risposta, che ho doverosamente letto, si faceva riferimento ad ostacoli legislativi, che comunque compete al Parlamento rimuovere, e si esprimeva l'auspicio che ciò accadesse. In sostanza, il sottosegretario D'Alì, pur auspicando che in futuro la signora Parrillo potesse partecipare alle cerimonie come tutti gli altri familiari, pur non essendo familiare, faceva presente l'esistenza di una legge, auspicandone la modifica da parte del Parlamento.
Purtroppo, questo non è accaduto; ci troviamo quindi di fronte ad una legge che impedisce all'amministrazione di operare in modo differente e più umano di come si è invece operato. Tale legge, recante norme per il conferimento della croce d'onore alle vittime di atti di terrorismo e di atti ostili, impegnati in operazioni militari e civili all'estero, all'articolo 1, comma 6, provvede ad individuare ed a graduare i destinatari di tali onorificenze, che sono, come ben sa l'onorevole Grillini, il coniuge superstite o, in mancanza, i figli, i genitori, i fratelli e le sorelle, ovvero, in assenza dei parenti sopraindicati, il comune di residenza dell'insignito. Va da sé che, al limite, si può «chiudere un occhio» e far partecipare persona che non ha titolo; tuttavia, così facendo, si viola indubbiamente la legge, se non addirittura lo spirito della stessa.
Onorevole Grillini, la legge è questa. Io non credo che il ministro dell'interno o il ministro della difesa, con una mera circolare, il cui valore è soltanto amministrativo, possa in qualche modo superare il dettato normativo. Esiste una legge, e purtroppo bisogna rispettarla; si può, però, obiettivamente, modificarla. In ragione di tali stringenti condizioni poste dalla legge, la Difesa ha invitato alla cerimonia commemorativa solo i titolari di una tale posizione giuridicamente qualificata. Non voglio dire se questo sia giusto o meno. Posso anche convenire con lei sul fatto che questa norma, forse, sarebbe da cambiare per venire incontro a situazioni come quella della signora Parrillo: tuttavia, la norma è questa e non si può superare con delle semplici circolari ministeriali.
Le persone giuridicamente qualificate sono le uniche legittimate a ricevere l'onorificenza: questo è il punto! In quella riunione i parenti legittimati ricevevano l'onorificenza, quindi, la presenza di questa signora, alla quale va certamente la mia più totale partecipazione al suo dolore e, dal punto di vista umano, anche la condivisione del suo atteggiamento, sarebbe stata di obiettivo contrasto con quella degli altri familiari. La riunione era riservata esclusivamente a coloro che erano legittimati a ricevere l'onorificenza. Tra queste persone, purtroppo, non è stato possibile inserire la signora Parrillo, in quanto non è stata indicata dagli altri familiari. Se fosse stata indicata, si sarebbe potuto trovare una soluzione ad una caso certamente umano. Va, peraltro, considerato che l'organizzazione del cerimoniale non avrebbe potuto agire diversamente, procedendo ad invitare autonomamente la signora, che non è stata invitata dai figli legittimi dell'insignito, dovendosi opportunamente anche tenere conto dei disagi già manifestatisi in occasione delle celebrazioni religiose del primo anniversario del tragico evento: l'onorevole Grillini sa a cosa mi riferisco.
Per completezza di informazione, l'onorevole Grillini mi consenta di ampliare il quadro ad aspetti non affatto marginali, peraltro portati all'attenzione dell'opinione pubblica. Non mi riferisco al richiamo che l'onorevole Grillini ha opportunamente fatto alla mancata ottemperanza da parte del Ministero della difesa a quella pronuncia del Consiglio di Stato, in quanto non è oggetto dell'interpellanza. Il collega Grillini non può chiedermi in questa sede una risposta sull'atteggiamento omissivo da parte del Ministero che egli lamenta, se non formula la domanda nell'interpellanza. Naturalmente, il mio non è un invito a presentarne una nuova: cercherò di interessare gli uffici del Ministero per poterle fornire una risposta scritta al di


Pag. 94

fuori di questo atto di sindacato ispettivo, per vedere come sono andate effettivamente le cose.
Il problema è un altro, perché la signora Parrillo, con un'intervista riportata da alcuni quotidiani, tra cui la Padania, l'Unità, il Quotidiano Nazionale, Il Giorno, il Resto del Carlino e La Nazione, pur in presenza dei due figli viventi, eredi legittimi del defunto dottor Rolla, ha intentato una serie di contenziosi. Tra questi contenziosi, due sono particolarmente significativi perché tesi al riconoscimento dei suoi eventuali interessi e diritti. I due contenziosi intentati dalla signora Parrillo riguardano, in particolare, l'accesso ai fondi delle donazioni raccolte in occasione dell'evento - se ciò è legittimo, lo stabiliranno i magistrati -, nonché il risarcimento dei danni. Tali contenziosi potranno trovare ovvia soluzione nel quadro di riferimento normativo e nelle sedi giurisdizionali che saranno chiamate a dirimere queste controversie di natura strettamente civilistica e non amministrativa.
Infine, in riferimento all'episodio citato nell'atto di sindacato ispettivo sull'ipotizzato maltrattamento della signora Parrillo, qualificatasi, a dire degli interroganti, come componente la famiglia Rolla, le competenti autorità di pubblica sicurezza hanno avviato i necessari approfondimenti volti a chiarire la dinamica dell'accaduto.
L'onorevoli Grillini, illustrando la sua interpellanza, ha affermato che alcuni quotidiani avevano ampiamente riportato l'esistenza di questi maltrattamenti. Però, lei, onorevole interpellante, in realtà, si è limitato a riportare quanto dichiarato dalla signora Parrillo che, probabilmente, risponde alla verità dei fatti. Tuttavia, non si tratta, da quel che mi risulta, di circostanze riferite dai quotidiani, ma di circostanze raccolte da questi stessi organi di stampa in riferimento ad uno sfogo avuto dalla signora Parrillo. E ciò, può darsi anche sia confermato.
In conclusione, al di là del formalismo legato ad una legge che non ha consentito un atteggiamento diverso da parte del cerimoniale - norma che, se si vuole, si può anche decidere di modificare -, per quanto riguarda lo specifico quesito relativo ai maltrattamenti le debbo dire, onorevole Grillini, che nessuna norma che non consentiva alla signora Parrillo di partecipare a quella cerimonia poteva autorizzare chicchessia a farne oggetto di maltrattamenti. Su ciò siamo perfettamente d'accordo. Però, a nome del Ministero della difesa, non sono in possesso di elementi per poter dare una risposta ai quesiti che lei giustamente ha posto in riferimento ai maltrattamenti. In questo senso, verranno acquisiti elementi con i quali si potranno chiarire effettivamente le cause che hanno condotto ad eventuali maltrattamenti o per accertare l'esistenza o meno degli stessi.

PRESIDENTE. L'onorevole Grillini ha facoltà di replicare.

FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, non mi posso dichiarare soddisfatto dalla risposta fornita dal sottosegretario Berselli se non per i sentimenti di umanità che lo stesso ha espresso, spero anche a nome del ministro, i quali non possono non essere apprezzati.
In realtà, il rappresentante del Governo non ha risposto alle domande poste dagli onorevoli interpellanti. Innanzitutto, va detto che la mia citazione delle sentenze del Tribunale amministrativo regionale e del Consiglio di Stato non voleva essere una specie di «uscita dal seminato», ma un'indicazione del fatto che ben due tribunali hanno riconosciuto la valenza giuridica della convivenza. Ricordo che ormai sono numerosissime le sentenze che evidenziano che l'Italia non è diversa dagli altri 11 paesi europei che hanno già legiferato in questa materia. Nel nostro paese sulla materia della convivenza vi è, a mio avviso, un ritardo colpevole del legislatore. Tutti conosciamo le motivazioni, ma io non voglio qui ribadire discorsi o concetti che in altre sedi ed anche in questa sono stati oggetto di abbondante disamina. Tra l'altro, voglio ricordare, en passant, che la discussione


Pag. 95

sul riconoscimento, in campo giuridico, delle convivenze è in corso, in questo momento, in Commissione giustizia. La mia speranza è che da tale discussione possa scaturire un esito positivo in termini legislativi. Quindi, l'indicazione di quelle sentenze era legata al fatto che esse offrivano la possibilità di superare le questioni poste dalla legge citata dal sottosegretario.
Vorrei anche chiarire, sottosegretario Berselli, che nell'interpellanza non si chiede perché non sia stata concessa l'onorificenza alla signora Parrillo - nessuno ha chiesto una cosa del genere -, ma perché la signora in parola, la quale aveva partecipato alla funzione religiosa e alla quale era stato consentito di salire sul pullman militare, ad un certo punto sia stata bloccata. Si parla di partecipazione, non di concessione dell'onorificenza. E la partecipazione ad iniziative di questo tipo, al di là di qualche sistema che si sarebbe potuto trovare, non contrasta, a mio parere, con la legge citata.
Quanto ai maltrattamenti, esiste un filmato della terza rete della RAI; quindi, se il Ministero della difesa vuole, può acquisirlo, ma questa non è una partita di calcio: è un fatto di grande rilevanza umana che ha suscitato molto scalpore, a mio parere giustamente, nell'opinione pubblica. Sono convinto, signor sottosegretario, che, se si interpellasse l'opinione pubblica, il giudizio sarebbe forse non unanime, ma pressoché plebiscitario nel senso che la signora Parrillo potesse e dovesse partecipare alla commemorazione.
Quindi, credo sia giusto che venga fatta piena luce e che, se ci sono responsabili dei maltrattamenti, vadano individuati e siano adottate le opportune misure.
Ciò non toglie che questa vicenda sia altamente significativa di una condizione vissuta da moltissimi cittadini e cittadine italiani. Lei, signor sottosegretario, appartiene ad un partito il cui presidente ha affermato che, se ci sono diritti da riconoscere alle persone conviventi, vanno riconosciuti.
È, pertanto, un giudizio non di parte, non proveniente soltanto dal centrosinistra, ma ormai largamente condiviso, quello secondo cui, in materia di convivenza e di conviventi, siano essi di sesso diverso o dello stesso sesso, prima o poi - naturalmente, io mi batto da un quarto di secolo affinché ciò avvenga prima, anziché poi - anche il legislatore italiano dovrà dare il suo contributo, allineando l'Italia allo standard dei paesi europei per quanto riguarda i diritti delle persone interessate. Mi auguro che ciò avvenga rapidamente, anche perché ormai è cambiata la sensibilità sociale nel paese: c'è una nuova consapevolezza sulla materia. Signor sottosegretario, lei sa bene che il cambiamento della sensibilità, della cultura e del costume porta, poi, anche il legislatore, ma prima ancora la giurisprudenza, a modificare le leggi.
Sotto questo profilo, voglio ricordare alcuni cambiamenti clamorosi che sono avvenuti nella nostra storia. Ricordo la sentenza della Corte costituzionale che dichiarò illegittime le norme del codice penale concernenti il reato di adulterio ed il delitto d'onore. Negli anni Cinquanta, nessuno pensava che ciò fosse possibile, eppure è successo! Allo stesso modo, nessuno pensava che fosse possibile introdurre una legislazione come quella sul divorzio.
Ecco, allora, che c'è un'urgenza riconosciuta ormai da moltissime persone. Io spero che, in questa legislatura o magari nella prossima (visto che la prossima si sta avvicinando), si formi in questo Parlamento una maggioranza trasversale che consenta di affermare - finalmente - che una persona come la signora Adele Parrillo, quando ci si trova di fronte a momenti così drammatici e difficili della vita di due persone, ha gli stessi diritti che derivano da qualsiasi altra relazione affettiva.
Spero che lei condivida questo mio auspicio e, soprattutto, volendo concludere su questo caso specifico, spero che la prossima ricorrenza, il prossimo 12 novembre, non veda un altro maltrattamento, un'altra preclusione a far sì che


Pag. 96

una persona come la signora Parrillo, che ha condiviso con il regista Rolla tanti anni di vita, di affetti, di conivenza, partecipi ad un ricordo doveroso che le istituzioni tributano a chi è morto al servizio del paese.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grillini.

(Rinvio interpellanza urgente Gibelli n. 2-01691)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza Gibelli n. 2-01691 è rinviato ad altra seduta.

(Problemi occupazionali presso l'industria siderurgica Fonderghisa di Pozzilli (Isernia) - n. 2-01731)

PRESIDENTE. L'onorevole Ruta ha facoltà di illustrare l'interpellanza Castagnetti n. 2-01731 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8), di cui è cofirmatario.

ROBERTO RUTA. Signor Presidente, la Fonderghisa, industria siderurgica di Pozzilli (Isernia), nel corso degli anni Ottanta, è diventata una delle fonderie più apprezzate d'Europa, riuscendo a conquistare una notevole fetta di mercato. Il 10 novembre 1998, Itainvest Spa (ex Gepi), maggiore azionista, e Ares Spa hanno venduto la propria partecipazione azionaria al gruppo Poletti.
La Fonderghisa, leader sul mercato italiano nel suo settore, è finita nelle cronache regionali e nazionali a causa di una lunga vertenza e, da diversi anni, versa in uno stato di profonda crisi non solo economico-finanziaria, ma anche gestionale, che minaccia l'espulsione dal mondo del lavoro di 137 occupati diretti e di quelli dell'indotto.
La società ha sospeso l'attività produttiva il 31 dicembre 2004 ed ha messo in cassa integrazione guadagni straordinaria, per crisi aziendale, a zero ore, tutti i lavoratori (137 unità) per un periodo di 12 mesi, a partire dal 4 aprile 2005.
Solo ieri, il tribunale di Isernia ha dichiarato il fallimento della Fonderghisa Spa, che avrebbe dovuto pagare, il 10 settembre 2005, ad ogni dipendente la somma di 1.000 euro, attingendo dal fondo del trattamento di fine rapporto, così come stabilito da un precedente accordo con i sindacati; ma i lavoratori non sono stati pagati a causa della mancanza di liquidità da parte dell'azienda.
Ad oggi, le spettanze della cassa integrazione guadagni straordinaria non sono state ancora erogate ai 137 lavoratori a causa di alcune riserve, emerse dalla documentazione trasmessa, evidenziate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con nota del 9 novembre 2005 inviata alla direzione provinciale del lavoro di Isernia.
La mancanza di risposte ha provocato, come inevitabile, una dura reazione dei lavoratori, sensibilizzando più volte le istituzioni e la pubblica opinione, con ripetute manifestazioni.
Vanno poste due questioni distinte. La prima è urgentissima: chiediamo entro quanti giorni il ministro interpellato sbloccherà il pagamento delle spettanze della cassa integrazione guadagni straordinaria ai 137 lavoratori della Fonderghisa di Pozzilli, considerato l'inaccettabile ritardo fino ad oggi registrato, che ha provocato danni e disagi ai lavoratori e alle loro famiglie.
Seconda e decisiva questione: attesa la dichiarazione di fallimento, chiediamo al Governo se non intenda avviare da subito un tavolo di confronto, presso il comitato per il coordinamento delle iniziative per l'occupazione (la task force di Borghini), fra la curatela fallimentare, le rappresentanze sindacali, le istituzioni a livello regionale e nazionale, al fine di individuare un percorso credibile e tempestivo che consenta la creazione di una nuova identità industriale, che riprenda l'attività produttiva


Pag. 97

e riconquisti quote di mercato, grazie anche alla qualificata formazione professionale delle maestranze che hanno consentito, negli scorsi decenni, una produzione di eccellenza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Balocchi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO BALOCCHI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, in relazione all'atto ispettivo in discussione, passo ad illustrare quanto comunicato dai competenti uffici.
In particolare, per quanto riguarda la concessione della cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, la direzione generale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali aveva chiesto alla direzione provinciale di Isernia di esperire accertamenti in relazione all'istruttoria prodotta dalla società Fonderghisa, ai fini del trattamento di cassa integrazione.
Dall'esito degli accertamenti si evidenziava, dopo un semestre dall'inizio del trattamento richiesto, una totale assenza di attività produttiva all'interno dello stabilimento di Pozzilli (Isernia) a seguito del sequestro di macchinari, impianti ed attrezzatura e della denuncia per truffa della proprietà; inoltre, il piano di rilancio dell'azienda previsto nell'accordo del 26 aprile 2005 risultava sostanzialmente inesistente per cui presso il Tribunale di Isernia potrebbero essere presenti istanze di fallimento per 1.280.000 euro e da ultimo, risultano trattative in corso in ordine alla intenzione dimostrata da alcuni imprenditori di prendere in affitto l'azienda.
Alla luce di ciò, la direzione generale degli ammortizzatori sociali del Ministero, in considerazione del fatto che le circostanze anzidette andavano a modificare, profondamente, l'originale fattispecie per cui era stato concordato il ricorso alla cassa integrazione, aveva richiesto, in data 9 novembre, un'ulteriore verifica in ordine alla situazione aziendale.
Nel frattempo, in data 16 novembre, il tribunale di Isernia ha dichiarato il fallimento della suddetta azienda.
In considerazione di tale circostanza, sarà il curatore fallimentare, eventualmente, a richiedere l'intervento della cassa integrazione straordinaria per un periodo di dodici mesi, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge n. 223 del 1991.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruta ha facoltà di replicare.

ROBERTO RUTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei svolgere due brevissime considerazioni: in primo luogo, è possibile che la cassa integrazione guadagni, che serve come ammortizzatore sociale, non venga erogata in maniera tempestiva, facendo trascorrere mesi e mesi sino al punto che la società fallisca?
E i lavoratori? Che responsabilità hanno? Quale pastoia burocratica i lavoratori devono subire per non avere quello che spetta loro, arrivando ad un punto di quasi disperazione?
Certo, oggi spetta al curatore fallimentare intervenire, ma sono trascorsi mesi e mesi durante i quali questa situazione doveva essere sbloccata. Questo non è stato fatto: per il passato esprimo quindi completa insoddisfazione.
Sicuramente, so che oggi la definizione della questione spetta al curatore fallimentare; spero che questi faccia in modo che la cassa integrazione venga accordata in tempi immediati. Fatta la richiesta da parte del curatore fallimentare, auspico che il Governo abbia almeno l'accortezza o la decenza di seguire in maniera tempestiva l'iter previsto per la cassa integrazione, perché le famiglie interessate sono sul lastrico.
Quanto al secondo quesito posto, sono totalmente insoddisfatto della risposta fornita: si è chiesto se si intenda oggi attivare la task force e quali iniziative il Governo intenda assumere per avviare una nuova iniziativa industriale, che riprenda la produzione utilizzando la forte e qualificata formazione professionale delle maestranze che hanno reso quella struttura una struttura di eccellenza.


Pag. 98


Non una parola il Governo ha speso in tal senso sul secondo quesito: ciò è grave perché questo significa che il Governo non ha alcuna sensibilità. Oltre alla cassa integrazione, c'è da stabilire infatti quale sia il futuro per quelle persone e per quei lavoratori, nonché per quella struttura produttiva che è importante per il Molise. Sono quindi assolutamente insoddisfatto sul secondo punto, sul quale non è stata spesa alcuna parola da parte del Governo.
In conclusione, immagino che la grave disattenzione da parte del Governo non alluda al fatto che occorra rassegnarsi a che quella struttura resti chiusa. Noi non vogliamo farla chiudere; la vogliamo nuovamente operativa: pertanto, da subito richiediamo, dando una disponibilità completa che va ben oltre l'appartenenza politica, di costruire insieme un percorso.
Un percorso che consenta di riaprire una importante, eccellente struttura produttiva nel Mezzogiorno d'Italia, per far sì che quei lavoratori riprendano il loro cammino lavorativo e che la nostra regione non abbia a soffrire di una assenza, quella della Fonderghisa; si chiamerà in un'altra maniera, sarà una nuova struttura operativa, una nuova iniziativa industriale. La vogliamo forte e credibile, che assicuri un futuro lungo e che sia importante per l'Italia.
Ecco, su ciò vogliamo attivare un tavolo immediato; avevo individuato la task force come una prospettiva immediata, tempestiva, autorevole. Il Governo non dice nulla ma assolutamente noi non ci arrendiamo; ci rivolgeremo in maniera diretta, in questo senso consapevoli di dovere aprire uno squarcio di futuro per questa importante struttura operativa, anche se il Governo è sordo.

(Ritiro interpellanza urgente Bornacin n. 2-01717)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Bornacin n. 2-01717 è stata ritirata dai presentatori.

(Atto intimidatorio compiuto nei confronti del provveditore regionale della Calabria dell'amministrazione penitenziaria - n. 2-01719)

PRESIDENTE. L'onorevole Buemi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01719 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 9).

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, il 1o novembre, a Bova Marina (Reggio Calabria), si è verificato un grave atto intimidatorio compiuto da mani criminali nei confronti del provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria, dottor Quattrone. Tale atto rappresenta un inquietante messaggio mafioso inviato ad un funzionario dello Stato, che, con grande impegno e coraggio, si sta adoperando per rinnovare il sistema penitenziario della Calabria all'insegna della trasparenza e della legalità. Il dottor Quattrone, con la collaborazione di valenti direttrici e direttori, con il sostegno e l'apporto del personale della polizia penitenziaria, è promotore di un significativo cambiamento nelle carceri calabresi. Cambiamento da additare anche ad altre realtà italiane che si attardano nella realizzazione di un civile e umano sistema penitenziario.
Gli autori del gesto criminoso, che hanno devastato l'abitazione estiva del provveditore, cospargendola di escrementi, alcool, sale grosso e caffè, hanno inviato precisi messaggi in un perfetto codice mafioso, con l'obiettivo di indurre il funzionario ad abbandonare il lavoro intrapreso ed a lasciare la Calabria.
Tale atto intimidatorio è la dimostrazione evidente, ancora una volta, dell'arroganza e del controllo del territorio attuato da elementi criminali in azione in alcune zone della Calabria e rappresenta una minaccia esplicita, non solo nei confronti del provveditore, ma anche per tutti coloro che rappresentano le istituzioni.
Tali criminali, da identificare e colpire duramente, non vogliono il rinnovamento


Pag. 99

di questo delicato comparto dello Stato, che, in Calabria, ha assistito all'uccisione per mano mafiosa di Sergio Cosmai, direttore del carcere di Cosenza, e del maresciallo Salzone di Brancaleone e che ha anche visto nel 1989 lo stesso Paolo Quattrone, allora direttore del carcere di Reggio Calabria, vittima di un attentato nella sua casa, con l'esplosione di una bomba.
Questo episodio, a pochi giorni dall'assassinio di Francesco Fortugno, vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, e dalla forte mobilitazione dei cittadini calabresi a Locri, desta enorme preoccupazione per il livello di intimidazione attuato e per la pericolosità degli autori del gesto e rappresenta, senza ombra di dubbio, un'altra sfida lanciata in Calabria dalle organizzazioni criminali nei confronti delle istituzioni e dei suoi uomini più fedeli e valenti.
Vogliamo sapere dal sottosegretario di quali informazioni disponga il ministro e, in particolare, per quale motivo, ad oltre quindici giorni dal fatto criminoso, non si sia ancora provveduto ad attivare alcun piano di tutela e protezione del dottor Quattrone.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Balocchi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO BALOCCHI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, dopo gli atti di danneggiamento e vandalici - commessi da ignoti la notte del 1o novembre 2005 nella residenza estiva del provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria, dottor Paolino Maria Quattrone e ricordati dagli onorevoli interpellanti -, come riferisce il Ministero della giustizia, il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, a titolo precauzionale e provvisorio, ha autorizzato l'istituzione di un servizio di tutela a cura della polizia penitenziaria.
Dal canto suo, la prefettura di Catanzaro, ove il dottor Quattrone ha la sede di servizio, ha deciso di porre in essere, a decorrere dal 15 novembre scorso, un servizio di vigilanza generica radiocollegata presso la sede del provveditorato. La prefettura di Reggio Calabria ha altresì disposto un analogo servizio di vigilanza generica radiocollegata presso l'abitazione del dottor Quattrone.
Segnalo che presso il competente commissariato di pubblica sicurezza di Condofuri (in provincia di Reggio Calabria) sono state contestualmente presentate altre tredici denunce per episodi analoghi a quello avvenuto presso la residenza estiva del dottor Quattrone.
Sul piano generale, la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica in Calabria è seguita con la massima attenzione dal Ministero dell'interno e dal suo titolare, l'onorevole Pisanu, il quale ha illustrato in quest'aula, pochi giorni dopo l'assassinio del vicepresidente del consiglio regionale calabrese, dottor Francesco Fortugno, il piano di interventi straordinari messo a punto per potenziare il sistema di sicurezza nella regione.
Dopo lo svolgimento di quel dibattito parlamentare, come è noto, il successivo 28 ottobre, il Consiglio dei ministri ha affidato al prefetto Luigi De Sena, già vicecapo della Polizia di Stato e vicedirettore della polizia criminale, l'incarico di prefetto di Reggio Calabria, anche al fine di coordinare tutte le attività di sicurezza pubblica e di contrasto alla criminalità organizzata a livello regionale.
Il Consiglio di ministri ha approvato, quindi, il piano di interventi straordinari contro la 'ndrangheta, che si sviluppa su linee di intervento che ricorderò in estrema sintesi.
La prima linea riguarda l'intensificazione dei dispositivi di sorveglianza e di controllo del territorio calabrese, con particolare riferimento alla Locride. A tale scopo, sono state già inviate in Calabria aliquote importanti di personale altamente specializzato della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza.
La seconda linea di intervento è rivolta a rafforzare tutte le attività informative ed investigative, con specifico riferimento all'applicazione


Pag. 100

di misure di prevenzione personale e patrimoniale, con l'obiettivo di aggredire le ricchezze illecitamente costituite. A tale fine, è stata inviata in Calabria anche una squadra di investigatori della DIA, che potrà operare con speciali poteri di accesso e di accertamento presso banche ed altri istituti di intermediazione finanziaria.
L'attività di questa task force si rivolgerà anche al controllo degli appalti pubblici e dei cantieri. Notevole importanza viene attribuita alla confisca dei beni, che potrà sempre essere disposta in caso di condanna per reati di tipo mafioso, in base all'articolo 12 della legge n. 501 del 1994.
La terza linea di intervento è rivolta a sorvegliare tutte le operazioni antidroga che in Calabria, in Italia o in altre parti del mondo vedano coinvolti esponenti o complici della 'ndrangheta. A tal fine, sono state adottate anche decisioni per potenziare i collegamenti con le polizie straniere, specialmente con le agenzie investigative antidroga degli Stati Uniti.
La quarta linea riguarda le misure rivolte a promuovere il massimo di sinergie tra le procure e gli altri uffici giudiziari.
Con la quinta linea di intervento si è deciso di potenziare ed orientare le forze dei servizi di informazione sul territorio calabrese.
La sesta linea di intervento mira, da un lato, alla tutela degli amministratori calabresi oggetto di intimidazioni violente e sistematiche, dall'altro, invece, a mettere sotto controllo le amministrazioni sospette di collusioni con la mafia o di inquinamento mafioso. Ciò consentirà di adottare le misure necessarie, prima tra tutte lo scioglimento straordinario delle amministrazioni che risultino inquinate.
Sottolineo che le linee di azione del piano convergono tutte verso un solo obiettivo: l'affrancamento delle comunità locali e dei singoli cittadini dalla presenza criminale. Per raggiungerlo, serve la reazione di tutti, a partire dai pubblici poteri: politica, magistratura e amministrazione.
Il Ministero dell'interno e le Forze dell'ordine lo stanno già facendo e continueranno a farlo con crescente impegno di uomini e mezzi.

PRESIDENTE. L'onorevole Buemi ha facoltà di replicare.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, mi pare che la risposta del ministro dell'interno, tramite il sottosegretario Balocchi, sia assolutamente inadeguata ed insoddisfacente. L'argomento è trattato con il solito burocratismo e con il solito rituale delle questioni normali. In Calabria non ci troviamo in una situazione di normalità, e questo non è un fatto normale. Non sono atti di vandalismo puro e semplice. Sono atti che hanno la caratteristica del messaggio mafioso: hanno precisi obiettivi; sono, per chi sa leggere i messaggi della mafia, messaggi che vengono rivolti ad un funzionario che incide significativamente nella realtà di cui si occupa e rappresenta un esempio per molte altre realtà.
Se in Calabria tutti i funzionari dello Stato svolgessero in maniera così encomiabile la propria funzione, la Calabria stessa sarebbe una regione diversa. È nei confronti di quella minoranza - purtroppo - che svolge in maniera puntuale il proprio dovere che si rivolge l'attacco della mafia, e non vi può essere una risposta del genere «tanti altri fatti sono di questo tipo». Se vi sono tanti altri fatti di questo tipo, a tutti questi altri tanti fatti bisogna dare risposte puntuali e precise. Se lo Stato arretra, se coloro che fanno il proprio dovere fino in fondo devono andare via o soccombere, è evidente che l'unica autorità che prevale è quella della criminalità ed è l'illegalità che vince.
Noi, di fronte a tale pericolo, ci opponiamo duramente, ci opponiamo con tutte le nostre forze ed attraverso le iniziative che sapremo mettere in campo laddove lo Stato, per inerzia e per acquiescenza, non è in grado di muoversi o non vuole muoversi.


Pag. 101

(Rinvio interpellanza urgente Volontè n. 2-01729)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza Volontè n. 2-01729 è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Ringrazio i colleghi, il Governo e tutti coloro che hanno partecipato allo svolgimento della seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,08).

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta delle Commissioni finanze e bilancio, la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 6176, di conversione del decreto-legge n. 203 del 2005, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni in materia fiscale e tributaria, già prevista dal calendario per lunedì 21 novembre, è differita a martedì 22 novembre, dopo le votazioni.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 21 novembre 2005, alle 16:

1. - Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno hascemita di Giordania di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto ad Amman il 23 settembre 1999, con annesso Scambio di Note integrativo, effettuato ad Amman il 12 novembre 2002 ed il 4 febbraio 2003 (5336-A).
- Relatore: Cirielli.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Guatemala, fatto a Roma il 27 ottobre 2003 (5518).
- Relatore: Landi di Chiavenna.
S. 3100 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri di Serbia e Montenegro sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 19 novembre 2003 (Approvato dal Senato) (5591).
- Relatore: Landi di Chiavenna.
S. 3168 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica fra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Tripoli il 5 giugno 2003 (Approvato dal Senato) (5860).
- Relatore: Paoletti Tangheroni.
S. 3169 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sulla cooperazione nella lotta alla criminalità organizzata ed altre forme di criminalità, fatto a Nicosia il 28 giugno 2002 (Approvato dal Senato) (5861).
- Relatore: Paoletti Tangheroni.
S. 3170 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Romania, fatto a Bucarest il 21 ottobre 2003 (Approvato dal Senato) (5862).
- Relatore: Selva.
S. 3225 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla collaborazione nel settore della cinematografia tra il Governo


Pag. 102

della Repubblica italiana ed il Governo della Federazione russa, con Protocollo, fatto a Roma il 28 novembre 2002 (Approvato dal Senato) (5863).
- Relatore: Selva.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio federale svizzero, con Annesso, fatto a Berna il 14 maggio 2003 (5888).
- Relatore: Rizzi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra la Repubblica italiana e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, fatto a Parma il 27 aprile 2004 con allegato Scambio di lettere, effettuato a Roma il 5 luglio 2004 ed a Bruxelles il 23 agosto 2004 (5964).
- Relatore: Paoletti Tangheroni.
S. 3299 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica indiana, con Allegato, fatto a New Delhi il 28 novembre 2003 (Approvato dal Senato) (5974).
- Relatore: Landi di Chiavenna.
S. 3366 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione in materia di assistenza giudiziaria civile e commerciale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare, fatta ad Algeri il 22 luglio 2003 (Approvato dal Senato) (5975).
- Relatore: Paoletti Tangheroni.

2. - Discussione della proposta di legge:
REALACCI ed altri: Modifica all'articolo 67 della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visite agli istituti penitenziari (3532-A).
- Relatore: Buemi.

3. - Discussione delle mozioni Giordano ed altri n. 1-00489 e Pecoraro Scanio ed altri n. 1-00495 sui presupposti tecnici, economici ed ambientali del progetto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.

La seduta termina alle 20,10.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ANNA MARIA LEONE SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 6144

ANNA MARIA LEONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero innanzitutto sottolineare che il provvedimento oggetto di esame è stato adottato in considerazione del fatto che in alcune aree dell'est europeo è stata rilevata la presenza del virus dell'influenza aviaria e si è reso pertanto necessario assumere tempestive misure di contrasto ad una «possibile» propagazione del virus nel territorio italiano, oltre che di protezione della popolazione in caso di pandemia.
In tale ambito sono stati recentemente adottati provvedimenti a livello comunitario, statale e regionale. La Commissione europea, a seguito del manifestarsi di casi di influenza aviaria in Romania, Turchia e Russia, ha adottato immediate misure di difesa al fine di evitare la diffusione del virus.
Così è stata decisa la sospensione dell'importazione di tutte le specie aviarie e dei loro prodotti dalla Turchia e dalla Romania. Inoltre lo scorso ottobre la Commissione europea ha deciso di vietare l'importazione di uccelli vivi e di prodotti derivati da quasi tutta la Russia.
A livello statale, il ministro della salute, con ordinanze del 26 agosto 2005 e del 10 ottobre 2005, ha adottato misure di polizia veterinaria per contrasto alle malattie infettive e diffusive dei volatili da cortile, tra l'altro prevedendo l'etichettatura delle carni fresche e la rintracciabilità di ogni movimentazione del prodotto.
Per quanto concerne specificatamente il contenuto del provvedimento in esame


Pag. 103

l'articolo 1, così come modificato dal Senato, prevede l'istituzione, presso il Ministero della salute, di un Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali.
Il Centro è chiamato a svolgere funzioni di indirizzo, coordinamento e verifica ispettiva attraverso un'unità centrale di crisi, unica per tutte le malattie animali, in coordinamento con le analoghe strutture regionali e locali, anche per finalità di profilassi internazionale.
L'individuazione nel dettaglio delle funzioni e dei compiti del Centro è demandata a un decreto del ministro della salute, che ne dovrà altresì definire composizione e organizzazione. È previsto che, nell'espletamento dei suoi compiti, il Centro si avvalga della collaborazione degli Istituti zooprofilattici sperimentali, del Centro di referenza nazionale per l'epidemiologia, del dipartimento di veterinaria dell'Istituto superiore di sanità in collaborazione con le regioni e le province autonome, nonché delle facoltà di medicina veterinaria e degli organi della sanità militare.
Sempre l'articolo 1 prevede poi l'istituzione, nell'ambito del Ministero della salute, di un quarto dipartimento, quello «per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti». Nel dipartimento, articolato in tre uffici di livello dirigenziale generale, confluiscono, tra l'altro, l'attuale Direzione generale della sanità veterinaria e degli alimenti, il predetto Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali, nonché il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare.
È stato infine attribuito al Ministro della salute il potere di sospendere con propria ordinanza l'attività venatoria sull'intero territorio nazionale; sospensione che può essere totale ovvero limitata ad alcune specie, in ogni caso per non oltre sei mesi.
Il provvedimento prevede poi l'acquisto di medicinali e di altro materiale profilattico da destinare alla prevenzione del rischio epidemico anche per i cittadini italiani residenti nelle aree di infezione; in un successivo accordo in sede di Conferenza Stato-regioni si dovranno definire le modalità di costituzione, da parte delle regioni, di analoghe scorte di farmaci antivirali e di altro materiale profilattico.
L'aspetto che comunque mi sembra più significativo in questo momento è previsto nell'articolo 5, che definisce misure di sostegno del mercato delle carni avicole, il cui consumo ha subito una netta contrazione con il diffondersi dell'allarme relativo all'influenza aviaria.
L'intervento consiste nel ritiro dal mercato di un quantitativo di 17 mila tonnellate di prodotto, per un importo massimo di 20 milioni di euro. L'organismo incaricato delle operazioni di ritiro è l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA). Relativamente alle modalità di ritiro, nonché alla definizione del prezzo, dovrà intervenire il ministro delle politiche agricole e forestali con un proprio decreto.
Con tale provvedimento, dunque, il Governo ha voluto dare una risposta immediata, seria e concreta a quello che tutti oramai identificano come «pericolo aviaria».
Si è voluto dare innanzitutto delle garanzie certe al consumatore, sottolineando ed intensificando i controlli e l'attività di prevenzione su tutta la filiera produttiva alimentare.
Purtroppo, si è stati costretti a ciò da una campagna di informazione, che ha generato nel cittadino un allarmismo ingiustificato ed una psicosi tale da mettere in ginocchio tutto il comparto aviario.
La mancanza di senso di responsabilità sta mettendo in crisi l'unico settore zootecnico nazionale autosufficiente che lo scorso anno ha fatturato 4,5 miliardi di euro e ha dato lavoro ad oltre 180 mila addetti.
Si è parlato poco, o in ritardo, di quali sono le misure di sorveglianza epidemiologica a cui, da sempre, sono sottoposte le aziende avicole italiane.
Credo sia bene ricordare a chi fa informazione che tale comparto è sempre stato all'avanguardia sia per quanto riguarda


Pag. 104

le normative igienico - sanitarie, sia per quanto concerne le disposizioni sulla rintracciabilità del prodotto, diventando persino di esempio per molti paesi e per settori produttivi.
Credo allora che ci dobbiamo assumere la responsabilità di adottare tutte le misure necessarie a riportare l'allarme sociale nei limiti della ragionevolezza cercando di scongiurare il collasso del settore avicolo.
Se non provvediamo entro breve tempo, le aziende saranno costrette a ridurre la produzione o addirittura a sospenderla determinando in tal modo riflessi negativi sul piano occupazionale e sul piano economico.
Per le considerazioni sopra esposte, annuncio il voto favorevole del gruppo Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro al provvedimento in esame ribadendo la necessità che le misure di sostegno economico alle aziende avicole debbono comprendere anche campagne pubblicitarie e di informazione tese a sottolineare la sicurezza dei prodotti nazionali.