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PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, con il suo permesso intenderei dividermi con il collega Gibelli l'illustrazione e, successivamente, la replica a questa interpellanza.
PRESIDENTE. Sta bene.
MASSIMO POLLEDRI. L'interpellanza nasce da una serie di preoccupazioni; sul quotidiano Libero del 6 febbraio leggiamo: prima scuola clandestina per bimbi islamici, scuola egizian-coranica, una madrasa, dove trenta bambini, invece di frequentare le elementari, imparano a leggere e scrivere, sì, ma in arabo. Lo scopo è l'introduzione al Corano. Su ciò non ci sarebbe molto da dire, in quanto la libertà di educazione è un principio sancito dalla Costituzione, come anche il diritto-dovere di trasmettere la cultura di padre in figlio. Tuttavia, traiamo dall'articolo altri elementi di preoccupazione, in quanto il cronista, Andrea Scaglia, afferma che ciò che ha scoperto a Cremona è un allevamento di schiavi, un luogo dove si costruiscono delle piccole macchine nemiche del nostro mondo disgraziato.
leggiamo le seguenti dichiarazioni: appena i bambini hanno raggiunto l'età giusta, li mandiamo a studiare nelle scuole del centro islamico di Milano. Che problema c'è? D'altronde, per noi musulmani è un obbligo. I nostri figli devono essere educati secondo le leggi di Allah anche in Italia. E l'integrazione? Macché, quei bambini imparano la nostra cultura, evitando di mischiarsi con le vostre depravazioni. Voi italiani siete troppo indietro, una società arretrata. La Bibbia, per esempio, è un libro sacro di cui avete tradito tutti gli insegnamenti. Non voglio essere cittadino italiano; anche se sono qui da anni, non ho niente a che fare con la vostra cultura.
utile ottenere un set di CD che tutti possono usare per la moschea o società islamica. In ogni moschea dovrebbe trovarsi una nutrita biblioteca consacrata alla guerra santa.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Mantovano, ha facoltà di ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il problema sollevato dagli onorevoli Polledri, Cè, Bricolo e Gibelli nell'interpellanza - su quanto detto nell'esposizione farò qualche cenno al termine - riguarda la compatibilità con le regole di convivenza civile nel nostro paese e nel continente europeo con alcuni comportamenti di cittadini extracomunitari di religione islamica relativamente al diritto allo studio ed alla professione religiosa.
tribunali islamici che infliggano pene corporali, in violazione all'ordinamento italiano, o di centri in cui si pratichino clandestinamente interventi di infibulazione o altre menomazione ai danni delle persone -, auspico da parte di tutti la necessaria e circostanziata denuncia alle autorità, denuncia che, ovviamente, avrà i dovuti seguiti ed esiti in termini di indagine.
PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, il tenore della risposta ci obbliga a fare alcune precisazioni. Le elencazioni che il collega ha avanzato al sottosegretario pongono una questione di fondo sulle reali possibilità di volontà integrativa, al di là delle disponibilità che il nostro paese, in più di un'occasione, ha dimostrato alla comunità islamica. Le rendo noto un fatto che è successivo all'interpellanza urgente. Oggi, il problema a Cremona (parlo del caso di questa città) non è più posto da uno scontro - o, per meglio dire, confronto - tra due realtà diverse ma alcuni esponenti dell'amministrazione comunale della città avanzano, addirittura, la possibilità di sottrarre all'obbligo scolastico i bambini di origine araba attraverso un'autocertificazione dei genitori che si assumono la piena responsabilità.
Tale indiretto incitamento ad un odio nei confronti della cultura occidentale viene ribadito anche il giorno seguente. In un'intervista, condotta sempre in via Massarotti,
Vi è anche il sentore di un'applicazione della sharia all'interno dei paesi ospitanti e ciò ci preoccupa, perché è in sintonia con quanto sta avvenendo in molti paesi che subiscono una penetrazione islamica da più anni. La sharia è il sistema legale islamico dedotto dal Corano. Non è assoluta nei precetti né unica nell'applicazione né, infine, immutabile nei tempi, ma, di fatto, è stata applicata.
Su un recente numero del settimanale Panorama abbiamo letto il caso di Omar, 23 anni di fame e di vita derelitta: hanno trovato le dita di Omar sul marciapiede ed egli è stato portato all'ospedale di Eboli. Del resto, il taglio della mano è imposto dalla sharia, che punisce il ladro con l'amputazione della mano destra. Ricordiamo la pratica della lapidazione, del taglio della testa (in quanto le donne islamiche non possono essere impiccate) e della flagellazione.
Sempre nel medesimo articolo viene citato un episodio che si è verificato a Taranto e viene riportata la seguente intervista: se a Eboli nessuno ha potuto fermare i nemici di Omar, a Taranto volevano lapidare Faysè - racconta Yamina, magrebina, madre di sette figli lontani - e la lapidazione è stata evitata per poco.
Anche negli ambulatori della Sicilia vi sono prove dell'applicazione della sharia. Viene riportata l'intervista di un medico, Raffaele, che racconta: queste persone all'ospedale non vengono; una volta sola ne è arrivata una, perché l'emorragia era fortissima: l'amputazione arrivava oltre il polso.
Si racconta che l'amputazione, secondo i dettami della sharia, va praticata in modo che la mano venga staccata, pezzetto per pezzetto, senza spezzare alcun osso. Ciò ci porta a svolgere alcune considerazioni. L'Italia è sicuramente un paese laico che si riconosce nel diritto naturale per cui, indipendentemente dalla religione e dal credo, vengono applicati i diritti inalienabili e naturali. Il confronto con la cultura islamica deve essere portato avanti, ma sull'accettazione dei diritti umani dobbiamo registrare quanto segue.
Nella dichiarazione dei diritti umani del consiglio islamico d'Europa, redatta a Parigi nel 1981, si fa riferimento al patto stipulato da Dio con l'uomo nella creazione: ogni altra formulazione non religiosa non può affatto sussistere.
Scorrendo gli articoli, all'articolo 2, si legge: la libertà va garantita, ma va ristretta e limitata nei casi previsti dalla sharia. Il diritto e la libertà di pensiero, fede e parola è garantito entro i limiti previsti dalla sharia.
Nel 1990 una nuova formulazione della dichiarazione dei diritti dell'uomo riafferma, ovviamente, la superiorità della umma e negli articoli 24 e 25 viene ricordato che tutti i diritti e le libertà cui fa riferimento la dichiarazione sono subordinati alle disposizioni della sharia: quest'ultima, pertanto, sovrasta le leggi del paese ospitante.
Un altro elemento di allarme deriva anche dall'uso di Internet. Fino a poco tempo fa, sul sito Internet www.islamitalia.it, di Islam Jihad Italia («impegno musulmano in Italia», in quanto «impegno» è traduzione esatta di Jihad) avevamo un link con il sito della Cecenia in cui venivano illustrate alcune tecniche di allenamento militare. Riprendendo i principi, l'allenamento militare è un obbligo dell'Islam, che si viva in un paese musulmano o non musulmano. Vi è un lungo paragrafo dedicato all'allestimento delle armi da fuoco e - si conclude a pagina 9 - è
Il diritto di potersi convertire non è riconosciuto dal principio dell'apostasia. L'apostasia è una pratica diffusa all'interno della concezione islamica tanto che nel luglio del 2000 il Governo francese ha rivolto un pubblico appello alla comunità islamica affinché rinunciasse all'apostasia. Tale apostasia viene punita nei vari paesi islamici in vario modo, ma è anche riconosciuta la pena di morte. Questo avviene in paesi lontani da noi, ma anche (mi riferisco all'apostasia) nel nostro paese.
Ci sembra che oggi ci sia il rischio di diventare il paese in cui le minoranze islamiche impongono la loro differenza come la differenza con cui si deve comporre la minoranza identificante. Il cardinale Biffi e la Lega oggi ricordano ancora che esiste un'arroganza islamica che vive coerentemente la sua fede nella nostra terra come terra della guerra perché tale viene definita la terra non islamica. I paesi occidentali sono definiti dagli islamici come la «terra della guerra». Ci sembra molto spesso che i cattolici abbiano dimenticato le virtù cardinali (prudenza, fortezza, giustizia e temperanza) e siano rimasti, invece, alla misericordia intesa come alienazione all'identità di un altro.
La scuola di religione islamica richiamata dagli interpellanti opera presso il centro culturale di Cremona ed è oggetto di attenzione da parte del Governo. Il prefetto del capoluogo ha già convocato una riunione del consiglio territoriale per l'immigrazione. All'esito della riunione è stato deciso di effettuare alcune ispezioni.
Il centro culturale ospita circa 30 bambini in età prescolare e scolare che frequentano la scuola islamica finalizzata a conseguire un titolo di studio attraverso prove di esame da sostenere presso i rispettivi consolati. I titoli, poi, dovrebbero essere utilizzati per proseguire gli studi nei paesi di provenienza.
Sulla scuola che non ha alcun riconoscimento ufficiale da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è stata disposta un'ispezione da parte del competente ufficio scolastico territoriale a seguito della segnalazione di un caso di abbandono scolastico di una bambina tunisina. Per queste ragioni le attività della scuola sono all'esame dell'assessorato alle politiche educative e di istruzione del comune di Cremona d'intesa con l'ufficio scolastico provinciale.
Sono in corso attività da parte delle competenti autorità locali per valutare la gestione della problematica nel rispetto del fondamentale diritto alla libertà religiosa adeguatamente inserita nel quadro dei fondamentali diritti naturali della persona e del diritto positivo. Rimane fermo il principio che tutti i cittadini sono tenuti al rispetto della normativa riguardante l'istruzione, statale o non statale che sia.
Per quanto riguarda la situazione di Trapani, citata nel testo dell'atto di sindacato ispettivo, preciso che a Mazara del Vallo ha sede una moschea al cui interno opera un circolo didattico con una sezione bilingue e con docenti italiani e tunisini grazie ad un accordo tra i ministeri della pubblica istruzione dei due paesi.
In quella provincia, in base alle notizie fornite dai competenti organi di polizia, non risultano presenti scuole clandestine per la diffusione della cultura islamica. Quanto, infine, alle notizie ricavate da organi di stampa - relative all'attività di
Ovviamente, sarei stato in grado di fornire indicazioni analitiche sui fatti specifici di cui all'esposizione introduttiva, se fossero stati riportati nel testo dell'interpellanza.
Il problema sollevato da ultimo, prima ancora che possa manifestarsi nelle forme esposte dall'interpellante, è oggetto di particolare attenzione da parte degli organi di polizia, per prevenire il verificarsi di episodi penalmente perseguibili.
Tutto ciò costituisce un fatto gravissimo che, secondo la nostra opinione, non mette nelle condizioni di rispettare i dettami del legislatore - che, rispetto a quelle eccezioni, hanno permesso ai genitori di sottrarre la formazione agli obblighi statali e privati - ma apre un'altra questione.
In questo momento, è in corso la riforma della legge sull'immigrazione. Oggi, abbiamo raccolto l'esempio che non ci sarà peggior legge di chi, dall'altra parte, non è disposto ad integrarsi. Oggi, si pretendevano dal Governo informazioni sicuramente più puntuali - al di là di quelle raccolte dai giornali - e, quindi, un'attenta e vigile azione, per non permettere che si verifichino degenerazioni, difficili, poi, da controllare.
Comunque, ci riteniamo complessivamente soddisfatti perché la risposta all'interpellanza fa parte di un più ampio impegno che la nostra maggioranza e il Governo si sono assunti, per evitare che questo paese civile - da decenni, se non da secoli - perda il lume della laicità e della ragione e sprofondi nelle barbarie che, oggi, qualcuno in questo paese, non ritenendosi ospite, pensa di portare.