Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 87 del 28/1/2002
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Discussione delle mozioni Violante ed altri n. 1-00043 e Cicchitto ed altri n. 1-00046 concernenti l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (ore 19,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Violante ed altri n. 1-00043 e Cicchitto ed altri n. 1-00046 concernenti l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicata in calce al calendario (vedi resoconto stenografico della seduta del 14 gennaio 2002).
Informo che alla mozione Violante ed altri n. 1-00043 è stata apposta la firma dell'onorevole Kessler.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Fragalà che illustrerà anche la mozione Cicchitto ed altri n. 1-00046, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.


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VINCENZO FRAGALÀ. Signor Presidente, desidero sapere quanto tempo ho a disposizione.

PRESIDENTE. Onorevole Fragalà, lei ha disposizione 30 minuti che utilizzerà come meglio riterrà.

VINCENZO FRAGALÀ. Grazie, signor Presidente.
La mozione Cicchitto ed altri n. 1-00046 si riferisce ad una vicenda di normale raccomandazione che è venuta fuori grazie alla libera stampa italiana.
Infatti, su due quotidiani nazionali, il Messaggero del 21 novembre 2001 e la Repubblica del 22 novembre 2001, è apparsa la notizia di irregolarità, rilevate dal Ministero della giustizia e anche dal Consiglio superiore della magistratura, per l'assunzione di alcuni magistrati presso l'Ufficio per la lotta antifrode di Bruxelles dell'Unione europea, denominato OLAF. Dai due quotidiani è stato denunciato il ritrovamento di un carteggio riservato intercorso fra il ministro della giustizia del precedente Governo di centrosinistra, l'onorevole Piero Fassino, e alcuni suoi collaboratori, mirante a caldeggiare la designazione del dottor Alberto Perduca, come direttore delle investigazioni e delle operazioni presso l'organismo di lotta antifrode. Inoltre, è anche emerso che non è stata assolutamente realizzata alcuna graduatoria di merito tra i magistrati dichiarati idonei al concorso per l'OLAF.
Il Consiglio superiore della magistratura si è occupato della vicenda e ha chiesto in sede di seconda commissione che venisse inviata dal Ministero della giustizia, allora retto dal ministro Fassino, la documentazione per verificare la richiesta di collocazione fuori ruolo di altri due magistrati, il dottor Nicola Piacente e il dottor Mario Vaudano.
Alla commissione incarichi del Consiglio superiore della magistratura tale documentazione non è mai pervenuta, se non quando, con le elezioni nazionali e il cambio di guardia non soltanto del Governo, ma anche del ministro della giustizia, è venuta fuori una documentazione, che probabilmente era stata dimenticata negli uffici di via Arenula dal gabinetto del ministro Fassino. Dalla documentazione si rilevava in modo inequivocabile una intensa attività tra esponenti politici del Ministero della giustizia, funzionari del Ministero della giustizia e organismi rappresentativi del nostro paese all'interno dell'Unione europea per dirigere in modo assolutamente anomalo la scelta per l'assunzione degli agenti temporanei - così si chiamano - presso l'OLAF, per dirigerla in modo da assecondare un indirizzo politico dettato dal ministro Fassino e sollecitato anche da vari settori politici, affinché non si svolgesse un normale e regolare concorso, attraverso cui potessero essere selezionati, secondo merito, professionalità ed esperienza, i migliori candidati per ricoprire il delicato incarico di agente temporaneo presso l'Organismo di lotta antifrode, ma il concorso mirato venisse indirizzato affinché la scelta finale ricadesse sui magistrati che ho appena citato, cioè il dottor Alberto Perduca, il dottor Nicola Piacente e il dottor Mario Vaudano.
In questa vicenda la libera stampa italiana disvelava, già a partire dal 21 novembre 2001, quello che era accaduto. Naturalmente, segnalava come il ministro Castelli fosse intervenuto per ripristinare linearità, trasparenza e correttezza nelle procedure concorsuali per la scelta di funzionari da inviare all'organismo dell'OLAF e come anche la Presidenza del Consiglio fosse intervenuta per impedire non soltanto che l'indicazione dei magistrati fosse assolutamente il frutto di una raccomandazione e di una manovra politica, ma soprattutto per rilevare come l'indicazione dei tre magistrati fosse incompatibile, per quanto riguarda le funzioni particolari degli agenti temporanei dell'organismo europeo antifrode, con le guarentigie di indipendenza e di autonomia dei magistrati italiani previste dalla Costituzione.
Ebbene, i magistrati scelti e nominati sono un pubblico ministero di Torino, il dottor Alberto Perduca, un ex giudice istruttore, anch'egli di Torino, Mario Vaudano,


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ed un magistrato che aveva svolto la sua attività giudiziaria in Puglia, a Brindisi, il dottor Nicola Piacente.
Signor Presidente, signor ministro, signori deputati, è emerso, secondo le notizie di stampa, che per raccomandare quelle nomine si erano dati un gran da fare l'ex ministro guardasigilli - anche lui, naturalmente torinese -, l'onorevole Piero Fassino, il suo vicecapo di gabinetto, la dottoressa Elisabetta Cesqui, e due nostri ambasciatori, addirittura tirando per la giacca il Presidente della Commissione dell'Unione europea, l'onorevole Romano Prodi.
Signor Presidente, signor ministro, signori deputati, il motivo per cui, al termine delle nostra mozione, si impegna il Governo a confermare il diniego all'autorizzazione da concedere ai magistrati Vaudano, Piacente e Perduca per l'assunzione di incarichi presso l'OLAF, a vigilare affinché la scelta dei rappresentanti italiani presso l'OLAF sia effettuata in modo trasparente e corretto secondo criteri di merito, di competenza e di professionalità e ad attivarsi, affinché nella scelta di soggetti da inviare presso l'OLAF si privilegino figure professionali maggiormente indicate a svolgere attività investigativa e di intelligence, è dato dalla lettura del decreto istitutivo dell'OLAF.
L'organismo antifrode europeo ha compiti di inchiesta su tutto il territorio dell'Unione europea, compresa la creazione di un intelligence investigativa. In pratica, l'OLAF ha il compito di trasmettere rapporti alle procure degli Stati membri dove si costituiranno strumenti ed elementi di prova, nonché una funzione prettamente amministrativa ed investigativa che, adesso vedremo, è assolutamente incompatibile con la scelta di magistrati appartenenti all'ordine giudiziario del nostro paese.
Infatti, come la libera stampa italiana ha rilevato, dal carteggio riservato, che finalmente il Ministero di giustizia (grazie al ministro Castelli) aveva inviato al CSM soltanto alla fine dell'anno 2001, si evince come il 9 gennaio 2001 l'ambasciatore all'Unione europea, Silvio Fagiolo, scriveva al gabinetto del ministro Fassino per informarlo dell'istituzione all'OLAF della carica di direttore dell'ufficio inchieste e operazioni (cui sarà poi nominato Perduca), raccomandando all'ambasciatore che appariva preferibile, allo scopo di accrescere le possibilità di successo di questa candidatura italiana, ridurre quanto più possibile il numero dei candidati.
Si afferma, pertanto, da parte dell'ambasciatore che, per privilegiare e raccomandare la candidatura del dottor Perduca non bisogna, come accade in tutti i normali e regolari concorsi, allargare l'opportunità a tutti i funzionari o a tutti i magistrati (che potevano avere interesse a presentare la domanda), ma, al contrario, ridurre al massimo il numero dei candidati. Infatti, lo stesso giorno in cui perviene al ministro guardasigilli Fassino la nota dell'ambasciatore Fagiolo, la dottoressa Cesqui, vicecapo di gabinetto scrive: «La candidatura del collega Perduca è la favorita, ma la pubblicazione implicherà probabilmente la presentazione di candidature in altri paesi e da parte italiana; è indispensabile concentrare il sostegno su un unico nominativo. Appare urgente valutare in che modo procedere alla diffusione mirata dell'avviso di istituzione del posto; il modo è quello del coinvolgimento del CSM».
In pratica, la dottoressa Cesqui, scrivendo al ministro, gli indica un sistema, non certo trasparente, corretto e lineare, affinché vi sia, del concorso e dell'opportunità di ricoprire questi incarichi, una diffusione mirata, cioè a pochi amici, a pochi eletti, magari torinesi, magari apertamente e politicamente schierati, magari assolutamente vicini al ministro Fassino. Il modo - dice - è quello del coinvolgimento del CSM. Il CSM, secondo la dottoressa Cesqui, doveva essere coinvolto allo scopo di restringere il cerchio delle candidature e di indirizzare, con una diffusione mirata, le candidature in modo da favorire quelle che, fin dall'inizio, si era stabilito dovessero avere successo.
In effetti, signor Presidente, signor ministro, al ministero non vi è alcuna traccia della diffusione del bando a tutti i magistrati italiani teoricamente interessati, ma


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soprattutto a tutti i funzionari di polizia, a tutti gli ufficiali dei carabinieri, a tutti gli esperti e i funzionari di intelligence che potessero, per esperienza, professionalità e preparazione, candidarsi a ricoprire questo incarico. Che l'ex ministro guardasigilli, l'onorevole Fassino, puntasse sulla candidatura del dottor Perduca risulta anche, come sostiene la libera stampa italiana, da altri successivi appunti.
Il 23 febbraio la dottoressa Cesqui scrive: « Per sostenere la candidatura di Perduca, già a suo tempo segnalata dal ministro direttamente al presidente, onorevole Prodi, sarebbe urgente un nuovo contatto con Prodi ed, eventualmente, con il procuratore Vigna».
Voi mi chiederete, signor Presidente, signori deputati, cosa c'entri il procuratore nazionale antimafia Vigna in questa vicenda. Lo sapremo subito dopo: c'entra eccome, perché, oltre al dottor Perduca, si era candidato uno dei pubblici ministeri della direzione nazionale antimafia, cioè il dottor Antonio Laudati il quale, in seguito, per incanto, signori deputati, rinuncerà, dopo che la dottoressa Cesqui avrà sollecitato a contattare anche il procuratore nazionale antimafia Vigna. A questo punto, sorge il dubbio se il dottor Antonio Laudati sia stato invitato, consigliato o pressato perché rinunciasse alla sua candidatura, al fine di sgombrare il campo da un ostacolo che avrebbe potuto impedire al ministro Fassino e ad altri di assegnarsi, attraverso la nomina del dottor Perduca, questo incarico all'OLAF.
Ed infatti, signor ministro, signor Presidente, signori deputati, il 29 marzo un appunto di una riga per l'onorevole Fassino, inviato dalla segreteria anche alla dottoressa Cesqui, dice: «Ha telefonato il presidente Perduca per sapere se il Governo appoggia la sua candidatura» e, sullo stesso foglio, vi è una nota dell'onorevole Fassino: «Sì, ho parlato con Prodi e Nigido», ambasciatore italiano presso l'Unione europea, «per sostenere. Prodi mi ha assicurato impegno». Mi chiedo - e lo chiedo a tutti coloro che stanno ascoltando l'illustrazione di questa mozione - se queste siano le procedure che consentono al nostro paese di avere rispettabilità e dignità, all'interno della Commissione europea, per incarichi così delicati.
Ma c'è di più, signor ministro, ed è anche questo un motivo fondamentale affinché il Governo si impegni a confermare il diniego all'autorizzazione da concedersi ai magistrati Vaudano, Piacente e Perduca per l'assunzione di incarichi presso l'OLAF, in considerazione della procedura tutta anomala, tutta singolare, tutta assolutamente non trasparente, con cui si è giunti a queste nomine. Il carteggio riguarda poi la nomina - scrive la stampa italiana (Il Messaggero ed anche la Repubblica) - dell'ex pubblico ministero, il dottor Piacente, e di Vaudano. Peraltro, signor Presidente, la stampa ricorda come quest'ultimo sia stato rimosso da capo dell'ufficio rogatorie del Ministero della giustizia dal guardasigilli Alfredo Biondi e come, per questa rimozione, si scatenarono le proteste di tutte le correnti di sinistra della magistratura. Ebbene, Piacente e Vaudano sono stati designati a far parte dei settantacinque agenti OLAF, incaricati anche di coordinare la raccolta di informazioni confidenziali, come fanno i servizi segreti. A questo punto, devo richiamare quella che è stata - strumentalmente, a mio avviso - una bandiera di certa sinistra giudiziaria e di certa sinistra politica, cioè la difesa dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura da qualunque condizionamento e da qualunque dipendenza dal potere politico.
Insigne Presidente, signor ministro, signori deputati, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, a quanto pare, valgono soltanto per le procedure domestiche e non per quelle europee. In questo caso, infatti, l'ex ministro Fassino, il Ministero della giustizia, il CSM ed una parte consistente della sinistra giudiziaria hanno fatto, come si suole dire, carte false per consentire a tre magistrati di mettersi fuori ruolo e di andare a ricoprire incarichi esclusivamente amministrativi, esclusivamente di investigazione, addirittura di intelligence nell'ambito di un organismo alle dirette dipendenze della Commissione europea, ossia del governo dell'Unione europea.


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L'autonomia e l'indipendenza della magistratura, dunque, non valgono in Europa quando si tratta di favorire alcuni amici, mentre rappresentano una bandiera, naturalmente strumentale, quando si tratta di organizzare l'inaugurazione dell'anno giudiziario usando la toga come una clava.
Signor Presidente, signor ministro, signori deputati, vi è un aspetto tutto italiano relativo al modo in cui vengono pilotati certi concorsi. Mentre per l'Eurojust si parla di funzionari, di ufficiali di polizia, di procuratori o di magistrati, per l'OLAF si parla soltanto di agenti temporanei. Nel bando si richiede la perfetta padronanza di una delle lingue ufficiali della Comunità - francese ed inglese - e la conoscenza soddisfacente di una seconda lingua. A questo punto, la raccomandazione, anche su questo aspetto un po' «terra terra», si organizza. Al Ministero della giustizia, allora guidato dall'ex ministro Fassino, è conservata una lettera inviata dalla dottoressa Cesqui al dottor Giancarlo Caselli, un personaggio importante della famiglia giudiziaria torinese che, durante il precedente Governo, si era insediato all'Eurojust, la superprocura europea.
Quando ero deputato dell'opposizione ho presentato, contro questa nomina, una serie di interrogazioni ed interpellanze per denunciare che Giancarlo Caselli era stato raccomandato dall'ex ministro Fassino per ottenere l'incarico. Sostenevo che l'interpello, che era stato richiesto dal Consiglio superiore della magistratura, per l'incarico di procuratore dell'Eurojust fosse aperto a tutti i magistrati che avevano i titoli e le qualità professionali. In quell'occasione, il ministro Fassino usò la vecchia consuetudine, tutta italiana, della raccomandazione. Nessuno dei magistrati italiani con i requisiti e la professionalità richiesta - dal dottor Cordova al dottor Grasso, al dottor Maddalena, al dottor D'Ambrosio, al dottor Vigna - fu interpellato. L'ex ministro Fassino fece l'interpello nella ristretta cerchia dei magistrati del suo ministero, i quali non avevano i titoli per assumere l'incarico di procuratore dell'Eurojust. E così il caro Giancarlo - come dichiarò la dottoressa Cesqui - fu nominato ed il Governo, naturalmente, si guardò bene dal rispondere alle interrogazioni e alle interpellanze presentate dall'allora opposizione. La dottoressa Cesqui scrisse al dottor Caselli i colloqui non sono molto tecnici, ma volti a valutare le motivazioni e soprattutto la padronanza linguistica; il ministro mi aveva fatto cenno d'interesse di Vaudano; i colloqui procedono; domani Vaudano; il problema della lingua si fa sentire un po' per tutti.
La dottoressa Cesqui voleva dire al ministro che i candidati raccomandati e preferiti non avevano grande dimestichezza con le lingue dell'Unione europea né, probabilmente, con l'ipotetica seconda lingua; voleva dire che i candidati non possedevano la conoscenza delle lingue che era richiesta dal bando come requisito fondamentale.
Ebbene, nonostante avesse conoscenza di questi elementi documentali, assolutamente ineludibili per comprendere che il concorso per agenti temporanei dell'OLAF era stato pilotato dal Ministero, non secondo criteri di professionalità, esperienza e merito, ma soltanto sulla base di motivi politici, il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha bocciato la richiesta del ministro Castelli di bloccare il collocamento fuori ruolo dei dottori Perduca, Piacente e Vaudano, dando dimostrazione, in questo modo, che anche all'interno di tale organo - e se ne sono accorti non soltanto tutti gli italiani, ma soprattutto tutti i magistrati - dominano logiche assolutamente politiche, strettamente politiche, mentre non ha alcuno spazio quella che dovrebbe essere la bandiera fondamentale dell'organo di autogoverno della magistratura: l'imparzialità.
Signori deputati, signor ministro, signor Presidente della Camera, i tre magistrati avrebbero potuto prendere servizio, essendo già stati nominati; per farlo, però, avrebbero dovuto dimettersi dalla magistratura. Tuttavia, chi ritiene che la toga debba essere uno strumento di battaglia politica, non per ius dicere nei confronti dei cittadini, non poteva scegliere una tale


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soluzione: bisogna rimanere all'interno della magistratura, bisogna avere il posto e la funzione, anche se questi sono assolutamente incompatibili con le guarentigie di indipendenza e di autonomia di cui i pubblici ministeri godono all'interno dell'ordinamento giudiziario italiano.
A questo punto, debbo dare atto al ministro Castelli non soltanto della rinomata sensibilità politica che lo contraddistingue, ma soprattutto di avere deciso dopo aver acquisito un parere tecnico del suo Gabinetto legislativo, nel quale l'incongruenza di nominare magistrati (i quali, nel nostro sistema, sono autonomi dal Governo e tengono molto a questa garanzia) a far parte di un'organismo che dipende dalla Commissione, cioè dall'organo esecutivo dell'Unione europea (presieduto dall'onorevole Prodi), viene adeguatamente sottolineata.
Dell'OLAF possono far parte poliziotti, carabinieri, finanzieri, investigatori; ciononostante, l'indicazione ha riguardato tre magistrati. Capisco che qualche esponente della sinistra giudiziaria possa ritenere che, nel nostro paese, i giuristi, da qualche anno a questa parte, nascono tutti a Torino, si chiamino essi professor Carlo Grosso (il quale è stato vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura e successivamente presidente della commissione per la riforma del codice penale), professor Guido Neppi Modona (autorevole membro della Corte costituzionale), dottor Giancarlo Caselli (procuratore dell'Eurojust) o, ancora, dottor Gustavo Zagrebelsky o l'insigne fratello di quest'ultimo, Vladimiro.
La lista è lunghissima, io non continuo a ripeterla, concludo soltanto in un modo. Io credo che non sia consentito a nessuno fare politica attraverso la toga; chi vuole fare politica dismetta la toga, come ha fatto qualche illustre componente di questa Assemblea, e si presenti alle elezioni; con il voto degli italiani, a questo punto, esponga le sue proposte politiche, i suoi programmi anche sui temi della giustizia, perché non saranno più possibili le scorciatoie che erano state inventate dalla famiglia torinese che per qualche anno ha occupato via Arenula.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Kessler, che illustrerà la mozione Violante ed altri n. 1-00043, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, signor ministro, su questa vicenda, sui mezzi di informazione, in interventi politici, in atti parlamentari, in atti di governo ed anche nell'intervento di pochi minuti fa, che ora si è concluso, è stato sollevato veramente un grande polverone, si è fatta una grande e maliziosa confusione. Credo ancora nel valore dei nudi fatti, nella capacità di convincimento dei fatti, non mi sono ancora rassegnato ad un cinismo della politica, diffuso da tutte le parti, per cui quello che conta sono le parti, le fazioni, i rapporti di forza, di schieramento. Voglio perciò provare a ricostruire i fatti un po' più precisamente di come ha fatto anche l'onorevole Fragalà, che ho visto in difficoltà perfino sul numero dei magistrati coinvolti.
Ed allora, di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di due concorsi, di due diversi concorsi per due ruoli diversi presso l'OLAF, l'organismo europeo antifrode. Si tratta di due concorsi, al termine dei quali tre magistrati italiani, due in un primo concorso e uno in un secondo concorso, sono stati ritenuti idonei e chiamati a prestare il loro servizio presso quell'ente. E stiamo parlando del comportamento del nostro Governo che, in un primo momento, sia per parte del ministro di giustizia sia per parte del Presidente del Consiglio dei ministri, aveva favorevolmente accolto questa richiesta per poi bloccarla successivamente. Stiamo parlando di questo. Ed allora andiamo a vedere i concorsi. Qui ci troviamo di fronte - come ho detto - a due concorsi diversi: il primo bandito per le seguenti due figure (leggo testualmente il bando): la figura di investigatore presso l'ufficio europeo per la lotta antifrode e la figura di specialista di diritto penale e di legislazione


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antifrode presso lo stesso ufficio. Questo è il primo concorso che è stato bandito, quello a cui parteciperanno e risulteranno poi vincitori il dottor Vaudano e il dottor Piacente. Il bando è del 23 marzo del 2000 e viene pubblicato in tutte le forme possibili immaginabili. Viene pubblicato sul bollettino dell'Unione europea, è visibile ancora sul sito Internet dell'OLAF, viene diffuso dal Ministero di giustizia italiano e dal CSM a tutti gli uffici giudiziari della Repubblica perché ne sia data conoscenza a tutti i magistrati italiani. E così avviene.
Fanno domanda 53 italiani (178 da tutta Europa). In primo luogo vi è una selezione per titoli, in base al curriculum; la selezione prosegue, poi, con colloqui ed esami personali. Al termine della selezione risultano idonei 14 magistrati italiani dei 53 che avevano fatto domanda. Ma, si dice: non c'è la graduatoria, com'è possibile? Se non sbaglio, nella stessa mozione di maggioranza si dice che era evidente, sin dall'inizio, che si trattava di un concorso «taroccato» perché non hanno neanche fatto - ohibò - la graduatoria di merito! Ebbene, forse, prima di scrivere queste cose, prima di apporre la propria firma su questi atti di scandalo, invitando il Governo a bloccare la procedura in tutta Europa, bisognerebbe anche sapere che ci sono regole europee a norma delle quali si svolgono i concorsi, alle quali non ci siamo mai sottratti e delle quali non ci siamo mai scandalizzati; vi sono regolamenti europei che prevedono le modalità di svolgimento di questi e di tutti i concorsi per tutti i posti negli organismi dell'Unione europea, che non prevedono la compilazione di una graduatoria di merito ma prevedono che, tramite la selezione, si giunga alla definizione di una lista di idonei tra i quali, poi, l'autorità investita del potere di nomina (in questo caso il direttore dell'OLAF), sceglierà, sotto la sua responsabilità, le persone da assumere.
Questo dunque è avvenuto ed è avvenuto nella massima trasparenza, in Italia e in Europa, secondo il pieno rispetto dei regolamenti dell'Unione europea. Trovo, del resto, che questo sistema sia molto migliore del nostro perché più trasparente e perché chi ha la responsabilità della norma risulta più visibile rispetto a quanto accade nei nostri farraginosi regolamenti di concorso che, alla fine, non garantiscono nulla. Comunque, questo concorso si è svolto secondo le norme, con la massima diffusione, partecipazione e trasparenza e, a seguito di questo concorso, sono stati assunti i due magistrati Vaudano e Piacente.
L'altro concorso - anche se in questo caso il termine concorso appare più improprio e sarebbe meglio dire selezione - avviene mesi dopo ed è per il posto di direttore delle indagini ed operazioni. Si tratta di una qualifica dirigenziale, apicale, per la quale vale il grado di vicecapo dell'OLAF. Tale nomina, a norma di tutti i regolamenti europei ed anche per la giurisprudenza dei giudici comunitari del Lussemburgo, non è soggetta alla condizione della pubblicazione del bando di concorso e l'autorità investita del potere di nomina, in questo caso il capo dell'OLAF, dispone di un largo potere di apprezzamento nella valutazione comparativa dei candidati. Tuttavia, il direttore dell'OLAF ha voluto dare la massima pubblicità a questo bando per un singolo posto di vicedirettore dell'OLAF inviandolo a tutti gli ambasciatori ed a tutti i rappresentanti degli Stati membri presso l'Unione.
Appare dunque evidente che si tratta di una procedura ben diversa dalla precedente, poiché si tratta di una selezione che avviene sulla base di designazioni provenienti dai paesi membri. Tali designazioni devono essere fatte sulla base di valutazioni nazionali finalizzate ad indicare all'organismo europeo quale sia la persona che più possiede le caratteristiche adatte, le doti migliori per ottenere quel singolo posto. Alla scadenza del bando pervengono 16 candidature da 11 Stati membri: di queste sedici, ben quattro provengono dall'Italia.
Ogni altro Stato ha presentato una sola candidatura (al massimo due) per far convergere la sua forza di persuasione su quel singolo nome e far così nominare il proprio rappresentante in quel posto dirigenziale;


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l'Italia, come al solito, ed io dico malamente, ha fatto pervenire addirittura quattro candidature. La commissione esaminatrice, al termine dell'esame di tutte le candidature, ha dichiarato vincitore Alberto Perduca. Anche questo concorso, dunque, si è svolto secondo le regole e nella massima trasparenza, come d'altra parte avviene per tutti i concorsi per posti dirigenziali apicali negli organismi dell'Unione europea. Si potrà obiettare: ma quale concorso trasparente e regolare? Era un concorso raccomandato! Così, infatti, sostengono il collega Fragalà e la mozione di cui è cofirmatario, in cui si riporta il ritrovamento di un carteggio lasciato dai «nemici in fuga».
Ebbene, andiamo ad esaminare questo carteggio, di cui una parte è già stata letta. Collega Fragalà, o cari estensori dell'atto (a tale proposito non posso rivolgermi a lei, signor ministro, perché lei ed il Presidente del Consiglio avete motivato diversamente l'opposizione alla nomina di questi magistrati, non avendo infatti mai parlato di concorso irregolare o raccomandato lasciatemi), dire innanzitutto che in quel carteggio il nome del dottor Piacente non emerge mai né una qualsiasi indicazione di qualsiasi genere a lui in qualsiasi modo riferibile. Dunque, se motivo di opposizione può esistere perché gli altri due candidati sarebbero raccomandati - ma su ciò mi soffermerò tra poco -, la stessa motivazione certamente non sussiste se riferita al dottor Piacente. Ricordo solo che il dottor Piacente aveva prestato servizio - prima di andare all'OLAF, dove lavora in questo momento - al tribunale de L'Aja, anche in questo caso svolgendo un compito di estrema importanza e delicatezza per il quale era stato selezionato da un organismo indipendente. Si tratta quindi di professionalità, come negli altri casi, eccellenti e riconosciute peraltro dal ministro, almeno per iscritto.
Nel carteggio vi è poi un accenno, un semplice accenno al nome di Vaudano, quando la dottoressa Cesqui - come il collega Fragalà ha correttamente letto - scrivendo a Giancarlo Caselli (all'epoca procuratore di Palermo, o comunque ex procuratore di Palermo, il quale probabilmente si informava delle modalità con cui si sarebbe svolto il concorso in quanto vi erano altri due magistrati di Palermo che avevano presentato la relativa domanda) faceva presente che era necessaria una buona conoscenza delle lingue - a tal proposito non vi è nulla di strano, anzi avrebbero dovuto specificare meglio tale requisito nel bando - aggiungendo poi di sapere che anche Vaudano era interessato a quel posto. Non vi è scritto altro, e ciò, lo ripeto, è scritto dalla dottoressa Cesqui al dottor Caselli. Questa è forse una raccomandazione? Questa non è affatto una raccomandazione, in quanto si dice solamente ad un soggetto che, oltre agli altri due candidati di Palermo, anche Vaudano era interessato a quel posto. Questo non è certamente un tentativo di influenzare nulla e nessuno, ma si tratta di una semplice informazione che, del resto, tutti potevano conoscere in quanto Vaudano già aveva presentato la propria domanda.
Per quanto riguarda Perduca, la cosa è ben diversa. Io spero proprio che le cose siano andate così, e mi sembra un normale, regolare, dovere, non diritto, del nostro Governo - gli ambasciatori esistono anche per questo - l'avere svolto un'azione di lobbying presso gli organismi comunitari al fine di far nominare il candidato italiano. Voglio sperare che questo si faccia sempre, anche se di solito lo facciamo male; mi riferisco, se lo posso dire, anche ai governi della scorsa legislatura, ed anche l'attuale esecutivo, almeno così mi sembra dalla lettura dei giornali, è stato recentemente criticato proprio perché non ha sostenuto abbastanza - in quel caso si sono avute divisioni al suo interno - il candidato italiano, mi sembra, all'organismo delle Nazioni Unite per i rifugiati. Di solito, lo ripeto, l'Italia presenta più candidati, mentre gli altri Stati ne presentano uno solo e convergono la loro pressione su quel nome, il quale, di solito, la spunta.
L'Italia, in questo caso, aveva addirittura portato quattro candidati. Il povero ambasciatore Nigido, che avrebbe dovuto porre in essere l'attività di lobbying, ne aveva


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chiesto almeno uno su cui si potesse convergere. Ecco i tentativi della giustizia volti ad affermare che, essendovi tre magistrati ed un carabiniere, il bando fosse circolato (e come!) ed a puntare su un candidato. Il Governo, ovvero il gabinetto della giustizia, sponsorizzava Perduca che possedeva maggiori capacità di riuscita e che era l'unico, fra tutti i 16 candidati di tutti i paesi europei, che avesse già lavorato, anche in posizioni di vertice, all'UCLAF.
Questa è stata una normalissima attività di lobbying che tutti gli Stati pongono in essere, molto più di noi, che noi attuiamo poco e male e che dovremmo fare meglio, anche perché, quando non operiamo in tal senso, veniamo persino rimproverati. Ricordo ancora un articolo sul Corriere della Sera riguardante proprio Perduca, in cui si rimproverava al Governo Prodi (non ricordo se si trattasse proprio del Governo Prodi o di un altro Governo di centrosinistra) di non averlo sostenuto abbastanza come capo dell'OLAF, carica alla quale il dottor Perduca era stato candidato.
Nulla di scandaloso, dunque, ma doverosa attività di manifestazione, in ambito comunitario, dell'apprezzamento di cui il dottor Perduca godeva anche in Italia; sostegno agli interessi italiani in sede europea.
Peraltro, non so se questo fosse veramente il motivo - oggi forse ce lo dirà il ministro - per cui il Governo ha bloccato la partenza di questi tre magistrati per l'OLAF. Né il ministro né il Presidente del Consiglio dei ministri hanno mai preso posizione su ciò. Il ministro parla e scrive di indiscutibile valore professionale dei tre magistrati, perfino nella lettera in cui chiede la revoca delle autorizzazioni già concesse, per altri motivi che esamineremo subito, e lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri non fa riferimento a questo aspetto.
Signor ministro, veniamo allora all'altro argomento, solo apparente, che è rappresentato dal famoso parere dell'ufficio legislativo del Ministero della giustizia, poi riportato nella sua lettera del 13 settembre al Consiglio superiore della magistratura, con cui fate retromarcia e, con le stesse parole, riportato dal Presidente del Consiglio dei ministri quando ha negato l'autorizzazione.
Abbiamo sentito anche oggi dal collega Fragalà che le funzioni sarebbero incompatibili con l'indipendenza dei magistrati. Abbiamo scoperto che il collega Fragalà è un nuovo, infervorato difensore anche dei pubblici ministeri (benvenuto!) e ciò ci fa piacere. Tuttavia, vale la pena ricordare innanzitutto ai colleghi ed anche al ministro - me lo permetta - le funzioni di questi magistrati nell'OLAF secondo il bando. Signor ministro, lo leggo testualmente, perché lei nella lettera in cui motiva la sua richiesta al CSM di negare il consenso, lo cita, ma male e solo in parte. Anche quando vi sono le virgolette, lo cita in modo sbagliato.
Nel bando si dice che le funzioni dei magistrati sarebbero le seguenti: investigare in casi complessi di frode e/o seguire le procedure in cooperazione con gli Stati membri ovvero coordinare il lavoro di altri investigatori o, ancora, aiutare a formulare raccomandazioni per migliorare la legislazione in base agli insegnamenti tratti dall'esperienza operativa.
Invece, per quanto concerne il secondo profilo, riguardante la natura delle funzioni, ai magistrati spetterebbe il compito di assicurare il collegamento con le autorità giudiziarie nazionali per i casi di frode, seguire e analizzare i problemi complessi legati alle indagini internazionali, svolgere attività di supporto in materia di diritto penale. Non è materia da magistrati questa? I magistrati non conducono investigazioni? Non spetta proprio ai magistrati occuparsi del collegamento con le autorità giudiziarie dei vari Stati?
Si devono occupare i funzionari del ministero o i poliziotti di coordinare le autorità giudiziarie internazionali? Se vi fermate solo sull'intelligence, per forza, ma non a questo sono chiamati i magistrati. Non c'è nemmeno un magistrato, né italiano né straniero, a fare l'intelligence all'OLAF: sono esattamente nell'unità dei magistrati che è fatta solo di magistrati, di tutti gli Stati tranne quello italiano. Perciò


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abbiamo i magistrati degli altri paesi che coordinano anche i nostri per i casi di frode: noi non ce li vogliamo neanche mandare, perché altrimenti si contaminano!
Diamo un veloce sguardo anche alla natura dell'OLAF. Forse bisogna ricordare cosa sia l'OLAF e se l'abbia voluto la Spectre dei magistrati rossi o, forse, l'Unione europea (non la Commissione, ma il Parlamento all'unanimità). L'OLAF nasce per svolgere indagini in materia di frode agli interessi finanziari dell'Unione europea su tutto il territorio comunitario e anche in materia di corruzione, esclusivamente nell'ambito delle istituzioni e degli organi comunitari.
Come ha ricordato in questi giorni la commissaria al Parlamento europeo, con riferimento al caso italiano, l'OLAF è l'interlocutore diretto delle autorità giudiziarie degli Stati membri. La Commissione aveva indicato il potenziamento della dimensione penale dell'OLAF come uno dei grandi assi della sua strategia globale. Il Parlamento europeo chiede alla Commissione che siano prioritariamente assunti all'OLAF anche specialisti del promovimento dell'azione penale provenienti dalle varie istituzioni dei paesi membri. L'azione penale, in Italia, è esercitata dal pubblico ministero. Dunque, è proprio l'Europa - il Parlamento europeo, la Commissione europea - che chiede che dell'OLAF facciano parte i magistrati.
Già l'UCLAF vedeva la presenza dei magistrati. Decine e decine di indagini giudiziarie italiane (e negli altri paesi europei centinaia di indagini) negli ultimi anni sono state coordinate e supportate dall'OLAF. Dunque, non solo le funzioni indicate nel bando per i magistrati che dovevano andare a lavorare all'OLAF, ma la stessa natura dell'OLAF richiede inderogabilmente - non autorizza - la presenza di magistrati in quell'ufficio.
Vengo alle preoccupazioni di Fragalà e della maggioranza per l'indipendenza dei pubblici ministeri. Consentitemi un po' di ironia: nessuno è obbligato a scrivere una mozione sull'OLAF, ma se lo fa dovrebbe stare attento a cosa scrive. Leggo la mozione: «l'OLAF è diretta espressione della Commissione europea e quindi del Governo dell'Unione europea». In una riga e mezzo ci sono almeno tre strafalcioni da bocciatura, non dico all'università, ma al quinto anno di ragioneria. Dire che la Commissione europea è il Governo dell'Unione europea è sbagliato, mi si consenta di non doverlo spiegare. Forse il Consiglio dell'Unione può essere considerato autorità governativa, poiché vi sono rappresentati tutti i Governi. Inoltre, dire che l'OLAF è diretta espressione della Commissione non è vero. Chi scrive dovrebbe saperlo: l'OLAF gode di statuto di piena indipendenza rispetto agli Stati membri e perfino rispetto alla Commissione. I regolamenti nn. 1073 e 1074 del 1999 che lo istituiscono prevedono che il direttore generale non sollecita né accetta istruzioni da alcun Governo, istituzione ed organismo nell'adempimento dei doveri relativi all'avvio ed allo svolgimento delle indagini. Addirittura è prevista la possibilità, per il direttore dell'OLAF, di ricorrere alla Corte del Lussemburgo: eccezionalmente è l'unico funzionario dell'Unione che ha tale possibilità per contrapporsi ad eventuali istruzioni o indirizzi di autorità dell'Unione europea.
Vi sarebbe molto altro da dire, ma cerco di andare velocemente. L'OLAF non dipende direttamente dalla Commissione europea. Neanche da questo punto di vista vi è alcun motivo per preoccuparsi dei magistrati che sono lì, sia per le funzioni specifiche di investigazione e di aiuto al coordinamento delle indagini giudiziarie a cui erano chiamati i magistrati sia per la collocazione istituzionale dell'OLAF.
In quel parere, signor ministro, si parla di un'attività amministrativa. Ritengo non si possa parlare proprio di attività amministrativa quando si tratta di investigazione e di coordinamento delle attività giudiziarie. Tuttavia, anche se lo volessimo ritenere o si volesse dire che, comunque, non si tratta di un tribunale e di un organismo giudiziario, certamente non lo è, ma, signor ministro, non mi rivolgo a lei in questo perché tutto ciò non l'ha mai detto.


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Signor ministro, vorrei parlare proprio del suo Governo, non di altri. In pochi mesi, da quando è ministro della giustizia, lei ha inviato, per lo stesso tipo di concorso, due magistrati italiani presso il servizio giuridico della Commissione europea, un magistrato presso la direzione generale della ricerca della Commissione europea e un magistrato presso il patto di stabilità per il sudest Europa.
Inoltre, signor ministro - proprio in dicembre, quindi un mese fa -, il suo ufficio, il suo ministero, ha diffuso un bando tra tutti i magistrati italiani (e dunque riconoscendo la loro compatibilità) per un posto di assistente consigliere giuridico presso l'ufficio del Segretario generale della NATO e per un posto di consigliere giuridico presso il segretario generale dell'Interpol.
Tutto ciò è bene, l'importante è che siano ruoli funzionalmente collegati all'esperienza e alle capacità di un magistrato, ma se le attività che si svolgono all'OLAF sono di carattere amministrativo - e non è vero - che cosa si va a fare alla NATO o all'ufficio ricerca della Commissione europea? Signor ministro, ritengo che un po' di coerenza non guasterebbe e non vorrei che succedesse la stessa cosa accaduta con un'interrogazione sul caso SME (che per averlo detto, poi, vi ricordate e cassate anche i prossimi). Allora, francamente, ci lasci veramente dubitare sulla verità di ciò che affermate e sulla sincerità del vostro operato di Governo.
Signor ministro, quel parere è un pretesto; da un punto di vista giuridico è risibile (e non ho neanche parlato delle argomentazioni): sono agenti? Ma quello è il nome del contratto (non si chiamano così), e non delle funzioni. Si chiamano tutti agenti, anche il direttore generale perché si tratta soltanto di un'assunzione per tre anni, dato che paga l'Unione europea; diverso, invece, è l'Eurojust - che è presso il Consiglio - per il quale le persone ad esso assegnate vengono pagate dal Governo italiano e non c'è il contratto di agente temporaneo.
Si tratta di un risibile parere quello che sostiene di non mandarli perché sono agenti di polizia mentre sono magistrati: chi ci crede? Neanche chi lo scrive.
A proposito, chi scrive di quella Madonna pellegrina a cui tutti vi aggrappate e subito dopo c'è questo fantomatico parere dell'ufficio legislativo? Si tratta di un atto pubblico, ne abbiamo una copia.

ROBERTO CASTELLI, Ministro della giustizia. Non è fantomatico!

GIOVANNI KESSLER. Sì, fantomatico, e le spiego i motivi. Innanzitutto non si chiama parere. Stranamente, il capo dell'ufficio legislativo che, per regolamento interno, ha il compito di fornire pareri ufficiali alla struttura, anche con una sua rilevanza - ne avete appena discusso in Parlamento, visto che quell'ufficio legislativo ha avuto qualche vicenda travagliata, guarda caso, proprio in quel mese -, non ha scritto parere ma appunto per l'onorevole ministro: un modo un po' strano per formulare questo parere.
Le dirò di più. Sappiamo che tale parere non è a protocollo dell'ufficio legislativo come tutta l'altra corrispondenza, sappiamo anche che vi era una pratica ufficiale per lo stesso che, con un relatore nominato all'intero d'ufficio legislativo e mai interpellato, è rimasta bloccata.
Allora salta fuori questo fantomatico parere, dal contenuto - che ho già censurato - assolutamente risibile ma, signor ministro, veramente fantomatico, assai pasticciato. Qui c'è un numero di protocollo scritto a mano, il numero 1, nel settembre o nell'ottobre; è un protocollo fantasma perché non è dell'ufficio legislativo.
Su questo, signor ministro, qualche spiegazione sarebbe opportuna.
Altro pasticcio è quello posto in essere dalla Presidenza. Prima si dà l'autorizzazione a due magistrati tramite l'ufficio del segretario generale e gli uffici addetti, e poi, con una lettera firmata dal Presidente del Consiglio dei ministri - cosa mai avvenuta per fatti di questo genere -, ci si rimangia tutto senza alcun motivo. Si tratta, veramente, di un pasticcio!


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Signor ministro, colleghi, il problema non è tanto quello del destino professionale e della vicenda personale di tre funzionari che hanno ricevuto l'affidamento, anche da parte di questo Governo, per atti concludenti, per atti amministrativi, che sono stati costretti a cambiare la loro vita professionale e familiare, affrontando anche diversi costi e che ora si vedono delegittimati a livello europeo in modo inspiegabile. Il problema è rappresentato dalla moralità dell'attività di Governo e dal ruolo e dall'autorevolezza del nostro paese all'estero e in Europa.
Parlo di moralità perché non si può nascondere dietro un paravento, che non sta in piedi, un pregiudizio ideologico, peraltro, chiaramente espresso dall'onorevole Fragalà. Siamo di fronte ad un pregiudizio ideologico verso una magistratura non controllabile, dunque, vicina al nemico e di cui dobbiamo diffidare. Una magistratura come una Spectre rossa dei magistrati italiani e internazionali. Tuttavia, non riusciamo a vedere - con tutto il rispetto e con tutta l'ammirazione che possiamo avere - Piero Fassino e Franz Herman Bruener nei panni di Goldfinger a capo di una Spectre rossa e, ancor meno, riusciamo a vedere il ministro Castelli o il Presidente Berlusconi nei panni di James Bond; francamente, vi manca anche il physique du rôle!
Ma, se è questo che vi dà fastidio, se è questo che non accettate, se pensate che il concorso è taroccato, che sono stati raccomandati, che è la Spectre rossa in salsa torinese, scrivetelo, ditelo, sollevate il caso in Europa, fate dimettere Bruener che si è lasciato intimidire! Siamo almeno onesti nel nostro agire, altrimenti in Europa pensano che noi non rispettiamo i trattati internazionali, che ci obbligano a cooperare con gli organismi europei e pensano che questo Governo ha paura di tutto ciò che è frode e corruzione. Almeno, non diamogliene i motivi; non lo dico per voi, ma per l'interesse del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Siniscalchi e Acquarone iscritti a parlare: si intende vi abbiano rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Credo che l'onorevole Kessler abbia realizzato un eccesso di difesa, che sta anche nella combinazione dei casi. È stata evocata anche la moralità che, francamente, non si ritrova in quanto pubblicato da Il Messaggero.
La combinazione dei casi sta nel fatto che nell'Autorità di vigilanza sull'OLAF vi era il dottor Bruti Liberati, che candidato a direttore delle investigazioni e delle operazioni era il dottor Perduca e che candidati come agenti specializzati erano i dottori Vaudano e Piacente. Dunque, all'interno della magistratura e al di fuori della stessa, vi era una totale omogeneità di orientamento politico e culturale.
Quindi, ci troviamo a fare i conti con un'operazione mirata, volta chiaramente ad esercitare un controllo: prima si è lavorato per controllare alcune procure chiave in Italia; nel momento in cui in Europa emerge la stessa tematica, si mira a controllare, direttamente o indirettamente, alcuni posti chiave. In futuro, non sappiamo cosa ci aspetti. Questo è il punto. Tutto il ragionamento viene meno nel momento in cui si verifica un'assoluta omogeneità di tendenza e di correnti in un'operazione di vertice, in parte riuscita - mi riferisco al dottor Bruti Liberati e all'Eurojust -, ma che ha avuto qualche incidente di percorso per ciò che riguarda l'OLAF.
Per ciò che riguarda l'OLAF, non voglio farla lunga: l'onorevole Fragalà ha detto tutto quello che andava detto, facendo anche riferimento a testi che dovrebbero essere imbarazzanti perché mettono in evidenza che ci troviamo di fronte non ad un mediocre caso di manipolazione di un concorso, ma a qualcosa di molto più serio e rilevante. Soltanto la faziosità politica, che io sempre rispetto, potrebbe negare ciò. D'altra parte, la statura politica dell'onorevole Fassino è tale da non potersi impegnare e misurare su una mediocre operazione di sistemazione di un concorso;


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si trattava di controllare alcuni aspetti. Rispetto a questo, la dottoressa Cesqui scrive: è indispensabile concentrare il sostegno su un unico nominativo; appare urgente valutare in che modo procedere alla diffusione mirata - tra virgolette - dell'avviso di istituzione del posto.
Il modo è quello del coinvolgimento del CSM; ecco, quindi, la saldatura tra il Ministero della giustizia, il Gabinetto del ministro ed il CSM che doveva fare da sponda per questo tipo di operazione.
Vediamo che, per questo tipo di operazione, sono in pista tutti quanti: si dice che per sostenere la candidatura di Perduca, già a suo tempo segnalata dal ministro al Presidente Prodi, sarebbe urgente un nuovo contatto con Prodi ed eventualmente con il procuratore Vigna. Che cosa c'entri Vigna, lo ha già spiegato poco fa l'onorevole Fragalà. Anche questo è un caso. Tuttavia, per il buon nome e per il bene dell'Italia, i casi sono un po' eccessivi e, per di più, unidirezionali. Quindi, è evidente ciò che sta succedendo: si tratta esattamente di ciò che, poco fa, l'onorevole Fragalà ha descritto. La saldatura dell'intera operazione si compie con ciò che ha pubblicato Il Messaggero per quello che riguarda il dottor Vaudano e con le preoccupazioni assolutamente amorevoli espresse circa la padronanza linguistica o meno ai fini del successo nel concorso.
Quindi, se non è questo un concorso assolutamente mirato e guidato, vorrei sapere quale sia un'altra operazione di questo tipo. Lo dico perché l'onorevole Kessler ha fatto l'errore, a conclusione del suo intervento, di agitare il tema della moralità. Lasciamo da parte la moralità. Riconosciamo la nobiltà della faziosità politica. Dopo il dottor Bruti Liberati - strana combinazione anche quella - e dopo il dottor Caselli, l'operazione si sarebbe chiusa con queste tre caselle.
Noi potremmo avviare una sottile discussione sulla natura dell'OLAF che è diversa dall'Eurojust: quest'ultima istituzione, indubbiamente, ha un carattere giudiziario e richiede la presenza di magistrati. Mi attengo ad alcuni documenti da me letti, per concludere un ragionamento rispetto al quale bisogna essere logici e coerenti: l'OLAF è il braccio operativo della Commissione. La Commissione ha caratteristiche di governo nella realtà europea attuale: si tratta di governo relativo, ma pur sempre di governo.
E allora qui emerge la contraddizione, come anche nella frase finale che voi avete scritto sul mandato di cattura europeo, che evidenzia la vostra ossessione per cui va uniformato il mandato di cattura, ma non vanno uniformate le caratteristiche e le qualità dei magistrati in campo, in questo caso, dei pubblici ministeri. Dobbiamo essere europei sul mandato di cattura, non dobbiamo esserlo per quanto riguarda lo sdoppiamento delle carriere e la distinzione fra magistratura giudicante e magistratura inquirente: lì siamo caratterizzati da una assoluta autonomia e caratterizzazione italiana. Siamo americani per il conflitto di interessi, ma siamo italiani per quello che riguarda i pubblici ministeri e siamo europei, invece, sul mandato di cattura. Insomma, si tratta di una serie di contraddizioni che non evocano la moralità, ma la faziosità e di una intelligente operazione che qui si stava cercando di realizzare e che la stampa ha messo in evidenza. Le frasi che ho letto, come altre, sono inequivocabili ai fini della gestione, appunto, mirata della nomina del dottor Perduca a direttore delle investigazioni e delle operazioni OLAF; abbiamo una omogeneità di orientamento politico, culturale - l'onorevole Fragalà giustamente dice anche geografico - in cui si salda assolutamente tutto quanto.
Quindi, a mio avviso bene ha fatto il ministro a bloccare questa operazione con una sua motivazione, bene ha fatto la Presidenza del Consiglio a non mettere il visto finale su un'operazione che stava andando avanti per le vie burocratiche ereditate dalle passate gestioni. Sappiamo tutti quanti come è tuttora strutturato il sistema di potere in questo paese, con i gangli fondamentali del Ministero della giustizia, della stessa Presidenza del Consiglio e così via. Pertanto, non parliamo di eticità, non parliamo di moralità, diciamo che si è cercato di chiudere il cerchio


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rispetto a quanto si era fatto su Eurojust e sulla vigilanza: purtroppo, quest'operazione non è riuscita. Si tratta di un incidente di percorso sul terreno della conquista e dell'occupazione di strutture di potere fondamentali, anche per quanto riguarda la giustizia, tutte univocamente e omogeneamente dirette in un certo senso, che ha trovato un blocco nella motivazione, a mio avviso intelligente, espressa dal Ministero della giustizia.
Quindi, per quello che ci riguarda come gruppo di Forza Italia, noi voteremo a favore della mia mozione n. 1-00046, illustrata dall'onorevole Fragalà, e riconfermiamo la nostra fiducia nell'azione condotta dal ministro della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

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