Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 835 dell'11/1/2001
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(Gestione del Banco di Sardegna)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Pisanu n. 2-02787 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
L'onorevole Pisanu ha facoltà di illustrarla.

BEPPE PISANU. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla e mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica ha facoltà di rispondere.

BRUNO SOLAROLI, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, colleghi deputati, con riferimento all'interpellanza in oggetto si forniscono elementi per le risposte ai quesiti posti, seguendo l'ordine contenuto nell'interpellanza e tenendo presente che il Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è direttamente in possesso delle informazioni relative alla Fondazione Banco di Sardegna, ente vigilato, mentre le informazioni relative al Banco di Sardegna devono essere acquisite attraverso la Banca d'Italia che esercita la relativa vigilanza.
In primo luogo, al fine di dare esecuzione alle disposizioni della Banca d'Italia, la Fondazione e il Banco di Sardegna hanno avviato il processo di dismissione e di rafforzamento patrimoniale del Banco, che ha avuto esito nell'operazione recentemente


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autorizzata che prevede la cessione del controllo del Banco alla Banca popolare dell'Emilia-Romagna.
Non vi è alcun conflitto d'interesse, perché io non c'entro con questa banca; sono solo emiliano...
In secondo luogo, nel processo di dismissione la Fondazione si è avvalsa dell'assistenza di un advisor finanziario (Schroders) che ha contattato una serie di banche e gruppi bancari di elevato standing, la cui presenza nel capitale del Banco potesse, nell'intendimento della Fondazione, contribuire al rafforzamento patrimoniale e allo sviluppo del Banco, salvaguardandone la soggettività ed il radicamento territoriale a supporto dello sviluppo economico della Sardegna. Sono state selezionate in particolare le banche e i gruppi che precedevano significativamente il Banco nelle classifiche per mix di solidità, redditività e produttività. Secondo tali criteri sono state contattate 15 banche o gruppi: Unicredito, MPS, Sanpaolo IMI, Banca Intesa, Banca di Roma, Cardine Banca, DB, Banca Lombarda, BP Verona, BP Milano, BP Emilia, BP Bergamo, BP Antonveneta, Cassa Firenze e BP Lodi. Di queste 15 solo sei hanno manifestato interesse all'operazione. Solo quattro hanno quindi sottoposto un'offerta preliminare di acquisto e solo una, la Banca Popolare dell'Emilia, ha risposto alla successiva richiesta di formulare un'offerta di acquisto vincolante, sottoposta peraltro all'autorizzazione della Banca d'Italia.
In terzo luogo, il ministro del Tesoro non poteva adottare nessun provvedimento nei confronti del Banco di Sardegna in quanto la vigilanza compete esclusivamente alla Banca d'Italia. Il ministro del Tesoro, nell'ambito delle sue competenze, ha invece costantemente sollecitato la Fondazione ad avviare e concludere il processo di dismissione per assicurare il risanamento del Banco e in tal modo salvaguardare il patrimonio della Fondazione. In quarto luogo, la fondazione ha sottoposto al Ministero del tesoro il nuovo statuto, redatto secondo i criteri contenuti nel decreto legislativo n. 153/1999, di riforma delle fondazioni bancarie. Il Ministero del tesoro ha formulato una serie di osservazioni, a seguito delle quali la fondazione ha sottoposto un nuovo testo statutario modificato. Lo statuto, ora in linea con le previsioni normative, non è stato ancora approvato in quanto occorre acquisire il parere della Regione Sardegna, secondo quanto dispone lo statuto attualmente in vigore.
Nessun potere compete al Ministero del tesoro in relazione allo statuto del Banco.
In quinto luogo, a seguito dell'ispezione compiuta, la Banca d'Italia potrà proporre al Ministero del tesoro l'applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie a carico degli esponenti aziendali del Banco; nessuna proposta in tal senso è finora pervenuta al Tesoro. Anche lo scioglimento degli organi del Banco è subordinato ad una proposta da parte della Banca d'Italia.
Non appaiono sussistere invece i presupposti di legge per l'applicazione di provvedimenti coattivi nei confronti della fondazione.
In sesto luogo, le valutazioni sulla condotta degli amministratori del Banco competono alla Banca d'Italia. Il Tesoro potrà intervenire solo se verrà formulata da parte della Banca d'Italia una proposta di applicazione di provvedimenti sanzionatori. Il Governo non ha poteri in merito alla permanenza in carica degli amministratori del Banco.

PRESIDENTE. L'onorevole Pisanu ha facoltà di replicare.

BEPPE PISANU. Signor Presidente, apprezzo la puntuale precisazione del sottosegretario Solaroli in ordine alle diverse competenze che in materia vanno riconosciute al Tesoro e alla Banca d'Italia, ma, detto questo, la risposta non mi soddisfa per niente perché, pur nella sua formale correttezza, lascia del tutto inevasa la questione centrale che è posta dalla nostra interpellanza. Proprio per questo mi propongo di presentare una mozione vertente sulla stessa materia trattata dall'interpellanza in oggetto, al fine di giungere


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ad un voto su questa delicatissima vicenda, voto che a questo punto reputo indispensabile. Dico ciò a nome mio e degli altri colleghi presidenti dei gruppi della Casa delle libertà che con me hanno sottoscritto l'interpellanza.
Si tratta di una vicenda nota né io la ritratteggerò. Mi limito soltanto a dire che già dal 1994 atti ispettivi successivi della Banca d'Italia avevano segnalato il progressivo indebolimento del Banco di Sardegna che per certi aspetti, già dieci o quindici anni fa, si poteva considerare vittima della sua stessa crescita nel senso che il Banco aveva ormai acquisito una dimensione che lo rendeva troppo piccolo per essere una banca di interesse nazionale in grado di affrontare i tempi e le situazioni di mercato che già si preannunziavano, e troppo grande per essere considerato soltanto una banca regionale, e per questo era stato auspicato un diverso assetto del Banco con l'ingresso nella sua compagine azionaria di un partner di standing adeguato, come giustamente ha ricordato il sottosegretario.
L'amministrazione precedente all'attuale, la fondazione e la Spa, aveva individuato tale partner in un'importante banca di livello internazionale, ma, al momento della conclusione formale delle intese, i rapporti tra amministratori della fondazione e amministratori della Spa, che erano già tesi, si trasformarono - credo di non usare termini esagerati - in una vera e propria sgradevole faida, a tal punto che tutto si risolse con le dimissioni del presidente e successivamente del consiglio di amministrazione della Spa, sconfessati pubblicamente dalla fondazione per il modo con il quale avevano gestito le intese con l'importante partner internazionale cui ho accennato.
Dopo tali dimissioni, e quelle successive, automatiche direi, della stessa fondazione, si mise in piedi una sconcertante e spregiudicata operazione politica, in virtù della quale i vertici delle due istituzioni furono rinnovati con uomini esclusivamente provenienti dall'area del centrosinistra: una lottizzazione feroce, che non aveva precedenti nella storia del banco. Rispetto a questa nuova amministrazione, come attestano ispezioni successive della Banca d'Italia (collegate ai buchi nell'oculatezza della gestione di questa dissennata amministrazione), si denotava un allarmante peggioramento della situazione del banco, tanto da indurre la stessa istituzione centrale a ritenere indifferibile la cessione del controllo del Banco di Sardegna ad un organismo bancario di standing adeguato, riservandosi la banca di adottare ogni misura prevista dall'ordinamento a tutela della sana e prudente gestione del credito prescritta dalla legge.
Il partner di standing adeguato è stato trovato dagli attuali amministratori, che avevano bloccato la precedente e più qualificata operazione, nella Banca popolare dell'Emilia: una banca, benché ben più sana, grazie a Dio, grosso modo della stessa dimensione del Banco di Sardegna. Questo partner è stato trovato dagli attuali amministratori, con una condotta nella gestione dell'iniziativa, che i vertici della regione sarda hanno definito sconcertante: la regione, che esprime il presidente della fondazione ed altri tre consiglieri, è stata tenuta completamente all'oscuro ed ha saputo del compimento dell'operazione soltanto attraverso la stampa locale.
Tale comportamento ha suscitato reazioni pesantissime, da parte non solo dei vertici regionali ma anche degli stessi sindacati e delle organizzazioni imprenditoriali: si è trattato di un vero e proprio trauma per il mondo dell'imprenditoria, del lavoro e del risparmio in Sardegna, giacché nella mia isola il banco rappresenta, da molti decenni, il punto centrale di riferimento della politica regionale per il credito, il referente più importante dei risparmiatori sardi. D'improvviso avviene questo sconvolgimento che mette il Banco di Sardegna nelle mani di una rispettabilissima banca locale, che vanta un encomiabile primato nell'economia della mattonella, caratteristica sicuramente pregevole, ma che poco ha a che fare con la tradizione, l'attualità e le prospettive economiche e sociali della Sardegna. È un


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dato sconvolgente, un comportamento in netto contrasto con le parole che lei ha pronunciato poco fa, quando ha detto che l'interesse generale era trovare un assetto che rispettasse soggettività, radicamento territoriale del Banco di Sardegna a sostegno dell'economia sarda.
Devo dire che questa condotta degli amministratori ha determinato una rottura irreparabile tra i vertici della regione sarda e gli attuali amministratori della fondazione Banco di Sardegna e della società per azioni, con una conseguenza terribile: a questo punto, la regione sarda è indotta a ripensare radicalmente la sua politica per il credito considerando il Banco di Sardegna non più come il centro delle sue attenzione, ma come uno dei tanti meno graditi interlocutori, fino a quando rimarranno gli attuali amministratori. Ciò può avere ripercussioni pesantissime sulla situazione del banco di Sardegna e basta poco per farlo precipitare nel dramma se sono vere le descrizioni della situazione ad opera della Banca d'Italia e non credo vi sia motivo di dubitarne. Aggiungo di più: un ulteriore aggravamento della situazione del Banco non potrà non avere ripercussioni pesantissime e, forse, insostenibili sulla stessa nuova proprietà, sulla Banca popolare dell'Emilia-Romagna che ha acquisito il 51 per cento del Banco di Sardegna, che forse ha fatto il passo più lungo della gamba e che, comunque, lo ripeto, temo non sarebbe in grado di fronteggiare conseguenze di un urto prolungato fra Banco di Sardegna e vertici della regione.
Allora, sottosegretario Solaroli, mantenuto fermo il rispetto per le diverse responsabilità, non può non intervenire qui una comune preoccupazione politica che si riconduce tutta, purtroppo, all'inadeguatezza - perché non voglio dire altro - dei vertici che ora dirigono la fondazione Banco di Sardegna e la società per azioni. Questi ultimi stanno riuscendo nel duplice intento o, meglio, nella duplice impresa («intento» non può essere, altrimenti sarebbero soggetti da codice penale e mi guardo bene dal pensare cose di questo genere) di aggravare la situazione del Banco di Sardegna e di farla precipitare, in maniera forse irreparabile, sulle spalle della nuova proprietà di una banca sicuramente sana, quale la Banca popolare dell'Emilia-Romagna.
Sottosegretario Solaroli, anche a lume di buon senso, oltre che alla luce della sua personale competenza di uomo di Governo, lei converrà che di fronte a un rischio come questo nessuno si può rifugiare dietro una benché corretta distinzione di ruoli e di responsabilità.
Occorre che qualcosa intervenga perché al più presto si riallacci il dialogo pericolosamente interrotto tra la regione sarda e il Banco di Sardegna. Questo tentativo non può essere neppure remotamente ipotizzato fino a quando rimarranno in carica i responsabili del drammatico avvitamento della situazione.
Ecco perché, pur riconoscendo - lo ripeto - la correttezza formale dei richiami alla distinzione delle responsabilità, trasformerò immediatamente questa interpellanza, firmata dai capigruppo della Casa delle libertà, in una mozione che impegni il Governo a sollecitare, nelle forme che riterrà più appropriate, le immediate dimissioni degli attuali amministratori della fondazione e della società per azioni, rese necessarie dalla loro improvvida condotta e, in particolare, dalla irrimediabile rottura dei rapporti con la regione sarda, partner strategico e di vitale importanza per il futuro del Banco di Sardegna.

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