Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 829 del 19/12/2000
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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 novembre 2000, n. 335, recante misure per il potenziamento della sorveglianza epidemiologica della encefalopatia spongiforme bovina (7463) (ore 16,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 novembre 2000, n. 335, recante misure per il potenziamento della sorveglianza epidemiologica della encefalopatia spongiforme bovina.
Ricordo che nella seduta del 15 dicembre si è conclusa la discussione sulle linee


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generali, avendo il relatore e il rappresentante del Governo rinunciato alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 7463)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, del decreto-legge 21 novembre 2000, n. 335 (vedi l'allegato A - A.C. 7463 sezione 1), nel testo della Commissione (vedi allegato A - A.C. 7463 sezione 2).
Avverto che gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi presentati sono riferiti agli articoli del decreto-legge, nel testo della Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 7463 sezione 3).
Avverto altresì che non sono stati presentati emendamenti riferiti all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, gli articoli aggiuntivi Dozzo 1.01 e Cè 1.03 (limitatamente al comma 1, dalle parole «nonché prevede» fino alla fine del comma).
Ricordo che il decreto-legge all'articolo 1 prevede l'intensificazione della sorveglianza epidemiologica - in particolare del sistema di controlli per la encefalopatia spongiforme bovina (BSE) - da parte del Ministero della sanità, attraverso una serie di misure specificamente indicate; all'articolo 2 autorizza il ministro delle politiche agricole e forestali a provvedere alla razionalizzazione dell'Istituto centrale repressione frodi. L'articolo aggiuntivo Dozzo 1.01, prevede, invece, un finanziamento agevolato per le aziende agricole danneggiate dalla BSE. L'articolo aggiuntivo Cè 1.03, nella parte dichiarata inammissibile, prevede a sua volta misure di sostegno economico per i soggetti danneggiati. Gli articoli aggiuntivi richiamati recano, pertanto, disposizioni non strettamente attinenti all'oggetto del decreto-legge.
Nessuno chiedendo di parlare sul complesso degli emendamenti ed articoli aggiuntivi riferiti agli articoli del decreto-legge, constatata l'assenza del relatore, invito l'onorevole Bolognesi, presidente della XII Commissione, ad esprimere il parere della Commissione.

MARIDA BOLOGNESI, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, ritengo sia il caso di attendere il relatore, onorevole Signorino, poiché reca con sé tutte le carte. Credo, comunque, che il relatore sia in arrivo. Vi sono, infatti, alcuni emendamenti da valutare ed evidentemente la Commissione non era ancora pronta.

PRESIDENTE. Lo comprendo, ma l'Assemblea ha la priorità. Ecco, vedo che la relatrice, onorevole Signorino, sta prendendo posto al banco della Commissione. Onorevole Signorino, mi è stato detto che la Commissione ha forse ancora bisogno di qualche minuto.

ELSA SIGNORINO, Relatore. Signor Presidente, come ricorderà, il Governo aveva chiesto l'inversione dell'ordine del giorno, in quanto aveva bisogno di approfondire in sede di istruttoria tecnica alcuni emendamenti. Tuttavia, non ha ancora concluso il lavoro di approfondimento, pertanto, le chiederei di non procedere immediatamente.

PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo la seduta per mezz'ora. Alle ore 17 scade, tra l'altro, il termine per la presentazione dei subemendamenti agli emendamenti presentati dalla Commissione. Sospendo, pertanto, la seduta fino alle ore 17.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 17,05.

PRESIDENTE. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti presentati.

ELSA SIGNORINO, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è


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contrario sull'emendamento Dozzo 1.1, mentre è ovviamente favorevole sull'emendamento 1.40 della Commissione.
Si invitano i presentatori a ritirare gli emendamenti Cè 1.2 e 1.3 e Procacci 1.4: l'onorevole Procacci, d'altronde, ha già preannunciato l'intenzione di ritirarlo.
Il parere è contrario sugli emendamenti Cè 1.5 e 1.6. Si invita l'onorevole Cè a ritirare il suo emendamento 1.7, perché riproduce una norma già presente nella legge finanziaria attualmente in discussione, che prevede un finanziamento ad hoc.
Il parere è contrario sull'emendamento Cè 1.9.
Anche per quanto riguarda l'emendamento Lucchese 1.12, si fa presente che è già prevista sulla materia una norma specifica nella finanziaria: si invita pertanto il presentatore a ritirarlo. Si invita inoltre l'onorevole Lucchese a ritirare il suo emendamento 1.13, manifestando la disponibilità ad esaminare un ordine del giorno sulla stessa materia.
Si invita l'onorevole Procacci a ritirare i suoi emendamenti 1.16, 1.17 e 1.10, in considerazione di quanto previsto nell'emendamento 1.41 della Commissione, sul quale ovviamente si esprime parere favorevole, mentre si esprime parere contrario sul subemendamento Lucchese 0.1.41.1.
Si invita l'onorevole Lucchese a ritirare il suo emendamento 1.8, mentre si esprime parere favorevole sull'emendamento Lucchese 1.14.
Si invitano i presentatori a ritirare l'emendamento Procacci 1.18.
Il parere è contrario sull'emendamento Cè 1.21, mentre è favorevole sull'emendamento Procacci 1.15. Si invitano i presentatori a ritirare gli emendamenti Cè 1.22 e Procacci 1.11.
Il parere è ovviamente favorevole sull'emendamento 1.42 della Commissione, mentre è contrario sull'emendamento Dozzo 1.19. Si esprime parere favorevole sull'emendamento 1.43 della Commissione, la cui approvazione precluderebbe l'emendamento Lucchese 1.20.
L'articolo aggiuntivo Dozzo 1.01 è inammissibile e si invitano i presentatori a ritirare gli articoli aggiuntivi Losurdo 1.02, Cè 1.03 e Dozzo 1.04.
Il parere è contrario sull'emendamento Cè 2.1 e favorevole, ovviamente, sull'emendamento 2.5 della Commissione, che assorbe gli emendamenti Cè 2.2 e Valpiana 2.3 e 2.4.

PRESIDENTE. Il Governo?

GRAZIA LABATE, Sottosegretario di Stato per la sanità. Il Governo concorda con i pareri espressi dal relatore.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare sulla dichiarazione di inammissibilità del mio articolo aggiuntivo 1.01.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, la motivazione dell'inammissibilità di tale articolo aggiuntivo mi sembra un po' strana, considerato che esso è ripreso tale e quale dal decreto-legge emanato dal Governo nel 1996 sulla stessa materia. Nel 1996 il Governo aveva emanato norme in materia sanitaria e norme per il ristoro agli allevatori. Non capisco cosa sia cambiato dal 1996 al 2000: infatti, se lei leggesse il decreto-legge del 1996 noterebbe che il mio articolo aggiuntivo è esattamente identico alle norme in esso contenute, a parte qualche piccola modifica relativa agli importi. Non capisco quindi le ragioni dell'inammissibilità del mio articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Il nostro regolamento stabilisce che gli emendamenti non possono trattare materia che non sia strettamente attinente al contenuto del decreto-legge. Pertanto, nel momento in cui viene presentato il decreto-legge è il suo contenuto che determina l'ammissibilità o meno degli emendamenti.
Non contenendo questo decreto-legge misure relative alle questioni da lei sollevate - risarcimento del danno e così via -, il suo articolo aggiuntivo è inammissibile


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proprio in relazione all'attuale contenuto del decreto-legge. Non c'è alcun giudizio di merito, per carità, ma vi è solo il fatto che questo decreto si limita ad affrontare esclusivamente gli aspetti sanitari del problema e non riguarda invece il profilo - certamente molto serio - del risarcimento dei danni derivati agli allevatori da questa malattia.
Questa è la ragione per la quale il suo articolo aggiuntivo 1.01 è inammissibile. Non so se sono stato sufficientemente chiaro, onorevole Dozzo.

GIANPAOLO DOZZO. Lei è stato chiarissimo, signor Presidente. A mio modesto parere lei ha sicuramente ragione dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista pratico la questione è diversa. Parliamo infatti di prevenzione, di analisi e di test, ma non parliamo delle conseguenze che la BSE sta causando al comparto zootecnico.
Capisco le ragioni dell'inammissibilità dal punto di vista tecnico, ma lei comprende la situazione in cui versa il settore.

ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, intervengo per spiegare le ragioni per cui il decreto-legge non prevede, allo stato attuale, misure specifiche in favore del settore.
Ruberò pochissimi minuti ai lavori dell'Assemblea, ma ritengo doveroso farlo perché, come ha ricordato il Presidente, stiamo discutendo di un aspetto specifico delle misure emergenziali che il nostro paese deve assumere in relazione ai rischi della BSE: affrontiamo infatti l'aspetto sanitario della questione.
I colleghi Dozzo, Cè e Losurdo hanno presentato emendamenti relativi allo stato di crisi dell'intera filiera, rispetto ai quali il Governo, già in sede di Comitato dei nove e di confronto con i singoli gruppi, ha dato conto delle ragioni in base alle quali non ha inserito, in tale contesto, queste misure. Le ragioni sono sostanzialmente le seguenti. Stiamo parlando di un comparto che registra 320 mila addetti, 120 aziende di allevamento, 2.500 aziende di macellazione e una produzione lorda vendibile di 6 mila miliardi; stiamo parlando di un comparto che nel mese di novembre ha subito un tracollo molto consistente, tant'è che anche la nomina fatta dal Consiglio dei ministri, il 15 novembre scorso, di un commissario per la gestione del coordinamento tra i Ministeri competenti al fine di intervenire immediatamente - si tratta di cinque Ministeri - serve fondamentalmente per tre ragioni.
La prima, come dicevo, è quella del coordinamento fra competenze diverse; la seconda, più sostanziale, riguarda l'individuazione, sia in sede di Unione europea sia in ambito nazionale, di misure per intervenire, partendo dalla condizione degli allevamenti da carne. Forse non tutti i colleghi sanno che il nostro stile alimentare non prevede il consumo di animali sufficientemente adulti, come accade in altri paesi.
Vi è infatti una doppia crisi negli allevamenti - il collega Dozzo lo sa molto bene - determinata dal fatto che vi sono capi bloccati nelle stalle che non possono essere macellati e le cui carni entro pochi mesi vengono considerate nel nostro paese non più consumabili.
In secondo luogo dobbiamo analizzare quali interventi occorre fare in modo preciso e puntuale rispetto allo stato di crisi delle aziende di macellazione. Infine, occorre vedere quali siano gli interventi necessari per consentire che nel nostro paese si possano attuare pienamente le disposizioni del decreto del 29 settembre e della successiva ordinanza del 13 novembre, che prevedono la distruzione di una parte dei residuati della macellazione considerati a rischio BSE.
Entro pochi giorni saremo in grado di fare una quantificazione precisa di questi aspetti; ciò consentirà di intervenire sul


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piano organizzativo e di predisporre interventi normativi e coperture finanziarie precise.
Colleghi, questa è in sostanza la ragione, oltre a quella di avere a cuore un comparto produttivo di questa rilevanza economica per la vita quotidiana di migliaia di persone, per la quale, a fronte di una effettiva gravità della situazione, che riguarda ovviamente la tutela fondamentale della sicurezza sanitaria ed alimentare dei cittadini, si rendono necessari, come ho già detto, interventi molto precisi e puntuali. Ciò è quanto stiamo facendo in questi giorni.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, sono estremamente perplesso perché con questo decreto che, come diceva il sottosegretario Montecchi, riguarda il comparto sanitario, non si è provveduto anche al settore dell'intera filiera zootecnica.
Guarda caso, è stato introdotto l'articolo 2, signor Presidente, che non c'entra nulla con la problematica della BSE. Guarda caso, il Ministero dell'agricoltura, che aveva la possibilità di intervenire tempestivamente perché ormai sono due mesi che è scoppiato il caso e che gli allevatori si trovano in condizioni pessime, ha inserito questo articolo 2 sul riordino dei NAS. Se questa è la programmazione di fronte all'emergenza, mi chiedo allora dove fosse il ministro dell'agricoltura!
Guarda caso questi aveva la possibilità di dare una risposta immediata facendo né più né meno quello che aveva fatto il Governo nel 1996. Adesso si dice che è stato nominato un commissario per coordinare i cinque Ministeri interessati.
Come ha detto il sottosegretario Montecchi, il nostro è un tipo di allevamento che comporta che, passati ventidue mesi, i capi di bestiame non vengano più acquistati da nessuno. Abbiamo un patrimonio zootecnico - e il sottosegretario Montecchi lo sa - che tra venti giorni andrà, come si dice, a carte quarantotto.
Si è detto: vediamo quali saranno i riscontri economici di questa situazione. Ebbene, da un mese l'associazione di categoria, la filiera zootecnica - ma non solo -, il comparto della macellazione stanno chiedendo risorse ben precise e oggi, 19 dicembre, ci si viene a dire che esse devono essere ancora quantificate. Ma allora, quando si andava in televisione ad annunciare determinate proposte, si trattava solamente di manifesti politici o si parlava seriamente a proposito di questo comparto (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)?
Caro onorevole Olivieri, che grida tanto nel rispondermi, vada a vedere in quali condizioni si trovino gli allevatori del Trentino e del nord in generale, vada nelle stalle! Lei sa benissimo che queste aziende hanno solamente un mese di vita (Commenti del deputato Olivieri). Onorevole Olivieri, se mi risponde così, non le interessa niente, forse ha paura di sporcarsi le scarpine (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
Signor Presidente, abbiamo proposto una serie di emendamenti che fin da oggi avrebbero potuto fornire risposte precise. Dirò di più, se il Governo vuole modificarli e farli suoi, ben venga! Non abbiamo, infatti, nessuna volontà di mettere i nostri nomi su questi emendamenti; lo faccia pure il Governo, ma lo faccia subito, perché il comparto ha bisogno di soluzioni immediate.
Vi è anche il comparto degli operatori dei macelli, che non possono avere la cassa integrazione perché sono equiparati ai lavoratori agricoli. Costoro hanno finito anche le ferie e tra poco li manderanno a casa; sto parlando di 2.500 macelli. La situazione è gravissima e rivolgo un appello a tutti i deputati della Commissione agricoltura, considerato quanto è successo in Commissione affari sociali e visti gli emendamenti approvati. Colleghi della Commissione agricoltura, li avete letti? Sono un'ulteriore mazzata al comparto.
Abbiamo visto le conseguenze delle lodi sperticate rivolte agli allevamenti


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estensivi francesi ed inglesi da chi, proprio in questa sede, deplorava i nostri. Il testo approvato in Commissione darà una mazzata definitiva al comparto degli allevatori che, come ha detto il sottosegretario, è estremamente importante (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. È molto importante intervenire soprattutto su due aspetti. L'onorevole Dozzo rilevava che nel 1996 varammo un decreto che comprendeva anche interventi sulla filiera. Non li abbiamo riproposti nel testo di questo decreto-legge perché la qualità delle due crisi è profondamente diversa. La crisi attuale ha registrato picchi elevatissimi tra il 15 e il 25 novembre, in concomitanza con un'informazione televisiva e di stampa che ha spaventato ulteriormente i cittadini italiani e che non ha fornito informazioni razionali sugli stili alimentari dei cittadini italiani. Certamente l'informazione non avrebbe dovuto rassicurare falsamente, ma con un diverso tipo di messaggio non avrebbe determinato la caduta del comparto del dettaglio. A ciò va aggiunto che, per ragioni di ulteriore garanzia e sicurezza, in moltissimi enti locali (potremmo dire che questa è la bellezza del federalismo) si è impedito il consumo della carne bovina nelle scuole per l'infanzia, nelle case protette e così via; ciò ha ingenerato ulteriori elementi di insicurezza nei cittadini italiani.
Il picco altissimo si è registrato nella fase in cui si stava varando il decreto sanitario e nello stesso periodo si è avuta la caduta lavorativa nelle aziende di macellazione. La richiesta di riconoscimento della crisi di settore, avanzata dalle organizzazioni alle quali ha fatto riferimento l'onorevole Dozzo, deve essere attentamente valutata, al di là dei dati delle risorse, perché le modalità con le quali si concede il riconoscimento delle crisi di settore sono tra loro diverse. Certamente, noi abbiamo a cuore un punto: è necessaria una proiezione credibile per verificare quale forma di cassa integrazione straordinaria concedere ai lavoratori. Onorevole Dozzo, abbiamo a cuore i lavoratori, così come l'intera questione da affrontare.
Ciò che cerco di sottolineare, colleghe e colleghi, è che - naturalmente, poi, nel confronto politico ciascuno (apparteniamo a schieramenti diversi) dà anche un giudizio più generale sull'operato del Governo - la serietà della problematica impone interventi di natura economica e di tutela puntuali e precisi, che fotografino la situazione attuale; è difficilmente quantificabile, però, il recupero eventuale del mercato del consumo nell'arco dei sei, otto, dieci mesi prossimi.
Le misure che dobbiamo introdurre, tenendo anche conto degli eventuali tempi di conversione del decreto-legge, devono essere puntuali ed efficaci, proprio per le tensioni sociali che vi sono, soprattutto fra gli allevatori.
Comprendo che, giustamente, ciascuno svolge il proprio ruolo politico. Voi siete una forza fortemente rappresentativa di quel mondo (Applausi del deputato Covre) e siete anche una forza di opposizione; noi abbiamo il dovere di dare risposte credibili e che si realizzino e non quello, invece, di sollecitare esigenze, effettivamente reali, senza però dare risposte puntuali e precise.

ELSA SIGNORINO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELSA SIGNORINO, Relatore. Signor Presidente, desidero esprime i pareri sui subemendamenti che mi sono stati consegnati ora.
La Commissione esprime parere contrario sui subemendamenti Gramazio 0.1.41.2 e 0.1.41.3, quest'ultimo peggiorativo


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del testo; per la stessa ragione, il parere è contrario sul subemendamento Gramazio 0.1.42.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

GRAZIA LABATE, Sottosegretario di Stato per la sanità. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Signor Presidente, ho ascoltato con viva attenzione e preoccupazione, al pari dell'onorevole Dozzo e di altri amici e colleghi, le dichiarazioni dell'onorevole sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Innanzitutto, mi stupisce il fatto che oggi per discutere una materia di tale complessità ed importanza, le cui ricadute positive o negative sono molto attese dagli operatori dell'intera filiera della carne, non vi sia un sottosegretario - per carità, il sottosegretario presente è onorevolissimo - per le politiche agricole e forestali né il ministro di tali politiche (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania). Come possiamo accettare una cosa del genere? Come possiamo pensare che accettino una cosa del genere i produttori di carne, i macellai, i componenti della filiera, i cittadini (che sono preoccupati), le mamme dei bambini ai quali è stato vietato mangiare la carne rossa nelle scuole?
Insomma, muovetevi signori del Governo, fate in modo che siano presenti il ministro della sanità, il ministro delle politiche agricole e forestali, quanto meno i sottosegretari per la sanità e per le politiche agricole e forestali.

ANTONIO SAIA. C'è!

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Questa era la prima cosa da dire. La seconda questione che vorrei sottolineare è la seguente: onorevole sottosegretario, lei parlava della crisi del settore come se si trattasse di una crisi superata; ha sostenuto che sarebbe stato raggiunto il picco, che è stato poi superato, e che il picco sarebbe coinciso con il momento in cui è stato emanato il decreto. Non è così! Dai dati ufficiali in mio possesso risulta che vi è stata una contrazione delle vendite dell'80 per cento! Non solo, ma tale fenomeno perdura! Si tratta di una situazione che in questo momento assume una dimensione economica di circa 160 miliardi di danno alla filiera.
Onorevole sottosegretario, lei sa perfettamente e lo sa come me e meglio di me, che tutta la filiera carne (e quindi i produttori di carne, le loro associazioni di produttori e tutte le associazioni dei commercianti e dei macellai) ha formulato insieme - una volta tanto tutti insieme - delle richieste precise al Governo, al ministro delle politiche agricole e forestali, al ministro della sanità e al Presidente del Consiglio (vi è stata tutta una serie di incontri), le quali non hanno avuto alcun esito positivo. Lo dico senza voler fare una polemica personale, tanto meno con lei, ma mi creda, non hanno avuto nessun tipo di risposta positiva!
Il tanto sbandierato successo del ministro delle politiche agricole e forestali a Bruxelles nella scorsa settimana non è stato valutato come tale da parte dei rappresentanti della filiera.
Onorevole sottosegretario, in questi giorni mi sono recato, come vari altri amici e colleghi, dai produttori (non avendo paura di «sporcarmi le scarpine», poiché ce le sporchiamo da tanti anni tutti i giorni), i quali hanno espresso una valutazione molto preoccupata e molto negativa; vi è purtroppo la consapevolezza che questo Governo, ancora una volta, abbia subito le decisioni comunitarie! Il pericolo, tanto sbandierato, di «entrare in infrazione» con le regole dell'Unione europea è stato visto (ed è vero!) come un atteggiamento di sudditanza da parte del Governo italiano nei confronti dell'Unione europea! Noi vogliamo una posizione virile nei confronti dell'Unione europea;


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non dobbiamo accettare sempre e comunque quello che ci viene detto dall'Unione europea come qualcosa di fatalmente accettabile, di non modificabile dalla nostra volontà e dai nostri comportamenti politici.
Quello che avete compiuto, signor sottosegretario, è stato un gravissimo errore politico perché sono certo che il ministro delle politiche agricole e forestali e il Presidente del Consiglio dei ministri, se si fossero mobilitati su questo problema, avrebbero avuto dalla loro parte tutti i produttori della filiera e tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento. Così non è stato ed è una gravissima colpa (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!

STEFANO LOSURDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO LOSURDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il sottosegretario Montecchi ha concluso il suo intervento, in risposta al collega Dozzo, motivando la cocciuta chiusura - la definisco così - alle aperture e ai tentativi di miglioramento che, attraverso i nostri emendamenti, la Lega, Alleanza nazionale, Forza Italia e il Polo delle libertà intendevano operare presentando quelle proposte di modifica. La chiusura rispetto alle aperture e ai tentativi di miglioramento è stata motivata richiamandosi al principio della credibilità dell'intervento del Governo e nell'azione del Governo. In questo caso, però, non si tratta di credibilità, ma di non voler vedere che il decreto in esame - così come è stato precipitosamente congegnato - è di fatto inapplicabile, perlomeno sotto un profilo (questo è poi il tema contenuto in quell'articolo aggiuntivo che reca per prima la mia firma e quella di altri colleghi del gruppo di Alleanza nazionale). Noi chiediamo, cioè, di fatto - poi, quel testo potrà essere aggiustato meglio quando verrà discusso quell'articolo aggiuntivo, del quale si chiede inopinatamente il ritiro - un intervento deciso del Governo affinché vengano potenziate o costruite le strutture di smaltimento delle cosiddette «carcasse bovine» che, oggi come oggi (e questo è un dato di fatto riconosciuto dallo stesso sottosegretario e da chiunque), sono siti e strutture assolutamente insufficienti in Italia e assolutamente inesistenti in due terzi del territorio italiano!
Preciso che quell'articolo aggiuntivo non prevede di permettere agli allevatori del centro-sud di poter smaltire le «carcasse bovine» così come la legge gli imporrebbe. È un problema di carattere nazionale perché le poche strutture esistenti nel nord saranno assolutamente impossibilitate a smaltire tutto il lavoro che dovranno svolgere. Se non si terrà presente questo fatto incontrovertibile - vale a dire, che sarà impossibile applicare questa legge poiché sarà impossibile smaltire le «carcasse bovine» -, quella chiusura cieca e cocciuta del Governo provocherà «qualcosa» tra gli allevatori non solo del centro-sud ma anche del nord, che potrà godere della esimente dello stato di necessità.
Gli allevatori saranno costretti a interrare di nuovo gli animali, magari affetti da questa terribile malattia, e la responsabilità non potrà che essere intravista in questa cocciuta chiusura del Governo che si chiude sempre e sistematicamente di fronte a tutte le richieste dell'opposizione contenute negli emendamenti.
Faccio un'osservazione finale. Sta arrivando dal Senato una finanziaria nella quale si sono trovate la forza, la capacità e la fantasia di introdurre cinquanta nuovi articoli. Qui non si riesce a trovare la volontà quanto mai necessaria e realistica di introdurre le misure proposte dalla Lega, dal Polo, da Alleanza nazionale, per rendere finalmente credibile questa legge e soprattutto praticabile.
Francamente non capiamo più il comportamento del Governo italiano (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).


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ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il collega Losurdo ha posto delle questioni alle quali intendo dare una risposta. Su un punto vorrei rispondere anche al collega Scarpa. Lo ringrazio per gli attestati di stima, però vorrei dire al collega Scarpa che in realtà la Presidenza del Consiglio - in particolare il sottosegretario Micheli - ha seguito questo tema proprio per le funzioni di coordinamento della Presidenza del Consiglio. Per esempio, tutta una parte del lavoro istruttorio che si è compiuto, si è fatta in sede di Presidenza prima della nomina del commissario. Questa è la ragione per cui sono qui a rispondere. Ovviamente, non entro nel merito delle argomentazioni polemiche che il collega propone, ma voglio dire che tutti i Ministeri interessati fanno riferimento alla Presidenza del Consiglio per quanto riguarda il coordinamento. Quindi, non usurpo alcuna funzione specifica dei singoli ministeri.
Per quanto riguarda le questioni poste dal collega Losurdo, non c'è nessuna cocciutaggine, ma vi è il tentativo di offrire un ragionamento e anche delle ipotesi di soluzione che possono essere giudicate positivamente o negativamente. Il collega Losurdo in un suo specifico emendamento propone una questione che ha aspetti connessi all'oggetto del decreto, ma che è collaterale perché riguarda il fatto che dei paesi, non solo il nostro, sostanzialmente inadeguati ad affrontare la distruzione di parti animali che sono a rischio BSE, devono oggi attrezzarsi. In che modo?
Nel nostro paese vi sono soltanto quattro centri di smaltimento e nel momento in cui si è proceduto con il decreto del 29 settembre e con l'ordinanza successiva che ha corretto una parte di quel decreto, noi ci siamo trovati in una situazione molto difficile per quanto riguarda lo smaltimento di quelle carcasse.
Il problema è nazionale, ma è particolarmente rilevante nel centro sud. Esso è anche legato alla frantumazione del sistema della macellazione. Ci sono risorse per l'innovazione che possono essere utilizzate per la costruzione di questi centri che - mi consenta, onorevole Losurdo - non possono essere centri di Stato, ma attengono all'iniziativa privata per una ragione molto semplice, vale a dire per il fatto che i cascami della macellazione e di altre lavorazioni sono parte di un sistema imprenditoriale. Quindi, quello che lei propone è un tema che non può trovare soluzione rispetto alla filosofia che lo ispira, che è quella di istituire dei centri pubblici di smaltimento oppure di individuare qui delle risorse. Infatti, già oggi diversi aspetti della legislazione, sia nazionale che regionale, consentono di intervenire, tant'è che molte regioni hanno individuato delle modalità di contribuzione perché finora - è stato così anche nel corso dei decenni, soprattutto per quanto riguarda alcune aree del nostro paese -, nel momento in cui occorreva disfarsi di una carcassa di animale, si procedeva all'interramento.
Oggi, a fronte di un'emergenza di carattere sanitario, non si può più procedere in questi termini o si devono determinare le condizioni affinché non si proceda più in questi termini. Ecco la ragione, che abbiamo spiegato anche prima al collega, per la quale, in questo contesto, non è possibile individuare una modalità di finanziamento che è connessa a questioni di carattere imprenditoriale ed industriale. Ripeto, la possibilità di accedere a finanziamenti esiste, anche se è certamente necessaria una premessa: il nostro paese è inadeguato, anche perché, come si ricordava precedentemente, nel 1996 abbiamo avuto la principale emergenza e sono nate attività imprenditoriali di smaltimento in alcune aree del paese ma in altre no.

GIULIO CONTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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GIULIO CONTI. Signor sottosegretario, posso capire tutto ma rimangono aperte soprattutto due domande. Esiste un'emergenza, sulla quale siamo tutti d'accordo, ed abbiamo in esame misure di natura sanitaria: tentiamo quindi di definire una legge utile per la prevenzione e che sia, come dice lei, razionale, credibile e così via, ma rimangono due domande cui il Governo deve rispondere.
Se si tratta di emergenza, quanto tempo dura questa emergenza? Il Governo ha previsto la durata dell'emergenza, signor sottosegretario? Nel decreto-legge al nostro esame, non vi è la previsione di tale durata e fare una legge su un'emergenza di carattere sanitario senza prevedere quanto duri tale emergenza, anche dal punto di vista tecnico e scientifico ed in considerazione delle precedenti esperienze in Inghilterra e in Francia, mi sembra molto superficiale.
Vi è poi un'altra domanda di fondo. Lei ha detto che vi sono molte difficoltà per lo smaltimento, ma le chiedo: sono carni affette da BSE? Evidentemente no, perché mi sembra che in Italia non si sia ancora verificato un solo episodio di BSE: vi sono stati tanti sospetti giornalistici, ma non vi è mai stata una verifica scientifica. Ritengo, allora, che le due obiezioni siano molto pesanti: il Governo deve rispondere in proposito, perché non si può negare, come osservavano gli onorevoli Scarpa Bonazza Buora e Losurdo, che vi è stato un grande allarmismo televisivo, che non è stato mai spiegato. In realtà, si faceva riferimento ad una malattia potenziale che non si è mai verificata in Italia, sicché, rispetto a quanto è accaduto, in particolare con la crisi del settore, mi chiedo se vi sia stato allarmismo per motivi televisivi o sulla base della disponibilità di dati effettivi.
Voglio aggiungere che nel 1996 è stato convertito in legge il decreto-legge sulla mucca pazza: ebbene, dovevamo basarci sulle esperienze inglesi, ma non le abbiamo tenute in nessun conto, dato che non ci siamo muniti nemmeno di sistemi per evitare di continuare ad interrare le carni per cominciare invece, per esempio, ad incenerirle. Mi sembra che questa sia una grave lacuna, visto che la legge era stata approvata; tuttavia, nonostante la legge e le esperienze inglesi, non avete provveduto ad impedire la commercializzazione delle farine da carne. Il Governo ha avuto quattro anni di tempo per provvedervi, visto che l'allarme era stato dato più volte, non solo dal gruppo di Alleanza nazionale ma anche da gruppi parlamentari che sostengono il Governo, in Commissione affari sociali.
Ritengo allora che una grossa responsabilità obiettiva esista rispetto alle inadempienze concrete che ho enunciato: sottolineo pertanto quanto sia stato carente e superficiale il Governo in questa materia.

PAOLO CUCCU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO CUCCU. Signor Presidente, a me viene quasi voglia di ringraziare il sottosegretario Montecchi per l'enorme sforzo che sta compiendo per entrare in questa materia: sono perfettamente d'accordo sul fatto che vi è un problema di coordinamento tra cinque Ministeri; perbacco, abbiamo aspettato tanto tempo per nominare un commissario, forse ci si poteva pensare anche prima, e comunque lo do atto che lei cerca di entrare nella materia, però capisco che ha molte, molte difficoltà.
Vi sono due emergenze gravissime ed importanti. La prima è di carattere sanitario e ad essa, con il decreto-legge in esame, non si dà assolutamente una risposta sufficiente per quanto riguarda la fase della prevenzione, che è l'aspetto più importante.
Non leggiamo nulla di vero, nulla di serio su ciò che si intende fare, quali studi avviare sul prione. Lo abbiamo sottolineato nel corso del dibattito che si è svolto in quest'aula con i ministri Veronesi e Pecoraro Scanio - il sottosegretario per la sanità lo può confermare perché era presente - quando abbiamo chiesto


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che si procedesse con interventi decisi e mirati. Al momento non vediamo ancora nulla di concreto.
Per quanto riguarda lo smaltimento delle carcasse, dobbiamo ricordare che esistono anche le carcasse ovine oltre a quelle bovine; a tale proposito ricordo che in Sardegna abbiamo grandi problemi a causa del «morbo della lingua blu». In questa nobile aula parlamentare dobbiamo dire tutto: sapete cosa sta succedendo? La responsabilità viene lasciata ai poveri veterinari delle periferie, delle ASL, che non sanno cosa dire, perché non hanno l'autorizzazione a predisporre l'interramento o a bruciare le carcasse, e quindi assumono sulle loro modestissime spalle, con tutta la buona volontà, responsabilità che, in definitiva, non competono loro.
Non si legge nulla su questo aspetto nel provvedimento in esame, né sulla seconda emergenza, quella di carattere economico. Non è una polemica, ma permettetemi di dire che, invece di far fare tanti spot a nonno Libero, sarebbe bene che il Governo si svegliasse e mandasse in onda spot importanti, al fine di dire realmente come stanno le cose sulla «mucca pazza», specificando che determinate carni, a determinate condizioni, sono perfettamente commestibili perché sono nate, allevate, alimentate e macellate regolarmente. La fobia di tutti i nostri concittadini, che ha portato addirittura ad una contrazione delle vendite e dei consumi delle suddette carni nell'ordine dell'80 per cento, forse potrebbe essere attenuata, dimezzando tale percentuale in tempi brevissimi. Ciò, però, non viene fatto e si preferisce realizzare altri tipi di spot.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ho partecipato al dibattito che si è svolto in quest'aula con il ministro della sanità e il ministro delle politiche agricole e forestali. In quella sede sono stati assunti alcuni impegni, soprattutto da parte di quest'ultimo, ma il provvedimento in esame non li rispecchia integralmente e non affronta il problema concretamente e tempestivamente.
Nel frattempo, infatti, si è creata una certa confusione, soprattutto tra i cittadini, rispetto a ciò che bisogna fare e a ciò che sarebbe meglio non fare. Una confusione da evitare perché aggrava la crisi economica di tutto il comparto. Nel provvedimento si stabilisce, ad esempio, che i test vengono eseguiti sugli animali di età superiore ai 24 mesi; in Commissione, in corso d'opera, il Governo ha presentato un emendamento per innalzare tale limite a 30 mesi. Mi pare che si tratti di una contraddizione: come diceva il collega Scarpa Bonazza Buora non bisogna adeguarsi a quello che dice l'Europa, ma realizzare ciò che il ministro ha detto e si è impegnato a portare avanti. Il ministro delle politiche agricole e forestali ed anche il ministro della sanità - quest'ultimo con un'ordinanza - si sono impegnati a procedere all'eliminazione delle farine alimentari animali dal commercio e ciò non è avvenuto. Si discute già da diversi anni di simili interventi, che, pertanto, avrebbero dovuto essere già realizzati.
Quanto, poi, la cosiddetta etichettatura che, ad avviso del ministro Pecoraro Scanio avrebbe dovuto essere prevista immediatamente, in particolare per quanto riguarda il luogo di nascita dei bovini, non se ne sa ancora niente. Tra l'altro, le norme comunitarie prevedono che sia facoltativa fino all'inizio del 2002. Sarebbe auspicabile, invece, che si prendesse come data di riferimento il 2001, così come affermato anche dai citati ministri in questa sede, nelle sedi istituzionali e anche in televisione, nonché nelle riunioni con gli operatori del settore.
La seconda questione è di natura economica. Mi rendo conto che dal punto di vista strutturale il decreto-legge non permette l'inserimento di questi elementi di tipo economico e condivido che dal punto di vista procedurale non vi sono gli estremi per farlo, perché il decreto-legge


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affronta soltanto questioni di carattere sanitario; quindi, anche se gli emendamenti proposti dalla Lega e da Alleanza nazionale sono legittimi, non vengono presi in considerazione perché nel decreto-legge non vi sono gli estremi per poterli esaminare.
Ho presentato perciò due ordini del giorno, che ritengo il Governo dovrebbe accogliere, nei quali si affronta il problema di ordine economico riguardante gli allevatori ed i dettaglianti al minuto. Verificherò alla fine se, di fronte alla presa di posizione ed alla volontà manifestata dal Governo, vi sia davvero l'impegno ad affrontare i problemi di natura economica che stanno dando un duro colpo alla nostra economia e a molte categorie e che non finiranno presto, ma dureranno a lungo.
Come è stato sottolineato da alcuni colleghi, non si sa quanto durerà l'emergenza e, quindi, vogliamo risposte più chiare.

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, in questa fase di avvio della discussione sul provvedimento appaiono chiare due questioni di fondo: una - se mi permette, Presidente - è di tipo regolamentare e riguarda l'inammissibilità, mentre l'altra è una questione politica di fondo che più volte il sottosegretario Montecchi ha sottolineato.
Per quanto riguarda la prima questione, vorrei far notare come da un po' di tempo a questa parte il tema dell'inammissibilità, in particolare in riferimento ai decreti-legge, stia diventando problematico. Lei prima ci ha detto che non sono ammissibili gli emendamenti che in qualche modo vanno al di fuori del tracciato segnato dal decreto-legge. Tuttavia, vi sono precedenti, magari non recentissimi - è stato ricordato il caso del 1996, ma sicuramente vi sono anche molti altri casi più recenti -, relativi ad emendamenti che avevano queste caratteristiche e ciò nonostante sono stati dichiarati ammissibili.
Vorrei sottoporle un problema: come possiamo accettare che, da una parte, gli emendamenti di tutti i parlamentari siano soggetti a questa tagliola, mentre, dall'altra, ciò non avvenga quando si tratta di emendamenti del Governo? Siamo d'accordo che il decreto-legge è un atto di iniziativa del Governo che, quindi, in un certo senso mantiene la titolarità a modificarlo anche durante il percorso; però, a mio parere, questa fattispecie è un po' anomala, perché sappiamo che il decreto-legge deve essere riferito al tempo in cui viene emanato, e in quel momento esso presenta caratteristiche di indifferibilità e di urgenza molto particolari, così come sappiamo bene che il decreto-legge presenta caratteristiche giuridiche molto particolari. Le sottopongo questa problematica, perché essa mi sembra abbastanza complessa.
Addirittura noi riusciamo ad intervenire al di fuori del tracciato indicato inizialmente dal decreto-legge quando, ad esempio, il relatore propone degli emendamenti che pure non rispondono alla logica che lei ha descritto così precisamente.
Ovviamente non le chiedo di darmi una risposta in questa sede, ma vorrei che si facesse il punto sull'argomento una volta per tutte in modo che tutti i parlamentari, siano essi di maggioranza o di opposizione, abbiano riferimenti ben precisi e che non vi sia alcun fraintendimento o sospetto che vengano utilizzati due pesi e due misure a seconda dei presentatori degli emendamenti.
La questione politica riguarda, invece, gli interventi svolti e che abbiamo anche apprezzato, perché è raro sentire un sottosegretario intervenire più volte in quest'aula e di ciò va dato merito all'onorevole Montecchi.
È chiaro che la posizione del Governo è intransigente sulla possibilità di inserire nel testo del decreto le disposizioni riferibili al settore agricolo e a quello della sanità e rispondenti ai criteri della necessità e dell'urgenza oltre che al contenuto


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del decreto nel cui titolo si parla di «misure per il potenziamento della sorveglianza epidemiologica della encefalopatia spongiforme bovina». Pur concordando parzialmente che gli interventi di ampio respiro volti ad affrontare le varie problematiche nella loro interezza necessitano di approfondimenti e di tempo adeguato per il coordinamento tra i ministeri, mi domando che fra i provvedimenti necessari ed urgenti se non rientri la fattispecie dello stoccaggio e dell'incenerimento. Sottovalutare questo aspetto creerebbe grossi problemi, renderebbe di fatto inefficace la misura adottata per controllare la propagazione dell'infezione. Quando legiferiamo dobbiamo renderci conto che possiamo predisporre i finanziamenti e stabilire i test ma che le reazioni di coloro che si vedranno danneggiati dalla situazione di emergenza non seguiranno sempre la norma legislativa. Dobbiamo dunque tener conto anche delle esigenze di tutti costoro.
Chiedo che il Governo prenda in considerazione le proposte di modifica che hanno il carattere della necessità e dell'urgenza e dare finalmente pregnanza e concretezza al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Cè accolgo il suo suggerimento perché effettivamente a volte possono esserci equivoci od ambiguità nella dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti - lo riconosco - essendo un giudizio che si fonda su elementi di discrezionalità. Devo dirle peraltro che, una volta che il Governo ha definito il contenuto del decreto-legge, i criteri seguiti per il giudizio di inammissibilità valgono anche per il Governo, e molte volte così è stato, come per la Commissione ed i colleghi. Nel caso di cui parlava il collega Dozzo, non si trattava di un emendamento ma del testo del decreto del Governo del 1996 che conteneva la formulazione che oggi il collega Dozzo propone come emendamento.
In ogni caso, non appena riprenderà l'attività parlamentare dopo le festività di fine anno, seguiremo il suo suggerimento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dozzo 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, visto che il sottosegretario Montecchi ha detto di voler dare risposte credibili al settore, quella contenuta nel mio emendamento è una prima risposta credibile. Il Governo aveva deciso di sottoporre a test diagnostici tutti i capi di età superiore ai ventiquattro mesi; successivamente, in base ad un emendamento della Commissione affari sociali, l'età è stata elevata a trenta mesi.
Con il nostro emendamento, che peraltro tiene conto delle esigenze della filiera, chiediamo che si possa fare un test su base volontaria per tutti i capi macellati per dare maggiore sicurezza ai consumatori. Nello stesso tempo gli allevatori, avendo la possibilità di mostrare una certificazione che dimostra che l'animale non è affetto da BSE, potranno disporre di un veicolo promozionale per la vendita del prodotto.
Per quanto riguarda il metodo impostato, la certificazione volontaria deve avvenire in concorso con lo Stato, le regioni e l'intera filiera produttiva, con riferimento ai costi del test. Signor Presidente, colleghi, in questo momento ci troviamo in uno stato di emergenza. Dal 1o gennaio avranno inizio i test per i capi sopra i trenta mesi. Spero vivamente che nel nostro paese i test diano risultati negativi; infatti, se anche un solo caso risultasse positivo al test, vi sarebbe l'ecatombe. Dunque, in questo momento, è necessario mettere a regime una certificazione volontaria per far sì che il settore non subisca contraccolpi fatali. A tal fine abbiamo presentato l'emendamento in esame, in base al quale si possa - una volta effettuata la certificazione - escludere in maniera totale la presenza del morbo della BSE.
Signor Presidente, colleghi, spero vivamente che il mio emendamento 1.1 sia approvato dall'Assemblea, in quanto si


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tratta di materia sanitaria. Tale misura ci è stata richiesta dalla filiera produttiva e alcune regioni stanno già proponendo tale iniziativa. Il costo non è esorbitante e la certificazione volontaria consentirà che il comparto produttivo abbia un po' di respiro. Immaginate, infatti, cosa potrebbe accadere dal 1o gennaio 2001 in poi.

GRAZIA LABATE, Sottosegretario di Stato per la sanità. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE, Sottosegretario di Stato per la sanità. Signor Presidente, è evidente che le preoccupazioni sollevate dall'onorevole Dozzo sono condivise dall'intero Governo. Vorrei, però, tranquillizzare il collega Dozzo (e tutti i colleghi).
Il fatto che nel nostro paese finora non si sia rilevato un solo caso di BSE dimostra il seguente risultato: malgrado le contraddizioni rilevate (mancanza di coordinamento tra diverse amministrazioni e ritardi nell'approntamento congiunto di strumenti), i nostri servizi di prevenzione e di osservazione epidemiologica (in particolare i servizi veterinari e gli istituti zooprofilattici) hanno finora dimostrato di poter realizzare un sistema di controllo che lascia tranquillo il nostro paese dal punto di vista della sicurezza della salute.
Per quanto riguarda lo spostamento della data dai ventiquattro ai trenta mesi, vorrei ricordare all'onorevole Dozzo che si tratta di una decisione assunta a livello comunitario; in tal senso, dunque, vi è un adeguamento che fa slittare la data da ventiquattro a trenta mesi.
Ho compreso lo spirito con cui l'onorevole Dozzo ha sollevato la necessità di affrontare i test su base volontaria, non solo in termini di certificazione, ma anche di autocertificazione. Tale certificazione dovrà essere suffragata sulla base dei risultati del nuovo test, ovviamente corroborati da una serie di istituzioni scientifiche (possono essere gli istituti zooprofilattici, ma si possono individuare anche altri referenti). Comprendo, lo ripeto, lo spirito dell'onorevole Dozzo (dare sempre maggiore sicurezza al cittadino consumatore), tuttavia, vorrei ricordargli, per non trovarmi in contraddizione in termini di politica sanitaria e di sorveglianza sanitaria, che i test in questione, per garantire esami diagnostici uniformi secondo criteri di ripetibilità dei risultati su tutto il territorio nazionale, nonché il trattamento dei campioni di encefalo, secondo norme di sicurezza, debbono essere eseguiti in maniera standardizzata e con una capacità di controllo dei laboratori di analisi.
L'onorevole Dozzo sa che i test che adopereremo per effettuare questa osservazione sono molto diversi dal passato, sono più raffinati sul terreno dell'osservazione biologico-scientifica. Da questo punto di vista, quindi, pur comprendendo lo spirito dell'emendamento, ribadisco che abbiamo l'esigenza di una uniformità di trattamento sul territorio nazionale, quindi per questo motivo si respinge l'emendamento, non già perché si sottovaluti il fatto che esso potrebbe in qualche modo concorrere ad una maggiore sicurezza. Abbiamo bisogno, ripeto, di una rilevazione epidemiologica standardizzata, a tappeto, tempestiva e, soprattutto, effettuata dalle strutture in grado di comunicare i dati omogenei al centro di riferimento e contemporaneamente agli organismi responsabili della sorveglianza a livello europeo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, è chiaro che, al di là della dovizia di particolari che i sottosegretari stanno fornendo, i cinque Ministeri coinvolti sono in evidente difficoltà di fronte a questa emergenza, che vede un calo dell'80 per cento del consumo, il blocco totale della produzione, l'aumento quotidiano delle spese delle aziende, dei comparti, e l'incertezza degli occupati nei comparti stessi.
Al di là del triste periodo di stallo del problema, credo sia più che necessaria una dimostrazione di effettiva volontà politica. Non possiamo star qui a rigirarci


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tra le mani una patata bollente: il problema esiste, è reale e coinvolge, come abbiamo sentito dalle parole dello stesso sottosegretario, centinaia di migliaia di operatori, bloccando in sostanza una produzione che giorno per giorno comporta dei costi. Da un lato, infatti, vi sono le mancate vendite e dall'altro le spese vive che aumentano di giorno in giorno, di settimana in settimana. Vi è incertezza sugli interventi da effettuare. Non lo dico per polemizzare, ma con il dovuto rispetto.
Il collega Dozzo poc'anzi ha sottolineato molto bene tutti i passaggi televisivi, radiofonici e giornalistici dei vari ministri: signori, adesso, passata la festa, rimbocchiamoci le maniche e proviamo a risolvere questo problema, perché mentre noi stiamo qui ci sono situazioni disastrose all'esterno. Le aziende, ripeto, sono in situazione di stallo, i costi lievitano giornalmente e non potranno mai essere ammortizzati. Ci sono situazioni drammatiche: abbiamo ricordato l'incertezza alimentare, il calo dell'80 per cento dei consumi e, lo ripeto per l'ennesima volta, le passività che si accumulano, determinando il rischio di chiusura del comparto. Peraltro, ciò mette in grave difficoltà la stessa possibilità di ripresa, perché non è possibile girare pagina dall'oggi al domani e sperare che la gente riacquisti piena fiducia e torni a consumare quei sani prodotti che le nostre campagne forniscono. Non si fa distinzione tra carne di importazione e non di importazione e a ben poco servono, se vogliamo essere pratici, le etichette: sono utili nell'immediato, per dare un minimo di fiducia al consumatore, ma sono comunque palliativi. Per risolvere il problema serve un'iniziativa forte da parte del Governo. Il Governo, invece, come avete dimostrato, non sa neanche da che parte cominciare per risolvere il problema che viene «rimpallato» da Ministero a Ministero (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione riguarda la tutela della salute dei cittadini e il sistema delle precauzioni applicato alle carni, perché i cittadini chiedono tranquillità e sicurezza.
Non capisco cosa c'entri l'uniformità dell'analisi con l'età del bovino, come ha detto il sottosegretario Labate poco fa. Fino a pochi giorni fa il ministro Veronesi continuava a sostenere che l'analisi va fatta su bovini di età non superiore ai 24 mesi: il tipo di indagine è uguale sia per il bovino di 24 mesi sia per quello di 30 mesi.
Non vorrei fare del terrorismo, ma, non sapendo cosa sia il prione, non sappiamo neanche per quale motivo i bovini fino a 24 mesi non risultino positivi e perché possano esserlo successivamente. Il prione è una catena di aminoacidi: non sappiamo se le analisi siano tali da poter individuare una certa catena di aminoacidi rispetto ad un'altra. Secondo alcune informazioni giornalistiche, la Boehringer sta svolgendo un'indagine di tipo sierologico sul bovino vivo, che potrebbe darci informazioni sulla presenza o meno della malattia anche prima dei 24 mesi. Questo è quello che ci auspichiamo avvenga, perché in questo modo avremmo la sicurezza assoluta della presenza di BSE nei bovini.
La precauzione prevista da questo emendamento credo debba essere accolta, perché dovrebbe garantire una sicurezza maggiore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dozzo 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
185
Hanno votato
no 213).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.40 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

GIANPAOLO DOZZO. Visto che dite «no», ritengo che non vi interessino molto gli allevatori.
Signor Presidente, il sottosegretario Labate ha affermato che il motivo per il quale non è stato possibile approvare il mio emendamento sta nel fatto che non si sa sulla base di quali test verrà rilasciata la certificazione obbligatoria. Signor sottosegretario, lei sa meglio di me che esistono solamente due tipi di test: il prionix ed il sistema francese. Questi sono i test che serviranno per la certificazione obbligatoria e avrebbero potuto essere usati anche per la certificazione volontaria.
Per quanto riguarda chi può eseguire questi test, lei sa meglio di me che vi è una serie di soggetti - ad esempio l'università: sezione veterinaria e patologia animale - che seguiranno la procedura prevista dai test. I test hanno una certa procedura di esecuzione che deve essere rispettata. I soggetti che eseguiranno questi test devono essere in grado di farlo anche se avranno sempre e comunque come riferimento il centro nazionale, il che era logico e consequenziale.
Dunque, signor sottosegretario, non mi pare che vi siano motivi per mantenere la sua contrarietà al nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Vorrei riprendere il filo logico seguito dal collega Dozzo. Signor sottosegretario, se esistono due forme di controllo, lei sa benissimo che è possibile reperire gli operatori necessari per farli (è sufficiente pensare al comparto veterinario delle USL).
Se i test per accertare la positività o meno della malattia nell'animale sono validi, allora si dovrà procedere in tal senso; se invece non lo sono, allora lo si dica perché almeno viene eliminato quello che è un dubbio che cresce di giorno in giorno con riferimento ai capi di bestiame che si trovano all'interno delle stalle di produzione, con la conseguente lievitazione dei costi. Ciò consentirebbe di ridurre la spesa e i problemi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 400
Astenuti 3
Maggioranza 201
Hanno votato
305
Hanno votato
no 95).

Chiedo ai presentatori degli emendamenti Cè 1.2 e 1.3 se accettano l'invito a ritirarli.

ALESSANDRO CÈ. No, Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Presidente, su questo argomento mi piacerebbe ascoltare l'opinione sia del relatore che del rappresentante del Governo. Qui nessuno vuole fare dell'allarmismo gratuito, vorrei però


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riprendere quanto ha detto il ministro della sanità - mi spiace che oggi non sia presente in aula - il quale in un interessante intervento che ha svolto come cattedratico ci ha informati in ordine alle attuali conoscenze su questa proteina chiamata prione. Su di essa sappiamo ben poco ma credo che i colleghi, in particolare i miei colleghi medici, si siano resi conto dell'insidia per il futuro dell'umanità rappresentata da questa proteina. Non vorrei essere catastrofico nel dire questo ma qui realmente non ci si rende conto di quale agente patogeno abbiamo dinanzi. Questa proteina, infatti, ha delle caratteristiche molto particolari, non si è mai vista finora una proteina in grado di replicarsi pur essendo priva di DNA e RNA, una proteina in grado di assumere una conformazione che è assolutamente diversa da quella delle proteine normalmente contenute negli esseri viventi (ciò vale sia per l'uomo che per gli animali), per cui essa rappresenta un pericolo.
Logicamente le nostre riserve, le nostre paure aumentano notevolmente quando ci rendiamo conto che i test di rapida esecuzione a nostra disposizione hanno bisogno di una adeguata concentrazione della sostanza per dimostrare la positività della risposta. Un'adeguata concentrazione che spesso si riscontra unicamente nelle cellule celebrali. Gli scienziati, i ricercatori hanno già avuto modo di verificare l'esistenza di questo prione in altre parti del corpo umano e dei bovini (milza, linfonodi, vie linfatiche, cellule nervose). Spesso, se applicato in queste sedi, il test non dà risultato positivo. Dobbiamo renderci conto esattamente della gravità del fenomeno che abbiamo di fronte.
Vi è poi un altro aspetto molto pericoloso: il periodo di incubazione non è ancora stato verificato, ma sembra che possa durare cinque, quindici, venti o venticinque anni. Gli effetti assolutamente negativi di questo agente patogeno potrebbe avere il loro acme tra dieci o quindici anni. È stata questa la descrizione molto approssimativa dell'agente patogeno e il ministro della sanità, nell'audizione avvenuta a metà novembre, ha affermato che difficilmente gli animali si ammalano al di sotto dei diciotto mesi di età. In presenza di tutti questi aspetti poco verificabili, quali l'attendibilità del test, fino ad oggi abbiamo quasi la certezza che siano solo gli animali al di sotto dei diciotto mesi a non ammalarsi.
Non si vuole fare allarmismo, ma bisogna avere coscienza della gravità del problema che abbiamo di fronte. Perché nella stesura iniziale del decreto si parlava di ventiquattro mesi, che corrispondono a sei mesi oltre il limite di pericolosità attualmente accertato? Nella stesura finale, questo limite viene elevato a trenta mesi, in ottemperanza alla normativa europea.
Voglio dire chiaramente che non sono assolutamente d'accordo con questa impostazione. Credo che la salute umana debba essere messa al primo punto dell'interesse collettivo e dell'azione politica sia a livello italiano sia a livello comunitario (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Se a livello comunitario qualcuno vuole giocare sulla pelle dei cittadini dell'Unione europea, siamo qui a denunciarlo e crediamo che il Governo e la maggioranza non possano assolutamente avallare un'ipotesi di questo genere. Tuttavia, l'attuale formulazione del testo procede in questa direzione.
Onorevole Montecchi, la richiesta avanzata anche dall'emendamento Dozzo era di non imporre un limite tassativo più basso per il controllo obbligatorio, ma di trovare una strada che garantisse gli allevamenti italiani dall'infezione di questo agente patogeno; tuttavia, anche l'emendamento Dozzo non è stato accolto. Il sospetto che personalmente nutro - così come buona parte del gruppo Lega nord Padania - è che vi sia una politica europea che non tiene in considerazione i diritti, non solo gli interessi legittimi dei cittadini, in primis la salute. A livello comunitario sono state prese decisioni letteralmente incomprensibili in un clima di emergenza qual è quello attuale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 397
Votanti 280
Astenuti 117
Maggioranza 141
Hanno votato
78
Hanno votato
no 202).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Capisco che l'Assemblea sia un po' in difficoltà su questo tema, perché l'ho presentato nei termini in cui è stato esposto dal ministro della sanità che si è consultato con l'Istituto superiore di sanità e che ha fornito cifre e indicato tempi e modalità scientificamente fondati. Nessuno vuole mettere in contrapposizione gli allevatori con i problemi per la salute che ci riguardano tutti; tra l'altro, i nostri emendamenti procedono nella direzione di rendere obbligatorio il test garantendo l'adeguata copertura finanziaria da parte del Governo.
Riprendo il discorso rifacendomi alle decisioni dell'Unione europea, in particolare del Comitato veterinario permanente, riunitosi il 23 novembre 2000. In relazione ad una situazione di tale pericolosità, tale Comitato ha assunto le seguenti decisioni che, ovviamente, dovranno essere successivamente ratificate: dal 1o gennaio 2001 potranno essere sottoposti a test solo i bovini a rischio oltre i 30 mesi, dal 1o luglio 2001 verranno sottoposti a test tutti i bovini oltre i 30 mesi, mentre dal 1o marzo 2001 non si potranno più produrre farine di origine animale utilizzando animali morti non adatti al consumo umano.
Volendo ripercorrere le tappe della vicenda, va detto che l'emergenza si è verificata nel mese di novembre. Il problema della BSE era stato un po' dimenticato quando, ad un certo punto, il Governo francese ha deciso di fare controlli a campione e non solo sul bestiame che presentasse segni patognomonici della malattia; da tali test ampliati è risultato che un numero consistente del bestiame era infetto dall'agente patogeno in questione.
La situazione è molto grave perché anche in Italia sono state consumate farine di origine animale, sottosegretario Labate - lo sappiamo bene -, tant'è vero che l'Unione europea, che approva direttive che non condividiamo ma che è sollecita nel richiamare gli Stati che non ottemperano alle direttive stesse, nel 1997 ha richiamato l'Italia perché non aveva approntato sufficienti controlli sull'utilizzo delle farine animali. Di fronte a tale situazione realmente allarmante - tenuto conto del periodo di incubazione e dell'utilizzo di farine animali che vi è stato, potrebbe esservi una recrudescenza del fenomeno anche fra cinque, sei o dieci anni, con conseguenze inimmaginabili anche sulla salute umana -, l'Unione europea decide che i controlli debbano essere iniziati tre mesi dopo l'emergenza, addirittura mediante sorteggio o soltanto sugli animali che mostrino segni di malattia, oltre i 30 mesi, prevedendo l'entrata a regime di tale misura soltanto dal 1o luglio 2001.
Capite bene - mi rivolgo a tutti i colleghi - che c'è qualcosa che non va; a livello di Unione europea, qualcuno sta coprendo interessi assolutamente illegittimi che passano sopra la testa di tutti noi cittadini. Voglio fare questo discorso anche per sentirmi la coscienza realmente a posto; non possiamo affrontare tutti i problemi avendo come punti di riferimento soltanto il pragmatismo o le risorse finanziarie. Per problemi di questa gravità, onorevole Montecchi, dobbiamo trovare le risorse, come le è stato già detto in precedenza. Non è possibile che al Senato vengano reperite risorse finanziarie


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per misure che, lasciatemi passare il termine, sono tipicamente clientelari e da campagna elettorale, mentre per un problema di questo tipo non siamo talmente rigorosi da estendere le misure di prevenzione a tutti i capi che effettivamente potrebbero essere affetti da tale malattia (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale).

FILIPPO ASCIERTO. Bravo!

ALESSANDRO CÈ. Detto fra noi, vogliamo restare all'interno dell'Europa, ma non ci interessa l'Europa dei burocrati, dei tecnocrati, di coloro che sono al servizio dei grandi interessi. Noi vogliamo un'Europa che tuteli anzitutto i diritti di tutti i cittadini, e la salute è un diritto prioritario (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cuccu. Ne ha facoltà.

PAOLO CUCCU. Signor Presidente, l'ignoranza scientifica in questo campo condiziona purtroppo in modo determinante i nostri ragionamenti e le iniziative che si possono intraprendere.
I deputati del gruppo di Forza Italia si sono astenuti nella votazione dell'emendamento Cè 1.2, ma personalmente ho dato tale indicazione di voto con il magone alla gola, anche se intellettualmente...

ANTONIO SAIA. Non soffrire!

PAOLO CUCCU. Soffro, abbi pazienza, evidentemente sono una persona sensibile!
Anche se sono a conoscenza che, a livello europeo, non si è verificato alcun caso di encefalopatia spongiforme bovina, al di sotto dei trenta mesi. Sì, è vero, però l'ignoranza scientifica è tremenda!
Signor sottosegretario, da radiologo le dico subito una cosa: molti miei colleghi si sono bruciati le mani e sono andati incontro a cancri della pelle o del sistema linfonodale, perché vi era ignoranza scientifica e perché non si sapeva che i raggi X, oltre ad attraversare le sostanze opache e a impressionare le pellicole fotografiche, producevano anche un effetto biologico!
Bisogna quindi essere molto prudenti, ed io condivido perfettamente il ragionamento dell'onorevole Cè.
Sull'emendamento Cè 1.3, che porta a venti mesi l'età dei bovini da controllare, il gruppo di Forza Italia voterà a favore. Forse, avremmo potuto evitare questa segmentazione di due, tre mesi, quattro e sei mesi se fosse stato approvato il primo emendamento e se il Governo si fosse impegnato un pochino di più e avesse trovato le risorse necessarie. Illustri colleghi, questo problema - che è gravissimo, perché non lo conosciamo e dobbiamo avere sempre e comunque paura di tutte le cose che non conosciamo: cose che riguardano non la nostra salute, ma la nostra vita - si sarebbe potuto affrontare meglio.
Per queste ragioni, ribadisco il voto favorevole dei deputati del gruppo di Forza Italia sull'emendamento Cè 1.3 (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Credo che da cittadino, ma soprattutto da medico, non posso non valutare quanto è stato detto e quanto è previsto dall'emendamento in esame.
Se fosse stato votato l'emendamento Dozzo 1.1, che prevedeva l'analisi volontaria da parte del soggetto proprietario dell'animale e che, attraverso questa analisi, sarebbe stato possibile commercializzare il prodotto, credo che non vi sarebbe stato bisogno di votare a favore di questi due emendamenti. Tuttavia, di fronte alla carenza e in parte alla disattenzione del Governo su questa problematica, noi dobbiamo essere prudenti!
Voglio ricordare anche un altro fatto: su questo argomento vi è stata molta


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distrazione tanto che, dopo il 1996 ma anche prima di questa data, con il cervello degli animali e con il midollo spinale sono stati prodotti numerosi farmaci in Italia, addirittura benedetti da grosse eminenze scientifiche; per poi tornare indietro precipitosamente e fare un grande mea culpa! Sottolineo l'esistenza anche di un pericolo per quel tipo di terapie applicate qualche anno fa.
La prudenza in questo campo non fa certo male e il termine dei venti mesi sarebbe una misura che non faciliterebbe tanto alcune lobby economiche e che comunque dovrebbe essere dal punto di vista sanitario obbligatoria (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Quello che francamente mi preoccupa (e credo che, a più di qualche collega, possa anche far sorgere un legittimo dubbio) è questo «periodo buio» indicato dalla Comunità europea (la quale ha previsto che determinati controlli vengano effettuati in una determinata maniera e schematicamente studiati, per poi acquisire i dati che dovranno servire a testare le carni che andranno «in consumo» sulle nostre tavole), che partirà, appunto, dalla data del primo luglio del 2000. Il che può sollevare quel minimo di perplessità o altro - per usare termini aggraziati e gentili - riguardo a taluni interessi di qualche grande lobby di settore, del commercio di un prodotto primario e di primo consumo.
Detto questo, per quanto possano essere valide e reali le preoccupazioni alla base delle direttive della Comunità, ancora una volta sorge un dubbio: che tali decisioni vengano prese al di là di quelle che possono essere le decisioni politiche degli Stati membri.
Non vorrei fare l'uccello del malaugurio o comunque dire cose improprie, ma mi sembra che ci siano degli interrogativi che nascono da questo periodo buio, o periodo finestra, che sposta al 1o luglio 2001 i controlli cosiddetti sistematici sul prodotto di primo consumo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che poco fa abbiamo votato a favore del precedente emendamento che ha abbassato a 18 mesi il limite per i test. Voteremo naturalmente in favore di quello che porta il limite a 20 mesi anche perché il ministro Veronesi in quest'aula ha parlato di 18-24 mesi; quindi non è un limite che ci stiamo inventando.
Con l'occasione, e non per fare terrorismo, vorrei dire che non è vero che in Italia non ci siano stati casi di BSE: ce ne sono stati due, nel 1994, nel comune di Castellammare del Golfo (erano bovini che provenivano dall'Inghilterra).
La Commissione veterinaria europea che è venuta in Italia all'inizio del 2000 ha manifestato qualche perplessità per come vengono eseguiti in Italia i test sugli animali a rischio, cioè su quelli che manifestavano sintomi neurologici; infatti, non vengono effettuati su tutti gli animali. Quindi vi è stata anche un'obiezione - riportata su Internet - della commissione veterinaria europea e si voleva instaurare anche una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia perché non vi era stata attenzione nei confronti della BSE.
Abbassare il limite di età, per un motivo di precauzione, come abbiamo detto tante volte, mi pare che sia una misura di salvaguardia. Come ha detto poco fa l'onorevole Cè e come ha detto anche il ministro Veronesi, che è un'autorità, il prione è una proteina formata da 250 aminoacidi che si riproducono in mancanza di DNA e di RNA. Quindi come fa questa proteina a riprodursi e a produrre altri aminoacidi che si aggregano in modo che la catena aumenti? Siamo sicuri - come ho già detto - che una catena formata da 200 aminoacidi possa essere trovata attraverso i test? Questo lo possiamo dire se facciamo i test su animali


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che sono più giovani, cercando di affinare i test anche sugli animali vivi, procedendo al prelievo di sangue, che potrebbe dare maggiore tranquillità. Potremmo cercare di incentivare la ricerca che viene condotta dalla Boehringer per avere una maggiore sicurezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saia. Ne ha facoltà.

ANTONIO SAIA. Signor Presidente, ritengo che noi non renderemmo un buon servizio né alla sanità né ai cittadini né a coloro che vendono e commercializzano le carni, operatori del settore e allevatori, se approvassimo provvedimenti legislativi incerti.
Non mi scaldo sui 18, 20 o 30 mesi. Un comitato scientifico internazionale ha fissato dei parametri, e sono uno di quelli che crede nella scienza. È chiaro che la scienza si evolve e migliora, ma ha sempre seguito dei criteri rigidi sulla base dei quali ha combattuto le malattie, soprattutto quelle diffusive. Vorrei ricordare che criteri di questo tipo sono stati adottati per sconfiggere la rabbia, il tetano e via dicendo e che non si sarebbe reso un buon servizio se, per esempio, si fosse ipotizzata la vaccinazione antitetanica, invece che per tre volte, per cinque, sei oppure due. La scienza detta i criteri e i criteri vanno seguiti. La comunità internazionale ha adottato oggi questo criterio ed io ritengo che sia giusto, fino a prova contraria, adeguarci ad esso.
Vi è una seconda questione. Se noi ipotizzassimo di inserire un incentivo facoltativo per coloro che, al di fuori di questo criterio, eseguono il test anche a 20 e a 18 mesi, noi andremmo ad alterare il mercato. Se lo Stato incentiva chi fa il test a venti mesi, evidentemente dà un segnale ai cittadini: non si sente tranquillo rispetto al test a trenta mesi. Non solo: drogheremmo anche il mercato, perché metteremmo in difficoltà coloro che non fanno il test facoltativo. Di conseguenza, ritengo che dobbiamo seguire un determinato criterio. D'altronde, in questa materia, il nostro paese si è mosso bene: lo dimostra il fatto che fino ad oggi siamo esenti da questa malattia, anche perché già quattro anni fa abbiamo adottato un provvedimento abbastanza chiaro in merito. Condivido inoltre la considerazione di chi osservava che abbiamo una medicina veterinaria che funziona molto bene nel nostro paese, molto meglio rispetto a tanti altri paesi europei.
Ritengo insomma che bisogna avere fiducia della scienza e seguire i criteri che essa ci indica (Applausi dei deputati del gruppo Comunista).

GIULIO CONTI. Hanno fatto bene a non farvi andare a Nizza!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Malentacchi. Ne ha facoltà.

GIORGIO MALENTACCHI. Signor Presidente, Rifondazione comunista voterà a favore dell'emendamento in esame, analogamente al voto espresso precedentemente. Non ci convince, infatti, la previsione del testo, proprio per le acquisizioni scientifiche incerte, le esigenze di sicurezza alimentare e di garanzia per i consumatori, la necessità di tenere fermo un principio di precauzione come una delle vie importanti per impedire l'avanzamento del morbo e le possibili trasmissioni all'uomo nella variante che si conosce.
Penso, quindi, che oggettivamente sia opportuno approvare l'emendamento in esame: del resto, il riferimento ai venti mesi è stato fatto anche dal ministro Veronesi, che appunto dall'alto della sua esperienza accademica ci ha informato che il mondo scientifico europeo indica il periodo tra i 18 e i 24 mesi come un punto di riferimento quasi assodato. A me sembra, quindi, che la previsione relativa ai venti mesi possa corrispondere alle esigenze precauzionali che ricordavo (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Rifondazione comunista, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, a titolo personale, voglio osservare che, quando il collega Saia ricorda i criteri adottati a livello internazionale, dovrebbe tenere presente che tipo di allevamenti vi siano, per esempio, in Germania e in Francia e l'età dei bovini macellati in quei paesi. Se il collega tiene presente questi dati, capirà perché la comunità internazionale ha adottato il termine dei trenta mesi.
Mi suona ben strano, poi, che uno che appartiene al gruppo Comunista si preoccupi del mercato (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Questa mi giunge nuova! Il collega del gruppo Comunista mette il mercato davanti alla sicurezza alimentare (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
Signor Presidente, abbiamo proposto i venti mesi per un motivo ben chiaro e preciso: la maggioranza dei capi macellati in Italia va dai venti ai ventidue mesi; questa è la nostra produzione! Quindi, sulla base di tale dato, si può coprire il 60-70 per cento dei capi macellati in Italia ed il resto può essere coperto con altri tipi di test. Dunque, caro collega Saia, vatti a rivedere cosa ha detto il tuo ministro della sanità e cosa hanno detto, a livello di comunità scientifica internazionale, esperti non appartenenti ai famosi comitati cui facevi riferimento (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

ALESSANDRO CÈ. Comitati d'affari!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, desidero precisare che la proteina incriminata, il prione, è un metabolita di cui non conosciamo ancora il processo biologico di formazione.
Ritengo, quindi, che bisognerebbe innanzitutto incentivare la ricerca, signor sottosegretario Labate, per capire l'evoluzione del fenomeno che produce effetti sull'uomo. Parlare di macellazione a 30, 20 o 18 mesi è come non dire nulla. La verità l'ha già detta il collega Dozzo: se le macellazioni avvengono comunque a 20 mesi di età - io suggerivo 18 - perché non partire da questo riferimento? Sicuramente ci troveremmo di fronte a capi analizzati nella loro totalità prima di arrivare sul mercato. Mi pare che si tratti di un'azione fondamentale al fine di garantire la salute dei cittadini, che è più importante dei soldi che circolano dietro il business delle carni in Europa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

ELSA SIGNORINO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELSA SIGNORINO, Relatore. Signor Presidente, intervengo brevemente perché nel dibattito si sta introducendo un tema che attiene alla sicurezza alimentare e, in particolare, alla salute dei cittadini, quindi ritengo necessaria una considerazione da sottoporre all'Assemblea.
Con questa norma stiamo compiendo un sensibile passo in avanti giacché decidiamo di somministrare test particolarmente raffinati che consentono di individuare la malattia anche laddove non esistano manifestazioni di disturbi neurologici, decidendo di effettuare i suddetti test all'intera popolazione bovina e non solo. Ciò significa effettuare 600 mila test. Vorrei che fosse chiaro che stiamo compiendo un sensibile passo in avanti sulla base di criteri che attengono all'efficacia dei test. I colleghi si stanno esercitando in un gioco - 20, 15, 12 mesi - e ognuno di noi ha elementi da portare alla definizione libera di un'età, piuttosto che un'altra, come età ottimale alla quale prevedere la somministrazione del test. Ha ragione il collega Saia: esiste un criterio scientifico dato oggi, e non per l'eternità,


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per il quale i 30 mesi, con un'operazione di somministrazione sistematica, sono a tutti gli effetti un sensibile passo in avanti dal punto di vista delle misure per la sicurezza della salute dei cittadini.
Mi rivolgo ai colleghi che, nei loro dibattiti molto attenti alle ragioni degli allevatori e a quelle dei cittadini, hanno citato, qua e là, esempi europei; ho sentito persino ricordare quello inglese che non è propriamente da citare in questa materia. Ebbene, stiamo facendo ciò che non si fece dopo la prima emergenza inglese, stiamo attuando con più rigore ciò che è stato deciso in sede comunitaria. Signor Presidente, non decidiamo di fare i test in due scaglioni differenziati, ma subito e su tutta la popolazione, dove «subito» significa alla data di entrata in vigore della legge di conversione. Siamo di fronte, dunque, ad un intervento che rafforza le tutele sanitarie nei confronti dei cittadini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ce' 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 372
Astenuti 2
Maggioranza 187
Hanno votato
177
Hanno votato
no 195).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Procacci 1.4.

ANNAMARIA PROCACCI. Signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, lo facciamo nostro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, il gioco si sta facendo un po' pesante. L'onorevole Signorino non deve permettersi di parlare di gioco (Commenti e proteste dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Questo non è un gioco.

PRESIDENTE. Onorevole Cè, in primo luogo parli al Presidente; in secondo luogo, intervenendo ciascuno usa parole un po' pesanti. Capita anche a lei a volte.

ALESSANDRO CÈ. La ringrazio, signor Presidente.
L'onorevole Signorino non deve permettersi assolutamente di parlare di gioco. Questo non è un gioco. Se l'onorevole Signorino, proprio perché è incompetente, è anche irresponsabile (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania), questa Assemblea non vuole condividere...

PRESIDENTE. Onorevole Cè, per quale motivo deve offendere una collega? Esprima le sue ragioni senza offendere nessuno.

ALESSANDRO CÈ. In questo caso la mancanza di responsabilità (Commenti e proteste dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo) dipende dalla scarsa conoscenza del problema.
In precedenza ho parlato più volte del periodo di incubazione. L'onorevole Signorino e tutta l'Assemblea dovrebbero ormai essere edotti del fatto che anche nel nostro paese sono state usate le farine animali, quindi, questo rischio esiste anche da noi. Se volete qualche informazione in più, vi dico che vi sono stati anche dei casi a questo riguardo e vi sono delle varianti del morbo di Kreutzfeld-Jacobs che si sono manifestate anche in Italia.
Non voglio allarmare nessuno, ma non accetto che chi non conosce l'argomento tratti la materia in modo irresponsabile in


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quest'aula. Non lo accetto assolutamente e credo che ciò non onori il ruolo del parlamentare.
Detto questo, ribadisco che il ministro Veronesi - e non l'ultimo uomo della strada - è venuto in quest'aula a dire a tutti noi che la malattia si sviluppa in soggetti di oltre diciotto mesi ed io aggiungo che, siccome il test non è così affidabile come ha detto l'onorevole Signorino, tant'è vero che - ripeto testualmente le parole del professor Veronesi - il test eseguito sul materiale cerebrale è abbastanza affidabile, ma necessita di una consistente quantità di prioni...

ANTONIO SAIA. Ecco perché può dare un falso negativo a 20 mesi!

ALESSANDRO CÈ. Saia, risponderai dopo.

PRESIDENTE. Onorevole Saia, la richiamo all'ordine.

GIULIO CONTI. Ecco gli scienziati!

ALESSANDRO CÈ. Ciò vuol dire che, siccome vi è un periodo di incubazione di 5-15 anni, l'azione patogena si può sviluppare quando si raggiunge una determinata concentrazione.
Gradirei che anche qualche collega della maggioranza spendesse due parole intelligenti su questo argomento (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo), perché in seguito, con il senno di poi, quando si manifesteranno le conseguenze negative di questa nostra sottovalutazione del rischio, saremo tutti qui a piangere su queste cose.
Sulla base di questi argomenti, chiedo di non svilire questo dibattito e di affrontarlo invece in maniera davvero seria e responsabile, altrimenti le conseguenze saranno disastrose. Non si parli più di gioco e si stia attenti alle modalità di trasmissione della malattia ed ai rischi ai quali andiamo incontro, anche perché - ripeto - si tratta di un agente patogeno di cui non conosciamo neanche le modalità di riproduzione e, quindi, è estremamente insidioso (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cuccu. Ne ha facoltà.

PAOLO CUCCU. Signor Presidente, vorrei dire all'onorevole relatore che mi meraviglio un po' del suo precedente intervento.
Non voglio polemizzare sul termine «gioco», che forse è sfuggito e sul quale possiamo anche, come diceva quel maresciallo che aveva poche conoscenze di latino, «transval», invece di transeat. Ma devo onestamente segnalare all'onorevole Signorino che non vi è un criterio scientifico; abbiamo detto che vi è ignoranza scientifica.
Lo stesso ministro Veronesi, ma non solo lui - noi lo citiamo perché è il più vicino a noi e quello che conosciamo meglio -, bensì tutta la comunità scientifica nazionale, europea e mondiale, affermano che non dobbiamo muoverci sulla base del criterio scientifico, perché questo non esiste.
Noi ci muoviamo su base empiriche, onorevole Signorino, sui dati che riusciamo a cogliere, su ciò che vediamo, sulle statistiche che possiamo avere sui casi in cui questo tipo di bovini vanno incontro a determinati tipi di patologia: solo questo. È un criterio empirico e non scientifico. Di conseguenza, dobbiamo stare molto attenti nel muoverci.
Prendere dati in senso assoluto, come si vuole fare in questo caso (l'indicazione dei trenta mesi viene dal comitato di medicina veterinaria europea) non ha senso perché tutti sappiamo quanto sia stato tiepido e tardivo l'intervento del comitato di medicina veterinaria europea. È un fatto inconfutabile (Applausi del deputato Cè)! Quindi invito il collega Saia ad una maggiore prudenza.
Ripeto che qui vi sono due emergenze, una di carattere sanitario e l'altra di carattere economico; quella di carattere sanitario, però, viene prima di quella di


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carattere economico alla quale dobbiamo assegnare l'importanza che merita, ma nei tempi e nei modi dovuti e soprattutto con finanziamenti adeguati da parte dello Stato, cosa che questo Governo e questa maggioranza si ostinano a non fare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha un minuto.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, abbiamo fatto nostro l'emendamento Procacci 1.4 affinché anche i servizi veterinari delle aziende sanitarie locali siano disponibili per far fronte all'emergenza.
Forse nel mio precedente intervento non sono stato chiaro, ma mi riferivo - e penso che il resoconto stenografico me ne darà atto - al tipo di bestiame allevato in Germania ed in Francia. Mi chiedo se la collega Signorino riesca a mangiare una bistecca di una vacca di trenta mesi. Sarà un po' difficile, abituati come siamo a gustare bistecche tenerissime. Quanto ai 600 mila test obbligatori, servono esclusivamente per la produzione di carne per hamburger; quindi tutta l'altra produzione, quella più importante, rimane esclusa dai test. È per questo che avevamo presentato quel famoso emendamento, tanto per essere chiari (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, senza usare toni polemici, mi permetta una considerazione. Il problema di cui ci stiamo occupando deve superare le singole parti politiche perché riguarda la sanità nazionale e la prevenzione. Stiamo parlando di questioni importantissime che devono superare le ideologie politiche e i diversi schieramenti; purtroppo dobbiamo registrare che non si vuole capire quanto stiamo cercando di spiegare (magari a modo nostro), cioè, che prima viene il problema sanitario e poi quello economico. Per far fronte sia all'uno sia all'altro occorre incidere con mezzi scientifici per fissare principi base e disporre di elementi concreti, altrimenti saremo qui a disquisire - come ha fatto la collega Signorino - sui venti, venticinque o trenta mesi. Mi pare che ci sia un'ignoranza di fondo, ma è piuttosto comune non sapere che la carne da macinato viene da animali che superano i trenta mesi e che quella da mensa da animali più giovani, perché altrimenti non masticabile.
Mi appello ai colleghi affinché comprendano che il problema, come ha osservato giustamente il collega Cè, nasconde insidie che potrebbero riemergere e riaffiorare a distanza di dieci, quindici o vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, colleghi, a nostro avviso il problema cosiddetto della mucca pazza è stato affrontato dalla compagine governativa in maniera un po' affannosa. Dapprima, vi è stata una fase di allarmismo a tutto campo, forse suscitato da alcuni settori dell'ecologismo estremista a cui non faceva dispiacere attaccare il settore della produzione e del consumo di carne. Vi è stata, poi, una fase di caos totale in cui si è visto e si è sentito di tutto. Il Governo centrale ha lasciato da soli gli amministratori locali; gli assessori comunali hanno deciso a macchia di leopardo, sul territorio nazionale, se somministrare o meno la fettina ai bambini nelle mense comunali o negli asili: era una situazione veramente paradossale!
Abbiamo assistito, poi, a blocchi del traffico organizzati spontaneamente dagli agricoltori e dalle loro associazioni, per impedire l'ingresso nel nostro paese ai camion e agli autotrasportatori con merce quanto meno sospetta. Dobbiamo porci la


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seguente domanda: se non vi fosse stata quella iniziativa spontanea, il Governo cosa avrebbe fatto? I camion sarebbero tranquillamente passati alla frontiera (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)?
A quella fase di panico ha fatto seguito la fase - diciamo così - del «tutto va bene», con gli spot del Ministero dell'agricoltura, in televisione e sui giornali.

PRESIDENTE. Onorevole Guido Rossi, deve concludere.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Concludo, signor Presidente. Si è trattato, anche in quel caso, di forme autogestite nel dare rassicurazioni nei confronti dei consumatori: si è avuto, allora, il macellaio che da solo garantiva la bontà della carne. Come fa un macellaio - se non su basi che possiamo definire fideistiche - a garantire al proprio cliente che la carne è sana? È necessario, invece, un sistema di etichettatura e di garanzia della validità della carne, previsto nei regolamenti comunitari. In ogni caso...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Guido Rossi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Chiappori, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. La ringrazio, signor Presidente. Onorevole Signorino, mi dispiace citarla tante volte, perché poi rischia di diventare un caso pubblico (cosa che non voglio). Siamo di fronte, però, ad un ragionevole dubbio e vorrei che lei lo ammettesse. Siamo di fronte al problema della salute dei cittadini e non possiamo richiamare la normativa europea solo quando ci fa comodo. L'Europa conosceva tali rischi da tanto tempo e non ha fatto nulla.
Contrariamente a quanto potrebbero affermare altri, non facciamo il ragionamento secondo cui due aspirine sono meglio di una e tre sono meglio di due. Vogliamo, però, che per l'età di macellazione ci si riferisca almeno ai venti mesi. Per quanto mi riguarda, avrei suggerito il termine di diciotto mesi; in ogni caso, venti mesi mi sembrano un periodo ragionevole.
Colleghi, stiamo difendendo gli allevatori e la salute pubblica; cerchiamo però di non fare riferimento a normative di paesi che sono giunti in ritardo di sei, sette anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, anch'io vorrei sottolineare, come i miei colleghi, che di fronte ad una problematica così importante ci sembra che il Governo, con le sue istituzioni, si sia comportato in maniera un po' leggera: tutta la faccenda è stata ridotta a notizie di apertura di telegiornale, piuttosto che entrare nel merito dell'argomento per una giusta informazione nei confronti dei cittadini italiani. Ma se ad una tale informativa sono stati preferiti altri tipi di spot, il Governo (forse per garantire certi equilibri europei) si è mosso in maniera poco incisiva nei confronti degli allevamenti - molto meno garantiti - di altri paesi europei.
Al contrario, avremmo voluto che il Governo si fosse comportato in maniera adeguata rispetto a tale problematica e che avesse posto in evidenza la sostanziale differenza che esiste tra gli allevamenti italiani (con le garanzie di qualità da essi fornite) e agli allevamenti di altri paesi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Procacci 1.4, fatto proprio dal gruppo della Lega nord Padania, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Onorevole Giovine, la prego, non vorrei essere costretto a richiamarla. Onorevole Giancarlo Giorgetti, la prego, si accomodi al suo posto.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 363
Astenuti 8
Maggioranza 182
Hanno votato
164
Hanno votato
no 199).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Togliete via quella tessera, colleghi, per piacere!

CESARE RIZZI. Presidente, guardi anche dall'altra parte!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 372
Votanti 370
Astenuti 2
Maggioranza 186
Hanno votato
165
Hanno votato
no 205).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 1.6.

ALESSANDRO CÈ. Lo ritiro, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Cè, accoglie l'invito a ritirare il suo emendamento 1.7?

ALESSANDRO CÈ. Non lo ritiro, Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, inizio il mio intervento sottolineando ancora una volta la schizofrenia di fondo che caratterizza i rapporti tra il Governo e la maggioranza. Infatti, oltre all'intervento, più volte citato, del ministro Veronesi, che ha parlato di diciotto mesi, ci sono stati anche gli interventi del ministro Pecoraro Scanio riguardo alle carni importate, in particolare, dalla Francia, ma anche riguardo alle carni che arrivano nel nostro paese con procedure anomale di triangolazione: ebbene, anche il ministro Pecoraro Scanio ha fissato il termine a diciotto mesi. Allora, non riesco veramente a capire il perché di questo atteggiamento di opposizione senza alcuna giustificazione.
Devo desumere, anche dall'intervento dell'onorevole Saia, che effettivamente l'Europa sta diventando un po' un comitato d'affari. Credo sia giusto, infatti, attenersi in linea di massima al criterio dell'omogeneità con le normative europee, ma queste non possono essere così stringenti da non consentire, addirittura per le produzioni di carni interne, controlli più rigorosi. Un simile atteggiamento, infatti, lederebbe l'autonomia dei singoli paesi ed andrebbe anche contro il buonsenso che deriva dalla conoscenza dei problemi che si devono affrontare.
Per quanto riguarda il tema specifico, con questo emendamento io sollevo per l'ennesima volta il problema dei coadiutori veterinari. Non è vero, come è stato affermato precedentemente - non ricordo se dal sottosegretario -, che si è intervenuti in misura consistente sotto questo profilo. Questo è un argomento di vecchia data che noi periodicamente affrontiamo in Commissione affari sociali. La conferma dell'inadeguatezza dell'organico del personale veterinario nelle stazioni di confine l'abbiamo avuta anche recentemente: bastava vedere i servizi che arrivavano


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dalle nostre frontiere per capire come - spesso i carichi di bestiame venivano addirittura bloccati dagli allevatori che andavano a protestare sul confine - i controlli veterinari fossero assolutamente inadeguati.
L'unico intervento compiuto ultimamente da questo Governo è stato in favore dell'integrazione, in certe aree del paese, di un numero adeguato di coadiutori veterinari, destinati però ad affrontare l'emergenza della cosiddetta patologia della lingua blu. I nostri confini, però, sono assolutamente sguarniti: per rendersene conto, basta interrogare tutti quei coadiutori veterinari che per molti anni hanno lavorato in condizioni di parità con il personale titolare, essendo però sottopagati, perché chiamati a svolgere funzioni di supplenza rispetto ad un organico del tutto insufficiente.
Questa, allora, dovrebbe essere un'occasione da non perdere, anche perché non si tratta di regalare il posto a qualcuno, ma soltanto di rimpolpare un organico che da sempre è deficitario e, nello stesso tempo, di assicurare un adeguato controllo di tutte le merci in ingresso in Italia, in particolare quelle toccate dalle patologie di cui ci stiamo occupando.
Credo che ancora una volta - ne ho la conferma dal fatto che non vi sono interventi consistenti - con questo provvedimento si stia perdendo una grossa occasione. La relazione tecnica, seppur ben dettagliata, non prevede alcuno stanziamento volto ad aumentare l'organico di questi lavoratori. Mi chiedo allora perché si parli di veterinari frontalieri nell'articolato se non viene previsto uno stanziamento in loro favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, ritengo importante la questione posta con questo emendamento. I controlli alle frontiere sono certamente importanti, soprattutto se si tratta di controllare, dal punto di vista sanitario, la qualità dei prodotti che vengono immessi nel nostro mercato. Sappiamo che vi è una certa serietà nell'operare i controlli all'interno dell'Unione europea; tuttavia la stessa cosa non si può dire per le carni provenienti dall'est: in Romania ci sono veterinari che guadagnano 200 mila lire al mese e che sono quindi disposti a certificare tutto e il contrario di tutto anche per sole 50 mila lire.
Pertanto, credo sia opportuno potenziare il numero dei veterinari di frontiera, che lavorano da anni abbandonati a loro stessi e ai quali viene affidato il controllo dei prodotti importati per tutelare la salute dei cittadini. Devono essere infatti riconosciuti i meriti di queste persone che da tanti anni svolgono un lavoro che forse non rientra neanche nelle loro mansioni, ma lo svolgono perché hanno a cuore la tutela della salute di tutti noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dozzo, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, il potenziamento dei controlli alla frontiera è sicuramente essenziale e prioritario.
Nel corso della manifestazione degli allevatori ai valichi, quando sono stati aperti i camion frigo, si è potuto verificare che tipo di carne viene immessa sul mercato italiano.
Signor Presidente, vorrei farle sapere cosa è emerso dai controlli effettuati dagli allevatori. In alcuni camion frigo non sono stati trovati solo prodotti zootecnici, ma anche confezioni di latte in tetrapak, con il marchio di due grosse società italiane, provenienti dalla Polonia e dalla Germania. Dico questo, signor Presidente, perché lei ricorderà bene la famosa questione delle quote latte: ebbene, questi camion frigo erano pieni di latte importato e già marcato. Vorrei sapere se quel latte poi andrà ad aumentare il quantitativo


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globale prodotto in Italia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fongaro, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

CARLO FONGARO. Signor Presidente, si ha l'impressione che ogni volta che ci si occupa di agricoltura lo si faccia da incompetenti. Non si sa se questo avviene perché questa maggioranza non capisce nulla di agricoltura o fa finta di non capire nulla.
Accadde con le quote latte: sembrava che tutte le colpe fossero dei produttori e poi invece si scoprì che c'erano di mezzo l'AIMA, i sindacati e i vari ministri dell'agricoltura succedutisi nel tempo.
A quel tempo i produttori di latte per dimostrare le loro ragioni dovettero scendere in piazza e creare quei famosi disordini che furono duramente repressi dalla forze dell'ordine. Accade ora la stessa cosa con gli allevatori che per far valere le proprie ragioni devono recarsi ai valichi di frontiera e far controllare il contenuto dei camion.
Presidente, si ha l'impressione che questa maggioranza si intenda soltanto di un certo tipo di lavori: quelli socialmente utili!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Presidente, con questo emendamento ci si vuole riferire al numero dei veterinari. Ma in tutti gli articoli del decreto non si dice come il Governo intenda istruire il personale che dovrebbe condurre le indagini ed eseguire i test. Ora, se si devono eseguire i test su tutti i bovini macellati, mi pare che l'impegno richiesto sia notevole ma il Governo non lo ha ancora quantificato, né ci ha detto come intenda arrivare entro pochi giorni ad avere personale preparato e laboratori attrezzati per fare quanto richiesto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cuccu. Ne ha facoltà.

PAOLO CUCCU. Signor Presidente, se riflettiamo sulle affermazioni fatte da alcuni esponenti della maggioranza, non possiamo non pensare che questo emendamento avrà successo.
Alcuni colleghi hanno chiaramente detto che in Italia molte cose vanno bene perché i medici veterinari sono di qualità eccellente. Io non ho alcun dubbio che i nostri colleghi della medicina veterinaria siano professionisti non di alto ma di altissimo livello. Però essi non possono essere pochi in un momento di emergenza. E tutti abbiamo detto che questa è un'emergenza, e quale emergenza, onorevoli colleghi! Questa è l'emergenza dell'emergenza.
Di conseguenza, non dobbiamo risparmiare; il Governo, cioè, non deve risparmiare i pochi miliardi che servono a potenziare le strutture di controllo. Del resto i colleghi intervenuti hanno ben spiegato che cosa è accaduto e ciò che è stato possibile vedere, attraverso le immagini televisive, quando sono stati aperti alcuni Tir. Ne abbiamo viste di tutti i colori!
Di conseguenza, la presenza di un adeguato numero di questi nostri colleghi della medicina veterinaria, bravi e preparati, sicuramente potrà dare un notevole contributo nell'affrontare questa problematica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Covre, al quale ricordo che ha disposizione un minuto. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COVRE. Anni fa, alcuni produttori vinicoli italiani hanno fatto un'azione assolutamente criminale: si sono messi a produrre il vino con l'etanolo.


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Giustamente, l'Europa è intervenuta in maniera rigorosa, emanando provvedimenti e anche criminalizzando, come era giusto che fosse, questi nostri produttori. Abbiamo pagato un prezzo giusto per un'azione assolutamente deprecabile.
Oggi la questione riguarda non il vino ma la carne. Vi sono paesi (in particolare l'Inghilterra e la Francia) che in questi anni non si sono comportati bene. Ho l'impressione che l'Europa, soprattutto nel comparto agricolo (e in questo caso in quello della zootecnia che muove interessi fortissimi), stia adoperando due pesi e due misure; sia cioè rigorosa e bacchettona, come deve esserlo, sempre e comunque, nei confronti dei produttori italiani di vino o di altri prodotti alimentari, mentre lo sia meno nei confronti dei produttori stranieri. Ho questa sensazione; non so se essa sia condivisa, vorrei comunque richiamare su questo punto l'attenzione dei colleghi di tutti gli schieramenti politici.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Covre.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Giudico questo emendamento estremamente importante perché il controllo delle frontiere, soprattutto quando c'è di mezzo la salute pubblica, mi sembra l'azione minima che un Governo, uno Stato debba fare!
Ci sorprende veramente che gli allevatori invece di poter stare tranquilli a casa e fare il loro lavoro, debbano sostituirsi allo Stato per andare a fare i controlli alle frontiere, con i risultati oltretutto che abbiamo visto. Come nel caso dell'immigrazione extracomunitaria, il Governo dovrebbe chiacchierare un po' meno e fare di più; su questioni così importanti dovrebbe rafforzare in maniera adeguata gli organismi che devono svolgere i controlli. Mi sembra che l'atteggiamento del Governo nei confronti dell'Europa sia di eccessiva sudditanza, nel senso che, quando facciamo qualcosa e gli altri ci bacchettano, facciamo finta di niente; quando, invece, sono gli altri a fare cose gravi, come gli allevatori di altri paesi, il Governo pare quasi non interessarsene.
Su un argomento così grave ed importante per la salute di tutti noi, ci si aspetterebbe che un Governo responsabile facesse la propria parte, anche a rischio di qualche incidente diplomatico e di doversi scontrare con gli amici di affari, e si comportasse in maniera adeguata al controllo delle frontiere.

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prendere posto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 367
Astenuti 4
Maggioranza 184
Hanno votato
169
Hanno votato
no 198).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 363
Astenuti 7
Maggioranza 182
Hanno votato
168
Hanno votato
no 195).


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Onorevole Lucchese, accede all'invito a ritirare il suo emendamento 1.12?

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relatrice mi ha invitato al ritiro di questo emendamento che, tra l'altro, ripete quanto è stato stabilito a livello europeo dal ministro dell'agricoltura: il divieto di utilizzo di mangimi contenenti proteine animali derivanti da tessuti animali per l'alimentazione di tutti gli erbivori, con esclusione dei mangimi contenenti proteine derivanti da farine di pesce destinate ai suini, al pollame, ai pesci, a partire dal 1o gennaio 2001. Vorrei che questa data fosse certa. Il contenuto del mio emendamento è stato stabilito anche a livello comunitario e, quindi, non capisco perché mi sia stato rivolto l'invito a ritirarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cuccu. Ne ha facoltà.

PAOLO CUCCU. Presidente, ritengo che questo emendamento non debba essere ritirato. Infatti, molti guai connessi alla patologia che è in discussione...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cuccu, se non capisco male, la collega relatrice ha invitato al ritiro di questo emendamento perché la norma esiste già in una direttiva europea.

PAOLO CUCCU. Non è espressa in questi termini.

PRESIDENTE. Sentiamo la relatrice al riguardo.
Prego, onorevole Signorino.

ELSA SIGNORINO, Relatore. A proposito di competenza, ho dato lettura in Commissione del testo della legge finanziaria approvato dalla Camera in cui è già prevista questa norma; sempre a proposito di competenza...

PRESIDENTE. Va bene, non facciamo polemiche.
Prego, onorevole Cuccu.

PAOLO CUCCU. Presidente, preferiamo prendere l'uovo oggi e lasciare la gallina a domani. La finanziaria è ancora in itinere e noi ragioniamo su questo provvedimento. Molti guai sono dovuti proprio al fatto che i mangimi contenenti proteine derivanti da tessuti animali sono preparati - per lo meno, così è riferito dalla comunità scientifica - frammentando carcasse bovine e costituendo enormi palle. Queste palle giganti vengono immesse in forni ad alta temperatura ma, a quanto pare, la temperatura ad alto livello non riesce a raggiungere il centro della palla. Probabilmente, molte delle farine entrate in commercio non erano state perfettamente sterilizzate; ciò può essere una delle cause di diffusione di questa patologia. Di conseguenza, dobbiamo usare un sistema di estrema prudenza e chiedo di esprimere voto favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, intervengo soltanto per alcune precisazioni.
Siamo tutti d'accordo sul fatto che questo problema non sia di facile soluzione. Oggi non è facile stabilire esattamente quali sono le farine animali che possono ancora essere messe in commercio, quali specie animali escludere, come riuscire a controllare che chi acquista determinate farine animali le utilizzi, appunto, per certi animali e non per altri. Però, onorevole Signorino, le falsificazioni hanno un limite. Lei ha citato la norma inserita nel disegno di legge finanziaria che, fondamentalmente, ha carattere programmatico e non risolverà alcun problema


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in quanto, molto genericamente, stabilisce che le farine animali dovranno essere utilizzate unicamente per razze animali etologicamente compatibili. Si tratta di una dizione molto elegante che, però, non vuole dire assolutamente nulla, tanto più perché non è accompagnata da norme sanzionatorie che ci diano la certezza o perlomeno che ci avvicinino ad essa che l'abitudine sbagliata di utilizzare queste farine si riduca nel tempo; tale risultato potrebbe essere raggiunto se chi è responsabile di trattamenti non corrispondenti a quanto normato potesse subire sanzioni.
Detto questo, credo che tale argomento - l'emendamento Lucchese 1.12 si avvicina maggiormente alla corretta soluzione della questione - debba per forza essere affrontato, anche perché lo stesso onorevole Cuccu, che mi ha preceduto, ha già detto che la malattia - vuoi che sia derivata dalla scrapie degli ovini, vuoi che abbia un'altra derivazione - è legata proprio alla triturazione e all'utilizzo di tali farine animali (almeno questa è l'ipotesi di gran lunga più probabile). Sappiamo anche che l'agente patogeno in questione sembra essere, in alcuni casi, resistente ad una temperatura di 360 gradi. Il grave episodio avvenuto in Inghilterra nel 1994 sembra dipendere dal fatto che i residui animali non siano stati sottoposti ad una temperatura così elevata, ma addirittura ad una temperatura di 100 gradi.
Comunque, il problema esiste. Può darsi sia un problema - di ciò ci ha parlato il professor Veronesi - legato a questioni di tipo immunologico, tant'è vero che in passato vi sono stati esempi di tale malattia, anche nel genere umano, nei casi di cannibalismo. Sembra, cioè, che introitare proteine simili a quelle del proprio organismo instauri meccanismi di tipo immunologico che determinano una conformazione anomala di tale proteina.
Questo argomento non va affrontato con formule programmatiche, così amate dai Verdi ma che non risolvono assolutamente nulla. In questo campo bisogna essere assolutamente drastici ed individuare, eventualmente, le farine che possono ancora essere destinate a razze animali che, normalmente, utilizzano sostanze organiche derivate o proteiche; per il resto, invece, bisogna vietare la vendita di determinate farine e prevedere sanzioni pesanti nei confronti degli allevatori che dovessero trasgredire tale norma. Se non saremo così intransigenti, ci troveremo continuamente a dover affrontare questo problema che, però, si ingigantirà sempre di più e rappresenterà un'insidia - lo voglio ribadire - molto grande per il nostro futuro, anche sotto il profilo sanitario (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Cè, mi pare, però, che non sia in discussione la positività della disposizione, ma il fatto che essa esista già nell'ordinamento.

ALESSANDRO CÈ. È ancora più vaga, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Procacci. Ne ha facoltà.

ANNAMARIA PROCACCI. Signor Presidente, intervengo su questo punto perché, come i colleghi ricorderanno, su di esso noi Verdi abbiamo lavorato molto a lungo, per diversi anni: mi riferisco al problema delle farine animali.
Voglio dire subito che prendo atto certamente dell'attenzione e della sensibilità al problema dimostrate dall'emendamento Lucchese 1.12, ma ritengo che la sua formulazione non sia opportuna. Già nella legge finanziaria - lo ha ricordato la relatrice, onorevole Signorino - noi abbiamo previsto con una formulazione corretta il divieto di utilizzo di farine animali non compatibili con le esigenze etologiche delle singole speci. Penso - e di questo ho già avuto modo di discutere in Commissione affari sociali con l'onorevole Cè - che certamente noi dobbiamo essere capaci di affrontare soltanto l'emergenza - quella che purtroppo stiamo vivendo - ma dobbiamo anche essere in grado di


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legiferare in modo generale. Ed è questo quello che è mancato per troppo tempo da parte di questo Parlamento! Probabilmente, se noi ci fossimo mossi prima - e non così tardi! - affrontando il problema degli allevamenti e di tutto il sistema della zootecnia, forse almeno una parte di quello che è accaduto lo avremmo potuto risparmiare a tutti: ai cittadini consumatori, alla difesa della salute e al mondo della produzione, le cui sofferenze noi abbiamo certamente raccolto in pieno.
Ma già prima della legge finanziaria noi avevamo portato a norma nella legge comunitaria il discorso sulle farine animali. Era il gennaio di quest'anno; è trascorso parecchio tempo e molte cose sono avvenute: io voglio sottolineare l'attenzione, la prudenza e la capacità di cogliere i problemi che tutta la Commissione affari sociali - maggioranza e opposizioni - rivelò in quell'occasione, perché votammo all'unanimità contro l'uso delle farine animali. La legge comunitaria ha fatto un lunghissimo percorso e la norma, dopo diversi «annacquamenti» nei vari passaggi tra i due rami del Parlamento e sull'onda delle solite accuse - «voi volete punire gli allevatori» e vedete oggi che non è vero -, finalmente oggi, dopo il passaggio al Senato, è tornata nella sua forma originale.
Il discorso delle farine animali dimostra, colleghi, che noi dobbiamo essere tutti in grado di costruire un sistema efficace di prevenzione. Ora, ripeto, affrontiamo l'emergenza, ma pensiamo anche alla prevenzione!
Voglio ricordare brevemente per chi si fosse distratto che in questi mesi abbiamo costruito un sistema incrociato; un sistema che certamente si rifà ai seguenti principi: oltre alla questione delle farine animali, di cui ho parlato abbastanza, tale sistema si rifà al punto contenuto nella legge finanziaria, sul quale vorrei richiamare anche l'attenzione dei colleghi della Lega relativamente a quell'articolo che prevede l'istituzione di un fondo di riconversione per le aziende che vogliano trasformare la loro attività. Credo che da parte di molti colleghi vi sia stata una sottovalutazione di quel fondo, perché proprio quell'azione, quel provvedimento e quella proposta, che poi è diventata norma e che è contenuta nel corpo della legge finanziaria ora al Senato, rappresenta una risposta al mondo della produzione: lo Stato che dà la possibilità a molte aziende di riconvertirsi! Questi sono fatti, ma figuratevi se questa sera io non ho ascoltato con attenzione tutte le vostre parole, noi che su questi problemi lavoriamo da tanti anni essendo preoccupati per un sistema che spesso corre più ad un disinvolto fine di profitto, piuttosto che alla razionalità, con conseguenze negative per tutti.
Ed allora, colleghi...

PRESIDENTE. Onorevole Procacci, deve concludere!

ANNAMARIA PROCACCI. Concludo, semmai proseguirò il mio ragionamento durante l'esame degli emendamenti successivi.
Quello che voglio dire è questo: trovo assurdo che vi sia stato, come ho sentito dire questa sera in quest'aula, anche all'interno di un medesimo gruppo politico...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Procacci!

ANNAMARIA PROCACCI. ...la contrapposizione tra salute e produzione (Applausi dei deputati del gruppo misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dozzo, al quale ricordo che dispone di un minuto di tempo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, intervengo per controbattere alcune affermazioni della collega Procacci. Vorrei ricordare alla collega Procacci che lei stessa in Commissione agricoltura sosteneva la bontà del sistema di allevamento praticato in Inghilterra e quindi la necessità di importare, per il benessere animale, i capi già macellati. Te lo ricordi,


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collega Procacci? Abbiamo visto che quel sistema tanto decantato dalla collega Procacci ha prodotto per primo il morbo della mucca pazza. Al contrario, il sistema che la collega Procacci vuole riconvertire, al momento attuale, non ha avuto gli effetti deleteri a cui faceva prima cenno la collega. Quindi, quando si parla di riconversione delle attività, ho la netta sensazione che da parte del gruppo della collega Procacci si voglia sostenere l'eliminazione totale degli allevamenti in Italia, perché sono di tipo intensivo e quindi sono contrari al benessere animale per andare verso quel tipo di allevamento che in questo momento ha provocato tanti danni in Europa. Questa non è certamente la soluzione ideale (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Malentacchi. Ne ha facoltà.

GIORGIO MALENTACCHI. Signor Presidente, non voglio certamente ripetere l'intervento già fatto durante la discussione sulle linee generali, ma una cosa è certa: il problema dell'alimentazione dei bovini (e non solo dei bovini, ma delle specie in senso generale) pone al centro dell'attenzione e del dibattito scientifico e culturale la questione delle farine animali e quindi del complesso dei mangimi.
Partendo da una premessa essenziale per la discussione sul decreto-legge, che pur trattava di questioni sanitarie di emergenza, ho affermato che comunque l'uomo, nutrendosi degli animali che erano stati allevati con queste farine animali, estendeva il cannibalismo a tutte le specie ed innescava un processo negativo fino ad arrivare a veicolare i germi della malattia che di specie in specie arrivava fino all'uomo.
Pertanto, su tale questione che si vuole sottacere per una serie di questioni e di problemi politici ed economici, voglio assicurare che Rifondazione comunista si batterà sempre in questa direzione.
In merito alla questione posta dall'emendamento, seppure in una parte non convinca perché di specie in specie - collega Lucchese - se prevedi le farine di pesce, bisogna ricordare che i pesci molto probabilmente sono alimentati dalle farine animali e, comunque, anch'essi hanno subito trasformazioni genetiche dovute a manipolazioni, per cui il circolo si allarga ancora. Per questi motivi, pur condividendo alcuni punti fermi del tuo emendamento, collega Lucchese, riteniamo che non possiamo condividerlo appieno e quindi il gruppo si asterrà.
Resta fermo il fatto che le questioni affrontate nella finanziaria sono questioni di principio, di carattere generale. È vero che noi in parte abbiamo concordato, ma una normativa di intenti non può coprire la questione fondamentale che secondo noi rimane del tutto aperta: non solo per quanto attiene alla moratoria di sei mesi che i regolamenti comunitari hanno previsto, ma anche per il complesso delle questioni occorre che sia presa una decisione molto più drastica, quella del divieto assoluto. Su questa questione si devono impostare le future discussioni.
Da molto tempo fin dai primi giorni in cui è esploso il problema noi abbiamo presentato un'interpellanza ed anche presentato un'interrogazione sulle questioni specifiche sui danni che si possono provocare nell'uomo mediante la trasmissione della CID.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vascon, che ha un minuto. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, mi permetto di ricordare ai colleghi deputati le vicissitudini che abbiamo dovuto affrontare. Chi di noi non ricorda, per esempio, i problemi che ci ha creato il latte olandese? Chi non ricorda i polli alla diossina belgi? E così via. Ora ci ritroviamo fra le mani, nostro malgrado, ancora un altro problema che, guarda caso, arriva da oltre confine: i nostri allevatori, quindi, chiedono i test dei propri prodotti. La bontà del prodotto nazionale, signori, sta nella forza con cui... (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).


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PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vascon.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, denunciamo da tempo i rischi che si corrono quando la politica entra nell'ambito dell'economia, poiché alla fine prevalgono i più forti e non i più bravi. È inutile produrre il latte migliore quando si impongono le quote per mere questioni politiche; lo stesso vale per gli allevamenti, perché i nostri allevatori hanno perso ormai le fattrici, le vacche da latte ed ora stanno per perdere anche i capi da carne. Si tratta di decisioni politiche e dobbiamo pensare che, purtroppo, stiamo perdendo ricchezza reale, in particolare nel settore della nostra agricoltura, per pagare parte del debito pubblico accumulato negli anni.
Siamo quindi deboli e servono altri ministri, altri Governi; servono capacità, serve tempo, servono, come abbiamo proposto con i nostri emendamenti, controlli alle frontiere, etichette sulla provenienza, informazione ma soprattutto serve... (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Luciano Dussin.
Colleghi, siete naturalmente liberi di svolgere gli interventi come volete, ma devo informarvi che l'ordine dei lavori è quello stabilito, per cui, siccome abbiamo deciso che domani ci occuperemo del provvedimento sull'immigrazione, rischiamo di non poterlo esaminare se protraiamo i lavori. Decidete voi sulle priorità.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, ci ha messo in un bel dilemma: scegliere fra immigrazione clandestina e la morte per mucca pazza (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Si possono scegliere le mucche clandestine pazze!

DARIO GALLI. Si possono fare battute come si vuole, ma ai nostri concittadini noi ci teniamo, non so lei!
In ogni modo, mi sembra che una serie di osservazioni importanti siano state svolte negli ultimi interventi, ma non è che da parte del Governo arrivino risposte adeguate. Ricordo soltanto che già negli anni passati si sono fatti danni enormi all'agricoltura, soprattutto nel nord Italia, con le quote latte e quanto ne è conseguito. Devo dire che adesso si sta dando un'altra mazzata che rischia di diventare definitiva ad un settore economico fondamentale, come l'allevamento di animali da carne, che, lo ricordo, nel nord Italia, anche se ovviamente prevalentemente industrializzato... (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Galli.

NICOLA BONO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori: non so se può darmi la parola adesso, oppure dopo il voto.

PRESIDENTE. Dipende dalla materia; prego, onorevole Bono.

NICOLA BONO. Signor Presidente, la questione che desidero porre è la seguente: stanno fioccando una serie di telefonate a tutti i colleghi per quanto riguarda i termini di scadenza per gli emendamenti alla manovra finanziaria...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bono, è preferibile trattare la questione dopo il voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, dobbiamo capire se stiamo discutendo su un provvedimento nel quale la longa manus dell'Europa, ancora una volta, arriva fino al Parlamento, per cui condiziona le nostre decisioni, oppure se il Governo, autonomamente, si assuma la responsabilità di non attuare i dovuti e


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necessari controlli al confine, delegittimando completamente una serie di istanze del mondo zootecnico.
Quello che vogliamo capire e quello che il sottosegretario, in mancanza del ministro, dovrebbe spiegare è se il provvedimento in esame sia l'ennesima attuazione europea sulla nostra pelle, oppure se vi sia dietro una reale politica agricola...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caparini.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 347
Votanti 288
Astenuti 59
Maggioranza 145
Hanno votato
94
Hanno votato
no 194).

Onorevole Lucchese, accoglie l'invito a ritirare il suo emendamento 1.13? Le faccio presente che sulla stessa materia è stato presentato un ordine del giorno firmato anche da lei.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, lo ritiro, e ricordo che vi era stato un impegno del ministro della sanità e del ministro Pecoraro Scanio proprio sull'etichettatura, che dovrebbe entrare in vigore il 1o gennaio del 2001. Voglio dare fiducia al Governo, lo aspetto al varco per verificare che rispetti gli impegni assunti, soprattutto per quanto riguarda l'etichettatura relativa al luogo di nascita degli animali di allevamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Procacci accoglie l'invito a ritirare il suo emendamento 1.16?

ANNAMARIA PROCACCI. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per motivarne il ritiro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNAMARIA PROCACCI. Signor Presidente, vorrei spiegare il senso della nostra proposta all'Assemblea. Pensiamo che sia necessario realizzare un'autentica prevenzione e per questo motivo non siamo intervenuti sugli emendamenti, sui quali si è svolta un'ampia discussione relativamente ai 18, 20 o 30 mesi di età degli animali. Pensiamo che il provvedimento debba dare la priorità all'aggiornamento dell'elenco degli organi specifici a rischio. Fino ad ora vengono destinati alla distruzione alcuni organi degli animali abbattuti: il cervello, gli occhi, le tonsille ed altri. Mancano alcune parti importanti che possono essere davvero sede e veicolo di infezione e, quindi, sede del morbo stesso.
Pertanto, abbiamo proposto l'inserimento nel decreto dell'obbligo di rimozione di colonna vertebrale e milza. Partiamo dalla colonna vertebrale, dove sono presenti i gangli delle radici dorsali dei nervi; possiamo avere una situazione, colleghi, per la quale, attraverso il test non si rivela la presenza del morbo perché viene eseguito su una parte del cervello dell'animale abbattuto, mentre può essere in corso il processo di infezione nella colonna vertebrale. Sono affermazioni del Comitato scientifico dell'Unione europea che, già diverso tempo fa, sottolineò la pericolosità, la vulnerabilità della colonna vertebrale e ne consigliò la rimozione.
Per quanto riguarda la milza, valgono le stesse considerazioni che si fanno per il sistema linfatico e per le tonsille ed è già stato trovato il prione all'interno della milza. A questo punto, signor Presidente, voglio essere molto sincera ed ho già sottolineato anche ai componenti del Governo che il giudizio dei Verdi sul provvedimento, così come è stato portato all'attenzione della Camera, è molto tiepido. Si tratta di un provvedimento modesto, di modesto profilo, che noi, anche


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attraverso queste disordinate discussioni, stiamo cercando di migliorare. Tuttavia, vi è un punto inequivocabile e irrinunciabile che deve essere migliorato: l'inclusione della milza e della colonna vertebrale tra gli organi specifici a rischio.

PRESIDENTE. Onorevole Procacci, dovrebbe concludere.

ANNAMARIA PROCACCI. Concludo, signor Presidente. Durante la discussione svolta con la relatrice ed il Governo, la Commissione è pervenuta ad una riformulazione delle proposte emendative dei Verdi. Dunque, ritengo che l'emendamento 1.41 della Commissione sia soddisfacente perché accoglie il senso della richiesta emersa dal nostro lavoro. Ritiro, quindi, i miei emendamenti 1.17 e 1.10.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gramazio 0.1.41.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 351
Votanti 350
Astenuti 1
Maggioranza 176
Hanno votato
150
Hanno votato
no 200).

Onorevole Lucchese, accetta l'invito al ritiro del suo subemendamento 0.1.41.1?

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, ho presentato questo emendamento, che esclude la milza dagli organi a rischio, al contrario di quanto aveva proposto la collega Procacci.
Sono d'accordo per quanto riguarda la colonna vertebrale ed il midollo spinale, ma la maggior parte dei comitati scientifici comunitari non hanno stabilito che la milza sia un organo a rischio. A questo punto dovrebbe essere considerato a rischio anche il fegato. Mi pare che sia un po' esagerato e, quindi, vorrei eliminare dall'emendamento della Commissione la parte relativa alla milza.
Tra l'altro, ricordo che nella zona di Palermo essa viene usata abitualmente in modo corretto da chiunque e non ha mai fatto male a nessuno...

PRESIDENTE. Questo argomento prova troppo, onorevole Lucchese.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. ... ed è una cosa che ha anche una certa valenza di costume ed economica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, mi permetta di fare un inciso. So che buona parte dell'Assemblea sarebbe interessata a partecipare alla funzione prevista per le otto, ma dobbiamo procedere con i nostri lavori. Io per primo sarei molto interessato, ma abbiamo deciso di affrontare la questione dell'encefalopatia bovina e alle otto saremo qui a discuterne. Le due cose non sono compatibili.
Tuttavia, Presidente, non ho gradito il suo intervento in cui lei ha detto chiaramente che, se non concluderemo stasera l'esame di questo provvedimento, continueremo domani e forse non vi sarà la ripresa televisiva. Credo che questo non sia il modo giusto per affrontare i problemi. Eventualmente riprenderemo l'esame domani e ritarderemo i lavori riguardanti la legge sull'immigrazione, ma non vedo perché ciò debba precludere eventualmente...


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PRESIDENTE. Onorevole Cè, si tratta di una decisione assunta dalla Conferenza dei presidenti di gruppo all'unanimità, che ho comunicato ai colleghi perché ne fossero a conoscenza: tutto qui.

ALESSANDRO CÈ. Mi sono permesso di esprimere una mia opinione personale, perché non mi sembra una decisione...

PRESIDENTE. Spero che la comunichi al presidente del suo gruppo.

ALESSANDRO CÈ. Poi la comunicherò anche al mio capogruppo; siccome non lo sapevo, l'ho comunicata innanzitutto a lei.
Detto questo, vorrei tornare sulla questione delle farine animali e sulla qualità delle decisioni dell'Unione europea. Nel 1994, dopo l'esplosione del problema della mucca pazza in Gran Bretagna, con 180 mila capi di bestiame abbattuti e 80 persone morte, l'Unione europea ha assunto la decisione n. 94/381/CE, che introduceva il divieto di utilizzo di tutte le proteine derivate da tessuti di mammiferi, facendo salva però la possibilità per gli Stati membri che avessero adottato un sistema in grado di distinguere fra proteine di diversa derivazione - e già si capisce quale fantasia e quali capacità ci vogliano - di essere autorizzati dalla Commissione a somministrare ai ruminanti proteine animali derivanti da non ruminanti.
Quindi, dopo che si era verificata un'ecatombe, con 180 mila vittime tra i capi di bestiame, l'Unione europea non ha escluso l'utilizzo di farine animali, ad esempio quelle derivate dagli ovini, che poi sono risultati essere molto probabilmente i responsabili di quell'epidemia, perché affetti dalla malattia cosiddetta scrapie.
Queste cose lasciano allibiti perché capite bene che, se noi siamo nelle mani di un comitato di esperti che dovrebbe avere tutti i mezzi scientifici per conoscere le diverse problematiche e poi siamo costretti a recepire provvedimenti di questo tipo, le conseguenze non possono che essere negative.
Inoltre nei giorni scorsi la Comunità europea ci ha fatto sapere che dal 1o marzo 2001, quindi non da subito, non dovranno più essere utilizzate farine animali derivanti da animali da circo, eccetera. Ancora una volta non vengono esclusi quei residui animali che, non essendo stati sottoposti ad un test, potrebbero essere portatori di infezione.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Cè.

ALESSANDRO CÈ. Concludo. Non ho solo il sospetto ma la convinzione fondata che all'interno della Comunità europea o ci sono inesperti o ci sono persone a cui la salute dei cittadini europei interessa in misura assai marginale.
Esprimo tutte queste argomentazioni non perché siamo contro la Comunità europea ma solo perché vogliamo che essa si faccia portatrice di valori condivisibili e condivisi da tutti i cittadini della Comunità stessa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lucchese 0.1.41.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 347
Maggioranza 174
Hanno votato
150
Hanno votato
no 197).

ALBERTO SIMEONE. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO SIMEONE. Nella votazione che si è appena conclusa ho sbagliato ad esprimere il voto.


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PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gramazio 0.1.41.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 354
Maggioranza 178
Hanno votato
147
Hanno votato
no 207).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.41 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Vorrei che il relatore mi spiegasse la ratio di questo emendamento. Prima si è detto che per i test l'età di trenta mesi era sufficiente e ora, su input della collega Procacci, si parla di aggiornare l'elenco del materiale a rischio da rimuovere nei bovini di età superiore ai dodici mesi.
Vorrei chiarire a tutti le conseguenze di questa disposizione: se un test per la macellazione era eseguito a determinati costi e in tempi determinati, con l'aggiornamento dell'elenco del materiale da asportare non si farà azione di prevenzione ma si determinerà un onere maggiore per i macellatori. Da un lato si dice che il test non serve e, dall'altro, si dice, sulla base del parere del comitato scientifico, che occorre rimuovere la colonna vertebrale e la milza. Ma non sarebbe più logico fare il test e sapere se l'animale è positivo o negativo alla BSE piuttosto che fare tutta questa operazione, che appare completamente inutile? Pensateci un attimo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cuccu. Ne ha facoltà.

PAOLO CUCCU. Signor Presidente, effettivamente, la maggior parte delle considerazioni che intendevo svolgere sono state esposte brillantemente dal collega che mi ha preceduto. Mi limito, quindi, a segnalare un'ulteriore incongruenza.
Nell'emendamento 1.41 della Commissione si parla della colonna vertebrale. Se dovessimo sintonizzarci su tale lunghezza d'onda - che ovviamente non è condivisibile - dovremmo parlare di colonna vertebrale e del suo contenuto: infatti, è proprio rispetto a tale contenuto che possono verificarsi i guai peggiori. In ogni caso, l'emendamento 1.41 della Commissione va respinto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vascon, al quale ricordo che ha 1 minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, vorrei completare il ragionamento che ho iniziato in precedenza, ma che non ho potuto ultimare per ragioni di tempo. In sostanza, nostro malgrado, abbiamo visto arrivare nel territorio nazionale prodotti agroalimentari non sempre sani. Gli stessi paesi che immettevano in Italia i propri prodotti, come ad esempio il latte olandese, erano i primi acquirenti di latte italiano. La stessa cosa si è verificata per il pollo belga e ora per la carne.
Il fatto che i produttori italiani di carne chiedano la testatura, con gli strumenti a disposizione, sta a significare la bontà del prodotto e la sicurezza e l'onestà con cui esso viene realizzato. Le carni italiane - piaccia o non piaccia - sono rese disponibili al test perché sono sane. Dunque, con un intervento tempestivo, potremmo limitare il danno in cui versano, loro malgrado, gli agricoltori e i produttori di carne nel nostro paese.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Vascon.

LUIGINO VASCON. Sappiamo benissimo che i giorni passano e che gli aumenti dei costi sono incalzanti, in


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quanto la permanenza degli animali nelle stalle genera spese. Inoltre, vi è la limitazione a vendere legittimamente i propri prodotti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, le chiedo un attimo di attenzione. Infatti, esaminando il fascicolo degli emendamenti, mi sono accorto che il contenuto dell'emendamento Procacci 1.16 - che è stato fatto ritirare - viene riproposto con le stesse parole, gli stessi verbi e gli stessi termini, nell'emendamento 1.41 della Commissione. Non so se ciò sia consentito, almeno in termini formali. Vi è stato, dunque, il ritiro di un emendamento e la sua riproposizione...

ANTONIO SAIA. Non è vero! Nell'emendamento 1.41 della Commissione sono state aggiunte le parole: «tenendo conto dei pareri espressi dai comitati scientifici».

GIULIO CONTI. Ma pensa un po' che aggiunta!
Entrando nel merito, oltre ai problemi che pone, la procedura proposta dall'onorevole Procacci (in un emendamento fatto proprio dalla Commissione) non è completa: se vogliamo eliminare gli organi a rischio, dobbiamo rimuovere tutto il sistema linfatico. Non riesco a capire, tra l'altro, come si possa macellare un animale rimuovendo prima un organo, poi un altro, creando così un aumento pauroso dei costi.
Vi è poi un'altra grave contraddizione: si usa grande prudenza nel disossare animali fino a dodici mesi, quando per animali fino a trenta mesi si può fare quel che si vuole. Non mi sembra un procedimento organico e nemmeno logico. Faccio un invito alla presentatrice di tale proposta emendativa, affinché essa non sia sottoposta al voto, altrimenti si tratterebbe di una grave contraddizione con tutto quello che è stato detto e sostenuto fino ad ora. È, infatti, una contraddizione gravissima: si passa dai trenta mesi ai dodici, con una proposta emendativa che sarà applicata comunque, perché sarà integrata nel testo normativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

PAOLO GALLETTI. Signor Presidente, vorrei sottolineare che la rimozione della colonna vertebrale e, ovviamente, del suo contenuto, è prevista in un provvedimento già attuato dalla Francia. Quando parliamo di prevenzione dobbiamo stare molto attenti. Come sosteneva, se non sbaglio, il collega Cè (comunque, in forte contraddizione con il proprio gruppo), dobbiamo stare attenti a non sottovalutare il fatto che con il test si ha una verifica di tipo empirico, che rileva la malattia in fase conclamata, quando l'animale può essere infetto (ad esempio, nella colonna vertebrale) senza che il test lo rilevi. Questa quindi è una norma di precauzione e di prevenzione da un possibile contagio. L'emendamento della Commissione nasce, per così dire, dalla sollecitazione proveniente dagli emendamenti presentati dai verdi.
Approfitto per far notare al collega Dozzo che la polemica che possiamo fare tra noi non può riguardare gli allevamenti semintensivi o allo stato brado realizzati in Inghilterra, in Francia o in Italia (Commenti del deputato Dozzo). Il problema è l'alimentazione degli animali, come è stato detto anche dal collega Cè. Il problema nasce dal fatto che animali erbivori e ruminanti vengono alimentati contro natura con farine di carne, da cui deriva una malattia simile a quella dei cannibali della Nuova Guinea, che si trasmette agli uomini con modalità in parte sconosciute. Questo è il punto sul quale dobbiamo discutere.
Il rispetto delle condizioni etologiche, poi, ossia il fatto che gli animali debbano essere allevati con la possibilità di muoversi, è possibile anche nel nostro paese. I colleghi sanno che esistono razze bovine


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italiane certificate allevate allo stato semibrado, ad esempio sull'Appennino: parlo della maremmana, della chianina, della romagnola, della podolica, eccetera. Queste oggi non hanno problemi di mercato, cari colleghi, come non ne hanno gli allevatori biologici, perché hanno puntato da subito sulla qualità e sulla certificazione del processo e del prodotto, per cui danno garanzie al consumatore. Dobbiamo quindi renderci conto del fatto che c'è qualcuno che ha sbagliato alimentando gli animali con farine di carne, perché meno costose di quelle vegetali, allevandoli in maniera contraria alla loro natura. Oggi costoro purtroppo pagano un prezzo economico, con il fallimento, ma ciò che è peggio è che fanno pagare un prezzo alla collettività, consistente nella diffusione di una malattia terribile, questo morbo che si trasmette da specie a specie arrivando anche alla specie umana, del quale conosciamo ancora troppo poco per dare garanzie assolute di sicurezza.
Cari colleghi, il problema è tutto qui e mi sembra sbagliato subordinare la tutela della salute pubblica, quindi l'approvazione di misure come queste, all'adozione di provvedimenti, che sono pure necessari, quando un settore entra in crisi, ma sui quali non bisogna esagerare. Tra l'altro, voi fate parte della cosiddetta Casa delle libertà e siete liberisti, quindi l'intervento dello Stato andrebbe invocato con parsimonia da parte vostra. Non è possibile, infatti, che, finché ci sono i profitti, vada tutto bene quindi si allevino gli animali senza regole, mentre quando si verifica il patatrac, dovuto alle regole sbagliate che avete scelto - certo, senza che intervenisse lo Stato, anzi impedendo che lo Stato stabilisse regole di sicurezza -, a quel punto chiedete che lo Stato intervenga con finanziamenti a fondo perduto per risolvere un problema che gli allevatori stessi hanno determinato. Il problema è un altro, è quello di favorire la riconversione del settore verso l'allevamento biologico, verso le razze tipiche italiane, verso un allevamento compatibile con la natura degli animali...

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Galletti.

PAOLO GALLETTI. Sto concludendo, Presidente.
Questa è la filosofia di questo provvedimento e di altri che noi vorremmo ed è per questo motivo che crediamo che l'emendamento della Commissione debba essere approvato.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, lei è già intervenuto su questo emendamento, quindi non posso darle la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, voglio sottolineare che l'emendamento andrebbe migliorato e completato, perché non parla nemmeno di tessuto nervoso, di sistema linfonodale...

ANTONIO SAIA. Quelli già ci sono, questo è aggiuntivo!

ALESSANDRO CÈ. Saia, vorrei sentire la tua voce, l'ho sentita solo una volta su questo tema!
Sono d'accordo sull'impostazione che è stata data, però chiedo agli onorevoli Galletti e Procacci e ai Verdi in generale, che su questo tema sono estremamente sensibili, come abbiano potuto accettare che la maggioranza ed il Governo portassero il sistema dei controlli da 24 a 30 mesi, lasciando una finestra enorme fra i 30 e i 12 mesi. Se noi a 12 mesi vogliamo introdurre il principio di ulteriore precauzione, vorrà ben dire che abbiamo il sospetto che per gli animali al di sotto dei 30 mesi ci sia un'elevata possibilità di infezione, allora capite bene che il testo è fortemente contraddittorio nelle sue varie parti. Insomma, un po' di coerenza ci vorrebbe.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.


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MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, intervengo spero alla fine di una discussione, che per me è sempre interessante, perché ascolto con grande attenzione le osservazioni dei colleghi, ma che ritengo francamente un po' sconcertante. Mi rivolgo in primis ai colleghi della Lega che difendono tanto la sicurezza alimentare e che vogliono apparire i paladini della sicurezza alimentare, ma dimenticano di dire - la mia non è una polemica, ma è solo politica - che lo strumento principe per garantire la sicurezza alimentare non è rappresentato solo dai controlli veterinari, ma anche dal servizio nazionale pubblico che tanto attaccano. Si tratta degli stessi colleghi che, presso la Commissione attività produttive, votano a favore della brevettabilità del DNA e che sono favorevoli agli organismi geneticamente modificati...

GIANPAOLO DOZZO. È falso!

ALESSANDRO CÈ. Ma cosa stai dicendo! Vai a leggerti i documenti!

MAURA COSSUTTA. Ma come no!

PRESIDENTE. Colleghi, c'è tempo per replicare.

MAURA COSSUTTA. Comunque, voi più che i paladini della sicurezza della salute siete i paladini del massimo profitto: questo è ben noto.
Onorevole Dozzo, mentre prima le era più agevole la discussione, intervenendo su questo emendamento lei si è un po' smascherato. Io invece cerco di essere coerente e sono favorevole a stabilire un criterio scientifico, sapendo tuttavia - di questo ne sono convinta - che anche la scienza non ha certezze assolute e soprattutto statiche. Per me vale sempre - non solo in relazione alla questione della mucca pazza ma anche in relazione agli organismi geneticamente modificati - il principio di precauzione.
In questo provvedimento vi è un'apertura all'aggiornamento, perché non si accetta un principio statico di verità cosiddetta scientifica, e vi è una disposizione nella finanziaria che è assolutamente precisa e, come ha detto giustamente l'onorevole Procacci, è anche migliore rispetto al tentativo, comunque lodevole, dell'onorevole Lucchese di prevedere il divieto delle farine animali. Inoltre, vi è la previsione, prospettata dall'onorevole Procacci e fatta propria dalla Commissione, di eliminare gli organi a rischio.
Non pretendo di essere uno scienziato (ci mancherebbe altro!): sono un banale medico, ma cerco di far funzionare il cervello. La malattia è in gran parte nota, ad esempio per quanto riguarda le modalità di trasmissione; tuttavia, vi è un'emergenza data dal fatto che non vi sono regole nel commercio, anche perché vi sono alcune zone d'ombra che questo provvedimento cerca di illuminare. Al di sotto dei trenta mesi gli animali non si ammalano, nel senso che non è presente l'agente infettivo?

ALESSANDRO CÈ. Lo dice Veronesi!

MAURA COSSUTTA. Scusami, Cè, fammi parlare! Prima dici che uno non parla e poi non ascolti.
L'animale è ammalato o non è ammalato? È presente l'agente infettivo o non è evidenziabile? Come voi sapete bene, nei laboratori quando si fanno i test sui virus possono esserci dei falsi negativi: così si creano false certezze, mentre i virus invece sono presenti.
In questo caso - questa è l'importanza di questo emendamento - vige un principio di precauzione, perché delle due l'una, cari colleghi: o si va avanti con il buonsenso scientifico di responsabilità e concretezza oppure chi vuol fare tanto il puro per la difesa della salute dovrebbe dire con molta chiarezza che a questo punto, in base al principio puro di precauzione, bisognerebbe vietare la macellazione degli animali fino a 30 mesi.

GIULIO CONTI. Oppure vietarne la nascita!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.41 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

CESARE RIZZI. Guarda lì! Sono come le piovre! Votano in dieci!

PRESIDENTE. Non si arrabbi: mi indichi dove.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 310
Votanti 307
Astenuti 3
Maggioranza 154
Hanno votato
191
Hanno votato
no 116
Sono in missione 48 deputati).

GIULIO CONTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Vorrei segnalare che il mio dispositivo di voto non ha funzionato.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Lucchese, accoglie l'invito a ritirare il suo emendamento 1.8?

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Presidente, ho presentato questo emendamento perché non mi risulta (e non ne ho mai sentito parlare dai ministri dell'agricoltura e della sanità) che venga fatto un controllo sugli omogeneizzati di carne per uso infantile. Mi pare importante accertare la provenienza di questi prodotti e come vengano preparati. Richiamo quindi l'attenzione del Governo su questo aspetto sollecitandone un intervento al riguardo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Vorrei replicare brevemente alla collega Maura Cossutta ricordando la posizione della Lega sull'OGM (è sufficiente leggere i nostri documenti per vedere da quale parte stiamo).
Onorevole Maura Cossutta, quando lei dice che noi abbiamo due volti e due facce, molto probabilmente lei non capisce ciò di cui stiamo parlando. Se lei ritiene che per il principio di precauzione si debba fare l'aggiornamento dell'elenco e non effettuare dei test come noi proponevamo, mi sembra allora che il suo principio di precauzione sia talmente aleatorio che non merita più discuterne.
Signor Presidente, mi inchino profondamente di fronte ai colleghi Procacci e Galletti. Questi, prima con emendamenti in Commissione affari sociali e successivamente in aula con l'emendamento che è stato appena approvato, hanno suonato - abbiamo prima ascoltato quanto ha detto il collega Galletti - il de profundis per l'allevamento zootecnico italiano.
Abbiamo sentito che tutte le aziende si dovrebbero riconvertire in zootecnia biologica; abbiamo sentito che solamente questo tipo di zootecnia ha delle regole. Vorrei chiarire che la tanto deprecata zootecnia normale ha una certificazione di filiera, ha dei marchi di qualità ben precisi e soddisfa quel mercato italiano per il quale siamo ancora deficitari.
Al presidente della Commissione, onorevole Ferrari, vorrei far presente che questo si configura veramente come un attentato alla nostra zootecnia. Per questo motivo, lo ripeto, mi inchino di fronte ai suddetti colleghi che sono riusciti a portare questa maggioranza su quel versante (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti.


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Ne ha facoltà (Commenti). Colleghi, c'è il diritto di parola per tutti! È fissato dalla Costituzione!

PAOLO GALLETTI. Voglio soltanto precisare che ho parlato di zootecnia da carne, con riferimento alle razze italiane, non solo biologiche. Ho fatto i nomi delle razze marchigiana, chianina, maremmana, podolica e via dicendo. Non ho quindi detto ciò che mi è stato attribuito dall'onorevole Dozzo (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Verdi-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Galletti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 320
Votanti 318
Astenuti 2
Maggioranza 160
Hanno votato
130
Hanno votato
no 188).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 1.14, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 319
Votanti 311
Astenuti 8
Maggioranza 156
Hanno votato
302
Hanno votato
no 9).

Chiedo ai presentatori dell'emendamento Procacci 1.18 se accettino l'invito a ritirarlo.

ANNAMARIA PROCACCI. Sì, signor Presidente, lo ritiriamo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Presidente, si tratta di un emendamento abbastanza importante. Sappiamo che è stata adottata un'ordinanza nella quale si prevede il divieto di importazione di carni disossate. Vogliamo che questa norma abbia una durata nel tempo, anche se abbiamo il sospetto che si tratti di un provvedimento inadeguato proprio perché, come abbiamo più volte ripetuto, non conosciamo esattamente il trofismo di questo agente patogeno. Sappiamo che esso ha un trofismo particolare per i tessuti nervosi e la precauzione di importare solo carni disossate può comportare ugualmente dei rischi. Chiediamo, in ogni caso, che questa norma sia messa a regime.
L'emendamento è stato presentato per avviare un'ulteriore riflessione, proprio perché avremmo auspicato un blocco completo delle carni, almeno fino a quando le indagini su questo agente patogeno non fossero ulteriormente approfondite. Lo ripeto, diamo per scontato che le carni non siano portatrici di questa infezione, ma i test non sono in grado di evidenziare la presenza del prione se non è in concentrazione adeguata e se non vi sia stato un periodo di incubazione abbastanza lungo. Sottopongo tutto ciò all'attenzione dell'Assemblea, anche se capisco che l'ora è tarda.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 111

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 306
Votanti 303
Astenuti 3
Maggioranza 152
Hanno votato
121
Hanno votato
no 182
Sono in missione 48 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Procacci 1.15, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 310
Votanti 305
Astenuti 5
Maggioranza 153
Hanno votato
293
Hanno votato
no 12
Sono in missione 48 deputati).

Onorevole Cè, accede all'invito a ritirare il suo emendamento 1.22 perché, se non ricordo male, il suo contenuto sarebbe recuperato dall'emendamento della Commissione?

ALESSANDRO CÈ. No, insisto per la votazione, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 310
Votanti 301
Astenuti 9
Maggioranza 151
Hanno votato
119
Hanno votato
no 182
Sono in missione 48 deputati).

Onorevole Procacci, accede all'invito a ritirare il suo emendamento 1.11?

ANNAMARIA PROCACCI. Lo ritiro, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gramazio 0.1.42.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 314
Maggioranza 158
Hanno votato
121
Hanno votato
no 193).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.42 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 311
Votanti 308
Astenuti 3
Maggioranza 155
Hanno votato
192
Hanno votato
no 116
Sono in missione 48 deputati).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dozzo 1.19.


Pag. 112


Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Con questo emendamento chiediamo lo stanziamento di un ulteriore fondo che dovrebbe essere ripartito per i tre quarti tra gli istituti zooprofilattici sperimentali, in proporzione alla popolazione bovina presente nella zona di competenza territoriale degli istituti medesimi.
Come abbiamo già detto negli interventi precedenti, abbiamo letto la relazione tecnica nella quale non si tiene in alcuna considerazione la reale esigenza finanziaria degli istituti zooprofilattici. Lo ripeto, si fa un intervento a pioggia privilegiando alcune regioni in particolare, che non sono sicuramente quelle del nord - non intendo citarle -, ma non viene fatto un intervento equilibrato e mirato nelle regioni in cui vi è maggiore presenza dei capi di bestiame. Riteniamo ciò assolutamente inopportuno; tra l'altro, non capiamo perché debbano essere finanziati questi centri di referenza nazionale che, tutto sommato, svolgono compiti meno impellenti e meno importanti rispetto a quelli degli istituti zooprofilattici. Su questo aspetto chiediamo attenzione da parte dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dozzo 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 309
Votanti 308
Astenuti 1
Maggioranza 155
Hanno votato
119
Hanno votato
no 189

Sono in missione 48 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.43 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 309
Votanti 302
Astenuti 7
Maggioranza 152
Hanno votato
295
Hanno votato
no 7

Sono in missione 48 deputati).

Il successivo emendamento Lucchese 1.20 è precluso.
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Losurdo 1.02, sul quale vi è un invito al ritiro, insistono per la sua votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Losurdo 1.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 311
Maggioranza 156
Hanno votato
124
Hanno votato
no 187

Sono in missione 48 deputati).

I presentatori accettano l'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Cè 1.03, ad eccezione della parte dichiarata inammissibile?

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, insisto per la votazione.


Pag. 113

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cè 1.03, nella parte ammissibile, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 312
Maggioranza 157
Hanno votato
121
Hanno votato
no 191

Sono in missione 48 deputati).

I presentatori accettano l'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Dozzo 1.04?

ALESSANDRO CÈ. Presidente, qual è il parere della V Commissione (Bilancio) su questo articolo aggiuntivo?

PRESIDENTE. Il parere della V Commissione (Bilancio) è contrario perché si sostiene che questo articolo aggiuntivo è privo di copertura.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, questa è la proposta emendativa più importante, per lo meno quella della quale cerchiamo di ottenere l'approvazione in questa fase.
Il sottosegretario Montecchi, alla quale chiedo di prestare un minimo di attenzione - mi perdoni, ma vista l'ora siamo tutti stanchi -, si era riservata di fare un'ulteriore riflessione sull'articolo aggiuntivo Dozzo 1.04; lo avevamo chiesto non per conseguire un merito come deputati del gruppo della Lega nord Padania, ma affinché l'intero Parlamento e il Governo dessero un segnale importante agli allevatori sui problemi che essi devono affrontare. La questione della rimozione, dello stoccaggio temporaneo e della distruzione del materiale specifico a rischio è la più importante; tra l'altro, ciò consentirebbe di rendere la prevenzione realmente efficace.
Dapprima informalmente, poi nel corso della discussione (adesso ripropongo la questione in termini estremamente sintetici), abbiamo fatto notare che al Senato, onorevole Montecchi, spesso sono state trovate risorse per interventi che sicuramente non hanno i caratteri né dell'urgenza né della necessità, propri invece di un provvedimento come quello in esame. Sono stati trovati finanziamenti per molti articoli aggiuntivi che, diciamo benevolmente, possono migliorare la vostra campagna elettorale. Non lo dico con cattiveria, ma credo che la buona volontà, anche a dispetto della posizione espressa dall'organismo politico, in questo contesto anche prevalentemente tecnico, rappresentato dalla Commissione bilancio, dovrebbe indurre tutti in quest'aula, Governo compreso, a rivalutare questo aspetto, eventualmente rimodulando i finanziamenti ma dando un segnale importante a chi oggi affronta situazioni estremamente difficili.
Abbiamo parlato dei problemi sanitari, sui quali il provvedimento ci sembra abbastanza insoddisfacente; vorremmo che almeno sotto il profilo degli aiuti in favore degli allevatori la nostra opinione sull'intero provvedimento...

Una voce dai banchi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo: Basta!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Il collega Cè ha diritto di parlare come qualunque altro collega finché non decorre il tempo assegnato.
Prego, onorevole Cè.

GINO SETTIMI. Non ha il diritto di ucciderci, però (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

ALESSANDRO CÈ. Non voglio fare il maestrino ma sarebbe ora che la smetteste!


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PRESIDENTE. Onorevole Cè, questa volta il problema era alle sue spalle.

ALESSANDRO CÈ. Non solo alle mie spalle, Presidente.

PRESIDENTE. In questo momento sì.
Prego, onorevole Cè.

ALESSANDRO CÈ. Ho detto queste cose come ulteriore argomento di riflessione. Credo debba esservi maggiore attenzione al tema sia da parte del Governo, sia da parte della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cuccu.
Ne ha facoltà.

PAOLO CUCCU. Signor Presidente...

LORENZO ACQUARONE. Ma ci sono le pecore in Sardegna?

PAOLO CUCCU. Sì, ci sono le pecore in Sardegna e purtroppo ce ne sono anche tante ammalate e la cosa non ci riempie di gioia!
Presidente, noi riteniamo di avere discusso anche animatamente, però penso che quasi tutti i colleghi abbiano dimostrato un certo interesse a questo problema.
Per quanto riguarda l'aspetto sanitario, anche se su molti punti questo provvedimento resta deficitario, ritengo comunque che siamo riusciti a sensibilizzare (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo) e a portare all'attenzione di tutti (anche di coloro che protestano, e me ne dispiace perché questo potrebbe essere il cancro degli anni futuri, cari colleghi) importanti riflessioni su questa problematica.
All'inizio abbiamo detto che la prima emergenza era di carattere sanitario, ma che ve ne era un'altra importante di carattere economico. Siamo stati ascoltati poco o nulla su questo terreno.
Quest'ultimo articolo aggiuntivo penso che darebbe la possibilità alla maggioranza e al Governo di dimostrare un attimo di sensibilità verso coloro i quali vivono nelle campagne, che fanno gli allevatori e che lavorano questo tipo di carni nonché verso coloro che le distribuiscono. Sono tutti uomini che forse non hanno le mani levigate e lisce come le nostre, magari sono molto rugose o hanno molte callosità! Questi uomini versano in estrema difficoltà (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

PAOLO CUCCU. Ritengo che, almeno per quanto riguarda questo aspetto, il Governo dovrebbe assolutamente farsi parte attiva e chiedere alla sua maggioranza tutta di approvare l'articolo aggiuntivo in esame (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Presidente, non credo affatto che siamo riusciti a sensibilizzare la maggioranza: lo dico bonariamente perché mi pare proprio che anche gli ululati che sento non siano indice di una grande sensibilizzazione!
Vorrei tuttavia evidenziare la contraddizione insita nell'eventuale voto contrario sull'articolo aggiuntivo Dozzo 1.04: si è votato un emendamento a favore del dissossamento degli animali «a dodici mesi» e non si prevede di votare a favore di un articolo aggiuntivo che si fa premura di considerare e valutare lo stoccaggio e il dissossamento, nonché questioni fondamentali come l'eliminazione di queste sostanze di cui si parla quando si propone l'incenerimento.


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Si dice che vi siano solo tre o quattro centri nazionali idonei allo svolgimento di tali compiti. Si prevede che avranno molto lavoro e, anche per le distanze, non sarà possibile utilizzarli tutti! E il Governo, di fronte ad un articolo aggiuntivo che propone di risolvere in qualche modo questo problema, non esprime un parere positivo, così come la Commissione che però, nel frattempo, ha espresso un parere favorevole su quella «enorme-contraddizione», con la «storiella» dei dodici mesi!
Io credo che non vi sia buona volontà e nemmeno una grande preparazione culturale o il buonsenso da parte del relatore di fare marcia indietro rispetto all'avere insistito su tanti punti sbagliati, a cominciare da quell'emendamento, che si era prima richiesto ai Verdi di ritirare, che poi era stato ripresentato dalla Commissione con le identiche parole!
Nel dichiarare il nostro voto favorevole sull'articolo aggiuntivo Dozzo 1.04, esprimiamo una profonda sfiducia nell'azione del Governo perché non ha compreso nulla di quello che significa questo tipo di malattia, non è riuscito nemmeno ad accettare le tesi del suo ministro della sanità, di un ministro che è stato presentato qui proprio nella sua veste di grande scienziato! Non è stata nemmeno accettata la tesi del loro ministro delle politiche agricole e forestali, che oggi è assente proprio perché si vede contraddetto dall'Assemblea e dall'impostazione seguita sia dai sottosegretari sia dal relatore (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Dozzo 1.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 311
Votanti 309
Astenuti 2
Maggioranza 155
Hanno votato
117
Hanno votato
no 192
Sono in missione 48 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 305
Votanti 303
Astenuti 2
Maggioranza 152
Hanno votato
115
Hanno votato
no 188
Sono in missione 48 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.5.1 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 307
Votanti 286
Astenuti 21
Maggioranza 144
Hanno votato
221
Hanno votato
no 65
Sono in missione 48 deputati).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 312
Votanti 311
Astenuti 1
Maggioranza 156
Hanno votato
193
Hanno votato
no 118).

Poiché il disegno di legge consta di un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del regolamento.

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