Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 824 del 12/12/2000
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(Esame di un ordine del giorno - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (vedi l'allegato A - A.C. 4509 sezione 3).
Qual è il parere del Governo sull'unico ordine del giorno presentato?

GIOVANNI RIVERA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il provvedimento, di iniziativa parlamentare, è stato seguito con attenzione dal Governo che ha dato i propri suggerimenti in alcune circostanze considerandolo sempre un provvedimento che riguardava il Parlamento in generale. Sull'argomento toccato dall'ordine del giorno in esame il Governo non può assumere iniziative perché, come si può bene immaginare, è di carattere politico e riguarda l'intero Parlamento. Chiede, quindi, il ritiro del suddetto ordine del giorno, altrimenti non può accoglierlo. Personalmente mi dispiacerebbe, quindi invito il presentatore a ritirarlo; diversamente l'Assemblea si dovrà esprimere con il voto.

PIETRO MITOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO MITOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, già in sede di votazione della proposta di legge sull'istituzione dell'ordine del Tricolore avevo preannunziato che sarebbe stato opportuno prendere in considerazione la situazione dei combattenti che hanno militato nelle forze armate della Repubblica sociale italiana.
Ho votato a favore di quel provvedimento nella speranza che nel provvedimento oggi in discussione potesse essere incluso - in quanto esso tratta la materia specifica - il riconoscimento della qualifica di combattente a coloro che hanno militato nelle forze armate della Repubblica sociale italiana.
È una questione giuridica che dura da molto tempo e che va trattata con serenità e obiettività, ma soprattutto va tenuto presente che in quel periodo chi scelse la strada della repubblica sociale italiana lo fece certamente per una battaglia ideale, con purezza di intenti. Pertanto, non va sicuramente mantenuta la posizione di emarginazione e di settarismo - mi si consenta il termine - che tuttora persiste nei confronti dei combattenti della repubblica sociale italiana.


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È difficile accettare il principio che coloro i quali sono stati considerati belligeranti, e quindi combattenti, dagli avversari di allora non possano essere ritenuti tali in un provvedimento legislativo che riguarda proprio la grande famiglia dei combattenti italiani.
Mi preme ricordare al riguardo la sentenza n. 747 del tribunale supremo militare, emessa nel lontano 1954, che ha riconosciuto ai combattenti della repubblica sociale il titolo di combattenti. Non è possibile ignorare che i reparti che allora combatterono si distinsero anche per grandi atti di valore.
A tutt'oggi la legislazione italiana considera caduti in guerra i caduti della repubblica sociale italiana, dopo che per un lungo periodo di tempo essi furono ritenuti - pensate un po'? - infortunati civili; essa considera poi invalidi e mutilati di guerra gli invalidi e i mutilati di guerra della repubblica sociale italiana.
Aggiungo che anche la regione Trentino-Alto Adige, in considerazione della legge n. 12 del 1995, ha riconosciuto ai combattenti della repubblica sociale italiana residenti nella regione il diritto di qualificarsi come tali, nonché il diritto alla pensione ed ai benefici che la regione ha assegnato ai combattenti residenti nella regione.
Da ultimo, non posso tacere - naturalmente, lo ricordo soprattutto ai colleghi della maggioranza - che con la legge del 2 aprile 1958 la Repubblica italiana ha riconosciuto ai combattenti altoatesini di lingua italiana e tedesca che hanno militato, prima e dopo l'8 settembre, nelle forze armate del Reich germanico la qualifica di combattenti e tutti i benefici conseguenti alle leggi varate in proposito. Siamo in presenza di una situazione anomala e di emarginazione che non fa onore alla legislazione italiana e al Parlamento italiano.
È tempo di chiudere questa pagina perché nessuno può negare che i combattenti di Anzio agli ordini del maggiore Bardelli, poi ferocemente assassinato, i combattenti che si immolarono nella selva di Tarnova, i bersaglieri del battaglione Mussolini, i combattenti che si distinsero nelle quattro divisioni Monte Rosa, Littorio, Italia e San Marco e che difesero il confine francese nell'alta Valmaira e in Valvaraita, gli aviatori del primo e del secondo gruppo caccia agli ordini del maggiore Visconti, del maggiore Miani, del maggiore Bellagambi, del colonnello Alessandrini, del colonnello Botto (gamba di ferro), eroica medaglia d'oro della guerra di Spagna non meritino il titolo di combattenti e non possano conseguire...

PRESIDENTE. Onorevole Mitolo, deve concludere.

PIETRO MITOLO. ...i benefici che la legislazione italiana ha previsto per tutti i combattenti.
Ecco perché sostengo questa causa con passione e soprattutto nella convinzione che si tratti di un atto di civiltà al quale il Parlamento italiano non può più sottrarsi.

PRESIDENTE. Onorevole Mitolo, deve concludere.

PIETRO MITOLO. Concludo raccomandando a tutti di fare appello al proprio senso di responsabilità e alla propria coscienza: chiudiamo una volta per tutte questa vicenda! In fondo l'ordine del giorno di cui sono firmatario chiede soltanto che venga riconosciuta la qualifica di combattente a chi ha veramente combattuto, si è distinto e ha meritato anche il rispetto dei nemici di allora (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mitolo n. 9/4509/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 391
Votanti 386
Astenuti 5
Maggioranza 194
Hanno votato
171
Hanno votato
no 215).

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