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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Taradash n. 2-02484 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
MARCO TARADASH. Signor Presidente, vorrei dire buongiorno al ministro Veronesi e ringraziarlo per essere presente questa mattina.
giuste, di fare un calcolo del costo rispetto al beneficio e di assumere conseguentemente un atteggiamento razionale. I due ricercatori del Fondo monetario internazionale dicono che però questo non vale per sostanze come il tabacco dove le informazioni sono troppo poche e i benefici sono troppo grandi. Pertanto, secondo loro bisognerebbe intervenire in chiave sostanzialmente proibizionista, tanto più, affermano, che il rischio della nascita di organizzazione del crimine può essere in qualche misura attenuato da una migliore organizzazione degli Stati in senso repressivo, facendo nascere, come in Gran Bretagna, uno «zar» antitabacco, sul modello dello «zar» antidroga americano.
terroristici o allarmistici che leggiamo sui pacchetti delle sigarette. Penso che sarebbe molto più utile per tutti noi avere insieme al pacchetto delle sigarette, come avviene per le scatole di medicinali, un foglietto illustrativo in cui si spiegassero con un linguaggio chiaro gli ingredienti e le conseguenze dell'uso delle sostanze impiegate. Personalmente ritengo che ciò dovrebbe valere per qualsiasi sostanza oggi proibita e soggetta a regime proibizionista con danni che vanno ben oltre quello sanitario.
PRESIDENTE. Il ministro della sanità ha facoltà di rispondere.
UMBERTO VERONESI, Ministro della sanità. Sono lieto che l'onorevole Taradash abbia sollevato questo problema per risolvere il quale mi sono battuto per tutta la vita.
siamo in un paese libero -, quale persona consapevole e cosciente, di assumere rischi in cambio di un godimento personale, di un piacere (credo che questo non possiamo impedirlo). Al contrario, un giovane, un ragazzo spesso non è ancora consapevole, non è ancora abbastanza informato, abbastanza istruito, abbastanza educato ed è quindi giusto che insieme - questa è l'offerta della Philip Morris - si studi una campagna indirizzata ai giovanissimi.
facile per il Governo americano addirittura costituirsi parte civile contro le multinazionali.
PRESIDENTE. L'onorevole Taradash ha facoltà di replicare.
MARCO TARADASH. Signor ministro, la ringrazio, e per la parte che riguarda il Ministero della sanità mi dichiaro soddisfatto della risposta; lo sono meno, invece, per le domande che erano rivolte alla Presidenza del Consiglio dei ministri e agli altri Ministeri che lei ha citato e che erano stati pure interpellati da questo mio documento di sindacato ispettivo. In realtà, una risposta non è stata ancora fornita; interpreto il fatto come la volontà da parte del Governo di prendersi un periodo di riflessione ulteriore, sulla base anche dei dati che il Ministero della sanità potrà fornire.
sulla base dei parametri offerti da altri Stati) di 20 mila miliardi di lire sia una cifra ragionevole rispetto al danno che è stato provocato al commercio e alla salute da questa azione illegale da parte delle compagnie multinazionali.
L'onorevole Taradash ha facoltà di illustrarla.
Il ministro Veronesi conosce benissimo il tema di questa interpellanza urgente, che è stata sottoscritta da 70 deputati praticamente di tutti i gruppi del Parlamento. Con tale interpellanza viene sollevato il problema di una serie di grandi compagnie multinazionali del tabacco che, nel corso dei decenni, hanno praticato un'azione di frode nei confronti dei consumatori e degli Stati, mentendo sui contenuti dei prodotti da loro fabbricati. Si chiede quindi al Governo italiano di unirsi a quegli Stati, in particolare a quelli degli Stati Uniti d'America, ma anche altri, che hanno avviato azioni legali nei confronti di tali multinazionali.
Le questioni legate al tabacco sono molto complesse e riguardano tanti aspetti, economici, sociali e di salute. Ho letto in questo periodo vari articoli e saggi e ne ho trovato uno particolarmente interessante, anche perché non lo condivido, scritto da due economisti del Fondo monetario internazionale, Prabhat Jha e Peter Heller, nel quale si ricorda, come un principio classico dell'economia liberale, che i consumatori sono i migliori giudici dei prodotti e che sono capaci, quando vengono messi in grado di avere le informazioni
Personalmente non credo affatto a questo, ma ritengo che esista, in materia di tabacco come di tante altre sostanze psicotrope o stupefacenti, uno squilibrio tra le informazione che abbiamo e i benefici, il piacere che riceviamo dall'uso, dal consumo di tali sostanze.
Con questa interpellanza noi intendiamo porre, in sostanza, il problema dell'informazione e chiediamo delle sanzioni per chi ha manipolato, nascosto, utilizzato fraudolentemente le informazioni che erano in suo possesso.
Ricordo che le maggiori compagnie che operano nel settore del tabacco si riunirono, a partire dagli anni cinquanta, in un consorzio e dettero vita ad istituti di ricerca che di fronte all'opinione pubblica si assumevano il compito di fare ricerca scientifica sulle conseguenze dell'uso del tabacco. Hanno fatto questi studi, verificato il legame di dipendenza che si crea e il danno prodotto all'organismo, hanno però nascosto i risultati ed anzi li hanno utilizzati per aumentare, grazie all'introduzione di additivi, la dipendenza da tabacco; ciò ha aperto nuovi mercati di consumo, soprattutto quello giovanile. Ebbene tali compagnie vanno sanzionate perché sono responsabili di concorrenza sleale rispetto ad altre aziende, perché sono responsabili di un gravissimo inganno nei confronti dei consumatori e perché nei confronti degli Stati hanno la responsabilità della crescita della spesa sanitaria.
Crediamo sia necessario che il Governo italiano reagisca. Sappiamo che le società multinazionali operanti nel settore sono scese a patti con gli Stati che hanno intentato nei loro confronti iniziative legali, ed hanno accettato di pagare somme elevatissime. Ad esempio, nei confronti di 46 Stati americani, i produttori di sigarette hanno accettato di pagare 206 miliardi di dollari (oltre 412 mila miliardi di lire) per chiudere le vertenze giudiziarie.
I dati di cui disponiamo ci dicono che, grazie alle tasse sul tabacco, si hanno entrate fiscali per circa 16 mila miliardi all'anno; non si hanno cifre altrettanto precise in ordine ai costi sanitari, ma esse sono sicuramente elevatissime in quanto le malattie derivanti dal consumo del tabacco sono numerose e di assoluta gravità.
Secondo i dati forniti dall'osservatorio dell'istituto dei tumori, il fumo produce 90 mila morti all'anno; le malattie per così dire collegate al fumo sono assolutamente gravi e tali da determinare elevati costi per il sistema sanitario. Sappiamo benissimo però che sull'altro piatto della bilancia potremmo mettere cinicamente i risparmi provocati, per così dire, da queste malattie.
Sappiamo che in una società aperta il calcolo dei costi e dei benefici va continuamente fatto e che la pretesa dello Stato di intervenire per cancellare i costi sociali è destinata quasi sempre all'insuccesso. Vi è comunque un costo che è superiore a tutti gli altri: il costo della libertà personale. Noi non vogliamo che si rinunci alla libertà personale e proprio per questo vogliamo che il gioco sia aperto, trasparente e che nel momento in cui si compie una scelta si sia messi in grado di verificare le conseguenze della scelta fatta, sulla base delle informazioni disponibili.
In conclusione, vorrei formulare anche una proposta. Credo che non siano sufficienti - e personalmente nutro anche dei dubbi sulla loro utilità - i messaggi
Il nostro compito dovrebbe essere quello di riportare il danno ad una dimensione di controllo e ciò si può fare soltanto se la legge è operante e può essere fatta rispettare. Per questo avrebbe un grande valore un'azione del Governo italiano nei confronti delle multinazionali del tabacco che hanno approfittato delle loro informazioni per negare verità e per trarre profitti illegittimi in quanto legati alla menzogna (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Patto Segni riformatori liberaldemocratici e misto-Verdi-l'Ulivo).
Gli aspetti toccati in quest'interpellanza urgente riguardano l'informazione, l'educazione e una possibile azione legale nei confronti delle multinazionali. Per quanto riguarda l'informazione, in Europa si stanno migliorando le condizioni nei confronti della popolazione e dei consumatori. Una settimana fa a Lussemburgo è stata approvata una risoluzione proposta dal sottoscritto che chiedeva di ridurre il contenuto di condensato di nicotina massimo tollerabile e di ossido di carbonio massimo tollerabile. Oggi, in Europa, ogni sigaretta non può contenere oltre i 10 milligrammi di condensato, un milligrammo di nicotina e 10 milligrammi di ossido di carbonio. Si è trattato un successo molto importante, nonostante le opposizioni di due o tre paesi e rappresenta il punto di partenza per un ulteriore passo in avanti. Attualmente il consumatore è perfettamente a conoscenza del contenuto delle sigarette che fuma.
Il prossimo passo è quello di conoscere meglio gli additivi. Lei ha accennato agli additivi introdotti per rendere più facile l'assorbimento della nicotina, in particolare dell'ammoniaca in piccolissime dosi; tali additivi, di cui è più difficile l'esame e la valutazione (però è possibile), sono oggetto della prossima risoluzione che affronteremo tra sei mesi sempre a livello europeo: sul pacchetto delle sigarette dovrà essere indicata la quantità e la qualità degli additivi presenti.
Sulle informazioni si sta procedendo con molta lentezza perché, come tutti sanno, il business del tabacco è gigantesco e la potenza delle multinazionali incommensurabile.
Nell'interpellanza urgente si chiede, inoltre, quali iniziative si intendano assumere per costringere le multinazionali a sostenere campagne di informazione - quindi, educative - sui reali rischi per la salute, con particolare riguardo alla protezione dei giovani. Questo è un campo nuovo e finora sarebbe stato impensabile cointeressare le multinazionali in quest'azione per una ragione molto semplice: esse avevano assunto un atteggiamento di rifiuto dell'affermazione che le sigarette facessero male. Era una posizione oltranzista che non ha potuto reggere oltre un certo limite e recentemente le multinazionali hanno accettato il principio che fumare fa male. In quest'ottica le multinazionali insieme a noi hanno promosso campagne educative.
Ho con me una lettera che il caso vuole abbia ricevuto l'altro ieri dal vicepresidente europeo della Philip Morris, il quale sostiene che tale azienda è disponibile ad avviare un'azione congiunta, soprattutto nei confronti dei giovani. Il suo pensiero, spiegato nella lettera, è che una persona adulta, una volta a conoscenza dei rischi derivanti da una certa abitudine, possa decidere liberamente -
Ho appreso dalla lettera (confesso che non l'avevo percepito) che la Philip Morris ha già in atto, in Italia, una campagna denominata «Tu-io», che significa: tu non devi comprare, io non posso vendere, rivolta ai ragazzi con meno di sedici anni; tale campagna viene condotta in collaborazione con la Federazione italiana tabaccai.
Il vicepresidente della Philip Morris mi chiede un colloquio per studiare come le multinazionali, in questo caso la Philip Morris, possano intervenire, anche finanziariamente, a sostegno di una campagna educativa. Confesso che ho qualche perplessità, perché accettare una collaborazione con le compagnie di produzione del tabacco mi mette in una posizione etica un po' difficile e delicata. Credo, però, che se tali compagnie assumono realisticamente tale consapevolezza, accettando il fatto che il fumo fa male, non possiamo chiudere le porte in maniera aprioristica soltanto per difendere la nostra personale integrità morale.
Riceverò, quindi, nei prossimi giorni il vicepresidente della Philip Morris e mi impegno a riferire i risultati del colloquio attraverso qualsiasi canale lei desideri, onorevole Taradash; anzi, se lei volesse partecipare a questo incontro, ne sarei felice.
Il secondo punto è il più delicato e riguarda una possibile azione legale nei confronti delle multinazionali. Si tratta dell'aspetto più delicato anzitutto perché esso riguarda solo in parte il Ministero della sanità, interessando soprattutto i Ministeri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e delle finanze, trattandosi del risarcimento di un danno subito. Il Ministero della sanità potrebbe svolgere un ruolo nella quantificazione del danno; noi possiamo fare un'indagine molto più precisa per accertare l'entità della spesa sanitaria degli ultimi anni legata al fumo delle sigarette ed alle patologie che derivano dall'uso del tabacco. In questa opera di quantificazione, però, vi è un punto debole: non si riesce a distinguere quanto sia dovuto alle sigarette delle multinazionali americane e quanto a quelle di fabbricazione italiana; infatti, l'Italia fabbrica sigarette e le vende (addirittura, in precedenza lo faceva lo Stato, mentre adesso lo fa l'Ente tabacchi italiano, comunque controllato dallo Stato). Esiste un'obiettiva difficoltà nel quantificare i danni prodotti da ciascuna delle due componenti, perché non credo si voglia fare causa all'Ente tabacchi italiano in quanto ciò creerebbe un circolo vizioso infinito e ci imbarcheremmo in una vicenda non facile.
Questo argomento è stato già affrontato a livello europeo. Per quindici anni, fino a poche settimane fa, ho presieduto il grande progetto «Europa contro il cancro», ed uno dei temi principali era il fumo di sigarette. Tutti i paesi avevano formulato l'ipotesi che oggi viene avanzata nell'interpellanza in esame, ossia di fare causa agli americani. Alla fine, però, gran parte di tali paesi hanno rinunciato proprio per quel che ho affermato in precedenza, ossia che gli stessi europei fabbricano sigarette. Non credo che le informazioni - soprattutto da parte dei tedeschi e degli austriaci - che comparivano allora sui pacchetti di sigarette di fabbricazione nazionale fossero molto migliori rispetto a quelle che erano presenti sulle sigarette di origine estera. Tale elemento è risultato alla fine limitante in quest'azione; ed infatti - come lei ha già rilevato, onorevole Taradash - la grande azione contro le compagnie è venuta solamente dagli Stati americani perché in America non vi è il monopolio dei tabacchi e una vendita da parte dello Stato delle sigarette. È stato
In Italia credo che la questione sia un pochino più delicata, anche se non escludo che si possa andare avanti considerando soprattutto quell'aspetto che lei ha richiamato, quella specie di frode consistita nel non aver voluto indicare o nell'aver negato di avere introdotto degli elementi di stimolo ad una maggiore assuefazione. Questo è il punto.
Sto prendendo contatti con il ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e con il ministro delle finanze per capire quale possa essere la fattibilità di un'azione del genere e fino a che punto essa possa essere, presumibilmente, di qualche successo. Ciò detto, ripeto che in Europa saremmo i primi a portare avanti un'azione di queste dimensioni. Mi riprometto comunque di procedere in questa direzione.
Credo che l'elemento fondamentale della questione sia da rinvenire nel fatto che vi è stata quella frode: nel 1954 venne fondato un istituto di ricerca - che poi ha cambiato nome - che ha sostanzialmente continuato ad acquisire verità per nasconderle, per fornire, al contrario, alle società che lo hanno costituito la possibilità di trarre vantaggio dalla ricerca scientifica, ai danni della collettività. Questo è il dato di fondo.
Non è in discussione il danno, il fatto che il fumo faccia male (lo sappiamo da tanti anni e chi fa uso di sigarette o - per quanto mi riguarda - di sigari, sa di correre un rischio perché ritiene che la funzione terapeutica dell'uso del sigaro possa bilanciare i danni che potrà subire); non stiamo parlando del semplice risarcimento del danno provocato dal tabacco, ma del risarcimento del danno ulteriore provocato dall'attività fraudolenta di queste compagnie che si sono ricavate spazi di mercato anche nei confronti e a danno delle aziende europee! Il monopolio dei tabacchi produce le sue brave sigarette che fanno male, malissimo (la spesa sanitaria per i danni provocati dal fumo ammonta a 16 mila miliardi: non so se tale cifra sia vera, ma è quella che ricavo dalla pubblicistica; poi, il suo Ministero ce ne fornirà di più precise), ma il problema è che i costi sanitari del fumo sono legati ad una scelta personale e, se uno dovesse costringere le persone a pagare personalmente tutti i rischi, credo che non vi sarebbe più ragione di Stato né di fisco. Il problema consiste invece nel fatto che vi sono costi additivi provocati, appunto, da questi elementi chimici e di disinformazione che sono stati aggiunti da queste compagnie.
Quindi, la ragione dell'azione legale è essenzialmente questa e credo che vi sia un buon motivo anche per i monopoli di Stato di costituirsi parte civile, parte offesa nei confronti di queste società.
Non possiamo accettare che rimanga impunita un'azione che, oltre a provocare vittime dirette, ha suscitato campagne di deformazione e di disinformazione della verità che hanno avuto gli esiti che conosciamo non soltanto nel nostro paese, ma soprattutto nei paesi in cui è più facile avere mano libera di fronte ad una legge che non esiste. Credo che, se noi vogliamo anche evitare le esasperazioni repressive, dobbiamo fare in modo che le leggi che già ci sono siano rispettate. Queste società multinazionali hanno violato le leggi in tutti gli Stati del mondo, compreso il nostro. Credo che una richiesta congrua di risarcimento (come precisato nella interpellanza,
La ringrazio per l'interesse che lei ha manifestato venendo da ministro a rispondere a questa interpellanza. Naturalmente, spero che la possibilità di comunicazione e, se sarà possibile, anche di collaborazione tra noi, che abbiamo sottoscritto questa interpellanza, e il Ministero continuerà e naturalmente noi rinnoveremo le nostre pressioni nei confronti del Presidente del Consiglio e del Ministero del tesoro in modo tale che si arrivi ad una definizione della questione di fondo che poniamo: l'azione legale. Oggi si è fatto un passo in quella direzione, ma naturalmente resta da prendere la decisione politica. Sappiamo che in questo paese ogni decisione politica è difficile. Speriamo che questa decisione, per la sua importanza, venga presa rapidamente.