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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Ruzzante n. 3-03696 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 6)
OMBRETTA FUMAGALLI CARULLI, Sottosegretario di Stato per la sanità. Signor Presidente, l'interrogazione parlamentare in esame investe le tematiche relative all'amianto, riportando la situazione di tre aziende venete presenti nel comune di Padova e provincia (Oms Firema Trasporti Spa di Padova, Officine Firema Trasporti Spa di Cittadella e Officine di San Giorgio delle Pertiche) operanti (quella di San Giorgio non più) nel settore della costruzione e riparazione delle carrozze ferroviarie.
dei lavoratori «ex esposti» è stato affermato e sostenuto da parte di tutti gli organismi competenti intervenuti alla conferenza nazionale sull'amianto, tenutasi a Roma dal 1o al 5 marzo 1999.
Il monitoraggio con indicatori di rischio specifico sarà utile a misurare l'impatto sull'utenza degli interventi programmati in termini di tempestività della diagnosi di patologie specifiche rischio-correlate (analisi dei casi per classe di severità); accessibilità ai servizi (analisi dei tempi di attesa per specifiche diagnosi di malattia professionale); esito dell'intervento attraverso l'analisi della mortalità specifica, l'analisi della distribuzione dei casi per stato di salute e l'analisi del ricorso ai ricoveri ospedalieri.
PRESIDENTE. L'onorevole Ruzzante ha facoltà di replicare.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, il problema che ho voluto sollevare è solo una parte - una piccola parte, purtroppo - della drammatica situazione di molti lavoratori esposti all'amianto. Ho parlato di tre aziende della provincia di Padova (l'Oms Firema Trasporti, le officine di Cittadella e le officine di San Giorgio delle Pertiche); si tratta di circa 2 mila lavoratori attualmente addetti alla produzione o ex dipendenti di quelle aziende, ma se guardiamo alla complessità della situazione della provincia di Padova, il numero dei lavoratori esposti all'amianto solo nel settore metalmeccanico si può ipotizzare in oltre 4 mila unità.
da me sollevate, mi dichiaro nel complesso soddisfatto. Gli otto punti prospettati dal sottosegretario mi sembrano importanti ed in perfetta linea con le moderne tecnologie a livello europeo per prevenire le malattie e monitorare le condizioni dei lavoratori esposti all'amianto. Sappiamo che la prevenzione è fondamentale da questo punto di vista e può evitare il passaggio di queste malattie alla forma tumorale. Credo, però - e questo mi sento di sottolinearlo perché, oltre alla progettualità futura, conosco i dati reali della situazione nel territorio -, che quanto prospettato nella risposta del sottosegretario sia ancora lettera morta, sia ancora un progetto in fase di attuazione. Ci sono quindi problemi legati alla lentezza nell'applicazione di quanto previsto negli otto punti ricordati, che riguarda in particolar modo la regione ed il ruolo delle ASL. Mi sembra che il Governo abbia già previsto il finanziamento degli interventi di cui agli otto punti sperimentali, però penso che non si possa perdere neanche un minuto, perché la salute dei lavoratori va tutelata ed è assolutamente necessario - concludo, Presidente - prevenire la possibilità dello sviluppo dei tumori.
Il sottosegretario di Stato per la sanità ha facoltà di rispondere.
La sorveglianza sanitaria degli ex esposti e dei lavoratori ancora in forza alle aziende (in totale circa 2000 lavoratori coinvolti) è stata da qualche tempo intrapresa dallo Spisal dell'ASL 16 di Padova, che ha cominciato ad esaminare lo stato di salute di 650 lavoratori dell'Oms di Padova.
In merito ai casi di tumore provocato da fibre di amianto, è opportuno fare riferimento anche al numero di casi osservati nel recente aggiornamento effettuato dall'Istituto superiore di sanità sui casi di morte per mesotelioma pleurico maligno in Italia dal 1988 fino al 1994. In questo documento, non ancora pubblicato, vengono riportati 41 casi osservati nel comune di Padova, contro i 25 attesi, con un rapporto standardizzato di mortalità (SMR) di 164 (valori di 118-222, utilizzando l'intervallo di confidenza al 95 per cento), che confermano la necessità di verificare le possibili associazioni tra situazioni espositive e principali fonti di esposizione a fibre di amianto, affidando l'affinamento delle indagini al livello locale, cosa che, da quanto riportato correttamente nella stessa interrogazione, risulta proprio essere in fase di acquisizione.
La necessità di intraprendere concrete strategie di coordinamento degli interventi per la prevenzione dei mesoteliomi asbesto-correlati, anche attraverso l'individuazione dei centri di diagnosi e terapia, era stata espressa fin dal 1997 dalla commissione amianto istituita presso il Ministero della sanità, ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 257 del 1992, per la valutazione dei problemi ambientali e dei rischi sanitari connessi all'impiego dell'amianto. Come è noto, infatti, per effetto della marcata crescita dei mesoteliomi pleurici, ricollegabili in massima parte alla massiccia diffusione dell'amianto, avvenuta in particolare negli anni cinquanta e sessanta, il tasso di mortalità per tumore maligno della pleura nel periodo tra gli anni settanta e novanta è passato dallo 0,78 all'1,31 per centomila abitanti, di pari passo con un costante aumento di incidenza della malattia, che vede ormai colpiti individui non identificabili nelle cosiddette categorie professionali a rischio.
L'obiettivo di realizzare un sistema efficiente ed efficace di sorveglianza sanitaria
La stessa rinnovata commissione amianto ha ripreso recentemente i suoi lavori, interrotti per la scadenza dell'incarico, e nella sua prima riunione ufficiale (1o febbraio 2000) ha stabilito tra le priorità quella di dare seguito allo sviluppo di iniziative avviate in ambito regionale, proprio a seguito degli impegni promossi dalla conferenza nazionale amianto.
Di conseguenza, questo Ministero ha fatto richiesta a tutti gli assessorati regionali sanità-ambiente di inviare quanto da loro prodotto sotto forma di studi e linee guida che riguardino le problematiche relative agli «ex-esposti» ad amianto, al fine di consentire alla commissione amianto, attraverso l'attività di un gruppo di lavoro, il cui coordinamento sarà affidato ad un proprio membro, la formulazione di una proposta armonizzata delle strategie di programmazione e modalità di realizzazione valida per tutto il territorio nazionale.
Per quanto riguarda, in particolare, l'attività intrapresa nella regione Veneto, in base ai dati acquisiti dal locale commissariato del Governo, risulta che nella regione sono circa 7 mila i lavoratori che hanno richiesto all'INAIL i benefici previdenziali di cui all'articolo 13 della legge n. 257 del 1992, ma si stima che gli «ex-esposti» a concentrazioni significative e di lunga durata siano qualche decina di migliaia, provenienti principalmente da aziende di materiali rotabili, industrie di produzione primarie, centrali termoelettriche, eccetera.
Queste considerazioni, unitamente alle sollecitazioni provenienti dalle parti sociali, dai sindacati e da comitati spontanei di utenti, sono alla base di un apposito progetto regionale di studio e sperimentazione dal titolo «Sperimentazione di un modello di sistema di sorveglianza e di assistenza sanitaria ai lavoratori con pregresse esposizioni professionali ai cancerogeni (amianto e CVM)».
Tale progetto, che costituisce esperienza pilota a livello nazionale ed è cofinanziato dallo stesso Ministero della sanità, individua nei servizi pubblici di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro delle ASL regionali i soggetti che eseguono la sorveglianza sanitaria e prevede che le relative spese siano a carico del servizio sanitario regionale.
Il progetto intende raggiungere i seguenti otto obiettivi: definizione ed individuazione, sulla base delle conoscenze e delle competenze acquisite in ambito di controllo del rischio da amianto e CVM nei lavoratori attivi, dei livelli di rischio atteso per i vari gruppi di «ex esposti» in diverse particolari situazioni di lavoro; analisi dei dati disponibili di mobilità e di mortalità totale e specifica, per i vari gruppi di lavoratori «ex esposti»; analisi del consumo di prestazioni sanitarie per i vari gruppi di «ex esposti»; sperimentazione di indicatori per il monitoraggio degli «ex esposti»; stesura e validazione di protocolli e linee guida, per una appropriata e tempestiva assistenza sanitaria (diagnosi precoce) in relazione al livello di rischio; sperimentazione di un modello organizzativo gestionale di assistenza sanitaria agli «ex esposti» secondo criteri di integrazione tra le varie strutture del servizio sanitario nazionale, sia ospedaliere che territoriali; stima dei costi diretti derivanti dalla appropriata applicazione dei protocolli e dall'implementazione del sistema di sorveglianza e del piano di assistenza sanitaria; attuazione di interventi di educazione alla salute.
Tale progetto si prefigge di giungere alla creazione di un modello di intervento sanitario con alto grado di trasferibilità per altre categorie di esposti a rischi lavorativi da cancerogeni.
L'applicazione su larga scala di tale modello potrà consentire di rispondere in modo efficace ai bisogni di salute della popolazione e nel contempo di ottimizzare i processi gestionali.
Lo studio sarà, infine, in collegamento con le più avanzate esperienze in Europa.
Signor Presidente, signor sottosegretario, si tratta di un problema sul quale il Governo dovrebbe sviluppare, non solo sotto il profilo sanitario, una riflessione comune per tentare di dare alcune risposte. La situazione è ogni giorno più drammatica: sono oltre quaranta le morti verificatesi tra Padova e Cittadella, dovute con certezza alla lavorazione dell'amianto, ma non si conoscono le cause dei decessi di molti altri lavoratori, in quanto in passato non sono state condotte adeguate analisi al riguardo.
La portata del problema è drammaticamente vasta ed investe l'intero paese. Esso non può ricadere solo ed esclusivamente sulle aziende interessate in quanto, salvo qualche responsabilità specifica, molte di esse hanno effettuato lavorazioni dell'amianto nell'assoluto rispetto delle leggi; qualora esse non si fossero comportate così e avessero continuato a produrre utilizzando materiali a base di amianto, ne risponderanno alla magistratura, nelle numerose inchieste in corso.
Vi sono quattro aspetti fondamentali della questione. Il primo è quello del rimborso dei parenti delle vittime. Il secondo riguarda gli aspetti previdenziali: vi è stata una sentenza del pretore di Padova - il dottor Campo - contro la quale, però, è pendente un ricorso; mi auguro che entro breve tempo si dia una risposta ai molti lavoratori che sono andati in pensione grazie a quella sentenza e che vedono oggi messo in discussione il loro diritto. Il terzo aspetto è quello del monitoraggio, che è di competenza prioritaria del Ministero della sanità, in collaborazione con le ASL locali e gli assessorati regionali alla sanità. Il quarto aspetto attiene alla bonifica dei siti industriali, che deve avvenire in collaborazione con il Ministero della sanità, affinché i materiali che contengono fibre di amianto non producano ulteriori danni alla salute dei lavoratori e, oserei dire, dei cittadini che abitano presso le aree industriali: sappiamo tutti perfettamente che le fibre di amianto sono assai volatili e possono danneggiare anche soggetti che vivono nelle zone limitrofe ai siti industriali. Vi è pericolo anche per i parenti dei lavoratori esposti all'amianto; ad esempio, durante la pulizia dei capi di vestiario delle mogli dei lavoratori esposti all'amianto, è stata riscontrata la presenza di fibre di amianto e si sono verificati casi di malattie generate proprio dalla presenza di quel materiale negli abiti.
In conclusione, mi auguro che il Governo sappia individuare una via di sbocco sotto il profilo economico (che non può investire soltanto le aziende che hanno prodotto materiali di amianto nel rispetto della legge) nonché sotto il profilo previdenziale.
Per quanto riguarda il merito della risposta del sottosegretario sulle questioni
Mi dichiaro quindi soddisfatto per la risposta nel suo complesso, ma solo parzialmente soddisfatto per la lentezza con cui gli interventi previsti negli otto punti vengono applicati nella regione Veneto.