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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Paissan n. 2-01803 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
ANNAMARIA PROCACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho presentato questa interpellanza urgente che riguarda un tema del quale noi verdi ci stiamo occupando molto negli ultimi mesi. Si tratta del fenomeno dei bocconi avvelenati, vale a dire di quelle polpette, od anche teste di gallina avvelenate, che sempre più spesso vengono sparse nei boschi e nelle campagne di molte regioni d'Italia, dalla Lombardia al Lazio, alla Sicilia, alla Toscana e via dicendo.
per sterminare eventuali concorrenti dei cacciatori volpi, soprattutto, ma anche cani randagi. Si tratta di un fenomeno così capillare che risulta difficile seguirne l'entità e perseguirne i responsabili.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la sanità ha facoltà di rispondere.
ANTONINO MANGIACAVALLO, Sottosegretario di Stato per la sanità. Desidero, innanzitutto, porgere a lei, signor Presidente, all'onorevole interpellante e ai colleghi parlamentari le mie scuse per essere arrivato in ritardo, ma il traffico di Roma non mi ha permesso di giungere puntuale.
Cyonan riportanti le etichette a nome della farmacia di Tarvisio.
PRESIDENTE. L'onorevole Procacci ha facoltà di replicare.
ANNAMARIA PROCACCI. Non posso dichiararmi soddisfatta, sottosegretario, anche se la ringrazio molto per la sua cortesia e per le verifiche che sono state compiute.
L'onorevole Procacci, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di illustrarla.
Su questo argomento ho già presentato altri strumenti di sindacato ispettivo, sui quali attendo una risposta da parte del Governo; ma ho voluto presentare un'interpellanza urgente per avere un confronto tempestivo con il Governo, perché la vicenda, su cui mi auguro oggi di avere risposte incisive da parte del sottosegretario Mangiacavallo, è assolutamente inquietante e per certi versi incredibile.
Ho con me un depliant pubblicitario, che fornirò al sottosegretario, su un veleno, il Cyonan, a base di cianuro, sotto forma di fiale; ne è produttore unico il dottor Alfried Ottowitz, di Villach, in Austria, e il distributore esclusivo per l'Italia è la farmacia «Alla Trinità» di Tarvisio, in provincia di Udine, dei dottori Spaliviero. Assicuro il sottosegretario che si tratta di una lettura assolutamente interessante. «Il Cyonan» - secondo quanto dice il depliant - «è la più sicura ed efficace esca per lo sterminio di volpi, lupi e nocivi in genere»; sottolineo che essa è a base di cianuro. Descrizione del veleno: «il Cyonan è un veleno ad effetto immediato e mortale; due gocce a contatto delle mucose provocano la morte immediata per paralisi del centro respiratorio». L'odore del veleno, fortissimo, rende difficile la respirazione. Il Cyonan evapora con facilità; il contenuto di una fialetta evapora completamente entro tre minuti. La carne degli animali uccisi con Cyonan può comunque essere mangiata senza pericolo, se ben cotta ed arrostita. Il contenuto di una fiala è sufficiente ad uccidere un animale anche di 150 chili». Precauzioni: «maneggiare le fiale dalla parte appuntita e fare attenzione che le mani siano integre da lesioni anche minime perché, in caso di rottura, il contenuto potrebbe causare la morte».
Ho voluto leggere testualmente questa parte del depliant per sottolineare l'estremo pericolo che queste fiale comportano anche per gli umani. Prima di illustrare le ragioni per cui nei boschi e nelle campagne si effettuino avvelenamenti di animali con cianuro, vorrei mettere il sottosegretario Mangiacavallo a conoscenza dell'estrema facilità con cui ci si può procurare questo veleno; noi lo abbiamo fatto.
Lo ha fatto un'associazione animalista con cui lavoriamo, gli animalisti italiani della PETA: un suo rappresentante ha ritirato, senza alcuna ricetta, il veleno in fialette dalla farmacia; in realtà, questo veleno può essere acquistato anche per posta, per corriere. Vi rendete conto? Fialette di cianuro che viaggiano per corriere.
Quella delle polpette avvelenate sta diventando una vera e propria emergenza: sono in contatto non soltanto con moltissimi cittadini i cui cani o gatti sono rimasti avvelenati, ma anche con magistrati che stanno seguendo con difficoltà una situazione davvero emergenziale.
Una delle cause fondamentali di tali gesti criminosi - che sono divenuti, purtroppo, un'abitudine nel nostro paese - è da imputare alla caccia: in alcune regioni dove l'attività venatoria è particolarmente intensa - ad esempio in Toscana o in Umbria - si spargono polpette avvelenate nelle zone di ripopolamento a fini venatori,
Il fenomeno delle polpette avvelenate raggiunge picchi particolarmente elevati proprio nei periodi in cui si procede ai ripopolamenti a fini venatori.
Questo viene definito - con un eufemismo - un malcostume venatorio: a me sembra un gesto criminale!
La diffusione di un veleno come il Cyonan fa quindi parte di un fenomeno vasto, che presenta aspetti ancor più preoccupanti, sui quali, con la mia interpellanza urgente, chiedo al Governo di fare piena luce. Addirittura, sembrerebbe che uno strano interesse per il Cyonan sia stato mostrato da un coordinatore degli agenti di vigilanza venatoria della provincia di Brescia, interessato a procurarsi ed a diffondere il veleno. Siamo estremamente preoccupati del fatto che proprio coloro che dovrebbero essere i primi tutori dell'ambiente possano poi schierarsi dalla parte degli avvelenatori dell'ambiente: si verifica, infatti, un fenomeno di inquinamento ambientale.
Voglio segnalare, inoltre, che lo scorso anno, in provincia di Firenze, rischiò di rimanere vittima del fenomeno delle polpette avvelenate un bambino: non dobbiamo aspettare che accadano certe disgrazie per intervenire!
Il mondo ambientalista si è mobilitato; noi verdi stiamo compiendo un grosso lavoro insieme agli animalisti per ricostruire la mappa del fenomeno ed invitare i cittadini a denunciare tali episodi; riteniamo che questo sia un lavoro assai importante affinché vi sia una piena attivazione delle forze dell'ordine.
È pur vero che abbiamo bisogno di strumenti più efficaci: occorrono controlli ed è necessario appurare se si possa davvero commercializzare il cianuro con così tanta facilità: qualunque cittadino può rivolgersi alla farmacia di Tarvisio «Alla Trinità», chiedere fiale di Cyonan e portarsele a casa per la modica cifra di 140 mila lire per avvelenare chi vuole.
Chiedo se tutto ciò sia normale, legittimo o tollerabile. Sono pertanto necessarie norme più severe al riguardo. Noi verdi faremo la nostra parte in Parlamento, affinché sia rivista la legislazione in materia di veleni. Tuttavia, vorremo che il Governo agisse in modo tempestivo e deciso a fronte di un fenomeno così assurdo.
Attendo, quindi, con attenzione, la risposta del sottosegretario.
In relazione all'atto parlamentare in questione, desidero innanzitutto comunicare che il veleno Cyonan, cui faceva riferimento l'onorevole Procacci, non viene più prodotto, né distribuito dalla farmacia dei dottori Spaliviero di Tarvisio in provincia di Udine e pertanto ogni suo impiego è da considerarsi illegale.
In particolare, il dottor Francesco Spaliviero, che è il titolare della suddetta farmacia in Tarvisio, interpellato dal comando della compagnia dei carabinieri, ha riferito di non trattare più il prodotto commerciale denominato Cyonan da più di 15 anni; di aver avuto allora la licenza per la vendita di tale prodotto sia da parte degli organi periferici del Ministero della sanità (più precisamente, allora, dall'ufficio del medico provinciale di Udine), sia dalla regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e, più specificamente, dall'assessorato dell'igiene e della sanità. Inoltre ha dichiarato che il dottor Alfried Ottowitz di Villach, produttore delle fiale, è deceduto da circa vent'anni.
Il predetto dottor Spaliviero non ha escluso, comunque, che ancora oggi possano essere utilizzati da parte della ditta o di terze persone vecchi contenitori di
Ciò premesso, non si può non prendere nella dovuta considerazione il contenuto dell'interpellanza circa la pericolosità del prodotto e la gravità delle conseguenze del suo utilizzo. Sono perfettamente d'accordo che non è il caso di aspettare che si verifichino fatti incresciosi o drammi come quello che è avvenuto l'anno scorso con un bambino per essere ancora più attenti e scrupolosi e mettere in atto tutti provvedimenti che possono andare nella direzione della sicurezza e della garanzia non solo della salute umana, ma anche della salute animale e della cura dell'ambiente.
Pertanto si assicura che quanto rappresentato dall'onorevole interrogante sarà oggetto di tutti i necessari, opportuni ed ulteriori approfondimenti, anche attraverso il coinvolgimento degli organismi sanitari di vigilanza sul territorio, nonché del comando dei carabinieri per la sanità.
Inoltre si soggiunge che per quanto attiene alla eventuale implicazione nella diffusione del prodotto di un coordinatore di settore degli agenti di vigilanza venatoria della provincia di Brescia, cui fa riferimento specificamente l'onorevole interpellante, la prefettura di Brescia ha ufficialmente comunicato che l'amministrazione provinciale non è attualmente in possesso di elementi di riscontro in ordine alla condotta attribuita al proprio dipendente. L'amministrazione provinciale ha comunque assicurato di esperire puntuali verifiche al riguardo e di adottare conseguenti provvedimenti una volta accertati eventuali profili di responsabilità.
Comunque desidero sottolineare nuovamente che il Ministero della sanità, con i suoi organismi centrali e periferici, cercherà di essere ancora più attento e di prendere spunto da questa interpellanza non solo per verificare se il prodotto sia ancora in commercio, ma anche per evitarne l'uso e l'utilizzo e per scongiurare le conseguenze che ne possono derivare.
Non posso tuttavia concordare con quanto lei dice, avendo noi acquistato due settimane fa il veleno per lire 140 mila nella farmacia «Alla trinità» di Tarvisio di proprietà dei dottori Spaliviero.
Certamente la versione dei proprietari della farmacia discorda dai fatti che ho riferito, tant'è vero che noi presenteremo alla magistratura come corpo di reato la cassetta accuratamente confezionata, che contiene fiale di cianuro.
Considero positivo che nella sua risposta sia stata data assicurazione per quanto riguarda i controlli. Ciò mi sembra molto importante perché non possiamo vivere più in un paese in cui il commercio del veleno è quasi libero. Ricordo che oltre al cianuro viene usata anche la stricnina da mettere nelle polpette avvelenate da spargere nelle campagne. Sto parlando di sostanze pericolosissime per tutti e che provocano un grande danno ambientale sia alla fauna selvatica sia agli animali domestici da affezione, che molto spesso rimangono vittima di questi gesti criminali.
Tra l'altro, la normativa sul commercio delle sostanze velenose, che è assai vecchia e avrebbe bisogno di essere aggiornata, stabilisce che non si possono vendere liberamente sostanze velenose se non a persone conosciute o che, non essendo conosciute dai venditori, siano munite di un attestato rilasciato dall'autorità di pubblica sicurezza e che indichi tutta una serie di elementi.
Il decreto n. 1265 del 1934, nella sezione III, relativamente al commercio delle sostanze velenose, stabilisce che «chiunque, non essendo farmacista o commerciante di prodotti chimici, di droghe e colori, fabbrica, detiene per vendere, vende o distribuisce in qualunque modo sostanze velenose è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni» e con una multa assolutamente irrisoria.
Chiedo al Governo di fare di più. È indubbio che l'avvio della fase dei controlli sia un fatto positivo, ma noi vogliamo che le aziende sanitarie locali e l'Arma dei carabinieri inizino delle indagini e si attivino altresì seriamente i responsabili a livello locale della vigilanza sul territorio; vogliamo che la provincia di Brescia guardi con coraggio all'interno del suo corpo di vigilanza che riteniamo debba svolgere una funzione importantissima per l'ambiente: infatti, non è possibile che venga inquinato, come pare, dagli atteggiamenti che ho voluto segnalare con la mia interpellanza.
Il Governo deve muoversi e noi verdi lo solleciteremo anche attraverso iniziative parlamentari. Bisogna attivare non soltanto il Ministero della sanità, ma anche quello per le politiche agricole. Bisogna arrivare alla chiusura della caccia nelle zone maggiormente afflitte dal fenomeno dei bocconi avvelenati.
Abbiamo preparato alcuni esposti da presentare sia alla procura della Repubblica di Udine, che ha la competenza su Tarvisio, sia alla magistratura fiorentina che ha già aperto un'inchiesta non facile da svolgere perché vi è una grande omertà. Credo sarebbe ridicolo, da parte mia, appellarmi al senso di responsabilità delle associazioni venatorie verso le quali non nutro molta fiducia, vista la mia esperienza passata. Ricordo, infatti, che fu lanciata una campagna nazionale promossa dalle associazioni animaliste ed ambientaliste su questo tema che ha lo scopo di appellarsi all'opinione pubblica che, attraverso le denunce, può far isolare i responsabili e rendere possibile la loro identificazione.
Tuttavia, la mano dello Stato è fondamentale in quest'attività: non possiamo lasciare solo ai cittadini a cui stanno a cuore non solo l'ambiente ed i diritti degli animali, ma la sicurezza stessa delle persone, e ai movimenti spontanei il compito di affrontare un problema come questo. Esso è molto forte e molto grande ed in certe regioni è diventato una vera e propria piaga e ci ha fatto addirittura perdere la faccia in campo internazionale. Ricordo, infatti, che sulle prime pagine dei giornali inglesi, circa due mesi fa, campeggiava la storia di quella scrittrice i cui cani sono stati avvelenati nel corso degli ultimi anni. Mi chiedo se possiamo mostrare all'estero questa faccia dell'Italia a causa di alcuni delinquenti, anche se essi vengono deprecati ed avversati dall'opinione pubblica che cerca di combattere questi fenomeni.
Detto questo, la ringrazio signor sottosegretario, le «offro» queste mie precisazioni, compresa la «cassetta» che per ovvi motivi non ho voluto portare - diciamo in maniera tangibile - alla vostra attenzione, ritengo tuttavia che questo episodio non debba rimanere una denuncia parlamentare isolata, ma che su di esso si debba attivare un grande lavoro delle autorità, soprattutto in sede politica.