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La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
PRESIDENTE. Cominciamo con le interpellanze Napoli n. 2-01111, Bova n. 2-01112 e Tassone n. 2-01167 (vedi l'allegato A -Interpellanze ed interrogazioni sezione 1).
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, signor sottosegretario Sinisi, la mia interpellanza è indirizzata contemporaneamente al ministro dell'interno ed al ministro di grazia e giustizia, perché entrambi i dicasteri ed i relativi ministri competenti sono chiamati in causa dall'ennesimo increscioso fatto di sangue, perpetrato dalla 'ndrangheta in Oppido Mamertina l'8 maggio 1998, circa due mesi fa.
esistente ad Oppido Mamertina. Allora, signor sottosegretario, quando attraverso la presentazione di interpellanze ed interrogazioni che continuano a denunziare la prevalenza della 'ndrangheta calabrese sulle istituzioni, sull'economia, su tutto quanto vive ed opera nella nostra Calabria e si chiede un aiuto allo Stato, al Governo, ai ministri competenti, perché queste pagine di sangue non vengano più scritte, credo che tale appello vada accolto con la produzione di fatti, e non più con semplici parole.
PRESIDENTE. L'onorevole Bova ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01112.
DOMENICO BOVA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, colleghi, non c'è dubbio che la discussione di queste interpellanze avvenga con ritardo rispetto al momento del grave eccidio. Sono passati più di due mesi da quella tragica giornata dell'8 maggio, quando in Oppido Mamertina sono state trucidate quattro persone e ferite altre tre. Sono stati uccisi e feriti dei bambini: una bambina di otto anni è stata uccisa e il fratellino è stato ferito. Un eccidio gravissimo.
In quell'area si è determinato un clima di terrore e di oppressione, che pesa non solo su una comunità ma su tutta la provincia di Reggio Calabria e la piana di Gioia Tauro. Su questo aspetto tornerò in seguito.
dello Stato. Il Governo deve intervenire e compiere uno sforzo per essere all'altezza di questa drammatica ed eccezionale situazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01167.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, non ritengo di dover ripetere le cose che abbiamo avuto modo di dire in questa aula confrontandoci sia con il ministro dell'interno sia con il sottosegretario per l'interno qui presente.
silenzio; ci sono altri episodi, forse marginali rispetto a quello di Oppido Mamertina, che ho peraltro richiamato nella mia interpellanza. Mi sono riferito, per esempio, all'atto intimidatorio nei confronti del sindaco di Serrastretta. Tutto ciò sta ad indicare un clima insopportabile.
posizione! Vogliamo sapere chi sono i politici, perché siamo parlamentari e dobbiamo essere tutelati. Bisogna che l'ordine pubblico e la magistratura ci tutelino. Non si può dire che c'è una connivenza tra mafia e politica senza chiarire bene di cosa si tratti. Ma c'è qualcosa di più, e loro dal Ministero dell'interno, il ministro, il sottosegretario od altri, devono rispondere quando si dice che, per colpa della politica, non si può portare avanti la lotta alla criminalità e alla mafia. È questo il nodo! Bisogna capire!
PRESIDENTE. L'onorevole Valensise ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01144.
RAFFAELE VALENSISE. Dopo gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto sembra difficile intervenire, perché gli argomenti sono stati trattati con profondità, tanto dalla collega Napoli quanto dai colleghi Bova e Tassone.
delitto, facendo segno a colpi di arma da fuoco in pieno giorno persone che stazionano nella piazza centrale di una città come Oppido Mamertina, allora vuol dire che ogni intervento dovuto dello Stato - dovuto perché riguardante la sicurezza dei cittadini - è in ritardo o non è efficace.
è qualcosa che non funziona, che deve essere individuato dal Governo. Non solo, ma il Governo ha il dovere di andare a monte di questi fenomeni, sia prendendo in considerazione il territorio e le forme attraverso le quali avviene il controllo sullo stesso, sia guardando all'interno delle istituzioni che operano sul territorio, nonché la qualità delle persone che di quelle istituzioni hanno la responsabilità (anche se si tratta di una responsabilità conseguita per mandato elettorale dal basso).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno ha facoltà di rispondere.
GIANNICOLA SINISI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con quattro distinte interpellanze, iscritte all'ordine del giorno di questa seduta, i deputati Napoli, Bova, Tassone e Valensise ripropongono all'attenzione del Parlamento il grave problema della sicurezza pubblica in Calabria, in particolare nella provincia di Reggio Calabria, auspicando misure decisive ed efficaci volte a rasserenare le condizioni di vita di quelle popolazioni, turbate da una criminalità che, offendendo anche l'infanzia, deturpa l'immagine dei cittadini onesti di quella regione ed ostacola ogni sano sforzo di sviluppo civile ed economico.
verificatosi, nello scorso mese di maggio, ad Oppido Mamertina, nel quale ha perduto la vita una bambina di nove anni. Richiamandosi a questo fatto, gli interpellanti chiedono che non venga abbassata la guardia nella lotta alla criminalità organizzata calabrese, che vengano adottate tutte le iniziative occorrenti ad assicurare alla giustizia i responsabili di tale atroce delitto e i provvedimenti che si intendono assumere per potenziare le strutture giudiziarie dei distretti calabresi e a favorire un efficace e tempestiva azione di indagine giudiziaria.
Sono stati inoltre tratti in arresto, perché ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione per delinquere finalizzato alla commissione di omicidi ed altro, cinque pregiudicati, mentre altre tre persone sono sfuggite alla cattura e sono attivamente ricercate.
sorveglianza dei cantieri e degli opifici, anche attraverso sistemi ad alta tecnologia.
PRESIDENTE. L'onorevole Napoli ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-01111.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, inizio con il pianto nel cuore a dire povera Maria Angela Ansalone, bambina di nove anni, vittima innocente; povera famiglia di Maria Angela Ansalone, la quale, in nome di questa morte innocente, chiede non vendetta, ma giustizia; poveri cittadini di Oppido Mamertina, i quali, con il pianto nel cuore per queste tragiche morti, speravano che le stesse potessero servire per combattere contro qualcosa che deve finire, signor sottosegretario!
all'articolo 416-bis (lasciandone metà fuori e facendo finta di metterne in galera l'altra metà, visto che alcuni dei responsabili dei delitti sono già fuori).
PRESIDENTE. L'onorevole Bova ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-01112.
DOMENICO BOVA. Il sottosegretario Sinisi è stato molto puntuale nella disamina degli avvenimenti che si sono succeduti. Io ritengo che sulla vicenda di Oppido Mamertina, che potrebbe essere sintomatica del più grave problema della lotta alla mafia e dello stato dell'ordine pubblico in Calabria, noi dovremmo attendere risposte anche da parte del Ministero di grazia e giustizia, perché una delle questioni che si pone in questa drammatica vicenda della faida di Oppido attiene alla classificazione dei delitti che sono stati commessi.
stermina due persone, esce dalla macelleria, colpisce un'auto che transitava, pensando fosse l'auto del padre di uno dei morti nella macelleria, e tranquillamente si dilegua. Mi pare che siamo in presenza di una organizzazione criminale di chiaro stampo mafioso.
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-01167.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, devo prendere atto della risposta del sottosegretario. Ma a dire la verità, onorevole Sinisi, la sua risposta non contiene fatti nuovi rispetto alle attese ed anche alle sollecitazioni da noi avanzate in quest'aula. Lo dico con molta pacatezza.
di occasione o di circostanza. Abbiamo dunque qualche reazione nel momento in cui ci vengono fornite risposte prefabbricate, senza slancio e senza che si possa intravedere alcun percorso che ci porti a raggiungere qualche obiettivo. Non mi sembra di aver colto ciò dalle parole che lei ha usato.
non era il caso di farlo e che certe vicende devono essere superate. Ognuno ha i propri compiti di istituto, le proprie competenze e i propri ruoli! Lo dico con estrema chiarezza, ci troviamo di fronte ad un retaggio antico. Non è possibile fare una cosa del genere per accontentare il governatore della Banca d'Italia e non è possibile che un comandante generale dell'Arma dei carabinieri declassi i suoi carabinieri a dei vigilantes! Questi verranno pagati dalla Banca d'Italia? E quando lo fossero, onorevole Sinisi, a chi rispondono? Allo Stato, al Governo, alle istituzioni?
PRESIDENTE. Il mio è un avvertimento diciamo «successivo», più che «preventivo», alla fine del tempo!
MARIO TASSONE. La ringrazio per avermi avvisato. Sono un po' come gli avvisi di garanzia!
PRESIDENTE. Glielo dico per il piacere che ho di ascoltarla.
MARIO TASSONE. Ritengo che questi dati debbano essere chiariti.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tassone.
MARIO TASSONE. Termino subito, Presidente.
PRESIDENTE. La ringrazio.
MARIO TASSONE. La ringrazio per la sua benevolenza.
PRESIDENTE. L'onorevole Valensise ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-01144.
RAFFAELE VALENSISE. Signor Presidente, prendiamo atto della cortesia della
risposta del sottosegretario Sinisi, ma reputiamo si tratti di una risposta particolarmente insoddisfacente. Il giudizio non riguarda la persona ma investe il metodo e la mentalità.
dei compiti di ricostruzione del tessuto sociale e morale di comunità che molte volte sono abbandonate a se stesse.
Queste interpellanze, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente. Sarà altresì svolta congiuntamente l'interpellanza Valensise n. 2-01144, non iscritta all'ordine del giorno e vertente sullo stesso argomento (vedi l'allegato A - Interpellanze ed interrogazioni sezione 1).
L'onorevole Napoli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01111.
La 'ndrangheta ha scritto, purtroppo, un'ulteriore pagina di sangue in quel comune, attraverso un agguato che ha prodotto ben quattro morti. Tra questi, due sono risultati vittime innocenti: una era una bambina di soli otto anni. Questa pagina di sangue, signor sottosegretario, perpetrata in Oppido Mamertina l'8 maggio scorso, era prevedibile e proprio per questo si tratta di una strage che si sarebbe potuta evitare.
La sottoscritta, in più occasioni e attraverso numerosi atti ispettivi, aveva sollecitato l'intervento del Ministero dell'interno e del Ministero di grazia e giustizia in merito ad una ripresa - purtroppo dilagante in tutti i settori - dell'attività criminale da parte della 'ndrangheta. Si è però voluto sottovalutare tutto ciò, lasciandolo dietro le parole. Nella mia interpellanza, presentata due mesi e mezzo fa, subito dopo il triste episodio, chiedevo interventi tesi ad assicurare tempestivamente alla giustizia i responsabili degli ultimi episodi verificatisi in Oppido Mamertina. Da quella data ad oggi si sono verificati dei fatti, quanto agli atti giudiziari e allo sviluppo delle inchieste giudiziarie, che non possono essere sottaciuti e di fronte ai quali credo che non solo l'interpellante ma l'intera città di Oppido Mamertina e l'intera Calabria abbiano bisogno di chiarezza. Quando dico che quella strage era prevedibile, lo dico con cognizione di causa, perché è impossibile pensare che l'annuncio di uno dei responsabili di una strage che è intercorsa tra le faide di Oppido Mamertina (avvenuta ben un anno prima, nell'agosto dell'anno scorso), accusato davanti ai magistrati, abbia avuto il risultato positivo dello scoop esattamente il giorno dopo l'ultima strage, verificatasi ad Oppido l'8 maggio scorso.
È altresì impensabile che, con un palleggiamento ingiustificato tra procura della Repubblica di Palmi e DDA di Reggio Calabria (non entro ora nel merito perché è di competenza del Ministero di grazia e giustizia, ma questa situazione grave non può essere sottaciuta), non si siano recuperati in tempo gli autori di questi gravi fatti di sangue e che, addirittura, dopo l'ennesima pagina di sangue scritta nella città di Oppido Mamertina, si sia voluta presentare la stessa come una guerra tra faide familiari, escludendo l'intervento della 'ndrangheta. Esistono invece agli atti precise dichiarazioni degli stessi procuratori della Repubblica, che parlano ufficialmente della presenza della 'ndrangheta anche in questi fatti di sangue, per accaparrare il primato, il dominio sulla scarsa e non florida realtà economica
Quindi, onorevole sottosegretario, alla luce anche del fatto che la risposta che lei fornirà tra poco giunge a ben due mesi e mezzo di distanza dal fatto che sottoponevo all'attenzione dell'onorevole ministro, spero che in questa risposta almeno lei voglia dare una forma di garanzia per tutti quei cittadini di Oppido, e non solo di Oppido, che vivono queste drammatiche vicende nella totale incredulità e soprattutto nella preoccupazione, che affiora giorno dopo giorno. Ad Oppido Mamertina c'è paura di parlare, c'è paura di uscire, c'è paura di continuare a vivere onestamente.
Sono rimasto veramente colpito quando ho visitato quella comunità con la Commissione antimafia. È una comunità che, come è stato qui sottolineato dalla collega Napoli, vive nel terrore. Ritengo che ci sia stata su questa vicenda una sottovalutazione, perché credo che quando accade una tragedia di queste dimensioni, quando avvengono fatti così devastanti, che colpiscono la coscienza, turbano la pubblica opinione nazionale, si dovrebbe mettere in moto un meccanismo non solo di ripulsa, ma anche di attivazione di iniziative positive che consentano una inversione di tendenza. Desidero in maniera molto pacata e molto riflessiva sottolineare qui all'attenzione e alla sensibilità dell'onorevole Sinisi la gravità di questa situazione.
Siamo in presenza, in quella comunità, di una faida che si sviluppa da diversi anni, dal 1992, che ha prodotto in questo lasso di tempo 22 morti. Mi pare - lo voglio dire con grande umiltà - che non ci sia stata da parte degli organi preposti la dovuta attenzione per prevenire fatti di sangue che potevano essere facilmente intravisti sullo sfondo. Sappiamo infatti che, quando in una comunità scoppia una faida, il numero dei morti è purtroppo destinato a crescere se non si interviene, se non si agisce in modo positivo: 22 morti pesano e sono un fatto devastante.
In questi giorni si è discusso circa la natura dello scontro: si è trattato di una faida tra famiglie per affermare la superiorità ed il prestigio di una di esse o dell'azione di diverse organizzazioni criminali? In proposito c'è stato un palleggiamento di responsabilità tra la direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e la procura di Palmi, per stabilire se occorresse applicare l'articolo 416-bis o si dovesse rimanere nell'ambito della giurisdizione ordinaria. Mi sembra che tutto ciò abbia rappresentato una sottovalutazione della vicenda.
Credo sia chiaro a tutti che siamo in presenza di uno scontro armato tra famiglie e tra cosche residenti in Oppido Mamertina per il controllo del territorio e per affermare i propri traffici illeciti. Questa presenza criminale è anche documentata dal legame che intercorre tra quelle famiglie ed altre cosche della piana di Gioia Tauro. Si tratta quindi di una faida di stampo mafioso, che dovrebbe essere contrastata con la dovuta energia e con il necessario impegno.
Occorre ora ricercare gli esecutori ed i mandanti, per assicurarli alle patrie galere. Soprattutto, però, bisogna sviluppare un'azione incisiva per la cattura dei latitanti che infestano la zona.
In proposito vorrei sottoporre al sottosegretario un ragionamento che va oltre la questione di Oppido Mamertina e che investe la politica dell'ordine pubblico nella provincia di Reggio Calabria ed in tutta la Calabria. Devo dire che su questo argomento sarebbe stata necessaria la presenza anche del ministro di grazia e giustizia. A mio avviso occorre sviluppare un ragionamento in merito al potenziamento degli uffici e degli organici dei tribunali e delle procure. Certi criteri e standard di valutazione potrebbero essere considerati validi per collettività in cui non esiste un fenomeno di criminalità organizzata potente e forte come quella che purtroppo opera in provincia di Reggio Calabria e nella nostra regione. Ecco perché il tema del potenziamento deve essere affrontato.
Qualche giorno fa abbiamo assistito alle polemiche del procuratore Boemi, che ha richiamato il Governo e le forze politiche agli impegni assunti dal ministro di grazia e giustizia nella solenne inaugurazione dell'anno giudiziario a Reggio Calabria; in quella sede egli aveva posto il problema del potenziamento ed aveva parlato dell'impegno del Governo per potenziare gli uffici giudiziari in Calabria ed a Reggio Calabria.
Oggi la situazione è grave: vi è un profondo intreccio fra questione criminale e questione sociale. Sappiamo quindi che bisogna intervenire su due fronti: non è sufficiente l'intervento repressivo, ma va sviluppata e portata avanti una politica sinergica che parli il linguaggio della convinzione e dell'educazione. È necessario creare un progetto mirato e serio per la sicurezza di quelle aree. Vanno richiamate alle loro responsabilità le scuole, che devono affrontare il problema dell'educazione, così come le amministrazioni comunali (che devono essere aiutate a sostenere questo confronto, questo sforzo e questo grande impegno nella direzione di un'educazione alla legalità).
Il problema della lotta alla mafia non può essere ricondotto semplicemente al momento repressivo: deve essere un impegno alto, realizzato da parte dello Stato a tutti i livelli, anche ai massimi livelli.
Penso all'impegno che deve essere profuso dal Governo e dalle comunità locali. Penso alla funzione importante della scuola e a quella che la Chiesa può svolgere in ragione della sua autorità morale. Penso alla necessità di promuovere associazioni per impegnare i giovani ed educarli al lavoro e alla legalità.
Queste sono dunque le problematiche che dobbiamo fronteggiare in quelle aree: un intreccio profondo tra una questione criminale ed una questione sociale. Tale miscela può diventare esplosiva, arrecando grave danno alla democrazia e all'affermazione dei valori in cui noi tutti crediamo in quella parte del territorio dello Stato italiano.
Non vi è dubbio - non voglio essere pessimista - che grandi successi siano stati raggiunti nella lotta contro la mafia anche in provincia di Reggio Calabria. Penso all'azione condotta dalla prefettura, al raccordo con il Ministero dell'interno, all'attività meritoria svolta dal prefetto Rapisarda; penso all'azione importante del comandante dei carabinieri di Reggio Calabria, colonnello Niglio, e del questore Malvano.
Sappiamo che in quell'area del territorio della Repubblica vi è un vertice dell'ordine pubblico all'altezza dei compiti che deve svolgere e sentiamo il bisogno di ringraziare questi servitori dello Stato per il lavoro che compiono in queste difficili condizioni.
Non possiamo tuttavia, signor sottosegretario, sottovalutare il pericolo della recrudescenza dei fenomeni malavitosi: una vasta area del territorio della provincia di Reggio Calabria è sottratta alle leggi
Non voglio tediarvi, ricordando gli attacchi che sono stati portati agli amministratori locali, ai tanti sindaci di comuni della provincia di Reggio Calabria, che vengono intimiditi, terrorizzati e colpiti nell'esercizio delle loro funzioni. Dobbiamo essere grati a questi uomini che, con dedizione, prestano un grande servizio allo Stato democratico.
Sappiamo che l'organizzazione criminale calabrese, denominata 'ndrangheta, è diventata ormai la prima potenza criminale in Italia, soppiantando Cosa nostra in tante attività e soprattutto nel traffico degli stupefacenti. Sentiamo che è cresciuta la potenza e la forza di questa organizzazione criminale, che riesce a realizzare un potente controllo del territorio.
Ecco allora che, come diceva la collega Napoli, i fatti di Oppido Mamertina si collegano alla 'ndrangheta, alla criminalità organizzata di stampo mafioso che esiste in Calabria e che rappresenta l'humus nel quale essa si sviluppa ed acquista sempre maggiore potere nel nostro paese.
Avremo poi modo di affrontare altre questioni, ma io voglio, concludendo, rivolgere un ulteriore appello. Discutiamo di questo eccidio con due mesi di ritardo: lo Stato democratico è stato presente ad Oppido Mamertina, visto che la Commissione antimafia si è recata in quella realtà, partecipando ad un consiglio comunale aperto nel quale ha interloquito con i cittadini ed ha dato una speranza. Il questore, il prefetto ed il comandante dei carabinieri sono stati presenti in quella realtà per riaffermare la presenza dello Stato democratico.
Io le chiedo, signor sottosegretario Sinisi, perché conosco la sua sensibilità, che si sviluppi un'iniziativa anche del Ministero dell'interno per creare le condizioni affinché si possa realizzare in quella parte del territorio un patto di legalità con le amministrazioni comunali di Oppido Mamertina e degli altri paesi della zona e si possa avvertire la presenza dello Stato democratico nel momento in cui si vuole affrontare questa grande battaglia di civiltà e di democrazia.
Insisto sull'ultimo punto che a me preme sottolineare: è un pallino che ho e che vorrei porre qui, in questa solenne aula del Parlamento della Repubblica italiana. Credo che si debba compiere un ulteriore sforzo per assicurare alla giustizia i tanti latitanti che gravitano nella provincia di Reggio Calabria, che infestano quelle aree e che sono una presenza opprimente e massiccia, operante su quel territorio.
Credo che esistano condizioni nuove per condurre una battaglia contro la criminalità organizzata; esistono e crescono nuove sensibilità; a queste sensibilità, a questa gioventù nuova che vive l'esperienza della criminalità organizzata che la combatte e la contrasta, dobbiamo dare la speranza e far avvertire la vicinanza allo Stato democratico.
Parlare della 'ndrangheta, parlare della mafia, parlare del dramma dell'intero territorio di una regione, credo sia veramente inutile anche perché ci sono dei riferimenti e dei dati molto certi per cui è necessario rinviare a questi dati che sono presenti alle nostre considerazioni, alle nostre valutazioni.
Nella mia interpellanza parto proprio da questo tipo di valutazione con il riferimento ad un efferato delitto, un efferato atto criminoso che ha insanguinato il comune di Oppido Mamertina. Ma ci sono tante altre situazioni drammatiche in questa nostra realtà regionale.
Quello di Oppido Mamertina è un episodio che non può essere passato sotto
Ed allora, signor sottosegretario, queste vicende stridono con il tambureggiante ottimismo più volte dimostrato qui dal ministro dell'interno. Certamente riconosco la sua buonafede, lo ripeto: la sua buonafede! Per quanto riguarda, però, il controllo sul territorio da parte delle forze dell'ordine e delle istituzioni, non ci siamo. Non c'è alcun controllo sul territorio. Più volte abbiamo parlato di atti di prevenzione, di investigazione. A che punto sono tutti questi atti? Come riusciamo a controllare? E quando si riesce a trovare una qualche soluzione, certamente quella non è né assoluta né definitiva. Molte volte ci sono dei cedimenti e delle situazioni poco chiare che si verificano nell'ambito delle lotte tra organizzazioni criminose.
Voglio fare una domanda: come si può controllare il territorio, se è vero - ma il Governo deve rispondere al riguardo - che il sostituto procuratore della Repubblica Boemi ha parlato di 300 sorvegliati speciali a Rosarno che nessuno sorveglia? Allora io mi fermerei qui. Il sostituto procuratore, che era coordinatore della direzione antimafia, anche se sembra si sia dimesso - non so se vi sia questo istituto delle dimissioni, della consegna delle deleghe, ma ognuno ha bisogno di momenti di autoesaltazione -, parla di 300 sorvegliati, come io posso parlare di paesi in mano ad organizzazioni criminose. Non è possibile che in paesi di 2 mila, 3 mila, 4 mila o 5 mila abitanti non si sappia chi sono i responsabili dell'organizzazione criminosa! C'è una grande «disattenzione»! Se vuole, le sottoscrivo tale termine con la matita blu. Lo ribadisco, c'è una grande «disattenzione»!
Bisogna capire se lo Stato voglia fare una lotta seria alla criminalità, recuperando qualche iniziativa credibile, oppure se, onorevole Sinisi, quello che il paese spende per le forze dell'ordine è inutile perché non vi è alcun ritorno, al di là dell'impegno individuale delle stesse forze dell'ordine, al di là dell'impegno individuale e del sacrificio di molti militi, di molti agenti e di molti dirigenti di tali forze. Tuttavia non vi è un coordinamento, non vi è una strategia, non vi è un disegno né una protezione. A tale riguardo vi dovrebbe essere, come si suol dire, un combinato disposto tra magistratura e forze dell'ordine.
Molte volte ci si trova a dover perseguire i reati minori. Le persone deboli in questi piccoli comuni all'interno della Calabria sono soggette a contravvenzioni, ad angherie, a persecuzioni, ma ci sono alcune famiglie intoccabili in Calabria. Onorevole sottosegretario, ci sono alcune famiglie intoccabili in Calabria! Lo ribadisco, onorevole sottosegretario, ci sono alcune famiglie intoccabili, di cui si conoscono i nomi, i cognomi, gli indirizzi, come si suol dire, vita e miracoli! C'è o no l'obbligatorietà dell'azione penale? Se l'obbligatorietà dell'azione penale è una favola, una grande favola, lo dobbiamo dire ai cittadini. Forse è un «codicillo» del diritto processuale penale che va eliminato. Vi è un istituto giuridico che è la desuetudine: si può dire che è caduto in desuetudine e che pertanto è inapplicabile.
Onorevole sottosegretario, vorrei chiudere la mia esposizione facendo riferimento ad un'altra vicenda. Vorrei sapere come possa il Governo non venire subito in aula per dire cosa pensi della sollecitazione che gli abbiamo rivolto attraverso gli strumenti del sindacato ispettivo concernenti le dichiarazioni dello stesso Boemi e del dottor Pennisi, un altro suo ex collega. Essi hanno parlato di connivenze con la politica e con la massoneria. Ebbene, vogliamo sapere chi siano i responsabili della politica. Vogliamo sapere i nomi e i cognomi. Credo che questo sia interesse suo, come sottosegretario all'interno e come parlamentare.
Si cali nella nostra posizione, nella mia, in quella di Domenico Bova, dell'onorevole Angela Napoli. Si cali nella nostra
È inutile interrogare i pentiti; possiamo farlo, ma bisogna anche interrogare questi illustri magistrati che devono dirci chi siano i politici, quali siano le organizzazioni massoniche e i grandi massoni, quali siano i responsabili delle istituzioni, quali siano tutte queste forze che bloccano l'azione contro la mafia, perché si parla anche del Governo, del Ministero dell'interno e del Ministero di grazia e giustizia, il quale è incolpevole: quando uno non fa nulla, non credo possa essere accusato di nulla ed il professor Flick vive in una serena incoscienza, per cui possiamo tranquillamente assolverlo da questo punto di vista.
Onorevole sottosegretario, so che lei è venuto a rispondere ai nostri quesiti: si tratterebbe di rifare la storia di Oppido Mamertina dopo due mesi dai fatti. L'onorevole Bova fa parte di un gruppo autorevole della maggioranza che sostiene il Governo, anche se non so fino a quando. Lei sa, onorevole sottosegretario, che la stimo molto: credo che non sia venuto qui per ripeterci una storia che conosciamo o per darci notizie di cui siamo già in possesso. Vorremmo capire quali siano le indagini e le strategie di carattere generale che il Ministero dell'interno intende portare avanti: credo che solo questa sia la richiesta plausibile e lecita che dei parlamentari, evitando azioni polemiche o pregiudiziali nei confronti del Governo, possano avanzare.
Onorevole sottosegretario, la mia interpellanza recava anche un'altra parte che è stata stralciata (devo ringraziare gli uffici della Camera che hanno provveduto a consentire la trattazione della mia interpellanza in questa seduta) che riguardava la procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che sarà esaminata distintamente. Forse questo argomento poteva essere trattato anche in questa sede, ma per ragioni di carattere organizzativo, relative al concerto dei ministri nella risposta, non è stato possibile farlo, anche se l'autorevolezza dell'interlocutore che parla oggi a nome del Governo lo avrebbe senz'altro consentito.
Noi abbiamo interpellato il Presidente del Consiglio dei ministri ed il ministro di grazia e giustizia in occasione della terribile strage di Oppido Mamertina, di tipo mafioso, derivante da fenomeni possibili solo ad una criminalità organizzata, capace di operare sul territorio. Oppido non è un borgo isolato: non so se lei conosce la città, ma si tratta di una sede vescovile. Proprio nella piazza centrale, fulcro di questa antica, benemerita e laboriosa città, è avvenuto un fatto tanto grave: questo vuol dire che la criminalità organizzata (preferisco usare questa espressione invece che «mafiosa» per ragioni geografiche) non è sotto controllo, come forse si ritiene da parte di qualcuno degli autorevoli intervenuti, con una punta di ottimismo che potremmo definire d'ufficio.
Il controllo del territorio non c'è, anche se dovrebbe esserci. Un controllo, non di pubblica sicurezza, ma di sicurezza per le popolazioni operose, è il primo debito dello Stato nei confronti delle comunità. Quando non si è sicuri sulla piazza del proprio paese e quando la certezza dell'impunità caratterizza il modus operandi dei criminali, i quali a viso scoperto non esitano ad attivarsi nel
Ed allora, alla nostra domanda di sicurezza del territorio il Governo deve rispondere provvedendo con i mezzi che ha, affinandoli o sottoponendoli a revisione critica, migliorando le procedure o creando nuove collaborazioni, o ancora risolvendo i drammatici problemi di carattere socio-economico che fanno da cornice e che costituiscono l'humus che permette alla criminalità organizzata di operare in maniera disinvolta e che consente cedimenti, distrazioni, omissioni gravissime che abbiamo denunziato e che continueremo a denunziare.
A monte del grave, efferato delitto di Oppido Mamertina vi sono molte cose che non vanno, che non funzionano. Vorremmo che i comuni funzionassero, che le amministrazioni comunali fossero seguite, accompagnate, vorremmo che nelle amministrazioni comunali vi fosse una sorveglianza da parte degli organi preposti, per controllare non certo i comuni, la cui autonomia decisionale deriva dalla legge, quanto piuttosto chi gestisce l'autonomia: costui deve essere affidabile, ed in maniera conclamata.
Quando vediamo certi risultati elettorali e certe «volontà popolari» prevalere e determinare questa o quella amministrazione, proviamo preoccupazioni che abbiamo già manifestato e che ripetiamo in questa sede. Ci rendiamo perfettamente conto della delicatezza dei compiti che il Governo è chiamato a svolgere in quest'ambito, ma il Governo esiste proprio per affrontare compiti delicati perché, se tali non sono, non vi è bisogno del Governo, le comunità possono organizzarsi per proprio conto nell'ambito di un'autonomia che deve essere vera e non condizionata. Quando l'autonomia può essere condizionata dall'esterno, è necessario che il Governo si allerti, e noi auspichiamo che lo faccia.
Quando il territorio è gestito in maniera tale da consentire azioni delittuose, che avvengono in pieno giorno e che assumono un carattere «punitivo» per i cittadini e per la comunità, allora il Governo deve - lo ripeto: deve - allertarsi al massimo, perché il soggetto dedito ad attività criminose che si espone in pieno giorno è un soggetto che, attraverso quel gesto ad alto rischio in quanto compiuto nella piazza di un centro abitato, intende conferire alla propria azione quel carattere di «esemplarità» proprio della criminalità organizzata. Queste cose non devono e non possono avvenire! È evidente però che, intorno, dietro e alle spalle di chi si espone da criminale a compiere questi gesti «esemplari» - lo dico tra virgolette - di questo tipo, dando luogo a quel drammatico accadimento luttuoso che ha coinvolto anche dei cittadini innocenti nella piazza di Oppido Mamertina, vi è la convinzione di poterlo o di doverlo fare e di avere interesse a farlo; altrimenti, infatti, quel criminale ricorrerebbe ad altri mezzi e ad altre forme per affermare il proprio potere sul territorio!
È questo, onorevole sottosegretario, che chiediamo al Governo ed è questo che riteniamo che il Governo non abbia fatto fino a questo momento: mi riferisco ad un controllo del territorio non visibile, ma a quello invisibile, che è necessario per far comprendere ai criminali ed ai cittadini che debbono essere protetti che lo Stato è presente! Quando però si notano determinate debolezze, carenze, silenzi, presenze o franchigie rispetto alla possibilità di commettere un determinato tipo di reati, allora vi è qualcosa - o più di qualche cosa - che non funziona come dovrebbe; ed il Governo deve assicurare non solo l'ordine pubblico, ma anche la tranquilla vita dei cittadini sul territorio, sia nelle campagne che - e soprattutto - nei centri abitati. Questo è l'ammonimento che ci viene dall'orribile e sconvolgente episodio verificatosi ad Oppido Mamertina: nei centri abitati non vi è tranquillità in pieno giorno per i cittadini! È evidente che allora - lo ripeto - vi
Queste sono le operazioni che debbono essere effettuate.
Io non posso andare oltre, perché sono cose che dico con chiarezza assoluta da alcuni anni; in ogni caso, dobbiamo richiamare l'attenzione del Governo sulla intollerabile condizione del territorio - che ci allarma particolarmente - in Calabria, in generale e in provincia di Reggio Calabria, in particolare.
Noi auspichiamo che la Commissione antimafia - che è espressione del Parlamento, che si è recata in Calabria più volte e che ha tra le sue file dei membri autorevolissimi - voglia predisporre una relazione sulla situazione della Calabria, la quale «tradizionalmente» - lo dico tra virgolette - è stata sempre una relazione difficile. Noi attendiamo la predisposizione di tale relazione: questo non è un invito che io posso rivolgere al Governo, ma è una affermazione della quale mi assumo la responsabilità di fare, pur non facendo parte della Commissione antimafia. Esprimo quindi questo auspicio perché dalla relazione della Commissione antimafia sulla Calabria anche il Governo potrebbe trarre talune indicazioni e qualche elemento in più di quelli che certamente sono già a sua disposizione, a prescindere dal lavoro della Commissione stessa e potendo disporre dei mezzi necessari, ed avendo una responsabilità ed il suo peso sul territorio, nonché le informazioni dal territorio stesso.
Onorevole sottosegretario, siamo estremamente preoccupati per le condizioni nelle quali versa il territorio della Calabria, in generale e quello della provincia di Reggio Calabria, in particolare. Siamo preoccupati per la impossibilità oggettiva per i cittadini di vivere tranquillamente la propria vita, anche sulla piazza del proprio centro abitato! Siamo preoccupati e la nostra è una preoccupazione alla quale il Governo deve fornire una risposta ricorrendo a tutte le misure possibili: a cominciare dalla soluzione dei problemi socio-economici di questi territori, per continuare con una maggiore efficienza degli uffici giudiziari - mi auguro che questi possano essere costituiti in maniera tale da rispondere con immediatezza e prontezza alla domanda di giustizia, alla domanda di protezione dei cittadini -, del governo degli enti locali, che deve essere assicurato nella trasparenza massima, che può e deve essere ottenuta, nel rispetto dell'autonomia, che non significa possibilità di arbitrio, che è altro, perché se vogliamo essere liberi dobbiamo essere servitori delle leggi.
Si tratta di una serie di comportamenti che noi auspichiamo da parte del Governo e mi auguro che lei, signor sottosegretario, nella sua risposta possa darci autorevolmente qualche indicazione. Ci riserveremo poi ulteriori, eventuali considerazioni.
L'occasione di questo dibattito parlamentare viene offerta dall'episodio delittuoso
L'onorevole Tassone chiede inoltre alcune precisazioni sugli episodi delittuosi, che hanno interessato recentemente Seminara e Serrastretta. Come ho già detto, non è la prima volta che Parlamento e Governo affrontano in comune, in questa Assemblea, lo specifico tema della lotta alla delinquenza organizzata in Calabria. Ricordo che già il 25 febbraio di quest'anno, rispondendo a diverse interpellanze ed interrogazioni - tra cui quelle degli onorevoli Tassone e Bova - ho illustrato una dettagliata relazione contenente lo stato delle iniziative di lotta e delle misure di potenziamento disposte dal Governo nella regione. Successivamente, discutendosi sempre in quest'Assemblea il 13 maggio scorso le mozioni sull'ordine pubblico, il ministro Napolitano ha svolto una giornata e circostanziata relazione sugli stessi temi.
Oggi non posso che richiamare integralmente queste due relazioni, che mantengono inalterata ogni attualità. Aggiungo, tuttavia, qualche ulteriore elemento di conoscenza e di valutazione in relazione ai fatti richiamati dagli interpellanti. Naturalmente, risponderò sulla strategie relativa alla sicurezza e alla politica dell'ordine pubblico, non rientrando nelle competenze del Ministero dell'interno la politica della giustizia.
La situazione della sicurezza pubblica nel comune di Oppido Mamertina risente negativamente dello scontro tra due gruppi criminosi in lotta tra di loro per il controllo delle modeste attività economiche del piccolo centro. Nell'ambito di questa faida, che a partire dall'aprile del 1992 ha provocato l'uccisione di trenta persone e il ferimento di altre otto, si collocano gli eventi accaduti nella giornata dell'8 maggio scorso, quando un gruppo di malviventi penetrati nella macelleria Polimeni di Oppido Mamertina ha ucciso Giovanni Polimeni e suo cugino Vittorio Rustico, rispettivamente nipote e cognato del boss locale Giuseppe Mazzagatti.
Dopo aver perpetrato questo duplice omicidio, gli stessi criminali hanno aperto il fuoco sugli occupanti di una autovettura, simile a quella in uso a Domenico Polimeni, padre di Giovanni, presumibilmente il vero obiettivo dell'agguato. Restavano così uccisi Giuseppe Bicchieri e la nipote, Mariangela Ansalone e feriti gravemente la moglie, Maria Annunziata Pignataro, la figlia Francesca ed un altro nipote, Giuseppe Ansalone.
Le indagini, condotte dal reparto operativo dei carabinieri e dalla Polizia di Stato e sotto la diretta responsabilità della procura della Repubblica presso il tribunale di Palmi, hanno consentito di iscrivere nel registro degli indagati 29 persone e di inoltrare il 14 maggio un'articolata richiesta di misure cautelari. Tale richiesta costituisce il risultato di un impegno di lavoro che ha interessato non soltanto i magistrati titolari dell'inchiesta, ma anche altri inquirenti intervenuti nell'indagine.
Dopo un incontro con la direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, si è pervenuti quindi alla comune conclusione che i fatti criminosi non configurano alcuno scenario di criminalità organizzata, ma confermano che, in Calabria, lo scenario del crimine può essere scandito anche dalla faida.
L'impostazione è stata condivisa dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Palmi, che, a distanza di pochi giorni, ha sostanzialmente accolto la richiesta fornendo, in tempi reali, risposte istituzionali fondamentali per il ripristino della legalità.
Si è così giunti all'arresto, il 19 maggio, di Giuseppe Antonio Gugliotta e del figlio Alessandro, incensurato.
Quanto agli episodi cui fa riferimento l'onorevole Tassone, riferisco che sia per i fatti di Serrastretta sia per quello di Seminara sono in corso attive indagini.
Per quello di Seminara, in particolare, caratterizzato dall'incendio dell'autovettura del comandante del presidio e di due militari dell'Arma, la direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha emesso un decreto di fermo nei confronti di due pregiudicati, esponenti della cosca Santaiti del luogo, Diego Russo e Rocco Cangemi, quest'ultimo tutt'ora attivamente ricercato.
Nel territorio di Seminara, caratterizzato dalla presenza di una delle più agguerrito cosche mafiose, operanti nella piana di Gioia Tauro, facente capo alle famiglie Gioffrè e Santaiti, l'azione di contrasto posta in essere dalle forze di polizia si è concretizzata in tre notevoli operazioni denominate «Smirne», «Fire» e «Cento Croci» che hanno portato complessivamente all'emissione di 142 ordinanze di custodia cautelare in carcere ed altre 29 a piede libero, da parte della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, per associazione mafiosa, traffico di stupefacenti ed armi, omicidi, tentati omicidi, rapine ed estorsioni.
Nonostante tali risultati, l'azione delle forze di polizia resta obiettivamente difficile, ed estremamente impegnativo rimane il cammino ancora da compiere. Come si vede non intendiamo indulgere in eccessi di euforia per i tanti successi conseguiti, ma neppure sottovalutare tali risultati, anche perché non intendiamo alimentare alcuna convinzione di una peraltro inesistente invincibilità della criminalità organizzata.
L'amministrazione dell'interno è al momento fortemente impegnata a migliorare, in termini di reale efficacia, il controllo del territorio, obiettivo al quale tende proprio il riordinamento dei commissariati di pubblica sicurezza, attuato per la prima volta proprio in provincia di Reggio Calabria.
La strategia del Governo è stata e resta tuttora fondata sul potenziamento dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata e comune nel Mezzogiorno, che non è possibile tuttavia affidare solo ad un presunto allargamento degli organici.
Occorre tuttavia proseguire lungo la strada di un ulteriore affinamento delle capacità di intervento delle forze dell'ordine, specialmente in una regione che presenta problemi ancora così gravi.
In questa direzione bisogna riconoscere che lo sforzo è notevole se si considera che le forze di polizia presenti in Calabria ammontano a 11.909 unità, di cui 4.221 della Polizia di Stato, 5.276 dell'Arma dei Carabinieri e 2.142 della Guardia di finanza.
Il Governo, tuttavia, intende affiancare all'azione della magistratura e delle forze di polizia interventi volti a favorire lo sviluppo nel Mezzogiorno, concentrando iniziative e misure volte a proteggere gli investimenti e le imprese, per riappropriarsi di spazi che debbono essere sottratti alla sfera di influenza e di controllo della malavita organizzata.
Tenuto conto delle indicazioni pervenute dalla Confindustria e dalle istituzioni locali interessate, è stato elaborato il «Progetto sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno» che si prefigge di riavviare un processo di espansione imprenditoriale nelle aree meridionali che presentano maggiori potenzialità.
Si tratta di un progetto ambizioso di sviluppo sociale e degli investimenti, cofinanziato dall'Unione europea e dallo Stato per la realizzazione di infrastrutture, sistemi di sicurezza e formazione che l'amministrazione dell'interno intende promuovere contestualmente all'attività di integrazione dei contratti d'area e dei patti territoriali con specifici protocolli d'intesa con le amministrazioni locali e gli operatori economici e sociali, finalizzati al perfezionamento dei sistemi di sicurezza e controllo del territorio e quelli per la
Tale progetto costituisce un'occasione di straordinario rilievo per innescare un circolo virtuoso sicurezza-investimenti-occupazione, mediante la garanzia di un maggior livello della sicurezza pubblica in cui sono chiamati ad operare gli imprenditori.
In particolare nella Calabria questa iniziativa interessa attualmente le aree di Crotone e Gioia Tauro, nonché il tratto regionale dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Con ciò ritengo di aver risposto esaurientemente a quanto auspicato da tutti gli interpellanti, in modo specifico dall'onorevole Bova, che sul fatto chiede al Governo di definire un progetto mirato alla sicurezza, integrando gli interventi di ordine pubblico con quelli di sviluppo economico e sociale.
Il Governo desidera tuttavia assicurare a questa Assemblea che non mancheranno - e verranno anzi valutati con attenzione - tutti quegli interventi necessari a mantenere alta, sotto ogni profilo, la tensione morale nella lotta contro la criminalità in quella regione.
Purtroppo, la sua risposta non fa trapelare nulla di tutto questo; nulla delle attese di queste famiglie, nulla delle attese dei tanti cittadini onesti che vivono nella provincia di Reggio Calabria, ma direi nella Calabria tutta.
Vede, non ne possiamo più, signor sottosegretario, di sentire costantemente che nelle risposte alle nostre interpellanze, che sollevano problemi drammatici, ci si richiama alla relazione prodotta in quest'aula dal ministro Napolitano. Ai cittadini calabresi, alle vittime innocenti ed alle loro famiglie non servono più le relazioni, servono i fatti! Se si continua a rispondere affermando e confermando tesi assolutamente opposte alla realtà, ossia che quanto è successo in Oppido Mamertina è frutto solo di faide familiari e non di inquinamento mafioso, devo dirle, caro sottosegretario, che mi dispiace che tali risposte vengano da lei, che conosce il territorio, conosce la situazione drammatica in cui vive la provincia di Reggio Calabria. Queste risposte sono sintomo di una negatività della lotta alla mafia. Nelle risposte a tutte le interpellanze sento richiamare, ripeto, la relazione del ministro Napolitano.
Mi viene oggi a dire che sono stati catturati in parte i colpevoli; ma, onorevole sottosegretario, sono allora costretta a fare qui la storia dei colpevoli di Oppido Mamertina, perché, visto che il Ministero dell'interno non la conosce, ho l'obbligo di lasciarla almeno agli atti di questa Assemblea parlamentare.
Non è possibile continuare a dire le stesse cose, dopo il palleggiamento che vi è stato tra la procura di Palmi e la DDA di Reggio Calabria; con gli atti esistenti, dopo le denunce fatte per lettera al Consiglio superiore della magistratura da parte dei sostituti procuratori della DDA di Reggio Calabria, dopo le denunce anche attraverso interviste del giudice Macrì (denunce esistenti, lo ribadisco, presso il Consiglio superiore della magistratura sui fatti di Oppido) circa l'impossibilità di esaminare i fatti, onorevole sottosegretario, come si fa a dire che sono stati assicurati i colpevoli alla giustizia? E li si incrimina, guarda caso, il giorno in cui la Commissione antimafia si reca in quel di Oppido Mamertina, solo in base all'articolo 416 del codice penale, e non in base
Come si fa a giustificare il lavoro assolutamente inaccettabile svolto dalla procura di Palmi? Questa dovrebbe darmi la giustificazione del perché aveva ritenuto i fatti delittuosi verificatisi fin da un anno prima in Oppido Mamertina come collegati con la criminalità organizzata mafiosa ed aveva trasmesso le carte alla DDA di Reggio Calabria e poi, guarda caso, dopo le ultime tristi vicende di Oppido Mamertina, è sopraggiunto un accordo, che non si riesce a capire da cosa possa essere scaturito, tra il procuratore della Repubblica di Palmi e qualche procuratore (non sappiamo chi) della DDA di Reggio Calabria, per cui il fascicolo è stato ritrasmesso alla procura di Palmi, eliminando così la possibilità di individuare i delitti come crimini mafiosi.
Diciamo allora che la lotta alla mafia non la si vuole fare! Le beghe che esistono fra le procure andrebbero sconfessate: questa è lotta alla mafia! Aveva ragione l'onorevole Tassone quando richiamava le dichiarazioni del procuratore Boemi. Onorevole sottosegretario, abbiamo bisogno di conoscere la verità: la mafia si sconfigge anche individuando i politici corrotti ed avendo il coraggio di mandarli a casa! Soprattutto quando siete a conoscenza degli atti che ne dimostrano la colpevolezza! La mafia si sconfigge anche individuando il rapporto che esiste - lei, onorevole sottosegretario, lo sa - in Calabria ed in provincia di Reggio Calabria tra le procure della Repubblica, alcuni politici e la massoneria deviata! Questo lei avrebbe dovuto dirci oggi per dare speranza di fronte alle morti innocenti. Basta con i richiami alle relazioni, onorevole sottosegretario: non è così che si sconfigge la mafia!
Noi che viviamo in quella terra, dove per la stragrande maggioranza vivono cittadini onesti, e che siamo stati mandati qui proprio per combattere, per chiedere giustizia, abbiamo il dovere di ritornare in quella terra offrendo delle garanzie da parte dello Stato, offrendo garanzie da parte di questo Governo, che puntualmente offre invece garanzie solo a parole e non nei fatti. Basta! La Calabria non ne può più, onorevole sottosegretario! Lei, tutto il Governo e tutta la sua maggioranza politica, in nome di queste vittime innocenti, fatevi un esame di coscienza (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e dell'UDR).
Ancora non sono riuscito a comprendere perché, nella discussione che c'è stata tra la DDA di Reggio Calabria e la procura di Palmi, non si voglia attribuire il valore di scontro armato di stampo mafioso alla strage che è avvenuta in Oppido, perché mi pare che ricorrano tutte le condizioni per giungere ad una considerazione di questo tipo. Siamo in presenza di organizzazioni criminali associate tra di loro. Siamo in presenza di una manifestazione di violenza che, per la sua caratterizzazione, assume i contorni della sfida e quindi della tipica espressione di violenza visiva, che viene portata agli occhi della pubblica opinione perché venga registrata e stigmatizzata, e noi sappiamo che rientra nella tipologia dei delitti di mafia anche l'ostentazione della potenza di fuoco. Siamo in presenza di un delitto che è stato organizzato in maniera paramilitare, con armi potentissime: un gruppo armato entra in una macelleria,
Ora, francamente, a me sfuggono i termini di questa discussione, per cui non si riesce a capire se debba essere addebitato l'articolo 416 o l'articolo 416-bis, che diventa veramente offensiva per le popolazioni calabresi e per la pubblica opinione nazionale. Noi non siamo tifosi delle associazioni criminali, né vogliamo attribuire ad ogni fatto di sangue l'etichetta di delitto mafioso, ma pensiamo che nel caso di Oppido Mamertina e di questa strage l'attribuzione della qualifica di delitto di stampo mafioso consenta di mettere in moto, da parte dello Stato, un meccanismo più efficace per reprimere e per poter intervenire sulla situazione.
Registro questa considerazione e non la addebito al sottosegretario Sinisi, il quale mi pare che non abbia responsabilità sotto questo profilo: semplicemente egli riporta lo stato degli atti della discussione tra la procura della Repubblica di Palmi e la direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
Sento però che dobbiamo chiedere al Ministero dell'interno uno sforzo maggiore con riferimento alle sue competenze: si tratta di aiutare gli enti locali ed in particolare i comuni in uno sforzo finalizzato a sviluppare una strategia di educazione alla legalità per le giovani generazioni ed a potenziare gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata. Penso soprattutto alla definizione di uno strumento tipico, per lo sviluppo di un'educazione contro la criminalità: una campagna, concordata tra gli enti locali (anche in forma associata) della piana di Gioia Tauro e sostenuta anche mediante un aiuto finanziario ed un apporto di programmi.
Per quanto riguarda le forze dell'ordine, mi rendo conto che in Calabria lo Stato dispone di 12 mila unità, cioè di una presenza abbastanza rilevante, ma quando poniamo il problema del potenziamento e dell'adeguatezza delle forze dell'ordine rispetto allo scontro in atto noi chiediamo non la militarizzazione del territorio calabrese (non servirebbe ed, anzi, potrebbe risultare dannosa), ma una migliore utilizzazione delle tecnologie ed un'intensificazione delle operazioni di intelligence. Onorevole Sinisi, a lei sicuramente non sfuggirà (per la sua alta professionalità e capacità) che se l'intelligence fosse stata funzionale e se ad Oppido Mamertina vi fosse stata la capacità di cogliere quanto stava avvenendo, sarebbe stato possibile prevenire una strage che tutti pensavano fosse nell'aria. Non mi pare che fatti del genere possano accadere in una realtà in cui tutto è tranquillo: come lei giustamente ha documentato, dal 1992 in questa realtà territoriale le faide hanno provocato trenta morti.
Prendo atto che da parte del Ministero vi è la volontà di lavorare al progetto sulla sicurezza, intervenendo anche attraverso investimenti per l'occupazione. Nello stesso tempo, però, constato che nessun patto territoriale o contratto d'area (con l'eccezione di Crotone) è stato avviato; siamo ancora alle enunciazioni verbali. Chiedo, quindi, che alle parole seguano infatti concreti: il Governo realizzi e mantenga gli impegni assunti nel dibattito in Parlamento.
Ringrazio il sottosegretario per quanto ha voluto dirci e ribadisco le richieste contenute nell'interpellanza che ho presentato.
Lei ha visto che i miei colleghi ed io siamo profondamente preoccupati, ma la nostra non è una preoccupazione di maniera,
Signor sottosegretario, al di là di quello che dichiara nelle sue relazioni il ministro Napolitano, in Calabria è fallita sia l'azione di prevenzione, sia quella di repressione: non vi è né l'una né l'altra! Di questo bisogna prendere atto per capire cosa occorre fare.
Certo, io non attribuisco a lei o al ministro Napolitano il possesso di una bacchetta magica, ma le devo ricordare, signor sottosegretario, che il Governo di cui ella fa parte aveva, all'atto della sua formazione, indicato come obiettivo prioritario quello di sradicare le organizzazioni criminali, le quali erano alimentate dai Governi della cosiddetta prima Repubblica e radicate nel territorio perché protette da alcuni politici e dalle istituzioni.
Sono passati due anni dall'insediamento di questo Governo e, come ricordavo, vi è un sostituto procuratore della Repubblica che fa denunce ben precise e puntuali. Noi le chiediamo con grande umiltà, ma formalmente ed ufficialmente, che si facciano indagini sulle dichiarazioni di quel sostituto procuratore della Repubblica: vogliamo sapere chi siano i massoni, quali siano le istituzioni, i politici ed i parlamentari collusi con la mafia che bloccano l'azione per sradicare e sconfiggere la criminalità organizzata in Calabria.
Se il sindacato ispettivo può avere qualche valore, noi le rivolgiamo formalmente questa sollecitazione, certo in un'aula non piena, ma chi vuole che si interessi della criminalità organizzata nel Mezzogiorno? Chi? Fa statistica, produce articoli e c'è qualcuno che, se dovesse essere sconfitta, perderebbe la professione. Non vi è dubbio, allora, che queste cose vengano ad essere alimentate oltre un certo limite ed una certa misura.
Signor sottosegretario, dobbiamo fare un'altra considerazione. Lei ha parlato di 11.900 addetti delle forze dell'ordine, tra carabinieri, poliziotti e guardie di finanza (lasciamo stare la polizia penitenziaria e la forestale). Io ed il mio illustre amico, l'onorevole Valensise, dicevamo che forse sono troppi e forse no rispetto alla popolazione. In ogni caso, signor sottosegretario, dobbiamo avere il rendiconto della produttività delle forze dell'ordine. Mi dispiace doverlo chiedere, ma voglio capire cosa faccia, per esempio, il comandante dei carabinieri della regione Calabria, che sembra essere venuto con grande affanno nella nostra regione e che non veda l'ora di essere trasferito. Queste cose devo dirle! Vogliamo verificare la produttività, perché non mi pare vi sia un rapporto equilibrato tra costi e benefici, visto che i costi sono maggiori dei benefici. È colpa delle forze dell'ordine? No.
Queste non sono dotate di strumenti e di mezzi; diamo loro le coperture che vogliamo ma finiamola di fare del trionfalismo sciocco e andiamo al cuore dei problemi!
Io so, signor sottosegretario, che lei ha del coraggio perché l'ha dimostrato anche in quest'aula e di questo gliene do atto. Ripeto, andiamo al cuore dei problemi!
Occorre capire a quale punto sono arrivati gli strumenti di intelligence. Lei ha detto - e su questo concordo pienamente - che non abbiamo bisogno di conoscere le quantità ma di sapere quale tipo di professionalità impegniamo nella lotta alla criminalità in Calabria e non solo in quella regione. Esiste uno scoordinamento tra le forze di polizia. Stamane ho avuto un vivace confronto con il suo collega, senatore Brutti, che fa parte del Governo, ma ovviamente è diciamo così in «organico» ai democratici di sinistra; molte volte il confine è assai labile tra il far parte del Governo della Repubblica e l'appartenere ad un partito politico. Ma, ahimè, così è la vita!
Parlando di questo contingente di carabinieri che dovrebbe essere aumentato per il servizio di vigilanza e scorta valori per conto della Banca d'Italia, dicevo che
Quando ci sono certi dati un'«alterazione» del genere può avvenire in qualsiasi circostanza, in qualsiasi condizione, in qualsiasi territorio, in qualsiasi «opportunità» che può darsi nella regione Calabria. Che dire poi, con riferimento agli articoli 416 e 416-bis, a proposito di questo traghettamento, di questa navette tra Reggio Calabria e Palmi? Palmi è retta da un bravo procuratore della Repubblica, il dottor Costa. Ma il cittadino di chi può aver fiducia? Certo non delle forze dell'ordine! Toglietevi dalla testa che il cittadino possa aver fiducia nelle forze dell'ordine e che nessuno abbia il diritto di gridare all'omertà. L'omertà è imposta da un certo clima di prevaricazione e di violenza sul territorio, operate da alcune strutture investigative all'interno della Calabria.
Ma chi vuole che parli? Se uno parla o fa il testimone, il primo investigato è proprio lui, mentre il criminale viene lasciato in libertà! È più facile infatti prendere il pesce piccolo.
Poniamoci problemi del genere. Ci sono le condizioni per sconfiggere la mafia? Non lo so, però non si sta nemmeno facendo qualcosa per sconfiggerla, in termini seri e coordinati.
Ed allora, signor sottosegretario, faccia riunire dal ministro dell'interno tutti i parlamentari perché conoscano... La Commissione antimafia dovrebbe fare un po' il punto della situazione. Sto finendo, signor Presidente. Come dice?
Poi c'è un altro aspetto, signor sottosegretario. Bloccate quel ministro Treu che tanti guasti sta facendo in Calabria! Intendere l'occupazione come assistenza, come clientelismo, come veicolo di forte corruzione, non significa favorire una politica di sviluppo economico, ma di degrado.
La responsabilità va ricercata non soltanto nella inazione e nell'inerzia dell'attività di prevenzione, di intelligence e di repressione, ma anche nell'assenza dello Stato e del Governo per quanto attiene ad una seria politica di sviluppo economico.
Per quanto attiene alla risposta, pur prendendo atto della buona volontà del sottosegretario, non credo si possa essere soddisfatti. La prego pertanto, signor sottosegretario, di tener conto anche delle sollecitazioni che i miei colleghi ed io abbiamo ritenuto di rivolgerle.
Purtroppo ho il privilegio di essere anziano anche come parlamentare e devo dire che le risposte alle interpellanze vanno sfumando in negativo. Chi presiede questa Assemblea ha una esperienza parlamentare uguale alla mia o di qualche anno maggiore. Dal suo seggio non può parlare, ma dovrà acconsentire con me nel rilevare questo graduale abbassamento non voglio dire della qualità, perché non è questione di qualità, ma della forza di penetrazione e della adeguatezza delle risposte predisposte dagli uffici e comunicate dal Governo, agli atti di sindacato ispettivo, in particolare alle interpellanze. Da cosa dipenda, non lo so, ma sta di fatto che dobbiamo registrare questi accadimenti con grande malinconia.
I problemi che noi trattiamo e che la sua risposta ha tentato di affrontare sono drammatici e complessi. Ad essi abbiamo dedicato il più alto strumento di sindacato ispettivo di cui disponiamo, l'interpellanza. Come parlamentare elevo una protesta per i modi e per i contenuti della risposta. Protesto per i modi, perché ci troviamo di fronte ad una situazione drammatica in una terra che vive in maniera drammatica e contraddittoria perché Oppido Mamertina, dove questi fatti si sono svolti, è a pochi chilometri in linea d'aria da Gioia Tauro, che rappresenta un fenomeno di rilevanza mondiale, essendo un porto di importanza mondiale per la nuova modalità di trasporto delle merci attraverso i containers. Noi stessi ci siamo fatti carico di stimolare il Governo a potenziare questa attività di porta-containers. Ebbene, in questa plaga si attende uno sviluppo economico che sia pari alla esplosione del porto che a Gioia Tauro ha dato il primato mondiale per la movimentazione dei containers. Infatti, sono transitati per tale porto oltre un milione e 300 mila containers.
È possibile che il Governo, che non si accorge delle necessità cui urge dare risposta, che sono il corollario della funzione mediterranea e mondiale del porto di Gioia Tauro, non si preoccupi in maniera penetrante, continua e costante di riscattare quel territorio. Siamo a 10 chilometri in linea d'aria e si spara nelle piazze dei paesi.
Il Governo non si pone una serie di problemi, che sono di ordine in senso lato e di ordine pubblico in senso stretto. Essi devono essere risolti con urgenza, anzi avrebbero dovuto essere risolti ieri per assicurare che le prospettive di lavoro che sono nell'area diventino una realtà e per fare in modo che Gioia Tauro non diventi una Chicago degli anni novanta. Queste sono le preoccupazioni di politica generale che il Governo dovrebbe avere. Non possiamo essere soddisfatti di risposte puntuali dal punto di vista delle notizie fornite dal Governo, ma che non tengono conto dei problemi del passato, né di quelli dell'avvenire.
Onorevole sottosegretario, la nostra insoddisfazione è profondamente motivata. Celebriamo il rito del sindacato ispettivo che non deve essere vuoto, ma deve raccordare la realtà del paese alle intenzioni del Governo in relazione a tale realtà; altrimenti facciamo della ordinaria amministrazione parlamentare che è assolutamente inammissibile quando si tratti di qualsiasi problema italiano ed anche di problemi della Calabria nostra, di una terra benedetta da Dio, ma ancora dimenticata dagli uomini e certamente dimenticata da chi ha l'onore e l'onere pesantissimo di governare questi uomini.
Venendo al merito, auspichiamo che il controllo del territorio sia la premessa, non soltanto per la tranquillità dei cittadini di Oppido Mamertina, ma anche per salvaguardare le potenzialità in crescita attorno a Gioia Tauro e che costituiscono il corollario di ciò che questa città può rappresentare. Chiediamo - e non possiamo naturalmente essere soddisfatti - che non vi sia un incremento numerico delle forze di polizia ma che l'impiego di queste ultime sia qualificato, vale a dire che le persone benemerite dei carabinieri o della polizia siano all'altezza della delicatezza
Non ci bastano i numeri: diecimila saranno troppi o pochi? Non lo so; sta di fatto che con diecimila uomini assistiamo ad avvenimenti come quelli di cui parliamo, che il territorio non è sicuro, che si può perdere la vita in un giorno di festa al centro, non di un paesotto di montagna, ma di una cittadina importante, di antica tradizione e storia come Oppido Mamertina (lo stesso nome ci dice quanto sia lontana nella notte dei tempi l'origine di questo centro civilissimo).
Si può addirittura pensare che a ridosso di Oppido Mamertina ci sia un luogo segreto in cui sono tenuti italiani sequestrati: ne ha parlato la stampa nazionale. Queste sono le condizioni di fatto di fronte alle quali un Governo che abbia rispetto per se stesso deve orientarsi per dare ai cittadini le risposte che rientrano nei doveri istituzionali di qualunque Governo. Si tratta di garantire la tranquillità del territorio, di assicurare alla giustizia chi trasgredisce le leggi, di dare serenità alla vita delle comunità locali e di coloro i quali svolgono i loro compiti e che da questa condizione di ordine pubblico fanno derivare l'impossibilità di un riscatto economico e sociale.
Quali che siano i provvedimenti del Governo e gli sviluppi di Gioia Tauro e dei territori retrostanti, credete davvero che si possa sperare in un avvenire di prosperità, dal momento che non c'è tranquillità per i cittadini che passeggiano in piazza in un assolato e tranquillo pomeriggio domenicale? Non è possibile: si tratta di fatti inconciliabili. Gli investimenti vanno dove c'è tranquillità, dove c'è certezza di produttività e di risultati, dove c'è un adeguato sistema di viabilità, dove c'è tranquillità e controllo del territorio da parte dello Stato, un controllo diffuso, costante, che non consenta che avvengano episodi di questo genere. Ecco le ricadute negative prodotte da una politica incerta, di «ordinaria amministrazione», che mal si attaglia alle esigenze drammatiche, ormai assolutamente intollerabili delle popolazioni della dolente Calabria, in particolare di quelle delle provincia di Reggio Calabria.
Voglio augurarmi, onorevole sottosegretario, che il Governo si renda conto di tutto questo, perché altrimenti esso fa della cattiva amministrazione, neppure dell'ordinaria amministrazione, perché, ove quest'ultima fosse attuata, comporterebbe la tranquillità del territorio e dei cittadini, la fruibilità delle contrade e delle zone di quella regione, zone altamente vocate al turismo, allo sviluppo, ma mortificate da condizioni di ordine pubblico, quali quelle di cui abbiamo parlato questo pomeriggio.
L'auspicio è che le cose cambino, ma attualmente la nostra fiducia non può essere assolutamente accordata ad un Governo che si dimostra impari rispetto ai compiti che le gravi situazioni del territorio e della comunità nazionale prospettano a chi ha la responsabilità di governare, e che fino ad ora - non possiamo ipotecare l'avvenire - ha ignorato il fatto che queste esigenze drammatiche debbono essere fronteggiate perché attraverso la loro soluzione si aprono le vie dello sviluppo e della crescita civile, vie oscurate dalla condizione attuale e precluse dalla condizione di insicurezza per la quale si arriva, addirittura, a vedere bambini che perdono la vita mentre giocano al sole di una domenica piena di luce, quella che caratterizza le pendici dell'Aspromonte benedette da Dio, ma dimenticate dagli uomini (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).