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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'assessore all'ambiente della regione Lazio, dottor Giovanni HermaninDe Reichenfeld e del presidente della commissione criminalità della regione Lazio, dottor Angelo Bonelli.
ANGELO BONELLI, Presidente della commissione criminalità della regione Lazio. Signor presidente, illustrerò brevemente quanto sta facendo la nostra Commissione nel settore specifico dei rifiuti: circa dieci mesi fa abbiamo approvato in commissione l'istituzione di un osservatorio permanente sulle illegalità ambientali, la cui strutturazione (senza entrare nel merito, a meno che qualche commissario desideri approfondimenti specifici) è indicata nella relazione che consegno agli atti della vostra Commissione. Incontriamo una difficoltà di ordine politico per far decollare questo osservatorio; comunque contiamo di avviare nei prossimi mesi una ricerca e di approvare per legge il regolamento istitutivo dell'osservatorio.
PRESIDENTE. Si riferisce sempre al territorio del comune di Patrica?
ANGELO BONELLI, Presidente della commissione criminalità della regione Lazio. Sì.
PRESIDENTE. Qual è il nesso con l'alta velocità?
ANGELO BONELLI, Presidente della commissione criminalità della regione Lazio. Il sito è un punto di riporto di terra proveniente dai cantieri dell'alta velocità; quindi è un sito gestito dalla TAV.
materiale tossico bluastro; è intervenuto il sindaco di Patrica insieme con i vigili urbani, mentre la USL, chiamata da me, ha dichiarato di non aver mai fatto sopralluoghi.
PRESIDENTE. A un anno di distanza, questi fusti si trovano ancora dove sono stati abusivamente posti?
ANGELO BONELLI, Presidente della commissione criminalità della regione Lazio. Ho avuto modo di verificare personalmente che alcuni fusti affiorano; su alcuni vi sono scritte in greco e in inglese. Alcuni sono bidoni di plastica, altri in materiale ferroso.
PRESIDENTE. Diceva che la USL, da lei interessata, non ha fatto sopralluoghi?
ANGELO BONELLI, Presidente della commissione criminalità della regione Lazio. Non risulta che abbia mai fatto sopralluoghi, mentre il sindaco di Patrica ha fatto un sopralluogo.
PRESIDENTE. La ringrazio per le sue risposte ed anche perché credo che la nostra Commissione possa servirsi dei vostri consulenti per informarsi direttamente e valutare le successive azioni da porre in essere.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Ritengo che ci dobbiamo soffermare sul quadro normativo e sulla situazione di fatto. Poco più di due anni fa, quando si è insediata la giunta di cui faccio parte, il Lazio era caratterizzato, per quanto concerne i rifiuti solidi urbani, da un sistema fondato sullo smaltimento in discarica. Rispetto alla situazione nelle diverse province (salvo in quella di Frosinone), il concetto di sistema può ancora essere richiamato; in provincia di Frosinone, si era in presenza di un inquinamento generalizzato del territorio, in quanto, a seguito della chiusura delle frontiere regionali per i rifiuti solidi urbani, in realtà ogni comune aveva almeno una discarica ed in qualche caso più di una. Il territorio della provincia di Frosinone è caratterizzato da circa 120-130 discariche ex articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915, di cui la stragrande maggioranza in condizioni di assoluta insicurezza ambientale e sanitaria.
PRESIDENTE. E Santa Palomba?
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Santa Palomba è quella di
Albano. La provincia di Latina conferiva nell'impianto di Borgo Montello.
PRESIDENTE. Nella precedente audizione sono state definite come discariche ex articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982 sicuramente quella di Malagrotta e probabilmente anche quella di Guidonia, cosa che in parte mi meraviglia, perché la discarica di Malagrotta sarà forse nata con tali caratteristiche ma, come è risultato alla precedente Commissione monocamerale d'inchiesta, a partire da una certa data è stata gestita secondo tecnologie note e consentite.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Non metterei in relazione il ricorso all'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 con la qualità degli impianti. Il ricorso alle disposizioni di tale articolo, infatti, è stato per anni l'unico modo con cui le pubbliche autorità hanno rilasciato le autorizzazioni. Il piano regionale del 1986, elaborato dall'università di Roma (poi sostanzialmente inattuato), aveva irrigidito la situazione, nel senso che non consentiva altre possibilità che quelle di procedere con strumenti straordinari come quelli di cui all'articolo 12, cioè con ordinanze contingibili ed urgenti del presidente della regione.
PRESIDENTE. A questo proposito le comunico che una delegazione della Commissione, durante il sopralluogo che svolgerà domani in varie località del Lazio, visiterà anche l'impianto di Colfelice. Glielo comunico anche affinché lo possa far sapere ai gestori del consorizio.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Sì. L'impianto di Colfelice è stato realizzato nel 1988 e separa e recupera i rifiuti producendo compost e recuperando le frazioni di plastica (adesso anche PET) e di ferro. Produce da una parte compost e dall'altra RDF.
PRESIDENTE. Ci può ricostruire brevemente la vita di questo impianto, che è stata piuttosto tormentata? Ha parlato del 1988, ma è noto che l'impianto è entrato in funzione molto dopo.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. È entrato in funzione, di fatto, nel 1996, poco meno di un anno dopo l'insediamento della giunta regionale. Farlo partire è stata un'impresa molto complessa. Credo varrebbe la pena di fare una riflessione generale sui problemi esistenti nella costruzione di un sistema di gestione moderna ed efficiente in questa materia. L'impianto è stato finanziato con fondi pubblici per circa 50 miliardi. Nella pianificazione regionale (incauta) doveva essere accompagnato da un inceneritore sul posto, da un forno per i rifiuti ospedalieri, da una piattaforma per i tossico-nocivi e da una discarica.
Tutto questo in una ridente località caratterizzata da attività agricola.
PRESIDENTE. Sta parlando dell'impianto di riciclaggio?
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Sì, soltanto di quello di riciclaggio e di separazione. Le altre ipotesi le abbiamo azzerate, con lo strumento del piano provvisorio che abbiamo messo in campo (di cui vi parlerò più in là), investendo i fondi del piano triennale per l'ambiente su altre cose, e non sull'inceneritore. Anche la discarica è stata delocalizzata, ed è stata prevista la cancellazione dell'impianto di incenerimento dei rifiuti ospedalieri, considerando che a Roma è entrato in funzione un modernissimo impianto dell'AMA per questo tipo di rifiuti, che ha una capacità assai più alta rispetto ai rifiuti ospedalieri prodotti nella regione. Abbiamo inoltre cancellato anche la piattaforma per i rifiuti tossico-nocivi.
PRESIDENTE. L'impianto di Colfelice che quantitativi può trattare?
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Credo che la capacità di questo impianto arrivi fino a 500 tonnellate al giorno, ma si aggira intorno alle 400 tonnellate reali.
causa del trattamento dei rifiuti sia resa innocua dal punto di vista dell'odore. Questo comitato, come sempre capita, è composto da cittadini ragionevoli e consapevoli dei loro diritti e delle loro ragioni, ma anche da persone che invece probabilmente perseguono altri fini. Basti pensare che, se si chiudesse l'impianto di Colfelice, tornerebbero certi sistemi e certe economie. Tra luglio ed agosto di quest'anno, per esempio, ci sono stati due incendi definiti dolosi dagli inquirenti; particolarmente grave è stato quelle del 13 agosto (anche per la difficoltà di affrontare rapidamente la situazione in una data come quella), a seguito del quale la regione ha emesso un'ordinanza in base alla quale tutti i rifiuti della provincia per poco più di un mese sono stati conferiti alla discarica di Malagrotta. Adesso è stato ripristinato il corretto funzionamento dell'impianto.
PRESIDENTE. Suppongo che il piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti nel Lazio sia stato aggiornato rispetto a quello del 1986, che nei fatti non è mai stato adottato, e credo che come in tutte le regioni italiane viga una delega alle province per costituire consorzi. Vorrei sapere se nel Lazio l'ordinamento sia conforme a quello prevalente nelle altre regioni italiane.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. La legge regionale n. 38, approvata subito prima delle elezioni del 1995, è una brutta legge, piena di contraddizioni; la stiamo rivedendo anche perché stiamo esaminando la legge di adeguamento al decreto legislativo n.22. Tale legge prevedeva l'approvazione, da parte della regione, delle linee guida del piano regionale, cui le province avrebbero dovuto attenersi (in parte lo hanno fatto) nella predisposizione dei piani provinciali.
PRESIDENTE. Quindi, queste linee guida sono in qualche modo surrogatorie
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Sono state pubblicate: si tratta delle linee guida per la redazione dei piani provinciali.
PRESIDENTE. Il piano regionale del Lazio, pertanto, viene in realtà desunto da linee guida per le province?
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Il piano regionale sarà frutto dell'approvazione dei piani provinciali da parte della regione. Quindi, non esiste ancora un piano propriamente detto: la regione ha approvato le linee
guida e due province (quelle di Latina e di Frosinone) hanno già approvato, in sede di consiglio, il loro piano provinciale.
PRESIDENTE. Le chiedo di far pervenire alla Commissione tutti questi dati, con la relativa documentazione, affinché possiamo avere un quadro della situazione relativa ai rifiuti solidi urbani nel Lazio.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Ve li farò pervenire certamente.
PRESIDENTE. Visto che fino a questo momento lei si è soffermato prevalentemente sui rifiuti solidi urbani, vorremmo approfondire anche la questione concernente i rifiuti industriali e speciali, ad esempio gli inerti; le chiediamo come venga gestita questa partita e che cosa abbia fatto lei, come assessore competente, di fronte alla vicenda ormai notissima, e peraltro ribadita poco fa nella precedente audizione, relativa al ritrovamento di rifiuti solidi urbani provenienti dalla Lombardia, che erano stati allocati presso alcuni capannoni appartenenti a ditte che pretendevano di saper operare nel campo del recupero, mentre in realtà non ne avevano la capacità né l'intenzione, per cui non hanno svolto la stessa attività di recupero ed anzi hanno dato vita ad un giro del tutto illecito nell'ambito del ciclo dei rifiuti.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Circa il fenomeno dell'importazione illegale di rifiuti solidi provenienti dalla Lombardia, disponiamo soltanto di informazioni parziali: abbiamo chiesto alla magistratura di fornirci dati quantitativi, dal momento che siamo noi a
dover affrontare nel concreto i problemi, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta.
PRESIDENTE. La regione ha intenzione di fare qualcosa nei confronti dei produttori di questi rifiuti, considerato che abbiamo visto tutti le fotografie in cui risulta evidente la scritta AMSA? Forse le ha viste anche lei, se ha effettuato qualche sopralluogo.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Ci siamo messi in contatto con la provincia di Milano per cercare di ricostruire il percorso dei rifiuti ed anche per ipotizzare soluzioni, in quanto si tratta di decine di migliaia di tonnellate di rifiuti che dobbiamo smaltire. Considerata la situazione, nonostante tutto ancora non rosea, della nostra regione, non si tratta di un problema di poco momento.
PRESIDENTE. Lei ha sottolineato la contraddizione tra la pubblicità dell'atto di sequestro ed il fatto che la regione non ne sia al corrente.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Il sequestro è un atto pubblico, ma la magistratura deve comunicarcelo; altrimenti, non ne vengo messo al corrente.
PRESIDENTE. Quindi, la regione non sa quali siano tutte le aree sequestrate?
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Circa un mese fa ho chiesto alla procura di avere tutti questi verbali, ma al momento non ho ancora ricevuto risposta. Spero però che quest'ultima arrivi, anche perché è necessaria una collaborazione per risolvere il problema.
PRESIDENTE. Con riferimento a quelli che per comodità possiamo definire impianti finti di recupero, è vero che le attuali norme consentono sostanzialmente, previa una comunicazione, di esercitare questa attività di recupero che poi di fatto, nelle situazioni di cui stiamo parlando, non è stata esercitata. Al riguardo, qual è la capacità di controllo della regione? Se ricordo bene, il Lazio non dispone dell'ARPA.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Il controllo in questa materia deve essere esercitato dalle province. Ricordo peraltro che il provvedimento relativo alla creazione dell'agenzia regionale per l'ambiente è stato presentato dalla giunta in consiglio regionale nel mese di marzo del 1996; attualmente si è concluso il confronto tra le commissioni sanità e ambiente, che era quello proceduralmente più complesso, per cui confidiamo in una sollecita approvazione dello stesso provvedimento dapprima in commissione e poi in consiglio.
PRESIDENTE. Che cosa può dirci sui rifiuti industriali, sugli inerti? Tra l'altro, questi ultimi sono stati oggetto di particolare attenzione in rapporto alla realizzazione della TAV nel tratto Roma-Napoli: abbiamo avuto notizia di una liaison tra scavi, cave e talvolta conferimenti del tutto impropri in scavi o cave di inerti connessi alla TAV.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Questo è il caso che ricordava Bonelli poco fa: da notizie che abbiamo, sembra esservi un certo legame fra le ditte dei subappalti per la realizzazione dei cantieri dell'alta velocità e l'attività di smaltimento abusivo «mordi e fuggi». Ci siamo posti il problema anche sul piano dell'attività estrattiva, cercando di prevedere un pacchetto per quella necessaria ai cantieri dell'alta velocità: abbiamo quindi concordato un percorso, per il quale approveremo (ed in parte abbiamo già approvato) una serie di attività estrattive sul percorso dell'alta velocità. Fra l'altro, in gran parte sono già in essere e dovrebbero garantire il fabbisogno necessario.
PRESIDENTE. La regione Lazio dove smaltisce i rifiuti pericolosi? Ci sono discariche autorizzate?
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Ci sono discariche autorizzate; rimane il fatto che non c'è una discarica di tipo C in tutta la regione e che i rifiuti di questo tipo vengono conferiti a Torino o a Vasto.
PRESIDENTE. Lei faceva riferimento a due impianti presso cui vengono conferiti i rifiuti pericolosi, a Torino e Vasto: uno è quello di Orbassano?
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Non ricordo precisamente i nomi delle località e delle imprese, ma non è difficile averli, perché in Italia sono delle eccezioni assolute.
e portato alle acciaierie l'80 per cento del prodotto di rottamazione della regione Lazio, ci rendiamo conto dell'importanza che un'impresa di questo genere esista, sia sana e non sia in mano a soggetti non trasparenti. Ebbene, su richiesta della stessa società, abbiamo incontrato l'AMA e, proprio per dare un segno tangibile di copertura istituzionale a questa impresa per rompere un isolamento che evidentemente sarebbe stato pericoloso, abbiamo offerto la partecipazione della finanziaria regionale, oltre che dell'AMA, alla proprietà della società (che è una società per azioni).
PRESIDENTE. Attesa la complessità della vicenda, ovviamente la raccomandazione della Commissione è che, nel promuovere questa sinergia fra AMA, Ecofer e partecipazione della regione, si abbia la massima attenzione a verificare gli aspetti societari. Per la Ecofer è del tutto necessario che non vi sia ombra di dubbio che nel consiglio di amministrazione della società, ma in generale nella società, non esistano residui consolidati di queste pressioni, nel senso della presenza in qualche modo di esponenti...
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Non ve ne sono di alcun tipo.
PRESIDENTE. Mi fa piacere che lei sia già in grado di escluderlo, ma occorre la massima vigilanza su questi aspetti: bisogna sapere chi sono gli azionisti ed occorre la massima trasparenza societaria possibile. Vorrei avere un'altra rapida informazione: se sia stata istituita presso la regione Lazio una commissione d'inchiesta analoga a quella parlamentare.
GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. No, c'è la commissione sulla criminalità, presieduta dal dottor Bonelli, che ha proposto di costituire un osservatorio in cui gli organi inquirenti, le istituzioni, le province e la regione possano fare il punto su ciò che sta avvenendo. È una richiesta che considero sacrosanta, ma che purtroppo è da mesi all'ordine del giorno dell'ufficio di presidenza del consiglio regionale. È molto importante perché spesso, in questa materia, la mancata comunicazione tra organi dello Stato non rende efficiente il sistema di controllo.
PRESIDENTE. Il presidente dell'ENEL, Enrico Testa, nel corso di un'audizione ci ha parlato diffusamente dell'inceneritore di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo. La invito a fornire alla Commissione, non appena saranno disponibili, notizie più complete in materia, quando l'ipotesi di convenzione tra la regione Lazio e l'ENEL avrà un aspetto meglio configurato rispetto al momento attuale.
Prima che la convenzione sia formalizzata, la Commissione vorrebbe conoscere l'atteggiamento della regione su un problema che ha suscitato grande tensione e sensibilità. Poiché si tratterà di una delle prime grandi sperimentazioni, nel nostro paese, di un termodistruttore, vorremmo avere la massima chiarezza anche in ordine alle ovvie considerazioni di tutela dell'ambiente e, soprattutto, di salute del territorio.
Do la parola al dottor Bonelli invitandolo ad illustrare alla Commissione naturalmente non tutta la materia di cui si occupa l'organismo da lui presieduto ma quella specifica di nostro interesse.
Passando al merito di alcune vicende che riguardano comunicazioni che sono giunte alla commissione che presiedo da cittadini e da loro comitati, va innanzitutto fatto presente che riguardano in particolare siti e discariche localizzati lungo la tratta dell'alta velocità Roma-Napoli. Nello specifico, proprio ieri, invitato da alcuni cittadini e da un loro comitato (devo dire che, purtroppo, i cittadini hanno comunicato la vicenda alla commissione ed alle autorità un po' troppo tardi), ho fatto un sopralluogo. Circa un anno fa, due vigili notturni sono stati testimoni oculari di un interramento di bidoni e di sversamento di liquido presumibilmente tossico lungo la strada provinciale n. 11, angolo via Tomacelli, nel comune di Patrica (in provincia di Frosinone). L'operazione è avvenuta tra l'una e le tre di notte, c' era un escavatore ed il cantiere era stato opportunamente coperto alla visuale con tralicci e teloni verdi. Sono stati rilevati i numeri di targa dei camion, stranieri, provenienti dalla Gran Bretagna e dalla Croazia: KAR 136 (Gran Bretagna); 1UMO767 CR (Croazia); CRA 119 (di questo non ho la nazionalità). I vigili notturni, immediatamente dopo il fatto, lo hanno comunicato verbalmente alla questura di Frosinone, la quale ha interessato della questione la caserma dei carabinieri di Supino.
Ad un chilometro di distanza, sono ancora giacenti di fronte alla fabbrica Sipet, in via Morolense, strada Asi, circa dieci bidoni dello stesso tipo, che risulterebbero interrati in quel sito integri, pieni di liquido o di materiale di cui non si conosce la natura; l'episodio dovrebbe risalire sempre a circa un anno fa.
Circa sei mesi fa, da quel terreno, non si sa se per la rottura dei bidoni o perché durante la notte vi sono stati ulteriori sversamenti, è scorso lungo la strada
Su questa situazione non vi sono denunce scritte né alla questura di Frosinone né ai carabinieri di Supino: vi è semplicemente una comunicazione orale fatta dai vigili notturni alla questura di Frosinone, che ha poi interessato per competenza la caserma dei carabinieri di Supino.
Ascoltiamo ora l'assessore all'ambiente della regione Lazio, dottor Hermanin, al quale chiediamo una panoramica d'insieme sulla situazione dei rifiuti dal punto di vista normativo (legge regionale, piano di smaltimento) e dal punto di vista della gestione concreta di tutto il ciclo dei solidi urbani e degli industriali, anche in rapporto alle nuove norme del decreto legislativo n. 22 del 1997.
È stata una delle prime realtà di cui ci siamo occupati, preoccupandoci di porvi rimedio. Per il resto, il sistema era caratterizzato da alcuni grandi impianti di smaltimento in discarica: prima di tutto Roma-Malagrotta, che come è noto accoglie 4 mila tonnellate al giorno; in secondo luogo, Guidonia Inviolata, che accoglie 900 tonnellate al giorno. Vi sono poi impianti attivi a Tarquinia, Viterbo, Bracciano; in provincia di Rieti, invece, non vi sono impianti di alcun genere per il conferimento ed il trattamento dei rifiuti. La provincia di Roma, oltre a Malagrotta e Guidonia Inviolata (che accoglie sostanzialmente i rifiuti di tutta la provincia di Rieti), ha una discarica a Bracciano (Cupinoro) ed una ad Albano; aveva poi, nel 1995, discariche comunali, in particolare a Civitavecchia e Colleferro.
Adesso stiamo facendo fronte a questa situazione e contiamo di rilasciare autorizzazioni propriamente dette, con tutto ciò che questo comporta in termini di istruttoria e di verifica.
Alcuni di questi impianti, almeno a partire da una certa data, e primo fra tutti quello di Malagrotta (ma anche Guidonia Inviolata, Viterbo Casale Bussi, Albano Santa Palomba e tutti gli impianti di questo tipo), hanno caratteristiche di gestione moderna e sicura dei rifiuti solidi urbani.
Situazione radicalmente diversa era quella della provincia di Frosinone, che era caratterizzata dalla presenza di circa 120-130 discariche comunali, con situazioni di gravissimo pericolo, situazione che perdurano, nel senso che, dopo aver risolto il problema, ci troviamo di fronte alla necessità di bonificare i siti. È un problema notevole per quanto riguarda sia le condizioni ambientali sia gli investimenti necessari: per ripristinare situazioni ambientali compatibili sono infatti necessarie decine e decine di miliardi. Abbiamo affrontato il problema facendo partire l'impianto di Colfelice.
L'impianto è stato realizzato, ma vorrei spiegare perché, pur essendo pronto sin dal 1988, è entrato in funzione soltanto nel 1996.
In tali condizioni abbiamo iniziato la negoziazione (molto difficile) con le amministrazioni locali e con i cittadini, nominando un commissario straordinario, perché il consorzio dei comuni, da anni assolutamente incapace di concludere alcunché, non era in grado di far fronte ad una situazione così complessa. Nominando un commissario della regione a capo del consorzio siamo riusciti, nel marzo-aprile del 1996 (quando i primi comuni hanno cominciato a servirsi dell'impianto), ad avviare l'impianto. Attualmente, circa il 95 per cento dei comuni della provincia di Frosinone (domani il commissario Suriano potrà essere più preciso) conferiscono i rifiuti a Colfelice. Questo ha significato il passaggio della provincia di Frosinone da una situazione di disastro totale, che peraltro adesso bisogna risanare e bonificare, ad una situazione di gestione efficiente e moderna dei rifiuti solidi urbani.
Non è stato possibile farlo prima per ragioni formali, che attengono al mancato funzionamento del consorzio, all'incapacità di decine di comuni di riunirsi e decidere, nonché per ragioni sostanziali, che ritengo vadano sottolineate e che in tre anni di mancato funzionamento dell'impianto hanno portato, secondo i nostri calcoli, a far spendere alle pubbliche amministrazioni della provincia di Frosinone circa 200 miliardi per i trasporti. Tanto per valutare l'ordine di grandezza dei problemi, ricordo che l'operazione Colfelice è costata 50 miliardi.
Al momento della chiusura delle frontiere della regione per i rifiuti solidi urbani, quindi alla non esportabilità in altre regioni (ci sono inchieste della magistratura che si sono occupate di queste cose che credo siano a conoscenza della Commissione), abbiamo assistito ad un proliferare di discariche comunali gestite più o meno oculatamente da società più o meno affidabili e sicure da tutti i punti di vista.
Quella della provincia di Frosinone - come anche quella della provincia di Latina - era una situazione abbastanza delicata sul fronte della presenza e delle pressioni della malavita organizzata. Vorrei ricordare che l'impianto di riciclaggio di Colfelice è osteggiato da un comitato di cittadini alla cui testa si è posto, anche se in maniera non sempre riconosciuta, il sindaco di un comune vicino (San Giovanni in Carico) per il fatto che ancora ci sono esalazioni maleodoranti. Il problema è stato affrontato e credo sarà risolto nel giro di poco più di un mese, in quanto è stata finalmente espletata la gara per il biofiltro che dovrebbe essere la garanzia che l'aria contaminata o puzzolente a
Il consorzio Colfelice ha tutti i documenti dei vari organi di controllo e sta per chiedere l'autorizzazione definitiva, perché anch'esso funziona sulla base di ordinanza contingibile ed urgente, e la regione, d'intesa con la provincia, si è preoccupata di individuare i siti delle trasferenze mediante ordinanza contingibile ed urgente.
A questo proposito sono stati aperti procedimenti dall'autorità giudiziaria circa la correttezza delle procedure seguite dalla regione. Ho espresso ai magistrati che seguono queste vicende la necessità di una collaborazione istituzionale di fronte ad un'emergenza che vede la regione servirsi di strumenti eccezionali, che però nel frattempo sono inseriti in programmi e piani approvati dalle giunte e dai consigli regionali e provinciali, quindi collocati in un contesto normativo che riduce al massimo l'arbitrarietà delle decisioni. Ci siamo quindi trovati a dover rispondere ad alcune iniziative della magistratura, in particolare della procura presso la pretura e presso il tribunale di Frosinone; abbiamo fatto presente la necessità che prima possibile venisse realizzato un sistema di smaltimento, di cui le trasferenze sono parte fondamentale anche in termini ambientali, perché ciò significa abbattere in maniera drastica il numero di autoveicoli pesanti che circolano sulle strade con i conseguenti effetti negativi. Attualmente questi procedimenti credo siano ancora in corso.
Il problema che abbiamo dovuto affrontare è stato quello di gestire l'esistente. Ho parlato in precedenza della provincia di Frosinone, ma occorre considerare che nella regione si producono 7 mila tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani; vi era una situazione di fatto e dovevamo misurarci con una gestione dell'immediato che nello stesso tempo fosse anche coerente rispetto alle linee guida che ci eravamo dati ed alla pianificazione provinciale che era in divenire.
Abbiamo fatto questo anno per anno, prevedendo un programma triennale aggiornato annualmente, in cui veniva registrata la situazione e si formulavano determinate previsioni, alcune delle quali molto rilevanti.
Apro una breve parentesi sulla raccolta differenziata, che non rientra nel piano dei rifiuti, in quanto si tratta di altro. Già nel luglio 1995 abbiamo finanziato la raccolta differenziata su tutto il territorio regionale ed entro un mese, o comunque prima della fine dell'anno, in tutto il Lazio, salvo forse la provincia di Rieti che anche in questo caso è in ritardo, sarà realizzata. Mi riferisco al comune ed alla provincia di Roma, nonché a tutte le altre province, ad eccezione - lo ripeto - di quella di Rieti, che è un po' in ritardo. Entro il 1997 conseguiremo già questo risultato molto importante: si stima, in particolare, un'entità pari a circa il 10 per cento dei rifiuti solidi urbani.
Nella programmazione pluriennale aggiornata annualmente, abbiamo sostanzialmente individuato gli impianti che avrebbero dovuto garantire la transizione: era infatti molto importante che questo processo venisse governato fino al momento della realizzazione degli impianti a regime. A tal fine ci siamo avvalsi, come dicevo, del piano triennale aggiornato annualmente, al cui interno abbiamo previsto qualcosa di molto importante: abbiamo stabilito che nelle strutture esistenti ci si deve dotare di impianti di trattamento e separazione a monte del conferimento in discarica. Questo ha reso possibile la realizzazione di alcuni impianti che saranno pronti entro il 1997: in particolare, quello di Albano Santa Palomba è un impianto di trattamento con una capacità massima di circa 500 tonnellate al giorno, mentre l'impianto di Roma Malagrotta potrà trattare 1.000 tonnellate al giorno e quello di Viterbo Casale Bussi 500 tonnellate al giorno.
Ho incontrato comunque l'assessore competente della provincia di Milano, ma attualmente il problema è che disponiamo di notizie parziali: siamo ufficialmente al corrente di due sequestri, mentre mi risulta che ne siano stati effettuati molti di più. Tra l'altro, siccome il sequestro è un atto pubblico e la regione deve preoccuparsi di far fronte a questo problema non secondario, abbiamo chiesto informazioni alla magistratura proprio allo scopo di predisporre un sistema di smaltimento di una quantità di rifiuti che si aggira ormai su valori superiori alle 50 mila tonnellate; non è quindi un problema che si possa risolvere in brevissimo tempo.
Per il momento, la procura di Roma non ci ha ancora risposto, ma spero che ci dia al più presto notizia delle quantità, affinché possiamo ipotizzare uno smaltimento serio.
Questo significa, ovviamente, sottrarre la possibilità di importare e scavare in modo illecito.
I rifiuti speciali e industriali (pericolosi e non) sono circa 1 milione 900 mila tonnellate all'anno nella nostra regione, mentre i solidi urbani e gli assimilabili sono circa 2 milioni 300 mila tonnellate. Adesso, sotto la categoria dei pericolosi si comprendono anche i tossici e nocivi, che sono circa 300 mila tonnellate all'anno (calcolate dall'università di Roma in occasione del piano di qualche anno fa, aggiornato al 1993). Come è noto, in base al principio che chi inquina paga, l'attività di smaltimento va istituzionalmente svolta da soggetti privati e la regione deve mettere in campo un'attività che favorisca questi soggetti, cioè l'offerta di smaltimento. Negli ultimi due anni, stiamo facendo esattamente questo: stiamo autorizzando alcuni impianti. L'ultima autorizzazione è di un mese e mezzo fa, in località Santa Palomba, a Roma; ve ne sono poi a Pomezia e ad Anagni (quindi, naturalmente in zone industriali). Si cerca di favorire, da una parte, come previsto dal decreto legislativo, l'autorecupero delle imprese e, dall'altra parte, impianti di smaltimento strettamente connessi con attività produttive locali.
Vorrei aggiungere una considerazione. Poco prima di venire qui sono stato ad una riunione del consiglio di amministrazione dell'AMA, l'azienda municipale di Roma, in cui abbiamo rappresentato (credo che interessi alla Commissione) un problema urgente e significativo. Si tratta delle difficoltà di una grande impresa, che in località Santa Palomba, a Roma, occupa circa 200 persone: è quindi un impresa decisamente rilevante. Essa recupera l'80 per cento di rifiuti industriali (nel caso specifico, il prodotto della rottamazione delle automobili, che ammonta ad alcune centinaia di migliaia di tonnellate all'anno) e lo trasporta alle acciaierie di Brescia. L'impresa è la Ecofer, collegata con le società bresciane: essa ha avuto vicissitudini in varie parti d'Italia; anni fa, a Catania, venne addirittura ucciso un suo dirigente e recentemente a Verona, se ben ricordo, un suo impianto è stato incendiato. L'impresa aveva ricevuto pesanti intimidazioni da parte della malavita organizzata, che fra l'altro non si peritava di presentarsi quasi apertamente.
Ovviamente, questo tipo di impresa è molto importante per la regione, perché rappresenta una parte del sistema di recupero. Se consideriamo che viene recuperato
Stiamo peraltro pensando di inserirla, insieme all'AMA, all'interno di una più complessa politica di recupero per gli ingombranti, chiaramente con riferimento al materiale ferroso (frigoriferi eccetera), che per l'area metropolitana è estremamente importante. Quindi, a parte le province di Frosinone e di Latina, siamo presenti a questo livello per i problemi del mondo dei rifiuti nel comune di Roma.
Poiché in precedenza si è parlato di rifiuti industriali, aggiungo che abbiamo favorito al massimo, anche con la previsione di procedimenti di VIA molto complessi quali quelli previsti dalla legge, autorizzazioni attualmente all'esame del Ministero dell'ambiente: penso, per esempio, alla grande impresa che possiede, in provincia di Latina, uno degli impianti più grandi d'Europa, la Bristol Mayer; la regione ha espresso parere positivo - ma la parola definitiva spetta al Ministero - per la realizzazione di un inceneritore di prodotti dell'industria chimico-farmaceutica, perché siamo convinti che questa sia la strada per far circolare nella minor misura possibile i rifiuti tossici o pericolosi. Riteniamo infatti opportuno garantire l'attuazione delle previsioni normative con lavorazioni per quanto possibile in loco dei prodotti di risulta dei processi produttivi.
La ringraziamo molto.