Back Forward

Seduta del 23/10/1997


Pag. 300


...
Audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Roma, dottor Giuseppe de Falco, del sostituto procuratore nazionale antimafia, dottor Luigi De Ficchy, e del capitano Gianni Massimo Cuneo, comandante della sezione operativa centrale del NOE dei carabinieri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Roma, dottor Giuseppe de Falco, del sostituto procuratore nazionale antimafia, dottor Luigi De Ficchy, e del capitano Gianni Massimo Cuneo, comandante della sezione operativa centrale del NOE dei carabinieri.
Credo sia utile ascoltare prima il dottor De Falco e poi il dottor De Ficchy, in modo da connettere le indicazioni sulle inchieste che sta svolgendo la procura di Roma con gli aspetti di coordinamento con ulteriori indagini svolte a livello nazionale dalla Procura nazionale antimafia.
Se nel corso dei vostri interventi dovrete parlare di argomenti che devono essere sottoposti a regime di riservatezza, vi prego di segnalarlo in modo che possiamo sospendere la trasmissione tramite circuito televisivo interno.

GIUSEPPE DE FALCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Roma. Sono sostituto della procura circondariale di Roma, quindi mi occupo di tutti i reati di natura contravvenzionale connessi allo svolgimento del ciclo dei rifiuti, ma anche di reati di maggior rilievo, in gran parte truffe.
In linea di massima, per quanto attiene a questa tipologia di illeciti di maggior spessore, ci sono due filoni di indagine. Il primo, che è già arrivato al dibattimento presso la sezione di Frascati, concerne l'illecito smaltimento di rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni del Lazio durante la stagione della cosiddetta emergenza (anni 1992-93). All'epoca, con la chiusura della discarica di Malagrotta a tutti i comuni diversi da quelli di Roma, Ciampino e Fiumicino, visto che non era stato ancora attuato il piano regionale dei rifiuti e non erano state individuate nel Lazio discariche idonee a ricevere rifiuti di numerosi comuni, per tutti i comuni che non erano compresi nel bacino di utenza delle discariche di Guidonia e Bracciano si manifestò il problema di come smaltire i rifiuti. Si fu allora costretti a rivolgersi ad imprese operanti nel settore che in qualche modo garantivano la possibilità di smaltimento; si trattava però di imprese, contattate sempre a trattativa privata e spesso in maniera negligente, che non erano dotate di strutture idonee, che tuttavia in qualche modo


Pag. 301

sollevano i comuni dall'onere di trovare una destinazione ai propri rifiuti.
Queste cosiddette società commerciali che proliferavano nel settore erano venute in contatto con intermediari in grado di trovare delle destinazioni al sud nelle note discariche della Campania, della Puglia e della Calabria che si trovavano sotto il controllo della criminalità organizzata. Questi imprenditori, quindi, venivano a contatto con soggetti operanti nell'ambito della criminalità organizzata - che sono poi quelli che hanno formato oggetto dell'indagine della procura di Napoli - che in sostanza garantivano forme di smaltimento illecite, perché si articolavano o nel conferimento in discariche non autorizzate a ricevere rifiuti di provenienza extra regionale ovvero nell'abbandono dei rifiuti in cave dismesse, alvei di fiumi e così via. Per ogni trasporto veniva consegnato all'appaltatore un formulario di accompagnamento, con tanto di timbro apparentemente genuino della discarica di destinazione, con il quale si attestava - contrariamente al vero - lo smaltimento in discarica autorizzata; l'appaltatore consegnava tale formulario al comune produttore dei rifiuti e sulla base di questo veniva pagato.
È un meccanismo di truffa sotto il profilo giuridico che adesso forma oggetto di un processo molto corposo in fase dibattimentale. Questo fenomeno, per quanto riguarda i comuni del Lazio, si è esaurito nel momento in cui le ordinanze regionali hanno consentito ai diversi comuni di portare i propri rifiuti nelle discariche di Guidonia, Bracciano eccetera; ma da qui a breve si determinerà un problema di esaurimento di queste discariche, qualora non ne vengano individuate altre.
L'altro filone di indagine è diverso e più recente; esso nasce dal verificarsi dell'emergenza rifiuti in altre aree geografiche, in particolare nel settentrione, che vede manifestarsi nel Lazio una tipologia di illeciti simile a quella che ho descritto prima, solo che in questo caso il Lazio rappresenta il punto terminale di arrivo dei rifiuti, mentre nel caso precedente era il punto di partenza. Quanto si verifica nel Lazio succede anche in altre regioni, ma per il Lazio ne abbiamo chiaramente una visione più precisa.
Nel settentrione, soprattutto in Lombardia, c'è una situazione di emergenza perché non si sa dove portare i rifiuti: non ci sono siti idonei sufficienti per smaltirli e le aziende municipalizzate o i consorzi all'uopo istituiti si affidano a soggetti che comunque garantiscono modalità di smaltimento. La differenza rispetto al fenomeno che ha interessato i comuni del Lazio è importante, perché consiste, sotto il profilo della tipologia dell'illecito, nell'utilizzo di quelle forme di eliminazione controllata dei rifiuti disciplinate per legge che si incentrano in sostanza nel cosiddetto recupero. L'attività di recupero dei rifiuti, giustamente incentivata dal legislatore, viene di fatto utilizzata per concretare degli illeciti.
I soggetti interessati rappresentano ai produttori che i rifiuti vengono trasferiti in impianti di recupero e trattamento, che per quanto ci riguarda si trovano nel Lazio (ma ne vengono indicati anche altri in Abruzzo, in Toscana e nelle Marche); in realtà questi impianti, sorti da poco proprio al fine di trarre qualche vantaggio da queste prescrizioni legislative in tema di recupero, non hanno le attrezzature, i macchinari e la manodopera necessari e assolutamente non praticano questa attività.

PRESIDENTE. Allora in che senso sono impianti autorizzati?

GIUSEPPE DE FALCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Roma. Rilasciano le loro dichiarazioni ai sensi della normativa, cioè danno la comunicazione che provvedono al recupero, ma in realtà non lo fanno. Purtroppo - questo è un problema della nuova normativa - quando non c'è autorizzazione, manca un controllo preventivo: si opera attraverso il regime di comunicazione ed il controllo da parte della pubblica amministrazione è solo eventuale e successivo. Quindi si può cominciare l'attività rilasciando la comunicazione


Pag. 302

che si fa il recupero, ma in realtà non si hanno mezzi e strutture e non si intende farlo, e si intende solo utilizzare questi impianti per il cosiddetto «giro di bolla»: la bolla di accompagnamento dal produttore arriva a questo impianto con destinazione recupero, da qui lo stesso quantitativo di rifiuti con la qualifica di rifiuti prodotti da un impianto del Lazio riparte e va in una discarica della regione. In tal modo viene aggirato il contingentamento delle discariche e arrivano nel Lazio rifiuti prodotti dalla Lombardia, che altrimenti non potrebbero arrivarvi.
Ovviamente al produttore - fatti salvi episodi di connivenza o assoluta negligenza - si rappresenta o lo smaltimento in discariche del nord, che avviene però soltanto in parte, oppure un recupero generico, in relazione al quale non viene fornito alcun riscontro documentale di come siano stati effettivamente trattati e di dove siano andati a finire i rifiuti. Per di più, a seguito dell'introduzione della cosiddetta ecotassa, quella che va pagata per lo smaltimento in discarica, questi soggetti appaltatori si fanno pagare per un asserito smaltimento in discarica autorizzata del nord, mentre i rifiuti in realtà hanno tutt'altra destinazione.
Vi è quindi una attività di recupero non realizzata, ma utilizzata soltanto per aggirare divieti di smaltimento e in alcuni casi per uno smaltimento diverso da quello rappresentato. Ciò è possibile perché l'emergenza rifiuti impedisce ai produttori di andare troppo per il sottile nei controlli in partenza e per l'insufficienza dei controlli successivi. Spesso vi è una mancata pesatura dei rifiuti, per cui si rappresenta lo smaltimento di un quantitativo diverso da quello effettivo; la leggerezza del controllo a posteriori consiste nel non richiedere il necessario approfondimento sulla documentazione portata per giustificare le modalità dello smaltimento dei rifiuti: spesso si paga sulla base della presentazione della semplice fattura.
Tutto questo non avviene episodicamente, bensì attraverso l'operato di alcuni soggetti (i carabinieri del NOE hanno condotto una indagine approfondita a questo proposito che stiamo per definire e vagliare anche sotto il profilo della competenza territoriale per la consumazione di reati) che fungono da intermediari, ma che in realtà sono organizzati nel loro ambito in modo da trovare i contatti da un lato con il produttore e l'appaltatore, dall'altro con gli impianti intermedi di presunto recupero ma in realtà di mero smaltimento, al solo fine di caricare sul prezzo una quota relativa al loro operato, realizzando un profitto in danno del produttore.
Queste sono le modalità di illecito più significative sulle quali stiamo lavorando. Per il resto c'è una congerie di contravvenzioni alle discariche abusive. Adesso, per esempio, è interessante vedere cosa avverrà di tutte le discariche che operavano senza autorizzazione, sulla base di una semplice ordinanza contingibile ed urgente, con il venir meno dell'articolo 12, riformulato con l'articolo 13 del decreto legislativo n. 22 in termini molto più rigorosi, e quindi con l'impossibilità di emanare ordinanze all'infinito perché c'è una limitazione temporale.
Poi c'è il cosiddetto recupero che in realtà non è tale, anche se non è finalizzato agli illeciti più gravi prima illustrati; è un fenomeno vastissimo, facilitato dalla mancanza di un controllo preventivo.

PRESIDENTE. A proposito dell'articolo 12, che purtroppo ha fatto disseminare l'Italia di discariche «contingibili ed urgenti», appartengo alla scuola di pensiero - peraltro abbastanza diffusa - che non legge in esso la possibilità di fare una discarica provvisoria, poiché la discarica è un impianto e ciò è in contraddizione con il concetto di provvisorietà. In realtà si è andati ad un uso generalizzato e del tutto improprio dell'articolo 12 per consentire ai comuni di cavarsela in qualche modo.

GIUSEPPE DE FALCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Roma. Però è così: le discariche di Malagrotta e di Guidonia sono ex articolo 12. Adesso vedremo cosa succederà.


Pag. 303


PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai commissari per eventuali domande, pregherei il dottor De Ficchy di fornirci un quadro della situazione dal suo punto di vista.
Abbiamo capito dalla relazione del dottor De Falco che per il momento non c'è nemmeno bisogno di attività illecite perpetrate da organizzazioni criminali specifiche, ma sono sufficienti alcune larghe maglie della normativa esistente per consentire di non rispettare le regole e trarne ingenti guadagni. Poiché questi meccanismi sono stati spiegati con molta chiarezza, vorremmo sapere da lei qualcosa di più e cioè se, alla luce delle indagini della procura antimafia, vi siano questioni di rilievo per quello che riguarda la presenza della criminalità organizzata. In particolare, vorremmo sapere, anche in rapporto alle dichiarazioni prima rese dal prefetto di Roma, se sa qualcosa dei traffici che vanno verso i paesi dell'Est europeo passando attraverso Roma, che sono oggetto di indagine coperta da segreto istruttorio.
Naturalmente se dovesse affrontare argomenti coperti dal segreto istruttorio, la prego di farcelo presente in modo da sottoporre quella parte di seduta a regime di riservatezza.

LUIGI DE FICCHY, Sostituto procuratore nazionale antimafia. Necessariamente dirò qualcosa coperta dal segreto istruttorio.
Naturalmente mi riferirò a quanto riguarda il Lazio, in relazione al quale sono un po' più preoccupato del prefetto per quanto riguarda le infiltrazioni della criminalità organizzata, a proposito della quale anzi vorrei lanciare un allarme.
Proprio le indagini dei colleghi di Roma e di Napoli stanno dimostrando che questo settore da parecchi anni ha cominciato a registrare infiltrazioni di esponenti e gruppi della criminalità organizzata; per averne un'idea bisogna pensare che si può guadagnare molto di più se, invece di realizzare illecito fiscale o violazioni non gravi della normativa, si abbandonano i rifiuti in una cava, in un lago o in piena campagna. Dove c'è un controllo del territorio da parte della criminalità organizzata questo è molto più facile e il guadagno è molto superiore. Bisogna allora verificare la mappa del territorio del Lazio da questo punto di vista.
In questa regione ci sono zone che per quanto riguarda il controllo della criminalità organizzata non hanno niente da invidiare alla Campania e alla Sicilia; basta andare a 30-40 chilometri da Roma per trovare comuni con una presenza territoriale di gruppi esponenziali di mafia, 'ndrangheta e in particolare camorra, che controllano il territorio, riciclano gran parte dei proventi delle attività illegali e consentono anche l'abbandono di questi rifiuti in terreni in aperta campagna. Ciò avviene a Cassino, Latina, Formia, Pomezia, Anzio, Nettuno, Ardea; tutti territori in cui dalla fine degli anni settanta si stanno insediando e ingrandendo molti gruppi appartenenti alle organizzazioni più pericolose della criminalità organizzata campana, calabrese e siciliana.

PRESIDENTE. Si tratta di gruppi che svolgono anche attività riguardanti il ciclo dei rifiuti?

LUIGI DE FICCHY, Sostituto procuratore nazionale antimafia. Alcune indagini in corso portano proprio alla conclusione che ci sia un interesse da parte di alcuni gruppi per questo affare, che è veramente cospicuo e consente un notevolissimo vantaggio finanziario e patrimoniale.

PRESIDENTE. Se ha terminato l'esposizione del quadro generale e ritiene di passare ad indicazioni più precise, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica.


Pag. 304


Dispongo la riattivazione del circuiti audiovisivo interno.
Ringrazio il dottor De Falco, il dottor De Ficchy ed il capitano Cuneo per le loro riposte.

Back Forward