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Il multiforme fronte di minaccia collegato all'evoluzione della situazione interna ed alle dinamiche che promanano dallo scenario internazionale è stato qualificato in modo dirompente dalla ricomparsa della violenza brigatista e dai riflessi del conflitto nella Repubblica Federale di Jugoslavia.
La riproposizione della «propaganda armata», quale risultante di un percorso mai concluso dell'area vetero-brigatista, delinea nuovi profili di rischio. Ciò, per l'intento del terrorismo di quella matrice di riaffermare una presenza vitale, connotandone la portata in termini intimidatori, specie in costanza di taluni passaggi nodali della vita politico-istituzionale del Paese; per il suo interagire e cercare sinergie con un eterogeneo panorama eversivo che, da tempo, palesa propositi offensivi ed una proterva tempestività nello sfruttare congiunture e tematiche specifiche per rivitalizzare progettualità destabilizzanti; per la sua potenziale capacità attrattiva, anche in termini meramente emulativi, nei confronti di segmenti dell'antagonismo e delle realtà ribellistiche più permeabili alle suggestioni di messaggi antistatuali.
Per quanto riguarda la criminalità organizzata - dotata di notevole capacità rigeneratrice e di flessibilità e prontezza nel rimodulare le proprie strategie - i fatti di sangue ad essa riconducibili costituiscono l'aspetto più visibile di un'insidia immanente finalizzata a condizionare settori del tessuto sociale e ad inquinare circuiti economici ed amministrativi.
Il precipitare degli eventi oltreadriatico e l'intervento militare della NATO hanno impegnato a fondo l'intelligence, sia in direzione del teatro di guerra che in ambito nazionale, per le numerose, connesse ripercussioni sulla sicurezza, relativamente ad un contesto regionale ove l'accresciuto ruolo del nostro Paese ne ha inevitabilmente accentuato l'esposizione.
Ad articolare ulteriormente il panorama globale della minaccia contribuiscono perduranti conflitti, focolai di tensione e gravi crisi socio-economiche in quadranti geopolitici di interesse, che si pongono quali centri irradiatori di rivendicazioni di matrice religiosa ed etnico-separatista, come propulsori di massicce migrazioni, ovvero a fondamento di attività spionistiche e, soprattutto, di una persistente proliferazione di armi di distruzione di massa.
Sullo sfondo, si delineano tematiche trasversali dalle valenze insidiose e pericolose e, pertanto, da non sottovalutare, poiché recano in sé potenziali ricadute negative per la collettività. È il caso dell'utilizzo improprio degli strumenti finanziari e di quelli informatici, nonchè degli inserimenti illeciti in problematiche di particolare impatto sociale, tra cui la sicurezza ambientale.
Un accenno particolare merita, infine, quale occasione di specifica attenzione, l'approssimarsi della ricorrenza giubilare, suscettibile di catalizzare le iniziative controindicate dei più disparati ambienti e di registrare la convergenza delle attività del crimine con gli intenti destabilizzanti dell'antagonismo e del terrorismo di varia matrice, interessati a sfruttare le capacità amplificanti dello storico avvenimento.
1. Area dell'eversione
a. brigatismo e sinistra extraparlamentare
b. destra extraparlamentare
c. altre aree di attenzione
2. Criminalità organizzata
a. gruppi endogeni
b. gruppi stranieri
c. strategia di contrasto - azione dei Servizi
3. Sicurezza economica nazionale
L'affermazione di un ordine mondiale multipolare, caratterizzato dall'aumento esponenziale delle transazioni finanziarie, dalla diffusione delle tecnologie di comunicazione e dall'estensione della concorrenza tra operatori a livello globale, ha aperto orizzonti inediti per la funzione pubblica di regolazione e controllo.
4. Minacce diversificate
a. ecosistema
b. reti telematiche
c. fenomeno delle sette
La sicurezza interna
L'omicidio del Prof. D'Antona ha riproposto all'attenzione in modo drammatico ed eclatante il ricorso all'azione terroristica come strumento qualificante della strategia delle «brigate rosse», sia attraverso loro residui vitali, sia con nuovi apporti generazionali.
L'agguato costituisce, infatti, il momento cruciale di un'evoluzione che si è prodotta negli ultimi anni atteggiandosi al pari di un fiume carsico ed esprimendosi in termini meramente tendenziali, senza significative traduzioni operative. Pur a fronte di una acclarata irreversibilità della sconfitta politica e militare subita negli anni '80, taluni brigatisti irriducibili - detenuti, in libertà o mai individuati - hanno continuato a coltivare progettualità eversive tanto determinate quanto velleitarie, verosimilmente nella consapevolezza di poter ancora svolgere un ruolo di soggetto politico destabilizzante, al di là di quello di «avanguardia» di un'utopistica «dittatura del proletariato».
In questo senso, se è possibile che la tempistica dell'attentato sia stata condizionata da accadimenti recenti, l'azione è da inscrivere in un consolidato impianto ideologico che, da tempo incentrato sulla tematica dei rapporti economici, ha individuato «bersagli» privilegiati nelle figure cardine aventi delicate funzioni di mediazione nell'opera complessiva di riforma delle Istituzioni.
La scelta dell'obiettivo risulta coerente con questa logica, in quanto indirizzata verso un tecnico di area governativa, espressione simbolica di quelle politiche di concertazione in grado di comporre il contenzioso fra le parti sociali.
A far rompere gli indugi potrebbe essere intervenuta nel nucleo terrorista la fallace percezione che si fossero create le condizioni per imprimere una decisa svolta alla stagione di conflittualità e, nello stesso tempo, per imporsi quale elemento trainante attraverso un'azione «esemplare» che lanciasse un segnale di ritrovata determinazione.
In precedenza, infatti, vivaci fermenti avevano investito molteplici segmenti dell'antagonismo, inclusi i settori più estremi dell'Autonomia, assumendo i toni di marcata contrapposizione al Governo nonché al mondo imprenditoriale, sindacale ed alla NATO. Specie a far data dalla seconda metà del '98, si è registrata una forte mobilitazione su diverse tematiche proprie dell'area, tradottasi anche in comportamenti minatori - quali l'invio di pacchi bomba, l'avvelenamento di generi alimentari e le aggressioni contro obiettivi dell'Alleanza Atlantica - ed in ricorrenti scontri di piazza, sovente con tecniche di guerriglia. Rilevano, al riguardo, talune degenerazioni violente di manifestazioni per la questione curda - culminate nell'assalto alla sede della Turkish Airlines a Roma - e gli incidenti in varie città a margine di proteste contro l'intervento militare nei Balcani.
In questo clima, di per sé potenziale «humus» per innesti di valenza marcatamente eversiva, l'omicidio del 20 maggio ha rappresentato l'impennata dirompente rispetto ad una serie di attacchi di basso profilo, alcuni dei quali rivendicati da formazioni minori, soprattutto contro sedi del partito dei Democratici di Sinistra e della CGIL.
Prospettiva di più ampia portata sembra essere l'attuazione di una «campagna» terroristica, frutto di una sinergia operativa con altre compagini, sul modello delle colonne br «storiche», che potrebbe svilupparsi secondo principi di mobilità tattica e criteri organizzativi di maggiore flessibilità e mimetizzazione, sulla base dell'esperienza acquisita durante gli anni della «lotta armata».
Le tesi delineate nel documento di rivendicazione - incentrate sulle problematiche del lavoro, rispetto alle quali gli estensori mostrano cognizione tecnica - evidenziano il rischio di progettualità volte a strumentalizzare ed innescare le tensioni in quei settori sociali che maggiormente risentono della crisi occupazionale e delle situazioni di degrado e di emarginazione di taluni contesti urbani: settori, questi, più di altri permeabili alle infiltrazioni brigatiste, al pari di aggregazioni dell'estremismo inclini a forme di contrapposizione radicali.
A conferma di tale orientamento, vale la diffusione di copie del comunicato di vendicazione presso vari ambiti operai e sindacali, circostanza che potrebbe sottendere un proposito intimidatorio proprio nei confronti della rappresentanza confederale, in una fase ritenuta idonea per alimentare la conflittualità.
Il quadro d'insieme induce a ritenere che obiettivo principale potrebbe essere costituito dal complesso della politica economica e finanziaria del Governo, segnatamente in tema di riforma dello Stato sociale e di riassetto di comparti di importanza strategica.
Significative scadenze politiche e sindacali nonchè particolari congiunture potrebbero rappresentare, in questa logica, pretesti per nuovi tentativi, da parte del brigatismo, di proporsi come inquietante presenza in delicati passaggi delle scelte dell'Esecutivo.
Il richiamo alla costruzione del «Fronte Combattente Antimperialista» - anch'esso in continuità con l'esperienza precedente - fa poi ipotizzare propositi offensivi di impronta «internazionalista» quale momento ulteriore della strategia br, che potrebbe favorire un «salto di qualità» anche di formazioni in cerca di rinnovata visibilità, ovvero saldature con omologhi gruppi esteri, in chiave antimilitarista ed antioccidentale.
In tale ottica, spunti per attivazioni potrebbero derivare dal contesto balcanico o dagli sviluppi della vicenda Ocalan.
Tra i dati di rilievo emersi in sede di analisi, accanto al ruolo ispiratore degli irriducibili detenuti si evidenzia la funzione di cerniera con l'area br svolta, ancor più che in passato, da organizzazioni fortemente ideologizzate che, in singolare concomitanza con la ripresa dell'attività terroristica, hanno adottato una maggiore compartimentazione ed accentuato la determinazione ad incunearsi nel terreno delle conflittualità sociali per l'affermazione di istanze radicali.
Quanto ai rischi di un possibile «effetto trascinamento», rilevano taluni segmenti dell'antagonismo ove si registrano, seppure in maniera non organizzata, pulsioni ribellistiche che non sembrano trovare, al momento, idonee «sacche di compensazione» capaci di contenerne e canalizzarne le modalità di manifestazione.
In tal senso, viene considerato con ogni attenzione il proliferare di scritte, messaggi ed episodi di varia natura verificatosi in tutto il territorio nazionale sulla scia dell'attentato, comunque espressione di una sorta di «solidarietà».
Sebbene sostanzialmente non partecipe delle dinamiche sopra descritte, la componente anarco-insurrezionalista mantiene inalterata la sua pericolosità, continuando ad evidenziare un particolare attivismo antimilitarista ed anticlericale, testimoniato da gesti dimostrativi e dall'intensificazione delle iniziative di mobilitazione in vista del Giubileo, anche allo scopo di creare un fronte unico di contestazione con gruppi della sinistra extraparlamentare.
Le pendenze giudiziarie in Italia e all'estero riguardanti militanti dell'area prefigurano, inoltre, il pericolo di ritorsioni non solo contro obiettivi istituzionali, ma anche in danno di interessi nazionali in altri paesi europei, attese le contiguità con formazioni colà operanti.
Per quanto concerne i settori del radicalismo ambientalista ed animalista, potrebbe aumentare il ricorso a metodologie offensive - come la manomissione di prodotti alimentari - che assicurano agli autori, a fronte di rischi ridotti, immediata risonanza, creando allarme nell'opinione pubblica.
Nell'ambito dell'impegno volto ad assicurare una pronta ed efficace risposta al riproporsi della violenza brigatista, il Governo ha promosso strategie infooperative incentrate sulla più ampia interazione tra gli apparati di sicurezza e contrasto. Ciò, in un quadro di rafforzata cooperazione con i Servizi collegati e di attivazione concertata, estesa nei confronti dell'intera area eversiva e terroristica.
Gli eventi bellici nei Balcani hanno costituito anche per l'estrema destra motivo di mobilitazione in chiave antigovernativa ed a sostegno dell'estremismo pan-iugoslavo, in una cornice di intensificato attivismo degli ambienti più radicali italiani nella pianificazione di comuni iniziative anti-NATO con omologhi circoli europei.
Le proiezioni estere dell'ultradestra rimandano, inoltre, ai rapporti tra estremisti convertiti alla religione islamica e settori delI'integralismo, il cui collante è costituito dalla comune avversione al «sistema capitalista» ed all«'imperialismo» statunitense.
Nel contempo, è andato accentuandosi - accanto all'interesse per le problematiche studentesche - l'impegno in direzione di questioni sociali di particolare impatto, anche attraverso inserimenti strumentali nell'area della disoccupazione e del lavoro precario, specie al Sud.
Più in generale, in un clima connotato da episodici quanto pericolosi atteggiamenti xenofobi e razzisti, ovvero da manifestazioni di fanatismo pseudotradizionalista, il ricorrente riaffiorare di azioni violente di contestazione, con la riproposizione di scontri tra militanti di opposta fazione, induce a ritenere possibile il recupero dell'opzione eversiva, non solo in chiave emulativa.
Resta fermo l'impegno informativo in direzione di settori radicali di ispirazione separatista, già evidenziatisi con iniziative intimidatorie e con una propaganda fortemente ostile nei confronti dello Stato, che potrebbero compiere - sulla scia della ripresa dell'attività terroristica di matrice br - nuovi gesti dimostrativi contro obiettivi simbolo delle Istituzioni, nell'intento di rilanciare la «causa secessionista» negli ambienti più sensibili.
Il crimine organizzato continua ad operare al fine di influenzare dinamiche sociali, produttive ed amministrative, specie nel Mezzogiorno, ove le tensioni legate alla grave crisi occupazionale sono sempre potenzialmente suscettibili di interferenze strumentali ad opera di quegli ambienti.
In un quadro comunque segnato da conflittualità, i sodalizi delinquenziali caratterizzati da un'inalterata valenza destabilizzante evidenziano una perversa duttilità nel calibrare obiettivi e modalità operative alle possibilità offerte di volta in volta dal «mercato».
Alle soglie del 2000, essi appaiono contraddistinti da una duplicità fisionomica e strategica. Mentre da un lato si presentano ancora come strutture contrassegnate da forme organizzative arcaiche e verticistiche, in grado di esercitare forte coercizione, dall'altro si mostrano dotati di flessibilità, disponibili all'innesto di nuove componenti e pronti ad infiltrarsi nei circuiti economici e finanziari avvalendosi delle tecniche più sofisticate. In tal senso, non è da sottovalutare il possibile incremento delle opportunità di riciclaggio legate all'uso delle reti telematiche ovvero alla futura circolazione della moneta unica europea.
La pervasività della criminalità organizzata è tale da far ritenere sempre concreto il rischio di penetrazione illegale negli appalti per le grandi opere pubbliche e nelle erogazioni connesse al rilancio economico ed occupazionale del Meridione, nonché di interessamenti in direzione di iniziative commerciali avviate in vista delle celebrazioni giubilari.
Nel contempo, i gruppi malavitosi continuano a diversificare le attività illecite in settori - come ad esempio il traffico di opere d'arte e beni archeologici e le scommesse clandestine - che consentono alti ritorni di redditività con rischi ridotti in termini sanzionatori.
In Sicilia, a fronte dell'incisiva opera di contrasto, la mafia prosegue nella sua sommersa azione di riconsolidamento, associando al complesso dei traffici illegali, delle estorsioni e dell'usura reiterati tentativi di infiltrazione nelle procedure di assegnazione delle commesse pubbliche.
Attualmente convivono due opzioni strategiche - l'una tendente a minimizzare la visibilità dell'organizzazione, l'altra orientata ad assumere forme di più diretta contrapposizione allo Stato, anche con il ricorso ad azioni violente - che intendono comunque raggiungere il medesimo obiettivo: la rigenerazione di «cosa nostra».
Le dinamiche di potere all'interno di quest'ultima - al cui vertice resta al momento il latitante corleonese Bernardo Provenzano, ancora capace di esercitare la propria influenza pure al di là dell'area palermitana - continuano ad essere segnate da una fase di riassetto degli equilibri, in grado di tradursi in nuovi episodi cruenti.
Tutto ciò, in un quadro che fa registrare una perdurante attività intimidatoria tesa, in particolare, ad ostacolare i programmi di rinnovamento e di risanamento del territorio perseguiti dalla classe dirigente locale.
Nella provincia di Catania permangono accesi contrasti tra il clan Santapaola e quello dei Cursoti; tensioni potrebbero verificarsi, nel Nisseno, tra cosche già in competizione nel tentativo di condizionare gli investimenti legati al contratto d'area del comprensorio gelese, e nel Ragusano, ove si evidenzia una marcata instabilità del panorama criminale.
Se nell'Agrigentino si è dovuto registrare un innalzamento del livello di conflittualità, nel Trapanese operano tuttora latitanti che «garantiscono» gli equilibri di potere e la continuità all'interno dei vari clan, in uno sfondo che vede i vertici corleonesi esercitare un elevato grado di controllo.
In Campania permangono focolai di particolare virulenza, riconducibili a faide interne ovvero a tentativi di affermazione da parte di sodalizi emergenti.
Notevole valenza assume l'evoluzione della criminalità minorile verso fenomenologie illegali sempre più gravi, quali rapine e spaccio di sostanze stupefacenti. Nel Capoluogo, si rileva il progressivo rafforzamento della cd. «alleanza di Secondigliano», che non sembra incontrare, al momento, significative resistenze da parte di altre consorterie. Sebbene in parte disarticolata da varie operazioni di polizia giudiziaria - l'ultima culminata con la cattura all'estero di uno dei suoi capi - essa starebbe estendendo la propria influenza alle aree limitrofe, grazie ad accordi operativi con altre formazioni criminali, anche al fine di ricercare margini di penetrazione nei flussi dei finanziamenti pubblici per la riconversione di Bagnoli e per altri importanti lavori in campo portuale, stradale e ferroviario.
Nel Salernitano si vanno sviluppando aggregazioni particolarmente agguerrite che gestiscono diversificati traffici illeciti, non mancando di mostrare interesse all'edilizia pubblica ed a quella sovvenzionata, mentre nel Casertano continuano gli scontri tra sodalizi, in un contesto ove permane elevata l'ingerenza del crimine organizzato nelle attività commerciali e che fa registrare il ruolo crescente e «concorrenziale» di gruppi stranieri.
In Calabria le cosche conservano capacità di influenza sul territorio, pure in ragione di una fitta rete di legami interclanici, che agevola da anni la latitanza nelle zone di origine di pericolosi criminali.
Il consistente fenomeno dei danneggiamenti - tipiche manifestazioni della pratica delle estorsioni ai danni degli operatori economici e del costante tentativo di condizionare l'azione amministrativa delle Istituzioni locali - conferma l'elevato livello di insidiosità della 'ndrangheta, in un contesto di diffusa intimidazione e di difficile permeabilità.
In siffatto quadro, l'esecuzione di importanti opere infrastrutturali, come l'ampliamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, ed altre iniziative volte a favorire lo sviluppo economico della regione potrebbero costituire ulteriore motivo di interesse per le 'ndrine.
Nel Reggino, l'arresto in marzo del capo di un pericoloso clan di Gioia Tauro appare destinato ad incidere sui futuri equilibri criminali; nella provincia di Cosenza, ancora caratterizzata dall'estrema fluidità delle dinamiche delinquenziali, si registrano segnali di crescenti dissidi, mentre nel Crotonese sono prevedibili ulteriori tensioni, in relazione - anche qui - all'afflusso di consistenti capitali, connessi alla realizzazione del contratto d'area.
In via generale, elemento caratterizzante della 'ndrangheta resta la spiccata tendenza espansiva, anche all'estero.
La Puglia si conferma crocevia dei più pericolosi traffici illeciti transnazionali, grazie ai legami tra i latitanti presenti nell'area balcanica e le mafie ivi operanti.
I vecchi sodalizi, pur decimati da numerose operazioni delle Forze dell'ordine, costituiscono tuttora i referenti principali per la funzione di supplenza svolta dai familiari dei capi «storici» detenuti, sebbene numerosi episodi criminosi indichino la crescita di personaggi emergenti in contrapposizione alle compagini dominanti.
Le vicende balcaniche starebbero inoltre inducendo i clan della sacra corona unita a compensare i minori introiti del contrabbando attraverso l'ampliamento di altre attività, quali i traffici di stupefacenti e di armi. Nuove occasioni di profitto potrebbero poi derivare dal circuito degli stanziamenti per la ricostruzione postbellica, in cui i gruppi pugliesi tenteranno verosimilmente di inserirsi, in collaborazione con quelli locali.
La Sardegna, infine, continua ad essere interessata, soprattutto nel Nuorese, da una serie di atti intimidatori riconducibili prevalentemente ad atteggiamenti di ostilità nei confronti dell'azione amministrativa locale.
Lo spessore della minaccia criminale, in termini di pervasività e di conseguente insidiosità, viene accresciuto dalla caratterizzazione transnazionale del fenomeno.
Tale profilo trova riscontro nel dato oggettivo della provenienza estera di molti dei «beni» movimentati dalla malavita, la cui gestione postula accordi e complicità tra gruppi di diversa origine. La descritta connotazione ha poi portato gradualmente verso forme di organizzazione su base multietnica.
Ne è derivato il progressivo radicamento sul territorio italiano di molteplici realtà straniere. Ciò, peraltro, con varie modalità e caratteristiche, dipendenti dalla specificità dei singoli aggregati, che ne diversificano la visibilità nonchè l'incidenza sulla sicurezza interna.
In questo quadro, l'articolato sistema criminale conosciuto come «mafia russa» si distingue eminentemente per il dinamismo finalizzato al reinvestimento dei proventi illeciti e, dunque, per il tentativo di infiltrare il settore economico-finanziario, sia attraverso l'acquisizione di esercizi commerciali e beni immobili, sia con la costituzione di reti societarie, sia, infine, mediante l'acquisto di quote di maggioranza in imprese ritenute idonee a garantire copertura alle operazioni di riciclaggio.
Tale presenza malavitosa mostra di affiancare alle cennate condotte di sfumata percepibilità attività delinquenziali di più immediato impatto sociale, come il traffico di sostanze stupefacenti - per il quale va tessendo contatti finalizzati ad organizzare canali di approvvigionamento - ed il lenocinio, anche grazie ad intese con sodalizi italiani.
Un elevato tasso di aggressività caratterizza i gruppi albanesi, la cui forte spinta espansionistica, quanto ad ambiti di intervento e ad aree di influenza, ne rende particolarmente visibile la presenza entro i nostri confini.
Quegli aggregati si confermano egemoni in taluni contesti territoriali - specie dei grandi centri urbani del Nord - ove gestiscono in larga parte il mercato della prostituzione e si evidenziano per un accresciuto attivismo nel settore del narcotraffico, che dai derivati della cannabis indica si sta estendendo alla cocaina ed all'eroina di provenienza anatolica.
Essi, inoltre, mostrano una rimarchevole flessibilità delle rotte e delle modalità operative in dipendenza del mutare delle situazioni; dato, questo, indicativo della volontà di effettuare un «salto di qualità», che accentua i rischi di conflitti con le formazioni italiane per il controllo di segmenti illeciti.
Ormai significativamente insediati in ambito nazionale sono anche i sodalizi nigeriani, che vanno proiettandosi dalla Campania e dal Lazio verso il nord del Paese (in particolare Milano, Torino e riviera romagnola) e palesano la propensione a reinvestire i proventi in attività commerciali di cui è fruitrice la stessa colonia, caratterizzata da conflittualità interna e da vincoli tribali che ne determinano l'impermeabilità.
Si evidenzia per un'analoga, peculiare interazione tra la comunità di riferimento e le organizzazioni delinquenziali anche la criminalità cinese, che sviluppa la propria attitudine parassitaria soprattutto in danno dei connazionali, di cui strumentalizza la spiccata consapevolezza identitaria, ricorrendo ad una diffusa pratica intimidatoria. Prevalentemente dedita a favorire l'ingresso di irregolari e ad impiegarli nei circuiti del lavoro nero, essa va ulteriormente ampliando la propria presenza in alcuni ambiti imprenditoriali, tentando di espandersi verso le piazze del Settentrione e della Campania, ed in settori più palesemente delinquenziali, quali il narcotraffico ed il gioco d'azzardo.
La pericolosità dei sodalizi esteri non risiede solo nell'attualità dei comportamenti delittuosi, ma va colta anche in chiave prospettica, per la graduale importazione di moduli organizzativi ed operativi di potenti e strutturate consorterie, che associano a quello criminale l'agire proprio dei grandi aggregati affaristico-delinquenziali. L'azione dell'intelligence si muove pertanto nell'ottica del più ampio interscambio informativo, al fine di misurarsi con un fenomeno che impone di affiancare alla repressione e prevenzione dei reati il monitoraggio di canali di penetrazione di per sé «neutri», impiegabili per accrescere e potenziare l'infiltrazione illecita.
Nella strategia di contrasto alla criminalità organizzata, l'Esecutivo ha ricercato strumenti idonei in tema di collaborazione internazionale, nella consapevolezza della transnazionalità del fenomeno, ed ha ribadito la priorità della minaccia, verso cui i Servizi devono prestare la massima attenzione informativa.
In tale quadro, il SISDE ha inviato agli Enti istituzionali 225 segnalazioni che hanno permesso l'arresto di 217 persone, delle quali 89 per associazione a delinquere di stampo mafioso e 74 per droga, nonché la cattura di 10 latitanti. Il contributo del Servizio ha consentito, inoltre, sequestri di stupefacenti, armi, valuta e titoli falsificati.
L'azione del SISMI in direzione della criminalità organizzata transnazionale è stata rivolta all'acquisizione di notizie, comunicate agli Organi di polizia giudiziaria, attinenti a diversificati settori quali il riciclaggio, il narcotraffico ed i flussi migratori clandestini, con specifico riguardo a quelli gestiti dai gruppi criminali albanesi.
L'articolarsi della crescita dei mercati e dei flussi su scala planetaria e, viceversa, l'ancoraggio dei sistemi di monitoraggio e giurisdizione ad un ambito di riferimento eminentemente nazionale rendono ancora più complesso il rapporto tra operatività e precetto inteso a regolarla.
Da qui, l'incrementato rischio di comportamenti scorretti che - facendo leva sulla rilevata asimmetria e sulla conseguente disomogenea distribuzione del patrimonio di informazioni sensibili - mirano a strumentalizzare per fini illeciti i processi di liberalizzazione e di apertura verso talune aree concorrenziali.
In tale scenario evolutivo, l'azione di intelligence si è sviluppata con riferimento al settore economico-finanziario, alle manovre di penetrazione da parte di Stati avversi ed alla salvaguardia del patrimonio nazionale dell'industria e della ricerca di interesse strategico.
Quanto al primo contesto, prioritario impegno è stato riservato alla criminalità organizzata - specie per quel che attiene ai tentativi d'inquinamento dei circuiti creditizi ed alle connesse forme di illegalità, nell'evidenza della loro potenziale carica eversiva - nonché alla valutazione della possibile espansione del riciclaggio in rapporto alle nuove dinamiche di mercato correlate all'unione monetaria.
Dal punto di vista dell'economia reale, la ricerca informativa si è concentrata verso l'individuazione dei canali di infiltrazione dei grandi sodalizi delinquenziali, endogeni ed esteri, nel mercato degli appalti per la realizzazione delle opere infrastrutturali, nell'acquisizione di società attive nel terziario e nella gestione di iniziative volte al rilancio delle aree depresse del Paese.
Le problematiche legate alla disoccupazione continuano a proporsi all'attenzione per i rischi di strumentalizzazioni e di degenerazioni del disagio sociale, suscettibili di elevare il livello della tensione specie nel Mezzogiorno. Situazione che potrà accentuarsi nel caso di un incompiuto dispiegamento degli strumenti di programmazione negoziata e di una mancata inversione della tendenza alla delocalizzazione di insediamenti industriali, registrata in talune zone del territorio.
Scenario, questo, in cui permangono segnali di insofferenza da parte di frange di comparti dell'agricoltura e dell'allevamento, che denunciano penalizzazioni competitive e correlati rischi occupazionali in relazione a provvedimenti di risanamento assunti anche in sede comunitaria.
Il malcontento, pur riconducibile ad una minoranza sempre più esigua, potrebbe conoscere momenti di accentuazione, con modalità di radicale contrapposizione, in coincidenza tanto con scadenze processuali a carico di responsabili di episodi di contestazione violenta, quanto con appuntamenti per l'ulteriore riesame delle discipline di settore.
Hanno inoltre formato oggetto di analisi i riflessi del conflitto in Kosovo sull'interscambio commerciale con i Balcani e, più in generale, l'alterazione dei già precari fondamentali macroeconomici di taluni paesi della regione; particolare attenzione è stata dedicata al rischio di un elevato costo sociale per effetto del prevedibile ritardo che le vicende belliche hanno prodotto sul processo di transizione di quelle società.
Al fine di individuare eventuali presenze ostili riconducibili ad ambienti jugoslavi, si è proceduto al rilevamento di articolazioni societarie sul nostro territorio, potenzialmente strumentali all'elusione delle misure di embargo.
Azione di tutela preventiva è stata rivolta verso settori di elevato valore strategico, mentre sono stati monitorati paesi con forte domanda tecnologica ed altri alle prese con processi di nuova industrializzazione.
Relativamente alle manovre di penetrazione avverse, è stato approfondito l'eventuale impiego per finalità di riciclaggio, da parte di Servizi di informazione stranieri, di società operanti in Italia. Del pari, è proseguito il monitoraggio di attività imprenditoriali e circuiti finanziari sospettati di attendere a funzioni di supporto del terrorismo internazionale.
La sicurezza ambientale, latamente intesa, continua a presentare profili di allarme, indotti dal reiterarsi di minacce alla salute pubblica, all'integrità paesaggistica, alla conservazione delle risorse naturali.
Aspetto emergente è ravvisato nel ricorso all'illecito ecologico da parte della criminalità organizzata, che, principalmente nel Meridione, riesce talora a coniugare la remunerativa gestione della raccolta dei rifiuti urbani, industriali e speciali, con attività edilizie che ne favoriscono lo smaltimento clandestino. Oltre che bene primario oggetto di aggressione, l'ecosistema si va altresì evidenziando quale potenziale innesco di azioni controindicate da parte di un articolato fronte di contestazione in grado di dar vita ad iniziative di particolare clamore, specie ai danni di società multinazionali attive nel comparto alimentare e nello sviluppo delle biotecnologie.
Specifico rilievo vanno assumendo, altresì, alcune problematiche ambientali di respiro internazionale suscettibili di riflettersi sulla sicurezza del Paese, come quelle relative ai traffici di sostanze tossiche e radioattive.
Il tema dell'approvvigionamento idrico ha costituito oggetto di attivazione informativa per il pericolo di infiltrazioni criminali finalizzate alla gestione del settore in molte aree del Sud.
È da tempo all'attenzione dell'intelligence la possibilità che si vada consolidando l'utilizzo improprio delle reti telematiche, in corrispondenza della progressiva evoluzione dei più avanzati sistemi di comunicazione.
I sodalizi criminali impiegano tale tecnologia per finalità di riciclaggio e per nuove e specifiche illegalità connesse con l'affermazione del commercio elettronico e con l'offerta di servizi e giochi da postazione remota, mentre l'estremismo ideologico ne sfrutta le potenzialità quale veicolo di propaganda e mobilitazione interna.
Tra le espressioni di maggiore insidiosità, permane il fenomeno della pirateria, volto alla disarticolazione di sistemi e banche dati, ascrivibile alle iniziative di soggetti isolati e difficilmente collocabili in ambienti ideologizzati, sovente promotori anche della diffusione dei virus informatici, il cui rilievo potrà accentuarsi a motivo delle difficoltà che l'intero settore è chiamato a risolvere, nei prossimi mesi, per la datazione elettronica degli apparati.
A questo ultimo riguardo, hanno formato oggetto di approfondimento le misure varate da un paese dell'Est per la modernizzazione dei propri sistemi informatici, onde valutare il livello di rischio per l'Italia derivante dall'eventuale inadeguatezza delle soluzioni approntate.
Talune forme di associazionismo imperniate su culti alternativi continuano a presentare profili di minaccia, per le possibilità di plagio degli adepti e per il compimento di illeciti di natura patrimoniale.
Ulteriore insidia è costituita dall'eventuale saldatura tra ambienti giovanili permeati da un pronunciato ribellismo e sodalizi pseudoreligiosi di carattere internazionale propugnanti dottrine che incitano a comportamenti distruttivi ed autolesionistici. Le sette di ispirazione apocalittica e millenaristica, con l'approssimarsi dell'anno 2000, cercano di porsi all'attenzione attraverso la diffusione di messaggi propagandistici che rischiano di indurre gli elementi più suggestionabili all'attuazione di azioni eclatanti.
Approfondimenti informativi, tra gli altri, sono stati indirizzati a verificare asse-riti contatti tra cittadini italiani ed aderenti ad una pericolosa setta orientale.
Particolare impegno è rivolto ad individuare e prevenire le minacce in direzione delle celebrazioni del Giubileo, che potrebbero vedere soprattutto Roma e Gerusalemme esposte al rischio di atti violenti.