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Doc. XXIII n. 46-ter


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CAPITOLO VII

DISOCCUPATI E CAMORRA

Il movimento dei disoccupati organizzati viene alla luce nel 1975 in un vicolo del centro storico di Napoli (vico Cinquesanti) a ridosso di P.zza S. Gaetano e di S. Gregorio Armenio dove è insediato il più grande e suggestivo mondo degli artigiani del pastore presepiale con chiese, basiliche e vestigia storiche, il cuore della Napoli antica.
Erroneamente è stata citata questa data di nascita del movimento senza alcun riferimento di quello che accadde nel 1973, con l'esplosione del colera a Napoli e dei provvedimenti adottati per ripristinare la situazione igienico-sanitaria della città, uno di questi l'assunzione di alcune centinaia di netturbini, disposta dall'amministrazione democristiana di Palazzo San Giacomo; tale disposizione allerta le migliaia di disoccupati le cui fila si erano notevolmente ingrossate per la dismissione di attività ambulanti, venditori di mitili, angurie, acqua ferrata, verdura ed altro. Le restrizioni chieste dall'autorità sanitaria incisero notevolmente in quei settori ed attività che sostenevano economicamente migliaia di famiglie. Il collocamento del lavoro, allora ubicato in via Duomo, venne assediato da disoccupati veri e da precari, non si nutriva alcuna fiducia in quelle graduatorie, né in chi gestiva l'apparato, nacquero spontaneamente dei movimenti di aree della destra missina e del PCI per il controllo degli avviamenti al lavoro nella pubblica amministrazione. Le cose non andarono per il verso giusto e la struttura fu occupata con conseguenti scontri con la polizia e protrattosi per alcuni giorni.
Il clima di forte tensione sociale sfociò in una serie di provvedimenti governativi tesi e mirati ad attutirla, venne varato il piano igienico-sanitario della città con interventi sul territorio divisi per quartiere e l'utilizzo di migliaia di cittadini, con qualifiche diverse preposti al risanamento della città, nacquero i cantieristi del Piano Straordinario, negli anni 50 altri cantieristi utilizzati in città erano stati assorbiti nell'organico comunale, sigla P.O., intesa come Piano Ordinario, punto di riferimento era una baracca allocata in una strada, all'interno della stessa badili, picconi, pale, carriole, qualche sedia e mobiletto per chi dirigeva queste squadrette, il reclutamento della suddetta manodopera avvenne tramite i partiti politici e OO.SS. Molti degli avviati rifiutarono per la irrisorietà della paga, lire 3.700 al giorno. Le assunzioni, quelle vere, furono appannaggio di quei soggetti, venditori di mitili ed altro che, dopo qualche mese, pur titolari di un posto fisso nella pubblica amministrazione, ritornarono nelle strade a vendere la loro mercanzia a cui era stato imposto il divieto, svolgendo di fatto la doppia attività sino ad oggi ancora in vigore. Fu l'amministrazione Valenzi, la prima a guida comunista nella città di Napoli (giugno 1975) a doversi far carico dei provvedimenti di assorbimento nell'ente locale comune delle migliaia di cantieristi del P.S. con un trattamento economico per la


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qualifica rivestita, integrato da un assegno ad personam esauritosi negli anni '90, ad onor del vero, salvo poche eccezioni per soggetti con precedenti penali che pur lavorando nell'ente locale non furono assorbiti. Centinaia di ex cantieristi sono stati negli anni la struttura portante di direzioni, divisioni, uffici e varie dipendenze comunali assurgendo per i titoli posseduti nei ruoli dirigenziali, ancora oggi occupati da alcuni di essi.
Nel 1975 nacque il movimento dei disoccupati organizzati, di forte matrice comunista, in tempi brevi riuscì ad egemonizzare altri movimenti sorti spontaneamente ed in lotta per il lavoro, fiumi d'inchiostro sono stati versati per descrivere le spinte, le vocazioni socio-politiche di quel contesto, di sicuro la lunga mano della camorra si teneva lontano, vuoi anche per la natura ed affari diversi che la tenevano impegnata.
Quella volta non furono attivati i cantieri di lavoro, l'amministrazione Valenzi, di concerto con altre amministrazioni, tutte pubbliche, predispose l'assunzione di migliaia di disoccupati nell'ente locale, ospedali, Banco di Napoli, ecc. ecc., con notevoli ripercussioni negative soprattutto nel settore sanitario che dovette riconoscere per tutti, dopo corsi burla, la promozione garantita e la qualifica di infermiere professionale, sigla di Paramedici-Organizzati.
Il consistente numero di disoccupati, riuniti nelle liste, non si esaurì con l'assunzione negli enti pubblici, al contrario, forti del precedente, gli esclusi cominciarono a «movimentare» la piazza con cortei, occupazioni ed atti di violenza, in precedenza tali manifestazioni erano sfociate in fatti di sangue con la morte di un ignaro cittadino in Piazza Dante, i consigli comunali erano violentati in ogni seduta da manifestazioni oltraggiose e violente. A dir poco ridicolo era stato l'iniziale provvedimento di riconoscimento di queste liste e relativa priorità all'avviamento al lavoro disposto dalla Prefettura con la erogazione di L. 50.000 (finanziamento del Governo) ad ogni disoccupato iscritto nelle liste, con l'esclusione di tanti disoccupati iscritti da anni al collocamento ed estranei ai movimenti e liste. Sui fogli di disoccupazione apparve la dicitura ECA, si intendeva per Ente Comunale di Assistenza preposto all'erogazione materiale delle 50.000 lire, tale timbro era agli affetti il visto d'ingresso nel mondo del lavoro per tutti coloro che ne erano muniti, così fu. Dopo la scorpacciata di assunzioni negli Enti pubblici i titolari del timbro ECA furono avviati in altri settori lavorativi, uno di questi il restauro dei monumenti della città, sigla di questi addetti Restauro e Monumenti, al termine del progetto, con quali benefici per i monumenti non si sa, si ritenne di inglobarli in una sola sacca di assistiti, nel frattempo gonfiatosi con la immissione di altri disoccupati segnalati dai partiti politici grazie ad una «manovra» prefettizia. In quel caotico frangente non fu da meno il Tribunale di sorveglianza di Napoli che ritenne di dover segnalare all'attenzione delle autorità il grave problema dei liberati dal carcere; detto fatto, furono immessi nel calderone più di 500 ex detenuti. I circa 4.000 soggetti arricchiti da inserimenti clientelari, da ex detenuti, dal pagamento per l'inserimento - cominciò allora il mercato-acquisti del posto di lavoro, (ferito gravemente ai Quartieri Spagnoli un delegato dei disoccupati) - diventarono un problema di notevole pericolosità in una città colpita dal terremoto e dalla camorra che, uscita allo


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scoperto spregiudicatamente gestiva le attività socio-economiche della città, ivi compreso il mercato del lavoro. Il Governo scese in campo e finanziò progetti per le Cooperative Socialmente Utili con finanziamento annuale al Comune e alla Provincia di Napoli che hanno tuttora a carico i cooperatori. I progetti più disparati furono predisposti dalle amministrazioni comunali e provinciali, defissione manifesti, pulizia degli arenili, guardiania, pulizia di strade provinciali, bidelli nelle scuole, operatori ecologici.
Le cooperative di matrice demo-socialcomunista furono coinvolte negli anni '80 in uno scandalo di notevoli dimensioni, quasi tutti i vertici delle suddette ristretti in carcere per la truffa perpetrata ai danni dello Stato, uno di questi si suicidò. Nello scorrere l'elenco degli ex detenuti soci delle cooperative appaiono nomi del ghota della camorra locale, inquietanti e non ancora svelati i retroscena e gli autori dell'assassinio dei sigg. Cautiero e De Magistris delegati dei soci cooperatori. Le Cooperative Socialmente Utili nell'area napoletana furono, dopo lo scandalo-truffa, con provvedimento legislativo del 1984, commissariate, ancora oggi si avvalgono del finanziamento statale, la stragrande maggioranza dei soci si è ben inserita nelle strutture Comunali e Provinciali svolgendo una disparità di mansioni quasi tutte equiparate a compiti d'istituto.
Con le ultime operazioni predisposte si ritenne incautamente chiusa la questione disoccupati organizzati, purtroppo, nel giro di pochi mesi, iniziò il reclutamento di nuovi disoccupati nella sede storica dei Banchi Nuovi con il solito rituale dei cortei, blocchi stradali e violenze, sorsero anche nuovi raggruppamenti, uno di questi «Napoli Nostra», avviò una serie di iniziative a favore dell'infanzia, installando giostrine, scivoli ed altro nei giardini pubblici della città, le varie sigle avevano trovato sponsor politici e non solo quelli, la Camorra infatti riuscì ad inserire nei variopinti movimenti uomini del clan e familiari. I 700 disoccupati dei vari movimenti dopo alterne vicende trovarono lo sbocco occupazionale nelle cooperative socialmente utili andando ad infoltire il già rilevante numero dei soci. Il provvedimento fu adottato dalla giunta, Sindaco di allora Carlo D'Amato.
L'opposizione in consiglio comunale presentò una serie di eccezioni, la più rilevante, la nutrita presenza di elementi dei clan camorristici, la sudditanza dei poteri istituzionali si piegò di nuovo alla violenza di piazza.
In seguito fu stabilito con tutte le forze politiche locali, con verbale di accordo, di porre fine, definitivamente, al riconoscimento delle liste, di non ricevere delegati e/o rappresentanti dei movimenti, di chiudere la storia dei movimenti dei disoccupati organizzati.
Trascorse qualche anno di relativa calma anche perché i politici locali cominciarono a lottizzare tutte le occasioni di lavoro che si presentavano sul mercato; Napoletana-Gas, privatizzazione delle rimozioni e trasporto rifiuti, cooperative create da uomini di fiducia per la pulizia degli Ospedali, aziende di stato del parastato. Per avere una precisa e circostanziata risposta sulle imposizioni dei ras-politici locali si può attingere dalle richieste di autorizzazioni a procedere, la lettura di quegli atti dimostra uno spaccato allucinante di assunzioni pilotate di migliaia di raccomandati, la Procura di Napoli aprì procedimenti giudiziari che svelarono i reati delle tangenti estorte ad imprese e ditte,


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perseguì per la prima volta nel paese il voto di scambio. In quegli anni funzionarono le liste dei raccomandati-organizzati, dei politici egemoni, del potere nazionale e locale. Dalla corsia preferenziale, ripetutamente scelta dalle istituzioni locali per i movimenti dei disoccupati organizzati, il mercato del lavoro diventò dominio incontrastato dei raccomandati.
Agli inizi degli anni '90 senza iniziali clamori apparvero i primi dazebao con l'invito ai disoccupati di iscriversi ai vari movimenti, primo fra tutti quello di lotta per il lavoro dei Banchi Nuovi seguito da altri, ivi compreso quello di ex detenuti Civiltà Nuova III. I delegati rappresentanti cominciarono a contattare partiti ed uomini politici senza tenere conto di quello che era stato stabilito e sottoscritto nel 1987. Il reclutamento di iscritti forte dei precedenti successi occupazionali conseguiti procedeva alacremente. Le sigle diventavano sempre più numerose, la definizione delle stesse sempre più bislacche; una di queste ex articolo 23 comprendeva un gruppo di ex avviati ai corsi formativi gestiti da privati con la corresponsione mensile di lire 400.000 per le 36 ore mensili di corso finanziati dal Governo (furono oltre 15.000 i giovani disoccupato avviati ai sensi dell'articolo 23 della finanziaria di allora). Iniziarono i cortei ed i blocchi stradali, gli incontri rituali con le istituzioni, il solito cliché di sempre, nel contempo la camorra controllava con uomini fidati l'evolversi della vicenda per cogliere il momento propizio ed inserire uomini del clan e parenti nelle liste e gestire il mercato acquisito del posto in concomitanza delle assunzioni. In questo contesto le responsabilità istituzionali sono macroscopiche, tutte indistintamente dimostrano una sudditanza sconcertante, le violenze di rado vengono denunciate, i blocchi stradali e l'incendio di cassonetti della N.U. non perseguiti, l'occupazione di strutture pubbliche tollerato. Impotenti schieramenti di polizia vengono solitamente preposti alla scorta di cortei con rilevanti pregiudizi di controllo nella città sguarnita, preda della microcriminalità e criminalità organizzata.
Nel 1994 una delegazione dei movimenti fu ricevuta all'aeroporto di Capodichino dall'allora presidente del Consiglio, mediatore dell'incontro il Prefetto del tempo.
Il Ministro del lavoro di quel governo iniziò una serie di consultazioni con amministratori e parlamentari locali per soluzioni pilotate all'avviamento al lavoro delle liste arricchite dall'inserimento di 200 disoccupati organizzati di Acerra. In una di queste riunioni ritenni con forza di oppormi a questa procedura, altri invece manifestarono il loro assenso, la questione restò insoluta per alcuni mesi poi, piegandosi ancora una volta alla logica di piazza, il Ministro del lavoro emanò un decreto dove un articolo prevedeva l'avvio ai corsi di formazione con un finanziamento di 20 miliardi ai sensi dell'articolo 26 della legge 845 dei disoccupati organizzati iscritti nelle liste. I progetti mirati per qualifiche erano stati redatti dalla giunta del sindaco socialista Polese, assessore al ramo, l'attuale presidente della provincia di Napoli, Lamberti; quindi, precostituiti nel passato e calzanti per il presente.
Dopo quel provvedimento iniziarono le «pressioni» nei confronti dei soggetti istituzionali preposti alla stesura delle delibere per l'avvio ai corsi di formazione finalizzati alle qualifiche dei progetti, i cortei


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che attraversavano la città visivamente e da rilievi della stessa Digos non superavano le 400-500 unità, importante questo dato per comprendere come il numero avviato ai corsi sia diventato di 1000 unità, più i 200 di Acerra. La Regione Campania per prima adottò l'atto deliberativo, senza opposizione alcuna, la convenzione con gli enti preposti alla formazione dei disoccupati, importo 15 miliardi, venne adottato a trattativa privata.
Successivamente la giunta comunale di sinistra preparò l'atto da sottoporre all'assemblea per il voto, si era alla fine della sessione delle sedute stabilite dalla conferenza dei capigruppo, ritenni, quale presidente protempore del Consiglio Comunale di Napoli, di non inserire all'ordine del giorno la delibera, in quella occasione un consigliere del PRC si incatenò al seggio presidenziale, atto che non sollevò rimostranza alcuna, nè dal Sindaco, né dalle componenti di maggioranza e, al termine di quella ultima seduta che presiedetti, da un tavolo accanto al seggio occupato, un consigliere del PRC mi presentò la richiesta sottoscritta da altri 15 consiglieri della maggioranza, norma prevista dallo statuto, di convocare il consiglio entro 15 gg; considerai questa richiesta pretestuosa, non confortata dall'esame dell'atto della commissione preposta, ma soprattutto dal fatto che i lavori del Consiglio erano terminati per la sopraggiunta vacanza estiva. Tenni ferma quella mia posizione.
Fui oggetto di ripetuti tentativi di aggressione da parte di elementi infiltrati nel movimento, di minacce di morte con messaggi di stampo mafioso, quali quelli del ritrovamento di due bossoli di fucile all'ingresso della mia abitazione, fui scortato per alcune settimane da agenti della Digos; tutto questo è riportato dagli atti e relazioni della polizia e da denuncie presentate all'A. G.
Il movimento dei disoccupati inasprì la conflittualità, cortei e blocchi con atti di violenza si susseguirono, venne imbrattato di vernice lo storico Teatro S.Carlo, il prefetto di allora e il Segretario Generale del Comune di Napoli con imperio ritennero di aggirare le leggi vigenti convocando il consiglio comunale, approvando l'atto deliberativo a maggioranza con il voto favorevole dello stesso Sindaco di Napoli.
I disoccupati organizzati avviati ai corsi di formazione, finalizzati ai sensi dell'articolo 26 della legge 845, diventarono mille, più i 200 di Acerra; altri esclusi a loro dire iniziarono di nuovo a ripercorrere il solito rituale dei cortei, blocchi ed altro. Al termine dei sei mesi di corso lo sbocco naturale, così come previsto dalla legge, era quello di accesso nelle aziende private per le qualifiche acquisite, raccolta differenziata rifiuti assistenza anziani, monitoraggio dell'ambiente ecc... ecc..., e come ogni storia precedente le aziende private si sono defilate ritenendo del tutto aleatorie le qualifiche corrispondenti ai profili dei progetti e per la presenza di elementi malavitosi. Il Governo, quello attuale, per nulla intimorito dalle illegalità che avevano contraddistinto le fasi precedenti, inanellò una di quelle perle per la soluzione del problema da codice penale; avviò i corsisti, ex disoccupati organizzati, i cui corsi erano costati 20 miliardi di lire, nei lavori socialmente utili, sacca di assistiti per legge di quei lavoratori espulsi dalla fabbriche, aziende, cantieri. Nel contempo, piegati dalla logica violenta della piazza, altre 360 unità, in prevalenza ex detenuti in precedenza esclusi, sono stati avviati ai corsi di formazione finalizzati,


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pertanto il numero degli avviati rispetto alle 400-500 unità che manifestavano sono diventati 1360 più i 200 di Acerra.
La vicenda potrebbe ritenersi conclusa, così non è; le concessioni, i favori, le corsie preferenziali per quelli che tumultano hanno generato così come nel passato nuovi gruppi, altri movimenti, altre liste, cambia volto la massa, i delegati no! Sono sempre gli stessi.
In questi mesi si è giunti al paradosso, all'incredibile, se non ci trovassimo a Napoli potremmo definire questa vicenda inverosimile; gli ex corsisti oggi LSU di nuovo in piazza manifestano con più virulenza chiedendo al Governo e alle istituzioni locali il posto fisso negli Enti Locali, consci dell'assurda richiesta si fanno scudo del numero consistente dei veri LSU, oltre 30.000, in tutta la regione Campania che, sino al giorno prima tranquilli e laboriosi, prestavano il loro lavoro nei progetto avviati dagli Enti Locali.
Gli altri movimenti dalle sigle folcloristiche, Eurodisoccupati, Forza Lavoro disponibile, Lavoro al popolo, UDN, Disoccupati Flegrei, occupano sedi ferroviarie, strutture pubbliche, girovagano per le isole, trovano spazio nelle emittenti televisive, anche quelle nazionali, presidiano la C.RI. (Commissione Regionale dell'Impiego), sono stati ricevuti dal Capo dello Stato a Napoli grazie alla mediazione dell'attuale Prefetto; delegati dei movimenti organizzati dal passato oscuro, sfidano con protervia l'A.G. e la questura di Napoli invitandoli a fare i nomi dei camorristi infiltrati tra loro, l'aggressività messa in campo tende ad accaparrarsi i 2.000 posti per la raccolta differenziata dei rifiuti le cui procedure avviate dalla Regione Campania con l'atto proposto alla C.RI. e respinto al primo esame con richiesta di chiarimenti, atto e procedure prevedono che circa 1.000 addetti vengono individuati da quelle cooperative costituitesi entro il 31 dicembre '97; un vestito su misura per coloro che pilotati da organismi politici hanno in tempo debito costituito le suddette.
In questo contesto di illegalità costanti e ricorrenti i partiti politici, le istituzioni tutte, gli uni per catturare consensi, le altre per dimostrare che in città non esistono problemi di ordine pubblico, manifestano il loro assenso.
È del giorno 28 agosto c.a. l'ulteriore violenza scatenatasi in città, lancio di petardi, incendio di cassonetti, dirottamento di un bus, assedio alla casa privata del Presidente della Regione Campania, una strategia malavitosa pilotata dalla camorra che impone alle istituzioni locali di piegarsi alle intimidazioni della piazza.
Le conclusioni mi conducono inevitabilmente alla questione di fondo, di nostra specifica competenza: quale gli effetti della penetrazione camorristica nei movimenti organizzati dei disoccupati? Essa mimetizzata, mescolandosi al disagio e alla disperazione di indigenti, tra vero e falso malessere riesce ad essere presente nel cuore degli Enti pubblici con uomini e donne dei clan controllando l'apparato amministrativo e le sue funzioni; per oltre 20 anni questa infiltrazione ha consentito agli apparati criminali di avvalersi di elementi fidati all'interno degli organi amministrativi e conoscere in anticipo progetti ed appalti, il doposisma del 1980 è la prova inconfutabile, nelle sezioni municipali questa presenza è ancora più inquietante per l'accesso a tutti i meccanismi anagrafici della città e relativi documenti in bianco ivi giacenti, la prova eclatante si evince dal trafugamento di oltre 60


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mila carte di identità in bianco avvenuto nella sede centrale di via Cesare Rossarol, la sottrazione di altri documenti di identità in altre sedi periferiche, il furto costante di timbri ad olio e a secco, di stampati e computer fanno ritenere che molti dei circa 2000 latitanti hanno acquisito una nuova identità con l'immissione di nuove generalità nel cervello anagrafico del Comune di Napoli.
Le denunce di questi, con la eccezione della sottrazione delle 60 mila carte di identità, non vengono riportate dalla stampa, né l'ente locale svolge indagini per accertare la dinamica dei furti e porre riparo con dovuti accorgimenti alla ripetitività degli stessi.
Un'altra considerazione di carattere socio-economico, riguarda le conseguenze e le ripercussioni che scaturiscono dall'impatto sul tessuto sociale della città per l'inserimento negli Enti Locali ed altri enti pubblici di migliaia di disoccupati senza alcun screening ed indagini per la verifica del reale stato di senza lavoro dei soggetti avviati; è di questi giorni l'indagine sul reale stato di disoccupazione di iscritti al collocamento nel circondario di Casoria, Afragola, Frattamaggiore, Cardito, oltre 2.000 di essi conducevano un'attività in proprio!
Tale impatto ha precluso per anni l'ingresso negli enti pubblici di personale qualificato creando enormi disagi al buono e corretto andamento amministrativo degli enti in questione.
È auspicabile che lo Stato, con le istituzioni tutte presenti sul territorio, ripristini la legalità; che, in ossequio alle leggi vigenti,si perseguano le azioni violente, si isolino gli elementi estranei al problema lavoro, si avvii una seria politica del lavoro incentivando l'iniziativa privata, che decolli senza più ritardi la riforma del mercato del lavoro, ma innanzitutto, e con priorità assoluta, bisogna snidare dagli apparati pubblici le sentinelle della camorra, strumento rilevante di penetrazione ed inquinamento morale, altrimenti ogni tentativo messo in campo per sradicare dal territorio la CAMORRA risulterà vano.

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