![]() |
![]() |
1. Da Napoli a Marano
Nella primavera-estate del 1997 è in corso a Napoli una delle tante guerre di camorra. La città può contare la più alta densità delle forze dell'ordine rapportata al numero degli abitanti. L'esordio del sindaco Bassolino nell'audizione che si tiene in Prefettura risente di un ottimismo allora dilagante. Certo vi è la presa d'atto della presenza diffusa del crimine organizzato. Ma prevale lo spirito del nuovo rinascimento napoletano.
Eppure a Napoli operano 28 clan della camorra, nell'area metropolitana della città sono presenti ben 2.000 latitanti, nel carcere di Poggioreale c'è un turn-over di quasi 4.000 napoletani arrestati ogni anno.
A Napoli la camorra occupa militarmente alcuni quartieri come Taverna del Ferro, Scampia, Stella, San Giovanni a Teduccio.
Ci sono stati 1.161 arresti per droga. 110 omicidi di camorra nel 1997.
96 nei primi dieci mesi del '98.
Ci sono interrogazioni parlamentari dell'opposizione che denunciano la presenza della camorra nei subappalti per la bonifica di Bagnoli, il rientro in force nel quartiere di Pazzigno di buona parte dei camorristi espulsi nel settembre del 1997 con gran dispiego di forze e di uomini ed una spettacolarità funzionale al sistema meditico ed al consenso che ne sarebbe derivato. Sempre a Napoli alla vigilia delle elezioni amministrative del Novembre 1997 erano assegnati alloggi a noti esponenti di una cosca della zona orientale. La presenza della camorra nei lavori infiniti per il Parco dei Camaldoli è stata denunciata dallo stesso Procuratore Cordova nel corso di una sua audizione in Senato. Ma ad essere evasivo sulla presenza e sulla forza delle cosche criminali non è soltanto il Sindaco di Napoli. Per avere un'altra conferma di questa oggettiva incapacità dei sindaci a cogliere in tutta la sua gravità l'ampiezza e la forza della presenza camorrista basta leggere i resoconti delle audizioni tenute dalla Commissione Antimafia il 16 Giugno 1997 a Torre Annunziata ed il 17 e 18 Giugno a Caserta, Aversa e Castel Volturno e anche le audizioni del 4 e 5 marzo 1998 a Salerno e Scafati. Nel corso di tutte queste audizioni è emerso un approccio minimalista con la questione del crimine organizzato ma nello stesso tempo emergono degli spaccati inquietanti sui contrasti tutt'ora in corso all'interno della sinistra a proposito di presunte collusioni tra politica e camorra. E qui meritano una lettura attenta i resoconti sull'audizione del Sindaco di Marano, dottor Mauro Bertini. In quella occasione si verifica uno scontro durissimo tra il Sindaco
Bertini ed un commissario dell'Antimafia. Le accuse reciproche tra il Sindaco, esponente di Rifondazione Comunista, e il commissario dell'Antimafia Onorevole Gambale sono pesantissime. Una cosa è certa: Marano negli anni '70 e '80 ha rappresentato l'epicentro del crimine organizzato in Campania. La cosca dei Nuvoletta per 20 anni egemone ha dominato non solo la vita politica della città. Ma anche buona parte delle attività imprenditoriali che si sono sviluppate nell'area nord di Napoli. Le accuse reciproche riguardano i presunti inquinamenti camorristici dei partiti della sinistra. E questo contesto più che allarmante merita di essere portato all'attenzione della Commissione Antimafia e quindi allegato alla presente relazione (resoconto dell'audizione della Commissione Antimafia tenutasi nella Prefettura di Napoli da pag. 21 a pag. 34).
Sempre nel corso dell'audizione tenuta nella Prefettura di Napoli emergono dei contrasti politici all'interno di alcune amministrazioni che pur dovrebbero contare su una maggioranza omogenea. È il Sindaco di Mugnano Maurizio Maturo a fare emergere come nella sua stessa maggioranza erano insorti contrasti nel momento in cui l'amministrazione aveva deciso di ignorare gli interessi dei gruppi di pressione affaristici e camorristici. La delibera che metteva in discussione gli interessi consolidati delle lobby dominanti non incontrava il consenso di alcuni settori della stessa maggioranza.
Sempre nell'area metropolitana di Napoli ci si imbatte in un atteggiamento minimalista dei sindaci verso la presenza del crimine organizzato. Torre Annunziata per 20 anni ha costituito una vera e propria roccaforte delle cosche che facevano capo al capoclan Valentino Gionta. Ed ecco come il Sindaco della città dottor Francesco M. Cucolo analizza la presenza della criminalità organizzata a Torre Annunziata: «Vorrei soffermarmi sulla presenza della camorra, o per meglio dire sull'assenza di segnali che indichino la presenza della camorra. Cito un episodio particolare. A Torre Annunziata c'è un edificio che, a torto o a ragione, è identificato come palazzo simbolo della camorra, perché vi abitano i congiunti di Valentino Gionta ed i congiunti di Donnarumma. Nell'inverno-primavera dell'anno scorso, le donne di questo fabbricato che ospita una trentina di famiglie ( quasi tutti pregiudicati; ci sono le donne, perché gli uomini sono ospitati nelle patrie galere) sono venute al Comune per chiedere una riattazione dello stabile, che presenta per alcuni appartamenti condizioni di precaria stabilità. Il Comune ha risposto negativamente... La presenza della camorra si nota piuttosto nel settore del trasporto urbano abusivo, vi sono seri segnali che gli abusivi appartengono a due clan particolari, quello dei Gionta e quello dei Gallo. Anche per gli edifici pubblici e quelli condotti in locazione dal Comune e non più utilizzati, non si nota la presenza della camorra, se non per l'occupazione abusiva di un fabbricato dove pare che le assegnazioni siano controllate dalla camorra.»
Il sindaco di Torre Annunziata appariva angosciato soprattutto dall'indisciplina di migliaia e migliaia di giovani motorizzati. Ecco le sue parole: «Nelle strade cittadine ci sono migliaia di giovani che per lo più si dedicano a caroselli di motorini. La gente è insofferente e preme sull'amministrazione comunale. Con la forza pubblica abbiamo
predisposto un piano di repressione serale di questi fenomeni, ma si tratta di microdelinquenza.»
Anche da parte degli altri sindaci ascoltati nell'audizione di lunedì 16 giugno 1997 venne una lettura minimalista del fenomeno criminale. Questo tipo di atteggiamento dimostra che un protagonismo dei sindaci nell'azione di contrasto al crimine organizzato si risolverebbe in un'azione inefficace e deludente.
![]() |
![]() |