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Doc. XXIII n. 13


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LIGURIA

1. Le audizioni e le missioni riguardanti la Liguria.

Una delegazione della Commissione, composta dal Presidente onorevole Scalia, dall'onorevole Oreste Rossi e dai senatori Cortelloni, Forcieri, Lasagna, Specchia e Staniscia, si è recata, nei giorni 15 e 16 luglio 1997, a Genova e La Spezia al fine di acquisire elementi in ordine ad alcune specifiche situazioni riguardanti la regione. Nel corso della missione sono stati sentiti, presso la prefettura di Genova: il prefetto, Antonio di Giovine; l'assessore all'ambiente della regione Liguria, Nicolò Alonzo; il dirigente dell'ufficio raccolta differenziata della regione Liguria, Maria Teresa Bersani; il comandante della regione Liguria dell'Arma dei carabinieri, Giuliano Scandone; il comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri di Genova, Antonio Marturano; il comandante del NOE dei carabinieri di Torino, Angelo d'Alessio; il comandante del nucleo operativo dell'Arma dei carabinieri di La Spezia, Giantelesforo Bernardi; il rappresentante della Legambiente, Ugo Fiechter; il segretario del WWF della Liguria, Stefano Lenzi ed il consulente legale del WWF della Liguria, Giancarlo Bonifai; il sostituto procuratore presso il tribunale di Savona, Alberto Landolfi. Presso il tribunale di La Spezia sono stati uditi: il sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia, Alberto Cardino; l'ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia, Benito Castiglia; il coordinatore del Corpo forestale dello Stato di La Spezia, Alfredo Milazzo.
In data 2 dicembre 1997 è stato sentito, in adunanza plenaria, il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di La Spezia, Silvio Franz, ed il coordinatore del nucleo di La Spezia del Corpo forestale dello Stato, Benito Castiglia.
Dietro incarico del Presidente, due consulenti della Commissione, unitamente ad un documentarista parlamentare, si sono recati a La Spezia per assumere elementi conoscitivi ed atti giudiziari relativi ad una complessa indagine giudiziaria condotta dal sostituto procuratore della Repubblica, Silvio Franz, indagine inizialmente avviata dalla procura della Repubblica di Asti.

1.1. Sintesi delle audizioni.

Le autorità ascoltate dalla Commissione, a prescindere da qualsivoglia giudizio sulle azioni di prevenzione e di repressione poste in essere in esecuzione di attività connesse al traffico dei rifiuti, hanno, complessivamente, mostrato di avere acquisito un buon livello di informazioni ed una cultura di conoscenze tali da consentire l'adozione di misure congrue per la corretta gestione delle complesse tematiche connesse al ciclo dei rifiuti. Nel corso della relazione, si vedrà, tuttavia, che sono ancora molti i ritardi registrati sia sul piano della programmazione e della correlata normativa, sia sul piano più strettamente operativo.
Peraltro, devesi notare che non sempre alle iniziative assunte seguono chiare conclusioni ed una gestione delle conclusioni medesime


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tale da incidere realmente sui fenomeni indagati. Così, se pure occorre valutare con interesse l'iniziativa del prefetto di Genova che ha costituito ben sei commissioni di indagine al fine di esaminare eventuali irregolarità in appalti per lo smaltimento e la raccolta di rifiuti solidi urbani (appalti in ordine ai quali pesava il sospetto di infiltrazioni della criminalità organizzata), tuttavia, è da registrare che le inchieste condotte non hanno portato a significativi risultati. Anzi, in qualche modo sono valse a dare una sia pure indiretta legittimazione alle attività sospettate. Nel caso dell'appalto interessante il comune di Lavagna la gara, revocata per irregolarità, è poi stata nuovamente vinta dalla famiglia Nucera, famiglia calabrese che opera nel settore dei rifiuti e presente in quasi tutti i comuni del Tigullio. Lo stesso prefetto, richiesto di fornire approfondimenti sulle indagini condotte in tutte le provincie liguri, non è stato in grado di fornire precise risposte sull'esito delle indagini e sulle iniziative assunte dalla magistratura e dagli amministratori regionali.
Così, per ciò che concerne la politica e gli interventi dell'amministrazione, l'assessore regionale all'ambiente, nell'illustrare i contenuti del piano regionale per il trattamento dei rifiuti adottato nel 1993 ed aggiornato (per la sola provincia di La Spezia) nel 1995, ha riconosciuto la necessità che il piano medesimo doveva essere adeguato in ragione delle previsioni del decreto legislativo n. 22 del 1997 («decreto Ronchi»). A tutt'oggi, tuttavia, non risultano definitive soluzioni legislative regionali per l'aggiornamento del piano, anche se gli uffici competenti della regione hanno ormai completato la predisposizione di una prima stesura di aggiornamento dei piani vigenti; l'assessore ha assicurato che in attesa di tale adempimento non sono più state date, in Liguria, nuove concessioni.
L'assessore ha, inoltre, riferito dettagliatamente sull'utilizzo di una ex centrale ENEL di Genova per la termodistruzione di rifiuti. In proposito, per l'inceneritore è stato definito tra regione, provincia, comune ed autorità portuale un protocollo d'intesa con l'ENEL, che comporta la riduzione della produzione di energia a carbone ed il riutilizzo degli impianti per la produzione di energia meno inquinante mediante l'incenerimento di rifiuti selezionati e pretrattati.
Quanto alla gestione delle discariche, il piano di organizzazione dei servizi di smaltimento approvato nel 1992 ha sancito che la titolarità degli impianti di smaltimento di RSU facesse capo esclusivamente ad enti pubblici; l'amministratore regionale ha riferito che le discariche saranno realizzate su aree acquisite dagli enti locali in base a progetti predisposti dai comuni e che l'attività sarà affidata a società miste derivanti dall'evoluzione delle vecchie aziende municipalizzate. A tale proposito, ha fatto cenno che il giudice amministrativo ha tuttora all'esame la possibilità per tali società di operare fuori dall'ambito territoriale cui erano originariamente destinate. È il caso dell'AGMA di Genova, in forse da parte del Consiglio di Stato per la legittimità di operare a Ventimiglia. Il processo di parziale privatizzazione delle municipalizzate interessa altre aziende quali, ad esempio, l'AMIU di Genova, il consorzio tra comuni di La Spezia e l'azienda comunale di Savona. Ad Imperia opera, invece, una discarica privata (Ponticelli). Per maggiori dettagli sugli impianti, l'assessore ha fatto riferimento a

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numerose altre situazioni di cui si riferirà in commento alle previsioni del piano regionale.
I rappresentanti delle forze dell'ordine hanno riferito sull'attività di monitoraggio effettuata soprattutto per i controlli sulle discariche pubbliche e private. Controlli vengono effettuati anche sulle ditte artigiane che operano nel settore delle riparazioni delle auto (autofficine e carrozzerie), dove sono state individuate due discariche abusive. Circa l'attività per il perseguimento dei reati della criminalità organizzata e comune, si dirà in altra parte della relazione, così per l'azione della magistratura e per le attività di informazione e denuncia delle associazioni ambientalistiche, che hanno curato un ricchissimo dossier sulla tematica dei rifiuti. A detta dell'associazionismo ligure, la situazione regionale è particolarmente pericolosa perché l'assenza di controlli sulla gestione del settore avrebbe generato non solo la produzione di giganteschi guadagni illeciti, ma anche aggressioni irreversibili all'ambiente, nonché veri e propri disastri ecologici. Il giudizio delle associazioni audite dalla Commissione sulla politica regionale e degli enti locali in tema di rifiuti è estremamente severo, soprattutto per quanto riguarda il rilascio delle concessioni ed autorizzazioni e per ciò che concerne i successivi controlli.
Le audizioni tenutesi a La Spezia hanno avuto ad oggetto soprattutto l'inchiesta condotta dalla procura della Repubblica, coadiuvata dal Corpo forestale dello Stato, sui fatti collegati alla discarica di Pitelli (un'ipotesi di reato è quella di disastro ambientale) e sui vari filoni di indagine riguardanti gli amministratori, la pubblica amministrazione, l'imprenditoria locale ed i traffici internazionali. Dell'indagine, che si occupa anche dello smaltimento dei rifiuti provenienti dall'arsenale militare di La Spezia, si riferirà con maggiori dettagli nella parte della presente relazione dedicata ai procedimenti penali.

2. La normativa regionale sui rifiuti.

Come già accennato, la regione Liguria non ha ancora aggiornato la propria legislazione alle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 22 del 1997. A parte ogni giudizio sul ritardo, tale mancato adeguamento appare non privo di conseguenze negative se si considera che, come asserito dall'assessore regionale all'ambiente, attualmente l'attività autorizzativa regionale appare in fase di stallo, in attesa delle nuove misure da adottare. In una situazione come quella ligure, dove molte autorizzazioni sono state sospettate di essere viziate dalla presenza della criminalità organizzata o, comunque, dove in alcune zone (Tigullio) sembra essere in atto un sorta di monopolio negli appalti, i ritardi nell'approvazione del nuovo piano regionale vanno letti come carenza di attenzione sulla gravità della «questione rifiuti».
Ciò posto, si ritiene ora opportuno indicare i più importanti atti legislativi regionali:

deliberazione del consiglio regionale n. 138 del 23 novembre 1988, con cui è stato approvato (ai sensi dell'articolo 5 del decreto-legge 31 agosto 1987, n. 361, convertito con modificazioni nella legge 29 ottobre 1987, n. 441) il piano di bonifica dei siti inquinati. La


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revisione del piano è ormai conclusa e verrà sottoposta quanto prima all'esame della giunta regionale;

deliberazione del consiglio regionale n. 124 del 24 novembre 1992 «Programma di emergenza per l'adeguamento del sistema di smaltimento di cui all'articolo 5 del decreto-legge 9 settembre 1988, n. 397, convertito nella legge 9 novembre 1988, n. 475»;

deliberazione del consiglio regionale n. 145 del 29 dicembre 1992 «Piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti»;

legge regionale n. 11 del 21 febbraio 1995 «Disciplina delle attività di smaltimento», che dà attuazione ai principi stabiliti dalla legge 8 giugno 1990, n. 142 «Ordinamento delle autonomie locali», attribuendo alle province le funzioni amministrative in materia di smaltimento dei rifiuti;

deliberazione del consiglio regionale n. 21 del 7 marzo 1995 «Variante al piano di organizzazione dei servizi di smaltimento, approvato con deliberazione consiliare n. 145 del 29 dicembre 1992, relativa alla provincia di La Spezia»;

deliberazione del consiglio regionale n. 98 del 26 novembre 1996 «Piano regionale della raccolta differenziata dei rifiuti»;

legge regionale n. 17 del 1997 «Disposizioni di prima attuazione del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (attuazione delle direttive 91/158/CEE sui rifiuti, 91 /686/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CEE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio)»;

deliberazione della giunta regionale n. 3811 del 3 ottobre 1997, con la quale sono state emanate le norme per interventi di bonifica in riferimento alla conversione di aree dismesse;

deliberazione della giunta regionale n. 3953 del 10 ottobre 1997, con la quale sono state emanate le norme tecniche relative agli impianti di autodemolizione.

3. La mappa degli impianti.

I dati e gli elementi che qui sotto si riportano sono tratti, per lo più, dal piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti (deliberazione del consiglio regionale n. 145 del 29 dicembre 1992). Le previsioni del piano sono fatte con proiezioni a dieci anni (2002) ma esse, come sopra anticipato, debbono essere rivisitate per adeguarle alle previsioni del «decreto Ronchi».

3.1. Rifiuti solidi urbani.

Il numero di impianti esistenti per ogni provincia, e quello degli impianti previsti per «ambito ottimale», risulta essere:


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Provincia di Imperia: comprende i tre ambiti ottimali A (Ventimigliese con 17 comuni), B ( Sanremese con 10 comuni), C (Imperiese con 40 comuni). Nell'ambito A, in cui non vi sono impianti esistenti, è prevista una discarica nel comune di Ventimiglia, a Camporosso, ed un inceneritore con una potenzialità di 75 tonnellate/giorno in località Zona Vallone dei Lodi. Nell'ambito B, anch'esso sprovvisto di impianti, si prevede una discarica nel comune di Badalucco, con una capacità di 1.400.000 metri cubi in località Vallone dei Morti. Nell'ambito C, in cui esiste una discarica nel comune di Imperia in località Ponticelli, è previsto un inceneritore con una potenzialità di 557.000 metri cubi/anno, da installare nel comune di Imperia in località Ponticelli, in maniera da smaltire le ceneri e l'eventuale eccedenza di rifiuti nell'attuale discarica esistente.

Provincia di Savona: comprende 5 ambiti ottimali A (Albenganese con 20 comuni), B (Finalese con 15 comuni), C (Valle Bormida con 18 comuni), D (Savona e comuni limitrofi, per un totale di 11 comuni), E (Valle Erro con 5 comuni). In tale provincia esiste un sito di discarica nell'ambito B (comune di Magliolo, località Casei, con capacità di 1 milione di metri cubi), 4 siti di discarica nell'ambito D (comune di Savona in località Cima Montà, comune di Vado Ligure in località Boscaccio, comune di Celle in località Terrabianca, comune di Varazze in località Ramognina), 1 sito di discarica nell'ambito E (comune di Mioglia, località Susina) e nessun impianto di incenerimento. Secondo le previsioni del piano, si avrà un sito di discarica nell'ambito A (comune di Albenga-Ortovero in località Cianciarin), un altro sito di discarica nell'ambito C (comune di Cosseria in località Napuggia), mentre per l'ambito D è previsto un impianto di incenerimento (comune di Savona in località Cima Montà) ed un ampliamento della discarica esistente nel comune di Vado Ligure in località Boscaccio.

Provincia di Genova: comprende tre ambiti ottimali A, B, C. L'ambito ottimale A dell'area metropolitana genovese (comuni serviti: 38) è a sua volta suddiviso nell'ambito A1 (comprendente i comuni costieri da Cogoleto a Genova e da Genova a Camogli), nell'ambito A2 (comprendente i comuni facenti parte della comunità montana della Valle Stura), nell'ambito A3 (comprendente i comuni facenti parte della comunità montana della Valle Scrivia e della cintura genovese), nell'ambito A4 (comprendente i comuni facenti parte della comunità montana della Val Trebbia). Nell'ambito A esistono tre siti di discarica rispettivamente in A1 (comune di Genova in località Scarpino), in A3 (comune di Busalla in località Birra), in A4 (comune di Torriglia in località Valla) mentre è previsto un impianto di incenerimento nell'ambito A3 (comune di Ceranesi in località Fossa Luea). L'ambito B (Val Fontanabuona, comprendente 12 comuni) è dotato di un sito di discarica (comune di Tribogna in località Rio Marsiglia) e per esso non è previsto alcun nuovo impianto. Infine l'ambito C (Aveto, Graveglia, Sturla, Petronio e comuni della riviera, per un totale di 16 comuni), sprovvisto di impianti, sarà dotato secondo le previsioni del piano di un sito di discarica e di incenerimento nel comune di Castiglione C.-Casarza, in località Gavornie, e di un sito di discarica nel comune di Rezzoaglio, in località Malsapello.


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Provincia di La Spezia: comprende gli ambiti ottimali A (La Spezia e comuni limitrofi, per un totale di 26 comuni serviti) e B (riviera spezzina, per un totale di 6 comuni serviti). Gli impianti esistenti nell'ambito A consistono in una discarica nel comune di Riccò del Golfo, in località Vallescura, di un inceneritore nel comune di Arcola, in località Boscalino, e di una discarica nel comune di Varese Ligure, in località Santalò. Per l'ambito A è previsto l'ampliamento del sito di discarica nel comune di Riccò del Golfo, in località Vallescura. Relativamente all'ambito B, esiste un sito di discarica nel comune di Bonassola, in località Gronde, e non sono previsti dal piano nuovi impianti.

Complessivamente, dunque, per tutto il territorio regionale, esistono n. 14 discariche autorizzate ed un solo inceneritore. Sono previsti altre 10 discariche ed altri 4 inceneritori. Manca un monitoraggio degli impianti abusivi.

3.2. Rifiuti speciali ospedalieri.

Sulla base di un censimento del 1986, la produzione di rifiuti ospedalieri dell'intera regione ammonta a 6.300 tonnellate/anno così suddivisa: 3.500 (provincia di Genova), 1.400 (provincia di Savona), 800 (provincia di Imperia), 600 (provincia di La Spezia). L'intero territorio regionale è dotato di 12 inceneritori di rifiuti ospedalieri (n. 5 Genova, n. 2 Savona, n. 3 Imperia, n. 2 La Spezia). La vita residua di tali impianti è piuttosto breve e può essere valutata in circa tre-cinque anni. Le soluzioni che il piano prevede per i prossimi dieci anni considerano lo smaltimento concentrato che avverrà gradualmente tenendo conto di motivi tecnico-logistici. Si tratta, in sostanza, di smaltire nel breve termine i rifiuti ospedalieri negli inceneritori attualmente esistenti e di utilizzare nel lungo termine impianti centralizzati (uno per ogni provincia) così distribuiti: impianto di Volpara (GE), impianto di Arcola (SP), impianto di Savona, impianto di S. Remo (IM).

3.3. Rifiuti speciali inerti.

La produzione di rifiuti inerti è di difficile accertamento ed è determinata dall'attività di numerose imprese sparse sul territorio regionale. Essa è influenzata dalla costruzione di opere quali strade, autostrade, gallerie, centri residenziali, ponti, eccetera. Le modalità di smaltimento previste dal piano privilegiano il riutilizzo degli inerti come materiali di riempimento e di ricopertura di discariche autorizzate. Nessuna previsione vi è tuttavia nel piano sul numero di impianti, ma soltanto la possibilità di realizzare impianti consortili tra comuni e tra comunità montane.
La legge regionale n. 11 del 1995, all'articolo 4, comma 2, ha attribuito alle province il compito di individuare i siti per lo smaltimento dei rifiuti inerti sulla base dei criteri contenuti nel piano


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regionale; le province hanno provveduto all'individuazione dei siti ed alcuni impianti sono stati nel frattempo autorizzati.

3.4. Rifiuti speciali, tossici e nocivi.

Nel piano vengono definiti «rifiuti industriali» quelli provenienti da attività industriali, artigianato, servizi. I dati di produzione dei rifiuti industriali sono stati ricavati da un'indagine della Termomeccanica su commissione della regione Liguria, ed aggiornati con le dichiarazioni di censimento di cui all'articolo 5 della legge n. 475 del 1988. Alla luce di quanto sopra, la produzione stimata di rifiuti industriali per tutta la regione è di 1.918.340 tonnellate/anno, di cui 85.480 tonnellate di tossici e nocivi e 167.335 tonnellate di rifiuti potenzialmente tossici e nocivi contenenti le sostanze di cui all'allegato alla delibera 27 luglio 1984 di attuazione dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982. In tale stima sono escluse le ceneri delle centrali termoelettriche di La Spezia, Vado Ligure e Genova.
Gli impianti esistenti per conto terzi sono presenti nelle tre province di Genova, Savona, La Spezia. I trattamenti di rifiuti liquidi sono a Genova (società Igam, società Ecologital), mentre tre discariche di rifiuti speciali non tossici e nocivi sono situati nella provincia di Savona (impresa Pogliano, impresa Ice, società discarica Bossarino). A La Spezia invece sono situate la discarica di Pitelli per rifiuti speciali non tossici e nocivi, e due inceneritori per rifiuti speciali, tossici e nocivi solidi e liquidi, gestiti dalla società Contenitori Trasporti. La discarica di Pitelli e l'inceneritore sono stati gestiti dal 1992 al marzo 1997 dalla società Sistemi Ambientali, con contratto di affitto di ramo d'azienda della società Contenitori Trasporti.
Relativamente agli impianti di smaltimento autorizzati per conto proprio, questi si collocano nelle due province di Genova e di Savona. Si tratta, per quanto riguarda la provincia di Genova, di cinque discariche di rifiuti speciali non tossici e non nocivi delle società Tubi Italia, Pesce Pietro, Morando Silvio, FIT, società Funiviaria Alto Tirreno, di un impianto di trattamento di terre al cromo della società Stoppani e di un inceneritore di fondami di serbatoi della società Erg. Nella provincia di Savona sono presenti soltanto tre discariche di rifiuti speciali non tossici e nocivi gestite dalla società 3M Italia (n. 2) e Agrimont (n. 1).
Le previsioni di piano, per ciò che riguarda i nuovi impianti, prendono in considerazione i bacini ottimali di Genova, Valle Bormida, Savona, Imperia, La Spezia. In particolare, il bacino ottimale di Genova dovrà ospitare una stazione di concentramento e pretrattamento (sita nell'area portuale di Genova), due discariche per terre speciali al cromo, una discarica per gli scarti di lavorazione dell'ardesia (sita nel comune di S. Colombano Certenoli, in località Pian dei Cunei), ed una linea di caricamento di rifiuti ospedalieri nell'impianto di incenerimento di rifiuti solidi urbani di Genova. Nel bacino ottimale di Valle Bormida è prevista una sola stazione di concentrazione e pretrattamento (sita nell'area industriale del comune di Cairo Montenotte), mentre per la provincia di Savona, oltre alla linea di concentrazione e pretrattamento (sita nell'area industriale del comune


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di Vado Ligure), vi sarà una discarica che accoglierà le ceneri ENEL di Savona e di Genova (sita nel comune di Borghetto Santo Spirito, in località Cava Fazzari) ed un inceneritore di rifiuti speciali ospedalieri sia per il bacino di Savona che della Valle Bormida. La cava Fazzari di Borghetto Santo Spirito è stata oggetto di sequestro per rinvenimento di fusti tossici e nocivi, e si è provveduto alla messa in sicurezza del sito tramite intervento della prefettura.
Nel bacino ottimale di Imperia saranno collocate una stazione di concentrazione e di pretrattamento (sita nell'area industriale del comune di Imperia) ed una linea di caricamento di rifiuti speciali ospedalieri da installare nell'impianto di incenerimento di rifiuti solidi urbani di S. Remo. Infine, nel bacino ottimale di La Spezia, oltre ad una stazione di concentrazione e pretrattamento (sita nell'area industriale della Val di Magra), troveranno collocazione due discariche, rispettivamente per ceneri ENEL (sita nel comune di Carro, località Costa le Gruzze) e per scarti della lavorazione del marmo (sita nel comune di Castelnuovo Magra, in località Cava Filippi) ed una di tipo 2B. È prevista anche, per il bacino ottimale di La Spezia, una linea di caricamento di rifiuti speciali ospedalieri da installare nell'impianto di incenerimento di rifiuti solidi urbani di Arcola.
Era inoltre prevista una piattaforma integrata regionale di trattamento di inertizzazione con annessa discarica di smaltimento di tipo 2B per rifiuti inertizzati: non era indicata la localizzazione di tale piattaforma. Si deve osservare che non è più prevista la realizzazione della piattaforma, a seguito della decadenza della legge n. 47 del 1987 e viste le limitate quantità di rifiuti industriali prodotte in Liguria, secondo i dati delle dichiarazioni annuali pervenute, che possono essere smaltite nelle regioni limitrofe.
Come detto, i dati sopra riportati sono stati tratti dal piano di organizzazione dei servizi di smaltimento. Relativamente alla sola provincia di La Spezia, tale piano è stato modificato con la deliberazione del consiglio regionale n. 21 del 7 marzo 1995. Si riportano qui di seguito le più significative novità adottate con tale ultima delibera.
Il territorio provinciale è stato suddiviso in tre ambiti: A (La Spezia e comuni limitrofi), B (riviera spezzina), C (Val di Vara) e sono stati previsti i seguenti nuovi impianti:

2 impianti di pretrattamento RSU localizzati ad Arcola e Borghetto;

2 discariche nel comune di La Spezia (Val di Bosca) e di Borghetto (località Bosco di Checco).

4. L'attività di inchiesta dell'amministrazione regionale.

La Commissione ha acquisito la relazione della commissione speciale di inchiesta istituita con DCR n. 84 dell'8 luglio 1992 (sottocommissione rifiuti e cave - luglio 1993). Si tratta di un'indagine voluta dal consiglio regionale per fare chiarezza sulle reali condizioni di operatività degli impianti e per accertare la correttezza delle procedure adottate per l'autorizzazione degli impianti. La sottocommissione regionale ha reso un referto che, al di là degli aspetti


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meramente ricognitivi e con i limiti connessi (vi è un monitoraggio di tutti gli impianti esistenti), non appare avere fornito elementi utili per una puntuale denuncia delle situazioni a rischio, né per la regolarizzazione delle situazioni contra legem. La commissione speciale ha riconosciuto i limiti dell'indagine, dovuti a vastità del campo di indagine, a ristrettezza dei tempi a disposizione per il lavoro, alla mancanza di mezzi di gestione informatizzata, della vasta mole di dati forniti dal servizio ambiente e dagli organismi esterni, all'impossibilità di attivare consulenze, all'insufficienza di personale adeguato alla rilevanza del compito. Essa, tuttavia, ha fornito i seguenti dati:

le discariche di rifiuti urbani nella regione ammontano a 24, di cui:

3 autorizzate con DPGR ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982;

15 autorizzate dal sindaco ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982;

6 autorizzate dalla GR ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982. Queste ultime sono le discariche di:

Tribogna in località Rio Marsiglia;

Riccò del Golfo in località Vallescura*;

Magliolo in località Casei*;

Vado Ligure in località Boscaccio;

Savona in località Cima Montà*;

Imperia in località Ponticelli*.

Le discariche contrassegnate con il segno (*) sono insufficienti a far fronte razionalmente alle esigenze di smaltimento della regione, con conseguente aggravio dei costi di smaltimento e lievitazione degli stessi in regime di monopolio, che alimentano fenomeni di eco-business (costo oltre 250 lire/kg).
È da notare che il richiamo alle disposizioni di cui all'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982 non sta ad attestare la regolarità degli impianti, ma piuttosto il riconoscimento da parte delle autorità regionali di situazioni di emergenza da tollerare più che da disciplinare.
Ed infatti, ben diciotto delle ventiquattro discariche sono regolamentate da ordinanze contingibili ed urgenti, più volte reiterate per brevi periodi di tempo e senza alcun indicazione per una normalizzazione a regime. Caso eclatante è la discarica di Monte Scarpino di Genova (*). Solo cinque discariche sono a norma di legge. Negli ultimi anni numerose piccole discariche incontrollate sono state chiuse e si rendono necessarie operazioni di bonifica.
L'alternativa dello smaltimento per incenerimento è impraticabile, in quanto i due inceneritori di GE-Volpara ed Arcola-Boscalino sono chiusi in attesa di adeguamento al decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982. Inoltre, l'inceneritore di Val Bisagno non è più previsto dal piano regionale di smaltimento ed è stato disattivato.


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Tale situazione ha comportato che alcuni comuni (Borzonasca, Casarza Ligure, Sestri Levante, Zoagli) hanno conferito dal novembre 1992 rifiuti in discariche del novarese, con relativo aggravio di costi. Fino ad oggi i comuni hanno proceduto a convenzioni con i privati per la gestione delle discariche, senza effettuare gare. Nella relazione sono citati i casi delle discariche di Magliolo, località Casei, e di Riccò del Golfo, località Vallescura.
L'inchiesta ha giudicato scarsa, se non inesistente, la raccolta differenziata dei RSU e sul punto ha sottolineato che con la legge regionale n. 24 del 1991 è stato concesso alle province un miliardo per attivare le raccolte ed acquistare le attrezzature necessarie. La successiva legge regionale n. 28 del 1992 stanziava un altro miliardo per attività di sperimentazione e di sensibilizzazione alla raccolta differenziata. L'avere trascurato tale attività di raccolta differenziata denuncia, a giudizio di questa Commissione, una mancanza di raccordo tra momento decisionale e traduzione operativa delle scelte politico-amministrative.
Per quanto riguarda i rifiuti ospedalieri, dal rapporto della sottocommissione d'inchiesta risulta che molti ospedali e cliniche, privi di inceneritori al proprio interno, smaltiscono fuori dalla regione. Nel 1992 la magistratura ha sospeso l'utilizzo del compattatore installato presso l'ospedale di Pietra Ligure dalla USL 5-Finalese.
In ogni caso, la relazione evidenzia che tutto il settore dei rifiuti ospedalieri opera in un regime ai limiti (spesso oltre) della legalità. Negli anni 1986-1987 l'inceneritore della Fumeco di Tovo S. Giacomo costituiva un centro di traffico illegale di rifiuti industriali e ospedalieri, nazionale ed internazionale, finché non intervenne la magistratura ad interrompere tale traffico. Le richieste di impianti di incenerimento provinciali inoltrate alla regione, e non previste dal piano regionale, per motivi di impatto ambientale non sono state finora accolte.
Nel settore dei rifiuti industriali, l'inchiesta ha denunciato una rilevante carenza di impianti, come anche si deduce dal programma di emergenza approvato dal consiglio regionale del 24 novembre 1992. Non esiste alcuna discarica di tossici e nocivi, malgrado la produzione ligure di rifiuti di tale tipologia.
La localizzazione delle piattaforme di smaltimento individuate dal piano hanno fatto registrare forti tensioni da parte delle popolazioni interessate, le quali finora non hanno espresso assenso per l'installazione degli impianti (ci si riferisce, in particolare, ai casi di Castiglione Chiavarese, Casella, Masone, Borghetto S. Spirito, Cairo Montenotte, Pieve di Teco).
I rifiuti pericolosi vengono esportati fuori della regione, con aggravio dei costi. In tale situazione sono fioriti gli smaltimenti illegali e la Liguria è diventata crocevia di traffici illeciti; nell'inchiesta è ricordato che i bidoni della Jolly Rosso stazionano ancora a La Spezia. Segnala, ancora, interramenti di rifiuti presso le aziende che li hanno prodotti, con gravi danni per l'ambiente. I casi Acna, Stoppani, Icroma sono ben noti e in ordine ad essi la Commissione esercita una costante pressione sugli organi competenti perché provvedano, per quanto possibile, al recupero ambientale. Viene segnalato anche il caso della cava abusiva di Pattarello di Borghetto S. Spirito (SV), sul quale si

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stanno effettuando ulteriori accertamenti per acclarare connessioni con la conduzione dell'impianto di Tovo S. Giacomo (sito dell'inceneritore della Fumeco) e con le discariche abusive di Andora e Magliolo, su cui sta indagando la magistratura. I proprietari di tale cava sono stati oggetto di misure restrittive della libertà personale da parte della competente autorità giudiziaria.
Quanto alle discariche abusive, il consiglio regionale ha approvato in data 23 novembre 1988 il piano di bonifica (vedasi l'articolo 5 della legge n. 441 del 1987), elencando 96 casi di discariche abusive da bonificare. Il piano è stato affidato alla società D'Apollonia per la revisione, con delibera n. 3402 del 18 luglio 1991. Tale società sta curando anche la bonifica dell'area di Ronco Scrivia (melme acide). Al momento esistono 200 discariche dismesse, per 19 delle quali è richiesta la bonifica e messa in sicurezza, secondo il servizio ambiente della regione.
Al 1o settembre 1992 risultano in istruttoria 582 pratiche per le autorizzazioni regionali delle seguenti attività:

15 per stoccaggi di T/N;

59 per stoccaggi di speciali e rottamatori;

35 per stoccaggi e trattamenti di speciali;

8 per discariche di RSU;

27 per discariche di speciali;

12 impianti di incenerimento;

426 per trasporti, di cui 118 per la provincia di Genova, 23 per la provincia di Imperia, 44 per la provincia di Savona, 32 per la provincia di la Spezia, 205 per trasporti fuori regione, 4 per trasporti fuori Italia.

Per contro sono state rilasciate autorizzazioni per:

11 discariche di speciali;

11 stoccaggi provvisori e trattamento di speciali;

8 rottamatori di rifiuti speciali;

5 rottamatori di rifiuti pericolosi;

4 impianti di incenerimento di speciali;

l'impianto di incenerimento di rifiuti pericolosi;

10 stoccaggi provvisori di rifiuti pericolosi in conto terzi;

16 stoccaggi provvisori di rifiuti pericolosi in conto proprio;

1 impianto di trattamento di rifiuti pericolosi;

3 progetti approvati per stoccaggio provvisorio di rifiuti pericolosi;

11 inceneritori di rifiuti ospedalieri;

25 impianti di RSU;


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202 per trasporti nella provincia di Genova, 21 per trasporti nella provincia di Imperia, 106 per trasporti nella provincia di Savona, 43 per trasporti nella provincia di La Spezia, 187 per trasporti fuori regione.

Il proliferare dei provvedimenti (postumi) di autorizzazione delle discariche abusive esistenti sulla base del monitoraggio effettuato dalla commissione d'inchiesta denuncia, indubbiamente, che per moltissimi anni il territorio ligure è stato governato in carenza di adeguati controlli nel settore. Questa Commissione confida che, sulla scorta delle conoscenze ora acquisite, l'attività di controllo da parte della regione e degli enti locali sia più rispondente alle emergenze emerse ed ad una programmazione degli interventi, che tenga conto anche del gravissimo stato di degrado del territorio regionale.

5. L'ulteriore aggiornamento sullo stato degli impianti secondo i dati forniti dall'assessore all'ambiente.

Nel corso della missione del 15 luglio 1997, l'assessore all'ambiente della regione Liguria ha fornito altri dati, come si evince dai prospetti che seguono. L'aggiornamento dei dati è al 15 marzo 1997.


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Impianti autorizzati allo smaltimento di rifiuti speciali (conto terzi)
Soggetto Gestore Sede impianto Tipologia impianto Tipologia rifiuti Potenzialità Provenienza rifiuti No delibera aut. gestione Scadenza Note
SISTEMI
AMBIENTALI S.p.A.
Loc. Pitelli
La Spezia
Inceneritore Ospedalieri + altri speciali 1100 t/a Prodotti da terzi 250 del 18/1/91
IGAM s.r.l.
Loc. Sereghè
Isola del Cantone
(GE)
Tratt. biologico e chimico-fisico Stocc. provv. emulsioni oleose, acque di lavaggio 12.000 t/anno Prodotti da terzi 3992 del 4/8/88
ECOLOGITAL s.r.l.
Via Wagner
Genova
Tratt. biologico e chimico-fisico. Stocc. provv. solidi, liquidi e fanghi organici e inorganici 30.000 t/anno liquidi 8.000 t/anno solidi e fanghi Prodotti da terzi 4764 del 30/10/90
I.L.S.O.D. s.a.s.
Villanova d'Albenga (SV)
Tratt. finalizzato al recupero delle argille e degli oli e stocc. provv. terre da decolorazione e filtrazione oli e grassi alimentari, sanse 4.000 t/anno Prodotti da terzi 3879 del 6/9/90
GIGRA di Piombo
Fausto
Campoligure (GE)
Trattamento di elettrodeposizione galvanica e stocc. provv. liquidi sviluppo, fissaggio, stampa e fotolitografici.
Oli alimentari esausti
500 m3anno


500 m3/anno
Prodotti da terzi 3604 del 8/8/90 modificata con la n. 759 del 12/3/93 e 6351 del 23/12/93
ECO-TRE di Zerega
Graziella
loc. Quartaie, 8
Comune di Cicagna
(GE)
Tratt. di evaporazione, condensazione, resine, ossidanti e stocc. provv. bagni esausti da laboratori fotografici e radiografici 3.000 l/giorno Prodotti da terzi 671 del 3/3/93
BOSSARINO s.r.l.
Vado Ligure (SV)
Discarica 2B rifiuti speciali non tossici o nocivi 700.000 m3 residui Prodotti da terzi 4777 del 16/10/92 rettificata con la n. 313 del 4/2/93 e modificata con la n. 3698 dell'11/6/93
SISTEMI
AMBIENTALI S.p.A.
Loc. Pitelli
La Spezia
Discarica 2B Rifiuti speciali 320.000 m3 Prodotti da terzi 250 del 18/1/1991
D.R.I. PAGLIARI
s.r.l.
Loc. Saturnia
La Spezia
Discarica 2B Ceneri ENEL e alcune tipologie di speciali non T.N. 900.000 m3 Prodotti da terzi 3141 del 23/7/93



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Azienda o Ente Sede impianto Tipologia impianto Tipologia rifiuti Potenzialità Provenienza rifiuti No delibera aut. gestione Scadenza Note
ECOBONIFICHE
S.p.A.
Loc. ex Cava Filippi
Castelnuovo Magra
(SP)
Discarica 2B Fanghi e pezzame lavorazioni lapidee 635.000 m3 Prodotti da terzi 4268 del 18/9/92
ROSSETTI G. & C.
S.n.c.
Località
Costa Cavaggino
Rapallo (GE)
Discarica 2A Rifiuti inerti 20.000 m3 Prodotti da terzi 395 del 31/1/91
DALL'O' S.r.l.
Località Curagnata
Cairo Montenotte (SV)
Discarica 2A Rifiuti inerti 70.000 m3 Prodotti da terzi 4860 del 18/10/91
IMMOBILIARE
COLLI S.r.l.
Località Colli
Taggia (IM)
Discarica 2A Rifiuti inerti 1,5 milioni m3 Prodotti da terzi 1295 del 31/3/92
SEPOR S.r.l.
Porto Mercantile
di La Spezia
Stoccaggio provvisorio e trattamento Acque nere, oleose e di sentina emulsioni oleose tratt. = 15 m3/anno
stocc. = 510 m3
Prodotti da terzi 5386 del 20/11/92
CRESTA LUISA &
C. S.n.c.
Via Carnia, 91 r.
Genova
Stoccagio provvisorio Rifiuti inerti 20 m3 max. istantaneo Prodotti da terzi 1576 del 30/4/93
UCOVICH S.r.l.
Via al Santuario N.S.
della Guardia -
Genova
Stoccaggio provv. e trattamento Fusti metallici ex contenitori oli minerali 60.000-80.000 fusti Prodotti da terzi 1434 del 23/4/93
ECORICICLO S.r.l.
Str. Pubblico
Macello, 20
Sanremo (IM)
Stoccaggio provvisorio Oli vegetali esausti Oli minerali esausti Liquidi anilinici Morchie e vernici secche Fanghi di depurazione Contenitori vuoti 4 m3 10 m3 10 m3 10 m3 10 m3 30 m3 Prodotti da terzi 5050 del 25/10/91

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Impianti autorizzati allo smaltimento di rifiuti speciali (conto proprio)
Soggetto Gestore Sede impianto Tipologia impianto Tipologia rifiuti Potenzialità Provenienza rifiuti No delibera aut. gestione Scadenza Note
ex U.S.L. 10
Ospedale Celesia
GE Rivarolo
Inceneritore Osp. 200 kg/h Conto proprio 5874 del 30/12/86 modificata con la n. 4780 del 27/6/94
Ospedale Galliera
Genova
Inceneritore Osp. 1200 kg/giorno Conto proprio 2556 del 16/6/89 modificata con la n. 1082 dell'11/3/94
Istituto G. Gaslini
Genova
Inceneritore Osp. 1000 kg/giorno Conto proprio 4453 dell'8/9/88 modificata con la 5833 del 18/12/92
ex U.S.L. 19
Ospedale
di S. Andrea (SP)
Inceneritore Osp. 500 kg/giorno Conto proprio 872 del 1/3/91
ex U.S.L. 19
Ospedale
di Felettino (SP)
Inceneritore Osp. 1000 kg/giorno Conto proprio 873 del 1/3/91
Comune di Genova
Cimitero di Staglieno
Inceneritore Cimiteriali 165 kg/h Conto proprio 218 del 31/1/92 modificata con la n. 5156 del 15/7/94
3M ITALIA S.p.A.
Cairo Montenotte
(SV)
Loc. Baraccamenti
Discarica 2B fanghi di processo 10.000 m3 Conto proprio 1146 del 15/3/91
3M ITALIA S.p.A.
Cairo Montenotte
(SV)
Loc. Prà Sottano
Discarica 2B Rifiuti solidi 11.000 m3 max Conto proprio 4030 del 4/8/88 Chiesto amplia- mento
COGEFAR S.p.A.
Loc. Fossarelli
Costarinera (IM)
Discarica 2A Rifiuti inerti 300.000 m3 Conto proprio 4378 del 12/10/90 Scaduta non esaurita
AGRIMONT S.p.A.
Cairo Montenotte
(SV)
Loc. S. Giuseppe
Discarica dedicata Rifiuti speciali inerti, fanghi palabili etc. 10.000 m3 Conto proprio 4563 del 3/10/91 30/6/2001
FUNIVIARIA ALTO
TIRRENO S.p.A.
Cairo Montenotte
(SV)
Loc. Bragno
Discarica dedicata polverino di carbone, materiali derivanti dalla pulizia di vagoni ferroviari, inerti 5.000 m3 Conto proprio 2183 del 14/5/92



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Impianti autorizzati allo smaltimento di rifiuti speciali tossici e nocivi (conto terzi)
Soggetto Gestore Sede impianto Tipologia impianto Tipologia rifiuti Potenzialità Provenienza rifiuti No delibera aut. gestione Scadenza Note
DELIA s.r.l.
Loc.
Isorelle Savignone
Stoccaggio provvisorio liquidi fanghi solidi solventi esausti da verniciatura e acque cabine verniciatura 15 t 10 t 18 t Prodotti da terzi 1148 del 15/3/91 1936 del 30/4/92 modificate con la n. 2278 dell'11/6/93 15/3/2001
ECORICICLO S.r.l.
Strada Pubblico
Macello, 20
Sanremo (IM)
Stoccaggio provvisorio batterie al piombo Solv. e diluenti es. Residui lavanderie Contenitori T/F Pastiglie freni e frizione Farmaci e medicinali scaduti Pile esauste 15 m3 6 m3 10 m3 8 m3
7 m3
15 m3 10 m3
Prodotti da terzi 5050 del 25/10/91 15/3/2001
F.I.D.ECO. s.r.l.
Via alla Ferriera, 2
Genova/Pontedecimo
Stoccaggio provvisorio tossici e nocivi 145 t Prodotti da terzi 1147 del 15/3/90 modificata con la n. 1667 del 7/5/93
ROCHEM
CHEMICALS &
EQUIPMENT s.r.l.
Lungobisagno
d'Istria, 14 r.
Genova
Stoccaggio provvisorio tossici e nocivi 17 t Prodotti da terzi 1123 del 15/3/91 31/3/2001
SISTEMI
AMBIENTALI S.P.A.
Loc. Pitelli -
La Spezia
Inceneritore Rifiuti solidi e liquidi 1.500 t/a Prodotti da terzi 250 del 18/1/91

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Impianti autorizzati allo smaltimento di rifiuti speciali tossici e nocivi (conto proprio)
Soggetto Gestore Sede impianto Tipologia impianto Tipologia rifiuti Potenzialità Provenienza rifiuti No delibera aut. gestione Scadenza Note
3M ITALIA
Via della Libertà, 57
fraz. Ferrania
CAIRO
MONTENOTTE (SV)
Stoccaggio provvisorio miscela solv. organ. (acquosa) miscela solv. organ. (non acquosa) 130 m3
50 m3
Conto proprio 5315 del 13/11/1992 31/12/2002
ACNA CHIMICA
ORGANICA S.p.A.
Cengio
Stoccaggio provvisorio scarti lavorazione Conto proprio 2611 del 6/6/1991 31/3/2001
ACNA CHIMICA
ORGANICA S.p.A.
Cengio (SV)
Stoccaggio provvisorio scarti lavorazione Conto proprio 4535 dell'8/9/1988 e 4643 del 21/9/1988
BOERO COLORI
S.r.l.
Via Molassana, 60
GENOVA
Stoccaggio provvisorio vernici obsolete acque cabine verniciatura solventi esausti sacchi materie prime 30 t.
20 m3 60 t. 6 t.
Conto proprio 1899 del 26/4/1991 31/3/2001
CISTEL S.p.A.
Via Pillea, 8
GENOVA
Stoccaggio provvisorio cloruro rameico morchie per clorotene fanghi di risulta 9 m3
12 t. 8 mc 7,5 t.
Conto proprio 1028 dell'8/3/1989
ELSAG BAILEY
S.p.A.
Via G. Puccini, 2
GENOVA
Stoccaggio provvisorio rifiuti liquidi (petrolio esausto e freon TF esausto) 10 m3 Conto proprio 562 del 18/2/94 31/3/2001
ENEL S.p.A.
Centrale
Termoelettrica di
LA SPEZIA
Via Valdilocchi, 32
Stoccaggio provvisorio PCB Solventi clorurati Residui contaminati da PCB Residui contenenti amianto 0.5 t. 0.5 t. 0.5 t
10 t.
Conto proprio 3036 del 16/7/93 1/7/2003
ENEL S.p.A.
Ponte S. Giorgio
Porto GENOVA
Stoccaggio provvisorio residui amianto accumulatori al piombo batterie ricaricabili e pile solventi organici esausti solv. org. clorurati esausti, lampade, relè, ecc. contenenti mercurio 40 mc.
0,710 mc.
0,300 mc.
0,480 mc. 0,240 mc.

0,480 mc.
Conto proprio 852 del 19/3/1993 1495 del 25/3/1994 1/3/2003

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Soggetto Gestore Sede impianto Tipologia impianto Tipologia rifiuti Potenzialità Provenienza rifiuti No delibera aut. gestione Scadenza Note
ENEL S.p.A.
Via A. Diaz, 128 -
VALLEGGIA
DI QUILIANO
VADO LIGURE (SV)
Stoccaggio provvisorio PCB solventi clorurati residui contenenti PCB residui cont. amianto batterie ricaricabili e pile solv. org. es. non clorurati lampade, relè, ecc. contenenti mercurio 0,25 t. 0,480 mc.
0,25 t.
8 t.
0,300 mc.
0,480 mc.
0,240 mc.
Conto proprio 853 del 19/3/1993 7814 del 11/11/1994 1/3/2003
F.LLI TASSANI
S.p.A.
Via al Santuario N.S. della Guardia, 44
GENOVA/Bolzaneto
Stoccaggio provvisorio rifiuti provenienti da vernici e smalti fango essicato (idropittura) solventi (nafta da carbone) 20 m3 6 t.


19 m3
Conto proprio 1385 del 5/4/1991 3328 del 10/7/1992 30/6/2002
FONDERIE
E OFFICINE
SAN GIORGIO S.p.A.
Via G. Ratto, 27
GENOVA/Prà
Stoccaggio provvisorio fanghi (polveri di recup.) batterie al piombo esauste
30 m3
1,5 t.
Conto proprio 3034 del 19/6/1991 30/6/2001
INDUSTRIE
AERONAUTICHE
E MECCANICHE
RINALDO PIAGGIO
S.p.A.
FINALE LIGURE
(SV)
Stoccaggio provvisorio scarti lavorazione Conto proprio 1730 del 19/4/1991 modificata con la n. 1356 del 16/4/93 31/3/2001
ATTILIO
CARMAGNANI «AC»
S.P.A.
Via Reggio 2
GENOVA
Stoccaggio provvisorio slops da lavaggi serbatoi e tubazioni 50 mc. Conto proprio 6921 del 7/10/1994 31/12/1997
NORD
ELETTRONICA S.p.A.
loc. Isolagrande
ALTARE (SV)
Stoccaggio provvisorio soluzione cuproammoniacale cloruro di metilene esausto liquido incisione acida bagno esausto pulizia chimica 25 t. 20 m3
1 t.

35 t.
2 t.
Conto proprio 3993 del 4/8/1988
R. PIAGGIO S.p.A.
Via Cibrario, 4
Genova
Stoccaggio provvisorio scarti lavorazione Conto proprio 2700 del 12/6/92 30/6/2002
SUPERBA S.r.l.
Via Multedo
di Pegli, 15
GENOVA
Stoccaggio provvisorio slops 100 t. Conto proprio 5314 del 13/11/92 13/11/1997


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6. Valutazioni conclusive sullo stato degli impianti.

L'elencazione di cui ai punti precedenti consente, sulla scorta anche degli altri dati acquisiti sia nel corso dei sopralluoghi e delle audizioni, sia attraverso altre fonti, di tracciare sulla situazione regionale un quadro sufficientemente preciso, ancorché ancora non completo, in quanto privo degli esiti che scaturiranno dalla conclusione delle numerose istruttorie in corso da parte della magistratura su alcuni specifici siti di smaltimento e, più in generale, sulle attività dell'intero ciclo.
Innanzitutto è da notare che esiste una forte divaricazione tra le previsioni dei piani regionali e le effettive realizzazioni. Se si considera che il piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti risale al 1992, occorre chiedersi se le scelte programmatorie siano state ben calibrate ovvero se vi sia stata una disattenzione nella fase attuativa. Emergono, poi, carenze sia per quanto concerne le dotazioni strutturali destinate allo smaltimento, sia per quanto riguarda l'attività di controllo sulle attività autorizzate e non. Peraltro, le insufficienze strutturali nel numero di impianti, rispetto al fabbisogno di smaltimento dei rifiuti prodotti di varia tipologia (urbani, speciali pericolosi e non pericolosi), sono causa:

del mantenimento sine die delle numerosissime discariche di RSU obsolete autorizzate in via di mera emergenza e provvisoria ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982. Queste vengono ancora alimentate per la mancata realizzazione dei nuovi siti; e ciò nonostante, per gran parte, la loro gestione si trova al vaglio della magistratura penale, che sta indagando su ipotesi di reati segnalati anche alla Commissione dalle associazioni ambientaliste, Legambiente e WWF;

di un aumento di richieste di provvedimenti «tampone» per il mantenimento di stoccaggi provvisori per conto terzi e per conto proprio. Data l'acclarata carenza di controlli, sorgono seri problemi per lo smaltimento definitivo in ambito regionale dei rifiuti stoccati alla fine del periodo di stoccaggio autorizzato, e ciò anche perché mancano piattaforme di trattamento, discariche di rifiuti pericolosi e termodistruttori autorizzati;

del proliferare della presenza di interessi illeciti nell'affaire rifiuti. Emerge infatti un sempre più fitto intreccio tra la malavita (comune ed organizzata) e settori della pubblica amministrazione e dell'imprenditoria deviata. Tale discarica (v. nota specifica nel seguito) si è infatti dimostrata crocevia di ogni sorta di rifiuti smaltiti illegalmente ed illecitamente, con la sospetta connivenza delle amministrazioni locali e degli organi di controllo.

In estrema sintesi, relativamente ai singoli settori riguardanti il ciclo dei rifiuti, il quadro finale che emerge da tutte le fonti di informazione di cui la Commissione dispone può così compendiarsi.


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6.1. Rifiuti urbani.

Gran parte delle discariche opera ancora sulla base dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982, con richieste di ampliamenti e comunque in situazione di continua emergenza. Problematica è la situazione della captazione del biogas e dello smaltimento dei percolati che, per motivi diversi, pongono seri problemi di sicurezza per gli operatori e per l'ambiente in generale. Un dato certo è che gli impianti autorizzati di trattamento dei percolati nella regione Liguria, oltre ad essere gravemente insufficienti, non sono adeguati quanto a tecnologie utilizzate. Ciò causa notevoli lievitazioni dei costi di smaltimento. Relativamente alla raccolta differenziata dei RSU, così come richiesto dal decreto legislativo n. 22 del 1997, il piano regionale n. 98 del 26 novembre 1996 non solo non è ancora decollato ma necessita di un aggiornamento, alla luce delle nuove disposizioni dello stesso decreto n. 22 del 1997.

6.2. Siti contaminati e piano di bonifica (ai sensi del decreto ministeriale 16 maggio 1989).

Un vero e proprio censimento dei siti contaminati, che includa non solo le discariche abusive ma anche i siti industriali dismessi o le aree demaniali disattivate ai sensi del decreto ministeriale 16 maggio 1989, non esiste. Gli unici dati esistenti si riferiscono al piano di bonifica del 23 novembre 1988, che menzionava 96 discariche abusive di rifiuti urbani da bonificare. Dopo la delibera n. 3402 del 18 luglio 1991, con cui si affidava alla società D'Apollonia la revisione del piano, si sono elencate 200 discariche dismesse, per 19 delle quali si è indicata una priorità di intervento di bonifica o messa in sicurezza secondo il servizio ambiente della regione. Non sono indicati nel piano i recenti siti contaminati venuti alla luce a seguito dell'inchiesta della procura di Asti nell'area dello spezzino (Pitelli e dintorni). Un'omissione voluta od una dimenticanza? Rimangono da chiarire gli interventi di bonifica e ripristino nelle aree industriali della Stoppani, Acna di Cengio ed Icroma.
Per quanto concerne la Stoppani, si è proceduto, con finanziamento comunitario Envireg, alla bonifica della spiaggia ed è in corso la realizzazione di una discarica dedicata allo smaltimento di tutti i rifiuti presenti nel sito Stoppani.
Il caso Icroma è stato finanziato con l'ammontare di 1 miliardo e 800 milioni per la messa in sicurezza del sito.

6.3. Rifiuti ospedalieri.

Notevolmente carenti sono i dati forniti alla Commissione, che però sta provvedendo a colmare il gap di conoscenze mediante acquisizione diretta, con il tramite di appositi gruppi di lavoro, di cui fanno parte parlamentari coadiuvati da consulenti esterni. Secondo quanto emerge dai pur scarsi elementi di cui attualmente la Commissione dispone, la situazione attuale appare assai compromessa, data


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la mancanza di inceneritori di rifiuti pericolosi conto terzi autorizzati. Un aggravamento sembra da addebitare anche alla chiusura, disposta dalla magistratura, del forno malfunzionante ed inquinante della Fumeco di Tovo S. Giacomo: forno che era anche divenuto centro di traffico illegale di rifiuti sanitari e pericolosi. All'attualità, secondo le conoscenze cui la Commissione è pervenuta direttamente, lo smaltimento dei rifiuti sanitari di ospedali e cliniche avviene, tranne le eccezioni di alcuni ospedali (Celesia, Gaslini, Galliera, Felettino), fuori della regione. Ciò anche a causa del mancato rilascio da parte della regione delle autorizzazioni richieste per l'installazione di nuovi impianti.

6.4. Stoccaggi provvisori.

Si è già detto che, in data 15 marzo 1997, si contavano nel territorio regionale 9 impianti di stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali non pericolosi autorizzati per conto terzi e 20 impianti di stoccaggio provvisorio di rifiuti pericolosi, di cui 4 autorizzati per conto terzi e 16 autorizzati per conto proprio. Sembrano ancora irrisolti i problemi che si porranno allorché i rifiuti, trascorso il periodo autorizzato di stoccaggio, dovranno essere smaltiti definitivamente. Né la regione sembra avere, tra le sue priorità, in programma la realizzazione della piattaforma regionale di trattamento prevista dal piano regionale di smaltimento del 1992. Peraltro, il problema è di più ampio raggio, in quanto è ben noto che lo stoccaggio provvisorio consente, mediante alterazioni e falsificazioni di documenti (giri di bolle di accompagnamento), di modificare sulla carta l'identità dei rifiuti, dando così il via a smaltimenti poco corretti, nei siti più disparati, con gravi danni ambientali e con produzione di notevoli profitti illeciti.

6.5. Rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi.

È del tutto inesistente la presenza sul territorio regionale di impianti di smaltimento definitivo per rifiuti pericolosi e ciò comporta che i rifiuti prodotti nei bacini industriali ed artigianali siano smaltiti lecitamente o illecitamente fuori della regione, se si eccettuano i casi in cui una parte di tali rifiuti permane temporaneamente in siti di stoccaggio provvisorio autorizzati. Tale situazione agevola l'attività di smaltimento illegale (vedasi quanto si dirà a proposito della discarica di Pitelli, La Spezia). Identiche osservazioni occorre fare anche per quanto concerne l'attività di incenerimento.

7. La discarica di Pitelli (La Spezia).

Su questo impianto sono in atto inchieste della magistratura, accertamenti, perizie, analisi, carotaggi (attualmente sono in corso due incidenti probatori), sicché alcune notizie sono tuttora coperte dal segreto istruttorio. Si dirà in questa sede, a prescindere da ogni


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considerazione sulle implicazioni di natura penale, dei profili squisitamente tecnici, rilevati nella discarica, e del gravissimo stato di degrado del territorio interessato, che ha fatto formulare l'ipotesi di disastro ambientale, ivi compresi i gravissimi e non ancora pienamente valutati, rischi per la popolazione residente. Nata nel 1979 per lo smaltimento di rifiuti inerti, in un'area demaniale, sottoposta peraltro a vincoli paesaggistici, la discarica di Pitelli si è sviluppata oltre misura accogliendo nel tempo rifiuti di ogni tipologia (tra cui alcuni di forte pericolosità). La legittimazione ad operare proviene alla discarica da autorizzazioni non del tutto trasparenti, che hanno offerto il fianco a letture di dubbia interpretazione ed a sospetti di connivenze tra il gestore della discarica, pubblici amministratori e gli organi di controllo.
Si è già fatto cenno che il «caso» Pitelli è venuto alla luce grazie ad un'inchiesta della procura di Asti e che si è via via delineato con il contributo di informazioni fornite alla magistratura, ed agli organi di polizia giudiziaria, dal comitato di difesa di Pitelli, dalle associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF) ed anche da alcune interrogazioni parlamentari.
Questa Commissione inoltre considera positivamente quanto affermato, in sede di audizione, dall'associazione Ambiente e/è vita a proposito di un impiego del sistema LARA del CNR, per ottenere un quadro completo dello stato di contaminazione dell'area interessata dalla discarica di Pitelli.

8. Le analisi e l'azione delle associazioni ambientaliste.

Secondo Legambiente e WWF, fino alla fine degli anni ottanta, profittando della vocazione marittima del territorio ligure, nella regione hanno operato soggetti imprenditoriali interessati all'esportazione illegale di rifiuti tossico-nocivi, attraverso una rete di società di brokeraggio internazionale, con armatori compiacenti verso impianti di smaltimento siti in paesi del terzo mondo (Venezuela e Nigeria) e dell'est europeo (Romania). Successivamente, dopo lo scoppio dello scandalo delle «navi dei veleni» (Zanoobia, Jolly Rosso), l'imprenditoria illegale, organizzata per aree territoriali, si è prevalentemente rivolta ai traffici nazionali ed il territorio regionale «diviene progressivamente discarica del Nord-Italia ed interporto per i traffici via terra e via mare di organizzazioni internazionali di stampo mafioso». La questione dei traffici internazionali forma, attualmente, oggetto di un filone di indagine da parte della procura della Repubblica di La Spezia.
L'articolata denuncia delle due associazioni segnala ancora che su alcuni impianti e discariche di RSU si sarebbero verificati accordi e collusioni tra imprenditori ed amministratori locali. Dopo una localizzazione preconcordata, sarebbero state acquisite (a prezzo agricolo) le aree di sedime e, successivamente, queste sarebbero state inserite nei piani regionali di smaltimento dei rifiuti, con conseguenti grandi guadagni.
Le illecite operazioni, che avrebbero generato anche gravissimi danni all'ambiente, avrebbero interessato tutte le tipologie di rifiuti e tutte le provincie liguri sicché, secondo le due associazioni, «quello che


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si configura in Liguria, al di là delle peculiarità territoriali, sembra essere un unico sistema integrato, con forti analogie e canali di interrelazione». Ma, anche a prescindere dalle possibili ipotesi della presenza di fattispecie di natura penale, l'associazionismo ligure appare preoccupato per le gravissime aggressioni al territorio che derivano dagli impianti che trattano rifiuti. Documentano, in dettaglio, la situazione delle varie province nel modo che segue.
Nella provincia di La Spezia, la rete delle oltre 15 discariche - autorizzate e non - e delle 35 cave individuate nel territorio provinciale ha provocato, e sta provocando, un grave dissesto idrogeologico ed un progressivo inquinamento dei fiumi Magra, Vara, Durasca e delle falde acquifere (Fornola), da dove viene emunta l'acqua potabile per la città di La Spezia e per i centri rivieraschi del Golfo dei Poeti e delle Cinque Terre.
La causa di tali disastri ambientali viene indicata dalla presenza di attività criminali di tipo mafioso nei settori dello smaltimento e dell'attività estrattiva. A conforto di tale assunto, vengono portate ad esempio le vicende legate alle discariche del comprensorio spezzino, quali la discarica consortile di Vallescura (oggi riattivata nonostante i ripetuti interventi della magistratura, alla cui gestione sono interessate ditte quale la Contenitore Trasporti di Orazio Duvia, più volte indagata per reati connessi all'ambiente); la discarica di Pitelli, in ordine alla quale un incidente probatorio è finalizzato a verificare l'ipotesi di disastro ambientale; la vasca di stoccaggio provvisorio di Bosco di Checco, oggetto di allarmati rapporti da parte del Corpo forestale dello Stato; la discarica di Monte Montada, che forma oggetto di procedimento penale per ipotesi di falso, abuso ed omissione di atti d'ufficio nei confronti di amministratori e dirigenti del comune di La Spezia. Vengono anche richiamate le vicende delle discariche di Val Bosca, Saturnia e Monte Santa Croce, tutte implicate in indagini da parte del Corpo forestale e della magistratura spezzina.
Il filone che lega tutte le inchieste sulle gestioni delle varie discariche di La Spezia sarebbe, secondo le associazioni ambientaliste, il collegamento tra società operanti in Liguria e soggetti appartenenti a gruppi camorristici campani fatti oggetto di provvedimenti giudiziari per i fatti che hanno riguardato la «rifiuti connection» della zona di Caserta (la vicenda giudiziaria, da inquadrarsi nell'ambito della cosiddetta operazione Adelphi, risale al 1993 ed ha visto implicato, tra gli altri, Ferdinando Cannavale, titolare della società Transfermar, il cui pacchetto azionario è, per il cinquanta per cento, detenuto dalla società Contenitori Trasporti di Orazio Duvia).
I dettagli tra le varie implicazioni e gli intrecci di interessi che legano le varie imprese che operano nel settore, con i loro asseriti collegamenti con organizzazioni appartenenti alla criminalità di stampo mafioso, formano oggetto di indagine e di approfondimenti da parte della magistratura inquirente.

9. Le principali indagini sul ciclo dei rifiuti in Liguria.

I documenti presentati e le denunce esposte in sede di audizione davanti a questa Commissione - in particolare dalle associazioni


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ambientaliste - hanno fornito l'impressione di una regione esposta in maniera sensibile ai traffici e agli smaltimenti illeciti di rifiuti. Tutte le denunce e le informazioni sono state attentamente vagliate e confrontate con l'attività delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria.
Si può, in via preliminare, affermare senz'altro che in Liguria si sono registrati in questi anni numerosi casi di illeciti collegati con il ciclo dei rifiuti: ma ciò che più conta è che i casi su cui è tuttora impegnata la magistratura sono decisamente tra i più gravi mai registrati in Italia. Si citano, in proposito, le indagini dell'autorità giudiziaria di La Spezia sulle presunte irregolarità di gestione della discarica di Pitelli e l'attività della magistratura di Savona, che ha portato al rinvenimento di decine di migliaia di fusti tossici nascosti in una cava di Borghetto Santo Spirito.
A queste vanno aggiunte le indagini che coinvolgono la città di La Spezia, in merito ai casi delle cosiddette «navi a perdere» e delle «navi dei veleni», che proprio in quel porto sarebbero state caricate di rifiuti prima di essere le une affondate deliberatamente nel Mediterraneo e le altre inviate nei Paesi in via di sviluppo per smaltimenti illeciti di rifiuti pericolosi. Per quanto riguarda tali gravi fatti, anzi, si deve registrare il nuovo allarme che l'autorità giudiziaria ha ritenuto di esplicitare nel corso del recente convegno sul «Ciclo dei rifiuti in Italia», organizzato da questa Commissione, a proposito della ripresa delle spedizioni di carichi illeciti verso l'Africa e l'America latina. Si tratta di denunce di particolare gravità, sulle quali questa Commissione vigilerà con la massima attenzione.

9.1. Le infiltrazioni della criminalità organizzata.

La Liguria è stata nei passati decenni terra interessata dai soggiorni obbligati di numerosi soggetti appartenenti alla criminalità organizzata, in particolar modo alla 'ndrangheta calabrese. Ciò ha determinato - specie nel savonese - l'arrivo di familiari ed amici di tali soggetti, che hanno in certa misura ricreato le attività delittuose tipiche di dette associazioni. Si tratta di un fenomeno già ampiamente illustrato da altri soggetti istituzionali (si vedano, in particolare, le relazioni delle Commissioni parlamentari d'inchiesta sul fenomeno della mafia): qui si deve però evidenziare come alcuni di questi soggetti si siano interessati anche al business degli smaltimenti illeciti di rifiuti.
Tali attività hanno riguardato, in maniera particolare, i rifiuti tossico-nocivi (ora pericolosi) prodotti in notevoli quantità nella stessa Liguria e nelle regioni con essa confinanti. Ciò si è evidenziato nel caso di Borghetto Santo Spirito, dove sono stati rinvenuti - in una cava di proprietà di Federico Fazzari - 12.500 fusti per complessive 25 mila tonnellate di rifiuti pericolosi. Il proprietario della cava è legato parentalmente a Carmelo Gullace, persona sottoposta a misure cautelari antimafia: la magistratura ha, infatti, ottenuto il sequestro dei suoi beni per 15 miliardi e l'applicazione di cinque anni di sorveglianza nei suoi confronti.
Alle 25 mila tonnellate di rifiuti pericolosi citate vanno aggiunti altri 40 mila fusti seppelliti - a detta dello stesso Fazzari - dalla


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medesima organizzazione in una cava nei pressi di Lavagna. Tali fusti non sono però stati sinora individuati. È tuttavia credibile che tale smaltimento illecito sia avvenuto, visti i notevoli quantitativi trattati dal Fazzari insieme a Federico Casanova, il reale regista dell'operazione; pertanto la Commissione sollecita le autorità regionali ad un rapido intervento, che consenta di verificare la presenza di tali fusti nella località citata, per evitare il verificarsi di gravi episodi di inquinamento.
Prima di segnalare ulteriori smaltimenti illeciti ad opera di tale organizzazione (nonché i collegamenti di cui essa godeva) è tuttavia opportuno evidenziare il fatto che nella cava di Borghetto Santo Spirito sono stati rinvenuti anche fusti provenienti da importanti aziende pubbliche, come la Snam, e da aziende private di rilevanza nazionale, come la Farmitalia e la Stoppani.
Protagonista della vicenda di Borghetto Santo Spirito appare dunque Federico Casanova, personaggio tuttora residente ed operante in Francia. È stato accertato che il Casanova ha goduto negli anni ottanta di rapporti ad elevati livelli con personaggi di governo dell'Europa dell'est. A titolo di esempio, si può citare il fatto che abbia ospitato - all'insaputa del Governo italiano, dei servizi segreti italiani e delle forze dell'ordine italiane - un ministro in carica del Governo della Repubblica socialista di Polonia. Ha inoltre operato in affari con la società Kimica Ice, di Sulina (Romania), amministrata addirittura da Elena Ceausescu, moglie del dittatore ucciso nel corso della rivoluzione del 1990. Verso l'isola di Sulina sono state accertate spedizioni di rifiuti pericolosi prodotti da aziende italiane.
Infiltrazioni della criminalità organizzata appaiono chiaramente anche nella vicenda della discarica di Pitelli, gestita dalla Contenitori Trasporti di Orazio Duvia: amministratori della società furono, nei primi anni novanta, elementi poi coinvolti nell'indagine «Adelphi» della magistratura napoletana.
Infine, un ultimo caso di presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti in Liguria riguarda una ditta operante nel levante genovese, di proprietà di una famiglia calabrese, sulla quale sono tuttora in corso i dovuti accertamenti. Risulta però agli atti che il titolare di tale società ha patteggiato una condanna presso la procura di Verbania, per aver utilizzato una falsa autorizzazione a smaltire rifiuti liguri in Piemonte. A seguito di tale atto, la regione Liguria aveva avviato il procedimento per la revoca dell'autorizzazione in attesa di approfondimenti legali; il titolare della ditta ha però ceduto la proprietà al figlio, quindi la società è stata considerata a tutti gli effetti «nuova» ed ha ottenuto l'autorizzazione all'attività.
La Commissione deve, a tale proposito, rilevare che il cambio di titolarità dal padre al figlio non appare un valido esempio di trasparenza ed invita pertanto la regione a vigilare in maniera costante sulle attività di tale ditta.

9.2. Le responsabilità della pubblica amministrazione.

I casi di illeciti verificatisi nel savonese e nello spezzino paiono essere stati possibili soprattutto grazie a connessioni degli indagati con


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elementi appartenenti alla pubblica amministrazione. Nella vicenda di Borghetto Santo Spirito è infatti coinvolto Eligio Accame, ex sindaco di Tovo San Giacomo e socio in diverse aziende di smaltimento, che - peraltro - utilizzarono anche la discarica che lo stesso Accame fece aprire in base al purtroppo noto articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982. Lo stesso personaggio era riuscito a costituire una specie di impero nel settore dei rifiuti, con il quale ad esempio controllava, grazie alla As&Co finanziaria spa, il quarantanove per cento della Ponticelli srl, cioè la società che ha gestito fino al 1996 la discarica controllata di Imperia.
Ancora più evidenti le responsabilità della pubblica amministrazione nel caso della discarica di Pitelli, dove una serie di mancati o omessi controlli ha favorito la situazione oggi al vaglio della magistratura. Già il primo atto, vale a dire la concessione edilizia per la realizzazione della discarica, del 31 gennaio 1979, pare viziato da irregolarità, poiché l'utilizzo dell'area non doveva essere consentito, in quanto il piano regolatore ne prevedeva l'uso in parte quale zona panoramica ed in parte quale zona per l'edilizia economico-popolare. Inoltre, una parte dell'area divenuta discarica era soggetta a servitù militare, ma non è stato rintracciato l'eventuale nulla-osta da parte dell'autorità militare.
Praticamente tutti gli ulteriori atti amministrativi aventi ad oggetto la discarica di Pitelli contengono elementi tali da farli ritenere in contrasto con la normativa: in alcuni casi sono state accettate documentazioni palesemente incomplete, in altri sono state concesse proroghe in difformità dalle precedenti concessioni (peraltro viziate da irregolarità), in altri ancora non sono stati acquisiti tutti i pareri richiesti dalla legge.
Non deve quindi destare sorpresa il fatto che ad Orazio Duvia (titolare della Contenitori Trasporti) sono state sequestrate carte dalle quali emergevano dazioni di denaro ad un'enorme pluralità di soggetti. Nel corso degli anni, il Duvia ha tessuto una rete grazie alla quale aveva elementi fidati in ogni ambiente: dai partiti politici alle forze dell'ordine, dalle associazioni ambientaliste alla curia.
Né può suscitare sorpresa il fatto che la discarica di Pitelli abbia agito per quasi un ventennio senza alcun controllo amministrativo che individuasse le già acclarate illegalità, come il seppellimento di rifiuti pericolosi sotto la mensa ed altri locali dell'impianto; desta perplessità invece il fatto che non vi sia stato alcun intervento giudiziario (benché le prime denunce nei confronti dell'impianto siano datate ai primi anni ottanta) e che sia intervenuta - peraltro per caso - la magistratura di un'altra città, Asti.
Il motivo per cui tutto ciò sia potuto accadere è questione che adesso la magistratura dovrà accertare: questa Commissione, effettuando la sua prima missione proprio a La Spezia, ha voluto dare un segnale concreto di grande interesse verso tale questione. Inoltre, sono proseguiti in maniera costante i rapporti dei consulenti della Commissione con le autorità e la polizia giudiziaria spezzine. Tale interesse resterà costante, poiché il caso di Pitelli viene ritenuto uno dei più gravi episodi di inquinamento ambientale e di violazione della normativa di protezione.

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Di recente, quando già era in corso la discussione sulla presente relazione, la procura della Repubblica di La Spezia ha reso noto che l'incidente probatorio promosso per accertare la natura e la provenienza dei rifiuti esistenti nella discarica è pressoché concluso essendo state depositate le perizie tecniche.
La Commissione ha acquisito tali atti ed ha in corso ulteriori approfondimenti.
In ogni caso, poiché dalla vicenda della discarica di Pitelli emerge una serie di interrogativi concernenti, tra gli altri, ruoli e comportamenti della pubblica amministrazione e degli organismi militari responsabili dell'arsenale di La Spezia, la Commissione stabilisce di costituire un apposito gruppo di lavoro, coordinato dallo stesso relatore, avente il compito di procedere a tutti gli accertamenti necessari per fare piena luce sull'intera vicenda, ivi compresi gli aspetti concernenti le attività di smaltimento delle ceneri della centrale termoelettrica di La Spezia e le attività militari, inclusa la produzione di armi da parte della società Oto Melara.

9.3. L'attività dell'autorità giudiziaria.

Si è già detto della perplessità in merito alla non-azione della sollecitata magistratura spezzina nei confronti della discarica di Pitelli. Attualmente è stato possibile apprendere che sono in corso diversi incidenti probatori per acquisire elementi processuali certi in vista della futura fase dibattimentale. Non è possibile pertanto esprimere alcun parere sull'andamento della vicenda giudiziaria. Questa Commissione ritiene, tuttavia, di dover sollecitare pubblicamente gli organi competenti affinché la polizia giudiziaria impegnata (il nucleo di polizia forestale di La Spezia) sia dotata di elementari strumenti di lavoro, nonché retribuita con il pagamento delle ore straordinarie. Si tratta di questioni che potrebbero apparire non degne di comparire in una relazione al Parlamento; è invece vero il contrario, non essendo accettabile il fatto che uomini dello Stato siano costretti a lavorare per diverse ore a titolo volontario.
La vicenda giudiziaria di Borghetto Santo Spirito è invece giunta alla fase dibattimentale, con tempi lunghissimi, per cui sono ormai caduti in prescrizione i reati connessi allo smaltimento illecito dei rifiuti: sono tuttora valide, invece, le ipotesi di disastro doloso e tentato inquinamento delle falde acquifere. Ciò dimostra ancora una volta come sia del tutto necessaria l'introduzione nel codice penale italiano della nozione di delitto ambientale, con previsioni di pene tali da poter utilizzare strumenti di indagine adeguati, con prescrizione dei reati in tempi più lunghi. Si rimanda anche in questa occasione al documento su tale materia già approvato da questa Commissione.
Non si tratta, come evidenziano il caso di Borghetto Santo Spirito o quello di Pitelli, di accanimento giudiziario: è opinione di questa Commissione che atti che hanno terribili conseguenze sul territorio, e sulle persone che lo abitano, non possono essere sanzionati semplicemente in via amministrativa.


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9.4. Gli altri episodi di illeciti nel ciclo dei rifiuti.

Orazio Duvia, citato quale protagonista della vicenda di Pitelli, ha già patteggiato due condanne (insieme a Guido Bernacca, Natalino Rebecchi, Rinaldo Zona, Giancarlo Motta e Antonio Andreani) per la gestione della discarica di Vallescura. Le condanne sono state inflitte dalla pretura di La Spezia nel 1993 e nel 1994. A seguito di queste, va sottolineato, nessuna pubblica amministrazione ha ritenuto di dover intervenire nei confronti dei condannati, che hanno continuato ad operare nel settore.
Ma l'area di La Spezia appare interessata da una gestione oligopolistica e priva di controlli nel settore rifiuti: le società che si aggiudicano la realizzazione delle discariche sono, infatti, tutte collegate tra loro. Andreani compare ad esempio nelle vicende giudiziare inerenti la discarica di Monte Montada, per le quali è sottoposto a procedimento giudiziario anche l'ex sindaco della città Lucio Rosaia. Così come la società Sistemi Ambientali (riconducibile alla «galassia» Duvia) è in lizza per gestire la discarica di Bosco di Checco e realizzare quella di Val Bosca.
In provincia di Savona sono state rinvenute discariche abusive soprattutto a Cairo Montenotte ed a Magliolo: in questi due centri sono state rinvenute ingenti quantità di rifiuti di ogni tipologia, provenienti anche in questo caso da importanti aziende nazionali.
Le altre due province liguri (Genova ed Imperia) sono state anch'esse teatro di episodi di illecito smaltimento, anche se non nelle dimensioni che hanno colpito lo spezzino ed il savonese. Si ritiene, tuttavia, di dover sollecitare tutti gli organismi competenti ad un maggior controllo del territorio.
Si ricorda che il 27 aprile 1995 la regione Liguria ha emanato la legge regionale n. 39 recante «Istituzione dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente ligure».
A seguito di bando di selezione, l'anno successivo, il 29 luglio 1996, con deliberazione n. 2608, si è provveduto alla nomina del direttore generale. Con successivi provvedimenti ed azioni si è arrivati, con deliberazione n. 2818 del 25 luglio 1997, a provvedere, tra l'altro: all'assegnazione all'ARPAL del personale ad essa spettante, ai sensi di legge, proveniente dalle ASL liguri, nonché del personale regionale necessario alla gestione dell'attività del sistema informativo dell'ambiente e del territorio; alla quantificazione dei fondi necessari all'ARPAL, a valere sul fondo sanitario nazionale.
A partire dal 1o gennaio 1998 l'ARPAL è pienamente operativa.


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