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Saluto del Presidente dell'Unione delle Province d'Italia
Fabio Melilli


Illustre Presidente della Repubblica, Illustri Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, Onorevoli Ministri e Parlamentari, Consiglieri regionali, è con vero piacere che partecipo oggi alla Terza Assemblea delle elette e degli eletti dei Consigli regionali e delle province autonome, che segna l’avvio della VII legislatura delle Regioni a statuto ordinario.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una tendenza allo spostamento dei livelli decisionali verso gli esecutivi e ad un indebolimento del ruolo delle assemblee elettive. Occorre oggi recuperare la centralità dei Parlamenti e delle Assemblee elettive regionali, poiché essi sono la culla della democrazia, della certezza del diritto e degli assetti istituzionali.

E’ allora importante che, nel segno del principio dell’unità della Repubblica e della leale collaborazione tra tutti i poteri che la compongono, la Terza assemblea dei consigli regionali si riunisca proprio nell’Aula di Palazzo Montecitorio, a testimonianza di un impegno e di una volontà di collaborazione tra le istituzioni che, nella Repubblica, svolgono le funzioni legislative.

Le Regioni oggi, infatti, in seguito alla riforma costituzionale del 2001, hanno acquisito una competenza legislativa primaria e paritaria rispetto allo Stato, tanto che la gran parte degli interessi di natura territoriale hanno bisogno di una disciplina di livello regionale. Tuttavia, le leggi regionali, come le leggi statali, devono essere rispettose dell’autonomia normativa che la Costituzione riserva agli Enti locali per la loro organizzazione e per l’esercizio delle loro funzioni istituzionali.

Le istituzioni locali sono fortemente interessate alla collaborazione istituzionale tra il legislatore statale e i legislatori regionali, per il miglioramento della qualità della legislazione. La Costituzione e le leggi riservano ormai ai Comuni e alle Province importantissime funzioni amministrative, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, e siamo tutti consapevoli che non vi è “buona amministrazione” senza una “buona legislazione”.

Se rivolgiamo lo sguardo a quanto è avvenuto nella scorsa legislatura delle Regioni a statuto ordinario, risulta evidente come centrale sia stato lo sforzo per l’attuazione delle nuove disposizioni del titolo V, parte II, della Costituzione.

Molte Regioni hanno già approvato i nuovi statuti. Da una prima lettura ci rendiamo conto che non sempre l’occasione della nuova stagione statutaria è stata sfruttata in modo adeguato e ha consentito di disegnare, in modo partecipato e coerente, un sistema regionale delle autonomie locali, che tenesse conto, fino in fondo, del nuovi principi costituzionali.

Tuttavia, da questa sede, occorre invitare i Consigli regionali a completare quanto prima la fase statutaria, proprio per fornire un quadro di riferimento certo, in ogni regione, a tutti cittadini, le imprese e le istituzioni locali.

I nuovi statuti regionali sono per noi un’occasione per definire anche un assetto originale dei rapporti tra la Regione e gli Enti locali. La questione non riguarda ovviamente solo la previsione del Consiglio delle autonomie locali, ma anche i principi che devono regolare la legislazione in tema di determinazione delle funzioni amministrative: il rispetto effettivo dei principi di adeguatezza, differenziazione e sussidiarietà, che non devono rimanere delle mere enunciazioni, ma devono essere articolati in disposti precisi.

Allo stesso tempo, non dovrebbe restare mera enunciazione neppure il principio di leale collaborazione. Anche se la Corte costituzionale ha legittimato, in una sua sentenza, il ricorso al potere sostitutivo nei confronti degli Enti locali nelle leggi regionali, queste dovrebbero preferire un impianto rispettoso dell’autonomia organizzativa e funzionale degli enti locali, un disegno organico del decentramento amministrativo che utilizzi tutti gli spazi consentiti dall’attuazione dell’art. 118 della Costituzione, il ricorso a strumenti di informazione e di cooperazione rispettosi della pari dignità costituzionale di ogni livello di Governo, piuttosto che il ripristino di desueti strumenti di controllo o di intervento gerarchico.

Al di là della fase statutaria, ci rendiamo conto che, che il nuovo sistema regionale delle autonomie locali può emergere solo dopo che le Regioni abbiano completato l'organizzazione regionale con l'istituzione dei Consigli delle autonomie locali.

E’ pertanto necessario adottare, nel più breve tempo possibile, le leggi per attuare le previsioni statutarie in materia di istituzione e funzionamento dei Consigli regionali delle autonomie locali, nelle quali è possibile recuperare un rapporto più partecipativo tra la Regione e le autonomie locali.

Nei nuovi Consigli delle autonomie locali, i rappresentanti delle Autonomie locali e le loro associazioni potranno contribuire a definire l’indirizzo politico regionale e a migliorare le procedure e i contenuti della legislazione regionale, per consentire ad ogni livello istituzionale di svolgere al meglio il suo ruolo e di rispondere con puntualità alle esigenze dei cittadini e delle imprese.

Una volta stabilizzato il nuovo quadro istituzionale regionale, le istituzioni locali attendono con ansia il completamento dei processi di ricomposizione organica delle funzioni amministrative, in capo ai Comuni e alle Province, in attuazione del nuovo art. 118 della Costituzione.

Le Regioni devono sempre più porsi come enti di legislazione e di indirizzo politico e devono evitare di esercitare funzioni amministrative (direttamente o attraverso gli enti strumentali) che possono benissimo essere esercitate dagli Enti locali.

Occorre attribuire ai Comuni (singoli ed associati) tutte le funzioni di prossimità che possono essere adeguatamente svolte a questo livello, mentre occorre attribuire alle Province tutte le funzioni amministrative per il governo di area vasta, che non possano essere puntualmente esercitate a livello comunale.

In questa prospettiva, dalla nuova legislatura dei Consigli regionali, in quanto Presidente dell’Unione delle Province d’Italia, mi aspetto soprattutto un consolidamento delle istituzioni provinciali e dei nuovi assetti istituzionali emersi dalla riforma costituzionale del 2001.

Questa considerazione vale anche per le Regioni a statuto speciale, nelle quali sarà opportuno aprire il confronto complesso per pervenire ad una modifica degli statuti, al fine di adeguarli ai nuovi principi di autonomia e di leale collaborazione, previsti nella riforma costituzionale del 2001.

 

Alla luce di queste considerazioni, voglio concludere il mio intervento di saluto con l’auspicio che, nella giornata odierna, da tutti i livelli di governo emerga una chiara indicazione a svolgere fino in fondo il proprio compito istituzionale. Per il rilancio del paese, infatti, vi è bisogno di uno sforzo di sistema, della cooperazione e dell’impegno di tutti i soggetti che compongono la Repubblica italiana.