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Intervento del Presidente della Camera,
Pier Ferdinando Casini


Ringrazio il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che onora questa assise con la sua presenza e ne arricchisce in modo così alto il contenuto.

Il mio ringraziamento va al Presidente del Senato della Repubblica, che presiede con me questa assemblea, ed a tutti i senatori e tutti i deputati. La loro presenza ci permette di associare tutto il Parlamento all’augurio che oggi intendiamo rendere agli eletti ed alle elette nelle assemblee regionali e provinciali.

Oggi l’emiciclo di Montecitorio, contrassegnato dai nomi di tutte le regioni, è l’immagine vivente di un’Italia diversa rispetto a quella che siede di solito in questi banchi. Ma è un’immagine altrettanto completa e unitaria, che riflette pienamente la ricchezza del nostro territorio e la varietà delle istituzioni e degli schieramenti che lo governano.

Ringrazio il Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee regionali, Alessandro Tesini, per avermi proposto questa iniziativa: la Camera dei deputati la ospita assai volentieri, a conferma dell’impegno alla massima cooperazione con le Assemblee regionali che la nostra Istituzione ha puntualmente onorato nel corso di tutta questa legislatura.

Al consesso delle assemblee regionali parlerà il presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni. Seguiranno i presidenti dell’ANCI e dell’UPI e il Ministro per gli affari regionali. Interventi non rituali, tutti mirati al cuore del nuovo ordinamento della Repubblica: la collaborazione tra i poteri che la costituiscono ed il difficile equilibrio che essa chiama a realizzare.

Attribuisco un alto significato alla presenza dei rappresentanti delle massime magistrature, suprema garanzia dell’unità dell’ordinamento giuridico, e dei presidenti delle autorità amministrative indipendenti: tutti organi che è giusto riferire alla comunità nazionale nel suo complesso, piuttosto che all’organizzazione dello Stato.

In questa Assemblea, tutto ci parla della ricchezza istituzionale dell’Italia del nostro tempo. La forza e la maturità dell’ordinamento della Repubblica, nelle sue molteplici componenti, sono elementi di speranza per il futuro.

Conosciamo le difficoltà che i processi di riforma istituzionale hanno incontrato in ambito sia nazionale sia regionale. La realtà, nel frattempo, corre più velocemente della politica e costringe la politica ad inseguire le situazioni che si determinano in via di fatto. E’ necessario allora accelerare i tempi: è giunto il momento di stabilizzare i sistemi istituzionali.

In questo senso, dalle regioni ci vengono segnali assai incoraggianti: molti statuti sono stati approvati e molti altri si trovano in uno stadio di elaborazione assai avanzato. Anche le regioni a statuto speciale hanno avviato le nuove procedure che le vedono protagoniste attive del processo di riforma che il Parlamento dovrà assecondare.

Il processo elettorale è stato una manifestazione di vitalità e di forza che si riflette già oggi nelle vostre assemblee. Gli avvicendamenti di maggioranza possono non piacere. Ma essi sono anche la massima espressione del sistema democratico e mettono tutti alla prova a vantaggio dei cittadini: sia chi vince, sia chi perde.

Nelle assemblee contano le maggioranze, come è giusto e naturale: sta a loro dimostrarsi tali giorno per giorno e svolgere il programma di governo, insieme agli esecutivi. Ma contano anche le minoranze: è la loro presenza a conferire democraticità e trasparenza alle decisioni della maggioranza.

Per questo voglio rivolgere un saluto particolare ai consiglieri delle minoranze regionali oggi presenti in questa assemblea, soprattutto a coloro che provengono da un’esperienza di governo. Sono certo che essi porteranno, nella loro azione quotidiana, un valore aggiunto determinante in termini di responsabilità e di capacità di confronto.

Ciò accrescerà la qualità della dialettica quotidiana nelle Assemblee, ma potrà anche condurre alle intese necessarie per migliorare il loro funzionamento, valorizzando ciò che è condiviso e deve restare condiviso al di là e al di sopra delle maggioranze che si succedono nel tempo.

Nel prologo di questa solenne assemblea, è stato presentato il Rapporto sullo stato della legislazione per gli anni 2004 e 2005, una ricerca promossa dalla Camera dei deputati insieme alle assemblee regionali. Ne emerge in modo concreto e documentato un dato di fatto: i principali processi di governo del territorio funzionano solo grazie alla crescente responsabilizzazione e alla costante cooperazione dei poteri dei diversi livelli.

Oggi le politiche portanti di questo Paese possono tenere solo se tutti i livelli di governo vi concorrono attivamente, nella consapevolezza di non esserne solo ingranaggi utili, ma protagonisti indispensabili: protagonisti che si assumono pienamente la propria parte di responsabilità, su un piano di parità con gli altri.

Oggi è cruciale la questione di una politica che non sfugga alla sua quota di responsabilità in tutti gli ambiti in cui agisce e alla capacità di prendere le decisioni che servono quando servono. L’Italia sta vivendo - al suo interno così come nel contesto internazionale - uno dei momenti difficili della sua storia.

L’orrore per la barbara strage di Londra ravviva e accresce la consapevolezza della gravità del pericolo di un terrorismo internazionale ferocemente rivolto contro la popolazione inerme, come negli episodi più oscuri della storia dell’umanità. Alla pena per le vittime e alla solidarietà per un popolo, che sentiamo amico e affratellato dalla comune bandiera europea, si uniscono le preoccupazioni per le minacce rivolte alle nostre città.

Sul piano dell’economia e della finanza pubblica, ci troviamo ad una svolta assai critica, che tocca la struttura della nostra economia: se non viene affrontata con misure altrettanto strutturali, rischia di compromettere i livelli di benessere e la qualità della vita di una larga parte delle nostre famiglie. Il Paese ha però i suoi punti di forza, che vengono sempre fuori nei momenti più difficili, quando l’emergenza spinge ad unire le forze. Qui, in questa assemblea, essi sono ampiamente rappresentati.

L’assemblea odierna dimostra che le autonomie territoriali - quando fanno sistema e quando si organizzano su dimensione nazionale - sono un fattore potentissimo di crescita e di coesione. Un fattore in grado di favorire soluzioni condivise dagli schieramenti politici, equilibrate sul piano territoriale e funzionali agli interessi di tutto il Paese.

Ed è per questa ragione che propongo un patto per l’Italia. Un patto che unisca i comuni, le province, le regioni e lo Stato, quale che sia la maggioranza che li governa.

Un patto che impegni tutte le Istituzioni del Paese ad assumersi con coraggio ciascuna la propria parte di responsabilità, mettendo a disposizione degli italiani tutta la capacità di governo che abbiamo, unendo serietà, passione civile ed integrità morale. Un patto che impegni ad assumere le decisioni che servono a tutti, e non solo quelle che piacciono o possono piacere ad alcuni.

E’ già successo nel nostro Paese. Dunque, può succedere ancora. E’ questa la strada per far ripartire l’Italia; per rimettere in moto - ora e subito - la nostra economia; per garantire a noi e ai nostri figli un futuro di crescita e di progresso.