Seduta n. 476 del 2/2/1999

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(Nube radioattiva nell'Italia settentrionale)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Volontè n. 3-02502, Selva n. 3-03342


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e Messa n. 3-03343 (vedi l'allegato A - Interpellanze ed interrogazioni sezione 5).
Queste interrogazioni, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
Il sottosegretario di Stato per l'ambiente ha facoltà di rispondere.

VALERIO CALZOLAIO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rispondo alle interrogazioni Volonté n. 3-02502, Selva n. 3-03342 e Messa n. 3-03343, sulla presenza di una nube radioattiva nel nord Italia nel giugno del 1998.
A seguito di una segnalazione dell'assessorato alla sanità della regione Lombardia all'ANPA (Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente), nel tardo pomeriggio del 2 giugno 1998, la stessa ANPA prendeva vari contatti con altri laboratori dell'Italia settentrionale, in particolare il laboratorio dell'Arpa Piemonte di Ivrea ed il CRR (Centro di riferimento regionale) di Udine. Le verifiche, effettuate nel giorno stesso e nei giorni successivi in filtri giornalieri (ossia attraverso l'analisi del materiale trattenuto da filtri rimossi e rinnovati giornalmente, che rilevano, quindi, valori integrati sull'aria filtrata soltanto nell'arco delle 24 ore), si sono tutte concluse con esito negativo. Il contemporaneo ritorno a valori di normalità a Milano induceva sia l'ANPA sia le strutture di controllo ambientale locali (ASL di Milano) e regionali (assessorato alla sanità della regione Lombardia) ad ipotizzare un evento di dimensioni locali.
Solamente a partire dal giorno 8 giugno, invece, l'ANPA riceveva dai laboratori dell'Italia settentrionale precedentemente contattati (in particolare quelli di Ivrea e di Udine) risultati di misure integrate effettuate, questa volta, su pacchetti settimanali di filtri, caratterizzati da un aumento di sensibilità rispetto a quella dei filtri giornalieri; ciò consentiva di ottenere un segnale strumentale leggibile che confermava i valori di concentrazione riscontrati a Milano ed estendeva la dimensione geografica del fenomeno. Da quel momento venivano attivati tutti i laboratori presenti nelle regioni confinanti con la Lombardia. Ricevute le necessarie conferme sui valori riscontrati e verificata la presenza del fenomeno anche in altre nazioni europee (Svizzera, Germania e successivamente Francia), l'ANPA, in data 12 giugno, trasmetteva al Ministero dell'ambiente, al Ministero della sanità e al dipartimento della protezione civile una nota informativa, sintetizzante gli elementi acquisiti e le valutazioni effettuate dall'agenzia in merito al fenomeno rilevato. Successivamente alla trasmissione dell'informativa, pervenivano le prime notizie ufficiali dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica di Vienna (fatte proprie anche dalla Commissione europea) in merito al rilascio di radioattività occorso in una acciaieria nei pressi della città di Algesiras, nel sud della Spagna.
L'ANPA non ha ritenuto necessario il coinvolgimento formale di tutti i laboratori regionali del territorio nazionale, sia per l'accertata dimensione geografica del fenomeno di contaminazione (l'arco alpino), sia per il fatto, altrettanto appurato, dell'avvenuto ritorno generalizzato alla normalità dei valori di radioattività nel particolato atmosferico.
Non è stata, inoltre, presa in considerazione l'eventualità di attivare, come rilevato in una delle interrogazioni, le procedure previste nel caso di possibili emergenze nucleari, stante la trascurabilità, da un punto di vista sanitario, dei valori rilevati, risultanti inferiori di alcuni ordini di grandezza alle soglie minime di avvertenza. Si segnala che comportamenti analoghi sono stati tenuti dalle autorità competenti di tutti gli altri paesi europei interessati dal fenomeno.
Nella citata nota informativa dell'ANPA venivano riportati risultati preliminari delle misure di concentrazione di Cs 137 (cesio) in aria, effettuate dai vari laboratori nel periodo di interesse, risultati - come si diceva - trascurabili dal punto di vista sanitario.
L'ipotesi più attendibile in merito alla causa del fenomeno fa riferimento alla fusione accidentale di una sorgente radioattiva


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presente tra i rottami metallici dell'acciaieria Acerinox di Algesiras, nel sud della Spagna.
L'entità del rilascio è stata stimata dall'autorità di sicurezza nucleare spagnola tra 8 e 80 Ci (Curie), ossia tra 1011 e 1012 Bq (Bequerel); una valutazione indipendente effettuata dall'agenzia conferma l'ordine di grandezza indicato.
A partire dai valori rilevati di concentrazione di Cs 137 in aria e dalla stima del corrispondente termine complessivo di rilascio, sono state valutate le deposizioni al suolo e la successiva concentrazione di cesio negli alimenti, particolarmente nei vegetali. Le stime dell'ANPA, in linea con quelle analogamente effettuate dalle altre autorità competenti europee, fanno prevedere che sia i valori di deposizione al suolo, sia i valori di concentrazione negli alimenti si assesteranno su valori inferiori di 1.000-10.000 volte a quelli riscontrati durante l'emergenza Chernobyl. I valori delle concentrazioni dovrebbero portarsi, inoltre, a valori inferiori ad una minima attività rilevabile dagli strumenti in circa uno o due mesi dall'evento di contaminazione.
Sulla base di queste ultime considerazioni, l'ANPA non ha suggerito di adottare alcun provvedimento. Certo, lo specifico evento suggerisce ancora una volta - voglio ribadirlo a nome del Ministero dell'ambiente e del Governo - l'opportunità di dedicare la massima attenzione, in ambito nazionale e sovranazionale, al problema dei controlli sui materiali potenzialmente a rischio, come sorgenti radioattive o materiali ferrosi contaminati. Da questo punto di vista si potranno trovare adeguate soluzioni con il decreto ministeriale attuativo del decreto legislativo n. 230 del 1995, che disciplina l'obbligo, da parte di quanti, a scopo commerciale o industriale, trattino rottami metallici, di effettuare controlli radiometrici.
In merito alle questioni sollevate dall'onorevole Messa, riferisco che, su richiesta del Ministero dell'ambiente, è stata progettata ed è in fase di avviamento una campagna di controlli congiunti ANPA-NOE sugli impianti siderurgici che utilizzano rottami ferrosi di importazione; inoltre, è in fase di attuazione il disposto della legge n. 344 del 1997, concernente interventi in campo ambientale, che prevede l'installazione ai valichi di frontiera di sistemi per la rilevazione della radioattività dei metalli di importazione, alla cui utilizzazione e controllo è addetto il corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Si vuole segnalare, poi, che non appena ratificata dal Parlamento italiano la convenzione per la protezione delle Alpi - ricordo che sta per aver luogo un'audizione in Commissione affari esteri che spero consenta di far pervenire presto all'Assemblea il provvedimento per la ratifica di tale convenzione (siamo l'unico paese a non averlo fatto) - ed i protocolli di settore attuativi della stessa e già sottoscritti dalle parti (nel nostro paese come in quelli dell'arco alpino), si dovrà dare attuazione agli impegni previsti dal protocollo energia. Le parti contraenti mirano a contenere gli effetti negativi delle infrastrutture energetiche sull'ambiente e sul paesaggio, inclusi quelli relativi alla gestione dei loro rifiuti, attraverso l'adozione di misure di carattere preventivo per le nuove realizzazioni, ed il ricorso, ove necessario, ad interventi di risanamento nel caso di impianti esistenti.
Ho preparato una nota che specifica più diffusamente quali siano gli impegni che l'Italia assume con la ratifica della convenzione e dei relativi protocolli; mi sembra che essi vadano nel senso auspicato da tutte le interrogazioni presentate. Per non dilungarmi oltre, chiedo di poter allegare tali considerazioni integrative della mia risposta in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-02502.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, signor sottosegretario, sono soddisfatto della sua risposta. L'unica osservazione


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che volevo farle, ma probabilmente non è colpa sua, è che se, come lei ci ha detto, il ministero ha ricevuto un'informativa su tali allarmanti notizie - anche se poi i dati sono risultati trascurabili, molto inferiori alle soglie minime -, sarebbe stato forse più opportuno, considerato anche lo sconcerto e la preoccupazione che dette notizie hanno suscitato nella settimana compresa tra il 12 e il 18 giugno, fornire qualche informazione. Lascia un po' sconcertati il fatto che si risponda dopo un anno a queste interrogazioni, che potevano avere un effetto diverso.
La ringrazio, comunque, per le corrette informazioni che ci ha dato.

PRESIDENTE. L'onorevole Messa ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-03343 e per l'interrogazione Selva n. 3-03342, di cui è cofirmatario.

VITTORIO MESSA. Signor Presidente, non posso ritenermi soddisfatto della risposta del sottosegretario. Più correttamente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto nel senso che, da un lato, prendo atto della relazione che ci è stata letta in risposta alle interrogazioni presentate, dall'altro, mi chiedo se valga la pena aspettare otto o nove mesi per ottenere la risposta ad una interrogazione urgente riguardante l'inquinamento radioattivo. Il sottosegretario, nella sua relazione particolarmente accurata, ha però evitato di rispondere su due o tre aspetti che che ci inquietavano di più.
Noi prendiamo atto a distanza di qualche mese del fatto che la situazione è stata sempre sotto controllo. Ad ogni modo, avevamo chiesto di essere tranquillizzati su questo aspetto.
Abbiamo anche chiesto, sottolineando un aspetto inquietante della vicenda, per quale motivo una notizia potenzialmente così grave fosse stata nascosta per molti giorni e chi avesse materialmente deciso di tenere all'oscuro la popolazione di una notizia del genere. I sospetti sono difatti legittimi. Infatti, è sembrato che prima di riferire una notizia così grave come quella sull'inquinamento radioattivo, dovuto ad un accertato aumento della presenza di cesio 137 nell'atmosfera, il ministero si sia voluto assicurare da quale nazione provenisse la fonte inquinante. Se così fosse, e il sospetto è legittimo - me lo consentirà il sottosegretario -, noi ci troveremmo di fronte ad una situazione assolutamente inaccettabile.
Inoltre, quello che non ci convince nella risposta del sottosegretario è il ruolo svolto dai laboratori dell'ANPA. Ci pare davvero poco spiegabile che in data 2 giugno i laboratori regionali dell'ANPA abbiano segnalato una presenza sostanzialmente irrilevante di inquinamento radioattivo e poi, qualche giorno dopo, tale presenza sia stata invece considerata più rilevante dai laboratori dell'ANPA dislocati nelle altre regioni e sia quindi scattata l'emergenza. Questa vicenda non ci convince perché è noto che rilevare il tasso di inquinamento nell'atmosfera è più agevole quando esso raggiunge il suo picco, cioè in epoca più ravvicinata al momento scatenante che - è stato accertato - si è verificato nell'acciaieria di Algesiras, in Spagna, in data 25 maggio 1998.
Chiediamo al sottosegretario - da noi conosciuto come una persona estremamente sensibile su questi problemi - di verificare le procedure utilizzate o la possibile leggerezza o superficialità dei laboratori regionali dell'ANPA. È infatti inspiegabile che il 2 giugno, in epoca più ravvicinata al momento della fuga radioattiva, non si segnalassero tracce di inquinamento da cesio 137 nell'atmosfera e poi, dopo otto o nove giorni, quando l'inquinamento avrebbe dovuto essere sostanzialmente diminuito o, comunque, rilevabile con minore facilità, dati i picchi inferiori, vi sia stato un ripensamento dei laboratori dell'ANPA delle regioni confinanti e sia stato segnalato lo stato di allerta.

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