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Doc. XXIII n. 34


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3. La situazione dei territorio.

3.1. I rifiuti urbani e la raccolta differenziata.

La prima e più eclatante emergenza siciliana è quella relativa a questa tipologia di rifiuti. Il commissariamento è - come accennato in apertura - solo il punto finale di una presa d'atto di una situazione insostenibile.
La produzione dei rifiuti urbani in Sicilia è stimata nell'ordine di 4 mila tonnellate al giorno dalle autorità regionali e nelle 6,8 mila tonnellate al giorno dall'ANPA e dall'Osservatorio nazionale sui rifiuti. La proiezione annuale offre una forchetta che va da un minimo di 1 milione 460 mila tonnellate annue (secondo l'assessorato regionale) a 2 milioni e mezzo di tonnellate annue secondo le autorità nazionali (11).

(11) I dati degli organismi nazionali si riferiscono al 1997. Per il 1995, la Legambiente aveva stimato 2 milioni e 400 mila tonnellate. In termini di quantità prodotte, secondo una stima della CRS-Proaqua-IRS, in Sicilia viene prodotto il 15,7 per cento del differenziato sul totale delle regioni meridionali.

A fronte di questa produzione è persino difficile per la Commissione offrire un numero certo di discariche. Nel 1997, l'ANPA e l'Osservatorio nazionale ne avevano censite 66, ma solo nelle province di Palermo e Caltanissetta. Nell'audizione del 14 luglio 1999, il presidente Capodicasa ha tuttavia fatto riferimento a circa 20 discariche controllate (di cui 10 ancora non in funzione) e ben 150 autorizzate in emergenza, prima ex articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 915 del 1982 e, oggi, ex articolo 13 del decreto legislativo n. 22 del 1997. A queste devono essere sommate le discariche abusive, la cui esistenza nessuno nega. A questo proposito va evidenziato tuttavia che solo la provincia di Caltanissetta ha indicato l'esistenza di tre discariche abusive (12); dalle altre province siciliane non è giunta alcuna informazione ufficiale, indice quanto meno della non sufficiente attenzione con cui viene affrontato il fenomeno.

(12) Si tratta di quelle scoperte nella zona industriale di Caltanissetta, in Contrada La Spia e in Contrada Piana del Signore, in agro di Gela.


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In questo quadro ben poco tranquillizzante, la situazione della raccolta differenziata è disastrosa. La Sicilia nel 1997 si attestava su una percentuale di differenziazione della raccolta dello 0,8 contro una media nazionale del 9,4.
Al riguardo, occorre sottolineare, tuttavia, che di questo grave ritardo stanno ormai prendendo coscienza le amministrazioni a tutti i livelli. Il presidente Capodicasa, innanzitutto, ha più volte affermato che è impegno della giunta da lui presieduta di innescare un circuito amministrazioni-cittadinanza volto a far comprendere prima di tutto sul piano civico e culturale quanto sia importante una corretta e razionale attività di raccolta. Egli ha affermato che si tratta di una battaglia difficile e lunga, ma che - a partire dalle città più grandi - si sta già affermando una nuova mentalità. In qualità di commissario delegato all'emergenza, del resto, il presidente della regione ha affermato di essere intenzionato a perseguire con determinazione l'obiettivo del 5 per cento che l'ordinanza ministeriale gli prefigge.
Maggiore sensibilità verso la raccolta differenziata stanno mostrando ormai anche le amministrazioni provinciali (è - in particolare - il caso di Ragusa) e comunali.

3.2. Situazioni particolari.

3.2.1. La discarica di Bellolampo (PA).

Questo impianto insiste nel subambito D del piano provinciale di Palermo per i Rsu e i rifiuti speciali. Essa è la sola tra quelle realizzate e previste dal piano regionale rifiuti (23o comprensorio, ora comprensorio 24/I secondo il piano provinciale rifiuti) ai sensi del decreto del presidente della regione Sicilia del 6 marzo 1989 (cfr. il \s 2.1.). Risulta inoltre l'unica ad essere gestita da un'azienda municipalizzata, l'AMIA di Palermo. Una vasca di recente attivazione ha una capacità di stoccaggio di 1.400.000 metri cubi. A causa della ben nota emergenza rifiuti che ha, nei tempi recenti, messo in evidenza le carenze strutturali dei servizi e degli impianti regionali di smaltimento dei RSU ed anche di altre tipologie di rifiuti speciali, sono state emessi numerosi provvedimenti di contingibilità ed urgenza ai sensi dell'articolo 13 del decreto n. 22 del 1997 che hanno comportato il conferimento di Rsu da altri comuni insistenti nell'ambito della provincia di Palermo (Santa Flavia, Bagheria, Termini Imerese, Altofonte, Trabia, Ustica). Conseguenza di ciò è stata che sono saltate le previsioni temporali di durata della nuova vasca in esercizio e che, per come riferito dai responsabili dell'azienda nel corso del sopralluogo della Commissione, hanno ridotto in maniera rapida i volumi residui rendendo in un certo senso vani gli apprezzabili sforzi dell'azienda volti a ridurre la produzione dei rifiuti con l'attivazione della raccolta differenziata.
L'Amia ha già predisposto un progetto di massima per una piattaforma integrata per la gestione del ciclo dei rifiuti in cui dovrebbero essere installati un impianto di compostaggio (in fase di progettazione) della frazione umida (mercatali, mense, ristoranti, verde da giardini pubblici e privati, rifiuto domestico organico raccolto con il sistema porta a porta) per ottenere un compost di qualità, un impianto di selezione della frazione secca multimateriale dei Rsu, un


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impianto per il trattamento di smontaggio, triturazione e separazione della frazione metallica dei rifiuti ingombranti raccolti porta a porta, un impianto di compattazione e trasferenza, un impianto di incenerimento di rifiuti ospedalieri, un impianto di trattamento e triturazione di inerti, una discarica di prima categoria per accogliere i residui di lavorazione dei rifiuti. In riferimento all'impianto di incenerimento dei rifiuti ospedalieri di Palermo, le difficoltà sono soltanto legate all'iter amministrativo che con la situazione del commissariamento potrebbe avere un percorso preferenziale rapido essendo l'impianto materialmente già disponibile e assemblabile con tutte le sue unità operative.
La discarica attuale, a seguito dell'emergenza rifiuti di cui si è detto, andrà in esaurimento intorno al giugno del 2000 e ciò potrà comportare un'ulteriore grave emergenza per il comune di Palermo a meno che non vengano acquisiti dal demanio militare nuovi siti attigui alla discarica stessa e utilizzati al momento come poligono di tiro. In tal senso l'Amia si è già attivata a chiedere al Comando Militare Autonomo della Sicilia, in data 16 giugno 1999, la disponibilità dell'area demaniale da permutare eventualmente con altra che possa essere di utilità allo stesso demanio militare.
Da un punto di vista costruttivo la nuova vasca di discarica è realizzata con moderne tecnologie. L'area complessiva di discarica è di 60 mila mq. I rifiuti smaltiti nel 1996 e nel 1997 sono stati rispettivamente 349 mila e 471 mila tonnellate. La gestione risulta buona a giudicare anche dalla compattazione giornaliera della massa di Rsu depositata (fattore di compattazione tra 0,8 e 0,9). Essa è provvista di manto di impermeabilizzazione, di fossa di raccolta del percolato che periodicamente viene prelevato per essere irrorato sui rifiuti stessi. È inoltre già installato un impianto di captazione del biogas. Essendo stato il sito negli anni passati commissariato, si sono resi necessari alcuni controlli della falda sottostante, affidati in data 19 giugno 1998 dall'Amia al Dipartimento di geologia e geodesia dell'università di Palermo (professor G. Cusimano). Tali controlli sono previsti nei pozzi esistenti nella zona della discarica con cadenza trimestrale. La convenzione stipulata con l'università prevede tre fasi e cioè la progettazione di una rete di monitoraggio delle acque di falda in relazione ai potenziali fenomeni di inquinamento da correlarsi eventualmente alla discarica, una fase di collaborazione tecnico-scientifica per la realizzazione e messa in esercizio della rete stessa, una terza fase comprendente l'addestramento e la formazione del personale tecnico da adibire alla gestione della rete. La prima fase comprendente rilievi geologici, idrogeologici e geomorfologici è stata già ultimata. La relazione depositata dal professor Cusimano evidenzia che, a seguito di un confronto tra le acque di falda e il percolato della discarica, non sono state evidenziate contaminazioni dell'acquifero profondo di pertinenza all'area della discarica ma solo fenomeni di tracimazione del percolato che hanno interessato soltanto lo strato superficiale del sito.

3.2.2. L'impianto di compostaggio di Trapani.

L'impianto è stato progettato per il trattamento (selezione) dei Rsu tal quali e per l'ottenimento di compost e Cdr. Nel 1996 sono state


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trattate 21.750 tonnellate di Rsu indifferenziati. Una discarica, non del tutto correttamente gestita e sprovvista di sistemi di captazione di biogas e di percolato, è asservita all'impianto per ospitare i residui della selezione (sovvalli). Nel sito insiste anche un forno di incenerimento per rifiuti ospedalieri progettato dalla società De Bartolomeis mai entrato in funzione. I rifiuti vengono conferiti dal comune di Trapani e da altri 8 comuni vicini. Nell'impianto operano 35 dipendenti. L'attuale linea di produzione mostra difetti operativi e impiantistici per come risulta dalla qualità del compost ottenuto che non sembra abbia una collocazione idonea sul mercato; dalla qualità dei sovvalli, dalla presenza nell'area impiantistica di maleodoranti emissioni derivanti dalla degradazione della componente organica del rifiuto in arrivo, segno dell'assenza di un sistema di captazione degli odori. La componente metallica ottenuta dalla selezione ha avuto in passato un temporaneo utilizzo presso le acciaierie di Catania. Tutto ciò spiega l'esigenza dell'attuale gestore di potenziare l'impianto con unità tecnologiche più innovative in corso di installazione (macchine rivoltacumuli, sistema di captazione degli odori, eccetera).

3.2.3. La discarica di Portella Arena.

Il sito è attualmente classificabile come discarica di 1a categoria ai sensi della delibera del 27 luglio 1984. Essa sorge in un luogo caratterizzato da terreni alluvionali e da terreni litoranei di dune sabbiose, secondo quanto riportato nella Carta di utilizzazione del suolo della Sicilia del CNR. L'utilizzo della discarica quale sito di smaltimento di ogni sorta di materiali è precedente all'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982 ed è molto verosimile che oltre a rifiuti inerti e urbani siano stati conferiti anche rifiuti ospedalieri e da attività artigianale. A seguito dell'emanazione del decreto del presidente della regione siciliana n. 35 del 6 marzo 1989, che prevedeva interventi a breve e medio termine e a lungo termine, l'assessorato al territorio ambiente della regione autorizzava con decreto n. 227 del 1991 e per la fase a breve-medio termine l'adeguamento e l'ampliamento del sito per l'utilizzo esclusivo del comune di Messina. Date le condizioni precarie del sito e soprattutto ai fini dell'adeguamento al decreto legislativo n. 22 del 1997, l'amministrazione comunale di Messina, in forza dell'articolo 42-ter della legge regionale n. 21 del 1985, affidava con delibera della giunta comunale n. 603 del 1998 e a trattativa privata ad una associazione temporanea d'imprese (LIMOTER ed altri soggetti) la gestione della discarica, la costruzione e la gestione di interventi integrati con l'obiettivo della messa in sicurezza del sito, del recupero ambientale e della realizzazione, in una porzione del sito, di una discarica di seconda categoria 2B per accogliere le tipologie di rifiuti speciali. Nel sito sono stati conferiti fino al recente sequestro da parte dell'autorità giudiziaria Rsu, rifiuti inerti e molto verosimilmente anche rifiuti ospedalieri, ed infine anche rifiuti metallici ingombranti (beni durevoli) a cui è stato anche appiccato il fuoco in tempi assai recenti. La discarica è priva di ogni sistema di captazione di biogas, di percolato e di pozzi di controllo della falda. Le caratteristiche del sito sabbioso


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unitamente alla totale mancanza di manti di impermeabilizzazione sono stati certamente la causa dei recenti smottamenti, dilavamenti e frane a seguito di forti piogge che hanno comportato gravi problemi alla incolumità delle persone tanto da convincere la magistratura a porre il sito sotto sequestro giudiziario (v. infra \s 6.2.3.).

3.2.4. La SGS Thompson Microelectronics di Catania.

Costituisce un esempio di sana imprenditoria che attua un'attenta politica di gestione dei diversi comparti ambientali, in particolare di quello dello smaltimento dei rifiuti, per come si è evidenziato nel corso della visita della Commissione e del sopralluogo agli impianti. La SGS Thompson opera nel settore dei semiconduttori su un sito la cui superficie è di 119.700 mq.
Due sono le unità produttive contrassegnate dalle sigle DSG e M5. Dal sopralluogo effettuato dalla Commissione e dalla dichiarazione ambientale del 1997 si desume che i rifiuti prodotti nel 1996 (esclusi quelli assimilabili agli urbani) sono stati in quantità di poco inferiore alle 1000 tonnellate, per la gran parte (86 per cento) classificabili speciali non pericolosi. Nel 1996 sono state smaltite circa 22 tonnellate di trasformatori contenenti PCB, sicché oggi nello stabilimento non vi è più la presenza del pericoloso contaminante. L'azienda si è data una procedura interna di gestione dei rifiuti ed in particolare di quelli pericolosi che prevede un severo controllo dei quantitativi di rifiuti stoccati, la loro alienazione con l'utilizzo di aziende specializzate e qualificate. La gran parte dei rifiuti speciali non pericolosi consiste in fanghi di depurazione per i quali in sostituzione dello smaltimento in discarica autorizzata si sta ipotizzando, date le caratteristiche del rifiuto, il ricorso al riciclo in impianti per la produzione di laterizi. Per ciò che riguarda la produzione di rifiuti assimilabili agli urbani, la produzione del 1996 è stata di circa 1000 tonnellate. Per tale tipologia è in corso di studio e progettazione un'isola ecologica interna avente una superficie di 500 mq per la raccolta differenziata, in accordo con il comune di Catania in modo da permettere il riciclo della frazione secca. Per evitare gravi problemi di contaminazione del suolo, in considerazione delle sostanze chimiche che si utilizzano nel ciclo produttivo (acidi inorganici e solventi aromatici e clorurati), l'azienda si è data un programma di monitoraggio della falda attraverso l'analisi di campioni di suolo e di falda ed ha proceduto all'eliminazione dei serbatoi interrati sostituendoli con strutture fuori terra ispezionabili. È già attiva dal 1997 l'applicazione dell'Environmental Management Audit System (Emas) che coinvolge tutti i settori dell'azienda nel raggiungimento degli obiettivi ambientali. Uno degli obiettivi piu importanti da raggiungere, nel settore dei rifiuti, è il cosiddetto «Concetto di scala» che si dovrà attuare considerando solo le attività che abbiano un impatto economico positivo e cioè: prevenzione della formazione dei rifiuti (risparmio all'origine), riuso (evita la sostituzione di sostanze nuove), riciclo (recupera materiali) riciclo della frazione organica (compostaggio o biometanazione), combustione con recupero di energia.


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3.2.5. Le raffinerie di Gela.

3.2.5.1. Il sito Agip.

Si tratta di una raffineria dalla capacità di 5 milioni di tonnellate annue. Gli elementi più significativi del sito sono dati da due impianti di distillazione atmosferica, da un impianto di distillazione sottovuoto, da uno Gofiner, da due Coking, da uno di cracking catalitico, da uno di alchilazione e da un impianto Claus per il recupero dello zolfo. A servizio della raffineria vi è una centrale termoelettrica da 262 megawatt, un impianto biologico ad alimentazione mista industriale e civile (trattamento delle acque di scarico oleose di raffineria e dei reflui urbani della città di Gela) ed un parco serbatoi con una capacità di stoccaggio di 1 milione e 220 mila metri cubi. La raffineria occupa 1621 persone, l'indotto circa 600.
Scarsi sono per il momento i dati pervenuti in Commissione sulla produzione di rifiuti. Il dato relativo al 1998 dei rifiuti totali prodotti (23 mila tonnellate), peraltro non disaggregato per tipologia di rifiuti (pericolosi e non), desumibile dal bilancio ambientale appare poco attendibile, probabilmente perché va migliorata l'acquisizione dati provenienti dai vari reparti della raffinazione, essendo la procedura di gestione del ciclo dei rifiuti ancora non adeguata al decreto legislativo n. 22 del 1997.
Ha destato particolare impressione nella delegazione che ha visitato il sito la vista, tra l'altro, di un grande bacino di residui oleosi maleodoranti che sono ancora in attesa di trattamento e smaltimento ma che di certo contribuiscono alla contaminazione della falda da tempo in atto. La realtà della gestione del ciclo dei rifiuti appare in antitesi con il giudizio espresso dall'estensore del bilancio ambientale 1998, il quale afferma che «[...] gli impianti di smaltimento interno che assicurano la corretta gestione dei rifiuti prodotti dallo stabilimento». Un caso attualmente all'esame della Commissione riguarda lo smaltimento di un fondame proveniente dall'Agip di Gela e prelevato dal Lip di Siracusa a supporto di un intervento in campo della Guardia di finanza su richiesta della Commissione stessa. Appaiono non idonee la classificazione del rifiuto, le modalità analitiche, la credibilità del laboratorio affidatario (Catanzaro), la credibilità dell'intermediario Sbi, già noto peraltro alla magistratura locale. Gli smaltitori utilizzati dalla raffineria sono: la Nico, la discarica SMA.RI., la ditta Aprile, la discarica Andolina, la discarica Igm1, la discarica Barbis di Acireale, la Bodein di Pozzallo. Ciò costituisce, secondo la Commissione, un chiaro esempio di quanto grande sia la carenza di impianti di smaltimento al di fuori del sito di Gela nella provincia di Caltanissetta e come gli smaltimenti siano orientati in maniera quasi totale sugli impianti del siracusano.

3.2.5.2. Il sito Enichem.

Numerosi quesiti sono stati posti al management dell'impianto il quale ha anche illustrato l'attività di produzione. Ne è seguita una visita in campo, nel corso della quale, sono stati ispezionati i siti delle


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discariche interne autorizzate (insufficienti, a giudizio della Commissione, come capacità di stoccaggio per far fronte alla produzione di rifiuti che necessitano di essere smaltiti). Qualche tempo dopo la visita è stato trasmesso all'impianto un questionario «ad hoc». Nel corso della visita in campo, si è assistito ad una fase del processo di inertizzazione dei fanghi contenenti mercurio, per tanti anni smaltiti direttamente sul terreno in prossimità della linea di costa. L'operazione di trattamento, effettuata a cura di una società del gruppo Agip, la Ecotherm, non è sembrata idonea alla Commissione, i cui consulenti, dopo aver consultato gli atti autorizzativi della regione e dopo aver ascoltato dai tecnici dell'impianto la descrizione del processo, non ritengono che il chimismo ipotizzato garantisca la insolubilizzazione del mercurio nella matrice cementizia e sono altresì perplessi sull'efficacia dei controlli da parte del locale Lip. I cubi di cemento, che dovranno a loro volta essere conferiti in una discarica interna ad hoc predisposta, potrebbero nel tempo rilasciare nuovamente il mercurio che si suppone sia stato inertizzato.
La situazione della falda che insiste sotto il sito Enichem-Agip è assai precaria a giudicare anche dal numero elevato di piezometri installati per il monitoraggio e da quello dei pozzi di emungimento. Il bilancio ambientale 1998 risulta scarno e povero di dati utilizzabili per una corretta comprensione della gestione del ciclo dei rifiuti. La lettura preliminare del questionario consente invece di capire che, anche a seguito dell'intervento della Commissione, l'impianto si è dato una serie di procedure credibili (che comunque dovranno essere interiorizzate dal personale), grazie anche ad un efficace sforzo del management sensibilizzato anche dalla visita stessa. Rimane tuttavia, a giudizio della Commissione, da compiere un ulteriore notevole sforzo per allineare gli standard attuali a quelli delle procedure Iso 14000. L'azienda effettua la produzione di prodotti della chimica di base e di intermedi (etilene, ossido di etilene, acrilonitrile, soda fusa e soda in perle, glicoli etilenici). Per dare un giudizio più aderente alla realtà gestionale dei rifiuti prodotti e smaltiti, occorrerà attendere il prosieguo dei lavori della Commissione, data la mole di dati pervenuta. Ciò che si può affermare per il momento è che per gli anni 1993-1994 la responsabilità della gestione degli impianti Enichem era affidata all'Agip Petroli-raffineria di Gela che curava anche le attività legate ai rifiuti prodotti che, a detta del management Eniochem, venivano conferiti alle discariche interne dello stabilimento gestite dall'Agip Petroli. Un primo dato disponibile consente tuttavia di affermare che l'impianto ricicla discrete quantità di residui e che la gran parte dei rifiuti prodotti derivano dall'impianto di produzione dell'acrilonitrile (il dato 1997 è di 51.522.342 metri cubi).

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