Il restauro del Satiro da Mazara del Vallo
| Nella primavera del 1998 nel Canale di Sicilia, su un fondale di circa 500 metri, fu ripescata una statua bronzea, mancante delle braccia e della gamba destra, mentre la sinistra, staccata dal corpo, è stata anch'essa recuperata. L'Opera rappresenta un Satiro, un demone, cioè, facente parte del corteo orgiastico che accompagnava Dioniso, il dio greco del vino. Si potrebbe trattare di un originale greco, datato nell’ambito del IV sec. a.C., oppure di una replica o una creazione più tarda, realizzata tra il II e il I sec. a.C.. E’ noto che, soprattutto dalla conquista della Grecia da parte dei Romani e, comunque, dal II sec. a.C., si sviluppò un notevole commercio di opere d’arte per soddisfare le richieste della colta aristocrazia romana. Dei molti originali di statuaria in bronzo, andati in larga parte perduti, restano copie di marmo realizzate, appunto, dai copisti romani. Alcuni originali sono giunti fino a noi grazie ai ritrovamenti archeologici subacquei (si ricordano i bronzi del relitto di Madhia, in Tunisia, quelli del relitto di Antikitira, in Grecia, lo Zeus di Capo Artemisio del Museo Nazionale di Atene, i Bronzi di Riace …).
Il Satiro di Mazara, di dimensioni alquanto maggiori del vero, costituirebbe, forse, il prototipo al quale si ispirarono artisti di età augustea (Cfr. Il Cammeo in agata calcedonio attribuito a Sostrato, datato alla fine del I a.C., inizi I d.C. ora al Museo Nazionale Archeologico di Napoli) e autori di rilievi su lastre marmoree, in particolare fronti di sarcofagi, databili al II sec. d. C..
L’Essere mitologico è colto in un momento della danza orgiastica, nell’atto di compiere un salto sulla punta del piede destro, con la gamba sinistra sollevata, il busto ruotato e le braccia distese. La testa, abbandonata all’indietro fin quasi a toccare le spalle, offre i capelli al vento in ciocche fiammeggianti, ravvivate dall’ebbrezza divina. Sul braccio sinistro era probabilmente avvolta la pelle di pantera, mentre dalla mano pendeva la coppa di vino vuota. La mano destra scuoteva, invece, il tirso, una lunga asta sormontata da un viluppo di edera a forma di pigna, ornata da nastri di stoffa, attributo di Dioniso e dei suoi compagni. E’ difficile, allo stato attuale, stabilire se il reperto facesse parte di un gruppo statuario più complesso, ovvero fosse una figura isolata.
Nell’ottobre ’98 il Satiro fu affidato alle cure dei tecnici dell’Istituto Centrale per il Restauro, dove sono stati trattati famosi capolavori della bronzistica antica (si ricordano, tra gli altri, l’Efebo di Selinunte, i Bronzi di Riace, il monumento equestre di Marco Aurelio). La superficie del manufatto, al momento dell’arrivo in laboratorio, è apparsa ricoperta da spesse incrostazioni determinate dalle condizioni fisico–chimiche del sito di giacitura. Numerose erano, inoltre, le tracce di organismi marini bentonici. Dagli esami EDXRF è risultata una notevole variabilità del tenore di piombo; la percentuale media di questo metallo è, comunque, abbastanza alta e si attesta attorno al 16 – 17%, quantitativo che si riscontra, abitualmente, in manufatti di età romana.
D’altra parte, all’interno della statua non si sono conservate tracce delle terre di fusione e questo esclude anche la possibilità di pervenire ad una datazione precisa dell’opera, attraverso l’analisi della termoluminescenza. La statua raggiunge un peso complessivo di Kg 108 (96 il corpo, 12 la gamba staccata), mentre lo spessore medio delle pareti metalliche è di circa 6/7 mm.
All’interno è stata collocata una struttura di sostegno di acciaio, costituita da un’asta verticale connessa ad un robusto snodo sferico di base. Le spalle sono sostenute da una traversa superiore, mentre una coppia di raggiere di quattro aste ciascuna fungono da supporti laterali all’interno del torace. Completa il sistema un’asta obliqua per la sospensione della gamba. Il peso complessivo dell’insieme raggiunge circa 140 kg. Il basamento antisismico, sul quale sarà collocata la statua all'interno della ex chiesa di S. Egidio A Mazara del Vallo, è stato realizzato da Europa Metalli, Azienda leader mondiale nella lavorazione del rame e delle relative leghe che, per la progettazione, si è avvalsa del contributo dell’Ansaldo ricerche S.r.l..
(A cura dell’Istituto Centrale per il Restauro) | | |
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