HomePage\Iniziative ed eventi\Mostre, concerti\Anno 2005\Ass. Nazionale\Vasco Errani
Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
Iniziative ed eventi Sei in:

Vasco Errani
Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome


Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Senato, Signor Presidente della Camera, Presidenti dei Consigli regionali, Consiglieri regionali.

Questa occasione è utile per realizzare due obiettivi: quello della chiarezza e quello della collaborazione.

Chiarezza nei ruoli, nelle funzioni, nelle finalità.
Collaborazione per migliorare le relazioni e i sistemi di governo.

Non possiamo certo dividerci su ruoli e compiti che la Costituzione e le leggi di questo Stato fissano in modo netto.

In questa sede dobbiamo piuttosto rilanciare gli spazi per una collaborazione di sistema.

E a questo proposito la prima riflessione che voglio proporre a questa Assemblea riguarda il contesto da cui veniamo, caratterizzato, non di rado, da un andamento caotico.

Il rapporto con il Governo è stato difficile, ma non sono nemmeno mancate difficoltà nelle relazioni tra le Regioni e gli Enti locali e fra gli Esecutivi regionali e le Assemblee.

Una condizione questa che ha finito per indebolire l’idea della concertazione istituzionale e la stessa fiducia dei cittadini verso il processo federale.

Fare chiarezza, dunque, è necessario nell’interesse comune di rilanciare tale processo e dare più forza e qualità al lavoro delle diverse Istituzioni della Repubblica.
Per questo è necesario aprire una fase nuova, prima di tutto nell’interesse del Paese.

Questa è la proposta che avanziamo come Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che mi onoro di presiedere.

Voglio partire dal rapporto tra gli Esecutivi e i Consigli regionali. Proprio alla vigilia di questa assise si è aperto, ne do atto volentieri al Presidente Tesini, un confronto franco e costruttivo fra la Conferenza delle Regioni e la Conferenza dei Presidenti dei Consigli e delle Assemblee regionali. Un confronto che si concluderà, ecco un primo fatto positivo, con un documento comune che ci aiuterà a fare chiarezza e a lavorare bene a vantaggio delle nostre Comunità e delle Regioni.

E’ possibile infatti, è doveroso, superare incomprensioni e trovare con determinazione un terreno comune per evitare ogni possibile confusione istituzionale e per rendere più efficace e qualitativa la relazione fra gli Eecutivi e le Assemblee.

Siamo tutti consapevoli che c’è un ruolo essenziale dei Consigli e delle Assemblee regionali: un ruolo legislativo, di indirizzo e di controllo, che devono essere rafforzati e valorizzati essendo queste funzioni essenziali per la vita delle Regioni e per la qualità della stessa democrazia, per sviluppare la partecipazione dei cittadini.

Così come è chiaro che i Presidenti delle Regioni, che non sono Governatori, c’è già troppo confusione istituzionale, spetta il ruolo costituzionalmente definito di rappresentanza delle Reigoni e di guida degli Esecutivi.

Da questa chiarezza delle diverse funzioni può e deve svilupparsi un lavoro comune per dare una più forte autorevolezza, credibilità ed efficacia alle Regioni italiane.

Ma aprire una fase nuova significa rilanciare e rimotivare l’idea stessa della cooperazione interistituzionale tra le diverse Istituzioni della Repubblica.

Io sono convinto che dopo 35 anni dobbiamo considerare compiuto il processo di maturazione istituzionale delle Regioni.

Se a questo aggiungiamo il quadro di riassetto della Repubblica che il Titolo V ha ridisegnato, appare evidente quanto sia importante la fase che si apre in questa nuova leglislatura a partire dalla approvazione e applicazione dei nuovi Statuti.

E’ una sfida per tutti noi che non possiamo perdere e che dobbiamo interpretare con grande serietà e rigore.

Sul piano nazionale io sono convinto che sia indispensabile ripartire dalla piena applicazione della Costituzine per realizzare una governance che del Paese che sia in grado di confrontarsi con le grandi novità che stiamo vivendo e di rilanciare l’efficacia e la qualità dell’iniziativa delle pubbliche amministrazioni.

Ciò a cui siamo chiamati è dare una prospettiva di rilancio dell’economia, della coesione sociale e del ruolo dell’Italia in Europa e nel Mondo.

Noi siamo pronti a fare fino in fondo la nostra parte, con il dialogo e il confronto con il Governo, le parti sociali e le imprese, rifuggendo da ogni tentazione autoreferenziale o neocentralista, proprio per questo riteniamo essenziale rilanciare la piena collaborazione con i Comuni e le Province italiane.

Rimango convinto che solo così sia possibile garantire il governo del Paese.

Dobbiamo dunque fare tutti un passo avanti.

Del resto nessuna Istituzione funziona a comparti stagni invocando le proprie competenze esclusive. Dobbiamo capire, per esempio, che la concorrenza legislativa è una componente essenziale di ogni disegno di ispirazione federalista e autonomista.

Ciò che occorre allora è praticare un terreno innovativo di cooperazione istituzionale. Questa è l sfida per una nuova governance dei sistemi territoriali e del sistema Paese.

E’ questa l’unica via per interpretare con efficacia i cambiamenti assai impegnativi che ci propone la globalizzazione, l’internazionalizzazione dell’economia, la sfida delle società multietniche.

Ciò a cui dobbiamo aspirare una volta per tutte è di superare l’impasse che è rappresentato dal conflitto.

Il conflitto fra Istituzioni è una sconfitta per tutti.

Consentitemi a questo punto di esprimere una mia personale convinzione: sarebbe bene fare una pausa di riflessione sull’ulteriore processo di modifica costituzionale all’attenzione del Parlamento.

Lo dico perché colgo il rischio di cronicizzare il conflitto istituzionale e perché vedo un procedimento legislativo complicato ed incerto ed un Senato federale che rischia di non poter svolgere le funzioni che gli dovrebbero essere attribuite.

Ciò di cui ci sarebbe bisogno e di riaprire il confronto senza pregiudiziali per dare finalmente un assetto definitivo, funzionale e condiviso, alla nostra Repubblica.

Ci aspettano appuntamenti molto impegnativi, a cominciare dalla prossima Legge finanziaria, per la difficile situazione dell’economia, dei conti pubblici e per la condizione di grave incertezza in cui versa la società italiana.

Le Regioni sono pronte, come ho detto.

Indichiamo insieme le priorità, si delinei una strada virtuosa, per combattere gli sprechi, per spendere meglio, per qualificare la spesa publica. Noi ci siamo.

Ma occorrono rinnovate politiche pubbliche per sostenere la competitività del Paese, qualificare il welfare, rilanciare il Mezzogiorno.

Per questo è indispensabile avviare l’applicazione dell’articolo 119 della Costituzione, anche perché senza l’avvio del federalismo fiscale non sarà possibile garantire l’esercizio delle competenze affidate alle Reioni e alle Autonomie lcoali. Così come va modificato il patto di stabilità interno che comprende oggi tutti gli investimenti e per questo rischia di avere ripercussioni recessive.

E allora l’elaborazione del DPEF e della Finanziaria devono essere l’occasione di un confronto vero per un cambiamento di merito e di metodo.

Lo dico al Governo: non sprechiamo ancora una volta questa opportunità di collaborazione.

Concludo con un’ultima riflessione.

Non ho mai apprezzato la finanza creativa, specie se significa mettere la polvere sotto il tappeto o scaricare problemi ad altri: altri Amministratori, altre generazioni.

Credo invece nelle Istituzioni che sanno lavorare insieme e che producono scelte utili per la società, l’economia, la finanza.

E in questo modo danno o contribuiscono a dare un futuro sicuro al Paese.

Questo penso sia il nostro compito.

Sono certo che le Assemblee e i Consigli delle Regioni e delle Province autonome sapranno raccogliere questa sfida e lavorare per il bene comune.

Sono tempi difficili per chi, come noi, ama la pace, il dialogo e la convivenza.

Gli attentati di Londra vogliono evocare un messaggio di barbarie, dopo New York, Bali, Madrid.

Ebbene noi vogliamo anche oggi unire la nostra voce alle tante che hanno risposto con fermezza che il terrorismo va combattuto e sconfitto.

Gli Italiani ne sono consapevoli, le nostre Comunità lo sanno: insieme sapranno dare un contributo essenziale al radicamento della democrazia, della convivenza civile, della pace, dello scambio fra culture, identità, religioni.