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I Presidenti della Camera dal 1848 al 1943
Il Presidente Antonio Casertano


Antonio Casertano
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ANTONIO CASERTANO è nato a Capua (CE) il 20 dicembre 1863 ed è morto a Napoli il 13 dicembre 1938.

Compie i primi studi a Capua e poi a Maddaloni. S'iscrive alla facoltà di giurisprudenza a Napoli e si laurea nel 1884.Intraprende la professione forense ma continua a dedicarsi allo studio del diritto amministrativo e della legislazione elettorale e pubblica diverse opere sull'argomento: Riforme urgenti (1898), Teorie del voto (1911), Il Diritto di voto (1912) e La legge elettorale commentata (1914).  E' più volte sindaco di Capua e consigliere provinciale, caratterizzando la propria attività politica in senso liberal-democratico. Deciso interventista in occasione del primo conflitto mondiale, si presenta candidato nelle liste della democrazia sociale nel 1919 e, eletto deputato, si iscrive alla Camera al gruppo radicale. La sua specifica preparazione professionale fa sì che nel 1920 sia il relatore della legge di riforma delle elezioni amministrative. Riconfermato deputato nella XXI legislatura presenta nel febbraio 1922 un progetto di legge tendente a trasformare il Senato vitalizio in un'assemblea elettiva di 300 membri (250 eletti a base regionale e 50 di nomina parlamentare) ma il progetto decade.

Antonio Casertano
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E' nominato sottosegretario agli Interni nel primo ministero Facta (26 febbraio 1922-1 agosto 1922) ed è escluso dal secondo ministero Facta a causa della sua manifesta simpatia nei confronti di Mussolini e del conseguente veto popolare e socialista. Deciso fiancheggiatone del fascismo, sostiene in commissione e fa approvare in aula il progetto di legge Acerbo che introduce il sistema maggioritario nelle elezioni politiche. Nel 1924 è eletto alla Camera nel «listone» nazionale ed assume la presidenza della Giunta delle elezioni e convalida la quasi totalità dei risultati nonostante che in aula Matteotti denunci i brogli e le intimidazioni dei fascisti. Dal 13 gennaio 1925 al 21 gennaio 1929 è presidente della Camera che lascia quando viene nominato senatore; negli ultimi anni di vita non esercita più un'influenza decisiva sugli avvenimenti politici.