TOMMASO VILLA è nato a Canale d'Alba (CN) il 29 gennaio 1832 ed è morto a Torino il
24 luglio 1915.
Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza fa pratica nello
studio legale di Angelo Brofferio, di cui diventerà genero, dedicandosi, nel contempo, ad
una vasta attività di pubblicista politico. Collabora a giornali di opposizione e ne
fonda alcuni (Il Mago, La Caricatura, Il Goffredo Mameli), nel 1864 conduce una
strenua battaglia contro la Convenzione di Settembre e l'anno successivo entra alla Camera
ove rimane per tutte le successive legislature sino a quando nel 1909 verrà nominato
senatore. Si schiera, sin dall'inizio, a sinistra partecipando ai lavori parlamentari;
destano una vasta eco alcuni suoi interventi: nell'aprile del 1866 per la revoca della
prescrizione di Mazzini, nel dicembre del 1867 contro l'arresto di Garibaldi e nell'agosto
del 1870 per la denunzia della Convenzione di Settembre. Sostenitore del primo governa
Cairoli, è da questi chiamato nel luglio 1879 al ministero degli Interni che regge sino
al novembre dello stesso anno; nel terzo governo Cairoli passa a Grazia e Giustizia ove
resta fino al maggio 1881. In tale incarico presenta varie proposte di legge per la
riforma del codice di procedura civile e per l'introduzione del divorzio; dirama anche una
circolare ai prefetti perché ostacolino l'attività dei Gesuiti in Italia.
E' eletto per la prima volta presidente della Camera l'11 giugno 1895, ricevendo
268 voti su 441 votan
ti; cessato l'incarico il 6 aprile 1897 viene rieletto il 28 giugno 1900 con voto quasi
unanime (304 voti su 396 votanti), ma due anni dopo (21 febbraio 1902) deve andare in
ballottaggio con Costa (e ben 147 sono le schede bianche o nulle) ed il 10 marzo
1902 gli subentra alla presidenza Biancheri. Oltre all'impegno politico continua a
svolgere l'attività forense ed acquista una notevole fama di avvocato, protagonista in
alcuni celebri processi come quello relativo all'uccisione di Raffaele Sonzogno. Presente
anche nel consiglio comunale e in quello provinciale di Torino, proprio per essersi
alleato con i clericali nelle locali elezioni viene, nel 1906, espulso dalla massoneria
della quale era membro da lungo tempo.