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I Presidenti della Camera dal 1848 al 1943
Il Presidente Tommaso Villa


Tommaso Villa
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TOMMASO VILLA è nato a Canale d'Alba (CN) il 29 gennaio 1832 ed è morto a Torino il 24 luglio 1915.

Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza fa pratica nello studio legale di Angelo Brofferio, di cui diventerà genero, dedicandosi, nel contempo, ad una vasta attività di pubblicista politico. Collabora a giornali di opposizione e ne fonda alcuni (Il Mago, La Caricatura, Il Goffredo Mameli), nel 1864 conduce una strenua battaglia contro la Convenzione di Settembre e l'anno successivo entra alla Camera ove rimane per tutte le successive legislature sino a quando nel 1909 verrà nominato senatore. Si schiera, sin dall'inizio, a sinistra partecipando ai lavori parlamentari; destano una vasta eco alcuni suoi interventi: nell'aprile del 1866 per la revoca della prescrizione di Mazzini, nel dicembre del 1867 contro l'arresto di Garibaldi e nell'agosto del 1870 per la denunzia della Convenzione di Settembre. Sostenitore del primo governa Cairoli, è da questi chiamato nel luglio 1879 al ministero degli Interni che regge sino al novembre dello stesso anno; nel terzo governo Cairoli passa a Grazia e Giustizia ove resta fino al maggio 1881. In tale incarico presenta varie proposte di legge per la riforma del codice di procedura civile e per l'introduzione del divorzio; dirama anche una circolare ai prefetti perché ostacolino l'attività dei Gesuiti in Italia.

  E' eletto per la prima volta presidente della Camera l'11 giugno 1895, ricevendo 268 voti su 441 votan

Tommaso Villa
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ti; cessato l'incarico il 6 aprile 1897 viene rieletto il 28 giugno 1900 con voto quasi unanime (304 voti su 396 votanti), ma due anni dopo (21 febbraio 1902) deve andare in ballottaggio con Costa (e ben 147 sono le schede bianche o nulle) ed il 10  marzo 1902 gli subentra alla presidenza Biancheri. Oltre all'impegno politico continua a svolgere l'attività forense ed acquista una notevole fama di avvocato, protagonista in alcuni celebri processi come quello relativo all'uccisione di Raffaele Sonzogno. Presente anche nel consiglio comunale e in quello provinciale di Torino, proprio per essersi alleato con i clericali nelle locali elezioni viene, nel 1906, espulso dalla massoneria della quale era membro da lungo tempo.