BENEDETTO CAIROLI è nato a Pavia il 28
gennaio 1825 ed è morto a Napoli l'8 agosto 1889.
Dal padre Carlo (professore nella facoltà di medicina e poi rettore
dell'Università di Pavia) e dalla madre Adelaide viene allevato a sentimenti patriottici.
Nel 1848, studente di giurisprudenza, si arruola volontario e partecipa alla Campagna
raggiungendo il grado di tenente. Lo sfortunato esito del conflitto lo porta ad aderire al
programma mazziniano, al quale resta fedele anche dopo il fallimento del moto milanese del
1853. Esule in Piemonte, per sottrarsi ad un ordine di arresto degli austriaci, si accosta
alla politica del Cavour e nel 1859 si arruola nei Cacciatori delle Alpi prendendo parte
attiva ai combattimenti nel corso dei quali muore il fratello Ernesto. Nella spedizione
dei Mille ha il comando di una compagnia ed è gravemente ferito durante la presa di
Palermo. Eletto deputato nella VII legislatura, sarà continuamente alla Camera sino alla
fine della vita.
Esponente di spicco nella Sinistra garibaldina, interviene varie volte nei dibattiti
parlamentari in favore della liberazione di Roma e Venezia; nel 1864, come presidente del
Comitato centrale unitario, continua a svolgere un'intensa opera per legare polacchi ed
ungheresi in un'azione comune contro l'Austria. Nel 1866, membro della Commissione per
l'arruolamento dei volontari, segue Garibaldi al campo; nel 1867, durante il ministero
Rattazzi, convinto che un'azione rivoluzionaria avrebbe liberato Roma, si dedica alla
preparazione dell'intervento del gruppo dei patrioti chi si risolve nello scontro di Villa
Giori, in cui perde la vita il fratello Enrico e viene ferito l'altro fratello Giovanni.
Esponente della Sinistra intransigente, è all'opposizione anche nei confronti del primo
ministro Depretis (marzo 1876), cui succede nel marzo del 1878, dopo essere stato
presidente della Camera per pochi giorni (8-27 marzo), caratterizzando l'azione del
governo in favore dell'edilizia scolastica, ma non riuscendo ad abolire la tassa sul
macinato. Il 17 novembre 1878 Cairoli, che accompagna Umberto I, fa scudo al sovrano e
riceve, motu proprio, la medaglia d'oro al valor militare, ma nel dicembre è
costretto a dimettersi perché la sua politica interna viene giudicata troppo tollerante
nei confronti delle organizzazioni sovversive. Torna alla guida del governo dal luglio al
novembre 1879 e, ricevuto subito il reincarico, lo tiene sino al maggio del 1881, quando
si dimette a seguito del trattato con cui la Francia assume il protettorato sulla Tunisia.
Dopo alcuni tentativi di tornare ad incidere sulle vicende politiche nazionali, si dedica
alla politica locale divenendo presidente del Consiglio Provinciale di Pavia; insignito
del Collare dell'Annunziata. Muore, ospite del re, nella villa di Capodimonte a Napoli l'8
agosto 1889.