Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 714 del 30/11/2005


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI

La seduta comincia alle 10.

VITTORIO TARDITI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Amoruso, Armani, Armosino, Ballaman, Boato, Cicu, Colucci, Contento, Dell'Elce, Di Virgilio, Fontanini, Gamba, Garagnani, Martusciello, Palumbo, Raisi, Ramponi, Rosso, Santelli, Saponara, Scarpa Bonazza Buora, Stucchi e Tanzilli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Votazione finale del disegno di legge: S. 3617 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (Approvato dal Senato) (A.C. 6176) (ore 10,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione finale del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento. La votazione finale è, come convenuto, avrà luogo nella seduta odierna.
Dobbiamo pertanto procedere alla votazione finale del provvedimento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,30.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto: ricordo che ci accingiamo a procedere alla votazione finale del disegno di legge di conversione n. 6176.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 6176)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.


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Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 6176.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3617 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria) (Approvato dal Senato) (6176):

(Presenti 407
Votanti 406
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato
251
Hanno votato
no 155).

Prendo atto che gli onorevoli Zama e Giuseppe Gianni non sono riusciti a votare.
Prendo atto che l'onorevole Gianfranco Conte ha erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Colleghi, un po' di silenzio, per cortesia: non siamo mica al Foro Boario!

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra la Repubblica italiana e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, fatto a Parma il 27 aprile 2004 con allegato Scambio di lettere, effettuato a Roma il 5 luglio 2004 ed a Bruxelles il 23 agosto 2004 (A.C. 5964) (ore 10,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra la Repubblica italiana e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, fatto a Parma il 27 aprile 2004 con allegato Scambio di lettere, effettuato a Roma il 5 luglio 2004 ed a Bruxelles il 23 agosto 2004.
Ricordo che nella seduta del 21 novembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5964)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5964 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, noi voteremo a favore del disegno di legge di ratifica, perché attendiamo il provvedimento già da un anno.
Sebbene sia parziale, esso è importante: è stato voluto dalla Commissione europea sin dal 2000, quando è stato adottato il Libro bianco sulla sicurezza alimentare. È inutile dire che si tratta di una questione assai rilevante, soprattutto per la parte che concerne - in maniera davvero strategica - l'attività di comunicazione e di dialogo con i consumatori.
In un momento in cui quella della sicurezza alimentare è una questione che presenta aspetti di grande delicatezza - pensiamo ai rischi evidenziati dalla vicenda del latte per bambini -, noi riteniamo che, essendo già in ritardo di un anno (questo è il tempo trascorso dal momento dello scambio di lettere, dal momento in cui ci è stata chiesta l'approvazione dell'accordo), si debba procedere con sollecitudine all'approvazione del provvedimento. Peraltro, l'Autorità avrà sede a Parma (abbiamo ottenuto questo importante risultato, che va sottolineato).
Anche in considerazione della rilevanza internazionale del tema, il gruppo di Rifondazione comunista ha posto tra i capitoli del suo programma, della sua proposta, le questioni della «sovranità alimentare» e di una sana alimentazione.


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Per queste ragioni, noi riteniamo che si debba procedere alla sollecita approvazione del provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 398
Votanti 397
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato
395
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Gianni non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5964 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato
417).

Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Volontè non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5964 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato
418
Hanno votato
no 1).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5964)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Signor Presidente, il gruppo della Margherita esprimerà un voto favorevole sul disegno di legge di ratifica in esame. Naturalmente, l'istituzione nella città di Parma dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare costituisce un titolo onorifico per il nostro paese. È un grande orgoglio ospitare un'Autorità così importante nel panorama delle agenzie europee.
La ratifica di questo accordo, in realtà, non solleva questioni di particolare criticità. Stiamo parlando della personalità giuridica dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), del sostegno generale dello Stato a questo insediamento, della responsabilità per danni e pregiudizi, dell'immunità dell'Autorità, di varie questioni legate alla titolarità della sede e via dicendo. Quindi, non ci sono argomenti ostativi rispetto alla ratifica e all'esecuzione di questo Accordo, anzi siamo sicuramente favorevoli, perché ci consente di avere in Italia un'Autorità così importante.
Fatta questa premessa, vorrei soffermarmi su due aspetti.


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Sono state destinate risorse congrue per la realizzazione delle opere che renderanno possibile l'insediamento (mi riferisco alle opere urbane e di viabilità, alle infrastrutture e ai trasporti). Il finanziamento di 6 milioni 450 mila euro quindicennale, a decorrere dall'anno 2005, sicuramente è capiente per realizzare queste opere e per predisporre tutte le strutture necessarie affinché l'operatività della sede sia la migliore possibile.
Si prevede, tuttavia, un altro stanziamento di circa 75 mila euro riguardante la realizzazione di opere che non sembrano così indispensabili per l'operatività dell'Autorità. Tali opere sono tutte concentrate sul comune di Parma, in una visione un po' ristretta dell'insediamento dell'Autorità. Non solo la città di Parma deve beneficiare dell'insediamento dell'Autorità, ma...

PRESIDENTE. Onorevole Marcora, lei ha tutta la mia ammirazione; tuttavia, i colleghi dovrebbero consentire ad un collega di parlare serenamente, facendo meno rumore. Non è corretto provocare questo brusio!
Onorevoli colleghi, vi invito ad avere un po' di considerazione delle ragioni di chi parla: non dico di chi ascolta, ma almeno di chi parla!
Prego, onorevole Marcora.

LUCA MARCORA. Grazie, Presidente, sono molto sereno lo stesso. Non si preoccupi.

PRESIDENTE. Questa è una dote dello spirito, ma anche l'acustica ha le sue esigenze.

LUCA MARCORA. Grazie ancora, Presidente.
Gli interventi disposti con il decreto-legge 3 maggio 2004, n. 113 e quelli stabiliti nel corso del dicembre 2003 riguardano investimenti importanti ed interessanti. Tuttavia, tali investimenti sono stati focalizzati tutti sul comune di Parma.
L'istituzione in Italia dell'Autorità deve riguardare non solo il comune di Parma, ma anche tutto il territorio della provincia e delle province limitrofe (penso a Piacenza, a Reggio, a Modena e alla stessa Bologna). Di più: deve servire tutta la nazione italiana.
Quindi, la logica secondo la quale i finanziamenti per la costruzione delle opere infrastrutturali e per mettere l'agenzia in condizioni di operatività dovrebbero tutti essere concentrati sul comune di Parma riflette un'ottica miope; ribadisco, infatti, che il beneficio dell'istituzione dell'agenzia in Italia deve riguardare tutto il territorio circostante e, più in generale, tutta la nazione. Non si sono attivate anche per il resto del territorio - e, soprattutto, per tutta la nazione italiana - quelle sinergie e quelle potenzialità che sono insite nell'insediamento dell'agenzia; ecco, ciò è mancato. Dunque, noi non possiamo pensare che l'insediamento dell'agenzia si riduca a duecento dipendenti europei che da Bruxelles si spostano a Parma, con qualche beneficio dal punto di vista economico, ma anche con qualche problema insediativo per la città stessa. Dobbiamo invece tenere presente che vi sono strutture di ricerca ed università - per esempio, la stazione sperimentale per le conserve alimentari e diverse realtà istituzionali di ricerca universitaria - che devono essere messe in rete con questa agenzia affinché possa prodursi tutto il beneficio della localizzazione della sede in Italia, con tutte le sinergie e le capacità di fare sistema conseguenti. Ecco, ritengo che ciò sia mancato. A proposito del disegno di legge di ratifica, ovviamente non si può portare tale argomento, ma sicuramente questo Governo ha fallito nel compito di valorizzare al massimo l'istituzione di detta agenzia in Italia creando quelle condizioni di sinergie e di sistema che, come notavo poc'anzi, potrebbero, invece, essere molto utili all'agroalimentare italiano. Quest'ultimo è conosciuto ed imitato in tutto il mondo, e si imita, naturalmente, ciò che piace, ciò che è apprezzato dal mercato; avere la sede dell'agenzia dovrebbe essere un ulteriore titolo di merito, un'ulteriore blasone di cui le merci dell'agroalimentare italiano potrebbero fregiarsi


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nella conquista dei mercati del mondo globalizzato. Ecco, tutto ciò finora non vi è stato; l'authority è a Parma, ha spostato duecento nuovi dirigenti da Bruxelles ma non ha potuto, fino ad ora, esprimere tutte le sue potenzialità in termini di benefici per il nostro paese.
La seconda osservazione è la seguente, signor Presidente; siamo l'unico paese in Europa che, pur avendo ottenuto la sede dell'agenzia europea, non ha ancora costituito un'agenzia nazionale per la sicurezza alimentare. Faceva bene allora la collega Nardini a ricordare l'importanza del tema della sicurezza alimentare per i nostri cittadini; dopo la sicurezza personale e la sicurezza internazionale sul versante della lotta al terrorismo, la sicurezza alimentare è uno dei problemi più sentiti dai nostri concittadini. È un dovere dello Stato assicurare la sicurezza alimentare nell'interesse di tutti i cittadini, e quindi per tutti gli alimenti venduti o commercializzati in Italia; è diritto dei cittadini vedere riconosciuto l'interesse alla sicurezza alimentare.
L'Italia non ha una agenzia nazionale, anche se una sorta di segretariato unisce Ministero delle politiche agricole e Ministero della salute; abbiamo dunque adempiuto all'obbligo europeo di creare un focal point nazionale di riferimento per l'agenzia europea, ma sicuramente siamo in difetto perché è stata costituita non un'agenzia ma semplicemente un segretariato di coordinamento tra i due ministeri. Siamo quindi l'unico paese che, pur avendo visto riconosciuta la propria importanza sul piano della sicurezza alimentare - tanto che, appunto, la sede europea è stata istituita a Parma -, non ha tuttavia ancora costituito una vera e propria agenzia nazionale per la sicurezza alimentare.
Il tema della sicurezza alimentare è sicuramente molto sentito dai nostri concittadini; è un tema che tra l'altro, purtroppo, ha avuto modo di essere all'ordine del giorno sia nel caso dell'influenza aviaria sia in quello del latte in polvere per bambini contaminato. Dunque, è evidentemente necessaria un'agenzia nazionale forte, con l'autorità e l'indipendenza necessarie a garantire lo svolgimento con gli strumenti necessari del compito di controllo sulla sicurezza alimentare.
Noi della Margherita abbiamo presentato, già tre anni fa - ma una proposta molto simile è stata avanzata anche dai Democratici di sinistra - un progetto di legge per la costituzione dell'agenzia per la sicurezza alimentare nazionale; l'iter in Commissione affari sociali era giunto quasi alla conclusione, ma poi inspiegabilmente tutto è stato bloccato in attesa che il professor Sirchia, l'allora ministro della salute, ed il ministro Alemanno si mettessero d'accordo.
Siamo dunque rimasti senza un'agenzia nazionale per la sicurezza alimentare. Sicuramente ciò rappresenta un grave neo per quanto riguarda anche l'operatività dell'agenzia europea che ha sede a Parma.
Noi chiediamo quindi al Governo di porre rimedio a tale deficit. Tuttavia, le nostre speranze che tale appello venga accolto sono sicuramente ridotte, e dunque dovremmo pensarci noi, quando andremo al Governo, nella prossima legislatura (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, vorrei segnalare che il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo non ha alcuna intenzione di dilazionare o di ostacolare la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo in esame. Sappiamo, infatti, che per l'Italia è veramente importante ospitare la sede dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare.
Mi sia consentito di rilevare, tuttavia, che vorremmo vi fosse una maggiore consapevolezza della posta in gioco da parte di tutte le istituzioni preposte ad una corretta attuazione di tale Accordo: del resto, quanto testè segnalato dall'onorevole Marcora circa l'assenza di un'agenzia nazionale in questa materia è molto eloquente.
Pertanto, nel ribadire il voto favorevole del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo


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sul disegno di legge di ratifica in esame, vorrei anche fare un deciso richiamo, affinché il processo di attuazione ed esecuzione del presente Accordo sia veramente all'altezza dei compiti che esso richiede.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, preannunzio che il gruppo di Alleanza Nazionale voterà convintamente a favore del disegno di legge di ratifica in esame, poiché testimonia il ruolo specifico svolto dal nostro Governo nel sostenere l'impegno italiano nel settore agroalimentare, e dunque il riconoscimento attribuito, da parte dell'Unione europea, al nostro paese nel confermarlo quale sede dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare. Si tratta, altresì, di una gratificazione nei confronti del ruolo, della strategia e dell'impegno politico profusi sia dal nostro Governo, sia dal ministro delle politiche agricole e forestali, onorevole Alemanno.
Siamo assolutamente certi, pertanto, che la presenza di questa importante Autorità europea per la sicurezza alimentare non solo non potrà che beneficiare il territorio, per l'alto valore che tale organismo potrà rappresentare, nel settore agroalimentare, anche dal punto di vista scientifico e della ricerca, ma darà altresì nuovo vigore, nuovo impulso e nuova forza contrattuale al nostro paese, grazie all'azione forte e premiante che è stata compiuta, anche attraverso il ministro Alemanno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, le chiedo di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto finale, a causa delle difficoltà che incontrerei a svolgerla verbalmente.

PRESIDENTE. Onorevole Motta, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti, ringraziandola altresì per la sua iniziativa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Signor Presidente, annuncio che anche il gruppo della Lega Nord Federazione Padana voterà più che convintamente a favore del disegno di legge di ratifica in esame, che rappresenta l'impegno italiano a favore del settore agroalimentare e della sicurezza alimentare.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5964)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5964, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra la Repubblica italiana e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, fatto a Parma il 27 aprile 2004 con allegato Scambio di lettere, effettuato a Roma il 5 luglio 2004 ed a Bruxelles il 23 agosto 2004) (5964):

(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato
421).


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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3299 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica indiana, con Allegato, fatto a New Delhi il 28 novembre 2003 (Approvato dal Senato) (A.C. 5974) (ore 10,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica indiana, con Allegato, fatto a New Delhi il 28 novembre 2003.
Ricordo che, nella seduta del 21 novembre 2005, si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5974)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5974 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 421
Maggioranza 211
Hanno votato
421).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5974 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 413
Votanti 412
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
412).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5974 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 418
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato
418).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5974 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 416
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
416).


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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5974)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, sono lontani i decenni in cui un rappresentante dell'establishment statunitense, Barrington Moore junior, si chiedeva se avesse fatto più vittime la dittatura cinese o la democrazia indiana. Grazie a Dio, alla democrazia indiana si sono accompagnati uno sviluppo ed una capacità di redistribuzione - sia pur relativa - del reddito, che pongono alle nostre spalle tale interrogativo. Non a caso, uno degli ultimi numeri di Limes titolava: «India, è verso quella zona dell'Asia che bisogna guardare».
In particolare, l'articolo 2 del provvedimento in esame stabilisce che la cooperazione avverrà tra il nostro paese e l'India specialmente in alcune aree tra cui la fisica, le tecnologie dell'informazione, l'elettronica, le telecomunicazioni, e le micro e nano tecnologie. Tutte buone ragioni per votare, come farà il gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo, a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'importanza dell'Accordo in discussione si segnala da sé. Tale accordo è di cooperazione scientifica, tecnologica tra il nostro paese e la Repubblica indiana. Ricordo anche che sul piano della cooperazione universitaria si stanno compiendo operazioni molto importanti tra l'Italia e l'India. Quindi, detto Accordo va non solo votato, ma anche incoraggiato. Voglio altresì rilevare che la commissione mista che ne sarà responsabile vede, da parte indiana, competente il Ministero della scienza e della tecnologia e, da parte italiana, il Ministero degli affari esteri. Non dubito che il Ministero degli affari esteri saprà dotarsi degli esperti migliori in questo campo, tuttavia, a titolo del tutto personale, mi si lasci dire che se avessimo ancora un Ministero dell'università e della ricerca scientifica, forse quest'ultimo sarebbe il partner adeguato per l'analoga amministrazione indiana.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5974)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5974, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3299 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica indiana, con Allegato, fatto a New Delhi il 28 novembre 2003) (Approvato dal Senato) (5974):

(Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato
419
Hanno votato
no1).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3366 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione in materia di assistenza giudiziaria civile e commerciale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare, fatta ad Algeri il 22 luglio 2003 (Approvato dal Senato) (A.C. 5975) (ore 10,54).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di


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legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione in materia di assistenza giudiziaria civile e commerciale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare, fatta ad Algeri il 22 luglio 2003.
Ricordo che nella seduta del 21 novembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5975)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5975 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 396
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato
395).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5975 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 401
Votanti 400
Astenuti 1
Maggioranza 201
Hanno votato
400).

Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5975 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 411
Maggioranza 206
Hanno votato
411).

Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5975 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
417).

Prendo atto che gli onorevoli Falanga e Carra non sono riusciti a votare.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5975)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, poiché l'interrogativo - talvolta drammatico - è se sia, e fin dove sia, lecito «blindare» una democrazia di fronte al fondamentalismo, essenziale diventa la cooperazione in materia di diritti. Per tale ragione specifica complessiva, al di là del dettaglio - che pure condivido -, il gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo voterà a favore del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, il provvedimento in esame è utile ed importante, perché definisce l'assistenza giudiziaria civile e commerciale fra il nostro Governo e la Repubblica algerina democratica e popolare.
Approfitto di questo importante provvedimento per ricordare che sarebbe assolutamente necessario ed utile dare l'avvio ad un accordo bilaterale fra i due paesi, anche per consentire l'accelerazione dei provvedimenti di espulsione degli immigrati clandestini algerini presenti nelle nostre carceri, che stanno scontando nelle nostre case di detenzione la pena irrogata dai nostri tribunali.
Sarebbe auspicabile ed opportuno che, con l'Algeria e con altri paesi a forte pressione migratoria, si potessero avviare accordi bilaterali che consentissero la conversione immediata della pena con l'espulsione e, quindi, l'espiazione della pena residuale nel paese di origine. Ciò aiuterebbe a decongestionare le carceri italiane e vi sarebbe anche un sensibile risparmio di costi sociali.
Auspico che il Governo attualmente in carica ed il futuro Governo possano dare avvio a tali accordi bilaterali. Credo sia assolutamente importante porre l'accento su questi aspetti specifici che - come ho ricordato - attengono al fenomeno dell'immigrazione clandestina, alle politiche carcerarie ed ai benefici economici che il nostro paese potrebbe trarne.
Considerato che siamo coinvolti in molte azioni di carattere economico a favore di questi paesi, credo che un passaggio in tal senso aiuterebbe ad implementare i rapporti di collaborazione e di amicizia e renderebbe meno spinoso il problema dell'immigrazione clandestina.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, non sono competente quanto lei in queste materie, ma già da un esame sommario si comprende l'importanza degli istituti previsti in questo Accordo, dal gratuito patrocinio concesso reciprocamente dai due paesi, al delicato meccanismo delle commissioni rogatorie, la cui esecuzione viene garantita, così come le notifiche degli atti e quant'altro.
Viste le dimensioni dell'interscambio anche umano tra i due paesi, credo veramente si debba raccomandare l'approvazione del provvedimento in esame. E siccome lo stesso è stato già approvato dal Senato, il nostro voto sarà definitivo.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5975)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5975, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S.3366 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione in materia di assistenza giudiziaria civile e commerciale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare, fatta ad Algeri il 22 luglio 2003) (Approvato dal Senato) (5975):
(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato
421).

Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito a votare.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3008 - Riordino del Consiglio universitario nazionale (A.C. 5835) (Approvato dal Senato); e dell'abbinata proposta di legge Perrotta (A.C. 5746) (ore 11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Riordino del Consiglio universitario nazionale; e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa del deputato Perrotta.
Ricordo che nella seduta del 16 settembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5835)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che sono stati ritirati dal presentatore tutti gli emendamenti a prima firma dell'onorevole Boccia.
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (vedi l'allegato A - A.C. 5835 sezioni 1 e 2).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 5835)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5835 sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ERNESTO MAGGI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO TORTOLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.84.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, ci troviamo ad esaminare un disegno di legge di riordino del Consiglio universitario nazionale che davvero rappresenta poca cosa rispetto a quanto sarebbe stato necessario per riformare questo importante organismo della comunità universitaria.
Se c'è qualcosa che traspare da questo disegno di legge, è che ci troviamo di fronte ad una serie di norme minute, di cui sicuramente non si sentiva il bisogno.
Nuovamente, nel corso di questa legislatura, ogni volta che il CUN termina il suo mandato, ci troviamo a legiferare su una sua modifica. Allora, davvero ci domandiamo che cosa non vada in quest'organo di rappresentanza dell'università, che cosa gli impedisca di sopravvivere al suo mandato senza alcuna modifica e che cosa questo organo abbia di speciale per richiedere proroghe a vita.
Nel corso dell'esame in Commissione abbiamo provato a sottoporre all'attenzione della maggioranza una serie di


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emendamenti che potessero in qualche modo trasformare davvero le funzioni del Consiglio universitario nazionale. Invece, le nostre proposte non sono state accolte e il Governo non ha previsto modifiche sostanziali che vadano al cuore delle evidenti difficoltà di questo organismo. Pertanto, la sua composizione e le sue competenze rimangono invariate e sono previste modifiche di piccolissimo conto rispetto alla vigente normativa.
Per tutte queste ragioni, abbiamo proposto una serie di emendamenti particolarmente significativi. Il più importante è sicuramente quello che ora è sottoposto alla nostra attenzione, che ridisegna il Consiglio universitario nazionale con una configurazione veramente innovativa, che gli conferirebbe maggiore rappresentatività nella comunità scientifica e una nuova legittimazione, superandone l'attuale struttura rigidamente disciplinare e categoriale.
Infatti, proponiamo di ridurre il numero delle aree scientifico-disciplinari, passando dalle attuali 14 a 6, e di ampliare la loro dimensione, in modo da poter contrastare la frammentazione disciplinare attuale, che spesso porta a opposizioni corporative, a facili monopoli di alcune discipline su tutta la rappresentanza dell'area e a sostanziali deroghe decisionali relative a singole aree, con sacrificio di una visione multidisciplinare per le aree interdisciplinari, soprattutto di confine, che sono le più dinamiche ed innovative.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 11,05)

ANDREA MARTELLA. Noi abbiamo proposto questo emendamento per prevedere un'innovazione profonda e coraggiosa del CUN, che ne accrescerebbe il ruolo e la rappresentatività come organo nazionale di rappresentanza del sistema universitario e, soprattutto, della comunità scientifica, rappresentando anche la necessità di andare verso una modifica davvero importante e non di dettaglio, come quella che il Governo, per ragioni che davvero è difficile comprendere, si ostina a presentare al Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, questo emendamento, già illustrato dal collega Martella, ci consente di fare una precisazione importante sulla prospettiva dell'università in questo paese.
Noi vogliamo dare molto più spazio e molta più responsabilità all'autonomia dell'università. Affinché quest'ultima possa diventare davvero una autonomia governante, ovviamente all'interno di una programmazione nazionale che sia, comunque, rispettosa delle caratteristiche e del profilo di ciascun ateneo, occorre che tutti gli organismi di rappresentanza siano ripensati in maniera autorevole. Da quel punto si potrà avviare, poi, un'opera di vera e propria delegificazione. Dovrebbe essere l'ultima volta in cui si interviene sul CUN, o su un organismo analogo, attraverso una legge perché, invece, dovrebbe essere possibile cambiare in maniera adeguata, insieme alla configurazione delle necessità del sistema universitario, anche la rappresentanza. Questo emendamento di minima, con il quale proponiamo la diminuzione dei settori disciplinari, in realtà ci permette di affermare che noi vorremmo ridisegnare il CUN assegnando un unico organo di rappresentanza all'università e alla ricerca. Infatti, non è possibile intendere le discipline e le aree disciplinari nello stesso modo in cui si intendevano, grosso modo, un secolo fa e come se gli enti di ricerca dovessero continuare ad operare, rispetto alle università, nella situazione di segregazione attuale, peggiorata dalle azioni del Governo di centrodestra. In realtà, noi vogliamo proporre un percorso finalizzato alla definizione di un organo in cui le rappresentanze delle varie discipline, sia relativamente alla ricerca, sia relativamente alla didattica, possano lavorare assieme, integrando, quindi, enti ed università.


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Intendiamo proporre una vera e propria riforma di questi organismi, demandando alle regole dell'autonomia universitaria ed a procedimenti di tipo amministrativo i successivi cambiamenti. Infatti, nella società della conoscenza le stesse configurazioni delle discipline e, soprattutto, delle frontiere disciplinari cambiano in maniera molto rapida. Invece, noi ci troviamo, sostanzialmente, a discutere di una finta riforma per mezzo della quale, con il bilancino, si apporta qualche ritocco ad un organo le cui competenze sono debolissime. Basti pensare che, per quel che riguarda gli importanti provvedimenti adottati da questo Governo ed assolutamente contestati sia dall'opposizione sia da tutte le componenti e da tutti gli attori delle università - mi riferisco alla ridefinizione delle classi di laurea e ai provvedimenti sullo stato giuridico dei docenti universitari - il CUN ha espresso al Governo pareri molto critici, spesso assolutamente contrari e, comunque, mirati a tenere conto di tutto il dibattito che si svolge sia nel Parlamento sia nel paese. Il ministro, puntualmente, li ha disattesi. A questo organo di rappresentanza, modificandone con il bilancino alcune attribuzioni, di sicuro non si darà maggior peso.

PRESIDENTE. Onorevole Bimbi...

FRANCA BIMBI. Questo è un emendamento di minima, ma la nostra prospettiva è di una riforma della rappresentanza affinché sia più responsabile e più governante.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.84, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato
187
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Martella 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Con questo emendamento, riprendendo questioni poste anche in occasione dell'esame del precedente emendamento, intendiamo modificare il comma 1, lettera a), proponendo l'istituzione di sei grandi aree di settori scientifico-disciplinari e prevedendo che in ciascuna di queste aree siano eletti il professore ordinario, il professore associato ed il ricercatore che hanno ottenuto il maggior numero di voti ed i cinque professori o ricercatori che, indipendentemente dalla fascia o categoria di appartenenza, hanno ottenuto il maggior numero di voti. Come prima dicevo, si tratterebbe di ridurre il numero delle aree scientifico-disciplinari, portandole da 14 a 6. Questa sarebbe una modifica importante, che permetterebbe di contrastare quella frammentazione disciplinare che spesso porta a monopoli di alcune discipline su tutta la rappresentanza dell'area. Si tratterebbe di garantire la presenza di un rappresentante per ciascuna fascia, non facendo venire meno quel principio che si vuole assolutamente stabilire.
Questo emendamento, insieme ad altri che affronteremo più avanti, rappresenta una delle proposte emendative qualificanti, che avrebbero potuto consentire una trasformazione di questo provvedimento. Nel corso dell'esame in sede referente in Commissione, ho colto in più di un'occasione una disponibilità da parte dei commissari e del relatore ad intervenire sulla materia. Riconosco che qualche aggiustamento è stato introdotto nel corso della


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discussione qui alla Camera, ma non ho capito però il motivo di questa opposizione netta e di questo dissenso radicale, soprattutto da parte del Governo, sul miglioramento della rappresentanza e dell'efficacia di un organismo che altrimenti ci limitiamo di volta in volta a prorogare, senza però attribuirgli alcun potere effettivo in più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Il fatto di proporre che, oltre ad un professore ordinario, un professore associato e un ricercatore per ciascuna area, vengano eletti i cinque professori e ricercatori che, indipendentemente dalla fascia o categoria di appartenenza, abbiano ottenuto il maggior numero di voti, ed inoltre il fatto di considerare che, se non c'è nessuna donna tra i tre più votati, alla donna più votata venga dato un posto aggiuntivo nel collegio, stanno a significare la nostra volontà di sottolineare non tanto una perequazione di genere della rappresentanza od un allargamento in base al puro peso numerico delle categorie e delle discipline, quanto piuttosto il fatto che se la rappresentanza è plurale essa è più sottratta a pressioni di tipo corporativo. In questo senso, essa è una rappresentanza più responsabile e più piena.
Chiedo quindi ai colleghi di prendere in considerazione questo emendamento, che ha l'obiettivo di migliorare il funzionamento del CUN, attraverso una maggiore rappresentatività della comunità universitaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Martella 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
188
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
197
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bulgarelli 1.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato
199
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bulgarelli 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato
199
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che gli onorevoli Falanga e Grillo non sono riusciti a votare.
Prendo atto, altresì, che l'onorevole Giovanni Bianchi non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Grignaffini 1.9, Bulgarelli 1.62 e Titti De Simone 1.64, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato
175
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 449
Votanti 448
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato
198
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tocci 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, l'emendamento che voglio illustrare - insieme ad un altro emendamento che abbiamo presentato e sul quale si è svolta una discussione - è estremamente importante e meriterebbe di essere valutato con più attenzione e approvato anche da parte dei colleghi della maggioranza. Quindi, a loro mi rivolgo perché vi possa essere, in sede di approvazione degli emendamenti in quest'aula, anche un cambiamento del parere espresso dal relatore.
Si tratta di un emendamento dalla cui votazione dipenderà in qualche modo anche il nostro atteggiamento in sede di votazione finale, perché, assieme all'emendamento che proponeva di diminuire le aree scientifiche e disciplinari, stabilisce per tutti i membri nel Consiglio universitario nazionale la durata in carica di quattro anni e la non immediata rieleggibilità. Questo vale per tutti i componenti dei Consiglio universitario nazionale, indipendentemente dalla fascia di appartenenza, anche per evitare cambiamenti di settore scientifico e disciplinare finalizzati alla rielezione in questo organismo.
Inoltre, questo emendamento estende la non rieleggibilità anche agli attuali componenti del Consiglio universitario nazionale, mentre il testo in esame prevede la possibilità di conferma per gli attuali componenti del CUN i quali, a seguito di varie proroghe, sono in carica ormai da dieci anni.
Pur rimandando un giudizio positivo sull'operato dei componenti del CUN e dell'organismo nel suo complesso, e pur non avendo assolutamente nulla contro le competenze e la professionalità messe in campo nel corso di questi anni dai membri del CUN, credo che noi dovremmo fare in modo che questo organismo possa avere una reale trasformazione nonché un effettivo rinnovamento nella definizione dei suoi componenti. Il fatto di introdurre delle norme che prevedono la rieleggibilità


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per i membri attualmente in carica e che lo sono da più di dieci anni, la dice davvero lunga su quanto questo provvedimento sia di poco conto, privo di qualsiasi visione strategica e finalizzato solamente a dare una risposta alle esigenze di proroga degli attuali componenti del Consiglio universitario nazionale.
Peraltro, se non ricordo male, al Senato il disegno di legge non è stato approvato in questa formulazione; quindi, noi ci troveremmo di fronte alla possibilità di un ulteriore cambiamento del testo al Senato se esso dovesse essere approvato così com'è dalla Camera. Pertanto, ci troveremmo di fronte alla possibilità, non solo di non svolgere le elezioni del CUN, ma di perdere ulteriore tempo. Allora, se è vero che si vuole dare funzionalità a questo organismo, sarebbe stato più utile approvare il testo, evitando ulteriori passaggi da una Camera all'altra. Comunque, secondo noi sarebbe stato giusto approvare il provvedimento stabilendo la durata in carica di quattro anni e la non immediata rieleggibilità per tutti i componenti del CUN, indipendentemente dalle fasce, ed estendendo la non rieleggibilità anche agli attuali componenti dell'organo in questione. Si sarebbe trattato di un intervento normativo in direzione del rinnovamento, di una maggiore operatività ed efficacia della struttura, che avrebbe avuto un significato più alto, e non di un'ulteriore proroga della scadenza del mandato dell'attuale Consiglio universitario nazionale.
Se il Governo e la maggioranza in ordine a tale questione avessero avuto maggiore coraggio, sarebbe stato un segnale positivo ed il provvedimento in esame avrebbe avuto un giudizio diverso da parte nostra e dell'intero mondo accademico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il CUN ha svolto una funzione importantissima in questi anni sotto il profilo dell'approvazione delle classi di laurea triennale specialistiche. Ha rappresentato uno dei pilastri per il successo, almeno sul piano istituzionale, della riforma degli ordinamenti didattici delle università, permettendo alle università stesse di essere più attente rispetto ad un'applicazione della legge troppo autoreferenziale e troppo legata ad interessi o subinteressi di gruppi accademici.
Il CUN ha contribuito certamente a far decollare i due livelli di laurea, che stanno largamente coprendo tutte le componenti studentesche, le quali hanno bisogno di capire come sia stato intrapreso questo percorso e come possa essere ulteriormente migliorato. Questa è stata la funzione positiva del CUN.
La previsione, per gli attuali componenti del CUN, di rimanere in carica per altri otto anni credo non sia condivisa dalla maggior parte dei membri attuali poiché ciò diminuirebbe la qualità della rappresentanza.
Pertanto, sottoponiamo tale emendamento all'attenzione di tutti i colleghi, perché esso mira ad una valutazione positiva del lavoro svolto dal CUN in questi anni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 431
Votanti 429
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato
192
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato
248
Hanno votato
no 188).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 5835)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5835 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ERNESTO MAGGI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sulle proposte emendative presentate all'articolo 2.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIOVANNI RICEVUTO, Viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 2.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, la contrarietà espressa sull'emendamento in esame sarebbe ridicola, se non fosse incomprensibile.
Si ritiene di riformare l'organismo in questione attribuendogli maggiore rappresentatività (immaginiamo che sia questa l'intenzione teorica del Governo e della maggioranza). Invece, con riferimento a tale questione, si è voluto punire il CUN; infatti, noi proponiamo che il ministro, qualora non ritenga di seguire le indicazioni del Consiglio, ne dia motivazione alle Commissioni parlamentari, ma il Governo e la maggioranza sono contrari all'emendamento in esame. Forse perché il CUN è stato un organismo troppo indipendente? Forse perché il CUN, pur lavorando in stretta connessione con il ministero, ha ragionato con la propria testa, tenendo in maggiore considerazione gli interessi delle università e degli studenti, sia per quel che riguarda la modifica delle classi di laurea sia per quanto concerne lo stato giuridico dei professori e dei docenti universitari? Forse perché, nel corso di questa legislatura, ha evidenziato che troppo spesso il Governo non aveva in mente il bene dell'università, procedendo a caso attraverso l'adozione di testi legislativi incongruenti e contraddittori? Ciò è dimostrato anche dal fatto che, dopo l'adozione del decreto n. 270 del 2004, il ministro si è dovuto rivolgere alla comunità universitaria e alle conferenze dei presidi per cercare di aggiustare quanto era stato imposto al CUN, al Parlamento, al paese.
Quindi, proponiamo che, in caso di difformità di pareri tra il CUN e il ministro, quest'ultimo debba riferire con precise motivazioni alle Commissioni parlamentari, in quanto non si può sostenere di riformare un organismo di rappresentanza e poi continuare a considerare la rappresentanza come una mera produzione cartacea. Ciò non è possibile, in quanto l'università non accetta più questo rapporto con l'esecutivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, intervengo per ribadire le ragioni - già egregiamente esposte dalla collega Bimbi - che ci hanno indotto a presentare l'emendamento in esame.
Davvero non si capisce il motivo del dissenso del Governo e della maggioranza sul presente emendamento, che ha la funzione di attribuire un ruolo al Consiglio


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universitario nazionale, creando una dialettica seria tra il Governo e il Parlamento, che attribuirebbe alle Commissioni parlamentari il compito di esprimere parere sugli atti del ministro - ferma restando l'autonomia del ministero -, tenendo conto delle indicazioni del CUN.
Dunque, non si è voluto ridurre le aree scientifico-disciplinari, non si è voluto avviare una vera riforma, non si è voluto rinnovare il CUN prevedendo la possibilità di elezioni in tempi più rapidi, così come contemplato dal testo approvato dal Senato. Pertanto, non si attribuisce al CUN una reale funzione di rappresentanza, impedendo tra l'altro al Parlamento di esercitare la propria funzione.
Mi pare che tali disposizioni siano contro il Consiglio universitario nazionale, il Parlamento e le Commissioni parlamentari competenti. Per tale ragione, invito l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole sull'emendamento in esame, anche in considerazione del fatto che vi è una volontà da parte della maggioranza di modificare la parte del provvedimento relativa alla rieleggibilità. Si tratta di un emendamento attraverso il quale si attribuirebbe al CUN e alle Commissioni parlamentari competenti maggiore importanza ed efficacia nell'esercizio della propria funzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 2.72, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 431
Votanti 430
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato
199
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato
193
Hanno votato
no 233).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Grignaffini 2.3 e Bulgarelli 2.60, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato
192
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 427
Votanti 425
Astenuti 2


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Maggioranza 213
Hanno votato
240
Hanno votato
no 185).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 5835)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5835 sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ERNESTO MAGGI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 3.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIOVANNI RICEVUTO, Viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli identici emendamenti Titti De Simone 3.61 e Bimbi 3.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, con il mio emendamento 3.61 proponiamo che il collegio di disciplina sia composto in modo paritetico da ordinari, associati e ricercatori, vale a dire da due rappresentanti per ciascuna di tali categorie. Il numero dei componenti resterebbe dispari, con la presidenza del presidente del CUN.
Riteniamo che tale proposta vada nella direzione di una rappresentanza democratica delle diverse componenti del mondo universitario che fanno parte del CUN, alle quali crediamo debba essere riconosciuta la medesima importanza e dunque la medesima rappresentanza. Ciò dovrebbe accadere, a nostro avviso, per il complesso degli organismi decisionali del mondo universitario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, l'articolo 3 del disegno di legge in esame è sostanzialmente inemendabile, in quanto il tema del collegio di disciplina attiene a fatti gravissimi all'interno dell'università, che danno luogo a procedimenti disciplinari a carico dei professori e dei ricercatori. Abbiamo proposto pochissimi emendamenti recanti un minimo intervento, perché riteniamo che non vi sia uno spazio reale per un cambiamento.
Basti pensare che il procedimento disciplinare, a norma del comma 3 dell'articolo in esame, si svolge nel rispetto del principio del contraddittorio, come in ogni altro tipo di processo. Tuttavia, le funzioni di relatore vengono svolte dal rettore dell'università interessata o da un suo delegato. Tale previsione sembra veramente curiosa, in quanto depotenzia lo stesso principio del contraddittorio.
Perché cito l'aspetto più negativo dell'articolo 3, osservando che abbiamo presentato alcuni emendamenti di mero aggiustamento? Perché riteniamo che senza il cambiamento della governance universitaria e senza attribuire maggiore responsabilità e maggiore rappresentanza non solo al CUN, ma anche al rettore e all'autonomia universitaria, rafforzando quest'ultima, non si possa disporre degli strumenti adeguati ad affrontare il problema. Fatte ovviamente salve le altre sedi di giudizio, civile e penale, le funzioni del collegio di disciplina dovrebbero essere demandate all'autonomia universitaria.
L'autonomia universitaria, tuttavia, deve essere sanzionata o premiata, se opera bene o male, a partire dai concorsi e dalle valutazioni comparative; peraltro, si tratta di un profilo che è riconducibile anche alle disposizioni relative a questo


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tipo di procedimenti nei confronti del personale docente. Che cosa significa? Significa che oggi vi è un'autonomia universitaria non responsabile, che poi diventa autoritaria nella formulazione della funzione del rettore all'interno del collegio di disciplina e nel percorso del contraddittorio, che non è più tale.
Vi invito quindi ad approvare gli identici emendamenti in esame, nonché gli ulteriori emendamenti presentati dal nostro gruppo, che mirano a segnalare tali problemi, in quanto riteniamo che essi non possano essere risolti da quanto previsto dall'articolo 3 e da questo tipo di riforma del CUN, che non è una vera riforma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Titti De Simone 3.61 e Bimbi 3.72, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
189
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 3.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 424
Maggioranza 213
Hanno votato
189
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bulgarelli 3.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato
184
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 431
Votanti 430
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato
245
Hanno votato
no 185).

Prendo atto che l'onorevole Grillo non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 5835)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5835 sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.


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ERNESTO MAGGI, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.100 ed esprime parere contrario sulle restanti proposte emendative riferite all'articolo 4.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIOVANNI RICEVUTO, Viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo accetta l'emendamento 4.100 della Commissione e concorda con il parere contrario espresso dal relatore sulle restanti proposte emendative.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 4.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 431
Votanti 428
Astenuti 3
Maggioranza 215
Hanno votato
192
Hanno votato
no 236).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 427
Votanti 260
Astenuti 167
Maggioranza 131
Hanno votato
247
Hanno votato
no 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 417
Astenuti 5
Maggioranza 209
Hanno votato
190
Hanno votato
no 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 433
Votanti 432
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato
245
Hanno votato
no 187).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 5835)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (vedi l'allegato A - A.C. 5835 sezione 7), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 429
Votanti 427
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato
240
Hanno votato
no 187).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 5835)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (vedi l'allegato A - A.C. 5835 sezione 8).
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Perrotta n. 9/5835/1?

GIOVANNI RICEVUTO, Viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, il Governo lo accetta.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Perrotta non insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5835)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Emerenzio Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Esprimiamo, come gruppo dell'UDC, l'assenso all'approvazione di questo disegno di legge, che a nostro giudizio, contrariamente a quanto sostenuto dall'opposizione, modifica alcuni aspetti significativi della normativa vigente che disciplina il Consiglio universitario nazionale.
Che la struttura del Consiglio universitario nazionale necessitasse di un'armonizzazione e di una rivisitazione in alcune sue parti lo dimostra l'atteggiamento responsabile che l'opposizione ha mantenuto nel corso dell'iter del provvedimento in Commissione, dove sono state recepite alcune sue proposte emendative.
Al di là dei correttivi riguardanti la composizione del Consiglio universitario nazionale, ritengo che due siano gli aspetti che appaiono senza dubbio innovativi e che introducono elementi di democraticità fino ad ora assenti. Il primo è quello relativo allo svolgimento del procedimento disciplinare, che non prevede attualmente il principio del contraddittorio e che si basa su un criterio gerarchico; un criterio «baronale», secondo il quale il giudizio veniva espresso soltanto da pari grado e che viene oggi, invece, abolito in favore di una corte che giudica tutti a prescindere dal ruolo ricoperto.
L'altro aspetto innovativo, che potrebbe in futuro eliminare il nepotismo imperante nello svolgimento dei concorsi universitari, è quello recato dal comma 8 dell'articolo 1, che prevede l'esclusione dalle commissioni esaminatrici di quei componenti che ricoprono a pieno titolo la qualifica di professore e di ricercatore nel corso di procedure concorsuali volte al reclutamento di professori ordinari ed associati e di ricercatori. Certamente questa norma non esclude a priori la possibilità delle cosiddette baronie universitarie, ma potrebbe rendere più ardua l'assunzione di figli, nipoti ed affini.
Il provvedimento in esame, lo ripetiamo, è importante. Per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, non posso condividere l'entusiasmo e il giudizio positivo espresso poc'anzi dal collega Emerenzio Barbieri, sebbene consideri positivo che, nel corso dell'esame del provvedimento in sede referente, siano state accolte alcune delle proposte emendative


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che noi, come opposizione, avevamo presentato. Tuttavia, tra le nostre proposte emendative non sono state accolte proprio quelle che avrebbero dato un altro senso al provvedimento.
Pertanto, quello in esame rimane, come ho già detto in precedenza, un provvedimento privo di una visione strategica. Si prevede invece, per la terza volta consecutiva, una proroga per gli attuali componenti del Consiglio universitario nazionale. Il provvedimento, inoltre, non attribuisce a quest'ultimo organismo alcun potere in più, non riduce le aree scientifico-disciplinari e, soprattutto, non prevede la non rieleggibilità, che noi avevamo posto come condizione per una verifica del nostro atteggiamento durante l'esame in Assemblea del disegno di legge.
Non si comprende, in particolare, il motivo per il quale il CUN debba rimanere in vita in questo modo, senza che ad esso si possa apportare alcuna modifica. Ci troviamo, conseguentemente, sempre di fronte ad ulteriori proroghe. Anche l'emendamento da noi presentato, con il quale si cercava di creare una dialettica tra il Governo ed il Parlamento che tenesse conto anche dei pareri espressi dal Consiglio universitario nazionale non è stato accolto.
Per queste ragioni, dichiaro il nostro voto contrario sul provvedimento in esame. Ci auguriamo che al Senato, in sede di terza lettura siano introdotte quelle modifiche idonee a configurare in maniera diversa la funzionalità del Consiglio universitario nazionale.
Siamo ormai a fine legislatura e, conseguentemente, possiamo tracciare un bilancio sull'attività svolta dal Governo in materia universitaria. Tale bilancio, a nostro avviso, è assolutamente fallimentare, come testimonia il fatto che l'Assemblea si accinge ad approvare questo provvedimento ed anche altre nuove disposizioni per i ricercatori e i professori universitari. Queste ultime disposizioni, come sappiamo, hanno creato disagio e suscitato proteste nell'ambiente universitario, proprio perché si tratta di norme che non affrontano in maniera seria i veri nodi che afferiscono al sistema universitario italiano a causa dell'assenza di un disegno strategico per la qualificazione e lo sviluppo dello stesso.
Quelli trascorsi sono stati anni persi, anche con riferimento agli obiettivi europei che si dovrebbero conseguire entro il 2010.
Ci siamo trovati di fronte non soltanto ai provvedimenti di cui ho detto, ma anche ad una serie di disegni di legge caotici e parziali dai quali è derivata l'interruzione del processo di innovazione intrapreso dalle università negli ultimi anni, che, anziché destrutturato, andava monitorato, corretto e messo a fuoco in maniera più efficace con riferimento alla realizzazione dei provvedimenti previsti.
Invece, nel corso di questi anni, abbiamo assistito ad una progressiva destrutturazione del sistema universitario, che ha prodotto - e non era mai accaduto! - quella paralisi degli atenei e quello stato di disagio dell'intero mondo universitario che tutti abbiamo visto manifestarsi in tutti i suoi elementi soprattutto in questi ultimi mesi.
A tutto ciò si aggiungano le disposizioni di una legge finanziaria che - purtroppo, non avremo modo di discuterne in questa sede a causa dell'atteggiamento della maggioranza e del Governo - riduce ulteriormente - tutti lo sappiamo - i finanziamenti alle università, non prevede risorse per gli adeguamenti stipendiali (che rimangono a carico degli atenei), riduce pesantemente i fondi per l'edilizia universitaria e non prevede alcuna risorsa per le nuove disposizioni approvate in merito ai professori e ricercatori universitari.
Quindi, complessivamente, siamo di fronte ad una politica che, nel corso di questi anni, ha portato, come sappiamo, non soltanto ad una contrazione dei finanziamenti, ma anche ad un blocco delle assunzioni che ha impedito un rinnovamento del corpo docente delle nostre università, con il conseguente rischio di invecchiamento del medesimo. Infatti, un gran numero di professori andrà in pensione nei prossimi anni senza che, a seguito del blocco delle assunzioni perdurato


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nel corso degli anni, si sia potuto provvedere al necessario ingresso nel mondo universitario di nuovi studiosi, di nuovi docenti.
Eppure, è molto forte l'interesse dei giovani per gli studi universitari, com'è dimostrato dal fatto che le immatricolazioni sono aumentate. Tale interesse andrebbe coltivato; ma per farlo c'è bisogno anche di un'intesa più forte delle università con le imprese e gli enti pubblici, per sostenere l'innovazione e la ricerca e, di conseguenza, la competitività del nostro paese, per uscire dalla crisi che attraversiamo e per evitare gli attuali rischi di declino.
La legislatura volge al termine senza che sia stato risolto neanche uno dei problemi delle università: ci siamo trovati di fronte soltanto a norme improvvisate! Noi avevamo pensato a ben altre misure, volte a dare risposta ad alcune questioni fondamentali che andavano risolte in questo scorcio di legislatura. Voglio indicarne alcune in maniera molto schematica.
Innanzitutto, doveva essere riaperta ai giovani la porta verso la docenza universitaria, verso la carriera universitaria, in ragione dell'urgente bisogno di professori universitari che insegnino e che facciano ricerca con grande libertà, soprattutto nel decennio più produttivo della vita intellettuale (dai 30 ai 40 anni). A tale proposito, abbiamo proposto, come tutti ricorderete, un programma straordinario di assunzione di giovani professori e ricercatori.
Abbiamo proposto anche di risolvere il problema degli attuali ricercatori universitari mediante l'istituzione della terza fascia della docenza, che, invece, è stata contrastata e non è stata voluta dal Governo.
Inoltre, abbiamo proposto, e proponiamo (presenteremo una proposta di legge nei prossimi giorni), di realizzare subito un sistema nazionale di valutazione, tramite un'autorità nazionale che possa valutare i singoli, le strutture, la qualità delle attività universitarie, la didattica, la ricerca, il funzionamento degli atenei e del ministero, con chiari connotati di indipendenza e terzietà sia rispetto al Governo sia rispetto alle università.
Ancora, abbiamo proposto di rilanciare la ricerca libera, di cui c'è bisogno nelle università in tutti i campi, nessuno escluso, nonché di aumentare il finanziamento dei PRIN. Ribadiamo anche la necessità di defiscalizzare tutte le attività di ricerca svolte congiuntamente da università ed imprese, proprio per favorire il rapporto di cui dicevo in precedenza. Abbiamo proposto di completare l'assetto autonomistico dell'università. Troppe leggi e leggine regolano la vita universitaria, stratificandosi confusamente da oltre settant'anni: eppure, recenti atti governativi hanno rilanciato il ruolo del centralismo ministeriale, rimettendo in discussione l'autonomia degli atenei.
Abbiamo proposto di riprendere e portare a compimento l'autonomia dell'università mediante una normativa quadro essenziale sui principi regolatori dell'autonomia che abroghi le norme che imbrigliano il sistema e ne soffocano l'autonomo dispiegamento, riduca la burocrazia e deleghi alle singole università tutte le competenze che non attengono alla definizione degli obiettivi strategici del sistema.
Erano - e sono - questioni che abbiamo sollevato nel corso di questa legislatura, insieme alla determinazione di apportare significativi miglioramenti all'attuale legge sui concorsi locali, significativi miglioramenti che non si sono certo prodotti a seguito dell'approvazione del testo del Governo; si trattava di norme, proposte e provvedimenti presentati nel corso di questa legislatura, ma che non sono stati presi in esame seriamente da parte della maggioranza, che non sono stati discussi e rispetto ai quali non abbiamo potuto dare un contributo dal momento che ci siamo trovati di fronte a misure parziali che non hanno tenuto conto delle reali esigenze dell'università.
Mi avvio alla conclusione, ribadendo il nostro voto contrario per le ragioni sinora


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esposte e per il complessivo giudizio negativo sull'attività del Governo in questo ambito (ma non solo, naturalmente).
Mi auguro che, in futuro, spetti al centrosinistra, in un auspicato Governo dell'Unione, affrontare questi temi in maniera seria e garantire non solo la modernizzazione del nostro sistema universitario, ma anche la possibilità che il nostro sistema faccia ulteriori passi in avanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rodeghiero. Ne ha facoltà.

FLAVIO RODEGHIERO. Signor Presidente, il disegno di legge del Governo al nostro esame, approvato dal Senato, risponde alla volontà già manifestata dal Parlamento nel corso delle audizioni sul tema del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e di altri rappresentanti del Governo.
L'articolato, nel suo complesso, non può che incontrare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord, stante il fatto che il provvedimento interviene innovando il Consiglio universitario nazionale quale organo di rappresentanza del sistema universitario, rispetto all'attuale configurazione, per la quale esso rappresenta le istituzioni autonome universitarie, il cui specifico ruolo di rappresentanza degli atenei è attribuito così alla Conferenza dei rettori delle università italiane, organo che, costituito dai rettori, assolve per sua natura tale specifica funzione.
È vero, come è stato sottolineato, che il sistema nazionale universitario avrebbe bisogno di un intervento organico; tuttavia, questo provvedimento prende atto, rispetto alla legge 15 maggio 1997, n. 127, che regola l'attuale assetto del CUN, della nuova situazione di autonomia che si è creata dopo il 1989 con la legge n. 168 del 1989 e provvede ad una necessità avvertita dal mondo accademico e dalla stessa realtà parlamentare, come evidenziato dal dibattito sulle norme legislative con cui il Consiglio universitario nazionale è stato prorogato negli ultimi anni, scelta di prorogatio dovuta proprio anche alla criticità delle norme con lo regolano.
Riteniamo, pertanto, importante approvare questo provvedimento, per risolvere i problemi della vigente normativa e ridare, complessivamente, credibilità al Consiglio universitario nazionale per far sì che torni ad essere organo pienamente rappresentativo dell'intero mondo universitario.
In questa direzione, riteniamo importante la previsione della presenza nel Consiglio di un esponente della dirigenza amministrativa e del rappresentante dei presidi di facoltà; riteniamo positivo aver assicurato il raccordo e l'interazione con gli altri organi universitari e l'aver conservato l'intervento disciplinare nei confronti della docenza che continua ad essere effettuato dal consiglio di disciplina eletto dal Consiglio tra i suoi membri docenti, ma con l'introduzione del principio del contraddittorio e l'abolizione del criterio gerarchico.
Infine, ma non certamente quale ultimo elemento, desidero sottolineare come sia positivamente confermata la base elettiva dell'organo.
Sulla base di queste considerazioni, dichiaro il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Emerenzio Barbieri aiuterà particolarmente il ministro a dichiarare, in occasione di trasmissioni televisive, di avere compiuto l'ennesima riforma che cambia dalle fondamenta il sistema universitario italiano: ebbene, abbiamo riformato anche il CUN!
Ebbene, no! Abbiamo solo concesso al CUN di poter svolgere le sue elezioni, ma non si è compiuta alcuna riforma di sistema: qualche aggiustamento buono, qualcuno pessimo ma, nel complesso, nessun vero intervento sul CUN che vada nella direzione di allargarne la rappresentanza,


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renderla più corrispondente agli attuali cambiamenti - anche nelle discipline e nei rapporti tra le stesse - e di aumentarne la responsabilizzazione.
Dunque, grosso modo, abbiamo dinanzi, come università rispetto al sistema paese, una serie di sfide. Innanzitutto, coniugare il diritto allo studio e l'accesso all'università richiesto dall'aumento stesso delle immatricolazioni con il riconoscimento del merito - dagli studenti ai professori o, forse meglio, dai professori agli studenti -; estendere inoltre l'istruzione universitaria, perché ve ne è bisogno per affrontare in maniera positiva i processi di globalizzazione affinché davvero, nella società della conoscenza, quest'ultima sia un bene comune; sviluppare altresì l'eccellenza affinché i giovani di talento, indipendentemente dalle diseguaglianze sociali - e anzi rimontando le stesse, così come richiestoci dall'articolo 3 della Costituzione - possano giungere, da giovani e precocemente, a livelli massimi di esplicazione delle loro potenzialità, non solo scientifiche ma anche di presenza nel governo degli atenei; superare, a tale riguardo, un gap di genere assoluto. Ormai, infatti, vediamo laurearsi più ragazze che ragazzi; ragazze più brillanti, con votazioni mediamente più alte, ma di fatto, poi, assolutamente discriminate anche nelle carriere scientifiche. Vi è, infine, la sfida - ma si tratta di sfide tutte collegate - consistente nel collocare di nuovo l'università e la ricerca come pilastri per il rilancio delle politiche del paese - in particolare, di quelle industriali - nella società della conoscenza, aumentando la penetrazione della cultura tecnologica e, soprattutto, costruendo percorsi di incontro tra le culture umanistiche, la cultura della tutela dell'ambiente e quella, per così dire, dei «tecnologici con cuore» anziché «senza cuore».
Negli anni del suo Ministero, il Governo di centrodestra ha ignorato e denigrato, presso l'opinione pubblica, le proposte di chi, all'interno dell'università, ha continuato a lavorare e ad impegnarsi; questa grave delegittimazione sta demotivando tutto il sistema e riguarda anche il CUN. Le misure adottate, dall'istituzione di centri di eccellenza - istituiti come «cattedrali nel deserto», e quindi incapaci di funzionare nonostante i finanziamenti - fino alla recente approvazione della legge sul reclutamento, sono state varate all'insegna dell'improvvisazione e del sostegno al particolarismo ed alla frammentazione del sistema universitario. Il Parlamento si è trovato costretto ad approvare le università telematiche e ad personam, quasi prive di corpo docente.
C'è un tentativo di creare un sistema duale anche nei percorsi universitari di primo livello. Inoltre, non sono state riconosciute le funzioni docenti dei ricercatori, si penalizza il tempo pieno e si normano i contratti di insegnamento e di ricerca, svalutando i dottori di ricerca e mettendoli alla pari con qualsiasi altra figura generica di esperto. Sono state tagliate, per di più, le risorse finanziarie, ed è aumentata la loro incertezza per l'intera legislatura, anche a causa di quanto disposto dal disegno di legge finanziaria che dovremo esaminare in questa Assemblea.
Tali scelte hanno svilito ulteriormente i principi di merito nella vita universitaria e si riflettono anche nella pseudoriforma del Consiglio universitario nazionale (CUN). Noi, con il nostro prossimo Governo, vogliamo invece aumentare immediatamente i finanziamenti all'università, stabilendo alcune priorità. Procederemo, infatti, ad assunzioni a tempo indeterminato per giovani con dottorato di ricerca, applicando la Carta europea dei ricercatori, con particolare attenzione alle selezioni per merito ed alle retribuzioni iniziali, fissate a livello europeo, contrastando altresì le discriminazioni di genere nelle selezioni scientifiche.
Daremo, inoltre, garanzie di certezza immediata per la corresponsione, in tempi certi, delle borse di studio a tutti gli studenti vincitori; incentiveremo i curricula scientifici per superare il gap che affligge il paese ed incoraggeremo anche la sperimentazione, attraverso l'alta formazione, di scuole tecniche superiori, integrando corsi universitari di primo livello


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di tipo tecnico, scientifico e tecnologico ad elevata occupabilità con l'alta formazione professionale.
Rivedremo l'accesso alla docenza non solo per valorizzare i dottori di ricerca, ma anche per separare reclutamento e progressione di carriera, al fine di pervenire ad un ruolo unico e per contemperare l'autonomia di scelta degli atenei con le necessità di riproduzione delle comunità scientifiche. Inoltre, incentiveremo gli atenei ad adottare buone pratiche didattiche: per questo motivo, bisognerà riordinare per davvero il Consiglio universitario nazionale e costituire un organismo rappresentativo sia delle università che degli enti di ricerca. Va varata da subito, infine, la valutazione della riforma della didattica.
Tali obiettivi immediati fanno riferimento a strumenti prioritari per la riforma universitaria, come l'istituzione di un'agenzia indipendente per la valutazione ed il cambiamento della governance degli atenei, al fine di conferire una maggiore responsabilizzazione senza seguire, tuttavia, un modello dualistico di università. Occorre rivedere, altresì, i criteri di allocazione del fondo di finanziamento ordinario delle università, conferendo sia una maggiore certezza, sia una migliore premialità ai finanziamenti stessi, impegnandosi anche a superare gli squilibri strutturali del sistema, in particolare quello esistente tra gli atenei del nord e quelli del sud.
Per questi motivi, sarà necessario adottare un testo unico, mediante una legge di sistema, a sostegno dell'intera autonomia universitaria, e la riforma di un organismo come il Consiglio universitario nazionale rientra nell'ambito di un tale progetto. Tuttavia, siccome non c'è neanche l'intenzione di realizzare ciò nell'intera legislazione approvata sia dalla maggioranza, sia dall'attuale Governo, preannunzio che, per questi motivi, il mio gruppo voterà contro il disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, anche per il nostro gruppo si tratta di un provvedimento del tutto insufficiente, che, di fatto, ripropone l'ennesima proroga del Consiglio universitario nazionale nella sua composizione attuale, che rimane sostanzialmente invariata, introducendo solo qualche aggiustamento.
Vorrei osservare, dunque, che il disegno di legge in esame non rappresenta certamente la vera riforma di questo organismo, autorevole ed importante, che il mondo accademico attende da diversi anni. Il Governo, sostanzialmente, si presenta anche a questo appuntamento con una proposta del tutto fallimentare.
Altri sarebbero stati, quindi, gli interventi necessari: noi abbiamo provato a segnalarli con una serie di emendamenti - nostri ed anche degli altri gruppi - per apportare modifiche reali, di sistema, che riguardano la composizione della rappresentanza ed un suo equilibrio democratico; criteri che riguardano un equilibrio democratico anche delle discipline; criteri fondamentali di trasparenza e di governance, quali quelli della non rieleggibilità che, di fatto, ha paralizzato e svuotato, in questi anni di proroghe continue, tale organismo.
Insomma, altre sarebbero state, anche su questo terreno, le iniziative urgenti da proporre all'esame del Parlamento. Si è scelta un'altra strada: quella, sostanzialmente, di «tirare avanti», di ricorrere ad una proroga continua e permanente, che certamente produrrà un nulla di fatto, un'ennesima cristallizzazione e l'«ingessamento» di tali organismi.
Tutto ciò, naturalmente, rappresenta una scelta che il Governo e questa maggioranza debbono ascrivere alla loro responsabilità e che rientra nel quadro di una politica sbagliata che è stata condotta in questi ultimi anni sul terreno dell'università. Si tratta di una politica non solo sbagliata, ma dannosa: basti pensare ai «tagli» esorbitanti che questo Governo ha


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proposto sul capitolo dell'università e della ricerca e che nel disegno di legge finanziaria che ci apprestiamo a discutere vengono sostanzialmente riproposti; una politica di «tagli» delle risorse e degli investimenti che ha messo gli atenei italiani in una condizione di difficile sopravvivenza, nonostante tale problema sia stato segnalato da tutte le organizzazioni della docenza. In proposito, vorrei ricordare in quest'aula la vibrante protesta della Conferenza nazionale dei rettori, che certamente non si può considerare un'organizzazione estremista, che ha rappresentato proteste molto forti e vibranti, con minacce di dimissioni dei rettori italiani, ed ancora, in questi giorni, la mobilitazione contro i «tagli» che questo disegno di legge finanziaria che ci apprestiamo a discutere riserva, ancora una volta, al capitolo dell'università e della ricerca, mortificandone profondamente il ruolo e la funzione sociale e strategica che essa riveste per il nostro paese.
A tutto ciò si aggiunge la destrutturazione del sistema dell'università pubblica che questo Governo e questa maggioranza hanno voluto portare avanti, passo dopo passo, arrivando ad approvare una riforma dello stato giuridico della docenza che, come è noto, è stata bocciata solennemente da tutte le componenti del mondo accademico: dalla Conferenza dei rettori a da tutte le organizzazioni della docenza, da tutte le organizzazioni sindacali di qualsiasi ispirazione politica, dalla componente studentesca e, soprattutto, dal mondo - straordinario - dei ricercatori, risorsa fondamentale ed importantissima della nostra ricerca nell'università pubblica, penalizzata da questo provvedimento, che, in modo insensato, il ministro Moratti ha voluto portare a tutti costi, malgrado il dissenso profondo che si è registrato su di esso, all'approvazione da parte del Parlamento. Ma vi è soprattutto il rifiuto delle generazioni di giovani studiosi e ricercatori che si vedono sostanzialmente espulsi dal sistema della ricerca pubblica con un provvedimento che ne stabilisce una precarietà senza fine. È questo il segnale più preoccupante, più mortificante e più penoso della politica di questo Governo, che non ha saputo investire realmente sull'università pubblica e sulla ricerca e che, invece, ha chiuso, ha sbarrato le porte dell'accesso a migliaia e migliaia di giovani ricercatori, di cui la nostra ricerca ha bisogno ed in cui la nostra ricerca pubblica si sostanzia.
Altre sarebbero state le politiche necessarie in questo settore, a partire da un'iniezione fortissima di politiche pubbliche. In questi anni, le abbiamo sostenute nelle aule del Parlamento e delle Commissioni parlamentari, opponendoci sempre con grande puntualità, precisione e rigore alle vostre iniziative, con proposte di merito, diametralmente opposte a quelle che voi, invece, avete portato avanti.
Le riproporremo nella sostanza, per quanto sarà possibile, anche nel corso dell'esame della prossima legge finanziaria: mi riferisco a un'iniezione di risorse di investimento pubblico per la stabilizzazione e l'accesso di giovani ricercatori nel sistema pubblico delle università e della ricerca.
È una scelta strategica di prospettiva politica su cui vogliamo insistere anche nello scorcio finale di questa legislatura. Essa rappresenta, a nostro giudizio, le fondamenta di un progetto di alternativa della scuola, dell'università e della ricerca pubblica, che vogliamo mettere in campo anche nei prossimi mesi, nel corso della campagna elettorale, e che costituisce una prospettiva strategica di alternativa per questo paese (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Perrotta. Ne ha facoltà.

ALDO PERROTTA. Signor Presidente, il mio intervento sarà brevissimo. Qui non stiamo parlando della riforma universitaria, bensì della riforma del Consiglio universitario nazionale. Per quanto riguarda la riforma universitaria, come sapete, colleghi dell'opposizione, l'abbiamo già approvata, e siete stati già battuti. È inutile ripetere considerazioni svolte qualche mese fa.


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Vorrei ricordare ai colleghi che hanno sollevato quelle poche critiche sulla riforma del Consiglio universitario nazionale che abbiamo meglio specificato la rappresentanza degli studenti. Inoltre, abbiamo previsto una rappresentanza nella Conferenza dei presidi di facoltà, abbiamo stabilito che i componenti elettivi non siano eleggibili per più di due volte, ed abbiamo meglio specificato le competenze ed i poteri del collegio di disciplina.
Nel respingere nettamente le critiche della sinistra, in quanto il provvedimento in esame è il corollario della riforma attesa dal mondo universitario, e nel ringraziare la Commissione per l'ottimo lavoro svolto, preannuncio il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

CESARE CAMPA. Bravo, Perrotta!

ANGELO SANTORI. Bravo!

ERNESTO MAGGI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERNESTO MAGGI, Relatore. Signor Presidente, intervengo non solo come relatore sul provvedimento, ma anche come rappresentante di Alleanza nazionale. Sono state sollevate molte critiche da parte dei colleghi del centrosinistra e sono state svolte molte considerazioni in negativo. Ritengo che vi sia stata molta distrazione su quanto è stato fatto in questi anni in Commissione e in Assemblea: mi riferisco al riordino degli enti e degli istituti di ricerca, alla riforma dell'istruzione a tutti i vari gradi e livelli, al riordino dello stato giuridico dei docenti universitari e al Consiglio universitario nazionale. Non si può dire che non siano state esaminate - ed anche approvate - proposte emendative dei colleghi del centrosinistra; ed alcuni emendamenti in Commissione sono stati accolti anche su proposta dei colleghi del centrosinistra.
Il Consiglio universitario nazionale, istituito con la legge n. 127 del 1997, ha una struttura che proviene da un Governo di centrosinistra, per alcuni versi sostanzialmente antidemocratica. Si veda la composizione del collegio giudicante: sarebbe scorretto che vi fossero docenti universitari. Quindi, il collegio giudicante ha avuto una platea più democratica, che prima non c'era.
Mi stupisce che, avendo fra l'altro allargato la rappresentanza del sistema universitario nell'ambito del CUN, ciò non venga visto come elemento positivo. I colleghi affermano che, in questi anni, tutto è stato inutile e, addirittura, dannoso. Laddove tutto fosse stato inutile, noi non avremmo problemi: loro dicono che l'anno prossimo vinceranno le elezioni e, quindi, provvederanno ad un ulteriore riordino. Io, invece, ritengo che il malato «scuola, istruzione, università e ricerca» abbia reagito - e lo abbia fatto con forza - agli interventi del Governo e della maggioranza.
Ritengo che tali reazioni siano come quelle di un malato che ha saputo reagire ad interventi drastici, per qualche verso: altro che inutili!
Quindi, a fronte di questo, a mio avviso si è cercato solo di immaginare un progetto, una prospettiva o un futuro che sono tutti da vedere. Mi permetto di dire, in alternativa alle considerazioni svolte dai colleghi del centrosinistra, che il problema è tutto da discutere e, se ci sono ancora questioni da aggiustare, da emendare, da integrare o da riformare, non c'è problema. Siccome anche per noi del centrodestra la prospettiva della vittoria nella primavera del 2006 rientra pienamente nelle nostre aspettative, non c'è problema. Se ci sarà da fare altro, lo faremo con la vittoria della primavera del 2006 (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Coordinamento formale - A.C. 5835)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.


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Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5835)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5835, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3008 - Riordino del Consiglio universitario nazionale) (Approvato dal Senato) (5835):

(Presenti 433
Votanti 432
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato
244
Hanno votato
no188).

É così assorbita la proposta di legge Perrotta n. 5746.
Prendo atto che l'onorevole Meduri ha espresso erroneamente un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Colleghi, se mi date una mano, possiamo concludere le votazioni nella mattinata, altrimenti occorrerà prevedere un rinvio al pomeriggio (Commenti)...

Seguito della discussione della proposta di legge Realacci ed altri: Modifica all'articolo 67 della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visite agli istituti penitenziari (A.C. 3532) (ore 12,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Realacci ed altri: Modifica all'articolo 67 della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visite agli istituti penitenziari.
Ricordo che nella seduta del 21 novembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3532)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso riferite (vedi l'allegato A - A.C. 3532 sezione 2).
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 3532 sezione 1).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo di Rifondazione comunista è stato invitato a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENRICO BUEMI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Pisapia 1.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIOVANNI RICEVUTO, Viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisapia 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 396
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato
137
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che l'onorevole Carra ha erroneamente espresso un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Avverto che, consistendo la proposta di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3532)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, vorrei solo sottolineare il valore di questa innovazione, che - se vogliamo - è modesta nel contenuto normativo, perché si autorizzano soggetti diversi e i rappresentanti dei territori alle visite in carcere, ma è molto significativa perché richiama la nostra attenzione. Mi sono permesso di intervenire, seppure brevemente, proprio per richiamare l'attenzione di tutti i colleghi sul tema delle carceri e del rapporto tra carceri e territorio.
È un tema doloroso, irrisolto e antico, che naturalmente non si risolve semplicemente prevedendo un novero più ampio di soggetti legittimati alle visite ai detenuti. Tuttavia, anche questo è un passaggio verso una politica per le carceri, che necessita di maggiore attenzione e non solo di maggiori risorse.
Il ministro della giustizia Castelli chiede maggiori risorse al suo collega dell'economia. Mi pare che i risultati di questa ricerca non siano positivi nell'ambito della finanziaria.
Tuttavia, ripeto, non solo di risorse vi è bisogno per le carceri. La nostra preoccupazione è forte e le cifre, purtroppo, la confermano. Ci sono circa 19 mila detenuti in più rispetto alla capienza sostenibile, fissata nel numero di 42 mila detenuti. Solo il 10 per cento della popolazione carceraria lavora. Anche da questo punto di vista, è importante il rapporto con il comune, la provincia e gli altri enti territoriali. Ancora registriamo situazioni di sovraffollamento gravissime e disumane sotto il profilo delle più elementari norme igieniche. Dunque, una politica per le carceri è necessaria e molto tempo è stato perduto. È necessaria anche una politica criminale, cioè un politica di depenalizzazioni e di sanzioni alternative al carcere.
Questo voto prevedibilmente unanime, del quale ci rallegriamo e di cui il gruppo della Margherita, in modo particolare, si è fatto promotore, deve essere un momento di soddisfazione ma anche di attenzione ad una politica per le carceri che, purtroppo, in Italia continua a mancare (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carboni. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CARBONI. Il gruppo dei Democratici di sinistra esprimerà voto favorevole su questo provvedimento, l'unico che, nel corso di questa legislatura, è stato adottato con attenzione al sistema penitenziario. Come ricordava il collega Mantini, ormai siamo arrivati al numero di 60 mila detenuti.
In questi cinque anni, il Governo e, in particolare, il ministro che ha la responsabilità del Dicastero della giustizia nulla hanno fatto per risolvere i gravissimi problemi


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che già affliggevano il sistema penitenziario. Anzi, tutta la politica del ministro, in questi cinque anni, è stata rivolta a penalizzare ulteriormente tale sistema ed è stata insensibile ad ogni problema, chiusa a qualsiasi soluzione.
Gli aspetti di maggior rilievo sono stati la modifica dei parametri relativi agli spazi di detenzione e l'abbandono della sanità penitenziaria, le cui risorse sono state ridotte del 30 per cento. Ci sono problemi relativi al personale che opera nel sistema penitenziario. Hanno scioperato tutti: i detenuti, i malati, il personale civile, il personale dei ministeri e il personale in servizio di polizia penitenziaria. Si registra un decremento totale dei servizi ed è stata interamente abbandonata la politica del lavoro all'interno delle carceri.
Questo Governo e questo ministro hanno determinato nel sistema della giustizia grandi problemi ed il sistema delle carceri risulta essere quello maggiormente penalizzato, maggiormente afflitto.
Evidentemente, quello al nostro esame è solo un piccolo provvedimento ma ha il pregio di porre ulteriormente la gravità dei problemi penitenziari all'attenzione degli enti locali che, sino ad oggi, sono dovuti rimanere ai margini, senza poter dare contributi significativi.
Confidiamo e siamo convinti del fatto che, nella prossima legislatura e con un Governo diverso, vi sarà una attenzione particolare al sistema penitenziario, che non è un pezzo dello Stato destinato ad essere escluso dai diritti. Si tratta, invece, di cittadini che sicuramente debbono pagare un conto, ma che debbono conservare anche gli stessi diritti che spettano, oggi, ai cittadini non coinvolti nei problemi della detenzione.
Quindi, una attenzione particolare vi sarà per i detenuti, per i servizi del sistema penitenziario, per il personale, per un nuovo sistema che consenta allo Stato sia di far pagare il prezzo del proprio errore a chi ha sbagliato, sia di garantire, all'interno del carcere, i diritti costituzionali che oggi sono negati, sia di assicurare a chi vi lavora migliori condizioni di vita e una migliore condizione nella quale svolgere le proprie mansioni. Il nostro voto su questo provvedimento sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Cercherò di attenermi al tema del provvedimento, signor Presidente: esso ha ad oggetto l'estensione ad un'ulteriore categoria di soggetti della disciplina delle visite in carcere, così come regolata dall'articolo 67 della legge n. 354 del 1975. A me preme solamente giustificare la ratio del contenuto della normativa. La disciplina dell'accesso e dell'autorizzazione delle visite in carcere era già contenuta nell'articolo citato. Con la modifica oggi in esame, si è allargata ad altri soggetti la possibilità di accedere a tali visite senza la relativa autorizzazione. Si tratta di un fatto importante, perché la concessione o meno dell'autorizzazione è legata a problemi di sicurezza, dei quali tanto si parla in questo periodo, che riguardano la vita dei detenuti negli istituti penitenziari.
Quali sono, dunque, le ragioni che hanno spinto all'ampliamento della fascia di tali soggetti? Un primo aspetto è legato alle esigenze sanitarie. Il sindaco è direttamente responsabile della sanità sul territorio di propria competenza e pertanto, poiché le esigenze sanitarie assumono un'importanza rilevante negli istituti penitenziari - tutti conosciamo i problemi che si creano per la vita dei detenuti, dovuti soprattutto al sovraffollamento nelle carceri -, si è deciso di mettere il sindaco in condizione di poter accedere al carcere senza dover essere preventivamente autorizzato. Ciò è tanto più importante se pensiamo a necessità di tipo sanitario che si possono verificare con immediatezza. Pertanto, non è possibile passare attraverso il sistema dell'autorizzazione, perché essa è un atto burocratico che spesso richiede del tempo.
Un secondo aspetto che ha spinto a tale ampliamento è legato a problemi urbanistici


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e di edilizia che fanno riferimento all'istituto penitenziario. Anche in questo caso, sia il sindaco sia il presidente della provincia o l'assessore delegato, come previsto dal provvedimento, hanno la possibilità di accedere senza autorizzazione all'istituto penitenziario, per valutare, nell'immediatezza e senza alcuna perdita di tempo, esigenze anche contingenti ed importanti che si possono verificare.
Questo, per ciò che concerne le necessità. Vi sono tuttavia anche altri aspetti che vanno sottolineati. La vita dei detenuti nel carcere è legata a permessi premio e ad affidamenti esterni, ma soprattutto ad iniziative di formazione e di inserimento lavorativo che coinvolgono innanzitutto l'amministrazione penitenziaria, ma soprattutto gli enti locali. Dunque la possibilità, per il sindaco e per il presidente della provincia, di controllare e di seguire anche personalmente la situazione nel carcere, nell'interesse di queste iniziative di formazione, consente una responsabilizzazione di tali soggetti rispetto ai compiti ai quali sono preposti, in quanto essi possono così avere un quadro sempre preciso della vita che si svolge nel carcere e delle possibilità di reinserimento dei detenuti nella vita sociale, in virtù delle misure previste dal codice penitenziario.
Questo provvedimento è dunque importante, in quanto responsabilizza maggiormente il sindaco e il presidente della provincia sul fronte dei comportamenti che essi devono tenere in una materia così delicata. Per questi motivi, il gruppo dell'UDC esprimerà un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, insieme ai colleghi di tutta l'Assemblea, al di là degli schieramenti politici - come emerge dagli interventi e dalle sottoscrizioni di questa proposta di legge, che io stesso ho sottoscritto -, annuncio il voto favorevole anche dei deputati Verdi. Credo che fra pochi minuti l'Assemblea voterà all'unanimità - mi auguro che questo avvenga - a favore di questa proposta di legge della quale è stato relatore il collega Buemi e primo presentatore il collega Realacci; ma, ripeto, essa è stata sottoscritta da deputate e deputati di tutti, o comunque di molti, gruppi parlamentari, al di là degli schieramenti politici.
È un fatto positivo, come è stato già sottolineato dai colleghi che mi hanno preceduto, che si introduca nell'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario, cioè nella legge 26 luglio 1975, n. 354, la possibilità per i presidenti della provincia e per i sindaci, come anche per gli assessori provinciali e comunali delegati, di accedere senza autorizzazione agli istituti penitenziari situati nei loro territori. Inoltre, si prevede la possibilità di ingresso nelle carceri senza autorizzazione per il Garante dei diritti dei detenuti, ove costituito presso la regione nel cui territorio è situato l'istituto penitenziario. Infine, è stata finalmente sancita in via ufficiale la possibilità di ingresso nelle carceri senza autorizzazione, e senza limitazioni di territorio, per i membri italiani del Parlamento europeo: all'epoca, nel 1975, quando fu varato l'ordinamento penitenziario, non c'era ancora l'elezione diretta dei membri italiani del Parlamento europeo e, quindi, non era stata prevista questa ipotesi.
Vi è una piena condivisione del testo di questa proposta di legge, di questa modifica ed integrazione all'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario e c'è da augurarsi che, subito dopo la legge finanziaria, la Camera possa varare anche il provvedimento che prevede l'istituzione a livello nazionale del Garante delle persone private della libertà personale. Si tratta di un provvedimento, di cui è relatore il collega Palma, che più volte abbiamo portato all'attenzione di quest'Assemblea e il cui esame è però continuato a slittare a causa delle vicende di «affollamento» e di difficoltà di carattere politico dell'aula in questi giorni.


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Tuttavia, vorrei richiamare la situazione paradossale in cui si colloca questa innovazione, che, anche se il tempo residuo di questa legislatura è ormai limitatissimo, mi auguro che molto rapidamente il Senato della Repubblica possa approvare in via definitiva. Ieri, il Senato della Repubblica ha approvato definitivamente la cosiddetta legge ex-Cirielli, di cui tanto abbiamo discusso in quest'aula, e da parte nostra, come deputati dell'opposizione, abbiamo più volte sottolineato uno degli aspetti più gravi di quella legge di cui meno si è discusso. In altre parole, mi riferisco al fatto che l'irrigidimento dell'istituto della recidiva contenuto in quella legge provocherà, nel giro dei prossimi mesi e dei prossimi anni, l'aumento di molte migliaia di detenuti rispetto ad una situazione penitenziaria che già oggi fa registrare oltre 60 mila presenze nelle carceri italiane. Sembrava che questo fosse un allarme strumentale da parte delle forze dell'opposizione. Ora, qualche decina di minuti fa ...

PRESIDENTE. Onorevole Boato, la prego di concludere.

MARCO BOATO. Concludo, signor Presidente.
Le agenzie di stampa hanno riportato una dichiarazione del ministro Castelli, ministro della giustizia, il quale annuncia che, dopo l'entrata in vigore della legge ex-Cirielli, aumenteranno di migliaia - parole del ministro Castelli - i detenuti nelle carceri, ma che non ci sono i fondi per far fronte a questa emergenza.
Volevo cogliere questa occasione per denunciare la gravità di quanto sta avvenendo e per sottolineare, a maggior ragione, l'importanza di una più ampia possibilità d'intervento dei rappresentanti degli enti locali rispetto alla situazione penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, rivolgo un saluto ad alcuni sindaci della comunità montana della Val Chiavenna, in provincia di Sondrio, che stanno seguendo i nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il mio voto convintamente contrario su questa proposta di legge. Questo anche perché mi aspettavo che nelle ultime battute dei lavori parlamentari il centrodestra - se ha ancora qualcosa di centrodestra - si occupasse, ad esempio, di portare in aula l'approvazione della proposta di legge sulla legittima difesa per i nostri cittadini. Invece, ci troviamo a votare sui diritti dei carcerati.
Il mio è un voto contrario innanzitutto perché credo che si sarebbe potuto eventualmente ragionare sul testo iniziale, ma non su quello che è stato poi stravolto a seguito dei lavori della Commissione, laddove si è aumentato il numero dei soggetti che potranno visitare senza autorizzazione i nostri carcerati: dagli assessori provinciali agli assessori comunali.
Immagino gli assessori comunali dei Verdi o di Rifondazione comunista entrare nelle carceri e presentare esposti contro i direttori, ma il problema di tali strutture in questo paese deve essere affrontato in un altro modo. È semplicissimo! Se vi sono poche carceri, vi sono tanti delinquenti sulle strade; se vi sono poche carceri, chi vive all'interno delle stesse vive male, perché non vi è spazio! Pertanto, l'obiettivo di migliorare la vivibilità all'interno del carcere non si affronta con la demagogia, ma con interventi di edilizia carceraria.
È giusto ricordare ai miei nemici del centrosinistra (in questo caso, sono tali) che continuano a raccontare menzogne, che è dal 1989 che non si investe così tanto in edilizia carceraria (giusto per ricordarlo!). Loro, invece, che hanno a cuore il problema dei carcerati, quando sono stati al Governo hanno chiuso gli istituti di Pianosa, dell'Asinara ed altri dodici piccoli istituti carcerari!
Pertanto, poiché non mi presto alla demagogia, preannunzio l'espressione convinta


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di un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cola. Ne ha facoltà.

SERGIO COLA. Signor Presidente, ritengo che il ministro Castelli non abbia assolutamente bisogno di difensori: come ricordato dall'onorevole Dussin, in questa legislatura ha fatto tanto per l'edilizia penitenziaria, anche attraverso la formula delle locazioni finanziarie e sono state aperte nuove carceri modello, nel vero senso della parola.
Tuttavia, vorrei replicare a chi, con tanta demagogia, esprime determinate osservazioni. Faccio parte del Comitato carceri, con Buemi, Carboni ed altri, che si è recato quasi in tutta Italia: ho avuto modo di constatare situazioni veramente ai limiti della decenza. In particolare, nell'istituto di Favignana vi sono celle di un metro per due metri quadrati; nell'ospedale giudiziario di Napoli, a Sant'Eframo, sono state registrate condizioni di invivibilità assoluta e lo stesso si può dire per Pozzuoli e per altre carceri del nord.
Se non avessimo avuto la possibilità di accedere a queste carceri e di verificare le condizioni di assoluta invivibilità, non saremmo potuti intervenire, sempre in quel momento, attraverso prese di posizioni ufficiali, dichiarazioni alla stampa e comunicazioni al ministro, e non avremmo potuto ottenere interventi molto importanti che hanno rimosso, ancorché parzialmente, queste situazioni di scandalo.
Pertanto, volendo rispondere a chi è intervenuto, vorrei dire che queste situazioni non hanno cominciato a verificarsi nel momento in cui è apparso il centrodestra, ma esistevano da tanti anni in maniera veramente vergognosa, senza che nessuno se ne fosse mai accorto!
Noi esprimeremo un voto favorevole su tale provvedimento, perché, onorevole Dussin, a mio modo di vedere, come risulta necessario, si fa riferimento solo al sindaco, non agli assessori comunali in generale, ed eventualmente all'assessore delegato dal sindaco del comune in cui è situato l'istituto penitenziario...

LUCIANO DUSSIN. Leggi la legge! Non raccontare balle!

SERGIO COLA. Noi diciamo «sì», per una ragione molto semplice: è necessario un monitoraggio continuo e costante delle condizioni carcerarie. Come è giusto che vi accedano i garanti eletti e nominati dalle regioni, è giusto anche che vi accedano i parlamentari europei. Ciò per ragioni di giustizia e di vivibilità: per verificare e controllare le condizioni del carcere (Commenti del deputato Polledri)!
Queste sono le ragioni che ci hanno indotto a sostenere la proposta di legge in esame.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

ENRICO BUEMI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI, Relatore. Signor Presidente, ringrazio in primo luogo i colleghi che hanno sostenuto il provvedimento sia in Commissione sia in Assemblea.
Si tratta di una proposta di legge di buonsenso, che mette in condizione coloro che hanno responsabilità sul territorio in cui è ubicato il carcere di potervi accedere senza l'autorizzazione di chi in sostanza deve essere controllato.
In tal modo, si consente a coloro che devono assumere decisioni al riguardo di conoscere esattamente la situazione del carcere, le condizioni dei detenuti, valutando le iniziative migliori da assumere al fine di tutelare i principi fondamentali contenuti nella nostra Costituzione, che devono essere di riferimento per ogni amministratore pubblico e per ogni rappresentante delle istituzioni.
Pertanto il provvedimento, che è di portata assai limitata, prevede che i parlamentari


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italiani facenti parte del Parlamento europeo possano accedere alle carceri senza autorizzazione. Lo stesso vale per i sindaci competenti per territorio, vale a dire per quelli di zone in cui è presente una istituzione carceraria, per gli assessori delegati, per i presidenti delle province e per gli assessori provinciali delegati.
Si tratta dunque di una misura estremamente prudente, ma anche significativa, in quanto la presa di conoscenza della realtà delle carceri è un fatto importante per assumere poi decisioni in proposito.
La possibilità di accesso nell'istituto penitenziario senza previa autorizzazione è inoltre riconosciuta al Garante dei diritti dei detenuti, ove costituito presso la regione nel cui territorio è situato l'istituto penitenziario. Abbiamo volutamente escluso i garanti istituiti con delibera dei consigli comunali in quanto non previsti per legge, mentre il Garante regionale è istituito per legge. Si tratta di un organo che deve svolgere un'importante azione di controllo sulla corrispondenza tra quanto contenuto nei testi legislativi e i comportamenti concreti.
Dunque, non siamo di fronte ad un'operazione che mette in discussione la sicurezza o la capacità dell'istituzione di essere garante di una impermeabilità rispetto alla possibilità di fuga; occorre infatti aumentare il livello di trasparenza dell'istituzione carceraria rispetto alla società, che ha bisogno di conoscere in maniera puntuale ciò che avviene nelle carceri e il limite dell'azione detentiva della pena che non svolge fino in fondo la finalità rieducativa prevista dalla Costituzione.
Il provvedimento si colloca, dunque, nel senso di una maggiore presa di coscienza da parte delle istituzioni e della società rispetto alla realtà del carcere.

(Coordinamento formale - A.C. 3532)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3532)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3532, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi).

(Realacci ed altri: Modifica all'articolo 67 della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visite agli istituti penitenziari) (3532):

(Presenti 397
Votanti 388
Astenuti 9
Maggioranza 195
Hanno votato
281
Hanno votato
no 107).

Prendo atto che gli onorevoli Daniele Galli e Filippo Maria Drago non sono riusciti a votare. Prendo atto altresì che l'onorevole Buemi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni (A.C. 4129) (ore 12,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni.


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Ricordo che nella seduta del 16 settembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 4129)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 4129 sezioni 2 e 3).
Avverto che gli onorevoli Giacco, Labate e Zanotti hanno sottoscritto tutti gli emendamenti a prima firma dell'onorevole Bindi.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89 del regolamento gli identici articoli aggiuntivi Buemi 4.010 e Stradella 4.011, non previamente presentati in Commissione, concernenti l'esenzione, per le imprese edili, dall'osservanza dell'obbligo di assunzione di lavoratori disabili, di cui all'articolo 3 della legge 12 marzo 1999, n. 68, in quanto relativi a materia estranea rispetto all'oggetto del provvedimento al nostro esame (vedi l'allegato A - A.C. 4129 sezione 1).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4129)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 4129 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCA MARTINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Bindi 1.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO CONTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello della Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 1.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 376
Votanti 375
Astenuti 1
Maggioranza 188
Hanno votato
366
Hanno votato
no 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 388
Maggioranza 195
Hanno votato
388).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4129)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4129 sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCA MARTINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bindi 2.10 e 2.11. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Bindi


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2.12, a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire le parole «e molestie» con le seguenti: «le molestie ovvero». La Commissione esprime, altresì, parere favorevole sull'emendamento Bindi 2.13 e parere contrario sull'emendamento Sgobio 2.14.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO CONTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello della Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni) (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

(Presenti 396
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato
204
Hanno votato
no 191).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo...
Chiedo scusa, revoco l'indizione della votazione, in quanto l'emendamento Bindi 2.11 è precluso dall'approvazione dell'emendamento Bindi 2.10.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Bindi 2.12 accedono alla proposta di riformulazione avanzata dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 2.12, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 406
Votanti 403
Astenuti 3
Maggioranza 202
Hanno votato
399
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 2.13, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 394
Maggioranza 198
Hanno votato
391
Hanno votato
no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 2.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 403
Maggioranza 202
Hanno votato
186
Hanno votato
no 217).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 404
Votanti 403
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato
399
Hanno votato
no 4).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4129)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4129 sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCA MARTINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sulle proposte emendative presentate.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO CONTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello della Commissione.

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Sgobio 3.10 ha carattere meramente formale e, pertanto, non sarà posto in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 3.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato
177
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 406
Votanti 404
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato
403
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4129)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4129 sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCA MARTINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Sgobio 4.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO CONTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello della Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 4.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 409
Maggioranza 205
Hanno votato
180
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato
402
Hanno votato
no 3).

Passiamo all'esame dell'articolo aggiuntivo Bindi 4.012. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCA MARTINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Bindi 4.012.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO CONTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello della Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bindi 4.012, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 403
Maggioranza 202
Hanno votato
176
Hanno votato
no 227).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4129)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Maria Leone.

ANNA MARIA LEONE. Signor Presidente, nel dichiarare il voto favorevole del gruppo dell'UDC sul disegno di legge in esame, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione del testo del mio intervento in calce al resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. Onorevole Anna Maria Leone, la Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, preannuncio, a nome del mio gruppo, l'espressione di un voto favorevole sul disegno di legge in esame. Voteremo a favore perché riteniamo importante far sì che le persone disabili possano avere risposte significative anche a livello normativo.
Colgo questa occasione anche per porre in rilievo quella che potrebbe essere una discrepanza tra, da un lato, le affermazioni di principio e i riconoscimenti giuridici, e, dall'altro, i comportamenti reali. Da tale punto di vista, questo Governo ha lasciato molti dubbi in ordine alla politica


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adottata in tema di disabilità. A tale riguardo, desidero ricordare alcune questioni fondamentali.
Se per principio noi affermiamo i diritti di tali soggetti e, poi, nella vita di tutti giorni, questi diritti li neghiamo, ciò a me pare un comportamento estremamente negativo. A questo proposito, desidero ricordare il «taglio» operato al fondo per le politiche sociali e porre in rilievo come, per il «dopo di noi», non ci sono più finanziamenti e come per l'inserimento lavorativo di tali soggetti la legge esistente è stata o non applicata o applicata con difficoltà, anche con riferimento alle barriere architettoniche e quant'altro. Si potrebbero citare altri esempi, ma l'elenco sarebbe molto lungo. Ritengo, comunque, che l'approvazione del presente disegno di legge, che conferma in maniera importante il principio della non discriminazione delle persone disabili, possa consentire di far registrare un riscontro pratico, in termini di qualità della vita di tali soggetti, nella vita di tutti i giorni (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni Mancuso. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame è volto a rafforzare ulteriormente il processo di integrazione dei soggetti disabili nella vita politica, sociale ed economica. Questa finalità è esplicitata molto bene all'articolo 1, che fa comunque salve le garanzie già previste dall'ordinamento a favore dei disabili che vogliono accedere al mondo del lavoro e per coloro che già prestano un'attività lavorativa.
Sebbene si possa affermare che la tutela delle persone disabili sia nel nostro paese estremamente avanzata anche a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 104 del 1992, i dati statistici dimostrano ancora oggi come questa componente, particolarmente svantaggiata, della popolazione rimanga troppo spesso fuori dal circuito della vita pubblica sociale, politica ed economica a causa della persistenza di barriere sia materiali sia immateriali. È necessario, quindi, introdurre strumenti giuridici idonei a garantire l'effettiva parità di trattamento e promuovere la pari opportunità per le persone disabili qualora si trovino a subire, a causa della loro disabilità, discriminazioni anche in ambiti di vita diversi da quella lavorativa.
Il disegno di legge si propone di estendere la particolare tutela giurisdizionale, già accordata ai disabili vittime di discriminazioni nel contesto lavorativo, a tutte quelle situazioni in cui il disabile risulti destinatario di trattamenti discriminatori al di fuori del rapporto di lavoro che consenta, da un lato, di fornire un'efficace risposta alla forte aspettativa rappresentata da numerose categorie di disabili e, dall'altro, di soddisfare un'esigenza di completezza del sistema al fine di garantire alle persone disabili una piena parità di trattamento in ogni settore della vita.
Infine, appare di particolare rilievo la previsione contenuta nell'articolo 4 che estende la legittimazione ad agire in giudizio nei casi di discriminazione ad associazioni ed enti costituiti a tutela dei disabili. Una tale estensione della legittimazione ad agire è prevista sia su delega sia nell'ipotesi in cui i suddetti organismi abbiano interesse ad intervenire nei giudizi per danni subiti dal disabile o ritengano di ricorrere, in sede di giurisdizione amministrativa, per l'annullamento di atti illegittimi.
Per tutte le ragioni testé illustrate, dichiaro, anche a nome del gruppo di Alleanza nazionale, il voto favorevole su tale provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo della Margherita su un provvedimento che risponde alle esigenze di tutela dei diritti umani nel nostro paese.


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È vero, l'Italia, come diceva poc'anzi il collega Giacco, dispone di una delle più avanzate legislazioni per la tutela dei diritti delle persone disabili anche in virtù della entrata in vigore della legge n. 104 del 1992 (legge quadro per l'assistenza all'integrazione sociale e per i diritti delle persone diversamente abili). Il nostro sistema sociale è stato ulteriormente ammodernato con la legge n. 328 del 2000; tuttavia, l'evoluzione della nostra società ha messo in luce gli inevitabili limiti e lacune tali che, per i diversamente abili, il diritto di cittadinanza, sancito dall'articolo 3 della nostra Carta costituzionale, non è ancora pienamente accessibile.
I diversamente abili devono sopportare ancora oggi, quotidianamente, molte criticità, relative alla opportunità di accesso, di uso e di fruibilità dei diritti e delle prestazioni.
I problemi dunque permangono: nei luoghi di lavoro, nella scuola (anzi, nella scuola si sono ulteriormente aggravati), nei mezzi di trasporto pubblico, negli stadi, al cinema e nei luoghi della ricreazione e del tempo libero. Dunque, senza voler fare demagogia, rimane un fatto: troppo spesso i diritti delle persone disabili rischiano di rimanere tali solo sulla carta. Purtroppo, questa difficile e complessa situazione assume a volte vesti ancora più gravi: rilevazioni statistiche mettono in luce come i diversamente abili siano ancora vittime di vere e proprie discriminazioni.
Per questo motivo, siamo favorevoli a tale provvedimento, che rafforza materialmente e sostanzialmente i principi di eguaglianza e attribuisce ad ogni persona pari opportunità. Siamo soprattutto favorevoli all'introduzione nel nostro ordinamento della nozione giuridica di discriminazione, che include anche quella indiretta (spesso più subdola), ossia la discriminazione che priva effettivamente la persona dell'accesso al diritto previsto.
Infine, questo provvedimento incontra il nostro parere favorevole perché legittima ad agire le associazioni dei disabili, le quali potranno intervenire anche per un singolo soggetto che abbia avuto leso il proprio diritto. Noi avremmo voluto introdurre anche altri aggiustamenti; esprimiamo comunque la soddisfazione e il ringraziamento alla relatrice per aver accolto alcuni emendamenti che abbiamo presentato per dare un contributo positivo al provvedimento. Approviamo questo disegno di legge perché fa crescere seriamente il livello di civiltà del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà

PIERGIORGIO MASSIDDA. In questi giorni voi avete ribadito che questo Governo non ha fatto niente per la disabilità. Noi non chiacchieriamo; noi facciamo, creiamo. Questo disegno di legge ci onora, e voi stessi lo voterete perché avete partecipato, avete lavorato, ma siete stati incapaci di farlo quando avete governato voi. E allora, bisogna avere anche la franchezza, l'onestà di accettare che, se è vero che questa nazione è orgogliosa di avere una delle normative migliori e più moderne a tutela della disabilità, è altrettanto vero che questo provvedimento è necessario perché un'integrazione reale non è ancora avvenuta. Per questa ragione (Commenti dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Forza Italia)...

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, calma!

PIERGIORGIO MASSIDDA. Concludendo, credo che anche gli amici della Lega saranno orgogliosi di aver lavorato, come tutto il Parlamento, per una legge che qualifica l'azione politica, qualifica il Parlamento ma, se permettete, qualifica anche un Governo che risponde con i fatti e non con le parole, con gli slogan della sinistra. (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIERFERDINANDO CASINI (ore 13)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, buongiorno e ben arrivato.
Lo spot pubblicitario che abbiamo ascoltato poco fa spingerebbe a cambiare atteggiamento di voto, ma poichè io voglio essere coerente (Commenti dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Forza Italia)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...

MARCO BOATO. Sto parlando pacatamente e tutti hanno ascoltato il tono con cui è stato svolto il precedente intervento. Il tono e il contenuto. Ripeto, abbiamo ascoltato uno spot pubblicitario fuori tempo, diciamo: dal punto di vista elettorale può aspettare ancora qualche settimana!
Al contrario, poiché noi verdi, e non solo noi verdi ma tutto il centrosinistra, condividiamo il contenuto di questo disegno di legge, anche con i miglioramenti apportati con larga convergenza dalla Commissione, annuncio il nostro voto favorevole.
Si tratta delle misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità che siano vittime di discriminazioni. Opportunamente, il disegno di legge delimita finalità ed ambito di applicazione dell'intervento, introduce la nozione di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità e, nel dettare disposizioni relative alla tutela giurisdizionale, riconosce la legittimazione ad agire in giudizio alle associazioni ed agli enti esponenzialmente rappresentativi degli interessi offesi delle persone disabili.
Pertanto, al di là delle polemiche strumentali che abbiamo ascoltato poco fa, dichiaro con soddisfazione il voto favorevole dei Verdi sul disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, sinteticamente e molto pacatamente, desidero dire che non si può non votare a favore del provvedimento in esame, che esplicita, di fatto, ciò che è già previsto dall'articolo 3 della Costituzione: nella nostra Repubblica non sono ammesse discriminazioni, di qualsivoglia tipo esse siano.
Pertanto, nel plaudire all'avvenuta approvazione dell'emendamento che conteneva un riferimento proprio all'articolo 3 della Costituzione, garanzia e base, nel nostro paese, del divieto di discriminazioni, ritengo che il disegno di legge in esame sia estremamente importante là dove prevede la tutela giudiziaria (implicitamente già prevista, ma ora esplicitata). Credo sia importantissimo stabilire che le associazioni e gli enti di tutela delle persone disabili abbiano legittimazione ad agire ogni qualvolta vedano messa in forse da una discriminazione, di tipo diretto o indiretto, l'uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini.
Ripeto che, essendo il provvedimento in esame estremamente importante, noi contribuiremo alla sua approvazione, pur facendo notare che il voto favorevole che ci accingiamo ad esprimere non avrà senso se le disposizioni in oggetto rimarranno sulla carta, se la legge positiva continuerà a prevedere, di fatto, discriminazioni. Ne citerò una per tutte: sebbene il Presidente del Consiglio, fin dal momento del cosiddetto contratto con gli italiani, abbia più volte affermato che tutti i cittadini avrebbero ricevuto il famoso milione di pensione al mese, 516 euro nella moneta attuale (mi dicono che attualmente sono 600 euro), non è stato previsto l'aumento della pensione agli invalidi civili.
Quindi, stiamo affermando di essere contro le discriminazioni soltanto in teoria:


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in pratica, nella prossima legge finanziaria, ancora non viene previsto l'adeguamento delle pensioni degli invalidi civili all'importo delle altre pensioni, con un'evidente, plateale e concreta discriminazione. Nel nostro paese, la pensione di invalidità civile è ancora ferma a 230 euro, cifra che, come comprendiamo tutti, è assolutamente inadeguata a garantire la sopravvivenza di una persona normale e, ancora di più, di chi ha bisogno di assistenza per compiere gli atti ordinari della vita.
Sono molto contenta che la Camera, tra pochi minuti, approvi all'unanimità un provvedimento contro la discriminazione delle persone disabili, ma credo che quest'Assemblea si accinga a votare ben sapendo di farlo con ipocrisia, dal momento che non esistono norme positive idonee a fare in modo che i cittadini con disabilità non vengano discriminati (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

FRANCESCA MARTINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCA MARTINI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, premesso che il nostro paese, come ho già detto, a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 104 del 1992 (la legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale ed i diritti delle persone handicappate), vanta una delle più avanzate normative a livello internazionale nell'ambito della tutela dei diritti delle persone disabili, non si può, allo stesso tempo, negare che la persona disabile è ancora, dal punto di vista sociale, un soggetto debole.
Risultano, infatti, concretamente esistenti alcuni nodi critici. Penso alla capacità del mondo della scuola di offrire una didattica all'avanguardia, modellata sulle specifiche aree di vantaggio degli studenti certificati, e alla piena attuazione dei processi di formazione lavorativa e di avviamento attraverso il collocamento mirato, per poter sviluppare al meglio le potenzialità, soprattutto lavorative. Penso alle scarse occasioni di far sentire le proprie opinioni e ad una pressoché totale assenza di rappresentanti disabili nelle istituzioni e negli organi di rappresentanza.
È evidente come, troppo spesso, i diritti delle persone disabili corrano il rischio di rimanere inattuati.
In modo molto diretto, mi sento di affermare che la discriminazione avviene spesso in una maniera molto semplice e dai contorni lapidari: una barriera architettonica come qualche gradino, l'impossibilità di salire su un mezzo di trasporto, l'assenza di servizi igienici adeguati o di personale in aiuto divengono drammaticamente fattori di esclusione sociale.
Purtroppo, questa già drammatica situazione, a volte, assume delle vesti ancora più gravi. Le rilevazioni statistiche mettono in luce come, ancora oggi, i disabili siano vittime di vere e proprie discriminazioni nella società e di limitazioni oggettive di accesso ai diritti.
La normativa delle pari opportunità, nata in Italia, storicamente, per garantire il pieno rispetto della parità tra uomo e donna, deve offrire uno strumento di strategica importanza quale impulso diretto a rispettare le capacità individuali, senza discriminare, in ragione della condizione fisica, al di là delle differenze di genere.
Si è ravvisata, quindi, la necessità di affrontare il problema della tutela giuridica delle persone in un'ottica più generale, introducendo strumenti giuridici diretti a garantire la parità di trattamento e le pari opportunità di tutte le persone disabili che si trovino a subire discriminazioni dirette e indirette.
Il provvedimento in esame è volto a rafforzare ulteriormente il processo di integrazione dei soggetti disabili nella vita politica, sociale ed economica, dando, quindi, concreta attuazione al disposto dell'articolo 3 della Costituzione che prevede, tra i doveri fondamentali della nostra Repubblica, la rimozione degli ostacoli che impediscono una piena partecipazione di tutti i cittadini.
Considerato, quindi, l'ottimo lavoro svolto in Commissione al fine di perfezionare


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il testo, grazie alla collaborazione di tutti colleghi, sono certa che questo provvedimento sia fondamentale per conferire nuova linfa vitale e maggiore concretezza ai dettami normativi che innalzano il nostro paese ad un alto grado di civiltà giuridica.
Esprimo coerentemente il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Federazione Padana.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Coordinamento formale - A.C. 4129)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4129)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4129, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni) (4129):

(Presenti 396
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato
395).

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 2848 - Senatori Salini ed altri: Contributo straordinario alla Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi per la realizzazione di un Centro polifunzionale di alta specializzazione per la ricerca mirata all'integrazione sociale e scolastica dei ciechi pluriminorati (Approvata dalla XII Commissione permanente del Senato) (A.C. 5198) (ore 13,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla XII Commissione permanente del Senato, d'iniziativa dei senatori Salini ed altri: Contributo straordinario alla Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi per la realizzazione di un Centro polifunzionale di alta specializzazione per la ricerca mirata all'integrazione sociale e scolastica dei ciechi pluriminorati.
Ricordo che nella seduta del 16 settembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5198)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (vedi l'allegato A - A.C. 5198 sezioni 1 e 2).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 5198)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5198 sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Con rapidità... Relatore, i pareri! Onorevole Casellati, lei è sempre una donna rapida... Mi scusi, volevo dire Castellani: è imperdonabile, soprattutto essendo io un suo estimatore ed amico.


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CARLA CASTELLANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Valpiana 1.3 e 1.1, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti Palumbo 1.14 e Sgobio 1.13.
Per quanto riguarda l'emendamento Bindi 1.12, la Commissione esprime parere favorevole a condizione che venga accettata la seguente riformulazione: «che svolge le sue attività anche attraverso l'utilizzo delle attrezzature multimediali».
La Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Valpiana 1.2 ed esprime parere contrario sugli emendamenti Bindi 1.10 e Valpiana 1.5.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.20 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento). Per quanto riguarda, invece, l'emendamento Bindi 1.11, la Commissione esprime parere favorevole a condizione che sia accettata la seguente riformulazione: «La Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi invia annualmente una relazione sull'impiego delle risorse di cui alla presente legge e sullo stato di avanzamento dei lavori del Centro di cui al comma 1 al Governo che la trasmette alle Camere».
Infine, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Sandi 1.21.

PRESIDENTE. Il Governo?

DOMENICO DI VIRGILIO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Valpiana 1.3.
Prendo atto che l'onorevole Valpiana non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 389
Votanti 317
Astenuti 72
Maggioranza 159
Hanno votato
96
Hanno votato
no 221).

Passiamo all'emendamento Valpiana 1.1.
Prendo atto che l'onorevole Valpiana non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 249
Astenuti 141
Maggioranza 125
Hanno votato
23
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palumbo 1.14, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 393
Votanti 381
Astenuti 12
Maggioranza 191
Hanno votato
366
Hanno votato
no 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 1.13, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 395
Maggioranza 198
Hanno votato
390
Hanno votato
no 5).

Passiamo all'emendamento Bindi 1.12.
Prendo atto che l'onorevole Bindi accetta la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 1.12, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 398
Votanti 390
Astenuti 8
Maggioranza 196
Hanno votato
379
Hanno votato
no 11).

Passiamo all'emendamento Valpiana 1.2.
Chiedo all'onorevole Valpiana se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

TIZIANA VALPIANA. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. In realtà, la proposta emendativa in esame è un po' il succo di un ragionamento svolto in Commissione durante questi mesi di discussione della proposta di legge, invero pervenuta dal Senato in maniera assai bizzarra e con contenuti che contraddicono tutta la recente politica in tema di assistenza e cura della disabilità.
Si vuole istituire un unico centro nazionale per l'educazione dei ciechi pluriminorati ma sappiamo che, normalmente, si chiede piuttosto un'assistenza il più possibile legata al territorio ed il più possibile vicina alle risorse familiari, in particolare quando si tratta di minori.
Ribadisco che tale intervento sarebbe unico su tutto il territorio nazionale, e quindi centralizzato come tipo di assistenza; mi piacerebbe sentire, da questo punto di vista, cosa pensano i colleghi della Lega nord circa il fatto che, dopo aver votato un provvedimento sulla devoluzione e sulla regionalizzazione della sanità, ora invece si istituisce un fondo per costituire un unico istituto. Anche a tale riguardo, si dovrebbe inoltre discutere della circostanza che, mentre dovremmo chiudere gli istituti dal 1o gennaio 2006, ora si sta votando l'istituzione di un nuovo centro, a poco meno di un mese dalla detta chiusura.
Quindi, nella proposta emendativa in esame si propone che parte dei finanziamenti previsti per questo provvedimento - che, lo ribadisco, è in contrasto con tutta la moderna pedagogia nel campo del recupero e dell'assistenza all'handicap - venga utilizzata per la legge n. 162 del 1998, che prevede i percorsi di vita indipendente e, quindi, un'assistenza legata alle richieste ed alle esigenze di vita individuale di ciascuna persona portatrice di handicap, in particolare quando si tratta


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di un handicap grave come quello da cui sono affetti i ciechi pluriminorati. Persone che spesso, proprio perché hanno problemi legati alla cecità, all'udito ed alla parola, rischiano di essere isolate completamente dal mondo e di avere grandissime difficoltà relazionali. Pensiamo a cosa succederebbe se tali soggetti dovessero vivere, anche per periodi molto brevi - come si dice che sia previsto; ma ciò non è scritto nel testo del provvedimento -, presso l'istituto in questione. Quanto verrebbero rese difficili le loro problematiche relazionali!
Noi pensiamo invece che la legge n. 162 del 1998, sulla vita indipendente e sui percorsi di vita individuale, sia la giusta risposta che deve essere data attivando tutte le risorse del territorio e che deve essere assolutamente individualizzata rispetto alla persona.
Per tale motivo, non solo mantengo la proposta emendativa in esame, ma chiedo a tutti i colleghi di esprimere su di essa un voto favorevole perché, proprio con questa proposta emendativa, si introduce una moderna accezione di assistenza alla disabilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 344
Astenuti 46
Maggioranza 173
Hanno votato
123
Hanno votato
no 221).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 386
Astenuti 4
Maggioranza 194
Hanno votato
158
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 392
Votanti 362
Astenuti 30
Maggioranza 182
Hanno votato
134
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 404
Votanti 399
Astenuti 5
Maggioranza 200
Hanno votato
388
Hanno votato
no 11).


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Passiamo all'emendamento Bindi 1.11.
Prendo atto che l'onorevole Bindi accede alla riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 1.11, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 403
Votanti 396
Astenuti 7
Maggioranza 199
Hanno votato
382
Hanno votato
no 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sandi 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 406
Votanti 345
Astenuti 61
Maggioranza 173
Hanno votato
115
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 403
Votanti 401
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato
401).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Valpiana 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 404
Votanti 303
Astenuti 101
Maggioranza 152
Hanno votato
75
Hanno votato
no 228).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 5198)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5198 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

CARLA CASTELLANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bindi 2.10, nonché sull'emendamento Sgobio 2.11.

PRESIDENTE. Il Governo?

DOMENICO DI VIRGILIO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 391
Votanti 381
Astenuti 10
Maggioranza 191
Hanno votato
155
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 396
Votanti 392
Astenuti 4
Maggioranza 197
Hanno votato
163
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 409
Votanti 408
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato
402
Hanno votato
no 6).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5198)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero intervenire molto brevemente. Ricordo che si tratta di un provvedimento che abbiamo approfondito molto in sede di Commissione: pertanto, annunzio che il gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro è favorevole alla sua approvazione.
Chiedo, infine, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto finale (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Onorevole Lucchese, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo per esprimere l'orientamento favorevole, nonché la soddisfazione del mio gruppo in ordine al provvedimento in esame, che riteniamo di grande valore sociale. Desidero ringraziare l'onorevole relatrice, perché ha seguito un percorso molto corretto. Infatti, in primo luogo, ha ascoltato le associazioni interessate, ed ha altresì accolto favorevolmente alcuni emendamenti, collaborativi e migliorativi, presentati dalle opposizioni.
Esprimiamo, dunque, il nostro pieno consenso alla concessione di questo contributo straordinario all'Unione italiana dei ciechi; riteniamo altresì giusto costituire il Centro polifunzionale sperimentale di alta specializzazione in questo delicatissimo


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settore, ed auspichiamo che si possa realizzare, finalmente, l'integrazione sociale e scolastica di soggetti purtroppo pluriminorati.
Desideriamo, infine, porre l'accento su una considerazione. Tale struttura verrà realizzata nel Lazio, e ci auguriamo che manifesti una grande cultura dell'accoglienza, in modo da potersi aprire positivamente all'intero paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, vorrei rappresentare che anche il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo esprime piena soddisfazione per la concessione di questo contributo all'Unione italiana dei ciechi.
Desidero sottolineare un aspetto molto importante. In questo caso, infatti, si tratta di persone completamente cieche ed affette da altre minorazioni, che richiedono assistenza e riabilitazione tutti i giorni dell'anno, con un impegno estremamente notevole da parte delle famiglie. Credo, allora, che offrire una risposta positiva - ed ascoltare, anche solo per trenta secondi, questi problemi, che investono, a livello umano e personale, numerose famiglie e molti cittadini italiani - sia un dovere del Parlamento.
Chiediamo altresì al Governo di impegnarsi per fornire una soluzione a numerose altre situazioni simili, che richiedono attenzione e risposte concrete, poiché concernono i bisogni e le esigenze dei cittadini più deboli (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, desidero intervenire brevemente per associarmi alle considerazioni testé svolte dai colleghi che mi hanno preceduto. Per ragioni di brevità, non intendo ripeterle, e pertanto annuncio il voto favorevole della componente politica Verdi-l'Unione del gruppo Misto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).

CARLA CASTELLANI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLA CASTELLANI, Relatore. Signor Presidente, intervengo per ringraziare i componenti della Commissione, per il contributo offerto alla stesura di questo provvedimento, ed i funzionari degli uffici, per il prezioso aiuto su ogni materia che discutiamo in Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, non mi unisco al coro di chi dichiara che questo provvedimento è ben fatto, perché non lo è.
Si tratta, infatti, di un provvedimento che ci perviene dal Senato e che è profondamente sbagliato, perché individualizzato. Esso prevede un finanziamento attribuito ad un'associazione - mirabile ed encomiabile, quale l'Unione italiana ciechi - che non ha esperienza di gestione di istituti e di centri di sperimentazione. Inoltre, come ho già detto in sede di esame degli emendamenti, ritengo profondamente sbagliata l'istituzione di un unico centro a livello nazionale, in particolare perché si occuperà di bambini con gravissime menomazioni, che di tutto hanno bisogno fuorché di essere allontanati dalla loro famiglia e dal loro territorio.
Tutto ciò premesso, annunzio che Rifondazione comunista voterà a favore dell'approvazione di questo provvedimento perché, nel corso del suo iter in Commissione, il testo è stato molto emendato: è stata istituita la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi, che riunisce non solo l'Unione italiana ciechi, ma anche tutte le associazioni che hanno sperimentato


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sul campo percorsi di assistenza più moderni e più integrati, e, soprattutto, perché il centro in questione è stato trasformato da centro polifunzionale di alta specializzazione a un centro che effettuerà soprattutto ricerca mirata, ancor prima che assistenza.
Quindi, grazie al lavoro svolto dalla Commissione - ringrazio moltissimo la relatrice, onorevole Castellani, per essere stata molto sensibile ed attenta a tali aspetti e per aver voluto ascoltare, oltre all'Unione italiana ciechi, anche tutte le altre associazioni che si occupano di disabilità e di pluridisabilità -, questo provvedimento è stato estremamente migliorato e sarà, dunque, molto più attinente alla ricerca. Il nostro voto favorevole è motivato dal fatto che, nel momento in cui un finanziamento per i disabili - che così pochi ne hanno - è già stato anticipato «sulla carta» e sarebbe stato drammatico e diabolico perderlo, è importante «fissare», proprio con questo provvedimento, il finanziamento ottenuto, anche se i relativi criteri, in un momento ed in un paese quale l'Italia, in cui l'attenzione e l'assistenza alla disabilità sono così avanzate, avrebbero dovuto comportare una gestione del tutto diversa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni Mancuso. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Gianni Mancuso, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Coordinamento formale - A.C. 5198)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5198)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 5198, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 2848. - Senatori Salini ed altri: Contributo straordinario alla Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi per la realizzazione di un Centro polifunzionale di alta specializzazione per la ricerca mirata all'integrazione sociale e scolastica dei ciechi pluriminorati) (Approvata dalla XII Commissione permanente del Senato) (5198):

(Presenti e votanti 369
Maggioranza 185
Hanno votato
369).

Prendo atto che l'onorevole Schmidt non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,25).

GRAZIA LABATE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, intendo richiamare la sua attenzione e quella dei colleghi, perché domani ricorre la giornata mondiale per la lotta all'AIDS e, considerato che la Camera probabilmente non terrà seduta, vorrei che lei,


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signor Presidente, intervenisse presso il Governo affinché il ministro della salute riferisca al Parlamento sulla situazione esistente al riguardo nel nostro paese.
L'Istituto superiore di sanità stima in 130 mila casi annui l'incidenza di quest'infezione in Italia. Quindi, avremmo bisogno di capire perché il ministero non ha più rinnovato la Consulta nazionale per l'AIDS, per quale motivo non vengano destinate risorse ai programmi di prevenzione e cosa si fa in Italia riguardo ai farmaci antiretrovirali.
Per tale motivo, signor Presidente, richiamo la sua attenzione, affinché anche il Parlamento possa essere aggiornato ed informato, e non ci si limiti solo a fare una celebrazione, anche se a livello mondiale.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Labate. Mi associo alle sue parole in merito alla ricorrenza che verrà celebrata nella giornata di domani. È giusto che - come lei ha affermato - non sia solamente una celebrazione ma che la giornata di domani possa essere anche l'occasione per una riflessione approfondita e per intraprendere azioni conseguenti ciascuno nell'ambito delle proprie competenze.
Lei ha sollevato alcuni problemi da porre all'attenzione del Governo; la Presidenza si farà certamente carico di trasmettere all'Esecutivo il suo sollecito.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,28).

CARLO CARLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO CARLI. Signor Presidente, le chiedo di sollecitare il Governo a fornire una risposta a due interrogazioni da me presentate - una il 9 novembre e l'altra, precedente, il 22 settembre - riguardanti il potenziamento delle Forze di polizia in Versilia.
In questi anni, nonostante diversi pronunciamenti del Governo in materia di lotta alla criminalità e per una maggiore sicurezza dei cittadini, non si è percepita una migliore condizione di vita e di sicurezza degli stessi, con particolare riferimento alle persone anziane ed a quanti hanno bisogno di maggiore cura ed assistenza.
Le Forze di polizia della Versilia operano bene, con senso di sacrificio e spirito di servizio; ma il personale è assolutamente insufficiente. Come lei sa, signor Presidente, durante l'estate vi è l'attività turistica e durante l'inverno vi sono il carnevale ed altre attività: è necessario pertanto un numero più elevato di Forze di polizia.
Inoltre, vorrei ricordare che, in questi giorni, ho presentato un'interrogazione, indirizzata al ministro Castelli, riguardante la vacanza di organico presso il tribunale della Versilia. Il presidente del tribunale di Lucca ha adottato, di conseguenza, un provvedimento di congelamento di circa mille fascicoli, ad eccezione di quelli di estrema urgenza. Comprendo che egli è stato obbligato ad adottare questo grave provvedimento per mancanza di personale; ma, indubbiamente, ciò ha una grave ripercussione sulla giustizia e sui cittadini.
Pertanto, signor Presidente, le sarei molto grato se intervenisse presso il Governo, sperando che quest'ultimo fornisca una risposta conseguente e positiva alle attese dei cittadini ed alle mie interrogazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Carli, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alle interrogazioni da lei richiamate.

Modifica nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto (ore 13,30).

PRESIDENTE. Comunico che il vicepresidente del gruppo parlamentare Misto, in rappresentanza della componente politica SDI-Unità socialista, con lettera pervenuta in data 29 novembre 2005, ha reso noto che la nuova denominazione della componente è: La rosa nel pugno.


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Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro della salute ed il ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Misure adottate dal Governo in relazione alla presenza di ITX nel latte destinato ai bambini - n. 3-05201)

PRESIDENTE. L'onorevole Palumbo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-05201 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

GIUSEPPE PALUMBO. Signor ministro, nei controlli effettuati a livello nazionale è stata riscontrata la presenza di una sostanza estranea, denominata isopropil-tioxanton (ITX), in latte di proseguimento in forma liquida. Tale sostanza è stata utilizzata nella stampa dei contenitori in tetrapak dove sono confezionati i prodotti in questione, come il latte ed altri alimenti, che spesso sono destinati ai bambini in tenera età.
Pur se non compresa tra le sostanze attualmente conosciute come tossiche o nocive, tale sostanza desterebbe comunque preoccupazioni per quanto concerne la sicurezza d'uso. Le notizie comparse sugli organi di stampa, che stanno dando grande evidenza alla vicenda, fanno riferimento a ritardi nell'applicazione da parte italiana delle misure di controllo previste dal quadro normativo vigente a livello nazionale e comunitario in materia di sicurezza alimentare.

PRESIDENTE. Onorevole Palumbo, ponga la domanda...

GIUSEPPE PALUMBO. Vorremmo sapere come il Ministero della salute abbia affrontato la vicenda e quali provvedimenti abbia adottato.

PRESIDENTE. Chiedo scusa ai colleghi, ma debbono attenersi ai tempi, anche considerando lo svolgimento della diretta televisiva.
Il ministro della salute, onorevole Storace, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Signor Presidente, vorrei ringraziare il presidente Palumbo per aver presentato questa interrogazione, che mi consente di precisare il ruolo svolto dal ministero sulla vicenda in questione. Darò dati molto precisi.
Il 7 settembre 2005 sono pervenute al Ministero della salute la scheda prevista dal sistema di allerta comunitario e, a mezzo fax, la nota della regione Marche del 2 settembre con cui venivano trasmesse le risultanze analitiche relative alla presenza di una sostanza estranea riscontrata nel latte destinato all'alimentazione dei lattanti e dei bambini.
Nella stessa data il ministero ha chiesto alla regione Lombardia, in cui ha sede la Nestlè Italia, la lista di commercializzazione, invitando l'assessorato alla sanità a trasmetterla, come da norma, direttamente alle altre regioni interessate per l'adozione dei provvedimenti di competenza.
Su segnalazione del nostro paese, in data 8 settembre, la Commissione europea ha trasmesso, tramite il sistema rapido di allerta comunitario, la notifica n. 2005.131.
Segnalo che l'attivazione del sistema di allerta comunitario comporta il ritiro di tutti i lotti dei prodotti oggetto di segnalazione sul territorio comunitario e su quello nazionale, che deve essere adottato


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dalle aziende produttrici sotto la vigilanza delle regioni e delle autorità sanitarie locali. Le regioni, peraltro, non hanno fatto pervenire notizie in merito ad eventuali problemi operativi in tal senso.
Il 16 settembre abbiamo chiesto all'Istituto superiore di sanità di fornire dati sulla tossicità della sostanza ITX. L'istituto ha comunicato che l'indagine non ha fornito dati tossicologici specifici sull'ITX.
Successivamente, il 20 ottobre, il ministero ha chiesto allo stesso istituto di acquisire i dati sulla presenza dell'ITX anche in altri prodotti alimentari e, in particolare, in quelli destinati o consumati dai bambini, contestualmente sollecitando la Commissione europea a concertare le misure da adottare a livello comunitario.
Il 18 novembre abbiamo richiamato l'attenzione delle regioni e delle province autonome sul fatto che l'attivazione del sistema di allerta comunitario prevede da parte loro il ritiro dal commercio di tutti i lotti dei prodotti oggetto di segnalazione.
Allo scopo di dare una corretta informazione ai consumatori e di prevenire allarmismi inutili, il ministero ha attivato il call center n. 1500, che prevede una capacità di risposta da parte del personale medico di quasi 200 chiamate al giorno.
Va sottolineato che nei giorni scorsi l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare ha precisato che la presenza di ITX negli alimenti è considerata indesiderata, ma ai livelli riscontrati non presenta rischi per la salute.
Il 24 novembre l'Istituto superiore di sanità ha inviato lo stato di avanzamento delle attività sull'ITX, diramando un comunicato stampa in linea con il parere preliminare dell'Agenzia europea, nel quale è stato precisato che il rischio di effetti genotossici è assente o trascurabile.
Oggi è in corso una riunione tra le regioni e le province autonome, gli istituti zooprofilattici, l'Istituto di sanità e il Comando dei carabinieri della sanità per la verifica dello stato attuale dei controlli effettuati dalle regioni e per individuare un efficace coordinamento operativo.
Do notizia alla Camera che, a scopo precauzionale, ho incaricato i NAS di eseguire, sul territorio nazionale, sequestri a campione sui prodotti alimentari confezionati nei tetrapak, che dovranno essere analizzati anche se, ad oggi, non è stata riscontrata l'evidenza scientifica della nocività dell'ITX.

PRESIDENTE. L'onorevole Palumbo ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE PALUMBO. Mi ritengo soddisfatto della risposta, signor ministro, anche perché eravamo partiti da notizie completamente diverse. Lei ha elencato i tempi in cui sono arrivate le prime segnalazioni - il 7, l'8 e il 16 settembre - relative alla rilevazione della presenza nel latte dell'ITX, che successivamente è stato rinvenuto anche in altri alimenti. Come lei ha affermato, tale sostanza non dovrebbe trovarsi in questi alimenti. In ogni caso, l'Istituto superiore di sanità ha detto che non è tossico...

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Ad oggi.

GIUSEPPE PALUMBO. ...ovviamente alle dosi riscontrate in questi campioni. Soprattutto, è importante che vi sia questo controllo, questa allerta che lei ha diramato alle regioni, che ha riunito questa mattina. Infatti, non vorrei che anche con l'ITX si facesse una campagna di allarmismo denigratorio che coinvolgesse tutte le sostanze contenute nei tetrapak e che, evidentemente, potrebbe causare gravi danni economici a moltissime imprese italiane.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Emaneremo un altro decreto.

GIUSEPPE PALUMBO. Perciò, è giusto che questa sostanza sia eliminata e ne sia utilizzata un'altra, ma è anche giusto che da parte del Ministero della salute e dell'Istituto superiore di sanità siano tranquillizzate tutte le famiglie i cui bambini hanno assunto queste piccole dosi di ITX (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).


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(Iniziative normative volte a prevedere controlli più efficaci sulle iscrizioni anagrafiche di extracomunitari presso i comuni - n. 3-05202)

PRESIDENTE. L'onorevole Stucchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gibelli n. 3-05202 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.

GIACOMO STUCCHI. L'interrogazione presentata dal gruppo della Lega Nord Federazione Padana è importante perché c'era una banda di falsari che realizzava documenti attestanti la cittadinanza e permessi di soggiorno. Nel corso di questa operazione condotta dalle Forze dell'ordine sono stati emessi 135 provvedimenti di custodia cautelare. Tale organizzazione operava dal 2001 e già aveva incassato circa due milioni e mezzo di euro. Per i nomadi e gli extracomunitari che chiedevano permessi di soggiorno la tariffa era di 20 mila euro per documento. Lei capisce, signor ministro, che di fronte a questa situazione è necessario un controllo serio anche sull'operato degli uffici anagrafici dei vari municipi e che è necessario intervenire per impartire disposizioni rigide al fine di evitare che questi fatti si ripetano.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Ministero dell'interno ha sempre riservato grande attenzione all'attività dei servizi demografici comunali la cui funzione, nel processo di cambiamento delle strutture organizzative pubbliche avviato con la riforma degli anni Novanta, è da ritenersi strategica. Infatti, gli uffici comunali che erogano servizi demografici, svolgendo tale fondamentale attività per conto dello Stato, assolvono la funzione di interlocutore privilegiato della popolazione, di cui tutelano i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, e, di fatto, sono il primo e principale soggetto pubblico con cui i cittadini vengono in contatto e da cui ricevono servizi fondamentali. Inoltre, è da sottolineare che proprio il settore dei servizi demografici è stato quello maggiormente investito da progetti di innovazione tecnologica quali la carta d'identità elettronica, l'indice nazionale delle anagrafi, il sistema di accesso e interscambio anagrafico e l'anagrafe degli italiani residenti all'estero. In materia, il Ministero dell'interno ha più volte richiamato l'attenzione dei prefetti sulla necessità di vigilare sulla corretta tenuta delle anagrafi. Infatti, sono state emanate diverse circolari, a partire dagli anni Ottanta, con le quali sono state segnalate le conseguenze connesse alla omessa vigilanza ed è stato sollecitato lo svolgimento di una efficace attività ispettiva sia sull'anagrafe della popolazione residente sia sull'anagrafe dei cittadini italiani residenti all'estero. Da ultimo, recentemente è stato chiesto ai prefetti di disporre approfondite visite ispettive intese a verificare la regolare gestione anagrafica degli stranieri e, in particolare, la corretta tenuta degli schedari cartacei ed elettronici ed inoltre l'esistenza dell'apposito scadenzario per il rilevamento dei titoli di soggiorno scaduti nonché la regolarità dell'aggiornamento delle informazioni anagrafiche relative ai cittadini stranieri.
In relazione a quanto espresso dall'interrogante, il ministro dell'interno assicura che, a seguito della definitività del giudizio penale, per il caso specifico evidenziato, saranno adottate di concerto con le prefetture i necessari provvedimenti di revoca della deroga relativa all'esercizio della funzione anagrafica.
Infine, si segnala che è stato istituito presso il Ministero dell'interno un apposito gruppo di lavoro, allo scopo di predisporre, in un quadro sinergico, una proposta di revisione della disciplina anagrafica. In tale ambito, pertanto, potrà essere valutato di rivedere anche il regime


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sanzionatorio, in caso di omissione o violazione degli obblighi che incombono sull'ufficiale dell'anagrafe.

PRESIDENTE. L'onorevole Stucchi ha facoltà di replicare.

GIACOMO STUCCHI. Le iscrizioni anagrafiche, in particolar modo quelle legate alla fissazione della residenza, costituiscono anche fonte di importanti diritti, in particolare per lo straniero, ai fini del godimento di determinati servizi. Se poi tali iscrizioni vengono legate al discorso della cittadinanza, la questione diventa ancora più importante e più complicata, perché vi sono aspetti riguardanti questioni di ordine pubblico e di sicurezza.
Credo che non si tratti, in questa sede, di affrontare la tematica del pubblico funzionario infedele, perché non è questa, forse, la questione centrale. Ci sono comuni che concedono la residenza a cittadini che abitano sotto i ponti. Questa è la realtà delle nostre anagrafi, peraltro provata anche da disposizioni che vengono emanate dal Ministero dell'interno. Noi dobbiamo cambiare marcia e seguire l'indicazione emersa dall'approvazione della legge Bossi-Fini. Dobbiamo caratterizzare la nostra azione di Governo verso la sicurezza per i cittadini, verso la certezza del diritto e verso il controllo del territorio, che è fondamentale per prevenire tali situazioni, nonché per riuscire a debellare anche tutte queste bande che purtroppo speculano sulla presenza e sulla pelle di immigrati arrivati chissà come nel nostro paese.
Quindi, se da una parte occorre un controllo repressivo verso l'immigrazione clandestina, dall'altra occorre un serio controllo anche verso chi, all'interno del nostro paese, lucra su questi traffici, preparando documenti falsi che, una volta messi in circolazione od utilizzati ad arte, consentono di inserire queste persone nella piena legittimità, anche se non ve ne sono le basi, anche se effettivamente la situazione è realmente diversa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

(Scontri tra manifestanti e forze dell'ordine in Val di Susa - n. 3-05203)

PRESIDENTE. L'onorevole Giordano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-05203 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

FRANCESCO GIORDANO. L'intera Val di Susa è presidiata dalle Forze dell'ordine, è completamente militarizzata. Ieri non la si poteva percorrere né a piedi né in auto. Non si poteva andare al lavoro né a scuola: impedite tutte le attività! Le chiedo, signor ministro: sono stati per caso sospesi i diritti costituzionali dei cittadini della Val di Susa?
Chiediamo un'immediata fine di questa odiosa occupazione della Valle. Ma vi è di più. Una delegazione istituzionale dell'Unione europea, con presenza pluralistica, è stata fermata e sono stati aggrediti alcuni parlamentari europei. Ci sono dei testimoni. Le dichiarazioni di questi parlamentari europei - alcuni sono del suo gruppo, signor ministro per i rapporti con il Parlamento - sono incredibili: dicono che è stato perpetrato un affronto alla popolazione locale e un insulto all'integrità della delegazione parlamentare.
Questa è l'immagine concreta, che abbiamo dato in quella realtà, della democrazia nel nostro paese.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Governo ritiene che si debbano tutelare i diritti di 56 milioni di cittadini italiani, naturalmente compresi quelli della Val di Susa, ma anche il diritto dovere di questo paese ad avere uno sviluppo e a non perdere posti di lavoro, così come il diritto a mantenere anche un rapporto con la concorrenza internazionale e ad avere un rinnovamento delle nostre strutture, come giustamente - lo dirò dopo - ha detto ieri il Capo dello Stato.


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Occorre quindi tutelare in complesso la libertà di tutti, come sta avvenendo in Val di Susa, dove nella giornata di ieri sono accaduti fatti denunciati dall'onorevole Agnoletto, ma ai quali...

FRANCESCO GIORDANO. Anche da altri!

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ho con me il testo della dichiarazione di un sindacato insospettabile, la CGIL SILP, che ha contestato la versione di Agnoletto, parlando di semplicistico e strumentale impianto accusatorio e smentendo categoricamente le affermazioni fatte da Agnoletto. Non dico la polizia, dico il sindacato CGIL-SILP, che si è pronunciato su questo episodio. Ma questo, ieri, non è stato l'unico episodio che è avvenuto.
Dalle 11 e per una ventina di minuti, 150 manifestanti hanno invaso la carreggiata nord dell'autostrada Torino-Bardonecchia ed hanno effettuato un presidio dinanzi al casello di accesso dell'autostrada, bloccando il traffico. Un altro presidio, a cui hanno partecipato circa 200 persone, si è svolto in mattinata sulla statale n. 25, causando anche in questo caso disagi al traffico.
Per quanto concerne il personale di Polizia, vi è una programmazione definita in modo flessibile che tiene conto di due necessità: quella di permettere la libera espressione dei dissensi per chi dissente rispetto a questo tipo di iniziativa, ma anche quella di effettuare la sperimentazione, i carotaggi e le verifiche ambientali volti a vedere se sia possibile o no, in condizioni di sicurezza, realizzare il traforo in un momento successivo.
È evidente che l'impegno della Polizia è ingente. Sono state assegnate alla questura di Torino 899 unità di personale, di cui 450 unità della Polizia di Stato, 349 dell'Arma dei carabinieri e 100 della Guardia di finanza per servizi di ordine pubblico. Per gli stessi servizi sono state assegnate per oggi, 30 novembre, 1089 unità di rinforzo, per garantire il regolare svolgimento delle manifestazioni di protesta, ma anche l'apertura del cantiere. È certo che preferiremmo tutti che non fosse necessario impiegare centinaia e centinaia di poliziotti, di carabinieri e di finanzieri per garantire tutto ciò, ma questa è la situazione che si è venuta a creare nella Val di Susa.

PRESIDENTE. L'onorevole Giordano ha facoltà di replicare.

FRANCESCO GIORDANO. Visto che lei non crede a me, ministro Giovanardi, le cito quello che hanno detto i componenti della delegazione parlamentare europea, non solo dei verdi o di rifondazione comunista, ma aderenti al partito popolare e al partito socialista europeo. Hanno parlato di un affronto alla popolazione locale, di un insulto all'integrità della delegazione parlamentare europea. Addirittura, Hammerstein ha detto, in un'intervista di oggi, che una tale sospensione dei diritti personali non l'aveva mai vista! Questa è l'immagine che voi date, in Europa, a questi parlamentari.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Hanno detto una cosa falsa!

FRANCESCO GIORDANO. Aggiungo che sono parlamentari anche del suo gruppo.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Hanno detto una cosa falsa!

FRANCESCO GIORDANO. Hanno detto una cosa falsa, certo. Loro c'erano, lei non c'era, e loro hanno detto una cosa falsa?
Vorrei anche aggiungere che non è in discussione - lo vorremmo dire al Capo dello Stato: non è nelle sue prerogative istituzionali indicare qual è l'ipotesi di sviluppo nel nostro paese ...

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Questo è grave, molto grave.


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FRANCESCO GIORDANO. Dicevo che non è in discussione una modalità di efficacia del sistema dei trasporti. Noi chiediamo il blocco dei lavori di Venaus perché, al contrario di quanto lei ha detto in quest'aula - cioè il falso -, i carotaggi a Venaus non servono per garantire una tutela e per verificare se lì, come sanno tutti, ci sono l'uranio e l'amianto, che è fortemente dannoso per le popolazioni: quei carotaggi sono l'inizio dei lavori. Per questo noi chiediamo che quei lavori siano bloccati e che tutto il progetto sia discusso con i sindaci e le popolazioni locali. Essi hanno una alternativa, anche economica, perché non intendono in alcun modo isolarsi ed hanno un modello di sviluppo compatibile con le risorse straordinarie, di memoria e di natura, che esistono in quella valle, visto che ci vivono ed hanno tutto l'interesse a costruire un'alternativa economica adeguata.
Per questa ragione, noi continueremo a batterci, politicamente, insieme a tutta la popolazione. Vorrei aggiungere che, così come ha detto oggi un editorialista del Corriere della sera, Paolo Franchi, non esistono riforme, né scelte fatte contro il popolo. Ricordatevelo sempre!

(Iniziative volte a sospendere i lavori dell'alta velocità in Val di Susa - n. 3-05206)

PRESIDENTE. L'onorevole Cento ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-05206 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, i Verdi chiedono al Governo di sospendere subito i lavori e di chiudere i cantieri che sono state aperti per la linea dell'alta velocità Torino-Lione.
Si tratta di un progetto antieconomico (sono stati già preventivati 20 miliardi di euro), contro l'ambiente, perché si intende attraversare le Alpi con un tunnel di 50 chilometri, in un'area a rischio di amianto. Noi siamo con i cittadini, con gli ambientalisti, con gli amministratori della Val di Susa e, dopo i fatti di ieri, chiediamo al Governo Berlusconi, al Vicepresidente del Consiglio Fini di ritirare le Forze dell'ordine, perché le opere pubbliche non si possono imporre con i manganelli!
Quanto è accaduto ieri ha esposto il nostro paese ad una persistente violazione delle regole della partecipazione democratica e rischia di creare una rottura nel rapporto democratico tra cittadini, amministratori locali e Governo centrale.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, credo che sia opportuno chiarire a chi ci ascolta che il progetto dell'alta velocità e l'attraversamento in esso previsto dell'arco alpino, che rende imprescindibile la realizzazione di opere come la linea ferroviaria Torino-Lione, rientrano in un grande quadro macroeconomico che coinvolge più paesi.
I valichi sono diventati un segmento di un itinerario su cui si sviluppa l'economia di più Stati. Basti pensare che, su 15 bacini territoriali di paesi europei leader quanto a prodotto interno lordo, 7 ricadono in Italia, con una macro regione, formata da Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Trentino, in cui si movimenta il 65 per cento delle merci e si produce il 56 per cento del PIL dell'Italia.
In quarant'anni, il trasporto merci è cresciuto del 700 per cento ed è di tutta evidenza che nei punti obbligati di passaggio tale crescita ha raggiunto livelli patologici. Basti pensare che, nel passaggio dell'arco alpino, nel corso del 2004 sono transitati 145 milioni di tonnellate di merci e che si prevede di arrivare, nel 2010, a 170 milioni di tonnellate.
In tale prospettiva, se non si attuano immediatamente politiche di trasporto, il blocco dei transiti sarà inevitabile e metterà in crisi, in maniera irreversibile, la competitività e la crescita economica dell'Italia.


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L'Europa, ma, soprattutto, il buonsenso ci chiedono di dare preferenza allo sviluppo del trasporto su ferrovia, e non su strada, perché questo sta inquinando e massacrando il nostro territorio. Qualunque cittadino italiano che si muove sulle autostrade sa cosa vuol dire il trasporto su gomma, purtroppo!
La modalità di trasporto su ferrovia ha un minore impatto ambientale rispetto a quella su gomma. Pertanto, intendiamo privilegiare il trasporto ferroviario. Mi riferisco alla legge obiettivo per quanto riguarda il Frejus, il Sempione, il Brennero, il potenziamento della linea ferroviaria Verona-Brennero; è stato, inoltre, disposto lo stanziamento di 350 milioni di euro a favore delle imprese di trasporto che trasferiscano su ferro quantità di merci oggi trasportate su strada.
In merito al collegamento Torino-Lione, oltretutto, è aperto da più di un anno un tavolo di confronto sulle fasi del progetto, che è appoggiato dalla Comunità europea, dal Governo italiano, dall'opposizione, da Prodi, dalla regione Piemonte, dal comune di Torino, forse da tutti meno che dai Verdi e da Rifondazione comunista (fa un po' meraviglia che i Verdi e la comunità montana non lo appoggino).
Per quanto riguarda le condizioni ambientali, sono completamente d'accordo con quanto affermato dal Capo dello Stato. Bisogna coniugare la volontà di non isolarsi dall'Europa, perché ciò significherebbe la catastrofe economica ed occupazionale per il nostro paese (le prospettive per il futuro, inoltre, sarebbero tragiche), con il rispetto dell'ambiente. Ma il rispetto dell'ambiente lo si garantisce con la ricerca e andando sul campo per verificare, anche con una garanzia internazionale, se i rischi paventati sono reali o meno.
Ciò va fatto tutelando la libertà di tutti, perché le manifestazioni pacifiche sono le benvenute, ma i blocchi stradali, i blocchi delle ferrovie e le violenze dei manifestanti no! Questo è uno Stato democratico che non lo può consentire.

PRESIDENTE. L'onorevole Cento ha facoltà di replicare.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, il ministro Giovanardi avrebbe fatto bene a far rappresentare il Governo dal ministro Lunardi, così avremmo evitato di ascoltare questa lezione sul trasporto su gomma o su rotaia.
Questo Governo ha incentivato, nel corso di questi quattro anni e mezzo, il trasporto delle merci sui Tir.
In particolare, con riferimento al disegno di legge finanziaria, abbiamo avanzato la proposta di tassare il trasporto delle merci sui Tir, perché è l'unico modo per incentivare il trasporto su rotaia. In realtà, già c'è una linea ferroviaria, la Torino-Modane, che è utilizzata solo al 38 per cento delle sue capacità da parte dei Tir. Perché il Governo non interviene per incentivare l'utilizzo di quella linea ferroviaria? Già vi è una linea, la Torino-Lione, che è sottoutilizzata e sulla quale non i Verdi, ma le Ferrovie dello Stato, cinque anni fa, hanno presentato un progetto di razionalizzazione e di potenziamento.
Ministro Giovanardi, noi Verdi siamo favorevoli al trasporto su rotaia. Questa è la ragione per la quale chiediamo che i 20 miliardi destinati all'alta velocità Torino-Lione siano invece destinati al potenziamento del trasporto su rotaia nelle tratte sulle quali si procede con un solo binario e nelle zone dove non esistono i treni per i pendolari. Questa è la realtà che il nostro paese vive, costringendo ogni giorno migliaia e migliaia di uomini e donne a recarsi al lavoro con l'auto, anziché con il treno.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Sono soldi europei!

PIER PAOLO CENTO. Siamo convinti che questa opera, imposta contro i sindaci e le amministrazioni locali, nell'ambito delle quali non solo i Verdi ma tutte le forze politiche hanno dichiarato la propria contrarietà, debba formare oggetto di ulteriore dialogo.
Prendendo a modello la Svizzera, nella quale domenica scorsa si è svolto un importante referendum sugli organismi geneticamente


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modificati, chiediamo che si svolga un referendum anche su questo progetto distruttivo dell'ambiente.

(Trasmissione delle notizie riguardanti la presenza del terrorista Kram a Bologna nell'imminenza della strage del 2 agosto 1980 - n. 3-05204)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-05204 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.

ENZO RAISI. Signor Presidente, nel 2003, presentammo una interrogazione a seguito di un'intervista resa da un estremista di sinistra a Il Resto del Carlino, nella quale si ricordava della presenza di Carlos negli anni Settanta-Ottanta a Bologna. L'onorevole Mantovano ci rispose che informazioni della pubblica sicurezza e del SISDE negavano la presenza in quegli anni, a Bologna, del terrorista Carlos.
Tuttavia, abbiamo ritrovato l'originale della richiesta di informazioni del Ministero dell'interno alla questura di Bologna, nella quale era contenuta una nota che riguardava Kram, vale a dire il dirigente collaboratore di Carlos. Dunque, nel 2001 si accertò che egli arrivò a Bologna il 1o agosto e scappò il 2 agosto; quindi, Carlos era presente quando scoppiò la bomba alla stazione di Bologna.
Il fatto grave è che esiste una nota scritta nella quale si afferma: «È partita senza riscontro della nota 5621 (Kram)». Dunque, nel 2003, vi era qualcuno al Ministero dell'interno che ha voluto tacere la notizia della presenza di Kram a Bologna in quegli anni e soprattutto nel giorno della strage.
Ritengo che questo sia un fatto grave e che si debbano fornire spiegazioni al riguardo, anche perché ciò ha posto in chiara difficoltà un nostro sottosegretario.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, cercherò di ricostruire la questione in tre minuti.
È vero che l'onorevole Mantovano rispose che non era stata riscontrata la presenza di Carlos, in quanto l'interrogazione chiedeva esclusivamente notizie su Carlos, e non su altri; dunque, la risposta riguardò solo quel preciso quesito. È anche vero - ciò emerge da un fascicolo acquisito dalla Commissione parlamentare d'inchiesta concernente il dossier Mitrokhin - che esiste una bozza di un telegramma del 2003, non trasmesso alla questura di Bologna, nel quale si faceva riferimento ad un precedente atto del 1981 nel quale emergeva il nome di Kram.
Oggi posso confermare - poi si approfondirà per quale motivo allora la bozza non fu trasmessa - la veridicità della notizia secondo la quale - nell'ambito di una attività di collaborazione con le autorità tedesche per rintracciare in Italia esponenti dell'organizzazione terroristica «Cellule rivoluzionarie», ritenuta responsabile di diversi attentati terroristici perpetrati in Germania tra il 1986 e il 1987 - era stato posto all'attenzione delle Forze di polizia italiane un dossier denominato «Separat». Il dossier, del quale la procura generale tedesca era entrata in possesso nell'ambito di indagini riguardanti il sistema di sicurezza dell'ex Germania dell'est, riguardava l'attività del gruppo capeggiato da Carlos, il terrorista venezuelano dell'organizzazione internazionale rivoluzionaria.
Fra i diversi soggetti coinvolti a vario titolo dalle indagini, è stato approfondito il ruolo del cittadino tedesco Thomas Kram, esponente delle menzionate Rz, presunto appartenente alle brigate internazionali antimperialiste, risultato iscritto tra il 1979 e il 1980 all'università di Perugia e ritenuto in contatto con la terrorista Margot Fröhlich, elemento di spicco del gruppo di Carlos.
L'attività investigativa svolta in occasione della strage del 2 agosto 1980 permise di accertare che Kram era presente a Bologna ed era alloggiato presso l'albergo


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Centrale la notte precedente l'attentato. Della circostanza venne informata l'autorità giudiziaria di Bologna, che instaurò il relativo procedimento penale. Detto procedimento è stato archiviato il 23 marzo 2002 in quanto le successive indagini, per quanto riguarda la magistratura, non portarono ad ulteriori conseguenze.
Dunque, questa presenza è stata accertata e documentata: questo signore era a Bologna e apparteneva sicuramente alla banda rivoluzionaria di cui faceva parte anche Carlos.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor ministro, la ringrazio della risposta, tuttavia il fatto che all'interno del Ministero dell'interno vi siano ancora persone che non vi dicono la verità è confermato da un documento che le consegnerò.
In primo luogo, ricordo che Kram viaggiava con i propri documenti ed era nella legalità. Il 2 agosto, quando scappa da Bologna, entra in clandestinità e sono 25 anni che viene ricercato: Kram è un dirigente al massimo livello del gruppo di Carlos.
Che vi abbiano allora mentito, o che abbiano occultato alcune informazioni, e che continuino a mentire, è dimostrato, signor ministro, da un documento che mi accingo a consegnarle.
Lei ha affermato che gli uffici hanno correttamente informato il sottosegretario Mantovano che non vi sono prove che Carlos sia mai passato in Italia, e tanto meno a Bologna. Ebbene, io le consegno un documento del Ministero dell'interno che porta la data del 19 luglio 1975, indirizzato ai questori di Roma, Milano, Latina e Bologna, in cui, al punto 3, si afferma: un viaggio è stato effettuato a Bologna nel luglio 1974 da Ramirez Sanchez Illich, alias Carlos, alias Saleh. Si trattò di un viaggio breve durante il quale il predetto alloggiò una sola notte in un albergo della città. Già nel 1974 la Polizia sapeva che Carlos veniva in Italia e a Bologna, come dimostra questo atto ufficiale del Ministero dell'interno. Dunque, hanno mentito anche nella parte che riguarda la presenza di Carlos a Bologna e in Italia.
Le lascio questo documento, in quanto forse è ora che qualcuno promuova un'ispezione all'interno del Ministero dell'interno.

(Iniziative per garantire ai soggetti colpiti dal sisma del 1997 in Umbria e Marche lo stesso trattamento fiscale e contributivo previsto per altri eventi sismici - n. 3-05205)

PRESIDENTE. L'onorevole Abbondanzieri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Agostini n. 3-05205 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmataria.

MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, l'interrogazione in esame nasce dal fatto che ai marchigiani e agli umbri ancora non è stato riconosciuto il trattamento che invece è stato riconosciuto ai siciliani e ai piemontesi, cioè la possibilità di vedersi ridotta la misura del recupero dei contributi e tributi dovuti e non versati al momento del terremoto, a seguito delle ordinanze di Protezione civile.
Poiché il problema determina una discriminazione nei confronti di tali cittadini, chiediamo al Governo di conoscere quali siano le ragioni di tale situazione e quali provvedimenti si intendano adottare per porre fine a questa discriminazione, che non è accettabile, anche in considerazione degli impegni assunti dal Governo stesso, in particolare dal sottosegretario Letta e dall'allora ministro Siniscalco.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, è stato differito al gennaio 2006 il termine per il recupero dei tributi non corrisposti per effetto delle sospensioni


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previste fino al 31 marzo 1998 e fino al 30 giugno 1999 in favore dei soggetti residenti nelle zone delle Marche e dell'Umbria, colpite dal sisma del 1997. I pagamenti potranno essere effettuati in un'unica soluzione entro 31 gennaio ovvero, a decorrere da tale mese, senza aggravio di sanzioni ed interessi, mediante rateizzazione mensile in un arco di tempo pari a cinque volte il periodo di sospensione.
Al momento, dunque, i beneficiari delle sospensioni non sono tenuti al versamento delle somme in questione, che, come precisato, sono dovute a partire dal gennaio 2006, con la suddetta rateizzazione. Per i contribuenti di Marche e Umbria, come è stato sottolineato, l'obbligo decorre dal gennaio 2006, mentre non vi è obbligo, per i soggetti che hanno beneficiato della sospensione prima di tale data, di effettuare gli adempimenti e i versamenti sospesi.
L'eventuale accoglimento della richiesta avanzata dagli interroganti si tradurrebbe nell'adozione di disposizioni con le quali gli enti creditori - lo Stato, le regioni, gli enti locali - dovrebbero rinunciare al credito, o ad una parte di esso, a vantaggio dei soggetti che hanno fruito della sospensione. Il Dipartimento per le politiche fiscali ha rappresentato che una norma che disponesse in tal senso potrebbe risultare in contrasto con le norme comunitarie. Infatti, fra i soggetti titolari delle posizioni debitorie collegate alla sospensione rientrano anche le imprese che alla data dell'evento sismico avevano la sede nei comuni individuati dall'articolo 1 dell'ordinanza del 1997.
Pertanto la riduzione del carico tributario per dette imprese potrebbe configurarsi come misura incompatibile con il mercato comune, in quanto diretta a falsare la concorrenza fra le imprese ai sensi dell'articolo 87 del Trattato.
Ai fini della problematica in esame interessa soprattutto sottolineare che nella predetta decisione della Commissione (la n. 3893), la Commissione medesima ha concluso che il regime previsto dalla citata normativa è incompatibile con il mercato comune, poichè non soddisfa le condizioni necessarie per poter beneficiare - in quanto aiuto destinato ad ovviare a danni causati da calamità naturali od altri eventi eccezionali - della deroga prevista dall'articolo 87, paragrafo 2, lettera b).
Secondo la Commissione, il presupposto per l'applicazione della suddetta deroga si concretizza quando sussiste un nesso chiaro e diretto fra aiuto concesso e danni effettivamente subiti a causa delle calamità.
Si ritiene opportuno evidenziare che l'adozione di una tale norma, intesa a ridurre il carico tributario per Marche e Umbria, avrebbe come inevitabile conseguenza la richiesta di estendere il medesimo trattamento a situazioni analoghe, quali quelle dell'Etna, per gli eventi dell'ottobre 2002, e delle province di Foggia, Campobasso e Brescia, per il novembre 2004, per le quali, come nella fattispecie in esame, sono state concesse sospensioni dei termini relativi agli adempimenti tributari.
Si tratta di situazioni - cerco di concludere, ma per una materia così complessa è pressoché impossibile farlo in tre minuti - diverse da quelle citate dagli interpellanti. Potremmo tuttavia riprendere il discorso con un'altra interrogazione parlamentare, con più tempo e più calma, perché in quel caso i provvedimenti sono avvenuti...

PRESIDENTE. Purtroppo, signor ministro, il tempo a sua disposizione è terminato e non gliene posso concedere altro. Suggerisco quindi di ascoltare insieme la replica della collega Abbondanzieri.
L'onorevole Abbondanzieri ha facoltà di replicare.

MARISA ABBONDANZIERI. Ringrazio il ministro Giovanardi per la sua presenza, ma non per la qualità e il contenuto della risposta. Non è accettabile, in primo luogo, che si equiparino le imprese e i cittadini.
Noi naturalmente riteniamo che debbano essere trattati allo stesso modo. Tuttavia, che ci si serva delle imprese e dell'Unione europea, nonché delle questioni relative alla concorrenza, per argomentare che i cittadini di Marche e Umbria sono diversi dai siciliani, dai messinesi


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e da molti altri che in questi anni avete beneficiato riteniamo che sia inaccettabile.
Certo, sappiamo anche noi che questo apre una possibilità anche per altri territori. Il problema è che bisogna essere saggi quando è ora, ministro Giovanardi, non a futura memoria, non dopo!
I cittadini marchigiani e umbri sono uguali agli altri cittadini. Tutti i cittadini italiani sono uguali: i provvedimenti relativi alla restituzione dei tributi e contributi non versati per effetto delle ordinanze di protezione civile debbono essere estesi a tutte le popolazioni verso le quali sono state emanate queste ordinanze. Questo è l'atteggiamento di uno Stato, come dire, padre, di uno Stato che guarda ai suoi cittadini nello stesso modo. Se poi si vuole trovare l'escamotage dell'Unione europea, potremmo dire che ne vedremo i risultati nel futuro, ma forse a quell'epoca voi non governerete più, e quindi questa prova non vi consentiremo di farla (Applausi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PIETRO GASPERONI. Siete degli irresponsabili!

(Iniziative per garantire i livelli occupazionali dell'Avio di Brindisi - n. 3-05207)

PRESIDENTE. L'onorevole Carbonella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-5207 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

GIOVANNI CARBONELLA. La provincia di Brindisi storicamente ha sempre avuto una significativa presenza nel settore aeronautico. In una fase di crescita del settore in Puglia, non possiamo sottacere comunque forti preoccupazioni che si addensano sul territorio.
È in corso infatti una drammatica vertenza all'Avio, che vede in pericolo 300 posti di lavoro a causa dei tagli alla Difesa. Ci attendiamo risorse adeguate, come da noi richiesto peraltro con gli emendamenti al disegno di legge finanziaria finalizzati a scongiurare questo rischio.
Siamo preoccupati inoltre per il ventilato spostamento della Oan e per la politica della Agusta, che oltre a ridefinire la propria missione produttiva penalizza l'indotto locale. Richiamiamo infine l'attenzione di Finmeccanica circa la irrinunciabile ricaduta del progetto 787 per l'industria aeronautica brindisina. Cosa risponde il Governo al riguardo?

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, per gli hangar oggetto dell'interrogazione, acquistati comportando impegni notevoli da parte del Ministero delle attività produttive, erano state stipulate convenzioni sia con l'aviazione degli Stati Uniti sia con le Nazioni Unite per svolgere una serie di attività che, poi, sono cessate unilateralmente da parte delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti, i quali hanno spostato le loro attività, come è avvenuto recentemente nell'isola della Maddalena, ed ora essi non sono più utilizzati per lo scopo per i quali erano stati acquistati.
Segnalo che vi sono tutta una serie di azioni intraprese per mantenere quel tipo di lavoro a Brindisi. Ricordo, a titolo di esempio, che per le nuove fregate della classe Fremm è stato fatto il tentativo di adottare un motore Rolls-Royce, ancora nella fase sperimentale, che invece è stato rintuzzato con la scelta delle turboventole marinizzate LM-2500 le quali naturalmente non sono di produzione inglese. Presso quegli stabilimenti è mantenuta la manutenzione e si sta lavorando anche a progetti futuri quali, ad esempio, il velivolo C130J la cui manutenzione ricambistica, nel momento in cui diventerà operativa l'operazione, dovrebbe avvenire in quella sede.
Nell'impianto di Grottaglie sono state concentrate tecnologie e lavorazioni di cellule e parti primarie per gli impennaggi delle grandi aerostrutture in modo da conservare e mettere in sicurezza tali tecnologie. Per quanto concerne gli elicotteri


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utility AB412, la recentissima revisione dell'accordo di collaborazione fra la nostra Agusta e la Bell ha fatto in modo che l'Italia concentrasse la propria attività sullo sviluppo e sulla produzione della nuova macchina di tipo militare, da 7 tonnellate, denominata A149 la quale rappresenta la nuova generazione di elicotteri destinata a soppiantare l'AB412.
Nell'area di Brindisi, le attività aeronautiche con il maggior livello di vitalità e di successo risultano essere quelle relative alle lavorazioni specialistiche di materiali compositi destinati, in modo particolare, ai sistemi di condizionamento degli aerei Airbus e Boeing. Tuttavia, il problema principale, al di là di quanto possa intervenire lo Stato con progetti innovativi da sviluppare in quella sede, è quello dell'obbligo contrattuale di accettare forme di offset che richiedano la realizzazione di parti presso il paese acquirente. È chiaro che le industrie, come la Finmeccanica, si comportano anche facendo riferimento alle condizioni del mercato; tuttavia, ritengo sia giusto che il Governo faccia il possibile e, in modo particolare, prema - ciò si definisce come moral suasion - sulla Finmeccanica affinché le attività di questa azienda siano svolte in Italia e non delocalizzate laddove vi sono condizioni migliori di mercato.

PRESIDENTE. L'onorevole Carbonella ha facoltà di replicare.

GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, sono proprio sconcertato della risposta fornita dal ministro Giovanardi, il quale in altre occasioni, pur facendo rimanere insoddisfatti gli interlocutori, era stato perlomeno chiaro. Ma oggi, lo stesso ministro ha fornito alla mia interrogazione una risposta quanto mai confusa e pasticciata. Di ciò mi meraviglio perché il Governo avrebbe potuto attingere, per rispondere alla mia interrogazione, alle informazioni fornite dai dirigenti della Finmeccanica e a quant'altro e, in tal modo, presentarsi a rispondere, in questo confronto di pochi minuti, per dire poche cose ma almeno chiare.
Signor ministro, lei ha eluso totalmente la mia prima domanda. Quella cioè se il Governo si impegni a destinare risorse per risolvere la drammatica e attuale vertenza inerente all'Avio che sta mettendo in pericolo 300 posti di lavoro. Noi faremo di tutto nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria per l'anno 2006 per «aggredire» il Governo affinché la città di Brindisi non sia penalizzata, perché quella oggetto della mia interrogazione è un'azienda di grande eccellenza e professionalità.
Per quanto riguarda poi lo scenario complessivo di Agusta e di Oan, che riguarda Finmeccanica, il ministro, a mio avviso, avrebbe potuto dire qualche cosa di meno ma almeno in modo più chiaro. Signor ministro, evidentemente le sfugge che quei capannoni ancora insistono sull'attività produttiva di Oan e di Alenia, e che c'è il tentativo di spostare quest'ultima in altri siti, cosa questa che noi non permetteremo che avvenga. Per la Agusta, in particolare, vi sono movimenti strani di esternalizzazione, non in Polonia (come è già stato fatto; e lo abbiamo anche accettato) ma addirittura in aziende fantasma che io ho denunciato facendo nomi e cognomi nell'interrogazione ma rispetto ai quali lei, signor ministro, non ha fornito alcuna risposta.
Un Governo che non guardi con particolare attenzione ad un settore strategico come è quello aerospaziale dimostra, in sostanza, di non essere in grado di fare alcun tipo di politica industriale.
Per quanto riguarda invece Finmeccanica ...

PRESIDENTE. Onorevole Carbonella...

GIOVANNI CARBONELLA. ... ho richiamato l'attenzione su come Finmeccanica, con riferimento al progetto del 787, abbia la capacità di mostrare sensibilità per il territorio brindisino, che dispone di un indotto locale (GSE, Salver ed altre aziende) in grado di fare i lavori che fanno all'estero in maniera competitiva (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carbonella.


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(Iter procedurale necessario per rendere operativo il fondo rotativo nazionale per gli interventi nel capitale di rischio delle medie e grandi imprese - n. 3-05208)

PRESIDENTE. L'onorevole De Laurentiis ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-05208 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

RODOLFO DE LAURENTIIS. Signor Presidente, il tema posto con la mia interrogazione è, in realtà, più complesso: essa riguarda il comitato consultivo istituito dal CIPE per la valutazione preventiva delle operazioni di partecipazione gestite mediante il fondo rotativo nazionale per gli interventi nel capitale di rischio delle medie e grandi imprese e lo stabilimento Oliit di Avezzano.
Al riguardo, poniamo tre quesiti, per accertare a quale punto sia giunto l'iter di designazione del rappresentante regionale per rendere operativo il predetto fondo, a che punto sia la concessione della proroga per la cassa integrazione guadagni per il nominato sito di Avezzano e, soprattutto, cosa intenda fare il Governo per accelerare l'acquisizione, in corso oramai da molto tempo, del sito Oliit di Avezzano da parte di un gruppo americano.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole De Laurentiis, approfitto dell'occasione per ricordare che le interrogazioni a risposta immediata vengono trasmesse al Governo ventiquattr'ore prima.
Naturalmente, in ventiquattr'ore si possono raccogliere, per rispondere in tre minuti, soltanto elementi di informazione sommari. Volendo procedere, invece, a disamine più approfondite delle questioni, serietà vorrebbe che si utilizzassero gli strumenti delle interrogazioni ordinarie e delle interpellanze, che consentono al Governo di preparare le risposte avendo a disposizione settimane o mesi. Le risposte alle interrogazioni a risposta immediata sono, evidentemente, di tipo sommario, di indirizzo, e non possono diventare risposte specifiche, articolate e complesse, la cui predisposizione richiede tempo.
Per quanto riguarda la complessa situazione oggetto dell'interrogazione in esame, ricordo soltanto che la deliberazione CIPE del 29 luglio 2005, di modifica della deliberazione del 7 maggio 2004, concernente il fondo rotativo nazionale per gli interventi nel capitale di rischio delle medie e grandi imprese, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 4 novembre 2005.
Sulla questione, il Dipartimento del Tesoro, sentita la società Sviluppo Italia, ha comunicato che, alla fine di ottobre, la società ha inoltrato al presidente della regione Emilia-Romagna, in qualità di presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni, la richiesta di designazione del rappresentante regionale in seno al comitato consultivo del citato fondo rotativo e che il segretario generale della Conferenza delle regioni ha recentemente comunicato a Sviluppo Italia che la stessa ha già designato un proprio rappresentante.
Al momento, l'attività del comitato è sospesa, in attesa della pronuncia della Commissione europea, la quale ha chiesto al Governo italiano di fornire chiarimenti sulla natura e sulle modalità di attuazione dell'intervento, allo scopo di escludere che lo stesso possa configurarsi come aiuto di Stato.
Per quanto riguarda, invece, la cassa integrazione, è stata avanzata istanza per estendere la fruizione del trattamento straordinario di integrazione salariale, già ottenuto per il 2004 e per il 2005, al semestre 19 ottobre 2005-18 aprile 2006. La medesima istanza è attualmente in fase di istruttoria. Al riguardo, si ritiene che, avendo la Oliit già beneficiato della cassa integrazione straordinaria dal 2 luglio


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2004 al 18 ottobre 2004, nonché dal 19 ottobre 2004 al 18 ottobre 2005, anche tale istanza sarà accolta.

PRESIDENTE. L'onorevole De Laurentiis ha facoltà di replicare.

RODOLFO DE LAURENTIIS. Signor Presidente, vorrei ringraziare il ministro e dare rilievo ad alcuni aspetti che, a mio avviso, servono alla riflessione di tutti.
Stiamo parlando di uno stabilimento con 300 dipendenti che rischiano di perdere definitivamente il posto di lavoro. Stiamo parlando di uno stabilimento che, ben 18 mesi fa, ha visto la prima manifestazione di interesse da parte di un gruppo straniero. Stiamo parlando di uno stabilimento che vede la possibilità reale di riprendere la propria attività.
Sono stati necessari cinque mesi da parte di tutte le strutture dello Stato - ministero e Conferenza Stato-regioni - per completare il comitato consultivo del fondo rotativo. È ovvio che il trascorrere di tutto questo tempo scoraggia qualsiasi investitore straniero.
Evidentemente, nel nostro paese vi è un problema reale - è il caso del sito Oliit di Avezzano, ma se ne possono individuare molti altri - in termini di tempestività, di agilità, di snellezza operativa nel fornire risposte concrete e tempestive, come richiede il mercato, a tutti quegli investitori stranieri e nazionali che intendano fare nuove scommesse imprenditoriali.
Credo che il Governo debba individuare con decisione, fermezza e determinazione nuovi provvedimenti e più incisivi strumenti che possano accelerare i processi di acquisizione, di joint venture, di nuove scommesse imprenditoriali che vanno nel segno della crescita, dell'occupazione, dello sviluppo di realtà, come quella dell'Abruzzo e in particolare della Marsica, che segnano il passo, afflitte da una seria crisi industriale di alcuni settori produttivi che sta depauperando quel territorio dal punto di vista occupazionale.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Saluto i colleghi ed i telespettatori.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, con il consenso unanime dei gruppi, la discussione sulle linee generali di disegni di legge di ratifica è anticipata alla seduta di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani

Giovedì 1o dicembre 2005, alle 9:

1. - Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica del Pakistan sulla lotta contro il traffico di sostanze stupefacenti, sostanze psicotrope e precursori, fatto a Roma il 29 settembre 2004 (6068).
- Relatore: Deodato.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina sulla regolamentazione reciproca dell'autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci, fatto a Sarajevo il 28 aprile 2003 (5204-A).
- Relatore: Rizzi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Azerbaijan in materia di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Baku il 1o giugno 2002 (5389).
- Relatore: Rivolta.
Adesione della Repubblica italiana al Protocollo del 1996 alla Convenzione del 1972 sulla prevenzione dell'inquinamento dei mari causato dall'immersione di rifiuti, fatto a Londra il 7 novembre 1996, con allegati (5889).
- Relatore: Deodato.


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Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Macedonia sulla cooperazione in campo turistico, fatto a Skopje il 15 novembre 2002 (6008).
- Relatore: Landi di Chiavenna.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,55.

DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO CARMEN MOTTA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 5964

CARMEN MOTTA. L'approvazione del provvedimento di ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra il nostro paese e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare è il coronamento del percorso iniziato nel Consiglio europeo di Bruxelles del dicembre 2003, per l'attribuzione all'Italia della sede dell'Autorità per la Sicurezza alimentare: un risultato importante per l'Italia e particolarmente significativo per Parma, sede dell'EFSA.
L'insediamento a Parma ha portato e porterà nel capoluogo emiliano competenze scientifiche europee specifiche che affronteranno le problematiche connesse alla sicurezza alimentare su cui l'attenzione è molto elevata, a seguito di eventi trascorsi e fatti accaduti proprio in questi giorni, che pongono la questione della sicurezza alimentare quale fattore strategico di questo comparto produttivo.
Reputo importante sottolineare come il risultato ottenuto sia il frutto di un lavoro intenso e condiviso delle diverse istituzioni sia sul piano nazionale che locale.
Si tratta di un obiettivo che è stato possibile centrare perché soprattutto a Parma tutte le realtà istituzionali e produttive hanno concordato nel concentrare sforzi ed energie per avere a Parma la sede dell'Autorità europea.
Non succede spesso e questo dimostra che per ottenere risultati di alto profilo e di interesse collettivo è indispensabile che tutto un sistema lavori con unità di interessi.
È importante sottolineare questo aspetto perché polemiche pretestuose ed inutili hanno in alcune occasioni sminuito il valore del risultato raggiunto. Anche per questo i provvedimenti del Governo che hanno destinato importanti risorse per l'assetto strutturale e il funzionamento dell'EFSA alla città di Parma dovevano, a mio parere, non essere limitati solo al comune capoluogo ma accogliere le indicazioni contenute in nostri specifici emendamenti affinché parti importanti del territorio provinciale fossero ricomprese negli interventi suddetti.
L'insediamento dell'EFSA infatti ha e avrà una ricaduta non solo sulla città capoluogo ma sull'intera provincia e sull'intera regione.
Nel ribadire dunque il mio voto favorevole e del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo al presente provvedimento concordo anche sulle considerazioni prima espresse dal collega Marcora sia sul piano locale che nazionale.

DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ANNA MARIA LEONE SUL DISEGNO DI LEGGE N. 4129

ANNA MARIA LEONE. Le persone disabili o meglio «diversamente abili» appartengono ad uno dei gruppi più svantaggiati della nostra società e si trovano ancora oggi a dover superare grandi barriere che impediscono loro di partecipare a tutti gli aspetti della vita sociale, politica ed economica del nostro Paese.
I diversamente abili vogliono e devono essere integrati ed accettati, perciò è importante porre in essere tutte quelle misure atte a farli sentire parte integrante della collettività.
Principio quest'ultimo che l'Italia ha posto da sempre al centro della propria attività governativa infatti, a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 104 del 1992 (legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone


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handicappate), il nostro Paese può vantare una delle più avanzate normative a livello internazionale in ambito di tutela dei diritti delle persone disabili.
Ciò però non ci deve far dimenticare che la persona disabile è ancora dal punto di vista sociale un soggetto debole.
Si deve allora rendere merito a questo Governo e a questo Parlamento di avere ravvisato la necessità di affrontare il problema della tutela delle persone disabili in un'ottica generale che partendo dal principio fondamentale contenuto nell'articolo 3 della nostra Carta costituzionale introduce strumenti giuridici diretti a garantire la parità di trattamento e le pari opportunità di questi soggetti nel caso in cui si trovino a subire discriminazioni dirette ed indirette.
Il disegno di legge all'esame, oggi, di quest'Aula, è volto ad individuare le misure necessarie a garantire l'attuazione del principio di parità di trattamento e di pari opportunità rafforzando, in tal modo, quel processo d'integrazione dei soggetti disabili nella vita politica, sociale ed economica, dando concreta attuazione al disposto dell'articolo 3 della Costituzione che prevede tra i doveri fondamentali della Repubblica la rimozione degli ostacoli che impediscono una piena partecipazione di tutti i cittadini.
A tal fine il disegno di legge fa comunque salve le norme già approvate in attuazione della Direttiva 2000/78/CE del Consiglio del 27 novembre 2000, recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro.
In ambito comunitario desidero inoltre sottolineare che nella parte seconda del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, all'articolo 81 si vieta esplicitamente qualsiasi discriminazione fondata, tra le altre cose, anche sulla disabilità e, sulla scia dell'articolo 13 del Trattato di Amsterdam, nella parte III, articolo 124, si stabilisce che le istituzioni comunitarie adottino le misure necessarie per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età e l'orientamento sessuale.
Altro aspetto importante di questo provvedimento è quello che descrive la condotta discriminatoria, enucleando i diversi comportamenti che costituiscono una simile attività e fissando la nozione di discriminazione sia diretta (quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una non disabile in una situazione analoga) che indiretta (quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri mettono tali persone in una posizione di particolare svantaggio rispetto ad altre).
Il legislatore, inoltre, facendo riferimento implicito alla recente normativa comunitaria, la direttiva 2000/43/CE, relativa alla parità di trattamento fra le persone, indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, fa rientrare nel concetto di discriminazione anche quei comportamenti indesiderati che creano nei confronti dei disabili un clima di intimidazione ostile e degradante.
Il quadro infine della tutela giurisdizionale viene completato con la previsione della legittimazione ad agire.
In particolare vorrei sottolineare la possibilità di attivare le procedure giurisdizionali di cui all'articolo 44 del testo unico n. 286 del 1998 al fine di garantire al disabile una tutela celere e spedita. In caso di discriminazione il giudice, in accoglimento del ricorso, oltre a disporre in ordine al risarcimento del danno anche non patrimoniale, può ordinare ogni provvedimento idoneo a rimuovere gli effetti del comportamento discriminatorio.
Da ultimo, ritengo importante l'estensione della legittimazione ad agire in giudizio alle associazioni e agli enti costituiti a tutela dei disabili. Vengono così a delinearsi due diversi livelli di tutela in quanto dati enti potranno agire sia nel caso di


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discriminazione perpetrata nei confronti di un singolo soggetto, sia nel caso in cui si tratti di discriminazione collettiva.
In base alle considerazioni sopra esposte posso annunciare il voto favorevole del gruppo UDC affermando che con l'approvazione di questo disegno di legge il nostro Paese compie un passo significativo verso un'integrazione totale delle persone diversamente abili nella società.

DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FRANCESCO PAOLO LUCCHESE E GIANNI MANCUSO SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 5198

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, a nome del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro esprimo un giudizio favorevole per l'approvazione della proposta di legge che consentirà la realizzazione di un centro polifunzionale di alta specializzazione per l'integrazione sociale dei ciechi pluriminorati.
Si tratta di un provvedimento che ha avuto un lungo approfondimento in Commissione, con l'audizione delle associazioni delle persone disabili e con il sincero confronto tra le associazioni e la Commissione che in certi passaggi è stato anche appassionato e partecipato.
Il punto d'incontro e la condivisione è poi avvenuta con la costituzione di un Comitato per gestire l'attività del centro.
La realizzazione di tale centro rappresenterà non solo l'occasione per l'integrazione sociale e scolastica dei ciechi pluriminorati ma anche un importante segno di grande civiltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame è caratterizzato da una notevole valenza sociale, oltre che sanitaria, ed è stato approvato dalla XII Commissione permanente del Senato in sede deliberante con il consenso di tutte le forze politiche.
Il testo all'attenzione dell'aula consta di due articoli, il primo dei quali è volto a prevedere un contributo straordinario annuo di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007 alla Federazione nazionale delle istituzioni pro-ciechi per la realizzazione di un centro polifunzionale di alta specializzazione per l'integrazione sociale dei ciechi pluriminorati, mentre l'articolo 2 reca le modalità di copertura finanziaria.
Il centro di riabilitazione in oggetto rappresenta un progetto di ampio respiro, giunto ormai nella fase esecutiva, per la cui realizzazione l'Unione italiana ciechi ha acquisito la disponibilità, mediante permuta a titolo di compensazione urbanistica con il comune di Roma, di una ampia area situata in una zona periferica della capitale.
Il centro in via di realizzazione prevede quattro residenze, per le seguenti tipologie di persone con disabilità: cieco-sordi; ciechi ed ipovedenti con disabilità motorie; ciechi ed ipovedenti con problemi psichici di media entità. Oltre a tali residenze, sono previste aule didattiche, laboratori protetti, ambienti per terapia, stimolazioni plurisensoriali, stimolazione e riabilitazione visiva, integrazione sensoriale. Sono anche previsti ambienti per attività motoria e fisioterapia, palestre per riabilitazione, piscine riabilitative, ambienti per la terapia del rilassamento, un centro per la produzione di ausili didattici speciali, ambulatori oculistici, neuropsichiatrici, per psicomotricità, logopedia ed otorinolaringoiatria. Il complesso prevede anche strutture ricettive, compresa un'area all'aperto per attività di svago e spettacolo, nonché biblioteca, sala convegni, aule formative, il tutto anche come supporto all'attività riabilitativa e terapeutica.
La spesa complessiva per la realizzazione del centro con riferimento alle strutture assistenziali e riabilitative è stimata in 16 milioni di euro, un onere al quale l'Unione italiana ciechi non può far fronte solo con le proprie risorse. L'iniziativa


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parlamentare assunta con il provvedimento in esame era pertanto rivolta ad attivare una finalizzazione già prevista nella legge finanziaria per il 2004 per la realizzazione del centro in questione.
Pur sottolineando l'opera meritoria svolta dall'Unione italiana ciechi, reputo corretto ricordare che il merito di aver operato per prima la rottura di un paradigma culturale che emarginava totalmente i soggetti sordociechi va riconosciuto all'associazione Filo d'oro.
Formulo l'auspicio che analoghi centri possano presto vedere la luce anche al nord ed al sud del nostro paese, visto che l'unico esistente, nonché quello di cui trattiamo oggi sono ubicati nell'Italia centrale.
Per tutte le ragioni di cui sopra, annuncio il voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sul provvedimento in oggetto.