Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 691 del 19/10/2005
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Si riprende la discussione (ore 18,09).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 6063)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Atteso che, in particolare la settimana scorsa, ho partecipato ad una iniziativa di protesta, non certo nei confronti del Presidente della Camera ma nei confronti della modifica della legge elettorale, e mi sono trovato in una posizione complicata rispetto al Presidente Casini, lei mi consentirà, signor Presidente, di associarmi alle sue parole e a quelle di tanti colleghi che sono intervenuti. Atteso inoltre che non ho neanche nascosto - anzi, l'ho reso pubblico - che non condivido alcuni giudizi dell'opposizione nei confronti del comportamento del Presidente Casini, mi consenta di affermare che le parole dell'onorevole Vito, aggiuntive, sono state davvero sgradevoli. Infatti, allo stesso tempo io credo che ad ognuno di noi sia riservato dalla Costituzione il diritto di esprimere opinioni nei confronti di altre persone che hanno responsabilità istituzionali. Non c'è dubbio che nei confronti del Presidente Casini le parole che abbiamo ascoltato, da parte di tutti i gruppi, sono anche il segno di una valutazione positiva di un atto che certamente dà lustro al Parlamento italiano, al nostro paese e credo anche a ciascuno di noi, in ragione del fatto che il Presidente della Camera, quando è seduto su quello scranno e quando rappresenta il Parlamento - in Italia e non soltanto -, non è un Presidente di parte ma colui che rappresenta tutti noi, tutti i deputati di questa Assemblea.
Questa onorificenza, indubbiamente, è un fatto importante, che ricade positivamente su ciascuno di noi.
Signor Presidente, vengo alla materia oggi all'ordine del giorno. In particolare, desidero stigmatizzare come ancora una volta (purtroppo, questo Governo ci ha abituato a tali situazioni) dobbiamo affrontare in maniera affrettata, e con provvedimenti certamente inadeguati, questioni di straordinaria delicatezza, relative alla vita di centinaia di migliaia di persone che ogni giorno si misurano con la crisi nella quale versa attualmente il nostro paese. È una crisi nei confronti della quale, come ormai affermiamo da quattro anni, ma soprattutto come ormai stanno verificando i cittadini (in particolare negli ultimi tempi), il Governo presieduto dall'onorevole Berlusconi ha dato non solo un contributo, ma una spinta definitiva, purtroppo all'indietro.
Sappiamo come ormai non vi sia comparto o settore che non affronti momenti di straordinaria crisi, che non versi in situazioni di particolari e sofferte difficoltà. Ci rendiamo conto che la risposta proveniente dal Governo è quasi sempre la stessa, sia nel metodo sia nel merito. È una risposta improvvisata, come in questo caso: invece di tentare di risolvere le cause dei problemi, si pongono delle pezze, delle


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toppe. Spesso e volentieri le toppe e le pezze che vengono messe sono peggiori del male.
Ripeto, a tale atteggiamento l'attuale Governo ci ha abituati su ogni fronte: non si capisce, allora, per quale motivo su questo argomento avrebbe dovuto comportarsi in maniera differente.
Questo decreto affronta con misure emergenziali una crisi del mondo agricolo che è sotto gli occhi di tutti. È una crisi ormai palesemente strutturale, che necessita, per poter invertire la tendenza, di misure propriamente strutturali e non di misure poste qua e là, che in realtà non risolvono assolutamente nulla.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, ovviamente la crisi che ci troviamo di fronte è motivata da tante cause. Naturalmente, hanno avuto un ruolo le calamità naturali, che sappiamo quanto abbiano inciso, in questi anni, sulle attività in oggetto. Si è aggiunta, però, anche un'evidente e palese crisi di mercato, con la quale pure tutti gli operatori hanno dovuto fare i conti. Mai, negli dieci ultimi anni, una crisi si è rivelata così grave: non è stato interessato un singolo settore, signor Presidente, ma sono stati coinvolti, sostanzialmente, tutti i singoli comparti e le singole produzioni.
Molti hanno ricordato alcuni dati, i quali, se analizzati con attenzione, inducono davvero a riflettere. Due su tutti sono gli aspetti che desidero qui citare. Anzitutto, il consumo di ortofrutta in Italia è sceso del 51 per cento rispetto ad un anno fa. Inoltre, migliaia di aziende agricole sono ormai al collasso, sono indebitate e sono prossime al fallimento. Vi è, come risulta evidente per tutti, un altissimo rischio, in particolare nelle aree del Mezzogiorno (lo hanno ricordato chiaramente i colleghi che mi hanno preceduto), di perdita di nuovi posti di lavoro, con conseguente rischio sociale, anche ambientale, relativo al possibile abbandono delle campagne.
Perdita - ripeto - di posti di lavoro: ancora una volta, signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte ad una realtà che, evidentemente, dimostra come le promesse avanzate dal Governo Berlusconi nella sua campagna elettorale, mediatica e miliardaria, di quattro anni fa, poi non si sono realizzate, compreso l'aumento di posti di lavoro. Ciò trova una cruda fotografia nella realtà: a quelle promesse corrispondono sia degli atti non in grado di mantenerle sia il fallimento di un progetto con il quale sono stati illusi i nostri concittadini.
Credo che quello che si è svolto nel corso di questi giorni, e in particolare questa mattina, sia stato un dibattito nel quale tutti i colleghi dell'opposizione sono intervenuti nel merito del provvedimento con l'intento di concorrere a migliorarne il testo. Un provvedimento però, bisogna anche dirlo, che «fa acqua» anche su alcune scelte che la Commissione aveva valutato e magari avallato, e, ancora una volta, vede soggetti terzi, che vigilano sullo svolgimento della nostra attività, intervenire per porre in mora decisioni assunte dal Governo. Faccio riferimento, in particolare, alla notizia di oggi secondo la quale l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha deciso di inviare un parere alla Camera e al Governo con il quale auspica che sia eliminato dal decreto-legge in esame l'obbligo di riserva obbligatoria di spazi commerciali a favore dei prodotti agricoli regionali. Tale norma, introdotta con un emendamento approvato dalla XIII Commissione della Camera, prevederebbe la fissazione da parte delle regioni di una percentuale minima della superficie di vendita delle grandi strutture commerciali da destinare esclusivamente alla vendita di prodotti agricoli ed agro-alimentari regionali. Tale percentuale è fissata in via provvisoria al 20 per cento.
Ancora una volta, ci troviamo, quindi, di fronte alla messa in mora di alcune parti di un provvedimento perché esso evidentemente non tiene conto e non rispetta fino in fondo non solo le leggi italiane, che pure sono importanti, ma anche le normative comunitarie che, come sappiamo, hanno un loro peso specifico.

FILIPPO MISURACA, Relatore. Ma quell'emendamento è di Marcora!


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ROBERTO GIACHETTI. Onorevole Misuraca, lei si scalda, ma lasci perdere! Sto dicendo soltanto che l'Antitrust ha inviato un atto con il quale mette in mora una parte del provvedimento di cui lei è relatore. Lasci quindi perdere: prenda atto di ciò ed eviti di fare polemiche inutili. Prenda atto, ripeto, che avete inserito nel provvedimento una norma considerata incostituzionale dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che vi ha chiesto di espungerla dal provvedimento. Se riuscirete a fare ciò, probabilmente riuscirete anche a legiferare in modo migliore, ma questo non vi si può chiedere non avendolo voi fatto per quattro anni: non si capirebbe, infatti, perché improvvisamente, fulminati sulla via di Damasco, dovreste imparare a farlo negli ultimi quattro mesi della legislatura... Noto che i colleghi ogni tanto si assopiscono e ogni tanto si svegliano: ho questo potere (Si ride).
Concludo il mio intervento esprimendo, tenuto conto anche delle riflessioni svolte dai colleghi intervenuti nel corso del dibattito, un giudizio di grande preoccupazione per il modo, ancora una volta approssimativo, con il quale si interviene in una materia così delicata. Un modo sicuramente degno della continuità dell'azione di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.
Onorevole Losurdo, prego. Lei aveva chiesto di parlare; immaginavo, però, non al telefono, ma al microfono...!

STEFANO LOSURDO. No, Presidente, in verità non avevo chiesto di intervenire.

PRESIDENTE. Sta bene.
Constato l'assenza dell'onorevole Marinello, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.

FILIPPO MISURACA, Relatore. Presidente, se lei è d'accordo, potremmo procedere all'espressione dei pareri sulle proposte emendative.

PRESIDENTE. A me risultava che altri colleghi avessero chiesto di parlare. Evidentemente, non ci sono; si trattava, allora, di false notizie...
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate.

FILIPPO MISURACA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Rava 1.83, parere favorevole sull'emendamento Collavini 1.60 e parere contrario sul subemendamento Rava 0.1.600.2. Per quanto riguarda il subemendamento Grillo 0.1.600.1...

PRESIDENTE. È stato ritirato.

FILIPPO MISURACA, Relatore. Bene.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.600 ed esprime parere contrario sugli emendamenti Annunziata 1.61, Borrelli 1.85, Giacomelli 1.62, Giachetti 1.63, Frigato 1.64, Duilio 1.65, Carbonella 1.66, Camo 1.67, Bottino 1.68, Banti 1.69, Dorina Bianchi 1.80, Rava 1.86, Preda 1.26, Lusetti 1.81 e Borrelli 1.23 e 1.87.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.100 del Governo e parere contrario sugli emendamenti Bellotti 1.82, Rava 1.89, Rossiello 1.46 e Franci 1.88; esprime altresì parere contrario sugli articoli aggiuntivi Vascon 1.03 e Rava 1.084 ed invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'articolo aggiuntivo Vascon 1.07.
Il parere è contrario sugli articoli aggiuntivi Nardini 1.061, Franci 1.013, Rossiello 1.08, Preda 1.09, Borrelli 1.010, Sedioli 1.012, Ria 1.060, Rossiello 1.085, Rava 1.063, Rossiello 1.064, Franci 1.04, Gerardo Oliverio 1.05, Rava 1.065 e 1.066, Preda 1.067 e 1.068, Sedioli 1.069, Borrelli 1.070, Rava 1.071, Preda 1.072, Franci 1.073, Gerardo Oliverio 1.074, Borrelli 1.075, Preda 1.076, Borrelli 1.077, Rossiello 1.078 e 1.079, Franci 1.080, Gerardo Oliverio 1.081, Rossiello 1.082 e Preda 1.083.


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La Commissione esprime inoltre parere contrario sugli emendamenti Borrelli 1-bis.62, Santino Adamo Loddo 1-bis.60 e Iannuzzi 1-bis.61 ed invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Grillo 1-ter.61 e Carlucci 1-ter.62.
La Commissione esprime inoltre parere contrario sugli emendamenti Delbono 1-ter.63 e Nicodemo Nazzareno Oliverio 1-ter.60; invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Bellotti 1-ter.64, nella parte ammissibile ed esprime parere contrario sugli identici emendamenti Giovanni Bianchi 1-quater.60, Rava 1-quater.61 e Zanella 1-quater.62.
Il parere è favorevole sull'articolo aggiuntivo 1-quater.0100 del Governo.
La Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Burani Procaccini 2.60 ed esprime parere contrario sugli emendamenti Sedioli 2.1, Borrelli 2.61, Zanella 2.5 e 2.62.
Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento Mazzocchi 2-bis.60, alla luce dell'intervento dell'onorevole Giochetti, ne proporrei per il momento l'accantonamento.

PRESIDENTE. In questo caso, onorevole relatore, andrebbero accantonati anche i successivi emendamenti presentati all'articolo 2-bis.

FILIPPO MISURACA, Relatore. In tal caso, signor Presidente, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Mazzocchi 2-bis.60, esprimendo altrimenti parere contrario, ed esprime parere contrario sui successivi emendamenti Tuccillo 2-bis.61, Merlo 2-bis.62 e Ruggeri 2-bis.63.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Losurdo 3.2 è stato ritirato. Prego, onorevole relatore, prosegua pure.

FILIPPO MISURACA, Relatore. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento Marcora 3.1, la Commissione esprime parere contrario. Si esprime, altresì, parere contrario sugli emendamenti Preda 3.3, Franci 3.4, Borrelli 3.5, Rava 3.6, Rossiello 3.7, Preda 3.8, Borrelli 3.9, Sedioli 3.10 e Rossiello 3.11. La Commissione esprime, invece, parere favorevole sugli identici emendamenti 3.100 del Governo e Bellotti 3.60.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Franci 3.12, Rossiello 4.1, Rocchi 4.60 e Preda 4.2, mentre esprime parere favorevole sugli identici emendamenti 5.100 del Governo e Bellotti 5.60.
L'emendamento Losurdo 5.5 è stato ritirato.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Rava 5.62, Preda 5.61 e Franci 5.60-bis ed invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Masini 5.11.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 5-bis.700 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento) e contrario sull'emendamento Zanella 5-bis.60.
Il parere della Commissione sugli emendamenti Reduzzi 5-bis.61 e Marino 6.60 è contrario.
Gli emendamenti Losurdo 8.62 e 8.63 sono stati ritirati.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Marcora 8.8 ed invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli identici emendamenti Borrelli 8.9 e Losurdo 8.60 e dell'emendamento Masini 8.16.
Infine, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Marcora 8.10, sugli identici emendamenti Franci 8.5 e Marcora 8.6 e sugli emendamenti Marcora 8.7 e 8.13.

PRESIDENTE. Il Governo?

TERESIO DELFINO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Per quanto riguarda l'emendamento Collavini 1.60, il Governo si rimette all'Assemblea. Per le restanti proposte emendative, ad eccezione dell'emendamento Mazzocchi 2-bis.60, di cui chiede l'accantonamento, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.


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PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, ovviamente, tale proposta di accantonamento deve intendersi estesa anche alle successive proposte emendative riferite all'articolo 2-bis.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rava 1.83.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.

STEFANO LOSURDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo dinanzi ad una emergenza del settore dell'agricoltura indubbiamente inserita in una situazione emergenziale che possiamo senz'altro definire di carattere mondiale; mi riferisco alle emergenze della globalizzazione e della criminalità. Quindi, non ci si deve stupire, come invece alcune volte l'opposizione ha fatto, di tale situazione straordinaria che preoccupa il settore e gli operatori politici e agricoli impegnati in Parlamento su tali questioni.
Si tratta di un'emergenza che trova spiegazione nei grandi fenomeni che caratterizzano attualmente l'economia, principalmente nella globalizzazione; il Governo, e per esso il ministro delle politiche agricole e forestali, come per altre emergenze che hanno caratterizzato il nostro settore negli anni scorsi - e anche recentemente, con il decreto n. 71 del 2005, attualmente e temporaneamente «bloccato» dalla Commissione europea -, è intervenuto tempestivamente, soprattutto dopo la vicenda dell'uva da tavola e da vino verificatosi questa estate in Puglia. Ricordo che si è assistito in quel caso ad un clamoroso crollo dei prezzi delle uve; ebbene, in quell'occasione il ministro è intervenuto, assumendo, in data 29 agosto, determinati impegni; impegni che, il 2 settembre scorso, si sono in effetti tradotti nel contenuto del decreto-legge oggi al nostro esame.
Quest'ultimo reca le misure più idonee per risolvere tali situazioni di crisi; a nostro avviso, infatti, il provvedimento risolve l'emergenza prezzi che in questo momento l'Italia affronta. Si prevedono interventi ben precisi nel settore: interventi dell'AGEA - che si impegna a ritirare dal mercato quantitativi di uva per 500 mila quintali -; un intervento in regime de minimis a favore dei produttori di vino e di uva da tavola, un aiuto che certamente allevia la situazione in maniera minima - come diceva Catalano: lo dice la stessa parola -, ma che, indubbiamente, rappresenta un impegno gradito per tutti gli operatori agricoli in Puglia; infine, l'impegno per effetto del quale le previsioni recate sull'emergenza uve in Puglia dal decreto possono essere estese a tutte le regioni italiane solo che vi sia, appunto, l'accordo tra le associazioni di categoria, quindi gli agricoltori, e le varie regioni d'Italia dove analoga emergenza possa verificarsi.
Si tratta quindi di un decreto che contiene interventi sufficienti. Certamente, le risorse finanziarie sono limitate ma, a nostro avviso, sono sufficienti. Anzi, sotto certi aspetti, possono essere definiti interventi miracolosi, soprattutto considerata l'emergenza finanziaria che affligge l'economia italiana; 260 miliardi non rappresentano una cifra né irrisoria né vile: sicuramente si riesce ad intervenire andando incontro alle richieste sostanziali degli operatori.
Per tracciare una panoramica e fare, così, un esame a volo d'uccello sulle misure più significative contenute nel decreto, vi è anche l'impegno da parte del Governo ad ottenere da parte della Commissione europea l'autorizzazione alla distillazione di crisi. Ricordo che si è trattato di uno dei motivi per il quale è esplosa questa estate la rivolta degli agricoltori pugliesi, soprattutto nella zona di Foggia. L'autorizzazione, su richiesta della regione, all'arricchimento del grado alcolico fu, infatti, l'elemento scatenante della crisi e dei disordini di questa estate e la richiesta degli agricoltori pugliesi - richiesta peraltro proveniente da tutto il settore vitivinicolo - è stata accolta, con soddisfazione da parte di tutti. Tutti gli impegni che il Governo assunse nell'incontro tra il ministro e gli agricoltori nella giornata del 29 agosto scorso sono stati, appunto, come dianzi ricordato, inseriti in questo decreto e tutte le richieste sono state soddisfatte.


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Ecco, ritengo che si tratti di un risultato politico che, anche se non può essere definito eccezionale, comunque risulta indubbiamente positivo e soddisfacente.
Certo, l'opposizione, che fa il suo mestiere, può svilire il contenuto del decreto-legge in esame, può ritenerlo insoddisfacente ed affermare che non raggiunge i risultati massimi, anche se vorrei osservare che nessun provvedimento, in nessun settore e in nessuna materia può ottenerli, perché in politica il massimo è indefinibile!

PRESIDENTE. Onorevole Losurdo...

STEFANO LOSURDO. L'opposizione, sempre facendo il suo mestiere, può chiedere di migliorare il provvedimento in esame; tuttavia, vorrei rilevare che mancano proposte concrete, precise e specifiche. Si è lamentata l'insufficienza e la non idoneità dei mezzi adottati, ma nell'impianto oppositorio dell'attuale schieramento di minoranza non c'è altro!
Noi riteniamo, invece, che il Governo abbia saputo tempestivamente comprendere le cause che hanno scatenato la rivolta in ordine all'emergenza nel settore vitivinicolo, e nell'agricoltura in genere, così come è accaduto anche in altre occasioni. L'emergenza in agricoltura dura ormai da anni, sotto certi aspetti oserei dire da più di un decennio. Essa, infatti, è iniziata con il problema, che si trascinò per numerosi anni, delle quote latte.
Vorrei ricordare che si trattava di un'emergenza autentica, che colpiva uno dei settori più produttivi e qualificanti dell'intera agricoltura italiana...

PRESIDENTE. Onorevole Losurdo, deve concludere!

STEFANO LOSURDO. ...quello dell'allevamento! La rivolta delle cosiddette quote latte ha offerto un'immagine di crisi dell'agricoltura italiana; magari era esagerata, poiché si trattava di un fatto veramente...

PRESIDENTE. Onorevole Losurdo, vorrei segnalarle che ha superato di molto il tempo a sua disposizione!

STEFANO LOSURDO. Tale problema durò parecchi anni; tuttavia, questo Governo e questa amministrazione di centrodestra hanno saputo chiudere l'emergenza quote latte attraverso un decreto-legge che è stato accettato e lodato da tutti. Esso è stato ritenuto positivo, in un certo senso, anche dall'opposizione, la quale ritenne che quel provvedimento...

PRESIDENTE. Onorevole Losurdo...

STEFANO LOSURDO. ...chiudesse una pagina nera dell'agricoltura italiana.
Il decreto-legge in esame, dunque, risolve la questione, accogliendo le richieste avanzate dagli agricoltori...

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Losurdo...

STEFANO LOSURDO. ... ed offrendo quelle risposte positive (Una voce dai banchi dei gruppi di opposizione: Basta!) di cui il mondo agricolo potrà sicuramente avvalersi (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi abbiamo ascoltato, con grande attenzione, gli interventi svolti dai colleghi dell'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo); ricordo altresì che, nella seduta dell'altro ieri, abbiamo ascoltato anche gli interventi da essi svolti in sede di discussione sulle linee generali.
Orbene, abbiamo notato, tutto sommato, una certa dissonanza tra quanto sostenuto dai colleghi durante i lavori svolti in sede di Commissione, oppure nel corso della discussione sulle linee generali del provvedimento, e gli interventi svolti nella giornata odierna. Vorrei segnalare che quando, per motivi tecnici, nella seduta di ieri si è dovuto differire alla seduta odierna l'esame del disegno di legge di


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conversione, un autorevole rappresentante dell'opposizione ha addirittura rilasciato una dichiarazione ad un'agenzia, evidenziando tutta la propria preoccupazione in merito all'approvazione del provvedimento.
Allora, mi domando semplicemente: se tale preoccupazione, giunta al punto di dover produrre un'esternazione su un'agenzia di stampa, era fondata, come mai oggi, invece, formulate tutte queste critiche ed osservazioni nei confronti del provvedimento in esame? Se un decreto-legge è buono, lo si approva; se è discreto, si tenta di migliorarlo; se è cattivo, evidentemente la posizione non può essere che contraria (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Entrando nel merito del mio intervento, vorrei osservare che evidentemente è mancata e manca in quest'aula...

SERGIO SABATTINI. Manca il numero! Manca il vostro numero! Siete assenti!

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. ...un'analisi seria e approfondita dei motivi della crisi nel settore agricolo.
La crisi in questo settore, cari colleghi, non è evidentemente episodica o congiunturale. Si tratta di una crisi strutturale, che deriva da decenni e decenni di carenza di una politica agricola in questo paese! Mi riferisco a decenni in cui, indipendentemente dalle posizioni politiche e sindacali che ognuno di noi ha assunto in tale settore, è chiaramente mancata un'analisi seria, soprattutto prospettica.
Ed è il motivo fondamentale per cui, oggi, in Italia, ci confrontiamo con un settore strutturalmente debole rispetto alle condizioni di altri paesi europei. Quando tutto ciò, evidentemente, deve confrontarsi con una nuova politica comunitaria e, soprattutto, con una globalizzazione dei mercati e, dunque, con un sistema che deve interfacciarsi con le economie mondiali, è evidente che ci si trova di fronte ad un settore debole, un settore in cui si è poco programmato negli scorsi decenni, in cui si è «tirato a campare» ed in cui si è assistito anche ad una certa forma di assistenzialismo che si riteneva autoconservantesi ed autoriproducentesi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Applausi polemici dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
Ed allora, un settore di questo genere, evidentemente, doveva prendere consapevolezza delle proprie difficoltà e della propria crisi.
A fronte di tutto ciò, il Governo si è impegnato, con questo e con precedenti provvedimenti. Proprio in questo decreto-legge abbiamo cercato, in Commissione, di lavorare proficuamente e, grazie anche al contributo fattivo ed agli spunti provenienti dall'opposizione, che sono stati recepiti dal relatore, onorevole Misuraca, siamo riusciti oggi a produrre un testo che presenta sicuramente alcune positività. Siamo riusciti a produrre un testo che recupera la ratio della legge n. 71 approvata proprio quest'anno. Siamo riusciti a trovare una formula che applica il de minimis in una maniera assolutamente congrua rispetto alle diverse ipotesi.
A proposito del de minimis, che è stato criticato negli interventi degli onorevoli dell'opposizione, va anzitutto segnalato che non si tratta assolutamente di un'invenzione di questo Governo e di questa maggioranza: è una norma comunitaria, e noi, evidentemente, non facciamo altro che recepirla ed applicarla - o tentare di applicarla -, nei limiti che la stessa norma comunitaria prevede. Tale applicazione, che viene proposta negli articoli 1 e 2 del provvedimento in esame, risponde esattamente alla citata ratio.
Scendendo ancora nel particolare...

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, scendere nel particolare avendo superato il tempo a sua disposizione, mi sembra esagerato...

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente...


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PRESIDENTE. Onorevole Marinello, ha terminato il tempo a sua disposizione.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, se mi concede altri due minuti...

PRESIDENTE. Due minuti sono quasi un raddoppio del tempo!

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Un minuto...! Trenta secondi... per concludere.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Marinello, può parlare per altri trenta secondi, per concludere.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Ed allora, su queste misure riprenderemo la parola nel corso dell'esame del provvedimento, ma va sicuramente assunto che questo è un provvedimento valido e pertanto invitiamo non soltanto i colleghi della maggioranza, ma anche quelli dell'opposizione a rivedere la propria valutazione e ad esprimere un voto positivo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Grua, al quale ricordo che ha a disposizione un minuto. Prego, onorevole La Grua, ha facoltà di parlare.

SAVERIO LA GRUA. Signor Presidente, quanta demagogia, quanta propaganda, quanti luoghi comuni negli interventi svolti dai colleghi del centrosinistra! Si sono lamentati che il Governo adotta provvedimenti solo per sopperire all'emergenza, dimenticando i problemi strutturali che affliggono l'agricoltura. Ma ci dicano, i signori del centrosinistra, quali sono - io non ricordo neppure uno! - gli interventi strutturali adottati dai Governi della passata legislatura.
Noi abbiamo cercato, in tutti i modi, di intervenire, con provvedimenti efficaci, che hanno trovato, purtroppo - come, ad esempio, la legge n. 71 del 2005 - intoppi nell'Unione europea. Avevamo cercato di individuare - ed avevamo trovato - alcune novità e soluzioni importanti che avrebbero potuto servire a risolvere, o comunque a tamponare, la crisi di mercato che si era verificata lo scorso anno nel settore dell'ortofrutta, in particolare in Sicilia. Ebbene, ora abbiamo trovato anche il rimedio, abbiamo trovato aiuti utili per la crisi della vitivinicoltura che ha afflitto la Puglia e la Sicilia in particolare, con provvedimenti inseriti in questo decreto-legge che ci avviamo a convertire.
Mi fermo qui, signor Presidente.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole la Grua.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Pepe, al quale ricordo che ha a disposizione un minuto. Prego, onorevole Antonio Pepe, ha facoltà di parlare.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, torno con la memoria a quest'estate e vedo le immagini degli agricoltori in crisi, le strade della provincia di Foggia bloccate. In tale occasione, addirittura, vi fu un morto.
Dobbiamo dare atto al Governo di essere intervenuto immediatamente. Il ministro Alemanno è venuto in Puglia ed è riuscito a coinvolgere tutte le associazioni di categoria, trovando la soluzione a questo problema.
Vi era stata la crisi del prezzo del grano duro. Vi era stata la crisi del pomodoro. Vi era la crisi dell'uva, da vino e da tavola. Ebbene, il ministro Alemanno, prima chiedendo all'Europa di autorizzare le cantine a fare la distillazione di crisi, poi intervenendo con gli aiuti de minimis, è riuscito a ridurre la crisi e ad andare incontro ai nostri agricoltori.
La Puglia è una regione che vive soprattutto di agricoltura.

RINO PISCITELLO. Basta con l'ostruzionismo!

ANTONIO PEPE. Noi dobbiamo essere attenti alle richieste del mondo agricolo,


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perché l'agricoltura può essere trainante per l'intera economia italiana (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo). Quindi, dobbiamo dire grazie al ministro Alemanno per essere intervenuto con questo decreto.
Non riesco a spiegarmi il perché dell'opposizione della sinistra. L'opposizione rischia di far decadere un decreto che l'intero mondo agricolo ci chiede. Quindi, vi sarà un «sì» convinto del nostro gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si grida: Bravo! - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà (Dai banchi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana si grida: Dai, Vascon!).

SERGIO SABATTINI. Votiamo! Basta con l'ostruzionismo! Ostruzionisti!

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, come sente, ho anche i miei fan.

PRESIDENTE. Di qua dicono che sono contrari all'ostruzionismo...

LUIGINO VASCON. Battute a parte, veniamo alle cose serie che riguardano questo provvedimento.
Abbiamo sentito da entrambe le parti rivendicazioni che, alla fine, vanno a sottolineare e ad evidenziare l'importanza del provvedimento. Noi, dal canto nostro, abbiamo contribuito e abbiamo lavorato, cercando in tutti i modi di spianare la strada a tale provvedimento, proprio perché, nel merito e nella sostanza, esso reca tutte quelle peculiarità delle istanze del mondo agricolo. Si tratta di un mondo molto spesso dimenticato e accantonato, ma che, in sostanza, costituisce il vero mondo produttivo di questo paese.
Vedete, questo paese è capace di fare qualsiasi cosa, di trasformare qualsiasi prodotto, ma non ha materie prime. Una delle poche e rare è l'agricoltura. Pertanto, è un nostro dovere politico tutelare e salvaguardare quel poco che abbiamo in termini di produttività.
Detto questo, va sottolineato il passaggio della Lega, che ha voluto concretamente portare l'attenzione del provvedimento sulla flavescenza dorata. È un problema che riguarda tutti i produttori agricoli italiani del comparto del vino. È un problema annoso che ci portiamo avanti da anni. Il comparto soffre, nostro malgrado, di una continua e, purtroppo, persistente concorrenza da parte di soggetti esteri. Proviamo a pensare alla penetrazione commerciale dei vini che arrivano dal Sudamerica, dal Sudafrica e da tutte le altre parti del mondo.
Ebbene, a maggior ragione dobbiamo intervenire, come Governo, nei confronti di questo comparto, che molto spesso viene dimenticato, proprio perché, facendo riferimento ad un vecchio sistema politico, esso non rappresenta un bacino elettorale interessante. Dobbiamo essere onesti e sinceri! Pensate agli anni Cinquanta e Sessanta: allora, quando il mondo agricolo parlava, tutte le forze politiche correvano! Perché? Perché c'erano i voti! Adesso, invece, cosa succede? Siccome le campagne si sono spopolate, il bacino elettorale non interessa più. Così buttiamo via quel poco di produttivo che abbiamo (Commenti del deputato Piscitello). È un grave errore dimenticare quel poco, purtroppo, che si può produrre senza aver bisogno di altri.
Ringrazio i colleghi per l'attenzione con cui hanno sostenuto il nostro intervento sul provvedimento medesimo. Spero che l'agricoltura non sia dimenticata e relegata in un angolo, come una figlia o una sorella povera. Essa, invece, costituisce una parte importante ed integrante del nostro prodotto interno lordo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!


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FILIPPO MISURACA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA, Relatore. Signor Presidente, questa mattina ho ascoltato tutti gli interventi dei colleghi ed in modo particolare devo ringraziare i colleghi dell'opposizione che hanno capito lo sforzo che ho fatto nel riscrivere l'articolo 1 del decreto-legge in esame. Devo ringraziarli perché, in effetti, anche loro hanno contribuito alla riscrittura. Pertanto, vorrei invitare l'onorevole Rava, presentatore dell'emendamento in esame, a riflettere. Non sto intervenendo per prendere tempo (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo), ma voglio entrare nel merito della norma. È giusto che si sappia che, se fosse approvato l'emendamento Rava 1.83, cadrebbe tutto il lavoro che abbiamo svolto in Commissione. Si tratta di un emendamento non strumentale, ma coerente alle considerazioni svolte dall'opposizione. Vorrei invitare l'onorevole Rava a ritirarlo ed a proseguire nell'esame del provvedimento per dare una vera risposta ai vitivinicoltori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Perrotta. Ne ha facoltà.

ALDO PERROTTA. L'articolo 1 del provvedimento individua negli imprenditori agricoli i destinatari dei contributi in questione. L'articolo è composto da vari commi - successivamente ci soffermeremo sul comma 1 - in cui si suddividono gli aiuti, che vanno da 3 mila a mille euro, agli imprenditori agricoli secondo la superficie di territorio che ha riportato danni. Mi sembra naturale che una posizione del genere non possa assolutamente essere contraddetta. Come diceva il relatore, l'emendamento in esame avrebbe il potere di escludere tutti dalle suddette sovvenzioni (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione nominale è stata richiesta dal gruppo di Forza Italia.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.83, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
212
Hanno votato
no 241).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Collavini 1.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, se venisse approvato l'emendamento in esame, che ha avuto il parere favorevole del relatore, il contributo de minimis - veramente de minimis - sarebbe esteso a tutti gli agricoltori in termini generici, e non soltanto a quelli professionalizzati. Penso che nell'attuale situazione di carenza di risorse, rappresentata non solo dall'opposizione ma anche dalla maggioranza, allargare la base a tutti coloro che si definiscono agricoltori, e non solo a quelli professionali, significa dire che il de minimis non lo diamo realmente a nessuno. Penso che l'approvazione di questo emendamento sia un danno perché le risorse sono poche e bisognerebbe concentrarle sugli agricoltori professionali che svolgono tale attività, sono iscritti nelle gestioni e fanno realmente impresa agricola. Altrimenti, facciamo solo demagogia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.


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LINO RAVA. Colgo l'occasione per rispondere alle affermazioni del collega Misuraca sull'emendamento 1.83 da me presentato. Ebbene, noi abbiamo mantenuto una posizione coerente, perché sin dal primo momento nella discussione del provvedimento in Commissione abbiamo sempre sostenuto che le risorse non dovevano essere espropriate alla legge n. 71 del 2005. Questo diceva il nostro primo emendamento e continueremo in quest'ottica.
Per quanto riguarda l'emendamento 1.60 in oggetto, noi siamo ad esso contrari, perché di fronte ad un impianto di risorse così limitato - teniamo conto che l'accordo sottoscritto dal ministro in Puglia prevedeva per i vitivinicoltori 80 milioni di euro per il ristoro della crisi, mentre con questo decreto tale importo è stato ridotto a 40 milioni di euro - spalmarne l'importo, soprattutto con interventi de minimis, verso società che prenderanno 3 mila euro ciascuna, non ha alcun significato. Questa è la ragione per la quale siamo fortemente contrari a tale emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Dai banchi della maggioranza è stato autorevolmente affermato che quella dell'agricoltura italiana è una crisi strutturale. A questo punto vi domando: perché alla crisi strutturale rispondete con interventi di carattere emergenziale? Emergenza su emergenza! Perché parlare di distillazione di crisi e non di distillazione preventiva? Perché è su quello che si dovrebbe ragionare! È del tutto evidente che in alcune zone d'Italia si producono uve che molto probabilmente non riescono a vinificarsi perché non possono entrare nella competizione del mercato dei vini di qualità.
Un provvedimento strutturale parlerebbe di distillazione preventiva e guiderebbe le imprese a nuovi impianti colturali. Questo significa rispondere ad una crisi strutturale, appunto, con proposte di carattere strutturale, ma tant'è, cari colleghi!
Credo che in genere si possa lavorare anche per la riduzione del danno, ma voi lavorate per l'aumento del danno. Forse sarebbe meglio che non faceste nient'altro, perché questo sarebbe più utile all'agricoltura italiana (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sedioli. Ne ha facoltà.

SAURO SEDIOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è il ministro Alemanno che in una recente lettera inviata a tutti i deputati della Commissione agricoltura ed alle organizzazioni agricole afferma quanto sia improprio parlare di crisi di mercato, come abbiamo fatto fino ad ora, perché sarebbe meglio dire invece che siamo di fronte ad una crisi strutturale. Finalmente il ministro se ne è accorto!
Adesso però vi è questo emendamento, che non si pone il problema della riforma previdenziale, che attendiamo da tempo e che era stata promessa. In proposito era stata costituita una commissione presso il Ministero del welfare, perché avrebbe dovuto lavorare un tavolo di coordinamento fra il Ministero delle politiche agricole e forestali e il Ministero del welfare. Invece non si è fatto nulla e siamo nella più totale confusione.
Invece di trovare una risposta strutturale, si cerca con questo emendamento di risolvere ancora una volta il problema con vecchi sistemi. Mi chiedo dove sia andata a finire quell'affermazione che abbiamo più volte sentito in quest'aula a proposito della necessità di un processo di ammodernamento dell'agricoltura italiana, perché qui stiamo tornando indietro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Il collega Marinello, intervenendo sull'emendamento precedente, ha fatto tre affermazioni. La prima: se il provvedimento è cattivo non si vota,


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però il provvedimento è buono e si vota. Ed ancora: è una crisi strutturale e quindi questo provvedimento interviene sulla crisi strutturale. No, perché questo emendamento che noi stiamo esaminando si deve coniugare con la diminuzione dei fondi.
Con questi fondi non risolviamo il de minimis per tutti i produttori agricoli e non interveniamo sulla crisi strutturale in cui versa l'agricoltura, e mi riferisco, soprattutto, ai due settori che vengono originariamente presi in esame, vale a dire il vitivinicolo e quello dell'uva da tavola.
Si tratta, quindi, di un provvedimento che non risolve i problemi strutturali della nostra agricoltura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, nel preannunziare il voto contrario sull'emendamento in esame, vorrei svolgere alcune considerazioni, partendo da quelle espresse dai colleghi del centrodestra intervenuti sul primo emendamento.
È stato rimproverato all'opposizione di aver utilizzato argomenti demagogici. Se partiamo da dati reali, misurando l'emendamento con la realtà, ci accorgiamo bene da che parte sta la demagogia! Il decreto-legge n. 22 del 2005, convertito dalla legge 29 aprile 2005, n. 71, prevedeva uno stanziamento da parte del Governo di 120 milioni di euro per rispondere alla crisi determinatasi nel settore ortofrutticolo nel 2004. A fine agosto, il ministro Alemanno si è recato in Puglia in occasione dell'incontro con i rappresentanti della regione e con le associazioni agricole per la crisi dell'uva da vino e, in tale occasione, ha stimato in 80 milioni di euro l'intervento necessario a fronteggiare la crisi di questo settore.
Centoventi milioni di euro più ottanta milioni di euro, a casa mia, fa duecento milioni di euro!
Con il provvedimento in discussione, che interviene sulle emergenze, vengono stanziati 130 milioni di euro per fronteggiare i bisogni precedentemente stimati in 200 milioni di euro. In tale contesto, l'emendamento in esame non solo non prende atto di ciò che voi qualificate come una coperta stretta e, quindi, non utilizzabile da tutti nel nostro paese e con la quale bisogna fare i conti per non essere demagogici, ma propone di estendere, nonostante le minori risorse - 70 milioni di euro in meno - ad una platea maggiore di soggetti gli interventi che vanno a ristorare le difficoltà di mercato determinatesi.
Vi invito, pertanto, a riflettere per capire da che parte sta la demagogia, chi ha a cuore le esigenze delle imprese agricole, tentando, pur nelle difficoltà, di dare una risposta alla crisi, o chi si preoccupa quasi esclusivamente di presentarsi con qualche proclama elettorale agli elettori del proprio collegio (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarello. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, si dice che vi accusiamo di non porre in essere una politica strutturale nel settore agricolo, ma vorrei sottolineare il fatto che non bisogna solo prevedere misure di sostegno nei confronti di un settore in crisi, dal momento che vi sono punti di forza da sostenere con grande energia e capacità proprio attraverso la predisposizione di una politica strutturale.
Pensate che questo inverno saranno collocati fuori mercato alcuni prodotti italiani, ad esempio i fiori prodotti in serre riscaldate! Il gasolio costava 30 centesimi, mentre adesso costa 55 centesimi. Non ci poniamo fuori competizione rispetto all'Africa o alla Cina, ma all'Olanda. Quindi, le nostre rose, i nostri ranuncoli, i nostri bellissimi prodotti salteranno dal mercato!
Questa è la critica di fondo che solleviamo. Lo dico con riferimento ai fiori, ma state compiendo un gran disastro anche in questo caso (Applausi dei deputati dei


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gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico...

LUCA MARCORA. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole Marcora, lei mi fa dei cenni, ma io non l'avevo vista. Non l'ho certo voluta cancellare dalla lista degli interventi...

LUCA MARCORA. Signor Presidente, pensavo che mi avesse visto. È da un po' di tempo che avevo chiesto di intervenire.

PRESIDENTE. Non l'avevo vista: le chiedo scusa.
Prego, onorevole Marcora, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

LUCA MARCORA. Su questo emendamento ritengo si siano espressi beni i miei colleghi nel dire che, in una situazione di scarse risorse finanziarie da destinare al ristoro dei danni subiti dagli agricoltori per la crisi di mercato nel settore vitivinicolo, è inopportuno allargare la platea dei beneficiari.
Con la presente proposta emendativa, che prevede la soppressione delle parole: «, iscritti nella relativa gestione previdenziale e assistenziale,», di fatto non si limitano - come previsto nel testo originario della decreto-legge - i benefici ai soli coltivatori diretti e imprenditori agricoli a titolo principale, ma si estendono a tutti coloro che svolgono una attività agricola a prescindere dalla prevalenza che tale attività assume sul loro reddito e sul loro tempo di lavoro.
Coloro che sono iscritti alla gestione previdenziale e assistenziale sono i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli a titolo principale. Ciò è determinato in base alla prevalenza di reddito e di tempo lavorativo dedicato a tale attività.
Pertanto, era giusto - come previsto nella formulazione originaria del decreto-legge - destinare il rimborso per i danni derivanti dalla crisi di mercato a coloro che ricavano dall'agricoltura la percentuale maggiore del proprio reddito e non a tutti coloro che svolgono un'attività agricola. Con l'attuale formulazione, al contrario, si comprendono anche i cosiddetti agricoltori hobbistici, vale a dire coloro per i quali l'attività agricola non assume il carattere di attività principale.
Se, come affermato dal ministro, le risorse sono scarse, sarebbe più opportuno finalizzarle al ristoro dei danni derivanti dalla crisi di mercato subiti dagli imprenditori agricoli a titolo principale e dai coltivatori diretti, vale a dire da coloro che vivono di agricoltura.
Dunque, cogliamo una assoluta contraddittorietà nelle motivazioni addotte dalla maggioranza, affermando da un lato che non vi sono risorse e, dall'altro, di volerle distribuire ad una platea così ampia di persone che renderebbe di fatto l'intervento finanziario del tutto irrilevante.
Ricordiamo sempre che stiamo parlando di de minimis, il che vuol dire che non potranno essere attribuiti più di 3 mila euro in tre anni. Dunque, stiamo parlando comunque di briciole, che sarebbe assurdo estendere anche a coloro che non vivono di agricoltura.

FILIPPO MISURACA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA, Relatore. Signor Presidente, considerate le argomentazioni evidenziate dai colleghi dell'opposizione, chiedo l'accantonamento dell'emendamento Collavini 1.60.

PRESIDENTE. Il Governo è favorevole a tale accantonamento?

TERESIO DELFINO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'emendamento Collavini 1.60 deve intendersi accantonato.


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Passiamo alla votazione del subemendamento Rava 0.1.600.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

LINO RAVA. La presente proposta emendativa ha lo scopo di evitare l'ennesima presa in giro per i produttori agricoli. Infatti, l'emendamento 1.600 della Commissione, alla lettera a), prevede che il commissario ad acta di Agensud possa stipulare apposite convenzioni con l'AGEA finalizzate a erogare aiuti de minimis, entro il limite di 21 milioni di euro. In tal modo, si attribuisce una potestà. Peccato che gli uffici della Commissione bilancio affermino che nei fondi, in cui dovrebbero essere reperiti fino a 21 milioni, siano presenti soltanto 569.698 euro. Il che significa che, ancora una volta, stiamo facendo affidamento su somme che non esistono. Quindi, stiamo dicendo agli imprenditori agricoli che hanno subìto una grave crisi: «guardate che noi vi diamo 21 milioni di euro per coprire la crisi da voi subita, ma in realtà già sappiamo che in questa fase l'intera somma non è disponibile, ma vi sono soltanto 569.698 euro». È evidente che si tratta di un qualcosa assolutamente da evitare e lo scopo del nostro emendamento è appunto quello di evitare tale ipotesi, sostituendo le parole «può stipulare» con la parola «stipula».
Quindi, se come sostiene il Governo i 21 milioni vi sono, non credo che esista alcun problema ad effettuare tale sostituzione, ma il parere contrario costituisce l'ammissione che questi soldi non vi sono. Credo che tutto questo sia molto grave e perciò lasciamo il giudizio agli imprenditori che hanno subìto quella gravissima crisi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Rava 0.1.600.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato
207
Hanno votato
no 234).

Avverto che il subemendamento Grillo 0.1.600.1 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.600 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 438
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato
233
Hanno votato
no 205).

Avverto che, essendo stato approvato l'emendamento 1.600 della Commissione, risultano preclusi, ovvero assorbiti, gli emendamenti Annunziata 1.61, Bottino 1.68, Banti 1.69, Rava 1.86, Grillo 1-ter.61, Carlucci 1-ter.62 e Delbono 1-ter.63 .
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borrelli 1.85.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo richiamare l'attenzione sull'applicazione del regolamento del de minimis. È stato prima ricordato che tale regolamento, varato nel 2004, proviene dall'Unione europea e per la prima volta viene sostanzialmente recepito in Italia, in quanto non si hanno esempi di applicazione prima di questo decreto-legge.
Cosa propone il nostro emendamento? Il relatore nel riformulare l'articolo 1 ha


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sostanzialmente stabilito che nell'applicazione del de minimis si suddividono le aziende in base all'estensione e al numero di bestiame adulto. Quindi, a quelle con estensione di 6 ettari o di 15 unità di bestiame adulto si riserverebbe il massimo del de minimis, pari a 3 mila euro; a quelle con superficie superiore a 3 ettari o con 7,5 unità di bestiame adulto si riserverebbero 2 mile euro; a quelle con superficie superiore a 0,3 ettari e con 3 unità di bestiame adulto si riserverebbero mille euro. Il relatore si è posto il problema di regolamentare l'applicazione del principio de minimis.
Ebbene, riteniamo che detta regolamentazione, stabilita in questo modo, sia sostanzialmente grossolana perché in definitiva il de minimis non può essere considerato come un'elargizione o una sorta di elemosina che lo Stato fa alle aziende, perché esso deve entrare nel merito di quanto compiuto dalle aziende stesse.
Quindi, per esempio, l'ordinamento colturale è importante. Voi capite, infatti, che un'azienda agricola di 6 ettari di estensione che produca grano è diversa da una azienda di 6 ettari di estensione che produca uva e, quindi, non possono essere trattate allo stesso modo, come si afferma in questo testo. Anche la qualità delle produzioni varia da una azienda all'altra e confondere tutto, a mio avviso, non rende giustizia e non riconosce alle imprese il giusto ristoro, seppure di piccola entità.
Tuttavia, il problema non si limita a questo. Infatti, il regolamento relativo agli aiuti de minimis prevede un contributo che può essere elargito dallo Stato; al tempo stesso, però, anche le regioni possono intervenire con un contributo, per problemi strettamente regionali, su questi aiuti de minimis. Bisogna mettersi d'accordo, quindi, perché si sa che gli aiuti de minimis possono essere erogati entro un budget nazionale di 130 milioni di euro all'anno. Le regioni e lo Stato, cioè, forse dovrebbero mettersi d'accordo su come utilizzare queste risorse, sia a livello centrale sia a livello periferico. Ciò necessita di una intesa. Inoltre, le regioni potrebbero avere, ad esempio, una opinione diversa sul modo in cui attribuire alle singole imprese questo contributo.
Ebbene, nel decreto-legge al nostro esame tutto questo non è previsto. Inoltre, c'è un'aggravante: il testo portato all'esame del comitato delle regioni non conteneva questa ripartizione degli aiuti de minimis in maniera così dettagliata perché nell'articolo 1 presentato dal ministro non c'era affatto. Perciò, le regioni, in realtà, non hanno potuto esprimersi su questa articolazione. Con l'emendamento in esame proponiamo, sostanzialmente, che si rimandi la regolamentazione dell'aiuto de minimis ad un decreto ministeriale, da approvare previa intesa con le regioni. In questo modo, non si farà perdere tempo a nessuno e si potranno ascoltare le regioni e sarà possibile mettersi d'accordo con esse per stabilire in che modo ripartire gli aiuti, sia in termini di budget a livello nazionale, sia in relazione al tipo di intervento che si può effettuare su ogni singola impresa. In questo modo, insomma, il discorso filerebbe meglio e si eviterebbe la possibilità di ingenerare un nuovo contenzioso davanti alla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Riprendo il ragionamento laddove lo ha interrotto il collega Borrelli nel suo intervento - che ho condiviso - e, cioè, dalle motivazioni che hanno indotto i colleghi Borrelli e Rossiello a presentare l'emendamento in esame. Tale emendamento prevede che il regolamento relativo agli aiuti de minimis sia attuato mediante un apposito decreto che dovrebbe essere emanato dal Ministero delle politiche agricole e forestali di intesa con le regioni.
Non capisco la contrarietà della Commissione e del Governo. Infatti, basta considerare le questioni centrali che regolano gli aiuti de minimis, che sono rappresentate da due condizioni. La prima


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condizione è costituita dal plafond nazionale attribuito ad ogni paese, che può essere utilizzato ogni anno a sostegno delle imprese. Per quanto riguarda l'agricoltura, l'Italia ha un plafond utilizzabile di 130 milioni di euro all'anno, per il triennio. Con questo decreto-legge, di fatto, noi consumiamo tutto il plafond attribuito al nostro paese per l'agricoltura. Il provvedimento è relativo ad aiuti de minimis che possono essere utilizzati non soltanto dallo Stato ma anche dalle regioni. A questo proposito vorrei portare un esempio: oltre a quelle a cui tentiamo di dare una risposta, noi abbiamo registrato crisi importanti in alcune regioni del nostro paese - tra cui la Campania e la Toscana - quali la crisi del pomodoro e dell'uva da vino e da tavola.
Ammettiamo che le regioni Campania e Toscana, con proprie risorse, vogliano attuare la misura de minimis nei confronti delle imprese di questo settore operanti nel loro territorio. Con il decreto-legge in esame, praticamente, ciò non è possibile, per due motivi. Anzitutto, perché il plafond è stato consumato per intero: non vi è più quindi disponibilità di risorse. Secondariamente, perché non vi è stato alcun accordo, sul territorio nazionale, che sovrintendesse alla ripartizione del fondo stesso. Quindi, la questione relativa all'intesa fra Stato e regioni è diventa centrale per l'utilizzo di questo strumento a sostegno dell'impresa.
Colgo l'occasione per sottolineare un altro elemento assente in questo decreto-legge che rischia di ingenerare serie preoccupazioni per gli imprenditori agricoli. Un altro vincolo che la misura de minimis introduce è il tetto al contributo, che nel triennio non può superare i 3 mila euro. Se non istituiamo, unitamente a questo massiccio provvedimento, un registro nel quale venga indicato chi beneficia di tali misure, rischiamo l'esplosione di iniziative a danno delle imprese. E qualcuno poi sulle imprese stesse dovrà rivalersi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossiello, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor Presidente, stamane avevamo evidenziato come i nostri emendamenti fossero volti a svelare alcune palesi incongruenze e a rimettere in campo il ruolo delle regioni, che la vostra politica accentratrice tende sistematicamente ad ignorare, moltiplicando le ragioni del contenzioso.
In effetti, la domanda che ci si pone è la seguente: voi, avete congiunto i temi ed i problemi degli imprenditori agricoli del settore ortofrutticolo con i temi ed i problemi degli imprenditori del settore vitivinicolo. Ora, se voi immaginate di mettere assieme i beneficiari del decreto-legge n. 22 del 2005 ed i beneficiari del decreto-legge n. 182 del 2005, avendo investito 120 milioni per i primi, adesso, disponendo di 130 milioni, ne destinerete alle misure del decreto-legge n. 182, ora in esame, solo dieci milioni di euro? È una domanda a cui gradirei si fornisse una risposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Preda, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, sulla misura de minimis credo sia necessario un ulteriore chiarimento. Quindi mi riservo successivamente, avendo maggiore tempo a disposizione, di spiegare la filosofia di questo provvedimento. Con il decreto-legge in esame, con gli emendamenti del Governo e con lo sforzo compiuto dal relatore di correggere alcune impostazioni, rischiamo di avere una regolamentazione dell'aiuto de minimis di tipo grossolano, o meglio, rischiamo di avere una regolamentazione rispondente alla solita logica di un provvedimento recante alcuni benefici economici insufficienti - e lo saranno! - distribuiti a pioggia. Tali benefici hanno la


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caratteristica dell'intervento assistenziale generico, che non produce niente di positivo in questo settore.
Credo, quindi, che un ragionamento più completo ed una proposta più precisa sull'intervento de minimis siano necessari in quest'aula. Altrimenti, perderemo di vista il senso di questo tipo di contributo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sedioli, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

SAURO SEDIOLI. Signor Presidente, credo che l'esperienza dovrebbe insegnare qualcosa. Si è detto che, per far fronte alle crisi di mercato, sono stati varati più decreti (lo hanno affermato colleghi della maggioranza), ma non si è ricordato che quei decreti sono stati tutti un fallimento.
Il decreto-legge del novembre 2004 è «saltato» perché non stava in piedi e, conseguentemente, non è stato convertito. Il decreto-legge n. 22 del 2005, convertito, con modificazioni nella legge 29 aprile 2005, n. 71, viene, invece, assorbito in modo del tutto improprio dal decreto-legge in esame. In questo modo si rischia di avere nuovamente un testo che probabilmente sarà fonte di contenziosi proprio perché non tiene conto del ruolo svolto dalle regioni. Rischiamo, quindi, proprio perché non concordato né con l'Europa né con le regioni, di trovarci di fronte ad un decreto-legge inapplicabile.
L'emendamento in esame, Borrelli 1.85, cerca di soddisfare l'esigenza di coinvolgere le regioni; in tal modo si renderebbe possibile non dico superare, ma quantomeno esplicitare il contenuto del testo del provvedimento e renderlo così applicabile; diversamente rischiamo che ai produttori non arrivi nemmeno il de minimis.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

LINO RAVA. Signor Presidente, l'emendamento in esame interviene su uno dei temi fondamentali del provvedimento che è oggetto delle nostre critiche. Faccio riferimento alla mancanza di un serio rapporto con le regioni.
Come abbiamo già avuto modo di dire, il relatore ha compiuto uno sforzo, che riteniamo importante, nel sostituirsi al Governo nella riscrittura del testo del decreto-legge in esame. Com'è noto, gli articoli 1 e 2, che rappresentano il cuore del provvedimento, sono stati riscritti integralmente dal relatore.
Ciò detto, non possiamo non porre in rilievo, come ha già fatto l'onorevole Borrelli, che i criteri con cui viene assegnato il contributo de minimis sono, a nostro avviso, assolutamente inadeguati, improvvisati e vanno a calpestare un principio fondamentale, vale a dire il rapporto con le regioni. E ciò, evidentemente, costituisce uno dei punti deboli del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, desidero innanzitutto dare qualche informazione ulteriore al collega che mi ha preceduto in merito al meccanismo del de minimis. A tale riguardo, faccio rilevare che non è la prima volta che questo meccanismo si applica. Il tanto vituperato Governo della Casa delle libertà lo ha infatti già applicato nel settore della pesca, e, proprio in questi giorni, circa diecimila armatori stanno ricevendo tale contributo. Dico questo sia per amore della verità sia anche perché ciò rimanga agli atti.
La misura prevista all'articolo 1, comma 2, del provvedimento in esame è sicuramente rispettosa del regolamento CE n. 1860 del 2004 che, come sappiamo, sancisce che la misura da adottare non possa essere legata alle quantità. Dovendo, quindi, individuare un parametro ci è sembrato che quello legato alla


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superficie fosse sicuramente obiettivo ed in grado di ampliare la platea dei possibili fruitori. Questo metodo ci è parso assolutamente giusto perché con esso intanto si riesce a dare una risposta a circa 70-80 mila aziende (a questo proposito, è sufficiente pensare che solo dalla regione Sardegna sono giunte circa 17 mila domande). Ampliando la platea si dà, quindi, una risposta esaustiva ad un numero maggiore di agricoltori. Pertanto, ci pare assolutamente strano che i colleghi di una parte politica, che dicono sempre di voler dare risposte ad un numero sempre maggiore di agricoltori ed imprenditori, abbiano svolto osservazioni e riflessioni di un certo tipo.
Da ultimo, desidero svolgere un'altra considerazione. Ci rendiamo conto che questa misura - il de minimis - non riesce a soddisfare quelle aziende aventi una maggiore estensione, ma, tenuto conto della natura propria del provvedimento, essa assume le caratteristiche di una misura solidale. È proprio per tali motivi che non riusciamo assolutamente a comprendere le osservazioni svolte da alcuni colleghi. Noi comunque confermiamo l'assoluta validità di quanto da noi proposto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Signor Presidente, con l'emendamento in esame, Borrelli 1.85, si chiede legittimamente di demandare ad un decreto ministeriale la determinazione degli importi, di cui al de minimis, in base alla superficie delle imprese agricole o in base alle unità di bovino adulto possedute. La formulazione ci sembra più positiva rispetto a quella contenuta nel decreto-legge.
Innanzitutto, come abbiamo rilevato più volte non soltanto in Commissione, ma anche in questa sede, non si discrimina in base al tipo di coltura praticato sul terreno dall'impresa agricola. Infatti, nelle lettere a), b) e c) si fa esclusivo riferimento a superfici pari o superiori a 6, 3 e 0,3 ettari, indipendentemente dalla coltura, attuandosi, in tal modo, una dissociazione secondo noi impropria: è ingiusto attribuire ristori per crisi di mercato indipendentemente dalla qualità, dal pregio, dal valore della coltura, per l'evidente rilievo che una superficie coltivata a prato è diversa da una coltivata a vite o dedicata a piante da ortofrutta.
Quindi, la ripartizione proposta dal ministero (l'emendamento dal quale è scaturita la formulazione che critichiamo è stato presentato dal Governo) non ci soddisfa: noi riteniamo che, per dare maggiore flessibilità, per permettere alle regioni l'applicazione differenziata degli aiuti de minimis a favore delle imprese colpite da crisi di mercato sia più giusto demandare ad un decreto ministeriale, da emanare d'intesa con le regioni e le province autonome, la determinazione delle modalità di ripartizione del contributo.
Quanto al termine di 60 giorni dalla conversione in legge del decreto-legge per l'emanazione del suddetto decreto, ci era stato obiettato, in Commissione, che si volevano dare risposte certe ed immediate. Ebbene, il decreto al quale fa riferimento l'emendamento verrebbe emanato in tempi brevi e permetterebbe, da un lato, di garantire quella flessibilità di applicazione da regione a regione che sembra assolutamente opportuna (oltre che coerente con la competenza esclusiva delle regioni nella materia dell'agricoltura) e, dall'altro, di ripensare, di rivedere la ripartizione. Come ho già detto, distribuire soldi in base alla superficie, indipendentemente dal valore della produzione, è un errore ed anche fonte di iniquità: aziende che hanno investito in colture estensive, di latifondo, vengono considerate alla stessa stregua - e beneficiano alla stessa maniera - di quelle che hanno colture molto più intensive e molto più pregiate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.


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STEFANO LOSURDO. Signor Presidente, francamente, mi sorprende l'atteggiamento di opposizione, tenuto dalla sinistra, alla ratio, al criterio oggettivo sotteso alla disposizione. Infatti, la ripartizione si ispira ad un criterio solidale.
Mi meraviglia, pertanto, un'opposizione di quella parte politica fondata su criteri che sono più razionali soltanto in apparenza ma che, in realtà, inficiano un criterio oggettivamente solidale che, in quanto tale, dovrebbe trovare concordi i nostri amici dell'opposizione.
Anche per alleviare il tono un po' greve della discussione, vorrei proporre la seguente battuta: del de minimis non si occuperà il praetor, ma il parvus agricola è sicuramente favorevole al provvedimento in esame così come formulato dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, nella discussione di stamani ho già trattato questo aspetto del problema. In particolare, abbiamo sollevato un'obiezione proprio rispetto al modo in cui viene attribuito il ristoro, sia pure piccolo, dell'aiuto de minimis.
Crediamo che l'emendamento in esame possa migliorare il testo, sebbene il provvedimento non ci soddisfi e presenti non pochi problemi (basterebbe leggere attentamente la relazione della Commissione bilancio per comprendere quanto reali siano le risorse stanziate in questo decreto-legge). In ogni caso, riteniamo che tale emendamento possa rispondere all'esigenza di stabilire un raccordo con le regioni.
Come è possibile affidare ad un unico criterio, vale a dire quello della superficie dei terreni o del numero dei bovini adulti, la distribuzione degli aiuti de minimis? Crediamo possano essere altri i parametri di definizione, tra i quali quello riguardante il tipo di colture.
Per questo motivo, esprimeremo un voto favorevole sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borrelli 1.85, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 433
Votanti 432
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato
195
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che l'onorevole Frigato non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giacomelli 1.62, sul quale diversi deputati hanno chiesto di intervenire. Proporrei, pertanto, di concludere l'esame di questo emendamento e quindi, con spirito di «umanità», terminare i nostri lavori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio emendamento - ne sono ben consapevole - propone una soglia di intervento che oggettivamente forza i parametri posti per gli aiuti de minimis. Tuttavia, mantengo il senso dell'emendamento, vale a dire quello di una provocazione politica che ha trovato, anche in molte delle argomentazioni che i colleghi hanno fin qui posto, profonde radici e ben articolate motivazioni.
Signor Presidente, a mio avviso, non è sufficiente adagiarsi o nascondersi dietro il combinato disposto «parametri e normative». Occorre rendersi conto che vi è la forte ed oggettiva necessità di un intervento straordinario e di una maggior consistenza, per una realtà molto articolata, che vive un momento piuttosto difficile, come quella di cui stiamo parlando.


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Il senso dell'emendamento non è quello di assumere una posizione di contrasto rispetto alla necessità di un accordo da raggiungere nella Comunità europea, ma - esattamente l'opposto - quello di chiedere al Governo che il nostro paese assuma una posizione più attiva, anche in sede europea, affinché, quando si devono attuare interventi de minimis, vi sia una consapevolezza più forte delle attese e delle necessità che emergono da questo settore (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, avevo promesso di continuare il ragionamento sugli aiuti de minimis, che avevo iniziato in sede di esame di un precedente emendamento, e lo faccio sull'emendamento del collega Giacomelli, che ritengo sbagliato e che, come giustamente ha ricordato il presentatore, è una provocazione per sviluppare - credo giustamente - alcune considerazioni in merito. Il regolamento CE n. 1860 del 2004 impone una certa logica ed è necessario essere conseguenti rispetto a tale logica e a tale filosofia.
Sappiamo benissimo che con il de minimis non si può assolutamente risolvere la crisi strutturale della nostra agricoltura.
Non riusciamo, con siffatte misure - non è questa, infatti, la filosofia loro sottostante - a fare uscire dalla crisi alcun settore produttivo e non possiamo stabilizzare più di tanto i comparti in crisi. Possiamo, invece, accompagnare queste misure con piani organici da vararsi in alcuni settori. Ho già osservato - mi sembra anche in occasione dell'intervento svolto sul complesso degli emendamenti - che, se prevedessimo, per risolvere le crisi, oltre agli aiuti de minimis, anche un piano organico - per dare certezze, programmare e guardare agli scenari futuri dell'agricoltura - probabilmente conferiremmo una logica diversa allo stesso regime del de minimis. Quindi, gli aiuti de minimis non possono assolutamente sostituire gli interventi che abbiano un'azione di carattere strutturale.
Premesso ciò, ritengo sia necessaria - peraltro, era quanto chiedevamo con una precedente proposta emendativa - una regolamentazione specifica perché nel regime de minimis interviene un potere delle regioni, mentre noi variamo una normativa senza coinvolgerle. È proprio la competenza delle regioni che interviene; evidentemente, dobbiamo trovare un momento di confronto e di coinvolgimento delle stesse e abbiamo quindi bisogno di una disciplina generale. Mancando quest'ultima, è evidente che rischiamo di non sopperire a tutte le necessità del triennio; si ha invece bisogno di verificare come ripartire tra i vari settori produttivi il plafond nazionale perché, altrimenti, potremmo intervenire sulla crisi del settore vitivinicolo e non su quella del pomodoro ovvero in questo ambito ma non nel comparto ortofrutticolo. Rischiamo, quindi, di porre in essere una sperequazione tra i vari comparti anziché azioni di solidarietà, in situazioni di particolare crisi, tra i vari settori e tra i vari produttori agricoli. Quindi, un riferimento agli ordinamenti colturali ed alla qualità delle produzioni deve indubbiamente essere compiuto perché, altrimenti, se non colleghiamo il regime del de minimis a ciò rischiamo - lo ribadisco - di creare sperequazioni.
Dobbiamo riuscire a condividere il seguente ragionamento; se non abbiniamo - e si tratta del difetto di base della nostra politica agricola - gli interventi straordinari, di crisi con un piano strutturale di rilancio del settore che guardi agli scenari futuri, rischiamo di seguitare ad erogare aiuti a pioggia che hanno fini assistenziali ma non perseguono l'obiettivo di favorire il superamento della crisi in cui versano alcuni settori della nostra agricoltura.
Oggi, il comparto del vino; ieri, era quello della pesca; ma vi sono altri settori in crisi: effettivamente rischiamo di avere l'intero mondo agricolo che sta attraversando difficoltà notevoli e che sta interamente


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entrando in una situazione di crisi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, mi consenta, prima di entrare nel merito, di fare una sottolineatura rivolta all'onorevole Marinello, che ha citato il ricorso agli aiuti de minimis per le pesca; ebbene, consiglierei alla maggioranza ed al Governo di accantonare un po' di risorse per il prossimo anno per il settore della pesca e per gli aiuti de minimis, considerato che altre strade per affrontare la crisi del caro gasolio non esistono. Lo dico a mo' di battuta, ma si tratta di una questione di rilievo, atteso che tutte le risorse per la pesca anche quest'anno sono state impegnate attraverso il ricorso agli aiuti de minimis.
Ma per tornare al merito del provvedimento, vorrei sottolineare due questioni. In primo luogo, credo che occorra cogliere lo spirito dell'onorevole Giacomelli, che ha presentato l'emendamento in esame e lo ha illustrato nel suo intervento. Infatti, anche se preannunzio che voteremo a favore, noi lo accogliamo come una provocazione.
In secondo luogo, vorrei dare atto all'onorevole relatore di aver compiuto un lavoro importante nella riformulazione dell'articolo 1, che rappresenta il cuore dello stesso decreto-legge. Credo che l'onorevole Misuraca abbia assolto un ruolo importante, sostituendosi al Governo, nel riscrivere l'articolo 1 del provvedimento, realizzando il miglior risultato possibile con gli strumenti che aveva a disposizione. Ritengo, tuttavia, che il medesimo articolo debba e possa essere ulteriormente migliorato.
Vorrei ricordare che è stato già respinto l'emendamento Borrelli 1.85, il quale prevedeva l'intesa tra Stato e regioni. La «provocazione» che l'onorevole Giacomelli lancia è sostanzialmente una: il testo riformulato dal relatore, per ricorrere ad una battuta, fa calzare tutte le scarpe allo stesso piede. Mi sembra un'operazione impossibile, poiché, quando definiamo un intervento sulla base della dimensione territoriale, senza operare distinzioni sulla base delle produzioni, non si riconosce nemmeno il diverso valore del danno subito.
Infatti, un conto è un ettaro di patate, un conto è un ettaro di seminativo, un conto è un ettaro di frumento e un conto un ettaro d'uva. Si tratta di valori diversi, e l'intervento, se non tiene conto di tali differenze, si «spalma» in misura eguale, prescindendo dalle attività colpite dalla crisi.
Il problema che sottoponiamo all'attenzione del Governo e del relatore è questo: occorre l'intesa tra lo Stato e regioni ai fini del ricorso al de minimis, così come è necessaria una differenziazione specifica degli interventi sulla base delle produzioni, al fine di rendere giusto ed equilibrato il provvedimento...

PRESIDENTE. Onorevole Franci, si avvii a concludere!

CLAUDIO FRANCI. ...a favore delle imprese colpite dalla crisi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sedioli, al quale ricordo che ha un minuto di tempo disposizione. Ne ha facoltà.

SAURO SEDIOLI. Signor Presidente, possiamo sicuramente riconoscere all'emendamento in esame l'efficacia della provocazione, tuttavia credo che, nel merito, non possiamo condividerlo, in quanto tocca parametri già stabiliti, anche dalla normativa europea, concernenti sia il massimo del de minimis a livello nazionale, sia le imprese beneficiarie.
Va detto, comunque, che tale provocazione ci fa riflettere sul fatto che, con l'applicazione del de minimis, si utilizza l'intera disponibilità nazionale, privandoci


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così della possibilità di ricorrere al de minimis stesso nei prossimi tre anni; in altri termini, così facendo abbiamo prosciugato tutte le nostre possibilità.
In tal senso, ritengo che si debba avviare una discussione soprattutto su quella parte del provvedimento che riguarda l'applicazione del de minimis. A nostro avviso, occorre ricorrere al decreto ministeriale che avevamo previsto al fine di confrontarsi con le regioni per verificare la possibilità di migliorarne l'applicazione...

PRESIDENTE. Onorevole Sedioli, si avvii a concludere!

SAURO SEDIOLI. ...ma non nel senso indicato dall'emendamento Giacomelli 1.62.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borrelli, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, convengo anch'io sul fatto che l'emendamento in esame debba essere sicuramente inteso come una provocazione, anche se ci induce a considerare la questione del de minimis anche sotto l'aspetto dell'esiguità delle risorse finanziarie che riusciamo effettivamente a mettere a disposizione delle aziende che vivono uno stato di crisi di mercato.
Vedete, onorevoli colleghi, con il decreto-legge in esame stiamo estendendo l'aiuto de minimis anche a quelle situazioni di crisi sulle quali si intendeva intervenire attraverso il decreto-legge n. 22 del 2005, il quale aveva invece un'altra dimensione ed offriva una risposta sicuramente migliore alle aziende in difficoltà. Do atto al relatore di aver compiuto sicuramente un'opera meritoria nel presentare un emendamento che ha recuperato un intervento che, altrimenti, il Governo aveva deciso di non praticare più, tuttavia ritengo gli strumenti con cui si interviene a favore di quelle aziende che, negli anni passati, hanno subito crisi di mercato assolutamente inadeguati.
Per cui, quest'emendamento, con la proposta provocatoria di aumentare le risorse, ci pone di fronte a tale problema, a cui tutti noi vorremmo rispondere con l'espressione di un voto favorevole; ma sappiamo che non è possibile, perché 3 mila euro sono il massimo stabilito dall'Unione europea per il de minimis.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rava, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Prego, onorevole, Rava, ha facoltà di parlare.

LINO RAVA. Signor Presidente, come affermava, da ultimo, il collega Borrelli, questo è certamente un emendamento non coerente con la normativa comunitaria e quindi va preso per ciò che è e per ciò che è stato affermato essere dallo stesso presentatore. Credo, tuttavia, che esso ponga un problema serio; l'intervento del ministro è veramente minimo, in grado di far superare un momento di difficoltà alle imprese - in particolare, come è ovvio, a quelle piccole -, ma non è assolutamente in grado di dare risposte che consentano alle stesse imprese di rientrare in una logica di mercato.
Questa è la ragione per cui ritengo dovrebbe essere compiuto uno sforzo in tal senso, ma, a giudicare dalle affermazioni del ministro, il Governo non sembra porre grande attenzione al rispetto delle direttive comunitarie.
Dobbiamo portare a termine il percorso iniziato con il decreto-legge n. 22 del 2005, convertito nella legge n. 71 del 2005, sul tema generale delle crisi di mercato in agricoltura. Finché non avremo fatto ciò, rimarremo sempre in un cul de sac (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, anzitutto l'agricoltura italiana ha bisogno di tutto


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tranne che di provocazioni. Mi domando se tutti abbiamo la consapevolezza che questo emendamento è «pleonastico», non foss'altro perché esso forse supera la normativa comunitaria; è per questo che propongo al collega Giacomelli di ritirarlo. Ha dato spunto e motivo di riflessione a sé stesso e ai suoi colleghi: ora lo ritiri! Tra l'altro, se non è assolutamente possibile approvare questo emendamento, mi chiedo come mai la Presidenza della Camera dei deputati, così attenta in altre occasioni, non lo abbia dichiarato inammissibile.
Un'altra riflessione: questa norma è stata approvata nel 2004. Il regolamento relativo al de minimis è stato approvato quando il commissario italiano era Prodi (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, non si lasci distrarre! Lei ha ancora quattro minuti di tempo a disposizione.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Come stavo dicendo, l'approvazione risale a quando il commissario italiano era Prodi. Ed allora, se queste norme comunitarie non andavano bene e dovevano essere riviste, penso che gli autorevoli colleghi dell'opposizione, proprio in quel momento, avrebbero avuto maggiori chance e maggiori possibilità di audience (Commenti). Sono assolutamente contento per l'entusiasmo che suscita il mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Mi sia consentita ancora una riflessione: abbiamo ascoltato, nel corso degli interventi dei colleghi, fare due riflessioni. Da un lato, qualcuno ha detto che la norma è assolutamente «esigua» e che le risorse sono del tutto trascurabili. Altri, invece, hanno sostenuto che, utilizzando tali risorse, ossia il monte della somma prevista per l'Italia per il de minimis, sicuramente si è imprudenti ed azzardati. Allora, alla luce di tali due riflessioni svolte dai colleghi dell'opposizione, sono fra loro in conflitto, invito gli stessi, quantomeno, a confrontarsi sui contenuti, onde dare maggiore contezza e - a mio avviso - maggiori contenuti agli interventi che stanno svolgendo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

ANTONELLO GIACOMELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Giacomelli?

ANTONELLO GIACOMELLI. Per annunziare il ritiro del mio emendamento 1.62 e motivarne le ragioni.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, mi è stato rivolto un invito. In ragione delle argomentazioni esposte, che hanno colto il senso esatto dell'emendamento, e non foss'altro per aver colto negli interventi dei colleghi della Casa delle libertà una vocazione europeista, mi pare che il mio emendamento 1.62 abbia già raggiunto il suo scopo. Pertanto, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giachetti 1.63.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, anche questo emendamento, sostanzialmente, rientra nella logica del precedente.
Voglio cogliere l'occasione del dibattito che si è innescato, in particolare, con l'intervento dell'onorevole Marinello. Innanzitutto, onorevole Marinello, Prodi non c'entra niente! Nessuno di noi ha messo in discussione l'estensione del de minimis in agricoltura. Veda, onorevole Marinello, il de minimis è una misura che nell'Unione europea era già usata da molto tempo nell'industria, ma non in agricoltura. C'è stata una battaglia - che io ho svolto anche come assessore regionale - per estendere questo tipo di aiuto anche all'agricoltura. Il problema, onorevole Marinello, è che bisogna usare questo aiuto per fare ciò per cui questo aiuto è necessario.


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In questo caso, però, voi state usando l'aiuto del de minimis come ripiego per il fatto che non siete riusciti a portare a casa dall'Unione europea l'autorizzazione all'attuazione del decreto-legge n. 22 del 2005, convertito nella legge n. 71.
Voglio ricordare all'onorevole Marinello e all'Assemblea che il decreto-legge n. 22 non prevedeva per le crisi di mercato il de minimis, ma prevedeva che le imprese beneficiassero della sospensione dei contributi previdenziali ed assistenziali propri e dei lavoratori dipendenti e che ottenessero interventi indennizzatori finalizzati alla ripresa economica mediante finanziamenti a lungo termine assistiti dalla garanzia fideiussoria dell'ISMEA.
Onorevole Marinello, noi invece diamo agli agricoltori un de minimis articolato e, addirittura, lei, in un precedente intervento, ha affermato che quella formulazione degli ettari va bene perché amplia la platea; quindi, si danno pochissimi soldi. Si stanziano 130 milioni di euro ma, in realtà, non vi sono nemmeno questi soldi. Infatti, com'è stato osservato dal collega Rava, di 21 milioni di euro rispetto ai quali si dà la possibilità al commissario ad acta di stipulare una convenzione, la disponibilità reale è di 569.698 euro. Quindi, non ci sono i 21 milioni. Invece di 130 milioni, stiamo parlando di 109 milioni di euro.
Inoltre, il ministro Alemanno in Puglia aveva promesso ai viticoltori che l'intervento sull'uva da vino sarebbe stato di 80 milioni di euro. Adesso, siamo scesi a 40 milioni in de minimis e non sappiamo nemmeno quanti soldi ci sono.
Allora, come vede, caro onorevole Marinello, qui stiamo parlando del de minimis perché voi non siete riusciti a contrattare con l'Unione europea un intervento serio per l'agricoltura. Questa è la verità. Quindi, Prodi non c'entra niente, ma c'entra la vostra incapacità.
Voi siete un Governo che non ha credibilità in Europa, come è stato già ricordato, per esempio, per quanto riguarda la distillazione, rispetto alla quale gli altri paesi europei sono riusciti a portare a casa il loro fabbisogno e noi no. Questa è la verità. Non nascondetevi dietro a un dito, perché non c'è abbastanza spazio!
Cari colleghi, penso che questo provvedimento, così com'è, non sia nemmeno una foglia di fico per coprire le vergogne. Un contributo di mille o duemila euro per gli agricoltori non farà assolutamente un granché e, certamente, non li porterà fuori dallo stato di crisi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, credo che ci sia molta tensione in aula, probabilmente perché tutti reputano questo provvedimento essenziale o perché c'è qualcosa in televisione...
Il senso dell'emendamento in esame, come quello di altri emendamenti provocatori presentati, è che questo poteva essere - e non lo è - un provvedimento importante per sopperire a situazioni di crisi della nostra agricoltura. Non è così, e questo provoca una serie di tensioni nei rapporti tra di noi, anche all'interno della Commissione. Il Governo ed il ministro non possono pensare di fare promesse che poi non si mantengono, come è avvenuto nei confronti dei produttori agricoli che hanno occupato strade, autostrade e ferrovie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor Presidente, forse negli anni a venire qualcuno, lacero e scalzo, un po' come Diogene, chiederà: dove finì il decreto-legge n. 22? Forse, fu assorbito dal decreto-legge n. 182? Di cosa parlava quest'ultimo? Del de minimis. Il de minimis è già un superlativo: non esiste il minimo del minimo! Si penserà che questa maggioranza stesse elaborando un nuovo decreto-legge intitolato de nulla re, ma del niente non si seppe


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più nulla. Questa è la storia di tali decreti-legge (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, già i colleghi hanno sottolineato che anche l'emendamento in esame rappresenta una provocazione.
Mi sembra che l'onorevole Marinello, nel suo intervento precedente, si sia fatto prendere un po' dall'entusiasmo nel motivare la bontà di questo provvedimento. Ricorrerei, anche in tale caso, ad una battuta che si fa spesso dalle mie parti per dare il senso dell'importanza che esso ha e della capacità di dare soluzione ai problemi.
L'effetto che questo decreto ha nei confronti delle imprese è sostanzialmente come quando si soffia in bocca ad una persona già morta per farla rianimare! Di fatto, questa è l'operazione che noi stiamo facendo. Ciò per il semplice motivo che il Governo non è stato in grado di portare a casa nessun risultato sul decreto-legge n. 22 dell'aprile scorso, ma anche perché ormai non ci sono risorse per poter rispondere ai problemi che l'agricoltura ci pone. Questa purtroppo è la realtà!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.

STEFANO LOSURDO. La discussione, dopo l'intervento del collega Borrelli, secondo me è scesa e trascesa, diventando un po' demagogica. Vorrei ricordare che la credibilità in Europa noi non l'abbiamo persa negli ultimi due o tre anni, bensì molto prima. Faccio un esempio solo e chiudo. Il problema delle quote latte è nato parecchi anni fa, dieci anni fa, ma sono stati questo Governo e questo ministro a definirlo in sede europea. All'inizio dell'attuale legislatura il ministro Alemanno ha definito positivamente in sede europea il problema del tabacco e dell'olio d'oliva, ottenendo una credibilità che prima non era stata raggiunta.
Questo dunque lo dico per la verità e per la chiarezza. Parliamo quindi seriamente e non facciamo demagogia, come finora è avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giachetti 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 417
Votanti 416
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
175
Hanno votato
no 241).

A questo punto, direi Hodie de hoc satis, visto che i colleghi parlavano in latino (Applausi)...!
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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