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capitale, mentre i «signori della guerra» si sono letteralmente divisi il territorio nazionale, impongono tasse ed imposte, controllano il commercio legale ed illegale, mentre ormai la guerriglia ha ripreso impressionante vigore;
iniziate pacificamente, le forze di sicurezza sono intervenute reprimendo duramente le proteste;
Naturaleza, Vida y Dignidad l'autopsia ha infatti confermato il decesso per aggressione violenta;
come si evince da un comunicato Ansa - Afp - Reuters - un medico vietnamita che curava pazienti affetti da influenza aviaria è stato anch'egli contagiato dal cosiddetto virus dei polli;
al momento le sue condizioni sono stabili;
sono sette i vietnamiti contagiati dall'influenza aviaria nell'ultima settimana, 62 (di cui 18 morti) dal dicembre scorso;
da quando è comparso il virus, dalla fine del 2003, ha ucciso 38 persone in Vietnam, 12 in Thailandia e 4 in Cambogia -:
se siano state impedite le importazioni di polli dal Vietnam, dalla Thailandia e dalla Cambogia;
se non sia il caso di sottoporre a visite i cittadini che arrivano in Italia da questi paesi;
se i turisti italiani che vanno in questi paesi siano stati avvisati della possibilità di contagio.
(3-04819)
premesso che:
l'agenzia di stampa Apcom del 1o giugno 2005 delle ore 18,17 ha dato una sconcertante notizia muovendo dalle affermazioni del Pentagono i cui responsabili «sanno con certezza» che Abu Musab al Zarqawi, sospetto luogotenente di Osama Bin Laden, ha subìto ferite nelle ultime settimane, pur non conoscendo «l'entità delle ferite» né la località in cui egli si nasconde;
il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti d'America ha lanciato un forte e minaccioso monito ai governi dei Paesi circostanti l'Iraq che potrebbero decidere di mettere a disposizione di al Zarqawi la loro assistenza medica;
Rumsfeld ha dichiarato: «Se lo facessero, vorrebbe dire ovviamente che si associano a uno dei principali esponenti del network di al Qaeda e ad una persona che ha moltissimo sangue sulle sue mani»;
secondo l'agenzia di stampa «Ansa» del 1o giugno 2005 delle ore 20,49 tale monito appare rivolto sostanzialmente alla Siria, con la precisazione che coloro che prestassero cure ad al Zarqawi «si troverebbero nei guai»;
la pretesa di negare il diritto, ed anzi il dovere, di curare una persona ferita appare all'interrogante francamente eccessiva ed assolutamente insostenibile, al di là delle qualità del personaggio bisognoso di cure ed al di là degli eventi che possono nascere dopo la prestazione sanitaria;
atteggiamenti di questo genere contribuiscono a screditare la presenza di civiltà che il governo degli Stati Uniti d'America pretende, di fatto, di mantenere nel mondo -:
se non ritenga ormai insostenibile una posizione come quella assunta dal Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld di diffidare i Paesi dell'area mediorientale, con particolare attenzione rivolta al governo siriano, a non prestare cure mediche ad Abu Musab al Zarqawi, certamente ferito in operazioni militari o in bombardamenti, con la minaccia esplicita, laddove invece esercitassero il dovere di curare un ferito - chiunque esso sia -, di trovarsi nei guai.
(3-04820)
a dispetto di tutte le operazioni militari svolte dalle truppe alleate in Iraq con l'aiuto delle forze irachene, il mese di maggio 2005 appena trascorso è stato letteralmente spaventoso, con oltre 80 vittime fra i soldati americani;
i giornali impegnati in dolorose statistiche hanno evidenziato che si tratta del «quarto mese più letale dall'inizio della guerra» (cfr. La Stampa del 2 giugno 2005 alla pagina 13);
secondo il quotidiano citato, il Pentagono ha diffuso dati dai quali risulta che, rispetto al mese di aprile, il mese di maggio ha visto esattamente raddoppiare il numero degli attentati;
il quotidiano riporta anche il pensiero di due analisti militari: Ted Carpenter dichiara che «chi pensava che le elezioni di gennaio avessero segnato un punto di svolta nella lotta contro i ribelli, è stato nuovamente smentito perché gli insorti sono più forti che mai», mentre Daniel Goure del Lexington Institute dichiara: «La verità è che, a dispetto di tutta la nostra propaganda, stiamo fronteggiando un nemico forte, resistente ai nostri attacchi e sempre più raffinato nelle sue offensive»;
questa situazione pone nuovamente seri interrogativi sulla efficacia della presenza militare alleata e sui risultati sin qui raggiunti, ma soprattutto pone seri interrogativi sui tempi del disimpegno -:
la diagnosi proveniente direttamente dal Pentagono e crudemente ma sinceramente rappresentata dagli analisti militari sia da ritenersi condivisibile e, in caso affermativo, quali siano le possibilità che le potenze alleate possano in effetti ritenere conclusa la loro missione in Iraq in tempi ragionevolmente brevi e quindi a ritirare le loro forze armate, come peraltro le potenze medesime hanno dichiarato di voler fare.
(5-04518)
il quotidiano finanziario Il Sole-24 Ore di giovedì 2 giugno 2005 alla pagina 8 offre un'analisi drammatica della condizione in cui versa l'Afghanistan in un articolo di Alberto Negri dal titolo «Un narco-Stato fuori controllo»;
secondo tale analisi, si riceve conferma della circostanza secondo cui il regime del Presidente Karzai controllerebbe esclusivamente il territorio della
secondo tale analisi «le truppe straniere qui resteranno a lungo»;
in Afghanistan nel frattempo si è imposto il narco-Stato da cui proviene l'87 per cento della produzione mondiale di oppio, e cioè di eroina, con un giro d'affari di tre miliardi di dollari di entrate l'anno -:
se non ritenga sostanzialmente priva di significativi risultati la presenza dei 25.000 uomini dell'Isaf e, dunque, se e quando si ritenga che possa essere prevedibile il rientro del migliaio di militari italiani presenti in terra afghana.
(5-04519)
con il decreto n. 37 del 24 febbraio 2005 il governo libico ha istituito una zona protetta per la pesca nel Mediterraneo, comprendente un'area di 62 miglia dal limite esterno delle acque territoriali;
i motopesca di Mazara del Vallo stavano regolarmente svolgendo la loro attività nel Mare Mediterraneo in data 30 maggio allorché sono stati invitati ad allontanarsi da una nave e da un elicottero militare del governo libico, con minaccia, in caso di inottemperenza di sequestro;
si tratta di un provvedimento che di fatto impedisce la libera circolazione dei natanti nel Mare Mediterraneo e, a parere dell'interrogante, conferma la volontà della Libia di impossessarsi di acque internazionali nelle quali, da sempre, i pescatori italiani esercitano pacificamente la loro attivita;
secondo l'interrogante, l'aspetto provocatorio dell'iniziativa del governo libico appare evidente, e conferma, fra altro, una caratteristica della politica del colonnello Gheddafi, che alterna a momenti di distensione momenti di aggressività e di iniziative sostanzialmente ricattatorie;
appare all'interrogante poi particolarmente grave la politica assunta dal governo libico, dal momento che la decisione di cui al decreto n. 37 del 24 febbraio 2005 è venuta proprio dopo un momento di distensione nato a seguito dei colloqui apparentemente proficui fra il Colonnello Gheddafi ed il Presidente del Consiglio onorevole Silvio Berlusconi -:
se e quali urgenti iniziative il Governo italiano intende assumere per chiedere al governo libico la revoca del decreto n. 37 del 24 febbraio 2005 con il quale la Libia ha istituito una zona protetta per la pesca nel Mare Mediterraneo, comprendendo un'area di 62 miglia dal limite esterno delle acque territoriali, se non si debba ritenere accoglibile, inoltre, la richiesta dei marittimi siciliani che si sono rivolti al Governo affinché intensifichi la vigilanza sulla pesca nel Canale di Sicilia attraverso il potenziamento del numero delle unita navali utilizzate.
(5-04521)
il 22 giugno 2005 Amnesty International ha lanciato un appello alle autorità marocchine affinché svolgano le necessarie indagini sui presunti casi di torture e maltrattamenti denunciati da alcuni cittadini saharawi, arrestati durante le violente manifestazioni del mese di maggio;
l'organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani ha infatti raccolto negli ultimi tempi svariati resoconti sull'uso eccessivo della forza da parte dei militari marocchini tra la fine di maggio e gli inizi di giugno nel Sahara Occidentale e in alcune città del Marocco, dove durante diverse manifestazioni di attivisti del gruppo di liberazione del Fronte Polisario,
queste manifestazioni sono l'espressione di un rifiuto di tre decenni di occupazione e di una massiccia e violenta opera di colonizzazione marocchina e del diritto inalienabile all'autodeterminazione del popolo saharawi e della reazione del rifiuto da parte del Marocco di rispettare e applicare le risoluzioni dell'ONU e del Consiglio di Sicurezza (in particolare il regolamento del 1991 e il Piano di Pace per l'autodeterminazione detto Piano Baker);
con la sua intransigenza il Marocco ha di fatto finora impedito l'avverarsi di una soluzione democratica, giusta e pacifica del conflitto;
in Commissione Esteri nella seduta del 21 giugno scorso, all'interrogazione 5-04469, il Governo ha risposto che il Marocco considera definitivamente superato il «Piano Baker», mentre si dice pronto a negoziare una soluzione «politica e nel quadro delle Nazioni Unite», che preveda la concessione alla regione di «Speciali autonomie» -:
se il Governo nelle sedi competenti internazionali e nei contesti bilaterali con il Regno del Marocco intenda adoperarsi affinché possa essere inviata al più presto una commissione d'inchiesta internazionale nel Sahara Occidentale e ribadita l'importanza e l'urgenza da parte marocchina di riconsiderare il «Piano Baker» ed organizzare senza più ritardi il referendum che potrebbe mettere fine al conflitto che regna dal 1975, confermando in questo modo gli impegni presi dall'Italia per l'applicazione di pace dell'Onu e del diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi.
(5-04522)
si stanno moltiplicando in questi giorni le iniziative da parte delle associazioni animaliste per porre fine al massacro di foche groenlandiche - poco meno di 1 milione nel triennio 2003-2005 - autorizzato dal governo canadese e implicitamente commissionato dai paesi importatori, tra i quali l'Italia;
un numero sempre crescente di cittadini chiede di vietare ogni forma di commercio di prodotti derivati dall'uccisione delle foche;
la Lega antivivisezione - in un video girato insieme ad una troupe del Tg2 e ai giornalisti di Vanity Fair e che sarà presentato a Catania il 25 giugno 2005 - ha denunciato il massacro dei cuccioli di foca in Canada, un'attività barbara e crudele dai notevoli risvolti economici;
sembrerebbe che l'Italia sia il secondo maggiore Paese europeo coinvolto nel commercio di prodotti di foca dopo la Danimarca commerciando legalmente pelli grezze e conciate, articoli e accessori di abbigliamento, olio e grasso di foca -:
se non ritenga necessario ed urgente intraprendere a livello nazionale ed internazionale ogni utile iniziativa per porre fine all'importazione e alla commercializzazione delle pelli e di altri prodotti derivanti dall'uccisione delle foche.
(4-15447)
in Ecuador violenze e aggressioni contro ecologisti, leader indigeni e difensori dei diritti umani che lottano contro la costruzione dei megaprogetti e la violazione dei diritti umani, sono ormai diventate una triste realtà;
l'associazione «A Sud Ecologia e Cooperazione» ONLUS il 24 giugno 2005 ha denunciato all'opinione pubblica l'uccisione il 20 giugno 2005 del leader comunitario Andrés Arrojo Segura, membro della Red Nacional en Defensa de la
Andrés Arrojo Segura tentava di raggiungere la città costiera di Guajaquil per un incontro con l'avvocato Felix Rodriguez. Il corpo è stato ritrovato nel Rio Baba nei pressi della comunità Seiba, esattamente nel punto in cui è stata progettata la costruzione di un'imponente diga;
Andrés Arrojo Segura era fortemente impegnato in una tenace lotta di resistenza contro l'esecuzione del progetto ed aveva iniziato una raccolta di firme tra le comunità locali contro la diga sul Rio Baba, la cui costruzione è considerata «disastrosa» dal punto di vista ambientale e sociale, dato che migliaia di ettari di terreno fertile delle comunità contadine verrebbero sommersi dalle acque;
la settimana precedente al suo assassinio aveva presentato una denuncia a la Comision Ecumenica de Derechos Humanos (CEDHU) per indagare sui reali interessi delle grandi imprese connesse alla costruzione della diga;
la stessa CEDHU ha denunciato che in Ecuador, nella foresta amazzonica e nella zona costiera di Esmeraldas, vari leader indigeni, attivisti ed ecologisti impegnati nella difesa dell'ambiente e dei diritti umani dall'aggressione delle multinazionali, hanno già perso la vita in «circostanze misteriose» o sono stati minacciati e aggrediti -:
se il Governo sia a conoscenza del clima di violenza che si è instaurato in Ecuador in seguito alle manifestazioni di contrarietà delle popolazioni locali per la decisione di costruire la diga sul Rio Baba;
come intenda agire in sede diplomatica affinché siano consegnati alla giustizia i responsabili dell'uccisione di Andrés Arrojo Segua e vengano difesi e tutelati i leader indigeni, gli attivisti e gli ecologisti impegnati pacificamente nella difesa dell'ambiente e dei diritti umani in Ecuador;
se non ritenga opportuno attivarsi nelle sedi internazionali competenti affinché vengano verificati i rischi di disastro ambientale e sociale denunciati da più parti.
(4-15466)