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- risparmiatori coinvolti 28.500 per 0,8 miliardi di euro; l) La Veggia Finance - risparmiatori coinvolti 8.300 per 0,3 miliardi di euro;
enorme di un milione di cittadini, cosicché è difficile astenersi dall'intervenire sostenendo che i tavoli di conciliazione sono espressione di autonomia privata - come in effetti sono - senza considerare che parliamo della più gigantesca sottrazione di ricchezza privata dell'ultimo mezzo secolo;
negli ultimi anni, a seguito di notissimi fatti di cronaca economico-finanziaria, si è registrato un pericoloso crollo della fiducia dei piccoli risparmiatori nella Borsa, nelle banche e, in generale, in tutti gli enti e le strutture che operano sui mercati finanziari;
la sfiducia non appare assolutamente ingiustificata, se si tiene conto della vera e propria ecatombe provocata dai numerosi dissesti registrati di recente e che vale la pena di enumerare per avere la percezione esatta del grave danno subìto non solo dai piccoli risparmiatori ma dall'intera economia nazionale;
la «classifica» dei disastri economico-finanziari è la seguente, secondo fonte Adusbef pubblicata dal quotidiano La Stampa di venerdì 18 marzo 2005 alla pagina 21: a) Bipop Carire - Risparmiatori coinvolti 73.500 per 10 miliardi di euro; b) Argentina - risparmiatori coinvolti 450.000 per 14 miliardi di euro; c) Cirio - risparmiatori coinvolti 35.000 per 1,25 miliardi di euro; d) Banca 121 (May Way e 4 You) risparmiatori coinvolti 190.000 per 2,85 miliardi di euro; e) Giacomelli - risparmiatori coinvolti 6.500 per 0,3 miliardi di euro; f) Parmalat - risparmiatori coinvolti 145.000 per 20 miliardi di euro; g) Finmatica - risparmiatori coinvolti 25.000 per 0,35 miliardi di euro; h) Finmek - risparmiatori coinvolti 13.850 per 0,25 miliardi di euro; i) Cerruti-Fin.Part-Olcese
la somma di questi disastri è francamente preoccupante: 1.000.650 risparmiatori coinvolti per 50,1 miliardi di euro, pari a 100 mila miliardi di vecchie lire;
appare comprensibile e giustificato il clima di sospetto e di sfiducia che deve essere al più presto recuperato, atteso che gli investimenti dei piccoli risparmiatori, nell'ambito di un sistema borsistico e finanziario caratterizzato da regole certe e da punizioni esemplari per gli operatori scorretti, costituiscono la linfa vitale delle imprese;
è doveroso proporsi anche un recupero di immagine del sistema finanziario, cui il Governo non può rimanere estraneo -:
se non ritenga di dover assumere iniziative, per rilanciare la Borsa e l'intero sistema finanziario italiano al fine di vincere la sacrosanta sfiducia che i piccoli risparmiatori hanno manifestato a seguito dei fatti di gravissima criminalità economica che si sono evidenziati negli ultimi anni e che hanno generato il coinvolgimento di oltre un milione di risparmiatori per un danno complessivo di oltre 100 mila miliardi di vecchie lire.
(3-04367)
i tavoli di conciliazione aperti dagli istituti di credito con la propria clientela i cui risparmi sono sfumati a seguito dei numerosi crac finanziari che si sono succeduti negli ultimi anni stanno rivelando, ad avviso dell'interrogante, una natura sostanzialmente propagandistica e calmieratrice delle sacrosante ire dei risparmiatori;
sul punto è apparso sul mensile Investire del mese di marzo 2005 un articolo a firma del dottor Marcello Gualtieri, rappresentante degli obbligazionisti Fin Part, che svela alcuni dati interessanti sulle strombazzatissime conciliazioni fra banche e clienti;
il dottor Gualtieri ha visionato una prima statistica sui tavoli organizzati da Banca Intesa ed alcune associazioni di consumatori per risarcire i possessori di obbligazioni Cina, Giacomelli e Parmalat, e cioè le sole obbligazioni che sono finite nel mirino dei media, con esclusione delle altre, quali le obbligazioni Finmek, caso scolastico di trasferimento del rischio dalla banca al cliente;
su 1.200 pratiche trattate (a fronte delle 14 mila domande presentate) circa il 50 per cento è stato respinto, e nel 40 per cento dei casi la banca ha erogato un rimborso pari, in media, a meno del 25 per cento del capitale investito e solo nel 10 per cento dei casi ha risarcito integralmente;
trattasi dunque di una tendenza che lascia prevedere un risarcimento medio del 20 per cento del capitale investito, e cioè un rimborso inferiore a quello proposta dal governo argentino e definito, nel caso dei «tango-bond», «scandaloso» dalle stesse associazioni che avallano le proposte delle banche ai tavoli di conciliazione;
è legittimo il sospetto che i tavoli di conciliazione si risolvano in un grande business per la banche e per le associazione dei consumatori, mentre per i risparmiatori l'accordo costituisce la normalizzazione definitiva e rinunciataria del disastro;
le banche, in buona sostanza, esborsano cifre irrisorie, le associazioni dei consumatori incassano tessere associative e contributi dalle banche stesse, mentre i piccoli risparmiatori debbono accontentarsi delle briciole;
il numero di risparmiatori coinvolti in queste sciagure ha raggiunto la cifra
una presenza vigile di una pubblica autorità, accettata dalle parti private, esprimerebbe la certezza di evitare possibili accordi fra le parti (banche ed associazioni dei consumatori) a danno dei piccoli risparmiatori privati -:
in relazione all'attività dei cosiddetti «tavoli di conciliazione» tra banche e associazioni di consumatori, in relazione al numero enorme di risparmiatori coinvolti nei vari crac finanziari di questi ultimi anni (superiore al milione di cittadini), in relazione alla cifra persa dai piccoli risparmiatori (51 miliardi di euro), in relazione alla tendenza emersa dall'analisi delle domande presentate a Banca Intesa così come pubblicata sul mensile Investire di marzo 2005 in un articolo del dottor Marcello Gualtieri, rappresentante degli obbligazionisti Fin Part, in relazione soprattutto alla percentuale di rimborso addirittura inferiore a quella offerta dal governo argentino per lo scandalo del «tango-bond», non ritenga di dover accedere ai tavoli di conciliazione con fiduciari anche periferici del ministero al fine di verificare la assoluta genuinità e trasparenza degli accordi, atteso che per dimensioni quanti-qualitative la trattativa ha assunto una connotazione di rilievo pubblico.
(5-04162)
da un articolo de Il Mondo di febbraio segnalatoci dall'Assoconsum si annuncia che la Consob rimborserà gli 899 risparmiatori del crac Cultrera;
la Consob fu condannata due anni fa per omessa vigilanza, a pagare 13 milioni di euro -:
se risulti al Ministro una responsabilità dei singoli commissari della Consob.
(4-13548)
secondo Intesaconsumatori, che raggruppa Codacons, Adusbef, Federconsumatori e Adoc, il governo dovrebbe restituire ciò che sarebbe stato indebitamente sottratto agli Italiani attraverso i continui aumenti dell'accisa sulla benzina negli ultimi quattro anni;
secondo Intesaconsumatori dal 2001 al 2005 è aumentata non soltanto l'accisa ma anche l'IVA che cresce in percentuale;
sempre secondo le associazioni dei consumatori i due balzelli avrebbero imposto alle famiglie un esborso medio annuo di 60 euro ed avrebbero permesso al governo di registrare maggiori introiti per un miliardo e quattrocentoquaranta milioni di euro l'anno;
la tesi delle citate associazioni si riduce all'affermazione secondo cui in realtà non sarebbe stata l'Europa ad impedire i ritocchi verso il basso del prezzo del carburante -:
se la tesi di Intesaconsumatori abbia qualche fondamento e, in caso affermativo, quali siano le determinazioni del governo in ordine alla richiesta di rimborso avanzata dalle associazioni dei consumatori.
(4-13558)
la Scuola Superiore dell'economia e delle finanze è stata riordinata con il decreto del Ministro delle finanze 28 settembre 2000 n. 301;
secondo l'articolo 5 del suddetto decreto i docenti a tempo indeterminato vengono nominati con decreto ministeriale, mentre gli incarichi temporanei sono di spettanza del Rettore della Scuola;
la versione originaria del suddetto decreto prevedeva che i professori della scuola collocati in posizione di comando, aspettativa o fuori ruolo fossero equiparati «per il tempo dell'incarico, ad ogni effetto giuridico» ai professori universitari di prima fascia;
la successiva legge 12 ottobre 2001, n. 383, all'articolo 12, comma 3, ultima frase, aveva previsto che i professori non temporanei della scuola superiore dell'economia e delle finanze partecipassero alle procedure di mobilità tra università, conservando i diritti e i livelli stipendiali della posizione di partenza, ma tale disposizione è stata abrogata dall'articolo 1 del decreto-legge 24 settembre 2002, n. 209, convertito, con modificazioni dalla legge 12 novembre 2002, n. 265;
nonostante l'abrogazione della predetta norma di legge non pare essere stato abrogato il comma 4-bis dell'articolo 5 del citato decreto ministeriale n. 301 del 2000, il quale consente la mobilità dalla Scuola alle università dei professori a tempo indeterminato della Scuola stessa nominati dal Ministro;
inoltre, il comma 4 dell'articolo 5 del medesimo decreto ministeriale 301/2000, introdotto con decreto ministeriale 29 marzo 2002, n. 80, prevede ora che i professori della Scuola superiore dell'economia e delle finanze acquisiscano ad ogni effetto di legge lo stato giuridico e le funzioni di professori ordinari;
se il meccanismo di nomina e immissione a ruolo dei docenti risultasse essere quello sopra descritto, esso rappresenterebbe, ad avviso degli interroganti, un vulnus al meccanismo di reclutamento del corpo docente delle Università, poiché verrebbero immessi nel circuito accademico come professori ordinari a tutti gli effetti persone nominate direttamente dal Ministro;
è necessario, secondo gli interroganti, che i criteri di nomina dei docenti della Scuola siano resi comunque trasparenti -:
se sia vero che i docenti della Scuola superiore della pubblica amministrazione nominati dal Ministro siano tuttora equiparati a tutti gli effetti ai professori ordinari di ruolo e possano essere trasferiti ad Università;
quali oneri per lo Stato abbia comportato la nomina degli attuali docenti della Scuola superiore e quali oneri si prevede che possa gravare sulle Università in cui tali docenti dovessero in futuro trasferirsi;
quali criteri abbia adottato il Ministro nella nomina dei docenti della Scuola superiore della pubblica amministrazione e quali siano attualmente tali docenti, chiarendo distintamente quali siano i loro livelli stipendiali e quanto abbiano inciso su di essi eventuali mansioni precedenti svolte dai docenti presso altre Pubbliche amministrazioni.
(4-13559)