a proseguire nell'azione diretta a restituire fiducia ai risparmiatori, affinché tornino a finanziare gli investimenti produttivi;
preventiva partorita non certamente dall'intento di riportare la democrazia in Iraq né di combattere il terrorismo, ma dalla necessità dell'amministrazione Bush di assicurarsi il controllo geostrategico dell'area, bloccare la tumultuosa crescita di quei paesi che potrebbe rappresentare un serio pericolo per l'egemonia americana, e frenare il processo di costruzione dell'Europa politica e della sua crescente voglia di autonomia;
truppe di occupazione e si attivi per l'invio di una forza multinazionale di pace;
a ritirare immediatamente il contingente militare italiano impegnato in tutta la regione irachena e consentire così l'avvio di un processo costituente gestito dal popolo iracheno e garantito dall'Onu anche con l'invio di truppe di interposizione di pace appartenenti a paesi che non hanno partecipato alla guerra ed all'occupazione militare contro l'Iraq, in accordo con la lega araba.
aumenta sempre più il numero delle famiglie ridotte all'indigenza, come testimonia il monito lanciato delle organizzazioni professionali e dalla stessa magistratura e le ripetute proteste, da ultimo quelle di Taranto, Ragusa, Agrigento e Catania;
a sostenere in sede di Consiglio Europeo l'introduzione di misure supplementari alla PAC tese a sostenere gli agricoltori europei nella gestione dei rischi di crisi;
premesso che:
i numerosi default, che hanno caratterizzato la finanza italiana ed internazionale e che hanno penalizzato numerosi risparmiatori italiani, hanno prodotto notevoli danni economici, con conseguente diminuita credibilità del mercato finanziario e creditizio;
i casi Cirio, Parmalat e dei bond argentini hanno prodotto effetti negativi significativi sull'andamento dell'economia nazionale e, soprattutto, hanno reso più difficile, anche per le imprese sane, l'approvvigionamento delle risorse necessarie per finanziare gli investimenti necessari per l'innovazione e lo sviluppo;
per fronteggiare questa situazione è stato proposto dal Governo un articolato provvedimento sulla tutela del risparmio, recentemente approvato dalla Camera dei deputati, che affronta in modo incisivo e puntuale le principali disfunzioni dei mercati azionari ed obbligazionari evidenziati dai crac predetti;
anche sul piano internazionale c'è stata una salutare presa di coscienza, in primo luogo negli Stati Uniti e poi da parte delle principali istituzioni monetarie e creditizie internazionali, circa la pericolosità delle eccessive pratiche speculative che caratterizzano i mercati finanziari internazionali, da cui sono derivati una serie di provvedimenti diretti a fronteggiare e correggere le derive patologiche che si sono evidenziate;
è di fondamentale importanza restituire fiducia ai risparmiatori che devono poter tornare ad investire, senza timore, nell'economia reale e, in particolare, in quella produttiva, al fine di sostenere la ripresa degli investimenti indispensabili per migliorare la competitività delle nostre imprese ed avviare una nuova fase di sviluppo economico del nostro Paese;
a tal fine appare essenziale una rapida approvazione definitiva del disegno di legge sulla tutela del risparmio;
a proseguire nell'azione, peraltro già avviata nelle competenti sedi internazionali, affinché siano definiti ulteriori accordi in materia di finanza internazionale diretti a tutelare i mercati finanziari e i risparmiatori.
(1-00431) «Antonio Leone».
considerato che:
la tragica soluzione del rapimento della giornalista italiana Giuliana Sgrena liberata grazie all'efficace azione dei nostri apparati, ma a costo della vita del dirigente Sismi dottor Nicola Calipari, non è che l'ultimo terribile episodio del teatro di guerra dell'Iraq occupato. Dell'uccisone del dottor Calipari si hanno versioni contrastanti, in qualche caso del tutto inverosimili, comunque lacunose: l'unica cosa certa è che è stato ucciso dai nostri presunti alleati. La commissione d'inchiesta bilaterale rischia di nascere già gravemente compromessa dalle pesanti intromissioni statunitensi nella gestione delle prove (testimoni, autovettura, telefoni cellulari e satellitari dei funzionari Sismi);
gli sviluppi della vicenda irachena hanno dunque assunto caratteri di estrema tragicità. Le atrocità cui assistiamo tutti i giorni provenienti dai territori teatro di guerra, il sangue quotidianamente versato ed il rafforzamento del terrorismo internazionale, dovrebbero già sufficientemente far comprendere quanto dannoso sia stato il ricorso ad una guerra
questa è una guerra che certamente ha come fine non l'esportazione della democrazia ma, al contrario, la volontà di dominio incontrastato ed il controllo economico dell'area irachena;
il rapimento già ricordato della giornalista del quotidiano italiano Il Manifesto ed esperta di fondamentalismo islamico, Giuliana Sgrena, l'ultimo di una tragica serie, dimostra ancora una volta che i bersagli prescelti dai terroristi sono rappresentati da coloro che più si impegnano a documentare la realtà irachena fuori dagli schemi propagandistici di guerra;
l'azione del Governo italiano, fino ad oggi caratterizzata da rapporti di estrema sudditanza nei confronti degli Stati Uniti, non è andata oltre la deprecazione per simili episodi ed all'invito espresso da un ampio fronte di mobilitazione popolare alla cessazione di un'occupazione militare di un Paese libero, che genera soltanto conflitti civili e sociali, violenza e manifestazioni criminali di stampo integralista, ha risposto con un'ulteriore proroga della missione militare in Iraq;
è stato un grave errore del Governo quello di associare il contingente italiano alle forze USA e Gran Bretagna nella rovinosa gestione del cosiddetto «dopoguerra» e mantenere i nostri soldati con regole di ingaggio non adeguate;
al Governo è stato chiesto con insistenza, ma invano, di spiegare al parlamento nei dettagli le regole d'ingaggio per i nostri militari in Iraq. La verità è che non ci sono regole valide per tutto il tempo dell'operazione Babilonia, ad eccezione di una: che queste vengano decise caso per caso dal comando Anglo-americano;
oggi l'Iraq è una zona di guerra ove operano guerriglieri, terroristi, banditi e dove le truppe di occupazione sparano in maniera dissennata su tutto ciò che ritengono ostile. Non sappiamo a quante vittime civili e a quanti danni collaterali ammonti il bilancio di questa follia militare;
le consultazioni elettorali irachene, ove una consistente partecipazione popolare ha testimoniato quella comprensibile voglia di democrazia e di pace tanto perseguita durante la dittatura di Saddam, non sono da sole sufficienti a ristabilire libertà e democrazia: occorre restituire la piena sovranità al popolo iracheno liberandolo dall'occupazione militare del proprio paese;
il permanere delle truppe occupanti belligeranti può rappresentare, da questo momento, il detonatore per una guerra civile e far cadere gli iracheni nella trappola di un conflitto fratricida che aprirebbe le porte ad una spartizione del paese;
oramai è chiaro che non vi può essere alcuna via di uscita dalla spirale di violenza che si sta irraggiando dall'Iraq in tutto il Medio Oriente e in tutto il mondo che non sia una soluzione condivisa da tutta la popolazione irachena e che abbia come cardine il ritiro delle truppe che hanno fatto la guerra e partecipato all'occupazione militare;
in tale contesto il rientro immediato del nostro contingente è una scelta obbligata. E ora che il nostro paese cessi di essere complice di questa carneficina, ritiri dai territori teatro di guerra le proprie
(1-00432)
«Diliberto,Armando Cossutta, Sgobio, Bellillo, Maura Cossutta, Galante, Pistone, Vertone, Boato».
premesso che:
risulta indispensabile modificare, in termini innovativi, la logica adottata nell'impostare i programmi di intervento nel Mezzogiorno, essendo necessario partire dai punti di forza di cui il Sud è dotato;
le produzioni agricole e agroalimentari meridionali, con le loro specificità legate al territorio, alla cultura e alla storia, costituiscono una grande potenzialità da cogliere, anche nella prospettiva della creazione di un'area di libero scambio euromediterranea nel 2010;
l'agricoltura meridionale rappresenta oltre il 40 per cento della produzione agricola nazionale, ma è largamente al di sotto di tale percentuale con riferimento all'export, a causa delle perduranti difficoltà di commercializzazione, logistiche e di «sistema»;
da più anni, a cominciare dal 1999, si sono verificate con regolarità e non come fenomeni di carattere emergenziale calamità atmosferiche (siccità ed alluvioni) cui la scarsità delle risorse destinate all'applicazione della legge n. 185, il trapasso non «governato» e senza adeguate risorse al decreto-legge n. 102 sulle assicurazioni e la lentezza burocratica delle procedure non hanno consentito un sia pur parziale lenimento ai gravissimi danni subiti dalle colture né tantomeno un diffuso passaggio al regime assicurativo in termini di prevenzione alle calamità;
resta irrisolto il problema delle infrastrutture irrigue, nel quadro della sostenibilità ambientale e della tutela del territorio, al fine di garantire la disponibilità dell'acqua per le produzioni meridionali di qualità;
il cambiamento delle condizioni del commercio internazionale ha messo in maggiore evidenza le carenze strutturali presenti nel nostro Mezzogiorno, sia sotto il profilo della pubblica amministrazione che sotto quello produttivo, determinando una rilevante caduta del reddito delle imprese agricole meridionali al punto da comprometterne in molti casi la stessa sopravvivenza;
i costi di produzione (energia, mezzi tecnici, logistica) aumentano in misura inversamente proporzionale alla diminuzione del reddito, compromettendo la competitività delle imprese;
il mercato interno registra una tendenza al ribasso ed un aumento crescente del divario fra il prezzo alla produzione e quello finale, per il dilatarsi delle filiere, aumentando le difficoltà per i consumatori già colpiti dall'inflazione;
l'esportazione, soprattutto sui mercati forti del Nord Europa e degli Stati Uniti, evidenzia difficoltà persino delle produzioni agricole tipicamente italiane, storicamente collaudate come il made in Italy agroalimentare conosciuto, apprezzato ed imitato in tutto il mondo;
l'interazione negativa dei fenomeni evidenziati comporta l'aumento dell'esposizione debitoria delle imprese, con una crescita preoccupante delle insolvenze;
la situazione economica determina allarme sociale, perché in molte zone
sotto il profilo fiscale l'attuale sistema risulta caratterizzato da troppi «trattamenti a termine», con disposizioni che vengono rinnovate di volta in volta (aliquota IRAP all'1,9 per cento; forfetizzazione IVA estesa a tutti gli imprenditori agricoli a prescindere dal reddito; riduzione dell'accisa sul gasolio utilizzato nelle serre; agevolazione sull'imposta di registro per gli acquisti di terreni agricoli);
l'incertezza determinata dalle proroghe si ripercuote sui progetti aziendali, e i relativi oneri restano alti anche in rapporto ad agricolture strutturalmente più forti;
il costo del credito in agricoltura è tra i più alti applicati alle attività produttive: tasso dal 4,49 per cento rispetto al dato medio del 4,19 per cento (operazioni oltre i cinque anni). I tassi di interesse più alti sono quelli applicati alle aziende agricole familiari localizzate nell'Italia insulare e meridionale (rispettivamente 5,52 per cento e 5,64 per cento);
nel 2004 le esportazioni dei prodotti dell'agricoltura dall'Italia verso il mondo sono diminuite del 12,2 per cento. Il deficit della bilancia commerciale agricola è aumentato del 7 per cento. Rispetto al 2003 sono diminuite di quasi il 20 per cento le esportazioni di ortaggi, di uve da tavola, del 14 per cento la frutta;
il crollo dei prezzi all'origine per alcuni prodotti ortofrutticoli è stato il fenomeno più drammatico della campagna agraria 2004, con punte addirittura catastrofiche in alcune zone del meridione dove non è stato raccolto il prodotto, in quanto i costi di raccolta erano superiori ai prezzi di vendita. Mediamente i prezzi all'origine delle produzioni agricole è calato, nel 2004 rispetto all'anno precedente, del 4,7 per cento. Particolarmente vistosa è stata la diminuzione del prezzo degli ortaggi: -17,7 per cento, con punte del 19 per cento per i pomodori in serra, del 25 per cento per le zucchine in serra, del 41 per cento per i finocchi, del 51 per cento per il radicchio. Solo un terzo del valore al consumo dei prodotti dell'agricoltura consumati allo stato fresco va all'agricoltore. Più precisamente, il 27 per cento per gli ortaggi freschi ed il 34 per cento per la frutta fresca. Ben al di sotto della media si collocano i peperoni, 16 per cento, il radicchio 11 per cento, le carote 9 per cento, i kiwi 17 per cento. Mediamente, fatto =100 il prezzo alconsumo di un ortaggio fresco collocato in un mercato a 200 chilometri dall'origine, il valore si ripartisce per il 27 per cento all'agricoltore, per il 17 per cento ciascuno al costo del trasporto e altri costi logistici, per il 30 per cento agli altri operatori della filiera, per il 9 per cento alle spese di imballaggio. Questo squilibrio si ingrandisce mano mano che aumentano le distanze tra zona di produzione e mercato al consumo. Le cause sono molteplici: troppi passaggi, (mediamente dai 6 agli 8) carenza di infrastrutture, assenza di piattaforme logistiche adeguate, debolezza delle organizzazioni di produttori, assenza o scarsa valorizzazione dei marchi locali;
i costi contributivi in Italia (34,5 per cento circa) sono insopportabili sia in rapporto al numero di giornate lavorative necessarie per le colture meridionali (specialmente per l'ortofrutta), sia in rapporto ai paesi concorrenti, Spagna (29,10 per cento), Portogallo (21,50 per cento), Grecia; in questo quadro risulta, peraltro, inderogabile un processo di modernizzazione del sistema contributivo e delle tutele nel settore agricolo, che il tavolo costituito ormai più di due anni fa presso il ministero del Welfare è ben lungi dall'avere affrontato in termini concreti;
la Camera dei Deputati ha approvato un ordine del giorno dell'opposizione che impegna il Governo a commisurare il costo contributivo sulla media di quello europeo, abbattendolo del 50 per cento nelle zone ad obiettivo 1);
non meno grave è la crisi e la sofferenza dell'agricoltura di montagna e della zootecnia, in un meridione che ha dovuto cedere gran parte delle proprie quote di produzione del latte senza ottenere alcuna attenzione per il rilancio di una zootecnia da carne di qualità (i piani di riconversione previsti dalla legge 119 di riforma di regime delle quote latte non sono mai decollati);
la manutenzione del territorio, specialmente nelle zone interne ed in presenza di calamità sempre più frequenti, che avrebbe potuto impegnare le aziende agricole a servizio della collettività e costituire una utile integrazione di reddito non ha avuto alcuna attenzione da parte del Governo;
lo spazio rurale e la qualità della vita di chi ci abita hanno subito un ulteriore indebolimento con la soppressione di servizi essenziali quali scuole, uffici postali, servizi sanitari, rendendolo sempre più marginale;
gli stessi processi negativi si sono registrati nel settore della pesca a partire dalle Regioni meridionali dove si concentra la maggior parte della flotta del nostro Paese, in cui il numero degli occupati si è ridotto dai 38.237 del 2000 a 29.598 nel 2003;
la Commissione Europea ha trasmesso al Consiglio una comunicazione relativa alla gestione dei rischi e delle crisi nel settore agricolo che, alla luce della nuova PAC ed al processo di liberalizzazione degli scambi (che rende gli agricoltori europei sempre più esposti alla concorrenza ed alle fluttuazioni dei prezzi agricoli) propone misure supplementari alla stessa politica agricola comune per sostenere gli agricoltori nella gestione dei rischi e delle crisi;
per la pesca si registra una sempre più marcata precarietà delle microeconomie locali, tipiche di tante marinerie meridionali, nonché una crisi legata all'incertezza del quadro legislativo e fiscale di riferimento, appesantito dal vertiginoso aumento del costo del gasolio (lo stesso tentativo di risposta, fornito con la possibilità di proporre in chiave normativa una riconversione degli addetti mediante l'uso della «ferrettara» si è rivelato insufficiente a frenare l'emorragia di reddito ed occupazione);
ad adottare urgenti iniziative per valorizzare un patrimonio agricolo italiano come quello del Mezzogiorno non delocalizzabile e quindi l'intero processo della filiera agroalimentare, a partire dal prodotto agricolo e ittico, destinando adeguate risorse finanziarie per lo sviluppo di politiche agricole in grado di dare certezze alle imprese;
ad adottare iniziative, anche normative, volte a:
a) realizzare una riforma fiscale che possa sostenere la competitività delle imprese, in particolare generalizzando il regime forfetario IVA e razionalizzando la base imponibile IRAP;
b) allineare i costi contributivi alla media europea, riducendoli del 50 per cento nelle zone dell'obiettivo 1;
c) abbattere i costi di produzione, con particolare riferimento a quelli energetici (anche mediante l'abbattimento delle accise sul gasolio), del credito, assicurativi, e di sistema, derivanti da un eccessivo carico burocratico;
d) affrontare il problema della situazione debitoria delle aziende agricole in crisi, anche per il ripetersi delle calamità naturali, con interventi mirati alla ristrutturazione delle imprese in difficoltà, consentendo la sospensione delle rate in scadenza e la concessione di contributi sugli interessi dei mutui contratti per il consolidamento delle passività;
e) facilitare la realizzazione di condizioni più sostenibili di indebitamento, passando dal credito a breve a quello a medio-lungo termine, anche attraverso lo sviluppo dei consorzi, fidi e l'utilizzo di fondi pubblici di garanzia;
f) prevedere specifici Piani di settore, prioritariamente per l'ortofrutta e la serricoltura, finalizzati all'innovazione produttiva e tecnologica, necessarie per sostenere le produzioni sui mercati nazionali ed internazionali;
g) introdurre più efficaci misure di tutela e promozione del made in Italy, per favorire la commercializzazione nel mercato globale dei prodotti agroalimentari italiani;
h) prevedere, per le imprese agricole colpite da calamità naturali o emergenze fitosanitarie, una estensione a quindici anni della rateizzazione dei debiti dovuti all'INPS in modo che le somme da restituire non pesino insopportabilmente sui redditi (da tempo esposti a livelli di criticità); prevedere altresì la sospensione dei versamenti tributari e contributivi relativi all'anno 2005 per le imprese colpite dalla crisi di mercato;
i) favorire forme di concentrazione dell'offerta, di aggregazione tra produttori agricoli e di organizzazione delle filiere agroalimentari, anche attraverso l'incentivo, all'utilizzo dello strumento cooperativo, al fine di garantire una migliore commercializzazione dei prodotti a partire da una adeguata remunerazione dei prezzi all'origine e la più evidente trasparenza possibile nella formazione del prezzo finale anche attraverso l'indicazione al banco del prezzo all'origine e intermedio e l'obbligo per la GDO di dedicare uno spazio sui banchi dei supermercati all'esposizione di prodotti locali;
l) sostenere con decisione ed efficacia progetti di ricerca pubblica e privata sui prodotti e sui mercati, al fine di interpretare gli orientamenti dei consumatori e di indirizzare conseguentemente le produzioni;
m) realizzare un piano di infrastrutture logistiche finalizzate a rendere più efficaci e meno costose le modalità di trasporto dei prodotti agroalimentari, in particolare freschi e deperibili, verso i mercati del nord;
n) rilanciare i «Quartieri fieristici» del Mezzogiorno, prioritariamente Napoli e Bari, al fine di riposizionare il Sud d'Italia al centro delle iniziative euromediterranee, valorizzando la presenza delle produzioni agricole e agroalimentari;
o) individuare adeguate risorse per il miglioramento della qualità delle produzioni meridionali e la loro promozione all'estero;
p) attivare i controlli più efficaci e tempestivi sui prodotti agricoli importati al fine di garantire la sicurezza alimentare per tutti i cittadini;
q) rilanciare l'agricoltura di montagna con particolare riferimento alla zootecnia appenninica per la produzione di carni di qualità;
r) prevedere la predisposizione di un piano di manutenzione delle aree montane e collinari per la prevenzione dei dissesti che prevedano l'impiego delle aziende agricole locali;
s) prevedere interventi specifici per combattere l'indebolimento delle aree rurali con speciale riferimento ai servizi civili essenziali e alla lotta alla criminalità;
t) rifinanziare la legge per i giovani in agricoltura per destinare risorse specifiche al ricambio generazionale in agricoltura;
ad adottare, per il settore della pesca, iniziative, anche normative, volte a:
1) armonizzare la normativa italiana sull'uso della «ferrettara» alla norma comunitaria;
2) stabilizzare il regime di proroghe contenute nella finanziaria 2005 (Legge 309 e regime fiscale cooperativo e consortile) con provvedimenti legislativi poliennali;
3) risolvere in via definitiva il problema dell'applicazione del canone ricognitorio alle attività di pesca acquicoltura e marinocoltura;
4) avviare una riforma fiscale del settore che assuma la tonnag tax come sistema di riferimento del settore;
5) promuovere e rafforzare i sistemi di autogestione e di sviluppo della cooperazione;
6) rafforzare il ruolo della ricerca promuovendo la creazione di un Centro comunitario per la ricerca sull'ambiente marino nel Mediterraneo;
7) operare in sede europea al fine di armonizzare la politica dei prezzi a partite dal gasolio;
8) a rafforzare la cooperazione e l'integrazione delle normative europee e dei paesi rivieraschi per il Mediterraneo;
9) proporre un nuovo piano triennale in grado di far uscire il settore dalla continua incertezza in cui si trova.
(1-00433)
«Violante, Castagnetti, Boato, Giordano, Sgobio, Cusumano, Intini, Zanella, Mazzuca Poggiolini, Rava, Marcora, Franci, De Mita, Pecoraro Scanio, Mastella, Borrelli, Oliverio, Preda, Rossiello, Sandi, Sedioli, Stramaccioni, Fusillo, Monaco, Ria, Ruggieri, Albertini, Dorina Bianchi, Potenza, Adduce, Annunziata, Roberto Barbieri, Enzo Bianco, Gerardo Bianco, Boccia, Bonito, Bova, Burtone, Cabras, Caldarola, Carboni, Cardinale, Carra, Cennamo, Chiaromonte, Cialente, Crisci, D'Antoni, De Franciscis, De Luca, Alberta De Simone, Titti De Simone, Di Gioia, Diana, Finocchiaro, Fioroni, Folena, Gambale, Iannuccilli, Iannuzzi, Ladu, Lettieri, Santino Adamo Loddo, Tonino Loddo, Loiero, Lolli, Lumia, Luongo, Maccanico, Mancini, Marini, Mariotti, Marone, Mattarella, Maurandi, Meduri, Minniti, Molinari, Oricchio, Ostillio, Pappaterra, Parisi, Luigi Pepe, Petrella, Pettinari, Piglionica, Piscitello, Pisicchio, Ranieri, Nicola Rossi, Rotundo, Russo Spena, Ruta, Sasso, Siniscalchi, Sinisi, Soro, Squeglia, Tanoni, Tuccillo, Vendola, Villari, Camo».