Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 575 del 26/1/2005
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(Discussione - Doc. IV-quater, n. 76)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Sgarbi (Doc. IV-quater, n. 76).
Ricordo che la Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse dal deputato Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Di Gioia.

LELLO DI GIOIA, Relatore per la maggioranza. La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità concernente il deputato Vittorio Sgarbi, con riferimento ad un procedimento penale pendente nei suoi confronti presso la corte d'appello di Bari.
Il procedimento penale scaturisce da una denuncia-querela della dottoressa Bombina Santella, all'epoca del fatto giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Taranto.
I fatti oggetto del procedimento consistono in dichiarazioni rese nel corso delle trasmissioni televisive Sgarbi quotidiani del 15 e 16 gennaio 1998. Per come risulta dal capo d'imputazione, l'onorevole Sgarbi addebitava alla dottoressa Santella fatti determinati e usava linguaggi offensivi della sua reputazione di magistrato. In particolare, tra l'altro, il deputato Sgarbi così si esprimeva: «... è arrivato un documento inaudito... tale B. Santella non sa ciò che le compete»; e, ribadendo il suddetto documento alla vista dei telespettatori e riferendo che si trattava di un provvedimento con il quale il giudice Santella respingeva l'istanza di revoca dell'arresto richiesto per il Cito, proclamava: «ma sarà una stronzata sovrana! Eccola qua!»; egli inoltre proseguiva, ricorrendo talora ad apparente ironia e sempre in un contesto connotato di saccenteria dispregiativa della professionalità del giudice, sottolineando che la «gippa Santella»... «questa illuminata magistrata ha fatto buoni studi grammaticali, però non sa bene quello che deve fare»; salvo poi a pretendere di impartirle - con incoerenza presuntamente ironica ma non meno offensiva - una lezione di grammatica con cui dopo aver spiegato che il soggetto non può essere diviso dal complemento di specificazione, aggiungeva a chiosa «A scuola! La grammatica! Altro che il diritto».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 10,25)

LELLO DI GIOIA, Relatore per la maggioranza. Per tali dichiarazioni, il deputato Sgarbi è stato condannato dal tribunale penale di Bari a 1.000 euro di multa, oltre che a 43 mila euro di risarcimento del danno morale nei confronti della parte civile. L'appello è attualmente pendente.
La Giunta ha esaminato il caso nella seduta del 11 giugno 2003, invitando anche il deputato Sgarbi ad essere ascoltato, facoltà di cui egli non si è avvalso.
Orbene, l'esame ha chiarito che le affermazioni del deputato richiedente si riferiscono alla vicenda giudiziario-parlamentare che ha coinvolto Giancarlo Cito, deputato nella XIII legislatura. Questi risultava indagato in un procedimento penale per concorso in turbativa d'asta e concorso in concussione e fu oggetto di una richiesta di autorizzazione all'esecuzione di una misura cautelare restrittiva inoltrata alla Camera dalla dottoressa Bombina Santella.
Senonché, mentre pendeva richiesta presso la Camera dei deputati, i coimputati del Cito - nei cui confronti la misura cautelare era stata eseguita - si videro revocare gli arresti per la sopravvenuta carenza di esigenze cautelari. Sicché il difensore del Cito avanzava anch'egli alla dottoressa Santella un'istanza di revoca del provvedimento restrittivo. A tale richiesta, il magistrato opponeva che non si


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poteva revocare ciò che non era mai stato eseguito e quindi ne rinviava l'esame. Nel frattempo - nella seduta dell'Assemblea del 25 febbraio 1998 - la Camera deliberava il diniego dell'autorizzazione all'arresto per Cito.
Questo episodio fu il motivo per cui sulle reti Mediaset, tra il 15 e il 16 gennaio 1998, andarono in onda una serie di trasmissioni dedicate a quella che veniva definita la «giustizia politicamente orientata, che colpisce una parte per favorire l'altra».

PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, il relatore ha cinque minuti a disposizione per il suo intervento e sono esauriti...

LELLO DI GIOIA, Relatore per la maggioranza. Presidente, la ringrazio per la precisazione, ma vorrei sottolineare alcuni aspetti importanti.
Ad esempio, il giudice del tribunale di Bari ha correttamente escluso ogni nesso funzionale e parlamentare, depositando anche la sentenza n. 257 del 2002.
Poi, come l'onorevole Mantini, vorrei fare riferimento alla sentenza della Corte di giustizia europea, che credo debba essere approfondita per dare risposte importanti ai cittadini che giustamente rivendicano legittimità di giudizio e tutela della propria dignità personale.
Infine, credo che sia opportuno sottolineare un aspetto di merito e di metodo relativo al nostro comportamento in quest'aula. Quando ci accaloriamo nel corso di discussioni anche molto importanti in maniera offensiva verso i colleghi, siamo sistematicamente richiamati, come prevede il regolamento. Faccio riferimento agli articoli 58, 59, 60, 89, 139-bis. Quindi, mi pongo un problema che estendo a tutti i colleghi: per quale motivo possiamo essere censurati quando ci esprimiamo in modo non opportuno dal Presidente della Camera, subendo a volte provvedimenti disciplinari, mentre un cittadino non ha la possibilità di difendersi perché si invoca l'insindacabilità, quando parimenti ci esprimiamo in maniera non corretta nei suoi confronti?
Credo che un parlamentare debba avere un forte senso della misura e della dignità. Si può esercitare la critica politica, ed è giusto che la si faccia, perché ci compete questo dovere. Tuttavia, credo che non sia né giusto né dignitoso accompagnare alla critica politica ingiurie e frasi che sicuramente non qualificano né il Parlamento né il singolo parlamentare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Cola.

SERGIO COLA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, sotto questo aspetto vorrei ricordare all'onorevole Di Gioia che la tutela dell'articolo 68 è in relazione proprio alla commissione di reati di diffamazione e di ingiuria. Se non si usano frasi pesanti nell'ingiuria, non vi è materia di contendere e non esisterebbe l'articolo 68. Quindi, mi pare che esista una contraddizione nel ragionamento portato avanti dall'onorevole Di Gioia.
Per quanto riguarda il fatto particolare, vorrei aggiungere alcune considerazioni, non leggendo la relazione di minoranza cui comunque mi rifaccio integralmente. Vorrei affermare che nel caso di specie, a mio modo di vedere, sussistono tutti i presupposti per l'insindacabilità. Addirittura, esiste la stretta relazione con l'attività parlamentare. Infatti, se non sbaglio, alla fine del dicembre 1997 pervenne la richiesta di arresti nei confronti dell'onorevole Cito. Quindi, si trattava di un atto ufficiale.
Quando l'onorevole Sgarbi rilasciò le dichiarazioni in oggetto, la richiesta di arresto già era pervenuta, ma non era stato dato ancora inizio al dibattito all'interno dell'aula parlamentare. Tale dibattito ebbe inizio il 23 febbraio 1998. Tuttavia, l'argomento, come tema da discutere ed affrontare, era già oggetto di esame da parte della Camera.
Entrando maggiormente nei dettagli, vorrei fare alcune telegrafiche osservazioni. Il GIP, che si chiama Bombina, dopo le scarcerazioni per mancanza di esigenze cautelari di alcuni coimputati, rigetta un'istanza di revoca di ordinanza cautelare


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nei confronti di Cito, motivando tale decisione nel seguente modo: «non posso assolutamente scarcerare una persona e revocare l'ordinanza perché, se non viene eseguito l'arresto, non posso provvedere». Tale risposta desta molte perplessità sotto il profilo giuridico, che peraltro pervasero anche l'onorevole Sgarbi il quale le esplicitò nel corso della trasmissione televisiva.
Non nego che siano state usate espressioni pesanti, anche se non eccessivamente, almeno in riferimento al modo usuale con cui l'onorevole Sgarbi si esprime. Tuttavia, tali espressioni non sono state usate come offesa verso la persona, bensì come critica al provvedimento e alla motivazione addotta dalla dottoressa Bombina Santella. Infatti Sgarbi afferma: «è arrivato un documento inaudito ... tale Santella non sa ciò che le compete».
Ed ancora, usa l'espressione «ma sarà una stronzata sovrana», nel senso che, ad avviso di Sgarbi, ma anche di molti altri, il provvedimento di rigetto dell'istanza di revoca della misura cautelare non era sorretto da un'adeguata motivazione sul piano giuridico.
Ed ancora, afferma: «la gippa» - e non si tratta di un'offesa, in quanto considera il GIP di sesso maschile e la «gippa» di sesso femminile! - «questa illuminata magistrata ha fatto buoni studi grammaticali, però non sa bene quello che deve fare». È chiaro che, mentre sostiene, da un lato, che l'ordinanza è scritta bene, dall'altro ritiene che sul piano giuridico non sia assolutamente all'altezza della situazione. Infatti, chi potrebbe mai sostenere che per revocare un'ordinanza di custodia cautelare sia necessario arrestare prima la persona? L'ordinanza può essere revocata a prescindere dall'arresto della persona. Peraltro, tali osservazioni furono espresse anche il 23 febbraio, quando la richiesta di arresto pervenne all'esame della Camera dei deputati e fu rigettata.
Dunque, a mio avviso ci troviamo nell'ambito dell'esercizio del diritto di critica e di denuncia politica, cui si aggiunge una connessione causale con un argomento già oggetto di esame da parte della Camera dei deputati. Siamo dunque nell'ambito non dico del tipico caso scolastico di insindacabilità, ma di un quasi caso scolastico di insindacabilità.
Per tali ragioni la Casa delle libertà, a nome della quale intervengo quale relatore di minoranza, propone di deliberare nel senso dell'insindacabilità.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

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