Allegato B
Seduta n. 512 del 22/9/2004


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COMUNICAZIONI

Interrogazioni a risposta scritta:

GIULIETTI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7, comma 10, della legge 3 maggio 2004, n. 112, prevede che «le amministrazioni pubbliche o gli enti anche economici» siano tenuti a destinare le somme per l'acquisto degli spazi pubblicitari secondo il modello di riparto che prevede il 15 per cento a favore dell'emittenza radiotelevisiva locale e il 50 per cento a favore dei giornali quotidiani e periodici;
l'articolo 5, comma 1, della legge 25 febbraio 1987, n. 67, prevedeva che l'obbligo di ripartizione delle somme destinate alla pubblicità fosse osservato esclusivamente dalle amministrazioni statali e gli enti pubblici territoriali, «con esclusione degli enti pubblici economici»;
rispetto al recente quadro normativo, la cosiddetta Legge Gasparri estende l'obbligo di ripartizione delle somme agli «enti economici»;
non risulterebbero chiari i criteri generali da adottare per definire un ente pubblico «economico» in quanto tale definizione sembrerebbe essere contenuta nei singoli statuti dei rispettivi enti -:
se il Ministero interrogato, non ritenga necessario procedere, in tempi strettissimi, all'emanazione di una circolare contenente un dettagliato elenco degli «enti economici» sottoposti alle suddette norme;
quali misure, infine, s'intendano adottare allo scopo di rassicurare gli editori interessati in ordine all'effettiva possibilità di godere dei benefici loro spettanti a partire dall'entrata in vigore della Legge 3 maggio 2004, n. 112.
(4-10968)

ZANELLA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il Nuovo Piano di Rete Logistica in Poste Spa prevede la chiusura di una serie di Centri Postali Operativi (C.P.O.), pur risultanti produttivi, con il conseguente trasferimento di tutte le lavorazioni verso 23 Centri Meccanizzati Postali (C.M.P.) distribuiti nel territorio nazionale;
nel Triveneto (area di competenza del Polo Logistico Nord-Est di Poste Spa), secondo il Piano di riorganizzazione logistica sopra citato, sono previsti 3 CMP collocati a Verona, Padova ed Udine: nel caso del CPO di Treviso la quasi totalità delle lavorazioni confluiranno al CMP di Padova;
il CPO di Treviso, sito in Via Zanella 69, è uno dei più importanti del Triveneto per quantità di lavorazione; l'unico presente in provincia, nodo della raccolta di tutta la corrispondenza inviata nel trevigiano che, una volta lavorata, viene inoltrata in tutti gli uffici periferici della Marca;
il CPO di Treviso funge inoltre anche da centro di raccolta e di lavorazione degli oggetti postali da inviare in regione, in Italia ed all'estero;
nel futuro del CPO di Treviso, secondo il documento della Nuova Rete Logistica presentato dall'azienda in data 16 marzo 2004, le uniche lavorazioni residuali assegnate saranno unicamente quelle riguardanti la «posta prioritaria»;
dei 115 dipendenti attualmente impiegati presso il CPO ne rimarranno solo 34; in questo contesto è prevista inoltre la dismissione dello stabile «Poste Ferrovia» di piazzale Duca d'Aosta (sito a Treviso) nel quale, oltre ai portalettere, operano 12 lavoratori addetti alla ripartizione della corrispondenza di Treviso città (Ufficio U.D.R.) che saranno accorpati alla struttura


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del CPO (come risulta dall'interrogazione parlamentare n. 4/10448 presentata dall'onorevole Cento l'8 luglio 2004);
la ricollocazione degli 81 lavoratori che risulteranno in esubero più 12 ripartitori avverrà in un primo momento con lo strumento della mobilità volontaria verso il recapito in assegnazione agli uffici più periferici della provincia che non risulteranno in esubero, poi, in funzione delle necessità di acquisizione del personale da assegnare al CMP di Padova, a seguito dell'incremento dell'operatività di quest'ultimo;
il futuro dei lavoratori, nel caso in cui si dovesse ridurre il personale del CPO, risulta essere molto incerto sia a causa della riduzione occupazionale nell'intero territorio trevigiano, sia per l'età media dei complessivi 127 lavoratori (intorno ai 47 anni), che vede le persone già impegnate in progetti di vita e di lavoro consolidati e condivisi con altri soggetti, sia per la tipologia di professionalità specialistica ma non riconvertibile, sia perché l'Azienda Poste per quanto riguarda il territorio della provincia di Treviso dichiara ulteriori esuberi negli altri settori;
inoltre stanti queste condizioni, i lavoratori si troverebbero a sostenere costi per spostamenti su nuove sedi economicamente sostanziosi, con indubbi disagi in ordine alla propria organizzazione familiare e personale; l'eventuale trasferimento del personale a Padova CMP comporterà una percorrenza giornaliera di 124 chilometri a/r sia per la statale che in autostrada;
l'alternativa occupazionale di assegnazione al recapito negli uffici periferici della provincia comporterà inoltre:
una perdita economica non indifferente poiché attualmente i lavoratori sono impiegati in turno;
una riqualificazione al «ribasso» - essendo gli addetti di categoria «ex 5.a» o «ex 4.a con svolgimento di mansioni impiegatizie»;
una «uscita lavorativa» non certamente volontaria delle lavoratrici che oggi al lavoro produttivo aggiungono il lavoro di «cura familiare»;
al disagio dei lavoratori, che per una mal riposta fiducia e pressante senso del dovere, hanno lavorato sempre sotto organico ed hanno visto, in tanti casi, affievoliti i loro diritti, si aggiunge quello dei cittadini, in un bacino d'utenza alquanto vasto, delocalizzato e già pesantemente «disservito»;
se si dovesse attuare il Piano di riorganizzazione per mantenere il livello di servizi attuale, che grazie alla privatizzazione non è certo ottimale, sarebbe necessario far viaggiare tra Padova e Treviso, un alto numero di mezzi pesanti su gomma per il trasporto della posta lavorata con aggravio del già intasato tratto stradale nella direttrice Padova-Mestre-Treviso e ritorno;
le prime iniziative a tutela dei posti di lavoro e per il mantenimento di un efficiente servizio postale nella provincia di Treviso risalgono a Maggio 2003 e susseguitesi fino ad oggi, con presidi, sit-in, volantinaggi e raccolta firme tra i cittadini, interpellanze Comunali, Regionali e Parlamentari;
con circolare del 30 gennaio 2004 l'azienda prevedeva il trasferimento di 18 operatori a Padova CMP. A fronte di questa disposizione aziendale la risposta dei lavoratori è avvenuta con una manifestazione, il 14 febbraio 2004, dinanzi la Prefettura e udienza da parte del Prefetto. Il trasferimento non è avvenuto, Treviso CPO è stato inserito solo come centro manuale della posta «prioritaria» e l'azienda ad oggi non ha dato alcuna risposta certa sulle sorti del personale e dei servizi;
a giudizio dell'interrogante l'intreccio di interessi politici ed economici potrebbe rischiare di rendere Poste italiane SpA corresponsabile di operazioni speculative estranee alla sua «missione industriale»


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scaricandone gli effetti sulla collettività e sui 250 lavoratori e lavoratrici coinvolti nell'operazione -:
a quali criteri di funzionalità e miglioramento del servizio risponda la dismissione dell'attuale sede delle attività di recapito e il suo trasferimento in ambito comunale decentrato;
se la realizzazione di un simile proposito, congiunto al trasferimento a Padova delle altre fasi di lavorazione, non produca un ulteriore aggravio alla funzionalità del servizio postale regionale, già gravemente compromesso dalle chiusure dei centri operativi di Vicenza e Rovigo, vista anche l'elevata vocazione commerciale della regione che prevede un'infrastruttura postale efficiente, capillarmente posizionata, quale essenziale componente di supporto a queste attività;
quali garanzie Poste Italiane SpA sia in grado di offrire sulla qualità dei servizi nella regione Veneto, già gravemente compromessa da operazioni di dismissione attuate con finalità diverse da quelle della qualità ed efficienza dei servizi.
(4-10971)