Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 475 del 27/5/2004
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(Problemi occupazionali presso i Nuovi cantieri Apuania di Marina di Carrara - n. 2-01198)

PRESIDENTE. L'onorevole Cordoni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01198 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).

ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, intendo illustrare la mia interpellanza urgente per rappresentare l'ansia e le preoccupazioni che i lavoratori dei Nuovi cantieri Apuania di Marina di Carrara, assieme alle istituzioni locali, hanno manifestato negli ultimi tempi, a causa della nuova direzione di Sviluppo Italia. Tale gestione, infatti, ha fatto vivere ai lavoratori di quel territorio un anno difficile, rendendo complicata una situazione che poteva non esserlo.
Le decisioni assunte da Sviluppo Italia hanno dato luogo a numerose forme di lotta e ad iniziative finalizzate a far cambiare rotta alla società, tanto è vero che, alla data di oggi, si è verificata una situazione nuova anche rispetto alle questioni poste dall'interpellanza da me presentata, con la quale invitavo il Governo (trattandosi di cantieri di proprietà interamente pubblica) a trovare una soluzione per far riprendere la produzione poiché, in caso contrario, nel giro di pochi giorni tutti i lavoratori diretti dei Nuovi cantieri Apuania sarebbero finiti in cassa integrazione.
Al riguardo, devo prendere atto che, nei giorni successivi alla presentazione del mio atto di sindacato ispettivo (il 13 maggio


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ultimo scorso), è avvenuto ciò che si sapeva essere già nell'aria, poiché i cantieri avevano ricevuto in passato delle commesse, ma non vi era la volontà di assumere decisioni operative. Nei giorni successivi al 13 maggio, infatti, si è conclusa una prima commessa per la costruzione di una chimichiera; inoltre, vi è un'opzione per una seconda commessa, che dovrà essere conclusa entro il 30 giugno.
In questa fase, pertanto, dal momento che si inizia ad intravedere una ripresa della produzione cantieristica, nonché la possibilità che gran parte della manodopera possa riprendere a lavorare, registriamo una novità positiva. Essa è sicuramente il frutto delle lotte che i lavoratori hanno unitariamente condotto, assieme ai sindacati, alle istituzioni locali e a tutte le forze politiche, di centrodestra e di centrosinistra, di quel territorio, per porre come tema prioritario, importante e decisivo per l'area il futuro di un cantiere navalmeccanico le cui competenze e professionalità non sono mai state messe in discussione da nessuno.
Tale impostazione, peraltro, è stata condivisa anche dal consiglio regionale della Toscana, il quale, l'8 maggio ultimo scorso, ha approvato all'unanimità una mozione a sostegno dei citati cantieri; del resto, noi riteniamo che il paese non possa ritirarsi dal settore navalmeccanico, poiché abbiamo le possibilità, i mezzi, le attività produttive e le professionalità adatti per competere a livello internazionale.
Dal momento che si è registrata tale novità, allora, la mia interpellanza può ritenersi superata relativamente a questi aspetti. Il mio atto di sindacato ispettivo, tuttavia, non è affatto superato per quanto riguarda l'organizzazione definitiva dei nuovi cantieri Apuania, poiché stiamo ancora attendendo la presentazione del piano industriale da parte di Sviluppo Italia, la definizione del rapporto con la Fincantieri e la conclusione dell'accordo presso la Presidenza del Consiglio, dove nel mese di febbraio ha avuto inizio la vertenza in questione. Nel tempo più breve possibile, infatti, vogliamo riuscire ad ottenere la certezza per il futuro che la battaglia condotta da quel territorio per il mantenimento di un'industria navalmeccanica nella provincia di Massa Carrara, unico polo della cantieristica navalmeccanica presente in Toscana, si chiuda con una decisione definitiva.
Vorremmo anche escludere l'ipotesi avanzata nei mesi scorsi dall'ingegner Capputi, per conto di Sviluppo Italia, sulla chiusura e sulla trasformazione del cantiere in un centro di diportistica, azzerando professionalità e competenze e precludendo ogni possibile ipotesi di sviluppo per il comparto navalmeccanico, non certo in fase di crisi.
È vero, dobbiamo far fronte alla concorrenza di paesi come la Corea del sud, ma occorre anche constatare che in tale settore vi è un ritorno di attività in Italia e in Europa. Vorrei infatti ricordare al sottosegretario che i paesi concorrenti non sempre riescono a garantire i termini di consegna richiesti dagli armatori - date e scadenze, ovviamente, molto importanti - né la qualità su tutte le commesse ricevute.
In termini generali, dal momento che l'Unione europea si propone di trasferire il traffico merci dalle strade alle rotte marittime, non possiamo neanche prendere in considerazione l'ipotesi che la nostra cantieristica non sia in grado di affrontare tale nuova fase, che sicuramente richiederà interventi, ma che promette nuovo sviluppo nel comparto dei cantieri navali.
Siamo quindi in una fase nuova e auspichiamo che questo percorso si concluda al più presto presso la Presidenza del Consiglio, con la partecipazione del sottosegretario Letta, che in questi mesi ha seguito da vicino tale vicenda aiutandoci a trovare una soluzione rispettosa delle esigenze espresse e rappresentate dalle parti coinvolte sul territorio.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Manlio Contento, ha facoltà di rispondere.


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MANLIO CONTENTO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei rispondere non senza una punta di imbarazzo, dal momento che l'interpellante si è già sostanzialmente risposta da sola e, quindi, spetterebbe al Governo semmai il compito di dichiararsi soddisfatto o meno della risposta anticipata dall'onorevole Cordoni.
Con l'interpellanza urgente numero 2-01198 dell'onorevole Cordoni ed altri si chiede di conoscere quali iniziative si intendano intraprendere per garantire la ripresa della produzione cantieristica e la salvaguardia dell'occupazione della società Nuovi Cantieri Apuania di Marina di Carrara.
Al riguardo, si premette che è in fase di definizione da parte del nuovo management, designato dall'azionista di Sviluppo Italia, un piano di rilancio che preveda, in maniera organica e coerente, gli obiettivi e gli strumenti necessari per conseguire il risanamento economico di Nuovi Cantieri Apuania.
Le lineee guida che orienteranno il piano di rilancio sono le seguenti: ingresso di nuovi soci, quali la Fintecnica Spa e una società finanziaria toscana, nella compagine societaria mediante un aumento di capitale con Sviluppo Italia in posizione di maggioranza; avvio di un'attiva collaborazione operativa e creazione di significative sinergie con la società Fincantieri, della quale Fintecnica è azionista di controllo; posizionamento di mercato del cantiere nei segmenti di costruzione di navi traghetto ro-ro pax, di navi chimichiere a tecnologia medio-alta e di altre tipologie ad elevato valore aggiunto, quali attività per la Marina Militare.
Si precisa che alcune delle citate azioni sono state già avviate, quali la nomina del nuovo amministratore delegato e la collaborazione tecnica con Fincantieri.
Per quanto riguarda l'attività produttiva, si fa presente che è stata acquisita una nuova commessa - come aveva già anticipato l'interpellante - per la costruzione di una nave chimichiera per un primario gruppo armatoriale italiano, con la sottoscrizione di una lettera di intenti avvenuta in data 14 maggio 2004 e con la sottoscrizione del contratto, che dovrebbe avvenire entro il 31 maggio 2004.
Inoltre, è prevista anche un'opzione per la costruzione di una seconda chimichiera (gemella della prima) che avrà una lunghezza di 118 metri e un dislocamento di 11 mila tonnellate.
Giova rilevare che il ruolo attivo assunto da Sviluppo Italia, che ha sostenuto finanziariamente il cantiere in questi mesi con otto milioni di euro, ha consentito di completare le costruzioni in corso, assicurando continuità produttiva ai Nuovi Cantieri Apuania e, di conseguenza, attività lavorativa ai dipendenti.
Si soggiunge, infine, che non appena il piano di rilancio della società sarà disponibile e, comunque, secondo le attuali previsioni non oltre il mese di giugno 2004, verrà presentato alle organizzazioni sindacali.
In conclusione, intendo far rilevare che le ipotesi alle quali ha fatto riferimento l'interpellante sono state al centro anche dell'impegno del Governo nel tentativo di porre rimedio alla questione evidenziata. Si tratta di una vicenda non semplice, perché come ha ricordato l'onorevole interpellante vi sono aspetti concernenti la concorrenza in virtù dei quali la competitività del nostro sistema cantieristico può essere messa in difficoltà dai diversi prezzi che i competitori, a causa della differenza del costo del lavoro, sono in grado di praticare.
Mi permetto dunque di rilevare che anche gli approfondimenti che sono stati compiuti in esito alle richieste provenienti dal mondo politico e da quello sindacale avevano lo scopo di valutare, con l'atteggiamento più proficuo possibile, quali fossero le soluzioni adottabili, in un settore non facile, certamente sensibile nel quale, come è noto all'onorevole interpellante, gli aiuti di Stato non sono assolutamente consentiti. Ciò rende difficile l'individuazione delle strategie e degli indirizzi indispensabili per la soluzione di un problema particolarmente delicato.

PRESIDENTE. L'onorevole Cordoni ha facoltà di replicare.


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ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, ci troviamo dunque di fronte alla ripresa del lavoro del cantiere: di ciò è soddisfatto il Governo, è soddisfatta l'interpellante ed è soddisfatto il territorio. Faccio tuttavia presente all'onorevole sottosegretario, che non credo abbia seguito la vicenda fin dall'inizio, che questo risultato è stato conseguito dopo un anno e mezzo, e soltanto perché la convinzione della forza di quel cantiere e delle sue prospettive future hanno determinato lotte e mobilitazioni. Siamo lieti dei risultati raggiunti dal territorio e dai lavoratori, ma ritengo che ciò debba essere inquadrato nell'ambito di una politica nazionale che il paese dovrebbe avere per quanto concerne l'industria cantieristica e navalmeccanica.
Va detto che in questo paese non si fa tutto ciò che è possibile per aiutare la cantieristica, e non si fa tutto ciò che sarebbe consentito dall'Unione europea: non sono state infatti finanziate alcune leggi nazionali in materia, pur compatibili con l'ordinamento comunitario. Occorre studiare le modalità seguite da paesi quali la Francia e la Germania per aiutare la propria industria cantieristica, senza incorrere in pareri negativi da parte delle istituzioni comunitarie.
Oggi anche le forze che nel territorio in questione sono di opposizione, vale a dire quelle del centrodestra, condividono tale impostazione, ma se lei, signor sottosegretario, avesse il tempo e la voglia di ricostruire quanto accaduto in questo anno e mezzo, si renderebbe conto che si è trattato di un lavoro faticoso il cui merito va ai lavoratori, al sindacato e alle istituzioni locali, che erano consapevoli del fatto che quel territorio, che ha già subito forti processi di deindustrializzazione, non poteva permettersi la chiusura dello stabilimento.
Ho fatto riferimento a 250 unità impiegate direttamente, di cui oltre 150 sono tuttora in cassa integrazione (e, nonostante la commessa per la chimichiera, il quadro non muterà prima di settembre, tenendo conto dei tempi di lavoro di un cantiere). Tuttavia, oltre a tali 250 lavoratori vi sono 1.200 persone che fanno parte dell'indotto e che sono disoccupate da un maggior periodo di tempo rispetto ai lavoratori del cantiere.
Stiamo dunque parlando di una realtà notevole, che ha le potenzialità per affrontare i problemi ai quali anche lei ha fatto riferimento. È tuttavia necessario un management adeguato ed è altresì necessario che Sviluppo Italia creda nel cantiere, nella sua missione e nelle sue capacità. È stato necessario un anno per convincere Sviluppo Italia ad adottare le misure adottate ora: è stato deciso il cambiamento del management; tuttavia, qualora Sviluppo Italia lo avesse ritenuto utile, nessuno glielo avrebbe impedito, avendo il controllo totale del cantiere. Si sarebbero potute cercare, come è stato successivamente fatto, soluzioni a livello territoriale, ad esempio con la regione Toscana, che si è parzialmente impegnata per la ricapitalizzazione. Quando si è convinti dell'opportunità di conseguire un obiettivo, si riescono ad individuare le soluzioni.
Dico ciò perché negli ultimi giorni c'è stato un ulteriore aumento di tensione dettato dal fatto che in quell'azienda avevano deciso il blocco della produzione: non si potevano portare a termine neanche i lavori già avviati, perché non si aveva la certezza delle commesse. Ma i lavoratori devono anche conoscere le conseguenze dei loro gesti, per cui, in modo unitario e con il sindacato, hanno deciso di sospendere quelle forme di lotta così da permettere i passi successivi.
Siamo di fronte a persone con un grande senso di responsabilità e con grandi capacità e conoscenze. Bisognerebbe evitare, come ho detto poc'anzi al ministro della funzione pubblica, che per convincere il Governo - o le sue società, che gestiscono queste aziende - sia necessario un anno e mezzo di lotte, per arrivare ad un risultato che potevamo ottenere prima. Infatti, in questo anno e mezzo, abbiamo perso commesse, perché Sviluppo Italia non ci credeva e non c'è nessun armatore che si avvicini ad un cantiere quando sa che il suo proprietario non è convinto!


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Oggi quindi noi siamo soddisfatti, ma dobbiamo raggiungere il risultato di cui anche lei parlava: vogliamo un piano industriale che definisca anche il rapporto con Fincantieri - altro cantiere facente parte del settore pubblico - perché qualche volta siamo stati anche vittime di un dumping che proveniva da Fincantieri rispetto a offerte che il cantiere oggetto dell'interpellanza aveva fatto. C'è bisogno di sinergia tra tutti i cantieri che sono di proprietà pubblica, c'è bisogno di collaborazione, perché di fatto dipendiamo dallo stesso soggetto, anche se da un lato attraverso Sviluppo Italia e, dall'altro, attraverso Fincantieri, perché il braccio operativo, colui che dà l'input è sempre il Governo, è sempre il Ministero dell'economia.
Noi abbiamo quindi bisogno di quel tavolo e vorremmo che si aprisse prima del 30 giugno - abbiamo un mese davanti a noi - perché vorremmo poter siglare insieme un'idea per il futuro di quel cantiere ed anche un'idea dei rapporti con la Fincantieri, affinché quel cantiere abbia la possibilità di dimostrare che ce la può fare anche sul terreno della competizione, come è avvenuto in tutti questi anni.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

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