Allegato B
Seduta n. 433 del 4/3/2004


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

AMORUSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dagli organi di stampa si apprende che le Ferrovie dello Stato starebbero per sopprimere lo scalo ferroviario di Bisceglie (Bari);
la gestione del traffico delle merci verrebbe affidata dalle Ferrovie dello Stato in convenzione ad una società terza che garantirebbe la copertura dell'intero traffico nazionale e per l'estero;
al contrario di una sana politica ecologica, l'operazione prevista provocherà uno sconsiderato aumento di traffico degli autotreni sulla statale 16 bis con relativo aumento della pericolosità;
lo scalo, creato nel lontano 1865, a ragione può essere considerato il volano che ha permesso in oltre un secolo di vita la crescita ed il consolidamento dell'economia locale;
le numerose aziende locali che finora hanno utilizzato lo scalo sarebbero costrette a recarsi presso lo scalo di Bari con grave disagio per gli operatori ed ingiustificato aumento dei costi di trasporto -:
qualora ciò risponda al vero, se non ritenga opportuno intraprendere le azioni di competenza al fine di scongiurare la chiusura dello scalo di cui alla premessa.
(4-05348)

Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che lo scalo ferroviario di Bisceglie è interessato alla terminalizzazione delle merci su gomma, così come per molti altri impianti della rete che non producono un rilevante volume di traffico per la Divisione cargo di Ferrovie dello Stato.
Difatti, la stazione di Bisceglie ha subìto, negli ultimi anni, la graduale riduzione degli arrivi e delle partenze dei carri merci che, dai 687 del 2000, sono passati ai 420 del 2002.
L'impianto in questione, soprattutto nel corso dell'anno 2002, ha registrato la scomparsa dei carri in partenza ed un calo complessivo dei carri in arrivo per circa 120 carri all'anno per importazione di cascami di legno e partenza di serbatoi inox vuoti e per circa 300 carri all'anno di legno di importazione.
Poiché la movimentazione dei carri in questione è un'offerta integrativa, la Divisione cargo continuerà a consegnare le merci fino a Bari con i treni e da Bari direttamente allo stabilimento del cliente tramite autocarri.
Con tale razionalizzazione di prestazioni tese al rilancio delle merci per ferrovia, fa conoscere Ferrovie, il cliente non dovrà più stipulare due contratti di trasporto, uno per il ferro e l'altro per la gomma, ma un unico contratto valido per il trasporto sul complessivo tragitto dalla stazione di Bisceglie al proprio stabilimento.
In tal modo, a parere della Società ferroviaria, verrà migliorata la qualità delle prestazioni e, in particolare, la resa delle merci, vista la esigua domanda di materiale da trasportare.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.


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ARRIGHI, DELMASTRO DELLE VEDOVE e PORCU. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ad oggi in provincia di Lecco non è ancora attiva la Commissione medica di verifica del Ministero del tesoro;
gli invalidi residenti in provincia di Lecco sono costretti a spostarsi a Como per visite e accertamenti;
i disagi sono per questo spostamento notevoli e aumentano in considerazione della dislocazione della Commissione in Como;
il Dipartimento provinciale del tesoro di Lecco dispone sia dei locali che degli arredi per ospitare il servizio della Commissione medica di verifica in seno alla Direzione provinciale dei servizi vari di questa città;
la motivazione addotta anche pubblicamente per giustificare la mancata attivazione di tali uffici è la mancanza di personale operativo -:
se non ritenga opportuno provvedere tramite gli uffici di competenza a risolvere questa situazione imbarazzante di notevole disagio per gli invalidi residenti a Lecco attivando a tutti gli effetti la Commissione medica di verifica nella città di Lecco.
(4-00467)

Risposta. - Premesso che la problematica sollevata attiene alla carenza di personale presso il citato dipartimento, di recente costituzione, si fa presente che la vigente normativa in materia di reclutamento di personale, ispirata al contenimento della spesa pubblica, non ha consentito di attivare le relative procedure concorsuali.
Si precisa, comunque, che sono state utilizzate da questa amministrazione tutte le autorizzazioni ad assumere personale concesse dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 39 della legge n. 449 del 1997, anche per le procedure di mobilità.
Per quanto concerne la mobilità interna, si fa presente che la graduatoria dei trasferimenti per il dipartimento provinciale di Lecco comprendeva due soli aspiranti, i quali sono stati già assegnati presso quella sede.
Si soggiunge, infine, che sono attualmente in corso le procedure di apertura della Commissione medica periferica di Lecco.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.

BORRIELLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
da circa vent'anni giacciono abbandonati alla periferia di Salerno, gli spazzamare acquistati dalla regione Campania per garantire la balneabilità del nostro mare;
tutto ciò, ad avviso dell'interrogante, non fa che dimostrare un degrado ed uno scarsissimo interesse rivolto alla tutela dell'ambiente marino, malgrado vi sia un'ampia necessità di interventi di disinquinamento soprattutto in presenza dell'effetto di eutrofizzazione determinatosi a causa del caldo eccezionale dell'estate scorsa -:
quali interventi, nell'ambito delle proprie competenze, si intendano adottare affinché venga potenziata l'attività di prevenzione e di intervento a favore del disinquinamento del Golfo di Napoli anche attraverso la riutilizzazione di tutti gli strumenti disponibili.
(4-07485)

Risposta. - In data 30 dicembre 2003, nell'ambito delle Intese Istituzionali di Programma Stato-Regioni di cui alla legge 23 dicembre 1996, n. 662 e successive modificazioni ed integrazioni, che definisce gli strumenti della programmazione negoziata, è stato firmato l'Accordo di Programma Quadro (APQ) nel settore della «Tutela e gestione integrata delle risorse idriche», tra i ministeri dell'economia e delle finanze, dell'ambiente e della tutela del territorio,


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delle infrastrutture e dei trasporti e delle politiche agricole e forestali e la regione Campania.
Tale Accordo persegue gli obiettivi di cui all'articolo 2 del medesimo Accordo, nel rispetto delle disposizioni delle direttive comunitarie e delle leggi nazionali e regionali.
Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e la regione Campania si sono impegnati ad assicurare la tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei, perseguendo gli obiettivi di qualità indicati nella direttiva quadro 2000/60/CE, in modo da migliorare l'ambiente acquatico, proteggere e salvaguardare tutti gli ecosistemi connessi ai corpi idrici.
Ai fini della tutela qualitativa e quantitativa dei corpi idrici superficiali e sotterranei, nonché delle acque costiere e marine, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e la regione Campania si sono impegnate, altresì, a dare attuazione alle direttive comunitarie 76/464/CEE, concernente l'inquinamento provocato da sostanze pericolose scaricate nell'ambiente idrico, 91/271/CEE il trattamento delle acque reflue urbane e 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati da fonti agricole.
L'APQ è finalizzato a superare le situazioni di maggiore criticità rilevate sul territorio regionale attraverso l'individuazione e l'attuazione di interventi urgenti, con il concorso finanziario della Comunità Europea, dello Stato, della regione e dei soggetti privati.
Nell'APQ sono stati individuati gli interventi urgenti in materia di fognatura, collettamento e depurazione previsti nei Programmi stralcio di cui all'articolo 141, comma 4 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, predisposti dagli enti d'ambito ed aggregati nella sintesi regionale, nonché gli ulteriori interventi compresi nella programmazione del presidente della giunta regionale - commissario straordinario di Governo, dal commissariato straordinario di Governo per l'emergenza sottosuolo nel comune di Napoli e dal commissariato di Governo per l'emergenza ambientale del bacino idrografico del fiume Sarno.
La realizzazione di tali interventi è finalizzato anche al disinquinamento del Golfo di Napoli.
Gli interventi ad attuazione immediata per la tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei individuati nei programmi di risanamento ambientale disposti dai Commissari delegati ammontano a euro 456.825.264,40.
Entro tre mesi dalla sottoscrizione dell'APQ saranno attivati interventi per circa 460 milioni di euro di cui euro 25.830.000,00 sono destinati al disinquinamento del Golfo di Napoli.
Entro dodici mesi dalla stipula dell'APQ, tra gli interventi inseriti nei Programmi stralcio in attuazione al citato articolo 141, saranno individuati interventi urgenti per circa 520 milioni di euro.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

CAPUANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
notoriamente nell'area attorno alla provincia di Napoli, il traffico incide in modo pesante sulla qualità della vita di tutti i cittadini e la strada statale 162 Nc, il cosiddetto «asse mediano», concepita per migliorare la viabilità, resta ancora oggi una delle grandi opere incompiute di questo Paese;
infatti, i forti ritardi in ordine alla definitiva apertura della bretella che dallo svincolo di Frattamaggiore dovrebbe condurre a Cardito, Caivano, Frattaminore e Crispano, da anni provocano pesanti disagi a tutti i comuni situati a nord del capoluogo campano, penalizzati dalla mancata agibilità delle due corsie di marcia della bretella frattese dell'asse mediano;
dunque, la superstrada, denominata asse mediano, iniziata da oltre vent'anni e gestita successivamente dall'Anas, presenta a tutt'oggi ancora molti tratti incompleti


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causando enormi danni agli oltre centomila lavoratori che quotidianamente la percorrono -:
quali misure urgenti, nell'ambito delle proprie competenze, ritenga necessario adottare per garantire un immediato miglioramento della mobilità sul territorio dell'area frattese, a nord di Napoli, con particolare riferimento alla completa e definitiva realizzazione della superstrada 162 Nc, denominata asse mediano.
(4-08187)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate dall'interrogante con l'atto ispettivo cui si risponde, l'A.N.A.S. SpA, interessata al riguardo, ha riferito che la strada statale n. 162 cosiddetto «Asse Mediano» non rientra tra la viabilità di competenza statale, essendo stata trasferita al Demanio Regionale in esecuzione del decentramento stradale di cui al decreto legislativo n. 112/1998.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

CIMA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro per le politiche comunitarie. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 1497 del 1939 identifica l'Alta Brianza, comprendente anche il lago di Alserio, come area ambientale da tutelare;
la legge della regione Lombardia n. 33 del 1977 istituisce la riserva naturale «Riva orientale del lago di Alserio»;
la legge della regione Lombardia n. 82 del 1983 istituisce il Parco naturale Valle del Lambro;
il Prg del comune di Erba nel 1987 riconosce l'unicità dell'habitat naturale del lago di Alserio quale area di sosta e nidificazione per oltre cinquanta specie migratorie ed area caratterizzata dalla presenza di specie rare di flora e fauna;
nel 1997 l'assemblea del consorzio Parco Valle del Lambro approva il Piano territoriale di coordinamento, con la riperimetrazione dei confini e la modifica dei vincoli, ma con tecniche attuative che non consentono interventi di costruzione di strade o di modifica di quelle esistenti;
la riduzione dei vincoli nell'area della Piano d'Erba, l'aggiunta di aree già fortemente antropizzate e dell'area industriale che comprende la cementeria Merone, l'approvazione della costruzione di un maneggio, di una strada con ponte in cemento armato, di una piattaforma in cemento per un impianto di trattamento dei rifiuti e di un edificio denominato Castel del Lago mettono a rischio le finalità stesse del Parco;
la Commissione europea ha incluso il lago di Alserio tra i siti di interesse comunitario e l'Unione europea ha finanziato un progetto per «Interventi di conservazione integrata e risanamento ambientale del lago di Alserio» -:
se non ritengano di intervenire per verificare il rispetto da parte del consiglio direttivo del Parco della Valle del Lambro delle norme a cui sono sottoposti i siti di interesse comunitario, in particolare per quanto riguarda la valutazione preventiva di impatto ambientale.
(4-03070)

Risposta. - Al riguardo si riferisce che, al fine di acquisire informazioni ed elementi di valutazione circa l'assoggettamento dei medesimi interventi alle procedure di valutazione di incidenza di cui all'articolo 6 della direttiva Habitat, il ministero si è attivato presso gli enti territorialmente competenti.
Il Consorzio del Parco regionale della Valle del Lambro ed il comune di Erba hanno trasmesso una relazione sui fatti avvenuti in merito. In particolare il Consorzio ha fatto presente che dalla documentazione ricevuta unitamente alla richiesta di finanziamento del Life Natura 1999 denominato «Risanamento del Lago di Al serio», ha dovuto rilevare che i finanziamenti


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sono destinati ad obiettivi che non includono interventi sull'edificio «Castel del Lago».
Nel 1996 l'assemblea consortile del parco regionale della Valle del Lambro, approvava l'acquisizione di circa 26-27 ettari di bosco, di un edificio, che non incombeva sulla riserva naturale, storicamente adibiti a diverse funzioni, nonché dei diritti di pesca su oltre metà del Lago.
Nel 1997 l'assemblea consortile del parco regionale della Valle del Lambro, approvava il piano territoriale di coordinamento come previsto dalla legislazione regionale. Tutti gli interventi programmati dal parco sono stati improntati a quanto previsto dalle norme tecniche attuative, le quali non contemplano costruzioni di maneggi, di nuove strade, di impianti per il trattamento dei rifiuti né di ponti in cemento armato, bensì di pontili, che attraversano corsi d'acqua minori o il ripristino di sentieri con caratteristiche di strade campestri.
Riguardo all'edificio denominato «Castel del Lago», i lavori sono consistiti esclusivamente nella ristrutturazione di un edificio preesistente, con destinazione finale a centro di educazione ambientale del Parco.
Non è prevista la sottrazione al parco di territori da destinare ad altri utilizzi né la costruzione di impianti per il trattamento dei rifiuti, bensì, l'area della Cementeria di Merone che è stata inclusa nel parco regionale su richiesta dei comuni Consorziati al fine di controllare eventuali espansioni della stessa attività.
Il comune di Erba ha fatto presente che in data 28 febbraio 2001 il consorzio parco del Lambro ha presentato una proposta di progetto per la realizzazione di una pista ciclabile. Detto progetto esecutivo è relativo al tratto compreso tra Giussano ed Erba ed è parte integrante del percorso complessivo previsto che collega Monza-Albiate-Briosco-Giussano-Erba e Bellagio. Per quanto attiene il tracciato, in prosecuzione dal comune di Merone, lo stesso interessa il territorio comunale di Erba nell'ambito dei terreni agricoli meglio identificati nella zona cosiddetta Pian d'Erba. Le aree comunali interessate risultano inserite nel PRG vigente.
Il comune di Erba, stante la proposta avanzata da parte del consorzio, ha predisposto la deliberazione consiliare di adozione ai sensi della legge regionale n. 23/1997, articolo 2, comma 2 lettera
b) che ha, successivamente, approvato nella seduta del 29 marzo 2001. L'amministrazione comunale ha avviato contatti con il Parco regionale Valle Lambro al fine di individuare possibili tracciati alternativi e migliorativi sul territorio comunale di Erba per meglio integrare l'opera nell'ambiente naturale circostante. Il progetto è stato altresì valutato dagli esperti ambientali e dalla commissione edilizia con esito favorevole.
Risulta, pertanto evidente l'impegno dei suddetti enti ad effettuare gli interventi in argomento nel rispetto delle valenze naturalistiche e paesaggistiche per le quali è stata istituita l'area protetta regionale.
Il consorzio del parco regionale della Valle del Lambro, con nota del 17 dicembre 2003 prot. n. 5872, ha altresì fatto presente che ha provveduto ad effettuare una valutazione di incidenza del progetto di ciclopedonale tra Monza ed Erba, sul pSIC in argomento; dopo aver eseguito lo
screening iniziale della procedura di valutazione d'incidenza secondo le modalità previste dalle Linee Guida emanate dall'Unione europea. Sono stati analizzati gli effetti sulle specie e sugli habitat che hanno determinato l'istituzione del pSIC. È emerso che non si verificheranno incidenze significative in relazione agli obiettivi di conservazione del sito.
Risultano pertanto assolti gli adempimenti relativi alla procedura di valutazione d'incidenza ai sensi dell'articolo 6 della direttiva Habitat 92/43/CEE e del decreto del Presidente della Repubblica n. 357/1997 (modificato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 120/2003) di recepimento nazionale, finalizzati alla tutela dei valori naturalistici per i quali il sito è stato individuato.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.


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DILIBERTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 10 maggio 2002 è stato presentato dalla società «Trenitalia» un progetto di riassetto della manutenzione dei rotabili in ferrovia denominato Progetto Migliardi che prevede, tra l'altro, una diversa organizzazione degli impianti delle O.G.R. (Officine grandi riparazioni) e che interessa in maniera particolare la O.G.R. di Rimini;
il progetto Migliardi, attualmente in via di esecuzione, prevede, infatti, l'accorpamento delle O.G.R. di Rimini (riparazione e manutenzione di locomotori a motore diesel) Verona (riparazione e revisione carrozze) e Foligno (riparazione e manutenzione motori elettrici) con l'accentramento del potere decisionale e gestionale da pare della O.G.R. di Foligno;
tale accentramento decisionale, relativamente ad officine che si occupano di tre tipologie di lavoro molto diverse, ha comportato un progressivo allungamento dei tempi decisionali relativamente alla produzione per la O.G.R. di Rimini;
in tale contesto si inserisce la generale politica di riduzione del personale che ha coinvolto tutte le ferrovie, ma che per quanto riguarda le O.G.R. ha significato un massiccio trasferimento di attivita produttive e direzionali all'esterno dell'azienda ed è in atto una ricerca per esternalizzare lavorazioni pregiate;
per quanto riguarda la O.G.R. di Rimini, entro aprile 2003 si prevede il pensionamento, per raggiunti limiti di età di circa 50 addetti su 407, oltre alle fuoriuscite prevedibili con il riconoscimento ai ferrovieri della normativa «amianto», senza che vi sia notizia che l'azienda abbia predisposto un piano di nuove assunzioni -:
se al fine di mantenere gli attuali livelli di efficienza delle strutture - con particolare riferimento all'O.G.R. di Rimini - l'azienda Trenitalia, abbia predisposto un piano di nuove assunzioni tale da compensare i lavoratori prossimi alla pensione;
se l'azienda Trenitalia ritenga di poter valorizzare le professionalità al momento presenti all'interno del personale Trenitalia senza ricorrere ad assunzioni di dirigenti esterni.
(4-04812)

Risposta. - Con l'interrogazione in argomento, si pone la questione della riorganizzazione delle Officine grandi riparazioni, in particolare di Rimini, con specifico riferimento alle problematiche afferenti il personale delle stesse.
In merito, nel rilevare in via preliminare che le questioni di riassetto organizzativo, evidenziate nell'atto ispettivo, si inseriscono in un quadro caratterizzato da un delicato momento di transizione dal regime monopolistico a quello di concorrenza nel mercato liberalizzato, si fa presente che Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che la riorganizzazione delle ex Officine grandi riparazioni in
Business unit per tipologie di rotabile ed in Service unit per rotabile mantenuto ha avuto come obiettivo l'ottimizzazione delle attività di manutenzione per tipologia di rotabile.
Tale riorganizzazione, oltre a spostare a livello locale alcune delle funzioni decisionali di indirizzo e controllo che in precedenza erano attribuite alla sede centrale di Firenze per tutte le Officine grandi riparazioni, ha altresì consentito alle
Service unit di concentrarsi sulla conoscenza ingegneristica a vantaggio del cliente esterno e della sicurezza.
In particolare, per quanto attiene alla
Service unit dello stabilimento di Rimini, è stato garantito il mantenimento del livello occupazionale relativo ai livelli di produzione previsti ed al fine di evitare perdite di conoscenza legate all'uscita di personale esperto, la situazione del personale in esodo è oggetto di monitoraggio sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo.
Quanto alle posizioni dirigenziali, nell'ambito del processo di riorganizzazione sono state valorizzate le risorse interne, attribuendo posizioni di maggiore responsabilità


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al personale dotato delle necessarie competenze tecniche e manageriali.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

FASANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del 10 dicembre del 2001, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti in risposta a due interrogazioni dell'interrogante in merito alla gestione degli impianti pubblicitari autostradali, ebbe a condividere «le perplessità sollevate negli atti ispettivi parlamentari» e, in particolare, testualmente affermò «essere inammissibile poter concentrare nello stesso soggetto il ruolo del richiedente e concedente l'autorizzazione»;
tale posizione è stata, poi, ribadita in atti direttivi emanati in forza della previsione di cui agli articoli 23, decimo comma e 35, terzo comma, del Codice della strada;
l'articolo 56 del Regolamento di esecuzione del Codice della strada impone agli enti proprietari di vigilare, a mezzo del proprio personale, sul rispetto della normativa in materia di impianti pubblicitari e stabilisce che la vigilanza può essere svolta da tutto il personale di cui all'articolo 12, primo comma del Codice della strada, cioè: a) in via principale alla specialità Polizia Stradale della Polizia di Stato; b) alla Polizia di Stato; c) all'Arma dei carabinieri; d) al Corpo della guardia di finanza; e) ai Corpi e ai servizi di polizia municipale, nell'ambito del territorio di competenza; f) ai funzionari del ministero dell'interno addetti al servizio di polizia stradale;
sta di fatto che, malgrado la ferma presa di posizione del ministero, secondo quanto risulta all'interrogante, la società Autostrade avrebbe, negli ultimi mesi, installato propri impianti nelle Aree di servizio, non solo in gran numero quanto anche di dimensioni enormi e di elevata visibilità dalla sede stradale, con palese violazione dei più elementari divieti imposti dal Codice della strada a tutela della sicurezza della circolazione (l'articolo 23, settimo comma, del Codice della strada espressamente vieta «qualsiasi forma di pubblicità lungo ed in vista delle autostrade») -:
quali iniziative il ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia adottato ovvero intenda adottare, precisandone i tempi di attuazione, al fine di scongiurare l'inammissibile concentrazione nello stesso soggetto del ruolo di richiedente e concedente l'autorizzazione;
nel caso in cui sia stata presentata istanza di autorizzazione alla installazione degli impianti esistenti nelle aree di servizio della rete gestita dalla società Autostrade:
a) chi l'abbia eventualmente presentata;
b) chi l'abbia rilasciata;
c) se la stessa sia stata regolarmente annotata nel relativo registro cronologico;
nel caso in cui la società Autostrade abbia installato propri impianti a chi competa il rilascio della relativa autorizzazione e l'esercizio della vigilanza sulle installazioni;
in qual modo, a mezzo di quali organi oltre che con quali e quanti addetti (indicando il nominativo dei responsabili del procedimento) e, soprattutto, se, l'Anas eserciti il dovuto controllo sul rispetto, da parte della società Autostrade, della convenzione di volta in volta in corso nonché della normativa di legge e di regolamento;
nel caso in cui non sia stata presentata l'istanza di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 16 dicembre 1992 n. 495, come mai sia stata tollerata la installazione di impianti non autorizzati per di più aventi dimensioni abnormi e, conseguentemente, quali provvedimenti intenda adottare:


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nei confronti della Società Autostrade per la violazione delle norme di legge che è tenuta essa stessa ad osservare e far osservare;
per ottenere il rispetto delle leggi anche da parte della sociètà Autostrade;
per giungere alla rimozione degli impianti pubblicitari installati in aperta violazione di ogni norma di legge e di regolamento;
per impedire illegittime forme di limitazione alla libertà di iniziativa imprenditoriale nel campo dell'esercizio della pubblicità mediante impianti installati nelle Aree di Servizio autostradali;
nei confronti dei funzionari Anas responsabili del procedimento per la omessa vigilanza sul rispetto, da parte della società Autostrade, della convenzione di volta in volta in corso nonché della normativa di legge e di regolamento;
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro dell'interno:
per l'omessa vigilanza da parte degli organi istituzionalmente preposti all'espletamento del servizio di polizia stradale;
per scongiurare il ripetersi dei fenomeni denunziati;
per attuare i più incisivi interventi al fine di garantire, anche sotto questo aspetto, la sicurezza della circolazione stradale, considerato che la prevenzione è certamente arma migliore della repressione;
per ottenere finalmente dai dipendenti uffici l'attuazione della direttiva n. 1381 del 17 marzo 1998 emanata dall'allora denominato ministero dei lavori pubblici e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 82 dell'8 aprile 1998.
(4-07354)

Risposta. - In riferimento alle problematiche evidenziate nell'interrogazione parlamentare in argomento, l'A.N.A.S. S.p.A, interessata al riguardo, fa presente che con nota n. 6123 del 23 settembre 2003, indirizzata a tutte le Società Concessionarie ed agli Uffici periferici competenti in materia, ha provveduto a fornire precise disposizioni atte a garantire il rispetto della normativa di legge e di regolamento, nonché delle convenzioni attualmente vigenti. Ciò sia al fine di intervenire con immediatezza sugli impianti realizzati in difformità alle norme del Codice della Strada, sia per porre in essere attività di contrasto e repressione del fenomeno della pubblicità abusiva lungo le autostrade.
La società stradale rende noto che la Società Autostrade per l'Italia S.p.A. ha riferito sull'attività di repressione, svolta con l'ausilio della Polizia Stradale, conseguendo i seguenti risultati:
dal novembre 2001 al novembre 2002 sono stati demoliti e rimossi n. 830 impianti abusivi;
dal novembre 2002 al novembre 2003 ne sono stati rimossi ulteriori n. 245.

L'obiettivo è stato raggiunto dalla Società Autostrade con non poche difficoltà, dovute alle opposizioni dei proprietari dei terreni e degli installatori dei cartelli i quali hanno contestato l'accertamento dell'abuso sotto vari profili. Tali difficoltà hanno richiesto, per essere superate, l'attivazione di azioni giudiziarie per la rimozione dei cartelli stessi.
Quanto agli impianti pubblicitari installati nelle aree di servizio della predetta Società, l'ANAS informa che gli stessi rientravano nell'ambito di un accordo stipulato da Autostrade per l'Italia con un operatore esterno, concessionario di pubblicità per la sperimentazione anche di nuovi mezzi pubblicitari.
Nella primavera dell'anno 2002 sono stati effettuati sopralluoghi da parte di tecnici della Società, in alcuni casi accompagnati da funzionari della Polizia Stradale, a seguito dei quali è emersa la necessità di apportare alcune modifiche a detti impianti, al fine di garantirne la perfetta conformità alle norme del Codice della Strada.
Tali interventi hanno portato alla modificazione degli impianti risultati di dimensioni eccessive, attraverso la riduzione


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delle superfici destinate all'esposizione delle immagini pubblicitarie, e all'oscuramento della visibilità delle immagini dal lato autostradale tramite piantumazioni arboree.
La società stradale fa presente, infine, che al fine di evitare qualsiasi situazione di possibile contrasto con la normativa, Autostrade per l'Italia ha provveduto, in via provvisoria in attesa del completamento delle piantumazioni arboree di oscuramento, a rimuovere il messaggio pubblicitario su tutti i predetti impianti.
Il ministero dell'interno, per quanto di competenza, ha fatto conoscere che la polizia stradale ha da tempo avviato specifici controlli in osservanza alle disposizioni del codice della strada in materia di installazione di cartelli pubblicitari in vista o lungo arterie stradali ed autostradali.
Il personale di polizia garantisce, inoltre, con la propria presenza l'efficacia dell'azione di rimozione della segnaletica abusiva da parte degli enti proprietari delle strade, provvedendo ad effettuare l'accesso nell'area ove è installato il mezzo pubblicitario.
Nel 2002 sono state contestate ai sensi dell'articolo 53 comma 9 del Codice della strada 2268 violazioni di cui 1178 sulla rete autostradale. Inoltre, il Dipartimento della pubblica sicurezza, d'intesa con l'Associazione Italiana Società Concessionarie Autostradali e Trafori, ha elaborato uno schema di intervento coordinato per la rimozione dei cartelli stradali abusivi.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

LION. - Al Ministrodell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il commissario straordinario per l'emergenza rifiuti per la regione Calabria, onorevole Giuseppe Chiaravalloti, avrebbe intenzione di far costruire in pieno distretto agro-alimentare, in una delle zone agricole più fertili e vocate d'Europa, una struttura per lo smaltimento dei rifiuti che certamente pregiudicherebbe l'immagine dell'appetibilità commerciale sui mercati internazionali delle produzioni agricole che assicurano decine di migliaia di posti di lavoro e la esistenza a molte centinaia di aziende agricole;
la concorrenza internazionale, e particolarmente quella greca e spagnola, avrebbe eccellente pretesto per screditare l'immagine commerciale di una delle più famose colture peschicola d'Europa che si è imposta (grazie ai sacrifici ultratrentennali di generazioni di agricoltori calabresi) come padrona nei mercati specializzati internazionali;
sconcertante sarebbe stata la condotta del commissario straordinario per l'emergenza rifiuti e della prefettura che, dopo aver concordato con i cittadini, i comitati e le amministrazioni comunali un'area alternativa nell'ambito dell'intero comprensorio territoriale Sibaritide, Pollino e Valle d'Esaro, in contraddittorio con i tecnici indicati dagli enti locali, avrebbero invece disatteso gli impegni assunti, pretendendo che i propri tecnici operassero in autonomia ed esclusivamente sul territorio di Castrovillari, producendo così quella che, ad avviso dell'interrogante, rappresenta una relazione «farsa»;
ancor più sconcertante sarebbe che tale disinvolta condotta (che ha provocato gravissimo allarme sociale), è stata posta in essere proprio mentre il sindaco di S. Caterina Albanese, in tutte le sedi ed anche a mezzo degli organi di stampa, comunicava la disponibilità di far sorgere, nel proprio comune, un impianto proporzionato alle esigenze territoriali;
intollerabile apparirebbe inoltre ad avviso dell'interrogante, la condotta della prefettura di Cosenza che non ha, a quanto risulta all'interrogante, idoneamente rappresentato, alle istituzioni superiori, la gravità della vicenda rispetto all'ordine sociale, all'economia del territorio e al diritto alla salute -:
se e quali iniziative il Governo vorrà assumere a tutela dei cittadini di Castrovillari,


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della zona del Pollino, della Sibaritide e della Valle dell'Esaro insorte avverso la gravissima minaccia contro la loro economia ed il loro diritto alla salute e alla sicurezza sociale provocate dalla decisione, irrazionale e non accettata, di costruire un mega-impianto di selezione per i rifiuti solidi urbani (R.S.U.).
(4-07663)

Risposta. - Si rappresenta che, al fine di superare la situazione di emergenza nel settore rifiuti in Calabria, è stato redatto un apposito piano, approvato con ordinanza dell'11 maggio 1998, dove si prevedeva la realizzazione di dieci impianti di compostaggio e di due termovalorizzatori, nonché l'apertura ed il completamento di una serie di discariche già previste dalla programmazione regionale.
Il suddetto Piano, tra l'altro, ha confermato la costruzione di un impianto di selezione e trattamento dei rifiuti solidi urbani, previsto dalla stessa comunità montana del Pollino, nel territorio del comune di Castrovillari.
Tale scelta rispondeva alle esigenze di collocazione degli impianti in modo da ottimizzare i trasporti e, inoltre, il sito prescelto, posto in contrada Dolcetti nel comune di Castrovillari, era già in parte interessato da una discarica.
A seguito di proteste espresse dal consiglio comunale di Castrovillari, il prefetto di Cosenza, in veste di sub-commissario e di concerto con l'ufficio del commissario per l'emergenza ambientale, convocava diverse riunioni in prefettura, con la partecipazione anche del sindaco di Castrovillari, al fine di vagliare altre soluzioni atte a risolvere l'improcrastinabile problema della individuazione del sito dove realizzare l'impianto.
In tali riunioni venivano accettate dall'ufficio del commissario tutte le richieste del consiglio comunale di Castrovillari, consistenti sia nel ridimensionamento dell'impianto al servizio dei soli 26 comuni facenti parte del consorzio del sub-ambito del Pollino cui appartiene Castrovillari, sia nel non ubicare l'impianto e la relativa discarica di servizio nelle zone di interesse agro-alimentare o nelle zone a valenza turistica ambientale e archeologica.
Lo stesso ufficio del commissario dichiarava, inoltre, la propria disponibilità nell'individuazione di un altro sito in seno al territorio di Castrovillari il cui sindaco richiedeva, però, che avvenisse da parte di un organismo terzo, che offrisse garanzie di imparzialità e di giudizio tecnico particolarmente qualificato.
Veniva, pertanto, accolta l'indicazione del prefetto di Cosenza che individuava nella locale Università siffatto organismo.
Dopo ulteriori riunioni tra l'ufficio del commissario e i sindaci interessati, tenutesi a Catanzaro in data 28 ottobre 2003 e a Cosenza in data 11 novembre 2003, si perveniva, in data 24 novembre 2003, a individuare finalmente, il nuovo sito nel comune di Altomonte, previa indicazione dell'Università della Calabria e attesa la disponibilità offerta dal sindaco del suddetto comune.
Viene sottolineato, infine, che non corrisponde a realtà la disponibilità del comune di Santa Caterina Albanese ad ospitare l'impianto in argomento, come si è avuto modo di constatare in un'apposita riunione convocata nella prefettura di Cosenza con tutto il consiglio comunale del suddetto centro.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

LOSURDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società F.S./Trenitalia ha soppresso numerosi servizi di carrozze letto, rendendo più difficoltosi i collegamenti tra alcune importanti città, anche attraverso la soppressione di tradizionali tratte di collegamento;
tale politica provoca conseguenze assolutamente negative, tanto per gli oltre 100.000 passeggeri che usufruiscono dei servizi dei vagoni letto, quanto per i dipendenti della Società Wagon Lits, che ha avviato la procedura per il licenziamento di 168 lavoratori, per un totale di circa


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600, senza alcuna garanzia di ricorso ad ammortizzatori sociali quali la CIG, la mobilità, ed altro;
questa politica incide pesantemente su tutto il sistema dei trasporti italiano che, nella fattispecie, invece di provvedere a migliorare la qualità e il comfort delle vetture e a studiare e predisporre orari più adeguati alle esigenze degli utenti, ricorre alla brutale soppressione dei servizi -:
quali misure di intervento intenda adottare affinché il sistema di trasporto ferroviario in Italia, e soprattutto il servizio dei wagon lits, vengano mantenuti ad un livello di sicura utilità per la utenza attraverso il contenimento della politica di soppressione dei servizi senza alternative e affinché nel contempo vengano incentivate le misure di miglioramento dei servizi stessi.
(4-08011)

Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che con l'orario entrato in vigore dal 14 dicembre 2003 Trenitalia S.p.a. ha dismesso 45 vetture letto di 1a generazione, 57 in totale comprese quelle di scorta e quelle in riparazione, che sono tra le più vecchie del parco rotabile e responsabili del 50 per cento dei guasti.
Il provvedimento in questione si è reso necessario per i seguenti motivi:
negli ultimi due anni il mercato delle vetture letto ha registrato una flessione strutturale del 14 per cento circa;
per fronteggiare la situazione relativa al servizio notte durante il periodo estivo del 2003 Trenitalia s.p.a. ha lanciato campagne promozionali che non sono riuscite però a bloccare l'andamento negativo per le vetture letto, anche se contenuto ad un meno 2-3 per cento, mentre hanno sortito ottimi risultati per quanto riguarda i posti a sedere e le carrozze cuccette;
già durante il corso dell'anno 2003, per mancanza di passeggeri, è stato soppresso il servizio carrozze WL per un totale di circa 4.000 corse su base annua; in questa circostanza, per risolvere la questione relativa al personale, la Compagnia delle WL ha raggiunto un accordo sindacale consistente in una ridistribuzione delle ferie degli addetti al servizio vetture letto che ha consentito di non assumere lavoratori stagionali durante il periodo estivo; questa riduzione di corse ha comportato tra l'altro un risparmio dei costi di pulizia per Trenitalia s.p.a. pari a circa 500.000 euro su base annua.

Per il 2004, Trenitalia S.p.a. prevede la riduzione di ulteriori 8.400 corse di vagoni letto e, sempre per quella data, si prevede di sostituire le carrozze WL su quattro coppie di treni con carrozze cuccette comfort sulle quali verrebbe offerto al cliente un servizio standard vagone letto (lenzuola, coperte, cuscini, kit igienico). Per l'accudienza di questo nuovo servizio è in corso una trattativa commerciale con la Compagnia WL.
Complessivamente, il numero delle corse di cuccette comfort con servizi standard WL sarebbe di 8.600, con il vantaggio per il cliente di poter disporre di circa 200 corse in più rispetto al 2003 e poter beneficiare di una riduzione del costo medio del servizio.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MANINETTI, D'AGRÒ, RANIELI, NARO, EMERENZIO BARBIERI, DI GIANDOMENICO, ANNA MARIA LEONE, GIUSEPPE DRAGO, DE LAURENTIIS e DEGENNARO. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane s.p.a., in controtendenza rispetto alla politica del Governo e del suo unico azionista, il ministero dell'economia e finanze, ha avviato un piano di prepensionamento anticipato del personale che ha maturato 35 anni di contribuzione, erogando a tal fine consistenti incentivi economici;
tale politica aziendale, generando migliaia di pensionamenti, produce forti


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squilibri sugli organici del personale con conseguente incidenza negativa, soprattutto in alcune realtà territoriali, sulla qualità del servizio erogato ai cittadini e con un notevole aggravio finanziario del fondo pensionistico dello Stato;
si è a conoscenza che ad alcuni dipendenti, in particolare dirigenti, che vogliono continuare a lavorare sono stati proposti incentivi in via informale, per indurli ad aderire al piano di prepensionamento;
contestualmente all'operazione di prepensionamento si registrano da parte di Poste Italiane s.p.a. numerose assunzioni di personale proveniente da Telecom s.p.a., da Siemens e da altre società del settore delle comunicazioni -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali iniziative, anche normative, intenda concretamente assumere al fine di tutelare i dipendenti, in particolare dirigenti, che intendano continuare la propria attività lavorativa fino al compimento del 65 anno di età;
quali sono i costi per il bilancio dello Stato della politica aziendale di prepensionamento posta in essere da Poste Italiane s.p.a., soprattutto in relazione agli incentivi economici erogati;
quali opportuni provvedimenti il Governo intende assumere per allineare la politica di Poste Italiane s.p.a. a quella del Governo.
(4-07824)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno rammentare che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, l'operato riguardante la gestione aziendale rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
Ciò premesso, si fa presente che Poste Italiane spa - interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante - ha riferito che, nell'ambito delle iniziative adottate al fine di raggiungere condizioni di operatività compatibili con una gestione economicamente equilibrata, è da includere anche la rimodulazione qualitativa e quantitativa delle competenze interne.
Tale azione, infatti, ha costituito una delle premesse del processo di risanamento e sviluppo dell'azienda ed ha consentito il raggiungimento, da parte della stessa, di una buona posizione sul mercato.
È noto che Poste Italiane negli ultimi anni ha introdotto cambiamenti profondi nella propria struttura operativa, nelle modalità della propria presenza sul territorio, nell'offerta di servizi aggiuntivi, rispetto a quelli tradizionalmente svolti, che hanno reso necessarie delle modifiche nel precedente assetto aziendale che è stato, pertanto, orientato verso segmenti di mercato prima non coperti che richiedono professionalità, conoscenze tecniche e competenze in precedenza non necessarie e, quindi, non presenti nel personale applicato.
In tale ottica, ha precisato Poste Italiane, negli anni 2001-2002 è stato intrapreso un processo di riassetto del personale, gestendo, di concerto con le organizzazioni sindacali, la procedura prevista dalla legge n. 223/1991 mediante gli strumenti della mobilità collettiva e dell'incentivazione all'esodo.
Attraverso il contemporaneo ricorso all'istituto del «contratto di apprendistato» è stato raggiunto - stando a quanto riferito dalla società Poste - il risultato di operare una sensibile riduzione della consistenza del personale senza, peraltro, la necessità di ricorrere a soluzioni traumatiche.
Nel corso del 2003 la società ha attuato una serie di iniziative volte a migliorare il livello professionale del proprio personale, accentuandone la specializzazione, attraverso percorsi di riconversione e di formazione studiati per favorire l'utilizzazione delle risorse disponibili: l'impegno di spesa per la formazione - che per il solo anno 2003 è stato di circa 13,5 milioni di euro - sta a dimostrare l'interesse dell'azienda in tale settore.
Di contro - ha proseguito Poste Italiane - l'esodo volontario del personale che soggettivamente ha ritenuto troppo oneroso affrontare le difficoltà derivanti dai percorsi formativi suddetti per poter essere inserito nei nuovi contesti lavorativi, è stato gestito in modo prudente ed ha garantito risultati


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di gran lunga superiori rispetto al ricorso ai processi di mobilità collettiva.
Per quanto concerne in particolare i dirigenti, Poste Italiane, nell'intento di gestire con la massima trasparenza e la più ampia condivisione possibile la inevitabile fase di transizione, ha comunicato di aver raggiunto con le organizzazioni sindacali «Assipost e Fndai - Federmanager» uno specifico accordo che contiene i criteri per la risoluzione consensuale dei rapporti di lavoro dei dirigenti in possesso dei requisiti per accedere alla pensione di anzianità o di vecchiaia.
D'altra parte, ha concluso la società, l'acquisizione del personale dall'esterno rientra nella normale prassi di ricambio delle professionalità aziendali, attuando un
turn over che, tuttavia, non presenta riflessi negativi per il personale dirigente interno che conserva tutte le possibilità di sviluppo professionale offerte dal nuovo modello organizzativo.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se corrisponda al vero che si potrebbero limitare gli incidenti stradali provocati dalla nebbia utilizzando una nuova tecnologia che impiega una miscela di laser e azoto;
se corrisponda al vero che questa tecnica, chiamata light detection and ranging (LIDAR), abbia dato risultati apprezzabili dove sperimentata;
se sia possibile adottarla nei tratti stradali ed autostradali maggiormente interessati dalla presenza di banchi di nebbia.
(4-06489)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate dall'interrogante con l'atto ispettivo cui si risponde, l'A.N.A.S. SpA, interessata al riguardo, ha riferito che ormai da tempo stanno conducendo studi sulle nuove tecnologie e metodiche innovative atte a sviluppare sistemi per una maggiore sicurezza stradale.
Tali studi sono volti, tra l'altro, a migliorare il grado di visibilità anche in condizioni meteorologiche avverse (scarsa illuminazione, nebbia, pioggia, eccetera).
A tal fine, l'ANAS sta sviluppando, in collaborazione con il Centro Ricerche Fiat, un progetto sperimentale di durata biennale, denominato «Infonebbia», le cui prime fasi installative sono previste entro i primi mesi del corrente anno.
Il progetto prevede lo studio e la realizzazione di due siti di sperimentazione di 10 km. ciascuno di lunghezza, con installazione di sistemi intelligenti di trasporto
safety car e centri di controllo. Nell'ambito dei sistemi installati verrà verificata l'efficienza operativa e la convenienza economica di due sistemi di segnalazione luminosa.
L'ANAS rammenta che è competenza precipua della società medesima assicurare la fruibilità della rete stradale e, a tal scopo, si avvale di una sala operativa nazionale e di sale operative compartimentali presenti su tutto il territorio.
Va sottolineato, comunque, che ogni dispositivo segnaletico luminoso deve essere sottoposto a procedura di omologazione presso il Ministero delle infrastrutture e trasporti a norma dell'articolo 41 del Codice della Strada.
Per quanto riguarda in particolare la tecnica segnalata dalla S. V. Onorevole, la società stradale fa conoscere di non essere in possesso di rapporti tecnici circa i risultati di indagini sperimentali condotte da strutture tecniche competenti.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
se sia a conoscenza che le carrozze utilizzate sulla tratta ferroviaria Roma-Tivoli siano, nella maggior parte dei casi, sprovviste dell'impianto di condizionamento dell'aria;


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se sia a conoscenza dell'inaccettabile carenza d'igiene all'interno degli scompartimenti -:
quali iniziative urgenti intenda assumere affinché le FS garantiscano una più attenta pulizia dei vagoni e provveda, inoltre, alla sostituzione di quest'ultimi con quelli dell'ultima generazione, dotati d'impianto di condizionamento, al fine di evitare ulteriori disagi ad un'utenza già, quotidianamente, penalizzata dal dover viaggiare in condizioni d'inaccettabile sovraffollamento.
(4-06861)

Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che sulla tratta Roma-Tivoli, oltre alle 28 vetture a piano ribassato, sottoposte ad un processo di restyling e provviste di condizionamento che hanno sostituito le UIC-X, attualmente sono utilizzate carrozze motrici Ale 801 ed Ale 940, per le quali la Direzione regionale Lazio della Divisione trasporto regionale di Trenitalia s.p.a. ha già avviato un piano di ristrutturazione che prevede il globale rifacimento degli interni e l'installazione del condizionamento.
Per quanto riguarda la pulizia delle vetture, le relative attività sono organizzate e coordinate dalla predetta Direzione regionale Lazio secondo quanto stabilito a livello nazionale, pur seguendo una frequenza ed una tipologia specifiche.
I vagoni, fa conoscere Ferrovie dello Stato s.p.a., sono, pertanto, sottoposti giornalmente alla disinfezione dei bagni, dei pavimenti e dei sostegni, ogni tre giorni alla pulizia di base ed una volta al mese alla disinfezione totale.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

PERROTTA. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 25 luglio 1139 Papa Innocenzo II consegnò di sua mano lo Stendardo, investendo Ruggiero II «del Reame di Sicilia, del Ducato di Puglia e del Principato di Capua, riconoscendolo per Re». Questa può essere considerata e festeggiata come la vera data di nascita di quello che sarà poi il Regno di Napoli e di Sicilia e successivamente Regno delle Due Sicilie. Nel 2004 si celebrerà l'865esimo anniversario della nascita delle Due Sicilie -:
se il Ministro intenda emettere un francobollo celebrativo dell'865esimo anniversario della nascita del Regno delle Due Sicilie, in ricordo di uno Stato che, al momento dell'Unità d'Italia, era il più esteso, il più popolato e il più sviluppato della penisola italiana.
(4-07972)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno far presente, in linea generale, che la Consulta per l'emissione di carte valori postali e la filatelia ha funzione consultiva sul programma annuale di emissione delle carte valori postali che viene predisposto, di norma, con due anni di anticipo sull'anno di emissione.
Come è noto le proposte che pervengono da qualsiasi soggetto, (pubblico e privato), vengono sottoposte alla valutazione del predetto Organo che si riunisce due volte l'anno e che per l'anno 2004, ha già formulato il programma filatelico sin dalla riunione del 9 dicembre 2002 e successivamente integrato nel corso delle riunioni del 23 giugno e del 27 novembre 2003, occasione, quest'ultima, per approvare le emissioni relative al programma del 2005.
Ciò premesso, nel significare che per l'anno in corso non è prevista l'emissione di un francobollo commemorativo dell'865o anniversario della nascita del Regno delle Due Sicilie, si sottolinea che fra i criteri di valutazione adottati per la definizione del programma filatelico figura quello di commemorare ricorrenze ed anniversari riferiti ad anni non frazionati (50o anno, centenari, bicentenari e così via) requisito non ravvisabile nell'anniversario proposto.
D'altra parte la ricchezza e l'entità numerica delle proposte presentate sono tali da comportare, a volte, incresciose ma inevitabili esclusioni, con le quali non si intende certo mettere in discussione la valenza


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simbolica o l'interesse storico, artistico e culturale di volta in volta evidenziati dai proponenti, mentre la scelta di contenere il numero delle emissioni di carattere commemorativo e celebrativo - che, peraltro riflette un'esigenza rappresentata da tempo da tutte le categorie interessate - concorre a determinare l'eliminazione di temi, soggetti e ricorrenze pure meritevoli di considerazione.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

PEZZELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le quantità massive di prodotti tossici, spesso rilasciati nell'etere e più spesso polverizzati dalle lavorazioni hanno certamente indotto un danno ambientale incalcolabile. La omessa realizzazione dei protocolli di protezione dell'ambiente, o la loro parziale attuazione nel corso degli anni, hanno avvelenato il suolo della provincia napoletana. È di recente acquisizione un monitoraggio effettuato sulla rete televisiva regionale ed inerente ai danni ambientali da attribuirsi all'inquinamento dei suoli e delle falde acquifere circostanti e limitrofe alle zone industriali di Acerra e Casoria. Fenomeni di mutagenesi animale e vegetale che non possono certo passare sotto silenzio. Soprattutto l'area ex Rhodiatoce a Casoria è allo stato oggetto dell'interesse della procura della Repubblica di Nola e di Napoli. In particolar modo la Procura di Napoli, e per essa la dottoressa Ida Frongillo Sostituto Procuratore per il procedimento iniziato da querela delle vedove e degli ex operai Montefibre Spa nell'anno 2002 ha disposto un provvedimento di sequestro dell'area ex Rhodiatoce sita in Casoria al corso Europa, in virtù dell'elevato stato di pericolo connesso alla presenza di materiali pericolosi, ed in particolar modo di amianto in avanzato stato di disgregazione, accertato dai NOE attraverso un'attenta ispezione dei luoghi. La situazione di pericolo, ed in particolar modo delle cautele adottate per la sua eliminazione, sono apparse sin dal primo momento anomale, e ciò perché:
1) i numerosi cittadini residenti nella zona esposta al sito suddetto, rappresentavano varie anomalie nell'area, e ciò sia per la presenza di veicoli che di persone nell'area in oggetto, anche quando questa era sottoposta a sequestro;
2) l'attività di bonifica dell'area dall'amianto, disposta dalla procura della Repubblica di Napoli avveniva in modo anomalo a fronte di una normativa sulla sicurezza ambientale (decreto legislativo 277/91 e succ. mod.) che imponeva l'allestimento di apparati atti a preservare l'ambiente circostante dalle fibre di amianto che inevitabilmente si disperdono nell'ambiente a causa della rottura di parti in amianto, l'attività lavorativa posta in essere nel sito Rhodiatoce veniva, a quanto appariva dall'esterno e fotografato da alcuni passanti, in assenza di qualsiasi attività di incapsulamento delle parti in amianto, ma con il semplice taglio con flex della copertura in eternit e lancio dalla stessa altezza delle parti tagliate;
3) il trasporto delle parti rimosse avveniva con piccoli veicoli, tra l'altro scoperti. Il che attesta, in primo luogo, che il materiale è stato trasportato in luoghi non molto distanti, ed in secondo luogo, la mancanza di copertura sui veicoli ha provocato un ulteriore spargimento delle fibre nella cittadina;
un altro aspetto anomalo della vicenda è l'assoluta assenza delle istituzioni preposte alla tutela ambientale. Infatti, nel settembre 2003, e cioè in epoca precedente all'acquisizione delle fotografie dell'ottobre 2003, gli avvocati Pietro Striano e Diego Abate (nella qualità di difensori delle vedove, operai) segnalavano all'ASL di Casoria e all'A.r.p.a.c. Regione Campania la necessità di operare un fitto controllo sull'attività di bonifica del sito ex Rhodiatoce, stante l'elevata densità di popolazione presente ridosso dell'area interessata alla bonifica. Nonostante l'appello rivolto alle istituzioni preposte per un controllo dell'attività di bonifica sia stato anche


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oggetto di alcuni articoli giornalistici apparsi sui quotidiani Roma e Mattino, non vi è stata finora alcuna risposta ed azione in merito. È evidente, come confermano anche i numerosi rilievi fotografici fatti dall'esterno, che la realizzazione dell'attività di bonifica e rimozione dell'amianto dall'ex sito industriale viene effettuata in violazione di tutte le più elementari norme di sicurezza sia per gli operatori la bonifica, sia soprattutto del diritto alla salute dei cittadini abitanti le aree viciniori le mura della ex Rhodiatoce, nonché di tutta la popolazione casoriana, atteso che l'ex opificio si trova proprio al centro della cittadina. Tutto ciò ha determinato il paradosso, secondo il quale per bonificare, si è ulteriormente aggravato il danno alla salute e quello ambientale -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa esposti e quali misure intendono adottare, separatamente o congiuntamente, a tutela della salute dei cittadini casoriani;
se gli stessi ministri intendano da subito attivarsi affinché attraverso i «NOE» e «l'A.R.P.A.C» siano disposte azioni di rilevazione della presenza di quantità di fibre di amianto per ml nell'aria circostante e sottostante l'area interessata nonché provvedere in subordine alla sospensione di tutte le attività di bonifica fino a rilevamenti effettuati e comunque dopo l'accertamento della regolarità delle procedure utilizzate per eseguire la bonifica, e lo smaltimento del materiale di risulta.
(4-07914)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in argomento, riguardante la bonifica del sito ex Rhodiatoce a Casoria, sulla scorta delle informazioni trasmesse dal Dipartimento di Prevenzione dell'ASL NA3, si rappresenta che, l'Unità Operativa Amianto della predetta ASL, incaricata di svolgere un'attività di vigilanza sui lavori di bonifica dell'area ex Rhodiatoce di Casoria, ha verificato che la prima fase dei lavori, consistente nella rimozione delle lastre di cemento-amianto, è avvenuta nel rispetto della normativa vigente e del piano presentato dalla ditta specializzata incaricata della bonifica.
In particolare, è stato verificato che le lastre in cemento-amianto risultavano incapsulate con impregnante di colore azzurro ed imballate su pedane avvolte in doppio telo di polietilene per essere, poi, conferite in discarica.
Si precisa che nel cantiere non è stato ancora dato inizio alla seconda fase del piano, consistente nella rimozione con tecnica GLOVE-BAG di altro tipo di materiale contenente amianto.
Successivamente, nel corso di un sopralluogo effettuato il 6 ottobre 2003 dal Servizio di Igiene e Medicina del Lavoro dell'ASL NA3, è stata rilevata la presenza di altri materiali contenenti amianto non precedentemente censiti e, quindi, non inseriti nel piano suddetto.
Tale materiale è risultato friabile e deteriorato, pertanto è stata disposta dal medesimo Servizio la sospensione dei lavori previsti dal piano.
Contemporaneamente, sono state contestate alla proprietà ed alla ditta esecutrice dei lavori le violazioni alle norme specifiche di prevenzione, secondo le procedure del decreto legislativo n. 758 del 1994, con relativa comunicazione al PM titolare della delega.
Gli esiti degli ulteriori sopralluoghi effettuati dal Servizio di Igiene e Medicina del Lavoro confermavano la presenza all'interno dell'area ex stabilimento Rhodiatoce di materiali provenienti da attività di demolizione, positivi per contenuto di amianto.
Pertanto, il Dipartimento di prevenzione dell'ASL NA3 chiedeva al sindaco di Casoria l'emissione di un'ordinanza sindacale, ai sensi degli articoli 14 e 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997, a carico della proprietà, per aver realizzato presso il sito in questione, una discarica abusiva di rifiuti pericolosi contenenti amianto.
Sulla base di tali avvenimenti, in data 10 ottobre 2003, con ordinanza n. 65, il Sindaco di Casoria ordinava, a salvaguardia della salute pubblica e dell'ambiente, alla società ICE SNEI spa:
a) di provvedere all'immediata messa in sicurezza dei rifiuti pericolosi stoccati;


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b) di installare opportuna segnaletica di pericolo indicante la presenza di amianto;
c) di provvedere alla completa caratterizzazione del sito come disposto dal decreto ministeriale n. 471 del 1999;
di predisporre un piano di lavoro, da presentare all'ASL NA3, per la conseguente bonifica dell'area in questione secondo quanto disposto dalla legge n. 257 del 1992 e successive modificazioni ed integrazioni, dal decreto legislativo n. 277 del 1991 e del Piano Regionale Amianto.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

PISAPIA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
in data 1 gennaio 2004, sono entrate in vigore le nuove tariffe postali: in particolare, nel caso di invio ordinario, la tariffa è salita da 0,41 a 0,45 euro, mentre in caso di invio prioritario, è scesa da 0,62 a 0,60 euro;
nonostante l'entrata in vigore delle nuove tariffe, i francobolli nelle nuove «pezzature» sarebbero assolutamente irreperibili nelle tabaccherie, provocando conseguentemente gravi disagi per gli utenti e gli esercenti;
non essendo ancora in circolazione i nuovi francobolli, infatti, gli esercenti si trovano nell'impossibilità di corrispondere agli utenti la corretta affrancatura, non potendo infatti neanche ricorrere all'integrazione di un francobollo da 0,40 con quattro da 0,1, oppure con due da 0,2, o, ancora, con uno da 0,1 e uno da 0,3, in quanto questi piccolissimi tagli non esistono;
ne consegue che gli utenti, per avvalersi del servizio postale, sono costretti ad acquistare francobolli di valore superiore a quello stabilito dal recente provvedimento, pagando ingiustamente un surplus (per l'invio di posta ordinaria, devono spendere 0,52 euro - valore dei francobolli precedentemente previsti per tale tipo di spedizione, e ancora disponibili - invece dei 0,45 richiesti e, analogamente, per quello prioritario, 0,62 euro, anziché 0,60);
la gravità della situazione è stata lamentata anche dal Segretario generale della Federazione italiana tabaccai (Fit), Sergio Baronci, che ha proclamato lo stato di agitazione, minacciando anche lo sciopero generale degli esercenti -:
se il Ministro sia a conoscenza del problema sollevato in premessa;
quali siano state, e con quali modalità siano state adottate, le regole per la distribuzione dell'emissione in questione;
se non ravvisi motivi di critica e di intervento nei confronti di tale situazione che ha creato, e continua a creare, gravi disagi per esercenti ed utenti e costringe i cittadini al pagamento ingiustificato di un surplus rispetto alle tariffe attualmente vigenti per il servizio postale;
se intenda adottare con urgenza le iniziative di propria competenza affinché i nuovi francobolli vengano distribuiti nelle 56.000 tabaccherie presenti nel nostro Paese.
(4-08456)

Risposta. - Al riguardo, nel rammentare che la distribuzione e la commercializzazione delle carte valori postali rientra nella competenza della società Poste Italiane, si fa presente che la medesima società, interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, ha significato quanto segue.
Le difficoltà di reperimento dei nuovi tagli di francobolli registratesi nei primi giorni dell'anno in corso, sono state determinate dalla circostanza che il complesso processo distributivo dei nuovi valori conseguenti alle tariffe entrate in vigore dal 1o gennaio 2004 (
Gazzetta Ufficiale 301 del 30 dicembre 2003), ha coinciso con le festività natalizie che hanno contribuito a rallentare l'approvvigionamento dei punti di vendita su tutto il territorio nazionale.
Tale situazione ha originato alcune criticità che, tuttavia, sono state prontamente


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superate grazie anche - come ha precisato la società Poste - alla fattiva collaborazione fra l'azienda e la federazione italiana tabaccai.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

PISCITELLO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
nel «triangolo maledetto» Priolo-Augusta-Melilli, dove sorge l'Enichem, l'anno scorso il 6 per cento dei neonati ha presentato malformazioni genetiche, una percentuale che è quattro volte superiore alla media nazionale;
così come riportato anche da Attilio Bolzoni ne l'articolo «I bambini avvelenati di Augusta» (La Repubblica, 22 aprile 2003, pagina 1) soltanto nel 2000 erano 28 i neonati che presentavano vari tipi di malformazioni su 532 venuti alla luce. Senza contare una ventina di interruzioni volontarie di gravidanza. Tra il 1991 e il 2001 almeno mille bimbi della provincia di Siracusa sono nati con handicap fisici o mentali;
l'eccesso di mortalità per cancro e per altre patologie correlate all'esistenza del polo petrolchimico causa, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, 27 decessi l'anno;
il Ministro dell'ambiente nella conferenza tenuta il 9 gennaio 2002 ha commentato così i dati della Organizzazione Mondiale della Sanità: «Si tratta di dati spaventosi che pongono in primo piano il problema della bonifica di questi siti dove per decenni si sono accumulati veleni(...)»;
la 13 Commissione Ambiente del Senato della Repubblica, dopo le visite effettuate nelle aree industriali del Paese, nel suo «Documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla situazione ambientale di Porto Marghera e la bonifica di siti inquinati» - approvato all'unanimità il 23 luglio 2002 - afferma a proposito dell'area Augusta-Priolo-Melilli: «Purtroppo, fenomeni recenti quali quali avvenuti all'interno degli impianti che sono costati la vita ad alcuni lavoratori e hanno dato vita anche a commissioni d'indagine del Ministero dell'ambiente (la commissione guidata dal professor Clini ha ritenuto necessario predisporre un esame epidemiologico sulla popolazione, predisporre piani di sicurezza e di prevenzione dell'inquinamento diffuso e delle falde idriche) e, soprattutto, la recente individuazione in un pozzo di irrigazione della presenza di idrocarburi dimostra come i siti di Priolo e Augusta, non siano più un'area a rischio di crisi ambientale ma un'area in crisi ambientale per cui si rendono indispensabili interventi legislativi e finanziari che consentano di affrontare con tempestività la drammatica emergenza;
il territorio dell'area a rischio è disseminato di discariche, abusive e non, nelle quali per un cinquantennio sono stati «abbandonati» milioni e milioni di tonnellate di rifiuti.
è ancora grave la problematica relativa all'inquinamento da idrocarburi di numerosi pozzi d'acqua del territorio di Priolo;
le indagini compiute dalla procura e dalla guardia di finanza di Siracusa, ed i conseguenti arresti svelano uno scenario inquietante ai danni della salute e all'ambiente;
i dirigenti dello stabilimento dell'Enichem di Priolo avrebbero, secondo gli inquirenti, costituito un'associazione a delinquere finalizzata allo smaltimento di rifiuti pericolosi contaminati da mercurio; con ciò di fatto scaricando sulla collettività i costi dello smaltimento e della bonifica dei siti che quei rifiuti sono andati a contaminare, senza curarsi delle pesanti conseguenze sanitarie -:
quali strumenti programmatici e finanziari si intendano mettere in campo per dotare la zona delle indispensabili strutture di trattamento e corretto smaltimento dei rifiuti;


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se siano stati effettuati studi, e se così fosse da quale istituto, per determinare le possibili ricadute sulla salute dei cittadini derivanti dalle lavorazioni del petrolchimico;
se siano state prese precauzioni per tutelare la salute dei cittadini della zona Priolo-Augusta-Melilli e se siano stati predisposti presidi sanitari locali ad hoc per far fronte all'indispensabile lavoro di monitoraggio e prevenzione».
se e quali misure sono state prese per fronteggiare l'inquinamento prodotto dalle attività del petrolchimico e soprattutto se sono state effettuate analisi e campionamenti della flora e della fauna ittica della zona interessate e delle aree limitrofe;
se sono state avviate procedure di bonifica del territorio e dell'ambiente marino, nonché se siano stati adottati gli opportuni provvedimenti per diminuire l'impatto ambientale della proliferazione delle discariche sull'intero territorio;
quali iniziative intendano adottare al fine di procedere più celermente possibile alla rimozione della gravissima situazione di pericolosità ambientale e sanitaria e al risanamento delle aree interessate;
quali interventi intendano avviare al fine di salvaguardare i posti di lavoro nell'area interessata, nell'ottica di promuovere, nel rispetto dell'ambiente, investimenti per l'innovazione nell'industria chimica.
(4-06278)

Risposta. - La regione siciliana il 25 maggio 1988 presentava istanza per la dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale del territorio della provincia di Siracusa nei comuni di Augusta, Floridia, Melilli, Priolo Gargallo, Siracusa e Solarino.
Il Consiglio dei Ministri, con la deliberazione adottata il 30 novembre 1990 dichiarava ad elevato rischio di crisi ambientale l'area della provincia interessata. Con il decreto del Presidente della Repubblica il 17 gennaio 1995, veniva approvato il piano per il risanamento nell'area.
Con i decreti del presidente della regione siciliana n. 16 e 17 del 23 gennaio 1996 veniva adottato l'Accordo di Programma per l'attuazione dei piani di risanamento, così come previsto nell'articolo 4, comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 17 del 1995.
Poiché l'articolo 74, comma 1, del decreto legislativo n. 112 del 31 marzo 1998 (disciplina delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale) ha abrogato l'articolo 7 della legge 8 luglio 1986, n. 349, le competenze in materia risultano trasferite alle regioni, sia per quanto riguarda eventuali future dichiarazioni che per quanto attiene alle aree già dichiarate ad elevato rischio di crisi ambientale con la procedura previgente.
Per quanto riguarda il trasferimento delle risorse per l'attuazione del piano, il ministero dell'ambiente, entro il 18 novembre 1996, provvedeva al completo trasferimento delle risorse alla Regione Sicilia, come previsto nell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 17 gennaio 1995, nel complessivo limite di 100 miliardi di lire per il piano di risanamento.
A seguito dell'inattività della regione Sicilia, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3072 del 21 luglio 2000 (articolo 12, comma 1), prorogata fino al 31 dicembre 2004, venivano nominati commissari delegati per l'attuazione degli interventi previsti nei piani di risanamento i prefetti delle province di Caltanissetta e Siracusa. Tali commissari dispongono delle risorse di cui ai decreti del Presidente della Repubblica 17 gennaio 1995 trasferite a loro dalla regione Sicilia con le medesime modalità previste dall'articolo 14, comma 1, dell'O.P.C.M n. 2983 del 31 maggio 1999, su apposite contabilità speciali di Stato intestate ai prefetti stessi.
Dal giugno 2002 ad oggi sono stati trasferiti 28.588.061,46 euro sulla contabilità speciale del commissario delegato all'attuazione del piano di risanamento nella provincia di Siracusa.
Il prefetto di Siracusa ha rappresentato, in più occasioni, la necessità di potersi avvalere di idonea struttura tecnica per l'attuazione del piano.


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Da parte della competente direzione del Ministero è stata proposta un'integrazione dell'OPCM (Ordinanza di Protezione Civile ex articolo 5 legge 225/92) n. 3072 del 21 luglio 2000, sulla falsariga di quanto già previsto dalle ordinanze n. 2983 del 31 maggio 1999 e n. 3100 del 22 dicembre 2000, al fine di consentire ai Commissari delegati di potersi avvalere direttamente di strutture pubbliche o di società specializzate a totale capitale pubblico.
Ai fini del monitoraggio e la prevenzione dei rischi, il ministero dell'ambiente ha stipulato il 28 dicembre 1994 un accordo, denominato ENVIREG, con il Centro Comune di Ricerca di Ispra della Commissione Europea, rimodulato con un addendo il 29 dicembre 1995, ed ha provveduto il 29 marzo 1999 al collaudo della strumentazione atta alla realizzazione delle schede finalizzate alle azioni di supporto e di controllo dei piani, con specifico riguardo a quelle dei piani di risanamento delle province di Caltanissetta e di Siracusa.
È stato stipulato a Roma l'8 maggio 2002 l'accordo di programma tra la Direzione IAR e l'ARPA Sicilia per la presa in carico del Progetto ENVIREG.
Si evidenzia che le installazioni e le apparecchiature di tale progetto, integrate nella rete regionale di monitoraggio, possono fornire dati ed informazioni utili sia per un maggior controllo del territorio, che per orientare ulteriori iniziative tese alla tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori.
Per quanto riguarda lo studio di sicurezza integrato dell'area, il 18 giugno 2002, veniva istituita la commissione istruttoria dello studio di sicurezza integrato dell'area di Augusta-Priolo-Melilli per i fini di cui all'articolo 13, comma 1, del decreto legislativo n. 334 del 1999, ossia per la valutazione tecnica dello Studio e la predisposizione di un piano di intervento nel quale siano individuate le misure urgenti atte a ridurre o eliminare i fattori di rischio.
La conclusione dello studio di sicurezza integrato dell'area di Augusta-Priolo-Melilli a carico dei gestori dell'area, è stata comunicata al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio nel dicembre 2003. Si prevede l'avvio dei lavori della commissione istruttoria nel corso del 2004.
Le istruttorie tecniche relative agli undici rapporti di sicurezza degli stabilimenti dell'area in questione (ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 334 del 1999) risultano concluse.
Su undici stabilimenti per i quali il ministero deve disporre le verifiche ispettive la situazione è la seguente: in sei stabilimenti sono stati eseguiti due cicli di verifiche nel periodo 2000-2002, in due stabilimenti è stata effettuata una verifica ispettiva, per uno stabilimento la Commissione ispettiva appositamente istituita nel 2003 non ha ancora avviato i lavori, mentre gli impianti dei rimanenti due stabilimenti sono stati oggetto di verifica ispettiva nel periodo 2000-2002, prima della loro acquisizione da parte dell'attuale proprietà.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

PISTONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a vari comuni è giunto, da parte dei rispettivi «Uffici Contributi Affitti» per l'anno 2003, un documento con cui si notifica, all'Ufficio Casa, che dal ministero preposto non è pervenuto quanto approvato e spettante per l'integrazione all'affitto;
moltissimi cittadini nel frattempo hanno sottoscritto contratti di affitto, come previsto dalla legge n. 431 del 1998, grazie ed in virtù dell'integrazione all'affitto di cui sopra e il ritardo nella concessione degli stessi sta producendo atti di sfratto per morosità -:
a quali Comuni è stato notificato l'atto con il quale si nega l'integrazione all'affitto;
se non ritenga opportuno ed urgente intervenire presso tutti i soggetti interessati al fine di sbloccare tale preoccupante situazione, garantendo ai comuni la necessaria


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e opportuna erogazione dell'integrazione in oggetto, utile a soddisfare le diverse richieste dei cittadini che si trovano in gravi condizioni abitative e a far fronte all'emergenza abitativa, presente oramai sia nelle grandi città, ad esempio Roma, e sia nelle medie o piccole città, ad esempio Pisa.
(4-07662)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in argomento, si fa presente che ai sensi dell'articolo 11, comma 5, della legge n. 431/1998, le risorse assegnate al Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione sono ripartite tra le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, le quali, a loro volta, provvedono alla ripartizione fra i comuni.
Questa Amministrazione, pertanto, non può conoscere a quali comuni è stato notificato l'atto con il quale si nega l'integrazione all'affitto.
In relazione al secondo quesito posto dall'interrogante, si fa presente che la notevole riduzione finanziaria nell'anno 2002 del Fondo di che trattasi - già oggetto in passato di un progressivo assottigliamento operato dal ministero dell'economia e delle finanze - è stata determinata dall'introduzione del provvedimento di limitazione della spesa pubblica, noto come «decreto Tremonti», che ha decurtato dal capitolo 1690, destinato alle finalità anzidette, un importo pari al 50,22 per cento, riducendo lo stanziamento da euro 249.181.336,00 ad euro 124.042.469,07.
Al riguardo, questo ministero, in considerazione di quanto esposto e, accertato che il fabbisogno delle regioni ammonta ad oltre 500 milioni di euro, ha richiesto l'innalzamento in maniera significativa della dotazione del Fondo o, quantomeno, di ripristinare le risorse attribuite dalla legge finanziaria nel 2000 (700 miliardi di lire, pari ad euro 361.519.830,00).
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PISTONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 6 ottobre 2002, sul quotidiano Il Corriere della Sera, è apparsa un'intervista ad Hillary French, direttrice negli Stati Uniti del Global Governance Project e coautrice del rapporto Crime of a Global nature;
nel corso dell'intervista, la dottoressa French afferma quanto segue: «Nel nostro archivio vi sono diverse segnalazioni sul vostro Paese. Ad esempio, sono state esportate dall'Italia migliaia di tonnellate di rifiuti tossici pericolosi in diverse nazioni, quali la Nigeria, il Libano o gettate nel Mar Nero»;
la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, dei legislatori e dei funzionari della pubblica sicurezza è senza dubbio fondamentale per aumentare l'attenzione generale nei confronti di questi problemi -:
se non ritenga opportuno adoperarsi, con tutti gli strumenti in suo possesso, al fine di predisporre urgenti accertamenti, nell'intento di evitare e combattere questi veri e propri crimini contro la natura.
(4-08721)

Risposta. - Si rappresenta che l'ordinamento italiano, negli ultimi anni, ha recepito, grazie all'attività delle amministrazioni interessate, i trattati internazionali ambientali, che vietano esplicitamente l'esportazione di rifiuti pericolosi per il recupero verso Paesi in Via di Sviluppo, come il Libano e la Nigeria.
L'Italia e la stessa Comunità Europea hanno firmato e ratificato la Convenzione di Basilea, che disciplina i movimenti trasfrontalieri di rifiuti. La Convenzione è stata emendata alla Quinta Conferenza delle Parti con una apposita disposizione, che, vieta l'esportazione di rifiuti pericolosi per il recupero, da Paesi dell'Unione Europea, dal Liechtenstein, e dall'OCSE, verso Paesi in Via di Sviluppo.
Inoltre, bisogna ricordare che l'Italia è stata tra i paesi promotori, nell'ambito del negoziato, sia della Convenzione di Basilea


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che del Regolamento Comunitario appena citato, proprio al fine di prevedere norme stringenti idonee ad evitare accadimenti come quelli descritti nell'interrogazione in oggetto.
Nello specifico, il Governo italiano, pur non essendo direttamente responsabile nei fatti riportati dall'interrogazione, si è da subito reso disponibile ad individuare con i Governi interessati, soluzioni adeguate per la messa in sicurezza o bonifica dei siti interessati.
All'inizio degli anni '90, ad esempio, sono stati rimpatriati tutti i rifiuti tossici, presenti in Nigeria, ai quali l'interrogante fa riferimento, compresi quelli la cui origine italiana non era stata provata.
In relazione ai rifiuti tossici rinvenuti nel Mar Nero, le istituzioni competenti italiane (ministero dell'ambiente e ministero degli affari esteri) hanno recentemente avviato una serie di azioni finalizzate al raggiungimento di una stretta cooperazione con il governo Turco per valutare la situazione dei siti inquinati e le possibili sinergie da attivare per la messa in sicurezza dei rifiuti tossici che sono stati smaltiti nel Mar Nero.
A tal proposito il Governo italiano ha inviato in Turchia una delegazione tecnica il 15-18 aprile 2003, che ha redatto, in data 30 giugno 2003, uno stato della situazione dei luoghi e alcune ipotesi per lo sviluppo di una cooperazione Italo-Turca, tesa a rimuovere il problema e a implementare un programma per il trasferimento di
capacity building e tecnology transfer, in materia di gestione dei rifiuti in Turchia nell'ambito di un più ampio quadro di cooperazione ambientale teso a facilitare l'ingresso della Turchia nella Comunità europea.
In data 9 luglio 2003, vi è stato un incontro tra i Ministri dell'ambiente italiano e turco durante il quale si è concordato l'avvio dei programmi di cooperazione e di affidare lo sviluppo di tali iniziative ad un comitato misto, formato da rappresentanti di entrambi i Paesi.
Successivamente, funzionari italiani e turchi si sono incontrati a Ginevra, in occasione dell'
Open-ended Working Group della Convenzione di Basilea, sul movimento trasfrontaliero di rifiuti pericolosi, per organizzare la prima riunione del comitato, che si è svolta a Roma il 22 gennaio 2004.
In tale riunione, le parti, si sono scambiate informazioni utili all'avvio di una fattiva cooperazione e sulla possibilità di risolvere, nell'ambito di un progetto di cooperazione, il problema dei rifiuti, di presunta origine italiana.
La componente italiana del comitato, appena possibile, elaborerà una dettagliata proposta preliminare al fine di avviare la cooperazione Italo-Turca, come concordata durante gli incontri tenutisi.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
all'Isola d'Elba, nell'arcipelago Toscano, è presente una popolazione di cinghiali, immessi per scopi venatori intorno agli anni '60 e che tale popolazione nell'ultimo decennio è andata incontro ad un aumento incontrollato arrivando a raggiungere 2.000-2.500 capi, provocando ingenti danni;
le conseguenze del proliferare di questi ungulati non solo si osservano sulla rarefazione della piccola fauna protetta e sugli assetti vegetazionale e floristico, faunistico ed idrogeologico dell'intera Isola, ma soprattutto si riflettono sulle attività dell'uomo, sia agricole che turistiche, ma inoltre sembrerebbe risentirne anche la sicurezza pubblica, con il moltiplicarsi di incidenti stradali e la presenza degli animali nei giardini e nelle vicinanze dei centri abitati;
l'Ente Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, fin dal 1997, ha attivato una serie di attività per la cattura dei cinghiali: chiusini per la cattura dei cinghiali (non ancora rispristinati alla data odierna) e, attraverso l'utilizzo di squadre di cacciatori


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locali, una serie di operazioni di controllo tramite battute che utilizzano mute di cani, tale situazione però non ha subito miglioramenti;
i motivi di tali difficoltà probabilmente vanno ricercati nella contrapposizione tra necessità di tutela ricercate dagli Enti Parco gestori e le esigenze dell'attività venatoria, che pretende carnieri consistenti e che quindi impone il mantenimento di un nucleo di animali non indifferente, mentre, secondo gli stessi studi effettuati dal Parco, sarebbe necessaria una ben più consistente riduzione della popolazione di ungulati per non consentirne una ulteriore proliferazione, è quindi strano che il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano continui a rivolgersi in maniera prevalente all'opera dei cacciatori per tentare di ridurre la presenza di cinghiali;
non bisogna sottovalutare il continuo disturbo che tali operazioni attraverso l'impiego di numerosi operatori e segugi hanno sulla rimanente fauna selvatica, con il rischio evidente che i tentativi e le prove sperimentali, attuate ormai da anni nel Parco Nazionale, per sanare squilibri determinati dall'ungulato sottopongano il rimanente sistema protetto a regimi che, in quanto a protezione, mantengono solo una tenue apparenza;
anche l'Amministrazione Provinciale di Livorno ha deliberato negli ultimi due anni, abbattimenti ad opera di personale della stessa che è stato utilizzato anche per prelievi dentro il Parco Nazionale;
tali sforzi sembrano comunque tardare a dare buoni risultati, così come dimostrato dal moltiplicarsi delle richieste di indennizzi per danneggiamenti ed interventi;
non bisogna inoltre dimenticare l'aspetto economico della vicenda; gli obblighi, imposti dal combinato disposto degli articoli 15 della legge 394/1991 e 14 della legge 157/1992, del risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica ad opera degli enti delegati. Migliaia di euro che vengono spesi in opere di prevenzione, indennizzi per danni, attività di controllo;
non è stata mai posta in atto l'ipotesi proposta dall'Ente Parco nell'anno 2002 di eradicazione del cinghiale, con tale operazione si potrebbe arrivare alla soluzione definitiva per un territorio così particolare, dove la profonda commistione tra natura e uomo, rende difficile la convivenza tra questo animale ed il rimanente sistema;
le conseguenze di tale eradicazione, difficilmente potrebbero recare danno all'assetto faunistico; e si eliminerebbe un animale assolutamente estraneo all'ambiente elbano, che studi condotti dal Parco Nazionale hanno dimostrato di origine ibrida, addirittura riconducibile al maiale domestico -:
se i ministri interrogati, al fine di risolvere definitivamente la grave situazione esistente nell'Isola d'Elba, non intendano:
a) verificare se sia possibile attuare la proposta avanzata dall'Ente Parco di eradicazione del cinghiale;
b) prevedere, dato che il Parco Nazionale Arcipelago Toscano non dispone in pianta organica di ruoli appositi, di poter utilizzare per gli abbattimenti selettivi il personale del corpo Forestale dello Stato distaccato presso il coordinamento territoriale per l'ambiente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, con i relativi comandi;
c) attivare percorsi formativi per preparare il personale CFS dei Coordinamenti Territoriali dei Parchi Nazionali ad effettuare abbattimenti di selezione.
(4-06125)

Risposta. - Il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, fin dal 1997, ha posto in essere una serie di iniziative volte a comprendere meglio lo status della popolazione del cinghiale all'Isola d'Elba, nonché a ridurne il numero e a limitare i danni sulle colture agricole.


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Agli sforzi gestionali e di pianificazione, si associa un rilevante impegno economico, con un'incidenza non trascurabile sui bilanci, annuali dell'Ente. Le attività di studio, effettuate dal Dipartimento di Etologia ed Evoluzione dell'Università di Pisa hanno condotto ad una stima della consistenza primaverile del 1998 pari a 2000-2500 capi. Al momento è attiva una convenzione con il Dipartimento di Produzioni Animali dell'Università di Torino per effettuare indagini eco-patologiche sulla popolazione del cinghiale.
La scelta degli interventi di prelievo, dettata dal contesto normativo sulle aree protette e dall'urgenza di effettuare prelievi immediati, è stata orientata verso la diversificazione, con la sperimentazione di tecniche mai utilizzate all'isola d'Elba. Abbattimenti di urgenza con operatori afferenti alle componenti venatorie locali, abbattimenti all'«aspetto» ed alla «cerca» con personale istituzionale, catture mediante trappole, costituiscono le tipologie di prelievo adottate.
Le attività di controllo hanno consentito un prelievo nell'area protetta di 170 capi nell'annualità 1997-1998 (novembre 1997-ottobre 1998), 485 nel 1998-1999, 667 nel 1999-2000, 328 nel 2000-2001, 220 nel 2001-2002 ed infine 689 nel periodo novembre 2002-ottobre 2003. Complessivamente, il prelievo annuale all'Isola d'Elba sulla popolazione del cinghiale con la nascita del Parco Nazionale, è incrementato del 45 per cento.
Con delibera commissariale n. 233 del 17 ottobre 2003 sono stati predisposti, per la prossima annualità, interventi di controllo, già attivati sul territorio dell'area protetta, con prelievi minimi di 800 capi.
Oltre ciò l'Ente ha attivato procedure per la concessione di materiale per recinzioni al fine di tutelare i fondi agricoli ed i giardini dai danneggiamenti degli ungulati. In totale sono stati distribuiti circa 90.000 metri di recinzioni metalliche e 20 impianti di recinzioni elettriche. Nondimeno, dal 1997 si è provveduto a corrispondere indennizzi per danneggiamenti, arrecati dal suide, alle attività agricole, ai giardini, alle opere tradizionali ed al patrimonio zootecnico.
Con delibera commissariale n. 264 del 17 novembre 2003 è stato assegnato un contributo di ricerca all'Università degli studi di Firenze, Dipartimento di Biologia Vegetale, per effettuare studi sull'impatto causato dagli Ungulati sulle associazioni vegetali dell'isola d'Elba.
Le vicende legate al proliferare dei cinghiali all'interno dell'Arcipelago Toscano, risultano essere oggetto di particolare attenzione da parte della competente direzione del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, che si è resa disponibile a contribuire sotto il profilo tecnico ed amministrativo alla risoluzione del problema autorizzando anche gli abbattimenti selettivi.
Purtroppo non è stata ancora possibile una definitiva soluzione del problema, infatti, malgrado gli sforzi profusi dalle amministrazioni interessate, tendenti a portare a normalità il fenomeno dell'espansione del cinghiale nel territorio Elbano, pervengono ancora, svariate note di richiesta di risarcimento dei danni cagionati dalla fauna alle coltivazioni.
L'ente gestore dell'area protetta, ha, come già detto, attuato le dovute forme di controllo per limitare i danni adottando azioni dissuasive, cattura dei suidi con trappole e come anzi detto, abbattimenti selettivi mediante l'impiego di personale specializzato.
Tali interventi, tuttora in corso, sembrano contribuire significativamente alla soluzione del problema.
Al riguardo, l'ente parco ha trasmesso, recentemente un ulteriore progetto sul controllo del cinghiale nel quale, si prevedono interventi di trappolamento e di abbattimenti con arma da fuoco, escludendo, battute con impiego di cani e battitori.
L'intervento proposto dal parco si presenta ben strutturato e comprende delle azioni studiate e programmate sulla base dei censimenti e delle stime effettuate nel territorio protetto e mira a contenere il fenomeno lamentato dall'interrogante, anche in considerazione del fatto che l'eradicazione


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della specie dall'Isola non è tecnicamente praticabile.
Risulta, pertanto, che l'ente, nelle diverse campagne di prelievo ha utilizzato tecniche differenti, dagli abbattimenti mediante braccata tradizionale, peraltro mai autorizzata e non previste dall'INFS, e, più volte, oggetto di parere sfavorevole da parte della direzione competente del ministero dell'ambiente.
Tale parere, peraltro, è stato trasmesso agli enti parco che intendono effettuare il controllo del cinghiale con mute di cani.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
le secche della Meloria sono un ecosistema caratterizzato da bassi fondali marini, la cui importanza risiede in cause sia storiche che ambientali. Questa località fu teatro della battaglia fra Genova e Pisa che segnò il declino della repubblica marinara toscana. Ma è anche zona di ricchi fondali popolati da una vegetazione di specie anche rare e da una presenza di una grande prateria di posidonia oceanica che offre rifugio a molte specie ittiche ed è luogo scelto per la riproduzione da molte specie di animali;
l'area delle Secche della Meloria è stata classificata come biotopo dal Cnr, nel 1971, e censita dal gruppo di lavoro per i parchi in Toscana, nel 1975, quale comprensorio di interesse floristico e vegetazionale meritevole di conservazione;
l'area è stata inserita dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio tra le aree di reperimento delle aree marine protette ai sensi della legge n. 394 del 1991;
manca a tutt'oggi l'istituzione da parte del Ministero dell'area protetta marina capace di tutelare, proteggere e valorizzare questo ecosistema marino così delicato e importante;
secondo i princìpi normativi ben definiti dalle leggi n. 394 del 1991 e n. 426 del 1998 la gestione delle aree protette marine, confinanti con una area protetta terrestre, può essere attribuita al soggetto competente per quest'ultima, al fine di assicurare una gestione integrata e unitaria degli ambienti marini e terrestri come dimostra l'esperienza positiva del Parco nazionale e della Riserva Naturale Marina delle Cinque Terre -:
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio non ravvisi l'urgenza di adottare le opportune iniziative per istituire, in tempi brevi, l'area protetta marina delle Secche della Meloria;
se non ritenga opportuno che la gestione dell'area, vista la vicinanza ma soprattutto il forte legame storico, culturale e ambientale che legano le Secche della Meloria alla città di Pisa, sia affidata al Parco regionale Migliarino San Rossore, coinvolgendo anche le province di Pisa e Livorno, in modo da valorizzare e favorire l'interazione e l'integrazione tra terra e mare, forti anche della buona riuscita dell'esperienza dell'unica area marina protetta, che non confina con terre emerse, «Secche di Tor Paterno» attualmente istituita, che dal febbraio 2001, è gestita dall'Ente regionale «Roma Natura».
(4-08511)

Risposta. - In merito all'atto di sindacato ispettivo in argomento, si riferisce che, l'individuazione di un'area marina di reperimento è il primo passo dell'iter che porta all'effettiva istituzione di un'area marina protetta. La legge n. 979 del 1982 individuava, fra le altre, l'area delle Secche della Meloria come area di riserva marina. Delle 20 aree individuate nella suddetta legge, 16 sono state istituite, 1 è prossima all'istituzione. Successivamente, la legge n. 394 del 1991 ha individuato altre 27 aree marine di reperimento (4 di queste già istituite e 3 prossime all'istituzione), accrescendo sensibilmente il numero di aree che presentano


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particolari ambienti naturali che necessitano di assoggettamento a protezione.
L'
iter per l'istituzione dell'area marina protetta delle Secche della Meloria è stato attivato nell'agosto 1995, anno in cui sono stati realizzati i necessari «studi di fattibilità». Successivamente a tale fase, l'iter non è proseguito. L'area in questione è stata preinserita dal Ministro dell'ambiente nei programmi di attività del 2003 al fine di consentirne l'istituzione. È peraltro emersa la necessità di aggiornare il quadro di conoscenze sull'ambiente naturale, visti gli anni intercorsi dalla realizzazione degli studi di fattibilità, come detto condotti nel 1995.
Tale aggiornamento si è reso indispensabile, in particolare, a causa dell'avvenuta deposizione nel passato dei materiali di dragaggio del porto di Livorno, con conseguenti rilasci in acqua di materiali fini, nonché la deposizione a mare dei materiali dragati (1997-2000), in una zona situata a nord-nord ovest delle Secche. Si è ritenuta, quindi, fondamentale l'acquisizione di elementi oggettivi di conoscenza sullo stato dei fondali delle Secche.
A tale proposito si è proceduto alla richiesta di dati aggiornati all'Università di Pisa che in precedenza aveva condotto gli studi di fattibilità, all'Ente Parco dell'Arcipelago Toscano, agli Istituti di ricerca, all'ARPAT Toscana e agli Enti territoriali competenti.
Si è quindi entrati in possesso di elementi di conoscenza dell'area in oggetto, aggiornati al 2003, e si è proceduti all'avvio dell'istruttoria tecnica.
Allo stato, si è tuttavia dovuto effettuare una richiesta di integrazione e aggiornamento agli enti locali interessati, in quanto gli indispensabili dati sulle attività socio-economiche che si svolgono nell'area e sui possibili riflessi sulle stesse dell'istituzione dell'area marina sono del tutto insufficienti ad un'adeguata valutazione.
Successivamente all'acquisizione e all'elaborazione di tali dati, avendo un quadro conoscitivo concreto ed esaustivo, si potrà definire la perimetrazione dell'area e la zonazione al suo interno, che sono parte dello schema di decreto istitutivo redatto alla fine della fase istruttoria. Tale attività sarà svolta in concertazione e collaborazione con la regione e gli altri enti locali interessati, nonché con eventuali altri soggetti che siano rilevanti, come, nel caso di specie, il parco regionale di Migliarino San Rossore.
Nell'ambito di tali consultazioni, le regioni e gli enti locali potranno altresì manifestare il proprio avviso in ordine all'affidamento della gestione dell'istituenda area marina protetta, in coerenza con la procedura prevista dall'articolo 2, comma 37 della legge n. 468 del 1998.
Nell'emanazione del provvedimento di individuazione del soggetto gestore sarà mia cura tener conto della presenza del parco regionale Migliarino San Rossore e del necessario coinvolgimento delle province di Pisa e Livorno.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

REALACCI. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è sempre più concreta la notizia, anticipata da diversi organi di informazione nazionali e locali, di un nuovo progetto di riorganizzazione della presenza degli uffici postali sul territorio, proposto dalla società Poste spa, che avrebbe come prima conseguenza la chiusura degli stessi nei piccoli centri sotto i 500 nuclei familiari;
il progetto, denominato «sportello External» dovrebbe prevedere, tra le altre cose, anche una razionalizzazione del personale impiegato negli uffici postali dei piccoli comuni, l'accorpamento degli uffici postali minori in un unico centro, la modifica degli orari di apertura e chiusura al pubblico e la operatività degli stessi;
la manovra finanziaria per l'anno 2004 ha previsto forti tagli dei trasferimenti statali ai 5.868 comuni con meno di 5.000 abitanti, che sono il 72 per cento dei Comuni italiani;


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questa dissennata politica economica del Governo avrà l'immediata conseguenza di decurtare sensibilmente gli investimenti dei piccoli comuni nei servizi sociali, sanitari, culturali e ambientali con gravi disagi per gli abitanti di questi Comuni -:
quali iniziative anche di carattere normativo i Ministri interrogati intendano adottare al fine di garantire la sopravvivenza stessa dei comuni sotto i 5.000 abitanti che rappresentano una peculiarità e una garanzia del nostro sistema sociale e culturale, una certezza nella manutenzione del territorio e una opportunità di sviluppo economico.
(4-08522)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno ribadire che a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di intervenire sulla gestione aziendale che, come è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società la quale, pertanto, organizza secondo le logiche imprenditoriali ritenute più opportune le risorse di cui dispone, al fine di raggiungere il duplice obiettivo di assicurare condizioni di operatività compatibili con una gestione economicamente equilibrata, nonché di garantire un efficiente servizio all'utenza.
In tale ottica è noto che la società Poste ha introdotto negli ultimi anni cambiamenti profondi nella propria struttura e nelle modalità della propria presenza sul territorio, anche attraverso una diversificazione dell'orario di apertura al pubblico dei propri uffici.
La medesima società Poste ha più volte significato che nell'ambito delle iniziative adottate è rimasto fermo l'impegno di garantire, nel territorio di ciascun comune, l'apertura giornaliera di almeno un ufficio postale.
Nel suddetto contesto, pertanto, i provvedimenti di riduzione dell'orario di apertura - e, tanto più quelli, comunque numericamente molto limitati, di chiusura - hanno riguardato uffici che, in considerazione della vicinanza con altri uffici postali, sono stati ritenuti non particolarmente penalizzanti per l'utenza.
Tutti gli interventi di riorganizzazione, ha continuato Poste italiane, non hanno intaccato l'estensione, la capillarità e la funzionalità generale della rete operativa in quanto è stata posta la massima attenzione alle specifiche realtà locali e, quando la situazione lo ha richiesto, accanto ai provvedimenti di ridimensionamento, si è proceduto all'apertura di nuovi uffici postali.
A conferma di ciò la predetta società ha precisato che dal 31 dicembre 2002 ad oggi sono stati attivati 58 nuovi presidi postali.
Da quanto sin qui esposto deriva che la notizia riferita dagli on.li interroganti circa la paventata chiusura di 5.000 uffici postali ubicati nei comuni che servono meno di 500 nuclei familiari, è destituita di fondamento e, come sottolineato dalla società Poste, una simile iniziativa confliggerebbe con l'interesse aziendale di mantenere ed, ove possibile, potenziare la propria presenza sul territorio.
Quanto al cosiddetto «progetto external» - attualmente ancora in fase sperimentale - Poste italiane ha riferito che l'iniziativa riguarda lo svolgimento delle operazioni interne di alcuni uffici postali minori e si propone di eliminare l'attività di retrosportelleria di tali piccoli uffici, attraverso un utilizzo più efficiente degli strumenti tecnologici a disposizione, concentrando le operazioni di apertura e di chiusura della contabilità giornaliera in un ufficio di rilevanti dimensioni, denominato «madre».
In sostanza, anziché ripetere le suddette operazioni in ogni ufficio, come fino ad oggi è avvenuto, si vuole assimilare il piccolo ufficio postale ad uno sportello dell'ufficio «madre», consentendo la riunificazione delle procedure contabili senza, tuttavia, intervenire sull'orario di apertura né sull'operatività dell'ufficio minore interessato dall'innovazione contabile, in argomento; ciò allo scopo di ottenere un abbattimento dei costi ed un migliore impiego delle risorse umane disponibili che consenta di salvaguardare, per quanto possibile, la capillarità della presenza aziendale sul territorio.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.


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ROSSO, ZANETTA e DANIELE GALLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
dopo la decisione di uscire dal nucleare assunta nel 1987, per oltre quindici anni i Governi che si sono succeduti non hanno fatto nulla per risolvere concretamente il problema del deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi;
nel corso di due Conferenze nazionali svoltesi nel 1995 e nel 1997 l'Anpa oggi Apat ha segnalato che in mancanza di un deposito centralizzato, i materiali radioattivi continuavano ad essere stoccati «temporaneamente» presso i siti di produzione, situazione «temporanea» che perdura in alcuni casi da quaranta anni;
la stessa Anpa ha fatto presente che le strutture che tutt'ora ospitano i materiali radioattivi non sono state specificamente progettate per questo scopo e che avendo esse ormai raggiunto la fine della vita tecnica, non sono in grado di garantire il contenimento dei materiali stoccati con i necessari margini di sicurezza;
i depositi «temporanei» di materiali radioattivi sono ormai diverse decine, sparsi su tutto il territorio Nazionale, talvolta gestiti da imprese private ormai fallite o non più operative, mentre tutti i Paesi che hanno attivato il nucleare sono già dotati di idonee strutture centralizzate di stoccaggio sotto il controllo dello Stato;
gli stessi programmi di smantellamento delle installazioni nucleari dismesse, se avviati, porteranno alla produzione di ingenti quantitativi di materiali radioattivi che al momento non si sa dove stoccare; la mancanza di un deposito centralizzato sta anzi condizionando pesantemente l'avvio delle attività di smantellamento il cui costo grava già sulla bolletta elettrica;
prendendo atto della situazione di oggettivo rischio cui sono sottoposti la popolazione e l'ambiente con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 febbraio 2003 il Governo ha decretato lo stato di emergenza nei territori che ospitano le installazioni nucleari italiane e con la successiva OPCM n. 3267 ha conferito al Presidente di Sogin la carica di Commissario delegato per la messa in sicurezza delle installazioni e dei materiali nucleari;
il Commissario delegato ha incaricato uno specifico gruppo di lavoro di predisporre uno studio volto a definire i criteri di selezione delle aree idonee all'inserimento del deposito centralizzato per i materiali radioattivi, studio che è attualmente all'attenzione della Conferenza dei Presidenti delle Regioni la cui intesa è prevista dall'articolo 1 comma 6 dell'OPCM 3267 -:
se ritenga il Governo di dover avviare al più presto una campagna di informazione a livello nazionale per sensibilizzare correttamente la pubblica opinione sulla necessità di procedere al più presto alla sistemazione dei materiali radioattivi attraverso la realizzazione di un deposito centralizzato, così come da sempre hanno fatto tutti i Paesi che hanno attivato l'opzione nucleare;
se non ritenga di dover intervenire per poter rimuovere le indeterminazioni e le inadempienze di carattere burocratico che continuano ad ostacolare la messa in sicurezza delle installazioni nucleari, rafforzando, se del caso, i poteri del Commissario straordinario e conferendogli in particolare l'incarico di avviare le necessarie azioni di informazione presso la pubblica opinione;
quali giustificazioni vi siano negli incredibili ritardi del transito del sito EUREX - impianto che presenta maggiori pericolosità - e di tutti i rimanenti impianti del ciclo del combustibile di proprietà ENEA, sotto il controllo della SOGIN e perché il Commissario non abbia ancora perfezionato gli accordi con l'ENEA per la messa in sicurezza e lo smantellamento dell'impianto stesso;
cosa intende fare per ovviare a tale situazione incresciosa ed in particolare per quanto tempo ancora il Governo sia disposto


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a tollerare che non si individui il sito ove ubicare l'indispensabile infrastruttura del deposito nazionale.
(4-06890)

Risposta. - La legge 24 dicembre 2003, n. 368, ha convertito, con modifiche, il decreto-legge 14 novembre 2003, n. 314, recante «Disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in condizioni di massima sicurezza dei rifiuti radioattivi».
Tale legge, all'articolo 1, ha stabilito che entro un anno dalla data di entrata in vigore della stessa, il Commissario straordinario di cui all'articolo 2, sentita la Commissione istituita ai sensi del medesimo articolo, previa intesa in sede di Conferenza Unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, deve individuare il sito riservato ai soli rifiuti di terza categoria. Qualora l'intesa non sia raggiunta entro il termine predetto, l'individuazione definitiva del sito è adottata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio stesso.
La stessa legge precisa che la validazione del sito è effettuata oltre che sulla base degli studi effettuati dalla Commissione istituita ai sensi dell'articolo 2, comma 3, anche del parere dell'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dell'Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente (ENEA).
La legge fa salve le competenze del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio in materia di valutazione di impatto ambientale, in conformità a quanto previsto dalla legge 21 dicembre 2001, n. 443, e successive modificazioni, e del decreto legislativo 28 agosto 2002, n. 190.
La localizzazione di un sito nazionale per il deposito di rifiuti radioattivi, è da considerare come una necessità divenuta ormai urgentissima. In Italia sono infatti presenti, per la maggior parte precariamente stoccati presso i siti di produzione, oltre 25.000 metri cubi di rifiuti radioattivi derivanti dal pregresso funzionamento degli impianti nucleari, attivi sino alla seconda metà degli anni ottanta, nonché dalle attività industriali, di ricerca e, soprattutto, sanitarie, nelle quali sorgenti radioattive sono state e continuano ad essere impiegate, determinando, insieme alle operazioni di mantenimento in sicurezza degli impianti nucleari ancorché spenti, un incremento annuo di alcune centinaia di metri cubi del quantitativo totale di rifiuti già presenti.
Circa 6.000 ulteriori metri cubi dovranno rientrare in Italia dagli impianti inglesi, ove è stata riprocessata la maggior parte del combustibile nucleare a suo tempo utilizzato nelle centrali ENEL.
Inoltre, dalla disponibilità del deposito nazionale dipenderà l'effettiva possibilità di smantellare gli impianti nucleari spenti e di restituire quindi i loro rispettivi siti ad ogni successivo uso, esenti da vincoli di natura radiologica. Il decommissioning degli impianti produrrà infatti alcune decine di migliaia di metri cubi di rifiuti radioattivi che dovranno essere idoneamente depositati.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

ROTUNDO. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 19 gennaio 2004, l'impianto meccanizzato del centro postale operativo di Lecce cesserà di funzionare e tale misura determinerà da un lato inevitabili disagi per l'utenza, perché lo smistamento della posta sul territorio della provincia di Lecce ed in uscita verso le altre destinazioni verrà fatto con lavorazioni manuali, ed dall'altro comporterà la perdita del posto di lavoro dei tecnici specializzati della ditta Elsag, azienda che da sempre ha garantito il servizio e l'assistenza tecnica a Poste Italiane;
appare pertanto opportuno, di buon senso ed anche produttivo non disperdere da parte di Poste Italiane tale patrimonio di comprovata professionalità tecnica e di accertate qualità umane -:
se e quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati al fine di garantire


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che i processi di ristrutturazione di Poste Italiane possano essere coniugati, oltre che con la salvaguardia dei servizi per gli utenti, anche con la tutela dei livelli occupazionali diretti e dell'indotto.
(4-08122)

Risposta. - Al riguardo si ritiene anzitutto opportuno ribadire che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, l'operato riguardante la gestione aziendale rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
Ciò premesso, al fine di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, si è provveduto ad interessare la medesima società Poste la quale ha riferito che, in linea con il profondo processo di rinnovamento in corso, il trasferimento, previsto entro l'anno in corso, delle lavorazioni di smistamento del corriere in partenza ed in arrivo del CPO (centro postale operativo) di Lecce presso il CMP (centro di meccanizzazione postale) di Bari, rientra nei programmi operativi previsti nell'ambito del progetto nazionale di riorganizzazione della rete dei centri di smistamento.
Tale progetto prevede il trasferimento, presso alcuni centri di alto livello di meccanizzazione, di alcune lavorazioni prima effettuate manualmente all'interno di stabilimenti di minori dimensioni: ciò allo scopo di migliorare l'efficienza e la qualità dei servizi e, nel contempo, di ridurre i costi di gestione.
Nel CMP di Bari - ha continuato Poste italiane - saranno installati i nuovi impianti forniti dalle ditte Elsag e Siemens la cui manutenzione è stata assegnata, con un recente contratto, alla prima.
Secondo quanto previsto dal piano in argomento presso il CPO di Lecce continueranno ad essere eseguiti i processi lavorativi riguardanti l'ufficio di recapito, il servizio accettazione grandi clienti, il servizio trasporti, nonché la lavorazione della posta prioritaria in arrivo.
Stando a quanto riferito dalla società Poste, infine, l'intervento organizzativo in esame non dovrebbe comportare ripercussioni negative in termini occupazionali, in quanto le unità che non dovessero più trovare una utile collocazione nei settori adibiti allo smistamento della corrispondenza, saranno impiegate in diverse attività produttive, anche a seguito di adeguati percorsi di riqualificazione professionale.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

RUSSO SPENA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
a Palermo, in via Alcide De Gasperi n. 103, sesto piano, è ubicata la sede dell'Ispettorato Territoriale della Sicilia, organo periferico del Ministero delle Comunicazioni, in un edificio in condominio con la sede regionale della società Poste e che sin dalla sua costruzione il problema delle barriere architettoniche veniva risolto permettendo ai portatori di handicap di posteggiare nello scantinato e di raggiungere i vari piani usando l'ascensore indicato come numero uno, da sempre adibito al trasporto di persone e cose;
dai primi di novembre del corrente anno l'ascensore indicato come numero uno è stato chiuso al pubblico, quindi, anche ai portatori di handicap;
il motivo della chiusura, in base alle informazioni fornite dal dirigente dell'Ispettorato Territoriale della Sicilia, era la disattivazione del suddetto ascensore. In realtà, l'ascensore non è disattivato, ma il suo uso viene limitato solo alle persone in possesso di una apposita chiave, che serve ad azionarne il movimento, come comunicato dal polo immobiliare Poste SpA di Palermo che, con nota del 6 novembre 2003 comunicava all'Ispettorato Territoriale Sicilia che «lo stesso potrà essere utilizzato solo in caso di particolare necessità previa richiesta ed autorizzazione da parte di questo Polo»;
a fronte di una richiesta formale avanzata alla Direzione dal dipendente dottor Petrotta, portatore di handicap grave, con lettera del 28 novembre 2003,


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affinché l'uso dell'ascensore di cui trattasi, la direzione lo trasferiva, seduta stante, presso la dipendenza provinciale di Palermo sita al quinto e sesto piano della via Epicarpo n. 3 per il cui accesso è in uso un solo ascensore che a detta di quei dipedenti è soggetto a ripetuti guasti;
ad avviso dell'interrogante nel provvedimento di trasferimento, potrebbe riscontrarsi un carattere punitivo e/o di mobbing, considerato che il dipendente, dottor Salvatore Petrotta, ha la qualifica di Direttore Amministrativo - area C3 - che non trova, a parere dell'interrogante, utile collocazione professionale, in quanto inserito in una struttura puramente tecnico-operativa qual è la dipendenza provinciale di Palermo, cui è stato destinato contro la sua volontà, causando così, tra l'altro, un danno all'erario, per il mancato giusto utilizzo di una accertata professionalità -:
se vi siano state omissioni e/o responsabilità su tutta questa incredibile vicenda ed eventualmente quali provvedimenti intenda adottare.
(4-08321)

Risposta. - Al riguardo si fa presente che a seguito dei lavori di manutenzione effettuati nell'ascensore adibito al trasporto merci sito all'interno dello stabile di via De Gasperi, 103 a Palermo, in cui è ospitato l'Ispettorato territoriale della Sicilia, la società Poste - che ha provveduto ad eseguire i lavori in questione - ha ritenuto opportuno dotare il montacarichi di un meccanismo che ne permetta l'utilizzo soltanto ai possessori di un'apposita chiave che è stata fornita a tutte le strutture ubicate all'interno dell'edificio in parola, le quali hanno poi individuato il personale autorizzato all'uso del suddetto impianto.
Ciò premesso si comunica che con nota del 23 gennaio 2004, è stata disposta la revoca dell'ordine di servizio emesso nei confronti del dottor Petrotta, per cui l'interessato è stato assegnato presso il settore precedentemente occupato.
Nel contempo il dirigente dell'ispettorato in argomento è stato invitato a fornire un duplicato delle chiavi del montacarichi di cui trattasi al citato dipendente, al fine di consentire al medesimo un agevole accesso dal sotterraneo ai piani superiori.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

ANTONIO RUSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il prefetto di Napoli - Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti - acquisì tutte le discariche ricadenti nella provincia di Napoli, affidandone la gestione in parte alla società Enea ed in parte ad altri enti;
per quanto attiene alle discariche «Tre Ponti di Parete e Masseria del Pozzo», ricadenti nel comune di Giugliano in Campania, affidò la gestione al sindaco del comune nominandolo sub-commissario;
i comuni conferenti dovevano pagare una tariffa stabilita destinata alla gestione post mortem della discarica, come il ripristino della copertura e messa in sicurezza delle stesse -:
se siano state accantonate tali somme;
se le stesse siano state versate alla Prefettura di Napoli e, in caso negativo, quali azioni abbia posto in essere il Prefetto per il recupero di dette somme;
quando sarà esaurita l'attività di discarica, a chi si appartiene l'area in proprietà;
chi effettuerà l'eventuale gestione post mortem della discarica (quale strazione ed utilizzazione di biogas, recupero e trattamento dei liquami, se dovrà essere il comune direttamente, quale proprietario dell'area, o se dovrà essere individuato un gestore a mezzo di gara pubblica;
quale attività avrebbe potuto svolgere il presidente della giunta regionale della Campania - Commissario di Governo per l'emergenza rifiuti - per il recupero delle somme accantonate con conseguente affidamento al comune di Giugliano.
(4-07836)


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Risposta. - Si rappresenta che la gestione commissariale del prefetto di Napoli, nell'espletamento dell'attività necessaria per il superamento dell'emergenza, è pervenuta alla realizzazione di 22 nuovi impianti di discariche controllate, tra cui, nella provincia di Napoli, quello in località «Masseria del Pozzo» del comune di Giugliano. Nessuna discarica è stata, invece, realizzata dalla gestione commissariale in località «Tre Ponti» di quel comune.
Tali interventi hanno consentito di fronteggiare l'emergenza nell'intera regione, nelle more della realizzazione degli impianti definitivi di smaltimento a cura del presidente della regione, nominato commissario delegato ex OPCM 18 marzo 1996 e successive.
Il progetto della discarica di 1a categoria in località «Masseria del Pozzo», nel comune di Giugliano, fu approvato con ordinanza n. P/15544/DIS del 30 settembre 1995 e, nell'aprile del 1996, una parte dell'impianto fu anche avviata all'esercizio, anticipatamente rispetto al completamento di tutti i lavori, per soddisfare le esigenze dell'emergenza.
La gestione della stessa fu affidata, a causa della mancata costituzione degli organi del Consorzio, al sindaco del comune di Giugliano che, in precedenza, era stato nominato commissario del Consorzio di Bacino NA1 dal prefetto di Napoli.
Per quanto riguarda il pagamento e l'accantonamento della tariffa per la gestione post-mortem della discarica, con provvedimento del 15 aprile 1996, fu fissata la tariffa di smaltimento articolata nelle tre distinte componenti relative al costo di investimento, al costo di gestione e al costo di ripristino finale delle aree.
Con il medesimo provvedimento, inoltre, fu fatto obbligo al Consorzio NA1 di accantonare le somme relative al costo di ripristino finale dell'area, da realizzarsi a cura e spese del gestore medesimo.
Relativamente alla proprietà della discarica, una volta esaurita la sua attività, va sottolineato che tutte le aree occorrenti per la realizzazione delle discariche nella regione sono state espropriate in favore dei comuni e, quindi, l'area dell'intervento in parola è stata espropriata in favore del comune di Giugliano.
Inoltre, alla realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e ripristino ambientale dell'area a discarica esaurita, nonché alla gestione post-mortem della stessa (finanziati con le somme della tariffa di smaltimento per lo specifico titolo e accantonate nel corso della gestione dell'esercizio degli impianti) è tenuto a provvedere il medesimo soggetto gestore della discarica e, quindi, in questo caso, il Consorzio NA1, nel rispetto delle norme e delle leggi vigenti in materia.
Al riguardo, viene evidenziato che il Consorzio NA1 ha provveduto a suo tempo alla redazione del progetto di messa in sicurezza e ripristino ambientale dell'area a discarica esaurita. Tale progetto, pur approvato, a causa della mancata realizzazione da parte del Commissariato regionale degli impianti di CDR nei tempi previsti, non è stato completamente realizzato. Ciò, in quanto l'invaso è stato oggetto di un intervento di ampliamento per rendere compatibili i tempi di esaurimento della discarica con l'avvio all'esercizio degli impianti definitivi.
Il suddetto progetto, comunque, opportunamente adeguato e integrato, è stato successivamente approvato in data 10 ottobre 2003.
Infine, per quanto riguarda l'attività del presidente della regione Campania, commissario di Governo per l'emergenza rifiuti, per il recupero delle somme accantonate con conseguente affidamento al comune di Giugliano, viene precisato che in caso di inadempienza in merito alla realizzazione della bonifica da parte del Consorzio, il commissario di Governo per l'emergenza rifiuti può intervenire in via sostitutiva, ai sensi dell'articolo 3 dell'OPCM 18 marzo 1996, come modificato e integrato dalle successive ordinanze e, da ultimo, dall'articolo 10 dell'OMI n. 3100 del 22 dicembre 2000.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.


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SARDELLI, FRIGERIO e NICOTRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strategicità geopolitica ed economica dei Balcani, del Mar Nero, della Turchia, impongono, di accelerare la infrastrutturazione delle aree italiane innervate dal Corridoio 8;
ogni inadempienza, ogni ritardo rischia di essere esiziale per il Mezzogiorno e per il Paese tout court -:
quali interventi infrastrutturali, in modo dettagliato e circostanziato, siano stati messi in cantiere nel comparto dei collegamenti ferroviari, aeroportuali, stradali, nella sistemazione dei porti e delle aree logistiche, nel potenziamento delle dorsali delle telecomunicazioni e dell'energia, per quanto riguarda l'area di interesse del Corridoio 8.
(4-07940)

Risposta. - Con deliberazione del marzo 2001, il Consiglio dei Ministri ha approvato il «Nuovo Piano Generale dei Trasporti e della Logistica» nel quale, a fronte dell'analisi sulla domanda di mobilità e della diagnosi del settore dei trasporti esistente, vengono individuati gli obiettivi e le strategie nazionali da perseguire nel successivo decennio.
Attraverso il Piano Operativo Nazionale Trasporti (PON Trasporti), approvato nel settembre 2001 in coerenza con gli indirizzi stabiliti nel suddetto Piano Generale dei Trasporti e della Logistica, è stato altresì programmato l'utilizzo dei fondi strutturali europei l'obiettivo di attenuare il divario di sviluppo del Mezzogiorno attraverso la creazione e il miglioramento dei collegamenti materiali ed immateriali, che rispondono alla domanda di mobilità e comunicazione.
Infine, con deliberazione n. 121 del dicembre 2001, il CIPE ha approvato il 1o Programma delle Infrastrutture Strategiche, da attuarsi con le procedure della legge n. 443 del 2001 (cosiddetta «legge obiettivo»), nel quale le opere comprese nel sopraccitato PON Trasporti sono state inserite tra le infrastrutture e gli insediamenti produttivi che assumono carattere strategico e di preminente interesse nazionale per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese.
Ciò premesso, gli interventi infrastrutturali, programmati e in corso di attuazione, nel settore del trasporto ferroviario, stradale portuale e aeroportuale, che ricadono nel Mezzogiorno e, in particolare, nell'area geografica direttamente interessata dal Corridoio VIII, sono individuati nella allegata tabella, estrapolata dal citato PON Trasporti 2000-2006
(disponibile presso il Servizio Assemblea).
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Guido Walter Cesare Viceconte.

VENDOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi i Carabinieri di Ragusa hanno sequestrato in località Canicarao (Ragusa) una discarica abusiva;
all'interno della discarica sono stati trovati residui di eternit, auto abbandonate, oli sintetici, batterie al piombo, solventi vari, carcasse di animali e, specificatamente, resti di cavalli e di cani di razza Rottweiler e Pit-bull;
le razze canine succitate sono usualmente utilizzate per i combattimenti clandestini, tant'è vero che i Carabinieri di Ragusa non escludono che le carcasse suddette fossero di cani usati in gare illegali;
i Carabinieri hanno denunciato sette persone (le comproprietarie dei terreni) con l'accusa di aver realizzato una discarica abusiva a cielo aperto di rifiuti speciali pericolosi e di aver deturpato e danneggiato un'area (60 mila metri quadrati) sottoposta a vincoli paesaggistici, ambientali, idrogeologici e d'interesse archeologico -:
se non si ritenga opportuno avviare tutte le iniziative necessarie che consentano, alla luce di quanto sopra riportato, un rigoroso monitoraggio del territorio ragusano


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al fine di individuare tutti i siti illecitamente usati come discariche ed eventualmente come «cimiteri» di animali utilizzati in combattimenti clandestini;
quali iniziative si intenda assumere per conoscere e contrastare adeguatamente, a Ragusa come nel resto d'Italia, il fenomeno dei combattimenti clandestini di animali, fenomeno che appare sempre più una attività specializzata del mercato mafioso;
quale sia l'impegno concreto per la difesa della salute pubblica minacciata.
(4-05642)

Risposta. - Si rappresenta che, in data 17 febbraio 2003, in località Canicarao del comune di Ragusa, l'arma territoriale di Ragusa ha scoperto e sequestrato un discarica abusiva riguardante un'area di circa 60.000 mq, ove erano stati conferiti rifiuti di varia natura, quali elettrodomestici in disuso, carcasse di vetture, parti di eternit, nonché resti di cani di razza rottweiller e pit-bull.
Nella circostanza sono state deferite alla competente autorità giudiziaria sette persone.
A seguito ditali eventi, la prefettura di Ragusa ha richiamato l'attenzione dei sindaci, invitando le rispettive amministrazioni ad avviare un più incisivo ed efficace sistema di controllo e di vigilanza nei territori di competenza, attraverso l'impiego dei vigili urbani.
Inoltre è stata disposta un'ulteriore intensificazione dei servizi da parte delle forze dell'ordine, che ha portato al sequestro di altre sei discariche abusive e alla denuncia di diciannove persone.
Al fine di circoscrivere il fenomeno delle discariche abusive, la suddetta prefettura ha invitato la provincia di Ragusa a svolgere un più incisivo ruolo di coordinamento nel settore della gestione dei rifiuti e, in particolare, in quello della raccolta differenziata.
Al riguardo, la provincia regionale di Ragusa ha avviato un programma di interventi in tutto il territorio provinciale che prevede, tra l'altro, la riqualificazione ambientale di aree contaminate e la tutela ambientale attraverso l'eliminazione dei rifiuti.
Tali interventi vengono svolti a supporto dei comuni che ne fanno richiesta nei limiti delle risorse disponibili.
In tale contesto il commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Sicilia ha già finanziato alcuni progetti, riguardanti la bonifica di siti contaminati, presentati da comuni nei cui territori sono presenti discariche ormai dimesse.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

VENDOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Presidente della Giunta Regionale Calabrese, dottor Giuseppe Chiaravalloti, nella sua veste di Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti della regione Calabria, con l'ordinanza n. 1664 del 27 novembre 2001 approvava il progetto definitivo di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani da costruire a Castrovillari (CS);
con ordinanza n. 1883 del 10 giugno 2002, lo stesso Presidente-Commissario autorizzava la realizzazione e l'esercizio di impianti di selezione secco-umido da rifiuti solidi urbani, prevedendo la produzione di CDR e la valorizzazione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata sia per la frazione secca che per la frazione umida;
le due succitate ordinanze costituiscono la messa in opera del Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (RSU) facente parte del Sistema Integrato smaltimento RSU denominato «Calabria Nord»;
gli impianti di selezione e valorizzazione dei rifiuti, che costituiscono una mega-discarica, avranno una potenzialità di 132.500 tonnellate l'anno;


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gli impianti dovrebbero sorgere nell'area dell'attuale discarica consortile sita in località «Campolescia» e ormai satura, nella quale sversavano i rifiuti solidi urbani circa venti municipi;
la zona dove sorgeranno gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti presenta una straordinaria vocazione agricola. Si pensi, per esempio, che il comune di Castrovillari si inserisce nel distretto della piana di Cammarata: zona che rappresenta la realtà produttiva agro-alimentare ed occupazionale più importante del Centro-Sud, con una produzione che alimenta il 50 per cento dell'export agricolo dell'intera regione Calabria;
Castrovillari è inoltre inserito nel comprensorio del Pollino-Sibaritide e rappresenta la porta di un'area protetta come quella del Parco Nazionale del Pollino;
il Presidente Chiaravalloti, nella stesura del progetto complessivo per la gestione dell'emergenza rifiuti, non avrebbe tenuto conto delle peculiarità sociali e produttive della piana di Cammarata, né avrebbe minimamente consultato le popolazioni locali sull'opportunità e sull'idoneità del luogo prescelto per la realizzazione del progetto;
contro il piano per la gestione dell'emergenza rifiuti che «elegge» la zona di Castrovillari quale area idonea a tale scempio, sono state raccolte in una petizione popolare oltre 4000 firme che dicono no alle ordinanze di messa in opera degli impianti;
il ciclo dei rifiuti costituisce uno delle più proficue fonti di guadagno della criminalità organizzata, tanto più nel territorio calabrese -:
quali interventi si intendano adottare per salvaguardare nella loro integrità la piana di Cammarata e il comprensorio del Pollino-Sibaritide;
quali atti si intenda compiere a tutela del territorio e dell'economia di Castrovillari, così duramente minacciati dai rischi di inquinamento ambientale e mafioso che accompagnano sempre l'allocazione di enormi impianti di smaltimento di rifiuti;
quali azioni di monitoraggio la competente Autorità di Governo ha avviato per evitare che il progetto di smaltimento dei rifiuti denominato «Calabria Nord» diventi occasione di infiltrazioni mafiose e quindi una straordinaria possibilità di ulteriore illecito arricchimento della 'ndrangheta.
(4-08140)

Risposta. - Si rappresenta che, al fine di superare la situazione di emergenza nel settore rifiuti in Calabria, e stato redatto un apposito Piano, approvato con ordinanza dell'11 maggio 1998, dove si prevedeva la realizzazione di dieci impianti di compostaggio e di due termovalorizzatori, nonché l'apertura ed il completamento di una serie di discariche già previste dalla programmazione regionale.
Il suddetto Piano, tra l'altro, ha confermato la costruzione di un impianto di selezione e trattamento dei rifiuti solidi urbani, previsto dalla stessa comunità montana del Pollino, nel territorio del comune di Castrovillari.
Tale scelta rispondeva alle esigenze di collocazione degli impianti in modo da ottimizzare i trasporti e, inoltre, il sito prescelto, posto in contrada Dolcetti nel comune di Castrovillari, era già in parte interessato da una discarica.
A seguito di proteste espresse dal consiglio comunale di Castrovillari, il prefetto di Cosenza, in veste di sub-commissario e di concerto con l'ufficio del commissario per l'emergenza ambientale, convocava diverse riunioni in prefettura, con la partecipazione anche del sindaco di Castrovillari, al fine di vagliare altre soluzioni atte a risolvere l'improcrastinabile problema della individuazione del sito dove realizzare l'impianto.
In tali riunioni venivano accettate dall'ufficio del commissario tutte le richieste del consiglio comunale di Castrovillari, consistenti sia nel ridimensionamento dell'impianto al servizio dei soli 26 comuni facenti parte del Consorzio del sub-ambito del Pollino cui appartiene Castrovillari, sia


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nel non ubicare l'impianto e la relativa discarica di servizio nelle zone di interesse agroalimentare o nelle zone a valenza turistica ambientale e archeologica.
Lo stesso ufficio del commissario dichiarava, inoltre, la propria disponibilità nell'individuazione di un altro sito in seno al territorio di Castrovillari il cui sindaco richiedeva, però, che avvenisse da parte di un organismo terzo, che offrisse garanzie di imparzialità e di giudizio tecnico particolarmente qualificato.
Veniva, pertanto, accolta l'indicazione del prefetto di Cosenza che individuava nella locale Università siffatto organismo.
Dopo ulteriori riunioni tra l'ufficio del commissario e i sindaci interessati, tenutesi a Catanzaro in data 28 ottobre 2003 e a Cosenza in data 11 novembre 2003, si perveniva, in data 24 dicembre 2003, a individuare finalmente il nuovo sito nel comune di Altomonte, previa indicazione dell'Università della Calabria e attesa la disponibilità offerta dal sindaco del suddetto comune.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

VILLANI MIGLIETTA. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il maggior numero di siti ideali per realizzare l'unico deposito nazionale (su un terreno di 300 ettari circa) per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari prodotti in Italia si trova in Puglia, ben 65 su un totale di 214, coinvolgendo pesantemente il cuore turistico Salentino;
il fatto che la scelta finale dell'Enea possa ricadere proprio sul Tacco d'Italia lo si capisce dai parametri usati dall'Ente nazionale per le energie alternative presieduto dal premio Nobel Carlo Rubbia;
per arrivare a selezionare le aree adatte, la task force dell'Enea ha adottato alcuni criteri di esclusione: sono state escluse le isole, le aree entro i 50 km da confini nazionali, entro 15 km da centri abitati con più di centomila abitanti, 10 km da centri abitati tra ventimila e centomila abitanti, 5 km da centri tra diecimila e ventimila abitanti, 3 km da centri tra 1.000 e diecimila abitanti, 2 km da paesi tra 200 e 1.000 abitanti;
sono state escluse anche le aree protette, quelle vicine a corsi d'acqua, quelle boscate e quelle sismiche;
ad un primo livello è stato così selezionato il 9 per cento del territorio nazionale, come potenzialmente adatto alla locazione del deposito;
su queste aree è stata poi operata una nuova selezione arrivando a 214 siti che superano l'ampiezza di 300 ettari ciascuna, di cui 65 sono in Puglia;
l'identikit del sito ideale, secondo i parametri dell'Enea, porta inevitabilmente nel Salento, con i suoi minuscoli paesi (da dove è sufficiente stare lontano 3 km), la mancanza di corsi d'acqua, di zone boschive e soprattutto con il bassissimo rischio sismico del territorio;
i comuni maggiormente coinvolti sono Maglie, Otranto, Porto Cesareo, Veglie, Squinzano, Nardò, Supersano, Ruffano e Specchia;
questa ipotesi ha provocato una reazione della giunta regionale che ha votato, all'unanimità, una mozione di veto alla locazione, in territorio pugliese, dell'impianto di stoccaggio -:
se non si ritiene utile e necessario rivedere la possibilità di insediare, sul territorio salentino, l'impianto di stoccaggio dei rifiuti nucleari, tenuto conto anche delle centinaia di discariche abusive che proprio l'Enea ha censito e che non sono state ancora bonificate;
se non ritengano allarmante e da prendere in considerazione la forte mobilitazione e la incisiva campagna di sensibilizzazione lanciata da tutto il territorio pugliese stanco di essere succube di decisioni prese dall'alto e di veder vanificati gli sforzi, anche di natura economica, che soprattutto gli enti periferici sostengono,


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per accreditare una immagine del proprio territorio che privilegi le bellezze naturali, il turismo, l'agriturismo, l'artigianato, la cultura e l'arte.
(4-07263)

Risposta. - La legge 24 dicembre 2003, n. 368, ha convertito, con modifiche, il decreto legge 14 novembre 2003, n. 314, recante «Disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in condizioni di massima sicurezza dei rifiuti radioattivi».
Tale legge, all'articolo 1, ha stabilito che entro un anno dalla data di entrata in vigore della stessa, il commissario straordinario di cui all'articolo 2, sentita la commissione istituita ai sensi del medesimo articolo, previa intesa in sede di conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, deve individuare il sito riservato ai soli rifiuti di terza categoria. Qualora l'intesa non sia raggiunta entro il termine predetto, l'individuazione definitiva del sito è adottata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio stesso.
La stessa legge precisa che la validazione del sito è effettuata oltre che sulla base degli studi effettuati dalla commissione istituita ai sensi dell'articolo 2, comma 3, anche del parere dell'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dell'Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente (ENEA).
La legge fa salve le competenze del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio in materia di valutazione di impatto ambientale, in conformità a quanto previsto dalla legge 21 dicembre 2001, n. 443, e successive modificazioni, e del decreto legislativo 28 agosto 2002, n. 190.
La localizzazione di un sito nazionale per il deposito di rifiuti radioattivi, è da considerare come una necessità divenuta ormai urgentissima. In Italia sono infatti presenti, per la maggior parte precariamente stoccati presso i siti di produzione, oltre 25.000 metri cubi di rifiuti radioattivi derivanti dal pregresso funzionamento degli impianti nucleari, attivi sino alla seconda metà degli anni '80, nonché dalle attività industriali, di ricerca e, soprattutto, sanitarie, nelle quali sorgenti radioattive sono state e continuano ad essere impiegate, determinando, insieme alle operazioni di mantenimento in sicurezza degli impianti nucleari ancorché spenti, un incremento annuo di alcune centinaia di metri cubi del quantitativo totale di rifiuti già presenti.
Circa 6000 ulteriori metri cubi dovranno rientrare in Italia dagli impianti inglesi, ove è stata riprocessata la maggior parte del combustibile nucleare a suo tempo utilizzato nelle centrali ENEL.
Inoltre, dalla disponibilità del deposito nazionale dipenderà l'effettiva possibilità di smantellare gli impianti nucleari spenti e di restituire quindi i loro rispettivi siti ad ogni successivo uso, esenti da vincoli di natura radiologica. Il
decommissioning degli impianti produrrà infatti alcune decine di migliaia di metri cubi di rifiuti radioattivi che dovranno essere idoneamente depositati.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

ZANELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
l'impianto Tdi della Dow Chemical di Porto Marghera è stato interessato da due incidenti rilevanti negli ultimi mesi: un incendio il 28 novembre 2002 e uno sversamento di 800 chili di sostanze tossiche nel giugno scorso;
i legali dell'Assemblea Permanente «contro il pericolo chimico» hanno presentato, il 15 settembre, alla Procura di Venezia un esposto in cui denunciano la scarsa attenzione degli enti preposti, come il Comitato regionale tecnico dei vigili del fuoco (Ctr), per la mancanza di controlli sulle «necessarie autorizzazioni» alla riapertura di impianti produttivi molto pericolosi e «a rischio d'incidente rilevante», denunciando il «mancato aggiornamento del Rapporto di Sicurezza ai sensi della


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legge Seveso 2 del 1996» (direttiva del Consiglio europeo sul controllo dei pericoli d'incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose);
nell'esposto si parla anche della «mancata omologazione iniziale alla sicurezza dell'impianto Tdi 12 da parte dell'Ispesl (l'istituto Superiore per la Sicurezza e Prevenzione degli Ambienti di Lavoro) con la scusante della mancanza di personale dell'ente di controllo stesso»;
vi è stata la richiesta da parte di Europa Vinyl Corporation, stabilimento sito nel polo chimico di Porto Marghera di aumentare la propria produzione -:
se non ritenga di dover intervenire urgentemente presso gli enti di controllo preposti perché vengano immediatamente messi in atto i controlli stabiliti per legge prima del riavvio dell'impianto;
se non ritenga, come già chiesto al Governo durante un'audizione del Sottosegretario Nucara in Commissione VIII - Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici - martedì 1 luglio 2003, di dover anticipare la verifica di compatibilità ambientale della legge Seveso 2 del 1996, prevista per il 2006, non su ogni singolo stabilimento, ma nell'insieme del complesso industriale chimico di Porto Marghera, dato che in base ad essa l'incidente rilevante non è quello che riguarda il singolo stabilimento o l'impianto, ma quello che a catena determina l'effetto «domino»;
se non ritenga, come già chiesto dall'interrogante in una precedente interrogazione del 30 giugno 2003 e nell'audizione del Sottosegretario Nucara già citata, che sia necessario istituire una apposita Commissione, da parte del Ministero, con compiti di ispezione e verifica della sicurezza degli impianti e della gestione e conduzione dello stabilimento da parte della società in modo da monitorare l'impianto che è al centro delle attenzioni della popolazione cittadina per il grave incidente che ha modificato completamente il rapporto tra città e polo chimico.
(4-07440)

Risposta. - Si riferisce che, da un primo esame degli elementi acquisiti, l'evento non risulta poter essere classificato rilevante ai sensi della direttiva Seveso II 96/82/CE, recepita in Italia dal decreto legislativo n. 334 del 1999, in quanto i quantitativi fuoriusciti, da una prima stima, sono stati calcolati in 800Kg circa, inferiori, quindi, alla soglia indicata nell'allegato VI al decreto legislativo n. 334 del 1999, che, in accordo con la direttiva Comunitaria, considera un incidente rilevante quando il quantitativo sversato è uguale o superiore al 5 per cento del quantitativo di soglia limite per il quale, la sostanza rientra negli obblighi di cui all'articolo 8 colonna 3 dell'allegato I.
Nel caso del TDI tale limite è pari a 100 tonnellate, pertanto, l'evento sarebbe stato considerato rilevante qualora fossero fuoriuscite 5, o più, tonnellate di TDI.
Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, attraverso la direzione IAR, ha richiesto alla medesima ammissione che è stata incaricata di effettuare il sopralluogo post-incidentale presso lo stabilimento DOW relativamente al precedente evento verificatosi nel novembre 2002, di condurre un analogo sopralluogo anche in relazione a questo ultimo evento.
Nel 1998 è stato stipulato un protocollo d'intesa per il risanamento, disinquinamento e rilancio di Porto Marghera, noto come «l'accordo di programma per la Chimica di porto Marghera», il quale intende fare di Porto Marghera un caso pilota di «Area ecologicamente attrezzata», e prevede un comitato di sorveglianza.
L'accordo è stato sottoscritto dai ministeri dell'industria, dell'ambiente, dei lavori pubblici, dalla regione Veneto, dalla provincia di Venezia, dal comune di Venezia, dall'Autorità Portuale, dall'Industria di Venezia, dalla Federchimica, dalle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL (Nazionali, regionali e provinciali), dalle aziende dell'Area e dall'Ente Zona Industriale di Porto Marghera.
L'accordo, fondato sulla considerazione delle peculiari caratteristiche ambientali della Laguna Veneta, è il risultato di una mediazione che, tenendo conto delle istanze


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di tutti i soggetti interessati, ha consentito di giungere ad una definizione consensuale degli obiettivi.
Il documento individua le iniziative dei soggetti pubblici e privati, sulla base di un calendario che prevede interventi di monitoraggio del sistema ambientale e significativi investimenti; accanto alle azioni volte alla bonifica dei siti è prevista la realizzazione di interventi tecnologici sugli impianti, fissando i tempi e le risorse finanziarie necessari a permettere uno sviluppo eco-compatibile della zona.
L'accordo prevede:
a) la Bonifica dei fondali dei canali industriali portuali immediatamente collegati, da Fusina al Canale Vittorio Emanuele;
b) lo smantellamento, messa in sicurezza e/o bonifica dei siti;
c) la fissazione dei limiti per gli scarichi in laguna;
d) il piano di sicurezza portuale;
e) la riduzione dei rischi nella movimentazione generale delle merci;
f) il controllo a distanza della movimentazione delle merci pericolose;
g) l'accordo volontario per la certificazione ambientale delle industrie;
h) il sistema integrato per il monitoraggio ambientale e la gestione del rischio industriale e delle emergenze;
i) l'Area ecologicamente attrezzata.

Una delle problematiche più complesse incontrate nell'attuazione dell'Accordo è quella legata alle attività di bonifica dei siti inquinati, disciplinate dal decreto ministeriale n. 471 del 1999. Per affrontare tali difficoltà si è reso necessario un Protocollo aggiuntivo, divenuto esecutivo con l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 novembre 2001 da parte del Presidente del Consiglio dei ministri.
L'atto integrativo dell'Accordo prevede l'elaborazione e l'approvazione di un apposito
Master Plan sulle bonifiche.
Per fare il punto sullo stato di attuazione dell'accordo di programma ed affrontare quelli che sono i problemi ancora aperti, è operativo a Palazzo Chigi il tavolo per la chimica.
Si fa presente, infine, che in materia di rischi di incidenti rilevanti il decreto legislativo n. 334 del 1999 prevede che i Comitati Tecnici Regionali (CTR), competenti per territorio, debbano effettuare l'istruttoria tecnica dei rapporti di sicurezza.
Il competente Comitato Tecnico Regionale per il Veneto ha concluso 10 istruttorie tecniche sui rapporti di sicurezza di altrettanti stabilimenti dell'area industriale di Porto Marghera (Venezia) e ne ha 6 in corso.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

ZANELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
giovedì 28 novembre 2002, lo stabilimento Dow Chemical della Dow Poliuretani di Porto Marghera ha subìto un incidente in seguito al quale la produzione del Tdi (Toluen di isocianato) è rimasta sospesa per 7 mesi;
nelle giornate di domenica 22 giugno e lunedì 23 giugno, in seguito al dissequestro dello stabilimento, ci sono stati ben due tentativi di riavvio dell'impianto, entrambi falliti con conseguente blocco dell'impianto;
nella serata del 25 giugno, nello stesso impianto si è verificato uno sversamento di circa 800 chili di Tdi in forma liquida, che si è scaricato nei pozzetti della rete fognaria interna e nelle acque della laguna di Venezia dove si è tentato di raccoglierlo con materiali assorbenti;


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per Dow Poliuretani Italia i tentativi di riavvio falliti rientravano nella «normalità» in quanto la messa a regime di un ciclo produttivo richiede un periodo di una o due settimane. «Lo start-up dei nostri impianti - scriveva ieri mattina la Dow - sta avvenendo secondo le previsioni dell'azienda e nel rispetto delle necessarie autorizzazioni da parte delle Autorità competenti»;
il Tdi è una sostanza chimica di transizione derivata dal fosgene, uno scarto tossico nocivo, che si sospetta sia cancerogeno, che a contatto con l'acqua reagisce dando vita a composti diversi e a contatto con l'aria provoca disturbi all'apparato digerente, ai polmoni con alterazioni delle attività respiratorie con asma e irritazioni alla cute e agli occhi;
sul luogo dell'incidente è accorso l'Assessore all'Ambiente della provincia di Venezia, Ezio da Villa, il quale si è rapidamente messo in contatto con il Magistrato alle Acque, ente preposto al controllo degli scarichi in acqua, e ha chiesto un immediato controllo delle sostanze presenti in laguna dopo il versamento. Purtroppo il Magistrato alle Acque ha manifestato l'impossibilità di effettuare i controlli durante la notte per mancanza di personale -:
se non ritengano che la situazione sia divenuta ormai insopportabile per i lavoratori e cittadini continuamente esposti a questi eventi pericolosi quali esplosioni, incendi, rilasci e dispersioni di sostanze tossiche e che sia doveroso assumere responsabilmente provvedimenti volti a tutelare la popolazione;
se non ritengano che debba essere messo in atto un potenziamento degli enti preposti al controllo, Magistrato alle Acque, che dovrebbero vegliare sulla sicurezza dei cittadini, e, per mancanza di fondi, non sono in grado di assicurare la dovuta sorveglianza per le 24 ore della giornata;
se, per evitare il ripetersi di episodi come quelli degli ultimi mesi, non sia opportuno mettere in atto una forma di controllo ai massimi livelli attraverso la costituzione di una Commissione autonoma coordinata dal ministero dell'Ambiente con compiti di ispezione e verifica della sicurezza degli impianti e della gestione e conduzione dello stabilimento da parte della società.
(4-08722)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si riferisce che, da un primo esame degli elementi acquisiti, l'evento non risulta poter essere classificato rilevante ai sensi della direttiva Seveso II 96/82/CE, recepita in Italia dal decreto legislativo n. 334 del 1999, in quanto i quantitativi fuoriusciti, da una prima stima, sono stati calcolati in 800 Kg circa, inferiori, quindi, alla soglia indicata nell'allegato VI al decreto legislativo n. 334 del 1999, che, in accordo con la direttiva Comunitaria, considera un incidente rilevante quando il quantitativo sversato è uguale o superiore al 5 per cento del quantitativo di soglia limite per il quale, la sostanza rientra negli obblighi di cui all'articolo 8 - colonna 3 dell'allegato I.
Nel caso del TDI tale limite è pari a 100 tonnellate, pertanto, l'evento sarebbe stato considerato rilevante qualora fossero fuoriuscite 5, o più, tonnellate di TDI.
Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, attraverso la direzione IAR, ha richiesto alla medesima ammissione che è stata incaricata di effettuare il sopralluogo post-incidentale presso lo stabilimento DOW relativamente al precedente evento verificatosi nel novembre 2002, di condurre un analogo sopralluogo anche in relazione a questo ultimo evento.
Nel 1998 è stato stipulato un protocollo d'intesa per il risanamento, disinquinamento e rilancio di Porto Marghera, noto come «l'accordo di programma per la Chimica di porto Marghera», il quale intende fare di Porto Marghera un caso pilota di «Area ecologicamente attrezzata», e prevede un comitato di sorveglianza.
L'accordo è stato sottoscritto dai ministeri dell'industria, dell'ambiente, dei lavori pubblici, dalla regione Veneto, dalla provincia di Venezia, dal comune di Venezia,


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dall'Autorità Portuale, dall'Industria di Venezia, dalla Federchimica, dalle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL (Nazionali, regionali e provinciali), dalle aziende dell'Area e dall'Ente Zona Industriale di Porto Marghera.
L'accordo, fondato sulla considerazione delle peculiari caratteristiche ambientali della Laguna Veneta, è il risultato di una mediazione che, tenendo conto delle istanze di tutti i soggetti interessati, ha consentito di giungere ad una definizione consensuale degli obiettivi.
Il documento individua le iniziative dei soggetti pubblici e privati, sulla base di un calendario che prevede interventi di monitoraggio del sistema ambientale e significativi investimenti; accanto alle azioni volte alla bonifica dei siti è prevista la realizzazione di interventi tecnologici sugli impianti, fissando i tempi e le risorse finanziarie necessari a permettere uno sviluppo eco-compatibile della zona.
L'accordo prevede:
a) la Bonifica dei fondali dei canali industriali portuali immediatamente collegati, da Fusina al Canale Vittorio Emanuele;
b) lo smantellamento, messa in sicurezza e/o bonifica dei siti;
c) la fissazione dei limiti per gli scarichi in laguna;
d) il piano di sicurezza portuale;
e) la riduzione dei rischi nella movimentazione generale delle merci;
f) il controllo a distanza della movimentazione delle merci pericolose;
g) l'accordo volontario per la certificazione ambientale delle industrie;
h) il sistema integrato per il monitoraggio ambientale e la gestione del rischio industriale e delle emergenze;
i) l'Area ecologicamente attrezzata.

Una delle problematiche più complesse incontrate nell'attuazione dell'Accordo è quella legata alle attività di bonifica dei siti inquinati, disciplinate dal decreto ministeriale n. 471 del 1999. Per affrontare tali difficoltà si è reso necessario un Protocollo aggiuntivo, divenuto esecutivo con l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 novembre 2001 da parte del Presidente del Consiglio dei ministri.
L'atto integrativo dell'Accordo prevede l'elaborazione e l'approvazione di un apposito
Master Plan sulle bonifiche.
Per fare il punto sullo stato di attuazione dell'accordo di programma ed affrontare quelli che sono i problemi ancora aperti, è operativo a Palazzo Chigi il tavolo per la chimica.
Si fa presente, infine, che in materia di rischi di incidenti rilevanti il decreto legislativo n. 334 del 1999 prevede che i Comitati Tecnici Regionali (CTR), competenti per territorio, debbano effettuare l'istruttoria tecnica dei rapporti di sicurezza.
Il competente Comitato Tecnico Regionale per il Veneto ha concluso 10 istruttorie tecniche sui rapporti di sicurezza di altrettanti stabilimenti dell'area industriale di Porto Marghera (Venezia) e ne ha 6 in corso.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

ZANELLA, LION, BOATO, PECORARO SCANIO, CIMA, CENTO e BULGARELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il Mediterraneo è il più grande mare chiuso della Terra e ospita 25.000 specie di piante, di cui 13.000 endemiche, ovvero esclusive del luogo, una vera e propria culla della biodiversità;
l'IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura), organo ufficiale delle Nazioni Unite, fondato nel 1948, ha lanciato un appello, attraverso il Centro di cooperazione per il Mediterraneo di Malaga, relativo al pericolo delle cosiddette bioinvasioni che minacciano molte


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specie di animali e vegetali endemiche del nostro mare con il rischio di essere soppiantate da animali e piante introdotti solo di recente, volontariamente o per caso, dall'uomo; valgano per tutti alcuni esempi: il fico degli ottentotti (Carpobrotus acinaciformis), proveniente dal Sudafrica, è una pianta acerrima nemica della vegetazione delle coste, ancorché di innegabile bellezza, in quanto estremamente resistente agli ambienti aridi e alla salsedine marina. Ha una notevole crescita e forma tappeti fitti sulle sabbie e sulle rocce sottraendo spazio vitale alle specie nostrane; la Caulerpa taxifolia è un'alga verde che in natura era presente nei mari caldi finché non comparve nel Mediterraneo dall'inizio degli anni ottanta e la cui diffusione rappresenta un grave problema poiché tende sempre più a sostituire le praterie sommerse di Posidonia oceanica, dalla quale, come è noto, dipende la vita dell'intero ecosistema marino; il comune ratto nero che, secondo l'IUCN, rappresenta il peggior nemico dell'equilibrio naturale delle isole del Mediterraneo perché, scavando gallerie contribuisce a degradare il suolo, favorendo così l'insediamento di specie vegetali estranee;
queste piante hanno un notevole impatto ecologico e soprattutto vanno a scalzare le componenti autoctone della flora locale e a tal proposito sono considerate le isole a rischiare maggiori danni dall'espansione di specie vegetali e animali aliene; l'IUCN ha cominciato a studiare le invasioni di specie invasive specificamente nelle isole mediterranee sia per la loro unicità naturalistica sia per la fragilità del suo ecosistema chiuso;
è vero che le bioinvasioni rappresentano un fenomeno naturale che risponde a tempi geologici lunghi e che da sempre l'uomo ha interferito con tali processi spostandosi attraverso il pianeta e praticando l'agricoltura, portando le piante coltivate con sé nelle sue migrazioni; ma di recente il turismo, la maggiore frequenza nel trasporto via mare di persone, merci e sostanze, il lavaggio delle navi direttamente a mare, hanno accelerato i tempi dell'avanzata di specie aliene; tale accelerazione nelle isole del Mediterraneo non lascia il tempo alle popolazioni indigene di integrare o respingere le specie estranee e la mancanza di fattori limitanti naturali, quali parassiti, competitori e predatori lascia di fatto il campo aperto alla colonizzazione dei nuovi ospiti -:
se sia a conoscenza di tale problematica e se non ritenga di voler adottare tutti gli strumenti necessari per arginare tale pericoloso fenomeno, quali ad esempio la prevenzione, esercitata attraverso una capillare informazione, l'utilizzo di metodi di eliminazione e controllo, sia chimico che meccanico, la sterilizzazione, la lotta biologica, la ricerca di un naturale predatore o parassita per ogni tipo di pianta per introdurlo nei siti infestati.
(4-08723)

Risposta. - Si premette che l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (UICN) è una organizzazione non governativa fondata il 5 ottobre 1948, alla quale aderiscono circa 75 Stati (tra i quali tutti quelli dell'Unione europea e la stessa Commissione Europea) un alto numero di OnLus, Enti di diritto privato e parchi. La condizione associativa è subordinata al pagamento di una quota annuale e alle finalità di conservazione della natura. Nel programma di attività dell'UICN, opera dal 2002 il Centro per il Mediterraneo con sede a Malaga.
L'IUCN, da sempre molto attiva nell'osservare il fenomeno delle invasioni biologiche, ha istituito un gruppo specialistico su tale materia (
Invasive Species Specialist Group - ISSG). Detto gruppo comprende i più autorevoli esperti del mondo nello studio ed analisi delle invasioni biologiche. La Sezione Europea dell'ISSO, a conferma del ruolo particolarmente attivo del nostro Paese in questo settore, ha sede in Italia, presso l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica,
La problematica concernente le specie esotiche invasive, data la sua complessità è da molto tempo al centro di un inteso dibattito a livello nazionale e internazionale. Prevenire e mitigare gli impatti derivanti


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dalle invasioni biologiche rappresenta una priorità di azione a livello globale, come sottolineato, tra gli altri, dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (articolo 8 h), dalla Convenzione di Berna (articolo 11 2 b) e dalla Convenzione di Bonn (articolo III 4 c). Quest'ultima, anche sulla base dei risultati Global Invasive Species Programme (GISP) del quale l'IUCN è uno dei promotori, ha adottato, in occasione della Conferenza delle Parti dell'Aja (2002), principi guida per la prevenzione e la mitigazione degli impatti derivanti dall'introduzione di specie alloctone (Decisione VI/23).
Tali principi affermano la necessità di un approccio gerarchico, che dia priorità alla prevenzione di nuove introduzioni, ma assicuri, quando la prevenzione risulti inefficace, una rapida azione di eradicazione e controllo delle specie introdotte.
Il Consiglio d'Europa ha recentemente approvato (Raccomandazione 1999, adottata dal Comitato Permanente della Convenzione di Berna, 23a riunione, Strasburgo 4 dicembre 2003) la «Strategia Europea sulle Specie Alioctone Invasive», che rappresenta lo strumento di applicazione dei principi guida della Convenzione sulla Biodiversità per l'Europa.
L'Italia ha concorso in modo particolarmente attivo alla realizzazione di tale strumento, che è stato predisposto da esperti italiani ed inglesi in collaborazione con l'IUCN, in stretto contatto con il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
A fronte del notevole sforzo messo in atto per la raccolta di dati e la stesura di strumenti di prevenzione e mitigazione degli impatti, in passato si sono registrati limiti nell'applicazione di tali misure da parte degli organi competenti (regioni, province ed aree protette).
Tanto si rappresenta, evidenziando come la messa a punto di metodi di informazione e controllo ed eradicazione sia oggetto di acceso dibattito scientifico internazionale dalle cui risultanze dipendono le azioni amministrative opportune.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.