Allegato B
Seduta n. 400 del 12/12/2003


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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

BULGARELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 17 marzo 1995 n. 230 «Attuazione alle direttive Euratom in materia di radiazioni ionizzanti», che recepisce la normativa europea, impone che le popolazioni siano accuratamente informate delle situazioni di rischio cui sono esposte «senza che le stesse ne debbano fare richiesta»; stabilisce inoltre che le informazioni debbano essere «accessibili al pubblico, sia in condizioni normali, sia in fase di preallarme o di emergenza radiologica», (articolo 129), l'articolo 130 recita infine che «Informazioni dettagliate sono rivolte a particolari gruppi di popolazione in relazione alla loro attività, funzione e responsabilità nei riguardi della collettività nonché al ruolo che eventualmente debbano assumere in caso di emergenza»;
la legge, dunque, prevede che la popolazione debba essere messa in condizioni di conoscere l'entità del rischio e i comportamenti più idonei per affrontarlo efficacemente, attraverso un sistema efficiente e affidabile di monitoraggio ambientale e sanitario e un «Piano di prevenzione e di emergenza» appositamente predisposto;
l'isola della Maddalena, in Sardegna, è da molti anni sede di basi militari Usa e Nato, al cui interno sono presenti armamenti di tipo nucleare; presso il porto di Santo Stefano, inoltre, è ormeggiata la nave-balia Uss Emory S.Land, ospitante ben 34 missili a testata nucleare Cruise Tomahawk in condizioni di massimo rischio; le autorità militari Usa evitano infatti di stoccarli nel deposito sottoroccia gestito dalla Nato perché così facendo la gestione e il controllo delle armi passerebbe al paese ospitante;
sempre presso la base di Santo Stefano sono di stanza numerosi sottomarini a propulsione nucleare, uno dei quali, in data 25 ottobre 2003, ha avuto un grave incidente in seguito al quale si è temuto per il rilascio di sostanze radioattive nelle acque dell'isola -:
se, in considerazione del grave e continuo rischio cui sono soggetti gli abitanti dell'isola della Maddalena siano state predisposte tutte le misure previste dal decreto legislativo 17 marzo 1995 n. 230 e se sia operativo un Piano di prevenzione e di emergenza nell'eventualità di incidenti nucleari.
(4-08363)


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BULGARELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 25 ottobre 2003 un sommergibile a propulsione nucleare dell'Us Navy si è incagliato nella Secca dei Monaci, presso l'isola della Maddalena, in Sardegna, riportando gravi danni;
in seguito all'incidente il comandante del sommergibile è stato rimosso e misure disciplinari sarebbero state adottate nei confronti di altri otto militari statunitensi presenti a bordo del sommergibile al momento dell'incidente -:
se in seguito a tale incidente siano stati effettuati rilevamenti del livello di radioattività presente nelle acque dell'isola e, in caso affermativo, da quale ente siano stati effettuati e quali siano i risultati.
(4-08364)

PERROTTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in base agli ultimi avvenimenti, così come si evince dai maggiori quotidiani d'informazione, emerge ancora una volta che nella città di Napoli l'allarme ordine pubblico abbia raggiunto livelli insostenibili ed inaccettabili, non solo per i commercianti ma anche per la sicurezza e l'incolumità di tutta la cittadinanza a causa del terrore scatenato dal racket delle estorsioni, dalla criminalità organizzata e dalla microcriminalità;
pur avendo già adottato provvedimenti in merito resta sempre elevato l'allarme criminalità a causa del quale l'intera comunità si sente letteralmente assediata -:
se il Ministro intenda adottare le misure urgenti e necessarie al fine di reprimere, senza ulteriori indugi, la drammatica escalation dell'allarme criminalità, inviando, altresì, una task force di intelligence e se non ritiene di dover richiedere l'aiuto dell'esercito, come già avvenuto in precedenza contro il fenomeno mafioso.
(4-08366)

MARRAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 62 del decreto legislativo n. 446 del 1997 prevede per i comuni la facoltà di sostituire l'imposta comunale sulla pubblicità (regolata dal decreto legislativo n. 507 del 1993) con un canone;
in ragione di tale disposizione, qualora le amministrazioni comunali decidano di avvalersi di tale facoltà di sostituzione, le iniziative pubblicitarie che incidono sull'arredo urbano e sull'ambiente sono assoggettate al pagamento di un canone in base alla tariffa, alla popolazione residente, alla rilevanza dei flussi turistici presenti nel comune, alle caratteristiche urbanistiche delle diverse zone del territorio comunale e all'impatto ambientale;
la relativa indeterminatezza di questi criteri, unitamente alla mancata definizione del concetto di incidenza delle iniziative pubblicitarie sull'arredo urbano sull'ambiente, hanno determinato nel tempo l'insorgere di un contenzioso avanti la giustizia amministrativa avverso i regolamenti comunali che hanno introdotto il canone;
la legge n. 488 del 2001 (legge finanziaria 2002, articolo 10, comma 5, lettera b), ha stabilito che la tariffa del canone, comprensiva dell'eventuale uso di aree comunali, non debba in nessun caso eccedere di oltre il 25 per cento le tariffe stabilite per l'imposta comunale sulla pubblicità deliberate dall'amministrazione comunale nell'anno antecedente l'adozione della delibera di sostituzione dell'imposta comunale sulla pubblicità con il canone;
pertanto, quantomeno a partire dall'anno 2002, le amministrazioni comunali avrebbero dovuto riconsiderare le proprie tariffe di canone sostitutivo dell'imposta comunale sulla pubblicità, e di conseguenza attenersi al disposto della nuova norma nella definizione delle proprie tabelle tariffarie;
tale circostanza in alcuni casi non si è verificata, in ragione probabilmente della complessità della materia, e il risultato è


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stato un nuovo contenzioso amministrativo avverso il mancato recepimento della norma -:
se non ritenga necessario ed urgente, al fine di eliminare la sussistenza di fattori di incertezza interpretativa, nonché di assicurare la piena applicazione della nuova disciplina legislativa, chiarire i limiti entro cui si esplica la nuova disciplina prevista dalla menzionata modificazione dell'articolo 62, comma 2, lettera d), facilitando in tal modo una corretta applicazione della normativa da parte delle amministrazioni locali.
(4-08367)

COSSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 8 dicembre 2003, alle ore 3,30 del mattino è esploso un ordigno di fronte al palazzo comunale di Decimomannu (Cagliari), causando danni di una certa gravità e creando viva preoccupazione nella popolazione e negli amministratori della cittadina;
poco distante è stato trovato un volantino nel quale l'attentato viene rivendicato dalla sezione sarda del Movimento anarchico insurrezionalista;
tale attentato si inserisce palesemente in un piano criminale che coinvolge la Sardegna e che ha uno sviluppo sempre più preoccupante. Vi sono stati gli attentati incendiari effettuati quest'estate in Costa Smeralda, l'attentato alla sede di Alleanza nazionale ad Assemini, gli ordigni esplosivi inviati nel mese di ottobre alla sede del ministero del lavoro, alla sede romana della Regione Autonoma della Sardegna e ad una stazione dei carabinieri di Cagliari, l'attentato al palazzo della provincia in Cagliari nei primi giorni di dicembre;
tali episodi, per la varietà degli obiettivi e per la sempre maggiore frequenza temporale, colpiscono l'intera comunità della Sardegna, che come tale deve rispondere con il massimo della compattezza istituzionale e politica;
ciò malgrado, il senso di insicurezza e di preoccupazione si sta insinuando ogni giorno di più nella società civile della Sardegna, nel mondo del lavoro e sindacale e nel mondo politico;
il fenomeno sta assumendo dimensioni rilevanti e si stanno moltiplicando le situazioni di tensione sociale tanto da rendere improcrastinabile un intervento da parte del Governo che contribuisca a dare ai cittadini quella sicurezza e fiducia nelle istituzioni che rischia di essere compromessa -:
se, sulla base degli elementi di cui si è in possesso, possa considerarsi attendibile la rivendicazione del movimento anarchico insurrezionalista sardo e quali implicazioni ciò possa comportare;
quali azioni di propria competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere per far fronte al moltiplicarsi di episodi di terrorismo, che vedono sempre più direttamente coinvolti i cittadini, le istituzioni e le forze politiche e sociali della Sardegna;
cosa, in particolare, intenda fare per aumentare o rafforzare le misure di sicurezza, le azioni di prevenzione e per l'approfondimento e l'affinamento delle capacità e potenzialità di indagine da parte degli organismi preposti, per scongiurare il ripetersi di simili eventi.
(4-08371)

MASCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il deputato regionale di Rifondazione Comunista, Santo Liotta, il 29 novembre 2003, ha visitato il centro di permanenza temporanea di Agrigento;
da un resoconto del deputato siciliano si apprende che: «Il centro di permanenza temporanea è allocato in un vecchio capannone industriale all'interno del quale sono ricavate due sezioni, una femminile e una maschile. In entrambi i casi gli alloggiamenti consistono in pareti divisorie che non raggiungono il soffitto e prive di porte. All'interno di questi non ci


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sono nemmeno le brande e i materassi sono buttati per terra. I bagni sono sporchi, senza porte e vi è acqua ristagnante sul pavimento. L'acqua calda viene erogata solo un'ora al mattino e un'ora la sera. Il sistema di vetrate del capannone è in più punti frantumato, impedendo qualsiasi riscaldamento dell'ambiente che appare freddo in ogni suo angolo, ma soprattutto nei locali dei servizi igienici»;
il consigliere Santo Liotta esprime inoltre il proprio disappunto per l'ennesimo divieto d'accesso al Cpt imposto ai giornalisti «che invece dovrebbero essere l'occhio dell'opinione pubblica, in grado di osservare quanto accade all'interno di una struttura che non pensavo fosse in questo stato» (La Sicilia 30 novembre 2003);
vi sarebbero detenute 97 persone, di cui 5 donne, provenienti da tutte le aree del nord Africa e dai paesi balcanici;
a conferma delle pesanti condizioni in cui sono costretti gli stranieri ospiti del Cpt, il personale che opera nel centro ha segnalato il verificarsi di atti di autolesionismo e uno sciopero della fame attuato fino a qualche giorno prima della visita -:
se non ritenga di dover provvedere alla chiusura del centro di permanenza temporanea di Agrigento, considerata l'assoluta inadeguatezza della struttura;
sulla base di quale direttiva del ministero dell'interno è impedito l'accesso nei centri di permanenza temporanea ai giornalisti, e se non intenda modificare tale direttiva per garantire maggiore trasparenza nell'approccio ai problemi legati a queste strutture.
(4-08372)

TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la città di Pompei è ormai in balìa della microcriminalità con scippi, rapine, aggressioni e furti che avvengono sia nelle zone degli scavi e del Santuario ai danni di turisti e visitatori, che nei quartieri e rioni più periferici;
secondo quanto evidenziato da cronache giornalistiche degli ultimi tempi, lo spaccio di stupefacenti, soprattutto cocaina, è fiorente nella città degli scavi;
zingari spesso accampati nelle strade cittadine, accattoni e vagabondi proliferano in città, disturbando e minacciando cittadini e visitatori;
dopo le ore 22.00/23.00 la città è nelle mani di rumorosi motociclisti senza casco, di avventori violenti e rumorosi e di vere e proprie «bande» provenienti da comuni limitrofi che provocano spesso incidenti e risse;
tale fenomeno raggiunge livelli paurosi nelle serate festive o pre-festive;
in quasi tutte le strade cittadine ci sono parcheggiatori abusivi che, spesso, minacciano gli automobilisti di ritorsioni se non pagano il «pizzo» del parcheggio, laddove già esiste, tra l'altro, il parcheggio a pagamento orario;
venditori ambulanti senza alcuna autorizzazione, occupano strade e marciapiedi cittadini, soprattutto nei giorni festivi e pre-festivi;
turisti e visitatori sono letteralmente aggrediti da «chiammisti» nei pressi degli scavi e del santuario che tentano di costringerli a parcheggiare e/o pranzare e/o fare acquisti in determinati parcheggi, ristoranti o negozi;
sin dalle primissime ore serali nella zona di Porta Marina Inferiore e lungo via Plinio, prostitute e travestiti si offrono indisturbati e risulta all'interrogante che non tutte le chiamate di pronto intervento alla Polizia e ai carabinieri ottengono immediato riscontro -:
quali iniziative e provvedimenti urgenti si intendano adottare per garantire la sicurezza e la vivibilità alla città di Pompei;


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ci si chiede se dietro tanto degrado ci sia un preciso disegno della criminalità organizzata per tenere le mani sulla città;
se si ritenga che, aldilà degli interventi propagandistici e di facciata di pulizia e sistemazione delle aree adiacenti il santuario, si debba garantire ordine pubblico e vivibilità anche a zone più periferiche ad ai quartieri come quello «ex 167» o «Parco Maria» o la zona adiacente l'Ipermercato «Auchan» in località Pontenuovo, laddove il degrado e l'abbandono regnano incontrastati;
se si abbiano riscontri concreti dell'attività, della vigilanza e della repressione dei fenomeni su descritti da parte delle forze di polizia e dei carabinieri che hanno loro comandi nel comune di Pompei e da parte della stessa guardia di finanza;
di quante unità è dotato il commissariato di polizia di Stato di Pompei e di quante unità è dotato il comando dei carabinieri di Pompei;
se si intenda aumentare la consistenza numerica, programmare la presenza capillare sul territorio, e rinforzare vigilanza delle forze di polizia e carabinieri nel comune di Pompei a fini preventivi e repressivi dei su descritti fenomeni;
se si ritenga di dotare la città di Pompei, soprattutto in orari serali e giorni festivi e pre-festivi di centrali mobili, dotate di adeguate attrezzature di forze dell'ordine, in zone più frequentate della città;
se si intenda promuovere l'installazione di telecamere nelle zone più degradate e isolate della città e non solo, come annunciato in prossimità di Scavi e Santuario;
se non intendano assumere informazione in relazione al numero di unità di cui è dotato il comando dei vigili urbani del comune di Pompei;
come sono organizzati i turni di presenza sul territorio delle forze dell'ordine con quale percentuale di copertura del territorio stesso e dell'orario giornaliero;
quante unità sono effettivamente impegnate sul territorio e non in uffici e servizi;
se non intendano assumere informazioni in ordine alla dotazione di cui i vigili urbani dispongono per poter effettuare attività di deterrenza della microcriminalità e di efficace controllo e indirizzo del traffico nonché in relazione all'ipotesi di prolungare fino alla mezzanotte d'inverno alle 02.00 d'estate il presidio del territorio da parte dei vigili urbani.
(4-08374)

RUSSO SPENA e TITTI DE SIMONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 6 dicembre 2003, a Pisa, gli agenti della questura di Pisa e i reparti della squadra mobile di Firenze hanno eseguito due sgomberi in meno di un'ora, mettendo, così, fine a due esperienze di occupazione;
alle ore 6,15 sono stati sgomberati gli stabilimenti dove era ubicata l'ex fabbrica farmaceutica Guidotti. Gli occupanti del «Laboratorio delle disobbedienze Rebeldìa» hanno opposto resistenza passiva: tutti e undici sono stati portati presso la caserma di polizia, a strattoni e pedate;
alle 7 circa, toccava allo stabile dell'azienda per i servizi all'ambiente (ex-Gea) occupata giovedì dal coordinamento dei Collettivi Medi. La Digos è arrivata con quattro blindati e agenti in tenuta antisommossa, ha rotto la catena del cancello che permette l'accesso all'ex-Gea ed ha portato fuori dallo stabile tutte e venti le persone presenti, mentre i poliziotti battevano, in modo intimidatorio, il manganello sulle gambe. Dopo i due sgomberi i nove studenti medi maggiorenni hanno raggiunto in caserma gli undici di Rebeldìa: per tutti loro identificazioni con tanto di impronte digitali e foto segnaletiche, nonché denuncia per occupazione. In totale 42 sono le persone denunciate. I


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provvedimenti emessi sono stati, invece, ben 51: 35 per occupazione di edificio (articolo 633 del codice penale) e 16 denunce per resistenza a pubblico ufficiale;
il blitz voluto in prima persona dal questore di Pisa, dottor Eugenio Introcaso, e coordinato dal dirigente della Digos, dottor Gianluca Greco, ha palesemente scavalcato le trattative fra gli occupanti dei due immobili e le istituzioni cittadine. Il coordinamento dei Collettivi Medi, infatti, aveva raggiunto un'intesa di massima con gli enti locali che hanno seguito l'intera vicenda con la presenza dell'assessore provinciale Aurelio Pellegrini e dell'assessore comunale, Salvatore Montano, il quale avrebbe, secondo quanto risulta agli interroganti, personalmente consegnato ai ragazzi le chiavi del capannone per l'utilizzo temporaneo. I Disobbedienti di Rebeldìa avevano informato il Rettore dell'occupazione, incontrato il vicepresidente dell'amministrazione provinciale, Silvi, e l'assessore comunale alla cultura, Angiolini. Avevano in corso relazioni e possibilità di concertare una stabilizzazione della propria posizione;
ad avviso degli interroganti, pertanto, questi atti di forza sono stati un'iniziativa voluta esclusivamente della questura di Pisa: non c'è stato nessun mandato dalla procura della Repubblica e, infatti, entrambi i locali non sono stati posti sotto sequestro per questioni di sicurezza;
ad avviso degli interroganti questo atto di intromissione nell'autonomia degli organi di governo dell'ateneo e degli enti locali rappresenta, a parere degli interroganti, un vero e proprio salto di qualità nella gestione dell'ordine pubblico e si inserisce in un quadro di gestione dello stesso che non ha risparmiato, in passato, azioni di forza e di criminalizzazione del dissenso attraverso denunce, multe, atti violenti. In queste ultime settimane, numerosi provvedimenti (decreti penali di condanna, multe, denunce, avvisi) sono stati recapitati a esponenti del movimento pacifista che si sono contraddistinti nelle iniziative del trainstopping e nelle manifestazioni pubbliche contro la guerra preventiva all'Iraq. Numerosi provvedimenti hanno anche colpito i ragazzi e le ragazze di Rebeldìa, nonché due parlamentari della Repubblica e una consigliera comunale, per le occupazioni di luglio dello stabile della ex azienda per lo smaltimento dei rifiuti di via Emanuele Filiberto;
a parere degli interroganti, il tema del governo dell'ordine pubblico in relazione al governo politico della città sembra la vera posta in gioco per ricostruire forme dialettiche di confronto. In questo senso il difficile, ma ambizioso, tentativo messo in atto dall'ateneo, dal comune di Pisa e dall'amministrazione provinciale attraverso la convocazione di un tavolo cittadino sugli spazi sociali coglieva e coglie questa necessità. Tutto il contrario del clima che si sta creando nella città di Pisa -:
quali siano i motivi che hanno portato ai due sgomberi;
se siano decisioni prese altrove, ovvero se la stretta repressiva messa in atto dal Governo sperimenti Pisa quale banco di prova;
se non si ravvisi la volontà, da parte della questura, di scavalcare o, peggio ancora, sovradeterminare le autonome decisioni, ed i percorsi di mediazione propri delle istituzioni pubbliche cittadine, considerato che nel caso degli studenti medi, infatti, ci si è intromessi con la forza e la prevaricazione in una intesa già raggiunta fra l'amministrazione comunale e i ragazzi dei collettivi.
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