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PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze Violante n. 2-00904, Castagnetti n. 2-00905, Boato n. 2-00906 e Giordano n. 2-00907, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, mi consenta di esprimere - con il massimo rispetto per il sottosegretario Ventucci, che è persona autorevole e stimata - una certa sorpresa, perché la questione posta dalle nostre interpellanze è una questione delicata che riguarda la
condizione della libertà del paese, la garanzia delle libertà democratiche nel nostro paese e la garanzia operativa per il nostro Parlamento, che deve essere preservata da qualsiasi forma di interferenza esterna. Pertanto, vista la delicatezza dell'argomento, ci attendevamo che l'interlocutore fosse un interlocutore di merito, con tutto il rispetto nei confronti del sottosegretario Ventucci.
quella emersa sia sconosciuta al Governo e, se per caso lo fosse, sarebbe il caso di indagare per conoscerla e smantellarla. Tutelare l'autonomia del Parlamento e la sua prerogativa di indagare in libertà è compito anche del Governo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci, ha facoltà di
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Grazie, signor Presidente.
paese, di organizzazioni dedite alla costruzione di false prove e falsi dossier contro le forze politiche.
PRESIDENTE. L'onorevole Violante ha facoltà di
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, penso che dovremmo fornire al Governo alcuni elementi perché possa rispondere in modo più completo, anche ai servizi di sicurezza, che forse sono all'oscuro di una serie di vicende e fatti italiani recenti, onorevole Ventucci. Io mi associo alle questioni che ha posto il presidente Castagnetti. Con tutto il rispetto per lei - sa che, al di là delle forme, la rispettiamo - però avremmo preferito il ministro dell'interno, perché la questione riguarda specificamente lui. Però andiamo al dato politico.
persone sono ritornate nella vicenda di Telekom-Serbia. È una cosa non accettabile!
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Castagnetti
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, un giovane ma autorevole politologo, Gaetano Quagliariello, interrogava, dalle colonne di un grande quotidiano italiano, la politica contemporanea sul tema della civiltà dei rapporti tra i soggetti della dialettica parlamentare. Quagliariello osservava che - per il ruolo di consigliere del Presidente Pera non può certamente essere annoverato tra gli oppositori della maggioranza di Governo - il nostro sistema maggioritario si nutre di conflitto.
PRESIDENTE. L'onorevole Russo Spena ha facoltà di
GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, anch'io ringrazio il sottosegretario presente, ma credo che non sia stato messo in condizione di rispondere ad una narrazione molto precisa e molto puntuale quale quella del presidente Castagnetti, con il quale concordo completamente (e concordo anche con le repliche del presidente Violante e dell'onorevole Pisicchio), fatta di atti precisi, di nomi, di persone e di storie.
Commissione Telekom-Serbia diventavano incredibili e ci parlavano di una grave mutilazione dell'ordinamento giuridico, dello stesso Stato di diritto, ma anche di ferite inferte ai regolamenti parlamentari ed alle pratiche parlamentari.
GUSTAVO SELVA. Questa è la sua opinione!
GIOVANNI RUSSO SPENA. Certo che è la mia opinione. Sto parlando io, quindi è
una mia opinione (Commenti del deputato Selva).
PRESIDENTE. Onorevole Selva, certo, vengono espresse opinioni negli interventi.
GIOVANNI RUSSO SPENA. Onorevole Selva, ancora non riesco ad essere della sua opinione, non riesco a sdoppiarmi.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Gli onorevoli Violante, Pisicchio e Russo Spena rinunciano ad illustrare rispettivamente le interpellanze urgenti nn. 2-00904, 2-00906 e 2-00907, riservandosi di intervenire in sede di replica.
L'onorevole Castagnetti ha facoltà di
Signor Presidente, il boomerang lanciato da una Commissione d'inchiesta, istituita per intorbidire la vita pubblica, la vita politica del paese e infangare l'opposizione, sta colpendo chi l'ha lanciato. È patetico e disperato il grido di sconforto lanciato ieri, da Belgrado, dal presidente Trantino, il pluricontestato e plurismentito - adesso anche il consulente, il dottor Longo, l'uomo di punta di quella che è stata definita l'intelligence della Commissione -: se cade Igor Marini, non cade la Commissione Telekom-Serbia.
Se cade Igor Marini, e oramai è caduto, è steso al pavimento dal carico delle sue balle, dovranno cadere tutti coloro che gli hanno dato credito e forse suggerimenti. In ogni caso cade la montagna di calunnie costruite su un'ipotesi di corruzione fondata sul nulla a carico di Prodi, Fassino, Dini, Rutelli, Veltroni, Mastella e chissà quanti altri. L'unica possibilità che ha il presidente Trantino di riscattare il suo personale onore, cui giustamente tiene tanto, è quello di riconoscere solennemente la responsabilità di avere, di fatto, alimentato o consentito una campagna diffamatoria mostruosa, la più grande del secolo - per evocare un'espressione usata - contro i leader dell'opposizione, fondata, oggi lo sa anche lui, su una montagna di calunnie criminali e chiedere pubblicamente scusa agli interessati e all'opinione pubblica che è stata ingannata per lunghi mesi di comunicazione mediatica.
Ci siamo rivolti al ministro dell'interno perché è emersa, nella vicenda Telekom Serbia, con grande chiarezza, l'esistenza, nel nostro paese, di organizzazioni dedite alla costruzione di false prove e falsi dossier contro le forze politiche, al fine di favorire la costruzione di campagne di criminalizzazione degli avversari politici e di inquinare gli equilibri costituzionali. Questo è il nucleo della nostra richiesta.
Vale la pena di ripercorrere i componenti di questa rete di persone che stanno lavorando contro la democrazia nel paese. Mi avvalgo di un dossier giornalistico apparso, in questi giorni, sul quotidiano la Repubblica per ricordare i personaggi di cui stiamo parlando.
Antonio Volpe, ha due passioni, forse tre: gli apparati di sicurezza, le truffe, le frequentazioni con estremisti di destra. Si vanta di essere l'uomo dietro le carte che aprono il sipario su Igor Marini. Curio Pintus, il riciclatore sardo, oggi in carcere. È il filo che il centrodestra vuole tendere tra l'affare Telekom e la signora Donatella Dini. Vittore Pascucci, avvocato civilista, a giudizio per la truffa alla Paribas che ispirò Igor Marini a raccontare l'ultima delle sue balle: 120 milioni di dollari a Prodi, Dini e Fassino. Renato D'Andria fa truffe ma a Napoli mette su una squadretta di carabinieri che ha un solo scopo: dossieraggio su magistrati, politici, esponenti della sinistra. Ce lo chiedono i futuri governanti dell'Italia, avrebbe detto. Nicola Spinello, è un massone. Con il padre Salvatore mette su una loggia spuria, «Uniti nella libertà», per la quale finisce in galera. E possiamo proseguire con l'elenco di questi personaggi di cui si è avvalso il lavoro della Commissione. Salvatore Spinello. Come il figlio, anche il vecchio Spinello si dà un grande daffare. Nel 1991 si mette a disposizione di Cosa nostra. Michele Amandini finisce a giudizio con l'avvocato Pascucci; i soldi che maneggia arrivano dalle casse della 'ndrangheta. Alvaro Robelo, massone, ex ambasciatore nicaraguense in Vaticano. Perde la testa per Forza Italia e i suoi uomini. Fonda «Arriba Nicaragua» (forza Nicaragua). Giorgio Rubolino, accusato e scagionato dell'omicidio Siani. Finisce a Londra. Anche qui conosce la galera. Nell'agosto scorso viene trovato cadavere nel suo appartamento.
Non è possibile, signor Presidente, signor sottosegretario, che una rete come
L'intreccio tra funzionari dello Stato, consulenti, collaboratori dei servizi, parlamentari di maggioranza governativa, giornali di proprietà della famiglia del Capo del Governo, dichiarazioni compiacenti di ministri del Governo, questo intreccio configura una regia molto stretta, dislocata fuori dall'aula del Parlamento.
Le finalità espresse da alcuni di questi uomini: colpire il Capo dello Stato (abbiamo visto tutti, poche sere fa, l'intervista al Tg3 dell'onorevole Taormina, parlamentare frequentatore della casa del Capo del Governo); colpire il Presidente della Commissione europea ed i leader dei partiti dell'opposizione (l'onorevole Taormina ne aveva chiesto l'arresto; il nuovo coordinatore di Forza Italia, l'onorevole Bondi, ne ha chiesto le dimissioni).
Questo configura o no, per il Governo, un'utilizzazione abnorme, intimidatoria, intenzionalmente distorta di istituti parlamentari, volta a determinare una situazione di instabilità istituzionale e politica? È questo che chiediamo al Governo.
Cosa intende fare il Governo per stroncare l'attività di tali organizzazioni, dedite alla produzione ed alla falsificazione di documenti atti ad interferire nell'attività di istituzioni democratiche qual è una Commissione parlamentare? Cosa intende fare il Governo per evitare che simili situazioni si ripetano?
Ci aspettiamo dal Governo, onorevole sottosegretario, una risposta non reticente, falsamente rispettosa dell'autonomia del Parlamento, perché ciò che denunciamo è proprio un'attività esterna al Parlamento finalizzata a violarne l'autonomia e la correttezza del lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di Rifondazione comunista).
Rispondo io alle interpellanze, in qualità di sottosegretario della Presidenza del Consiglio dei ministri, poiché il Ministero dell'interno si è dichiarato incompetente al riguardo.
Nell'unico testo, ripetuto nelle quattro interpellanze, appare che si tenda ad acclarare l'esistenza, nel nostro paese, di campagne di criminalizzazione degli avversari politici, campagne che minano i principi fondamentali del nostro sistema democratico, poste in essere da noti esponenti della politica attraverso organizzazioni dedite alla costruzione di falsi dossier e di false prove a carico delle forze politiche avversarie.
Preliminarmente, occorre dire che il Governo compie, in questa delicata materia, tutti gli sforzi necessari ed è sempre vigile, con i suoi apparati, affinché le istituzioni democratiche non siano mai compromesse sia nella loro integrità sia nella loro funzionalità, a tutela di una serenità del vivere civile che è certamente uno degli obiettivi fondamentali di questo Governo e delle forze che lo sostengono, così come deve essere un fine per tutte le forze politiche che hanno a cuore il benessere non solo materiale, ma anche morale del paese.
Per quanto riguarda le eventuali campagne di destabilizzazione, posso qui affermare che le attività di intelligence sono sempre attente affinché sia garantita la massima tutela dei cittadini. Al riguardo, i servizi di informazione e sicurezza hanno comunicato che non sono risultati - ci riferiamo al SISDE - utili elementi ai fini della risposta ai quesiti posti nelle interpellanze; per parte sua, il SISMI ha segnalato che: dalle ricerche e dalle verifiche documentali finora esperite sulla vicenda in argomento non sono emersi elementi che possano avvalorare l'esistenza, nel nostro
D'altro canto, i servizi hanno anche evidenziato che, in caso contrario, sarebbero stati attivati, ai sensi del comma 3 dell'articolo 9 della legge n. 801 del 1977, gli organi di Polizia giudiziaria competenti.
Questo mi pare ovvio. Io, onorevole Castagnetti, ho fatto parte per cinque anni della Commissione stragi nella passata legislatura e debbo dirle che ne ho lette e sentite di belle su quello che avviene nel nostro paese e, in particolare, su quello che lei ha adombrato per quanto attiene a certe devianze anche istituzionali. Io debbo dire - e parlo a nome del Governo - che, nell'assicurare un'attenta vigilanza nell'osservanza delle norme e dei comportamenti per garantire la richiesta trasparenza del confronto politico tra maggioranza ed opposizione, il Governo fa appello anche alla sensibilità del Parlamento affinché gli organi istituzionali da esso emanati possano concludere con serenità di giudizio quanto ora affidato dal Parlamento stesso, e che non avvenga quello che, credo, molti parlamentari abbiano potuto verificare, proprio nella Commissione stragi, per il passato.
Il dato politico è questo. La Commissione Telekom-Serbia è nata ed è stata condotta come strumento di aggressione politica nei confronti dell'opposizione; il Presidente del Consiglio Berlusconi, l'attuale Presidente del Consiglio, subito dopo le elezioni del 2001, riunì i parlamentari della maggioranza - credo ci fosse anche lei in quanto parlamentare della maggioranza - e disse in quella sede che bisognava istituire le Commissioni su Telekom-Serbia, Mitrokhin e Tangentopoli al fine di attaccare l'opposizione.
Questa Commissione è nata con un mandato politico preciso, e il mandato politico l'ha cercato di svolgere la maggioranza di quella Commissione e il presidente come potevano, cioè male, perché non c'erano dati; è stata costruita, con l'aiuto del giornale della famiglia del Presidente del Consiglio, un'azione quotidiana di criminalizzazione dei maggiori esponenti dell'opposizione, dopo di che si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. Oggi noi chiediamo che la Commissione vada avanti, che accerti la verità, primo, su chi ha mandato Marini. Infatti, onorevole sottosegretario, non è che uno scaricatore dei mercati generali di Brescia la mattina si alza, mette insieme un po' di fogli fotocopiati e sistemati in qualche modo e va ad accusare il Presidente della Commissione europea, il segretario del maggior partito di opposizione, l'ex ministro della difesa, il sindaco di Roma, l'onorevole Rutelli, e così via. Ma scherziamo? Chi ha detto di fare questa operazione? Chi ha dato i nomi? Chi ha messo in contatto queste persone con il presidente della Commissione?
Il presidente Castagnetti ha fatto un quadro molto chiaro dei personaggi che sono ruotati intorno alla Commissione; uno di questi coinvolti è un personaggio legato a gruppi di persone di Napoli che facevano falsi dossier. Mi scusi, le hanno fatto dire una cosa che è sbagliata: non è vero che non ci sono organizzazioni; c'è un processo in corso, a Roma c'è un altro processo in corso contro un'altra organizzazione, che aveva creato un falso dossier su chi le sta parlando, dal quale doveva risultare che io, insieme al capo della polizia, mi ero diviso i soldi del sequestro Soffiantini. È chiaro?
Queste cose quindi ci sono, da qui nasce la nostra preoccupazione quando vediamo che questi personaggi, alcuni di questi personaggi sono addirittura legittimati da una Commissione di inchiesta parlamentare, che parte con quell'indirizzo; c'è un problema democratico.
Vede, io cito documenti che sono agli atti della Commissione. In data non sospetta - come si dice in questi casi - , la data è 24 febbraio 2001, c'è un cosiddetto pentito, il quale dichiara all'autorità giudiziaria: anche un certo tizio, dicendomi di essere amico di un tale Pinto - che è un tale Pintus, in realtà -, mi ha chiesto di rendermi pronto ad accusare anche il ministro Dini e la moglie per non meglio precisate attività di riciclaggio. Questo nasce nel 2001.
C'è poi sempre questo Pintus che da una intercettazione telefonica, minacciando una collaboratrice della signora Dini, dice: se lei fa una certa operazione, io do tutta la documentazione all'onorevole Berlusconi perché me l'hanno già chiesta.
Questo avveniva anche in epoca non sospetta. Allora, debbo dire: non si può dire che non esista questo rischio nel nostro paese. Questo rischio esiste ed è grave. E il modo in cui i giornali che fanno capo al Presidente del Consiglio dei ministri e alcuni esponenti della maggioranza, non tutti, in particolare di Forza Italia e di Alleanza nazionale all'interno della Commissione antimafia, e persino alcuni esponenti del Governo si sono esposti su questa materia significa che c'è un problema di fondo.
Per questo noi volevamo - per carità, siamo lieti che sia venuto a rispondere il sottosegretario Ventucci - il ministro dell'interno con il quale riprenderemo la questione e, se sarà possibile, se mai ci farà l'onore di venire in quest'aula, con il Presidente del Consiglio dei ministri. Ma per quale motivo? Perché, quando i massimi esponenti dell'opposizione sono attaccati in questo modo su mandato dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri, verificatosi come ho detto poc'anzi, è inevitabile che si inquini la vita politica del paese. Ma come si può stare tranquilli?
Sottosegretario Ventucci, lei ricorderà che nella scorsa legislatura, quando fu trovata una falsa microspia - falsa, non so messa da quale accolito del Presidente del Consiglio dei ministri - sulla poltrona del Presidente del Consiglio dei ministri, si scatenò l'ira di Dio in Italia perché c'era qualcuno che controllava il Presidente del Consiglio; la cosa poi era falsa, fasulla, messa male e non funzionava e così via.
Adesso noi abbiamo una Commissione d'inchiesta costituita a quello scopo e che si avvale di questi personaggi e di documenti falsi e non dobbiamo temere? Questo è il problema che noi intendiamo porre; intendiamo porlo non per una nostra questione personale ma perché c'è un problema di fondo e cioè che non si può governare il paese in questo modo. Non si può governare il paese aprendo conflitti ogni momento, tentando di criminalizzare l'opposizione, e con leggi di pura tutela patrimoniale e giudiziaria del Presidente del Consiglio dei ministri.
Tutto è sulla stessa linea perché si tratta di costruire nel paese - come dire - un sistema di disorientamento della società italiana - non di coesione ma di disorientamento -, di tutelare al massimo interessi personali di tipo patrimoniale e giudiziario e di concepire il Governo come il luogo dove si tutelano esclusivamente e prevalentemente questi interessi e non si pensa all'interesse del paese. Questo è un po' il punto che ci preoccupa.
Noi chiediamo di riflettere su questo tipo di questioni; sentirò i colleghi dell'opposizione per vedere quando e in che termini riproporre la questione, sia pure in termini più aggiornati come è corretto che sia e, se possibile, avendo il Presidente del Consiglio dei ministri. Dico ciò perché la sua risposta, sottosegretario Ventucci, non ci tranquillizza, in quanto a lei non hanno dato i dati per rispondere adeguatamente.
Ripeto, a Roma e a Napoli ci sono procedimenti in corso nei confronti di persone che creano falsi dossier contro esponenti dell'opposizione e alcune di queste
I dati con i quali si cerca di creare falsi dossier li ho appena citati: ho citato due dati, ma ce ne sono tanti altri che potrebbero essere citati. La cosa è particolarmente grave perché abbiamo un organo di informazione, che è legato al Presidente del Consiglio dei ministri, che è la cassa di risonanza di queste operazioni.
Se avremo mai una legge come quella che la maggioranza ha votato oggi sul sistema radiotelevisivo, la partita è chiusa. La partita è chiusa! Basta vedere come ha informato il TG1 sulla vicenda Telekom-Serbia per vedere quali pericoli ci sono per la libertà di informazione e per la libertà delle opposizioni in questo paese.
Questo è quello che noi volevamo segnalare. Ringrazio il sottosegretario Ventucci per essere qui presente. Sottosegretario Ventucci, lo so, le omissioni non sono colpa sua, la colpa è di altri. Tuttavia, ci premureremo di richiamare il ministro dell'interno sulla base di ulteriori dati al fine di aprire con lui, che è il massimo responsabile di queste questioni, persona che stimiamo naturalmente, affinché rassicuri nella sua responsabilità il paese in modo che non si verifichi più quello che è accaduto nella vicenda Telekom-Serbia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
L'onorevole Pisicchio ha facoltà di
Ma è un conflitto che si configura non come l'esito di una dialettica delle idee e dei programmi, bensì come un'azione costantemente tesa alla delegittimazione dell'avversario, alla sua detronizzazione con ogni mezzo, quasi che la democrazia parlamentare debba essere considerata non l'effetto dell'azione autonoma e politicamente congruente di due soggetti (chi incarna la maggioranza e chi l'opposizione), ma solo una faccenda di guerre totali e di egemonie assolute. Si dice che questo sia anche l'effetto di un sistema che ha eletto a propri riferimenti politici esclusivi non i programmi o le idee, ma le facce e la capacità mediatica dei leader.
Francamente non penso, pur dichiarando scarsissimo entusiasmo per questo nostro strano maggioritario, che nelle democrazie maggioritarie debba andare così. C'è qualcosa di guasto, allora, in un sistema politico che stenta a riconoscere una piattaforma comune di regole e di valori condivisi, vale a dire quell'idem sentire che fa interpretare gli altri come avversari da battere con la politica, e non come nemici da uccidere con ogni mezzo.
Il caso Telekom-Serbia ci racconta tutto questo guasto, ed il modo di cavalcarlo rozzamente, da parte di una certa maggioranza, in modo addirittura esemplare. Vede, signor sottosegretario, ciò che produce le lacerazioni più gravi, il corto circuito letale nel sistema, non è tanto l'azione proditoria di qualche delinquente costruttore di falsi documenti, quanto il suo utilizzo in sede politica: essa diventa un oggetto contundente lanciato contro personalità dell'opposizione, al solo scopo di proiettarne un'immagine negativa agli occhi della pubblica opinione. Questo è un modo brutale di concepire la lotta politica, un modo che si situa fuori da ogni criterio minimo di civiltà, un modo che si riverbera, in tutta la sua violenta negatività, sul fragile equilibrio del sistema maggioritario, producendo un unico effetto: allontanare la gente dalla democrazia politica.
Rubando una locuzione che ormai è stata sottratta al lessico comune per essere consegnata ad un lessico politico maggioritario, ci si consenta di dire queste cose; lo si consenta a noi, all'UDEUR, che non ha mai avuto simpatie per le suggestioni giustizialiste che, talvolta, hanno attraversato la politica, anche in qualche segmento del nostro campo.
La cosa davvero insopportabile in questa vicenda è che un'istituzione del Parlamento, vale a dire una Commissione d'inchiesta, abbia potuto essere piegata alle ragioni del conflitto politico. Il paradosso italiano è che la Commissione d'inchiesta, tipica istituzione prevista nelle democrazie parlamentari di altri paesi a tutela delle prerogative dell'opposizione, al fine di esaltare la dialettica democratica nel Parlamento, nel caso della Telekom-Serbia è stata usata deliberatamente in una dimensione deviante e contro l'opposizione.
L'interpellanza urgente da noi sottoscritta e presentata sia al Presidente del Consiglio, sia al ministro dell'interno chiede, allora, di raccontare non solo a noi, ma agli italiani quali oscure attività di depistaggio si nascondano dietro i falsi dossier e quali soggetti li abbiano concepiti. L'interpellanza ha posto problemi politici ma, per l'anteriorità dei tempi di presentazione, non poteva tener conto degli ulteriori elementi che il settimanale l'Espresso, con un articolo del giornalista Primo Di Nicola, in edicola domani mattina, renderà pubblici. Da tale articolo si trarranno ragioni ulteriori, e probabilmente definitive, sull'opportunità di chiudere, una volta per tutte, l'esperienza della Commissione parlamentare di inchiesta, ma non senza aver fatto opera di chiarezza e di pulizia intorno a questa brutta pagina della politica nazionale.
Signor sottosegretario, in una Assemblea parlamentare che seppe essere assai autorevole, pervasa da alte idealità, pur nella forte dialettica delle idee dei partiti, nell'Assemblea costituente, che edificò la regola della nuova Repubblica democratica, molto si lavorò intorno al concetto di una politica che educasse i cittadini, di una sorta di maieutica della democrazia.
Ecco, signor rappresentante del Governo, dalle sue parole, dalle scelte compiute oggi con la sua dignitosissima presenza, ma non con quella degli interlocutori da noi evocati, ci aspettavamo anche un contributo a riprendere quel filo di discorso, quella qualità democratica che potrebbe concorrere a ripristinare il corretto funzionamento della dialettica tra maggioranza e opposizione. Ci dispiace dover dichiarare la nostra delusione.
Pertanto, non possiamo ovviamente che dirci insoddisfatti di fronte ad una situazione che ci preoccupa. Non voglio entrare nel merito di questioni che all'interno della Commissione abbiamo posto e stiamo ponendo. Questa mattina abbiamo anche tenuto, come commissari delle opposizioni, una conferenza stampa in cui abbiamo portato dati molto precisi (alcuni venivano ricordati dal collega Pisicchio). Dico soltanto - e qui sono presenti autorevoli membri della Commissione bicamerale della maggioranza - che va dato atto che noi, fino ad un certo punto, in Commissione bicamerale abbiamo lavorato con grande impegno, con grande equilibrio e con grande serietà, in un rapporto di grande correttezza con la presidenza della Commissione e con il presidente.
La nostra preoccupazione è nata quando ci siamo accorti, di fronte ad una serie di fatti che non possono essere smentiti, che le vicende della cosiddetta
Il sottosegretario ricordava che è stato per cinque anni membro della cosiddetta Commissione stragi e anch'io, ormai vecchio parlamentare, fin troppo, sono stato per nove anni membro di Commissioni bicamerali, dalla Commissione antimafia alla cosiddetta Commissione stragi di cui sono stato segretario, alla cosiddetta Commissione Scalfaro sull'indagine sulla ricostruzione post terremoto. Insomma, so, più o meno, cosa sia una Commissione bicamerale e come funzioni.
Ebbene, sono allarmato ed allibito. Innanzitutto, la Commissione bicamerale (tracciamolo questo dato, che non è solamente del regolamento parlamentare, ma è di equilibrio costituzionale) allude di per sé, come istituto, ad una funzione molto alta, ad una funzione ispettiva, ma anche ad una funzione critica, ad una funzione anche giurisdizionale, per certi aspetti, che attiene al Parlamento nel suo complesso, nella sua dialettica di maggioranza e di opposizione ed al diritto-dovere di ogni parlamentare. Quindi, con sobrietà enorme ed estrema ne verrà trattata la direzione, la presidenza, l'equilibrio difficilissimo.
In Commissione antimafia sono stato coordinatore di un Comitato ed è difficilissimo il rapporto con la magistratura che, nello stesso tempo, svolge indagini sulle stesse questioni e sugli stessi temi. Quindi, occorre una collaborazione che va costruita.
In questo caso, addirittura, non la procura di Torino, ma il tribunale del riesame ha detto che la Commissione bicamerale era un impaccio perché si raggiungesse la verità.
È molto importante la scelta dei funzionari - diciamolo tra virgolette - della Commissione. Il presidente, un giurista apprezzabile e stimabile come l'avvocato Trantino, in un'intervista a la Repubblica ed in altre interviste, oltre che da noi interpellato negli uffici di presidenza, parla di uffici della Commissione come intelligence, come fossero le intelligenze private della presidenza.
Le audizioni sono state fatte in un certo modo. Non voglio entrare in particolari della Commissione, ma vorrei far capire, signor sottosegretario, di cosa parliamo. Abbiamo avuto audizioni con una torsione personalistica straordinaria, e non parlo dei foglietti portati ai singoli commissari della maggioranza che, probabilmente, non avevano studiato a fondo le carte. Ad esempio, sto pensando al commissario Vito che dice: Volpe, con il quale mi sono incontrato ieri. L'avvocato Taormina dice: mi ha chiamato l'avvocato di Pintus dicendo che quest'ultimo vuole essere ascoltato insieme all'avvocato. Questo è ufficialmente agli atti della Commissione bicamerale. Si tratta di una Commissione che ha anche aspetti privatistici di conduzione dell'investigazione da parte dei commissari.
In questo senso vi è il rapporto tra l'intelligence ed i commissari che hanno, quindi, un diritto-dovere istituzionale che ci fa pensare, come diceva il presidente Violante prima, che questa Commissione bicamerale, insieme ad altre, ha rivelato una scelta politica molto precisa. In qualche intervista l'ho chiamata una scelta politica che risponde a quell'idea di dittatura della maggioranza, che molto spesso è la caduta del costituzionalismo democratico, pur di fronte ad un potere legittimato dalle elezioni. Infatti, vi sono poteri legittimati dalle elezioni che, pure, possono essere agenti di una dittatura della maggioranza. Questo è il punto.
Quando si costruisce una Commissione bicamerale che è una mazza ferrata calata sulla testa di alcuni leader dell'opposizione, seppure non del mio partito, mi sento fortemente impegnato in quanto democratico in tale questione...
Prego, onorevole Russo Spena.
Non solo è una mazza ferrata calata sulla testa di alcuni leader dell'opposizione, ma - e questo è più delicato - è una spada sospesa sulla testa della più alta istituzione dello Stato. Questo non lo dico io. Ieri mattina mi è capitato di partecipare ad un dibattito televisivo con l'avvocato Taormina. Quest'ultimo diceva: hai ragione, quando parlo di vigilanza e di Ministero del tesoro mi riferisco a responsabilità dell'attuale Capo dello Stato.
In ogni caso, questa Commissione bicamerale è nata male e, a mio avviso, ha continuato peggio. Ha bisogno di una svolta nella sua conduzione e nella sua trasparenza. Per questo ci rivolgiamo da un lato al Governo, per quanto gli compete, e, dall'altro, ai Presidenti di Camera e Senato per quel che a loro compete istituzionalmente. Senza la suddetta svolta di trasparenza e conduzione democratica crediamo che tale Commissione bicamerale diventerà un verminaio inteso in senso tecnico, cioè un insieme di vermi che in un luogo portano tanto veleno da far diventare inquinato un territorio democratico quale deve essere una Commissione bicamerale.
Credo che stia venendo avanti da parte di alcuni settori della maggioranza - non dico tutti, è ovvio - il desiderio di costruire una verità, senza aspettare che sia sul serio accertata (non escludo che possano esservi problemi da accertare; non l'ho mai escluso dal primo intervento in Commissione) ma mettendo insieme tutti i detriti che erano ai margini della democrazia di questi anni: ritroviamo chi era stato inquisito all'interno della Commissione P2, così come ritroviamo i membri dei cosiddetti «servizi deviati» (è un'accezione puramente politica, anche se poi quando sono servizi deviati vuol dire che c'è qualcuno che li fa deviare).
Credo che questa Commissione sia un po' l'insieme di detriti che erano stati messi ai margini dalla vicenda e dal progresso della democrazia italiana e che ora si rifanno politica. Questo è il problema, signor sottosegretario, cioè che si rifanno politica: maneggioni, piduisti, e così via, li ritroviamo tutti lì, all'interno di questa Commissione, o nel ruolo di testimoni o nel ruolo di inquisiti o nel ruolo di intelligence.
Credo, quindi, che sia il momento di voltare pagina e comunque, per quanto ci riguarda, come commissari di tutte le opposizioni unite, molto unite su questo punto, noi porremo questi temi già il giorno 8 e poi il giorno 15 di ottobre, in occasione delle riunioni della Commissione bicamerale, così come li poniamo anche attraverso la discussione odierna al Presidente della Camera, Casini, e al Presidente del Senato, Pera.