Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 348 del 29/7/2003
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(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Boniver. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calzolaio. Ne ha facoltà.

VALERIO CALZOLAIO. Presidente, siamo rimasti molto sconcertati dall'intervento del rappresentante del Governo, il sottosegretario Boniver, che ha svolto un intervento dettagliato e preciso e in cui abbiamo riconosciuto la storia delle posizioni dei Governi italiani in questi dieci anni, che fra l'altro erano sempre e unanimemente condivise dal Parlamento nelle precedenti legislature.
Però, sulla questione essenziale che ha anche suggerito alla Conferenza dei capigruppo di calendarizzare per oggi il voto, le dichiarazioni del sottosegretario ci inducono ad una forte preoccupazione. Il sottosegretario ha detto: abbiamo attivato un negoziato e non ci sembra accoglibile la proposta di sostenere la moratoria universale all'Assemblea dell'ONU di settembre.
Francamente non condividiamo questa posizione. Noi auspichiamo che il negoziato continui, che l'Italia continui ad essere protagonista della proposta e che sappia di avere alle spalle un voto unanime, ampio e largo che ribadisce le vecchie posizioni del nostro Parlamento.
Francamente auspichiamo che la Camera oggi si esprima perché tanto più il Governo descrive in modo burocratico e arretrato questo negoziato, quanto più le forze politiche - io spero unanimemente - e il Parlamento devono sollecitare a fare di più e meglio.
È ovvio che conosciamo le difficoltà e la complessità della situazione e delle relazioni, così come sono state descritte dal sottosegretario Boniver.
Sappiamo che alcuni paesi europei considerano la moratoria un passaggio sbagliato; già nel 1994 alcuni paesi europei non votarono per quella soluzione e fu un errore. Sappiamo anche che altri paesi europei non sono certi che l'appuntamento di settembre e l'attuale quadro internazionale rappresentino il momento migliore per ribadire una posizione assunta in


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precedenti assemblee dell'ONU. Non sono queste però delle ragioni sufficienti per desistere.
Noi chiediamo al Governo di rivedere questa posizione. Siamo ovviamente lieti che sia stato accolto il quarto capoverso delle mozioni Biondi e Violante, dove si fa riferimento al trattato del Consiglio d'Europa, che l'Italia ha firmato ma non ancora ratificato (molti paesi non lo hanno nemmeno ratificato): tale accordo è entrato in vigore il primo luglio ed è importante sostenerlo, ma non è sufficiente. La questione decisiva, discriminante delle mozioni era un nuovo impegno del Parlamento per la moratoria come passo da compiere verso l'abolizione della pena di morte. Se il Governo sostiene di aver verificato che non vi sono ancora le necessarie condizioni in tutti i paesi ed in tutta Europa non è una ragione sufficiente perché il Parlamento non ribadisca questa opinione.
A fronte di questo preciso e dettagliato quadro del negoziato, che segnala fra l'altro come il sottosegretario Boniver ed il Ministero degli affari esteri abbiano continuato un'opera già intrapresa dai ministri degli affari esteri dei precedenti Governi (è un fatto apprezzabile), avremmo auspicato che il Governo, a fronte di queste difficoltà, avesse fatto seguire l'accoglimento dell'impegno del Parlamento, rafforzando le posizioni dell'Italia nel negoziato, tanto più durante il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea.
Se invece a fronte delle difficoltà si ritiene che sia meglio che il Parlamento stia zitto, non parli e ritorni ad essere timido ed incerto su questa questione, lo consideriamo un ulteriore passo indietro: anzi sarebbe ancora più difficile in futuro sostenere la posizione italiana presso l'ONU e le sedi europee ed internazionali. Il nostro paese sin dal 1994 non condivideva l'ipotesi che la moratoria fosse in qualche modo un atteggiamento più tiepido nei confronti dei diritti umani e della pena di morte. La moratoria serve invece proprio per garantire che nella fase di transizione - purtroppo lunga - verso l'abolizione di questa pena un numero ancora più elevato di paesi, nonostante la legislazione formale, non eseguano condanne capitali. È questo che ci interessa.
Ci interessa cioè che altri Stati americani, altri paesi africani ed asiatici non ricorrano a condanne capitali anche se nella loro legislazione è prevista questa vaga ipotesi. Opportunamente il collega Boato ha ricordato il codice militare ed il fatto che lo strumento di questa pena è, in qualche modo, ancora in vigore in Italia. Ciò non toglie però che la moratoria possa spingere a livello politico, istituzionale e culturale per l'abolizione della pena di morte.
Ribadiamo quindi il nostro voto favorevole sull'identico dispositivo delle mozioni Biondi e Violante. Chiederemo altresì una riformulazione della premessa o valuteremo se astenerci sulle altre premesse che contengono invece dei passaggi che (anche sulla base del dibattito svolto) non sempre risultano felici. Detto ciò chiediamo che si voti comunque il citato dispositivo ribadendo che voteremo a favore del dispositivo delle mozioni Biondi e Violante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BIANCHI. Grazie, signor Presidente. Pur condividendo alcune delle osservazioni del collega Calzolaio, in particolare dopo l'intervento del sottosegretario annuncio il voto favorevole del gruppo della Margherita a tutte le mozioni oggi in esame: la mozione Ronchi, la mozione Violante e la mozione Biondi, da me sottoscritta.
Devo dire che l'intervento del sottosegretario ha suscitato in me un po' di sconcerto. L'opposizione dovrebbe essere contenta della dialettica che si instaura tra il Governo e il Parlamento (spero tutto). Ma non è questo il nostro stato d'animo. Noi crediamo che si debba continuare ad insistere perché dopo il primo «no» avremo almeno altre due occasioni in sede europea (delle quali una ricade a ridosso dell'Assemblea generale dell'ONU di settembre)


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per riferire e far cambiare parere ai nostri partner europei.
Inoltre ricordo il tema del dibattito: il dibattito di stamane ha ben evidenziato che consideriamo la moratoria un primo passo verso l'abolizione della pena di morte. Quindi non esiste contraddizione tra lo schierarsi per l'abolizione o per la moratoria. Vi è continuità tra i due elementi e lo dimostra anche il percorso che fin qui abbiamo seguito, incontrando vittorie ed in qualche caso anche sconfitte. Alcune di queste sconfitte le abbiamo decisamente sofferte sulla nostra pelle ed anche la società civile italiana le ha dovute metabolizzare.
Va evidenziato poi il rapporto con l'Europa. Ebbene, noi siamo abituati a tutt'altro rapporto con l'Europa. Che sarebbe successo se avessimo manifestata tanta titubanza al momento di fare il nostro ingresso nel sistema della moneta unica? L'Italia è abituata a questa Europa, grazie a Dio. E mi auguro che la continuità in questo senso attraversi tutti i Governi, dell'una e dell'altra parte. Il nostro Paese è abituato a fare da locomotiva, non da vagone né tantomeno da rimorchio.
Quindi le altre occasioni, come senz'altro quella a ridosso dell'Assemblea generale dell'ONU, devono essere assolutamente sfruttate, direi quasi «aggredite», per far cambiare parere ai nostri partner europei. Insomma, la butto in letteratura o in filosofia: «timore e tremore» è un bel titolo Kierkegaardiano ma non «c'azzecca» proprio col passo che stiamo compiendo. Qui c'è bisogno di lucidità, di decisione e anche di continuità rispetto ad un atteggiamento comune, grazie a Dio, a tutto il Parlamento e del quale non a caso andiamo fieri.
Il Presidente Biondi stamattina ha ricordato Beccaria ed anche il nostro modo di riferirci al «grande padano» - come ha voluto evocarlo -; cioè il modo con il quale il Parlamento ha vissuto insieme tale situazione le cui cifre devono essere a noi chiare: siamo ancora a 3.900 esecuzioni l'anno (e qualcosa sfugge). A più di tremila esecuzioni l'anno in Cina, a 316 in Iran e a 314 in Iraq, prima dell'intervento degli alleati. È una situazione, cioè, tuttora raccapricciante ma con un elemento già evidenziato e che deve essere ancora sottolineato: in 52 dei 66 paesi che mantengono la pena di morte vige un regime dittatoriale. C'è quindi un rapporto stretto tra il mantenimento della pena di morte ed una situazione nella quale i diritti civili, umani vengono conculcati. Per converso credo che vi sia un rapporto evidente che si evidenzia non soltanto per contrappasso o contrapposizione; è il rapporto tra l'abolizione, la moratoria della pena di morte e la democrazia.
Mi sembra un percorso non a caso vissuto insieme da questo Parlamento. Cito ancora volentieri il Presidente Biondi che stamattina ha ricordato che né tortura né morte hanno mai allontanato dal crimine. È vero; è sotto i nostri occhi e quindi ricordare queste cose rappresenta un modo non soltanto per continuare il nostro percorso verso la moratoria ma anche per convincere quei partner europei, alcuni dei quali hanno sulla coscienza lo scacco subito nel 1994 alle Nazioni Unite, affinché in questa occasione ciò non abbia assolutamente a ripetersi.
Non a caso anche negli stessi Stati Uniti d'America (dove pure purtroppo la pena di morte è ampiamente tuttora applicata) troviamo il più volte ricordato stamattina ex governatore dell'Illinois, George Ryan, il quale, da posizioni affatto abolizioniste, dall'interno dello schieramento repubblicano ha imposto la moratoria al proprio Stato ed è diventato testimonal per la moratoria in tutti gli Stati uniti d'America.
Non a caso, questa mattina, un autorevole quotidiano ci dice che, nel grande paese (perché di un grande paese democratico pur sempre si tratta), sono in carcere qualcosa come 2.166.266 cittadini: un americano su 143, è in cella! Vorrei invitare a riflettere su questo dato.
De Tocqueville direbbe che si vanno blindando le esistenze nel pensare che la pena di morte e la tortura possano eliminare il crimine. Ciò produce invece addirittura un effetto contrario in senso negativo!


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Non c'è soltanto un problema di continuità della coscienza di questo Parlamento ma anche della continuità di un nostro rapporto con la società civile italiana.
Qualcuno ha ricordato le grandi benemerenze di Nessuno tocchi Caino, un'associazione che non vanta radici in una cultura come quella rappresentata in questa sede dal sottoscritto ma che - non ho alcuna difficoltà a riconoscerlo - ha persino trovato il miglior titolo che si possa immaginare.
Una volta ne parlai con il fondatore, D'Elia, alla vigilia di un incontro svoltosi oltre Tevere al fine di ricevere un sostegno nella battaglia contro la pena di morte. Ricordo che ci fu un rapporto non solo di tipo politico o culturale ma persino interreligioso.
Ebbene, tutto questo patrimonio non può essere vanificato da un passo titubante del nostro Governo perché - come ripeto - anche il mondo dell'associazionismo ci guarda! Ci guardano Nessuno tocchi Caino, Amnesty International, la comunità di Sant'Egidio e così anche il coordinamento (non a caso costituitosi in Italia) contro la pena di morte.
Sono tutte ragioni (in questo mi ha giustamente preceduto il collega Vigni) per ricordare anche il parere del Santo Padre: la pena di morte è crudele e inutile!
I dati, evidenziati poc'anzi, stanno a testimonianza di quanto affermo. Insomma, abbiamo un compito rispetto al quale non possiamo rimanere indietro e, per questo motivo, inviterei il Governo a manifestare coraggio non solo per procedere oltre l'ostacolo ma anche per non ingrandire quest'ultimo davanti ai nostri occhi.
Ritengo che questo Parlamento veda bene il problema (esso non vede soltanto da oggi e ha la forza di vedere le cose insieme).
Ci sono momenti in cui una politica di parte finisce di essere politica e resta soltanto «parte»: in quel momento, si ha soltanto miopia!
Per questo motivo, ribadisco la necessità di svolgere in Europa un ruolo di traino e di convincimento - non di rimorchio -, così come l'esigenza di un voto unanime. Ribadisco che il gruppo della Margherita voterà a favore di tutte le mozioni presentate (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato al quale rivolgo l'invito, avendo esaurito il tempo a sua disposizione, di contenere il suo intervento all'essenziale. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Mi rivolgo a lei, signor Presidente, ed ai rappresentanti del Governo. Considerato che dispongo di pochi secondi annuncio subito il voto favorevole su tutte e tre le mozioni.
Tuttavia, abbiamo ascoltato, sia pure con il garbo e il senso di umanità che riconosciamo al sottosegretario Boniver (poiché sappiamo che da decenni ella condivide queste battaglie), a nome del Governo (forse perché non si è riflettuto abbastanza sul significato di queste mozioni le quali, non a caso, sono pressoché identiche nel dispositivo pur provenendo da schieramenti trasversali e diversi), un parere contrario nei confronti dei primi tre punti (per quanto riguarda il quarto, quello riferito al Trattato europeo, è chiaro che il Governo sia favorevole).
Domando al Governo di riflettere sugli interventi che ha ascoltato (e su quelli che forse ancora ascolterà) per cambiare la sua posizione.
Il collega Giachetti ed io abbiamo ricordato le difficoltà incontrate da parte del Governo italiano (ora Presidente di turno dell'Unione europea) nell'ambito dell'ultimo Consiglio degli affari generali. Tuttavia, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite discuterà questa materia - se la discuterà - verso la fine di ottobre. Prima di tale data, si svolgerà un nuovo Consiglio degli affari generali e, quindi, ci sarà una sede nella quale il Governo italiano (Presidente di turno), potrà far presente che esiste un Parlamento unanime che gli chiede di assumere l'iniziativa in questione.


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Quindi, il Governo italiano, nel continuare la linea che positivamente ha assunto anche in epoca recente ed in continuità con il lavoro che sul piano internazionale ed europeo si svolge dal 1994 ad oggi, potrà trarre maggiore forza dal voto odierno - mi auguro unanime - del Parlamento.
Al contrario, ritengo che il Governo si troverebbe in una situazione di imbarazzo se vi fosse un voto unanime sulla mozione Ronchi ed altri n. 1-00249, sulla mozione Biondi ed altri n. 1-00250 e sulla mozione Violante ed altri n. 1-00252, dopo avere questi affermato di essere contrario.
Quindi, suggerisco al Governo di modificare la sua valutazione. Essendo in un Parlamento, ci si ascolta e, alla luce di un pronunciamento vastissimo delle forze politiche, domando al Governo di riflettere su questo pronunciamento e sul fatto che la mozione lo impegna ad agire in una certa direzione.
Siamo al corrente delle difficoltà che esistono, tuttavia, sarà più forte il peso politico del Governo nell'agire in quella direzione se questi potrà contare su un voto unanime da parte del Parlamento che non sconfessi la sua azione, una volta rimessosi alla volontà dell'Assemblea.
Quindi, se il Governo lo ritiene opportuno, domando a quest'ultimo (ascoltate le dichiarazioni di voto) di mutare il suo giudizio, precedentemente espresso, sui primi tre punti dei dispositivi delle mozioni in oggetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Ovviamente, noi voteremo a favore dei dispositivi delle mozioni ma non su tutte le premesse, verso le quali, invece, muoviamo alcune critiche e solleviamo serie difficoltà.
Per quanto ci riguarda, l'abolizione della pena di morte è un principio ordinatorio delle statualità che si applica a qualsiasi paese, senza alcun relativismo geopolitico e persino sentimentale (come è stato dimostrato in occasione degli ultimi dibattiti presso la Camera dei deputati).
Anzi, sarebbe forse auspicabile, anche nell'attuale legislatura, la costituzione del Comitato contro la pena di morte di cui, nella scorsa legislatura, ho avuto l'onore di far parte, che ha svolto un'opera importante sia presso le sedi multilaterali, sia attraverso rapporti bilaterali con altri paesi.
Penso anche con gratitudine al lavoro straordinario delle associazioni laiche e cattoliche, senza la cui paziente ed intelligente perseveranza non sarebbe stato rotto il silenzio nelle sedi istituzionali, sia a livello nazionale, sia internazionale.
La posizione del Governo, che critichiamo aspramente, non si presenta, peraltro, come un fulmine a ciel sereno (ed è questo un aspetto di approfondimento che vorrei sottolineare).
Infatti, la posizione del Governo fa parte di una vicenda, di una narrazione che va ricordata e che inizia nel 1994, per poi passare attraverso il 1999.
Ritengo (si tratta di un punto politico che colleghi e colleghe devono tenere presente) che vi sia un dato politico. In altri termini, una mozione contro la pena di morte, se non vuole essere pura retorica o intenzione, non può non tenere conto (questo è il motivo, che non accetto, per cui il Governo respinge tre dei quattro punti dei dispositivi) del contesto di guerra preventiva, di Stato penale globale oggi esistente. Si tratta di una situazione del mondo nella quale (diciamolo francamente in maniera aspra e secca) i diritti, a partire dall'habeas corpus (il diritto più sacro per la base fondamentale dello Stato di diritto), vengono meno.
Vengono meno diritti e regole e questo è il punto fondamentale della guerra preventiva: lo Stato penale globale!
Ritengo evidente che la posizione oggi espressa dal Governo sia negativa. È una posizione che noi, all'interno di questo contesto, critichiamo!
Come seconda osservazione, noi crediamo che si debba continuare a lottare all'interno dell'Unione europea perché è necessario che si raggiunga una posizione


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comune. Certamente, il Governo italiano può avere una funzione propulsiva, soprattutto durante il semestre di Presidenza, affinché l'Unione continui ad esercitare una pressione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali (ricordo il 1999 quando, prima a Ginevra poi alle Nazioni Unite, eravamo tutti concordi attorno a questa posizione) e affinché mantenga ferma la pregiudiziale della abolizione della pena di morte quale condizione di ammissibilità per i nuovi Stati membri. Questo mi sembra un altro impegno fondamentale che dovrebbe essere assunto. Non deve essere mai dimenticata la vicenda Ocalan - che voglio brevemente ricordare - la cui sorte allude anche alla mutilazione della nostra democrazia e della democrazia europea.
Quanto al terzo punto, qual è il problema? Credo che sulla moratoria universale contro la pena di morte - lo affermo sulla base di un'esperienza maturata negli anni in cui ho lavorato nel comitato - nel 1999 l'Europa si piegò, certamente, alle resistenze ed ai dinieghi, soprattutto, degli Stati Uniti. Il Governo italiano (peraltro, si trattava di un altro esecutivo) arretrò, spaventato, non sostenendo una causa in merito alla quale aveva ricevuto un preciso mandato ed un appoggio incondizionato dall'intero Parlamento. Questi comportamenti suscitarono rabbia e anche forti critiche. Ma il punto quale è? Quale è il grumo di analisi razionale, per quanto non condivisibile, con cui, allora, ci scontrammo? Ci scontrammo, da un lato, con un malinteso principio di sovranità nazionale. Ricordo un grande dibattito che si svolse nell'Assemblea parlamentare, con posizioni trasversali anche all'interno dei vari gruppi della sinistra. Si sosteneva che il principio - che io definisco «malinteso» - della sovranità nazionale di tanti Stati del sud del mondo, peraltro spaventati dalle crescenti mire imperialistiche e neocolonialiste delle superpotenze e delle istituzioni che costituiscono il nuovo governo mondiale di fatto, abbia fatto arretrare le punte di avanzamento che si erano raggiunte negli anni precedenti, anche per il peso e la pressione di istituzioni non democratiche come il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, la Organizzazione mondiale del commercio e così via.
Dall'altro lato, le superpotenze, che conducevano una guerra preventiva (la dottrina Bush ancora non era stata varata ma combattevano, comunque, guerre umanitarie in nome dei diritti, in nome della ingerenza umanitaria), sentivano la abolizione, o la moratoria, delle esecuzioni capitali, in qualche modo, come tese a colpire la mano libera nella ingerenza umanitaria finalizzata a riportare, con la guerra, con i bombardamenti e con gli embarghi, i «diritti» in quelle nazioni.
Se non siamo ipocriti, se non vogliamo pronunciare soltanto belle frasi e belle parole senza che, poi, a nulla si approdi (io credo che, in questa sede, dobbiamo costruire un percorso), questo è il problema che abbiamo davanti a noi. In altri termini, dobbiamo superare la contrarietà dei paesi del sud del mondo che assumono, quale esercizio della sovranità nazionale, il diritto pieno sulla gestione e sul governo dei diritti umani, compresa la pena di morte (quest'ultima, ovviamente, è una posizione dannata, dannata!), e che considerano come una ingerenza nella loro sovranità nazionale - malintesa, appunto - le moratorie contro le esecuzioni capitali. Dall'altra parte, vi è la contrarietà degli Stati Uniti, della Cina e delle altre superpotenze, non soltanto perché sono paesi che ancora applicano la pena di morte ma perché, la loro dottrina bellica, la loro nozione di ingerenza umanitaria finalizzata a riportare i diritti mediante la guerra, gli embarghi, le distruzioni e così via, può essere fiaccata da una idea di moratoria.
Quindi, credo che la nostra accettazione dei dispositivi delle mozioni - per questo, non approviamo o ci asterremo su alcune premesse - non è una accettazione acritica o, in qualche modo, da profeti disarmati. Insomma, noi non facciamo finta di non sapere che con la guerra di Bush e con la guerra preventiva, nel mondo, è cresciuto lo Stato penale globale, che è contraddittorio affermare di voler


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abolire la pena di morte mentre nessuno parla dell'abolizione, in Gran Bretagna, dell'habeas corpus, alla base della idea stessa e della concezione dello Stato di diritto, e che, infine, in questa Assemblea non si parli di quanto accade a Guantanamo, che rappresenta l'icona, in qualche modo, dello Stato penale globale. Ritengo che non dobbiamo svolgere un dibattito arretrato, astorico e privo di contesto. Perciò, il nostro «sì» è tanto più forte quanto più chiamiamo l'Assemblea a discutere anche contro la guerra preventiva, per la pace e per la democrazia. In questo senso, siamo veramente contrari alla pena di morte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo soltanto per una breve precisazione. Abbiamo ascoltato le parole del Governo rispetto a queste nostre mozioni. Ho detto « nostre » perché credo, come emerge dal dibattito, che questa sia una bella pagina nel nostro Parlamento. Siamo tutti d'accordo in questo grande spirito, in questa battaglia di grande civiltà. Credo che oggi, in questa Camera, noi abbiamo dato una grande prova di compattezza, al di là degli schieramenti politici e delle divisioni, che ci sono e ci debbono essere. Credo che sia nobile incontrarsi su una battaglia di civiltà, su una battaglia di libertà, su una battaglia di progresso.
Ho ascoltato la posizione del Governo che, ovviamente, rispettiamo. Vista la compattezza del nostro spirito e dei nostri intenti in questa grande battaglia, comprendiamo quali siano gli obblighi del Governo. Li comprendiamo noi della maggioranza e li comprende perfettamente anche l'opposizione, come abbiamo sentito dalle nobili parole del collega Boato e del collega Giachetti. Perciò, credo di condividere quanto prima affermato dall'amico e collega Boato e ritengo che il Governo debba prendere atto di questa volontà del Parlamento. È chiaro che queste nostre mozioni dovranno essere uno strumento positivo, uno strumento di forza, e non uno strumento negativo e di condizionamento.
Per questo motivo, credo di interpretare il pensiero e la volontà di tutti - la prego di ascoltarmi, signor sottosegretario - sostenendo che questa nostra mozione sia una mozione positiva e non destinata a frenare. Ritengo, signor ministro, che essa sarà uno strumento forte a disposizione del Governo in questo difficile impegno del semestre di guida italiana dell'Europa. Quindi, dovranno essere mozioni che il Governo saprà come utilizzare. Potrà usare questi strumenti non per essere bloccato, in qualche modo, perché queste mozioni rappresenteranno la sua forza per fare in modo che in Europa questa grande battaglia di civiltà, per la condanna della pena di morte e per i diritti civili, possa essere vinta, finalmente, contro tutti gli egoismi e contro tutte le inciviltà del nostro mondo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, si è parlato di un'unica risoluzione ovvero di un voto unanime su tutte le mozioni. Mi permetto, con rispetto, di inoltrare anch'io la stessa preghiera al Governo, in quanto capisco le motivazioni tecniche che hanno spinto il sottosegretario a rappresentare queste differenziazioni tra le diverse mozioni. Forse, un approfondimento del dato tecnico e un superamento delle divisioni e delle distinzioni sarebbe un segnale deciso su un argomento molto, molto forte. Per questa unitarietà, in quanto discutiamo di principi universali, di argomenti che devono andare al di là delle singole posizioni, noi ci stiamo impegnando e vogliamo impegnare il Governo in una battaglia che tenda a cancellare dal mondo la pena di morte. Il gruppo dell'UDC è contrario alla pena di morte, sempre e comunque. Lo siamo per


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coscienza ma anche per convinzione, perché siamo convinti della gravità dell'atto in sé e della sua inutilità per uno Stato civile che deve perseguire l'obiettivo della riabilitazione e del recupero, non della cancellazione.
Personalmente, ho sottoscritto la mozione Biondi ed altri n. 1-00250 ma mi riconosco anche nelle altre. Questa discussione, come afferma anche la stessa mozione che ho sottoscritto, origina da due casi o, meglio, come fortunatamente oggi possiamo affermare, da un caso relativo a due donne.
Il ricordo di questo ultimo caso, perlomeno a nostra conoscenza, è un forte segnale; aggiunge, se possibile in una situazione simile, un ulteriore elemento alle nostre coscienze. Si tratta di una madre che deve essere cancellata dal mondo per aver dato vita ad un'altra vita. È assurdo pensare ancora che oggi esistano nel mondo sistemi e norme tali da prescrivere questo tipo di comportamenti. Sono anni che il dibattito internazionale sul punto è intenso. Le voci si sono moltiplicate e soprattutto si è ampliata la loro convergenza; vi è una grossa condivisione della necessità di cancellare la pena di morte dal mondo. L'Italia ha già, in altri casi, avviato in sede internazionale un processo virtuoso: siamo nel semestre di presidenza italiana ed è quindi ancor più doveroso che l'Italia, il Parlamento tutto, lancino un segnale forte per le tante Amina, per le tante Safiya, che domani dovessero ancora toccare la nostra anima, bussare ad essa. Se il Governo, dunque, non potrà modificare il parere espresso, annuncio, a nome del mio gruppo, un voto favorevole per tutti e tre i dispositivi, seguendo le differenziazioni che il Governo stesso ha dato unicamente per le premesse. Altrimenti, in caso di ripensamento dell'esecutivo, voteremo a favore di tutte e tre le mozioni presentate (Applausi dei deputati dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.

DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia ha apprezzato molto le parole del Governo e l'ha fatto per due motivi: in primo luogo perché il Governo ha ribadito in maniera netta e chiara che questa volontà di lotta contro la pena di morte e a favore, nel mondo, della moratoria sull'applicazione della pena di morte, è una volontà che condivide per intero, in piena continuità di azione, come il sottosegretario ha giustamente sottolineato, da almeno dieci anni, con tutta la classe politica italiana. Quindi, di ciò sono grato al Governo, perché toglie ogni equivoco. Questo Parlamento - dagli interventi susseguitisi lo si può ancora una volta confermare - è unanime e solidale contro l'applicazione della pena di morte e a favore della moratoria anche nei paesi che sinora non l'hanno accettata. E il Governo condivide totalmente tale pensiero. Il secondo motivo di apprezzamento per ciò che il Governo ha detto sta nella franchezza con cui si è voluto segnalare al Parlamento quello che, a giudizio dell'esecutivo, rappresenta un problema di carattere tecnico. E la franchezza per noi è importante, perché se il Parlamento rifiuta che la sua resti una voce priva di significato, e invece vuole continuare, come deve, a svolgere un ruolo profondo, dovrà riuscire sempre a parlare con estrema apertura e schiettezza con il proprio interlocutore più diretto, il Governo, che dal primo riceve istruzioni per agire. La franchezza con cui il Governo ci ha segnalato i problemi, che a suo giudizio sono tecnici, è meritevole e per questo esprimiamo l'apprezzamento di Forza Italia.
Allo stesso tempo, voglio ricordare anche al Governo che, al di là delle motivazioni bene espresse, ed alcune interpretazioni di carattere tecnico, un'espressione - da parte di una forza politica, o del Governo stesso, per ipotesi che dico assurda -, contraria al contenuto di queste mozioni, anche se a favore del loro spirito, suonerebbe in maniera del tutto difforme da quella che è la volontà dichiarata e la linea d'azione seguita. Ritengo sia importante, nel momento in cui queste mozioni sono state sottoposte a giudizio dell'Assemblea,


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che il Governo ascolti una volta di più e dichiari di voler ascoltare una volta di più la volontà del Parlamento.
Ci rendiamo conto che dal punto di vista tecnico potrebbero esserci problemi di difficile superamento, ma riteniamo che l'atto politico, la volontà politica di una mozione, anzi di più mozioni coincidenti come queste, che chiede al Governo di compiere determinati atti, costituisca di per sé un segnale particolarmente forte che è giusto accettare ed ascoltare.
L'applicazione pratica, evidentemente, dovrà tener conto delle procedure all'interno delle quali lo stesso Governo dovrà muoversi sul piano internazionale, ma queste modalità, che noi conosciamo, riteniamo non siano sufficienti, oggi, a giustificare un atteggiamento dissonante da parte di qualche forza politica o del Governo stesso.
Quindi, ribadendo l'apprezzamento per la franchezza e soprattutto per la volontà riconfermata di combattere per principio l'applicazione della pena di morte, invito il Governo a tener conto della volontà dell'Assemblea ed annuncio comunque che il voto di Forza Italia sarà favorevole alle mozioni presentate.

MARGHERITA BONIVER, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARGHERITA BONIVER, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, non vorrei in alcun modo dare l'impressione che il Governo italiano possa essere contrario neanche lontanamente allo spirito delle proposte enunciate qui questa mattina perché, ripeto, noi condividiamo totalmente quanto è stato detto; ho anche cercato con una certa convinzione - forse non completa sino in fondo - di argomentare le posizioni attorno ad una questione molto complessa e difficile quale l'abolizione della pena di morte, su cui si registra l'unanimità di tutte le forze politiche, e anche, per inteso, dei membri del Governo, osservando però come vi siano degli obblighi connessi con la Presidenza del Consiglio di cui purtroppo non possiamo non tener conto. Alla luce di ciò, preannunciando l'arrivo del ministro degli esteri che concluderà gli interventi del Governo, mi sia consentito chiedere al Presidente di sospendere brevemente la seduta affinché possa consultarmi ulteriormente in materia con i propositori delle mozioni presentate.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole sottosegretario per la sua franchezza e per il senso di responsabilità dimostrato nei confronti del Parlamento. Apprezzate le circostanze, ritengo di poter accedere a questa richiesta perché è interesse di tutti - Governo e Parlamento -, e nostra aspirazione, trovare la massima consonanza sul tema in esame, senza diaframmi che possano prestarsi ad equivoci. Siamo lieti che lei si sia espressa in questi termini.
Accogliendo la richiesta del sottosegretario, sospendo, quindi, la seduta per quindici minuti in attesa del ministro Frattini, che mi auguro arrivi con propositi coerenti a quello che lei ha preannunziato.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 13,10.

PRESIDENTE. Do ora la parola al ministro degli esteri Franco Frattini.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, mi scuso con i colleghi per non avere seguito la discussione, nel corso di questa mattina, delle varie mozioni presentate, in ordine alle quali il sottosegretario Boniver, che è intervenuta sull'argomento, ha espresso alcune riflessioni cui faccio riferimento. Prima di proporre un'ipotesi di riformulazione dei dispositivi, che secondo il Governo potrebbe essere pienamente condivisa e condivisibile, ho il dovere di esprime tre considerazioni su questo tema.


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La prima riflessione è la seguente: il Governo italiano condivide fortemente la necessità che si crei un consenso internazionale sulla moratoria dell'esecuzione delle pene capitali che al primo Consiglio dei ministri degli esteri, come alcuni di voi hanno anche detto o comunque come tutti sanno, nel corso della Presidenza italiana dell'Unione, ho inserito questo tema nell'agenda dei lavori, correndo il rischio (che poi si è rivelato, purtroppo, realtà) di una non condivisione da parte di una larga maggioranza dei partner europei per ragioni diverse: alcuni, infatti, ritengono che sostenere la moratoria delle esecuzioni capitali significhi in breve abbandonare l'obiettivo più grande, quello che tutti noi sogniamo, dell'abolizione della pena di morte, altri, invece, sostengono il principio della cosiddetta non interferenza. Il Governo, pertanto, condivide l'importanza di esprimersi a livello internazionale sulla moratoria.
La seconda riflessione è la seguente: l'Italia fino a dicembre presiederà l'Unione europea e, pertanto, sarebbe inopportuno (sarebbe anche un comportamento non sincero) che il Governo dicesse oggi che assumerà l'impegno a presentare, a titolo nazionale, una risoluzione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite perché l'Italia, come Presidente di turno dell'Unione, non è in condizioni per farlo. Ho il dovere di dirlo, dopo aver premesso che siamo fortemente a favore in ordine alla sostanza.
Possiamo, invece, continuare sin d'ora, nel ruolo di Presidenza dell'Unione, a sollecitare, stimolare, diciamo anche incoraggiare e favorire l'azione di quei paesi (sono molti) che, sul tema della moratoria, sono pronti sia a presentare risoluzioni sia a sostenerle con il voto in Assemblea generale.
Queste ragioni mi inducono, se il Presidente me lo permette, a proporre una riformulazione dei dispositivi che vorrei leggere all'Assemblea.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Frattini.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Ferme le premesse su cui il Governo si rimette all'Assemblea perché sono presenti formulazioni molto complesse ed articolate, la parte essenziale dei dispositivi, nel testo riformulato, è la seguente: la Camera impegna il Governo a «proseguire in tutti i fori multilaterali, inclusa l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, l'azione già svolta dall'Italia, di concerto con i partner europei, per favorire la presentazione di una risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali».
Ciò vuol dire, onorevoli colleghi, che su una materia così delicata non si può rinunciare al principio della concertazione dell'Italia, come Presidente dell'Unione, con i partner europei.
Il Governo intende esprimersi in questi termini e ringrazio la collega Boniver per avere seguito la discussione delle mozioni nel corso di questa mattina.

PRESIDENTE. La ringrazio, ministro Frattini. Vorrei adesso fare una precisazione che attiene al nostro regolamento che non prevede che il Governo possa proporre riformulazioni dei testi dopo le dichiarazioni di voto. Tuttavia, e sottolineo tuttavia, senza che ciò costituisca un precedente, considerate le particolari circostanze e cioè, oltre che l'importanza dell'argomento, anche il fatto che la richiesta di riformulazione fa seguito ad una serie di sollecitazioni da parte di tutti i gruppi, ritengo che la proposta di riformulazione possa essere ammessa, quindi pregherei i firmatari delle mozioni di esprimersi.
Uno di questi, il sottoscritto, non può parlare perché siede al banco della Presidenza; il secondo firmatario è il collega Arrighi. Penso che il collega Arrighi o qualcun altro dei sottoscrittori, ad esempio Boato ed altri, possano prendere la parola.
Onorevole Boato, sono lieto di essere sostituito da lei, accetta la riformulazione proposta dal Governo?

MARCO BOATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non avrei questa pretesa, ma avendo firmato con lei quale


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primo firmatario la mozione, concordo sul fatto che questa vicenda dal punto di vista procedurale abbia comportato qualche problema e bene ha fatto a dire che non costituisce precedente.
Tuttavia, abbiamo assistito in queste poche decine di minuti ad un segno di cosa possa significare la positività di un dialogo parlamentare e di un corretto confronto non tra la maggioranza e l'opposizione, ma tra l'intero Parlamento - Camera dei deputati in questo caso - ed il Governo. Per questa ragione, se lei me lo consente essendo il primo firmatario, credo di poter interpretare la volontà di molti altri colleghi cofirmatari della mozione, e sono moltissimi, nell'esprimere un giudizio favorevole sulla proposta di riformulazione avanzata dal collega Frattini che va aggiunta al quarto capoverso del dispositivo della mozione Biondi ed altri ed al quarto capoverso del dispositivo della mozione Violante ed altri che riguarda il trattato del consiglio europeo sulla pena di morte: su questo però già il Governo si era espresso in maniera favorevole.
Personalmente confermo, a nome di tutte le componenti del gruppo misto, in modo da non intervenire tutti, il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Ruzzante, accetta la riformulazione proposta?

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo brevemente per associarmi alle parole del collega Boato. Inviterei certo il Governo a prestare maggiore attenzione ai lavori parlamentari perché sarebbe stato sicuramente più positivo ed in coerenza con il nostro regolamento se questa dichiarazione del ministro Frattini fosse intervenuta due ore addietro, quando è iniziato l'esame di tali atti e si è espresso il parere del Governo rispetto ad essi.
Naturalmente noi accediamo alla richiesta avanzata dalla Presidenza circa la riformulazione, nonostante si fossero esaurite le dichiarazioni di voto. Ovviamente, ciò non può costituire precedente rispetto alle norme regolamentari che disciplinano l'esame delle mozioni e delle risoluzioni.
Siamo anche contenti che il Governo abbia mutato posizione e giudizio rispetto alle mozioni che investono un tema così importante e delicato quale la pena capitale. Vorrei ribadire la richiesta da parte del nostro gruppo di votazione per parti separate delle tre mozioni considerato che il gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo si asterrà sulla premessa delle mozioni a firma Biondi e a firma Ronchi, mentre esprimerà voto favorevole sulle tre mozioni per quanto concerne la parte dispositiva.

PRESIDENTE. Onorevole Ronchi, accetta la riformulazione proposta dal Governo?

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, concordo con quanto detto dai colleghi che mi hanno preceduto. Credo che oggi come Parlamento si stia scrivendo una bella pagina, alzando la voce in Europa per quanto riguarda questo grande tema.
Concordo con quanto detto dal ministro e credo che l'impostazione data al tema sia degna di totale appoggio che esprimo a nome di Alleanza nazionale. La ringrazio per la sensibilità dimostrata, considerati i tempi ristretti. Non vorrei fare polemica con il collega Ruzzante, ma occorre anche dire che la calendarizzazione di tali atti è stata predisposta questa mattina alle ore 10 e nonostante questo il Governo era presente con due ministri ed un sottosegretario.
Quindi, capisco la vis polemica però, tutto sommato, bisogna anche capire che, rispetto a questo dato, il Governo ha dato oggi, come sempre, una grande prova (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Non per amor di polemica, ma credo che, tutto sommato, vista anche la calendarizzazione... Comunque, si tratta di un piccolo inciso.
Per rimanere nel contesto di questo tema, signor ministro, ribadisco il voto di Alleanza nazionale. Accettiamo la riformulazione


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proposta dal Governo e, collegandomi a quanto ha detto poc'anzi il collega Boato, credo che oggi questo Parlamento abbia scritto una grande pagina di libertà.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, anche noi accogliamo la riformulazione del ministro. Le uniche parole che vorrei aggiungere, prima del voto, a quelle che abbiamo già detto è che tanto siamo convinti della necessità che l'Italia debba giocare un ruolo, anche alla luce della Presidenza italiana dell'Unione europea, che abbiamo concorso alla realizzazione ed anche alla firma di questa mozione. Crediamo, infatti, che l'Italia debba e sia ancora nelle condizioni temporali, ma anche materiali, nonostante il «no» che, come lei ci ha ricordato, è arrivato in prima battuta, di svolgere un ruolo decisivo nel far mutare opinione su una decisione che darebbe forza a tutta l'Unione europea in un'azione positiva verso la moratoria.
Credo che il Governo che può esercitare questa pressione sugli altri Stati, con la forza di un voto unanime del Parlamento, sia un Governo che può e deve ottenere più di quanto non sia riuscito ad ottenere nell'ultima occasione, non certo per responsabilità del Governo.

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