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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1707-B sezione 8).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Melandri. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MELANDRI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti presentati all'articolo 6: è ancora una volta un'occasione per svolgere qualche piccola riflessione generale sul provvedimento in esame che - è ormai noto - nasconde il conflitto e mantiene l'interesse.
GIOVANNA MELANDRI. Vorrei sottoporre all'attenzione dei colleghi ciò che è successo dal primo passaggio in aula di questo provvedimento ad oggi; si potrebbe dire che non è successo nulla o, meglio, che il Governo ha perseguito senza tentennamenti il suo disegno di sistemare attraverso leggi del Parlamento gli interessi economici e processuali del Presidente del Consiglio.
Abbiamo fatto un piccolo calcolo dal maggio 2001 al dicembre 2002 ed abbiamo registrato che il quindici per cento dei provvedimenti proposti dal Governo hanno il segno del conflitto di interessi. Gli italiani hanno compreso bene cosa sta accadendo; la maggioranza, e molti colleghi lo hanno sottolineato, da mesi è ormai spaccata in due, anzi in quattro. Non c'è tema sul quale vi sia identità di opinione e di comportamenti politici e parlamentari; c'è un Governo che un giorno decide una cosa ed un subgoverno, composto ogni volta in maniera diversa, che il giorno dopo decide l'esatto contrario ed è anche per questo stupefacente che l'ultima cosa che ancora sembra tenere insieme la Casa delle libertà è l'impegno sottoscritto con il Presidente del Consiglio di adoperarsi per salvaguardare l'interesse economico del capo.
In queste stesse ore al Senato sta per essere approvato il gemello siamese di questo provvedimento, il disegno di legge Gasparri che assegna per legge a Mediaset non soltanto la possibilità di eludere numerose pronunce della Corte costituzionale in materia antitrust televisiva, ma anche la possibilità di aumentare ulteriormente la concentrazione del potere sul mercato editoriale e della raccolta pubblicitaria nelle mani del Presidente del Consiglio. L'opposizione sarà questa sera in piazza contro quel provvedimento.
Non è dunque sufficiente esplorare, per capire cosa stia succedendo nel sistema del potere del nostro paese, i lineamenti del solo disegno di legge sul conflitto di interesse. È invece necessario procedere ad una lettura comparata di altri provvedimenti.
Tuttavia, questo disegno di legge ratifica una anomalia tutta italiana che non ha eguali nel mondo. Certamente l'Italia è un paese decisamente abituato ad alcuni primati che tuttavia ha saputo combattere e superare.
Credo che oggi si stia per introdurre un altro di questi copyright ingloriosi perché
un'anomalia gravissima nella storia della democrazia parlamentare è la pretesa di un uomo d'affari di essere fiduciario dell'interesse pubblico che viene sancita in norma.
Per questa ragione, l'Europa ci guarda e teme che questa anomalia venga esportata anche fuori dell'Italia. Non si può accettare di rendere fisiologica una stortura, una devianza nel normale meccanismo di funzionamento delle istituzioni democratiche liberali, che andrebbe invece rimossa.
Ecco allora che nell'attuale panorama politico ed istituzionale questo disegno di legge acquista il suo vero valore, il tassello di un disegno di riscrittura di un rapporto tra politica ed impresa drogato dall'interesse di un solo uomo e di una sola azienda. Devo dire che neanche Machiavelli che spesso viene citato, anche a sproposito, come qualche giorno fa sul Time Magazine da Berlusconi, avrebbe saputo descrivere una più spregiudicata ricerca del particulare.
Per dimostrare questo vostro nuovo tentativo di asservire l'intero Parlamento a questo disegno illiberale, è sufficiente elencare tutte le condizioni che voi richiedete si verifichino contemporaneamente per poter parlare di conflitto di interessi. Si tratta di atti, ricordatevi che si pecca anche per omissione, che devono essere adottati da titolari di cariche di governo; devono avere un'incidenza specifica sull'assetto patrimoniale del titolare, del coniuge e dei parenti di secondo grado.
Ci deve essere naturalmente il danno per l'interesse pubblico e il provvedimento non deve riguardare la generalità o intere categorie di soggetti. E poi, naturalmente, a compierli deve essere il gestore dell'azienda, quello che magari a fine mese prende lo stesso stipendio di sempre, e non certo il mero proprietario, colui cioè che sarà pure «mero», ma che è quello che si mette in tasca gli accresciuti dividendi dell'azienda.
Ormai, cari colleghi della maggioranza, voi identificate in tal misura il partito del capo con l'azienda del capo, palazzo Chigi con Mediaset, che questo e quello per voi pari sono! Fate cadere così sull'azienda, destinataria degli effetti giuridici dell'atto, una sorta di responsabilità oggettiva per i comportamenti posti in essere dal Governo. Davvero da non credere! Ci viene da dire: già che c'eravate, potevate prevedere come necessario ai fini della configurazione del conflitto di interessi l'allineamento di almeno cinque pianeti del sistema solare... Non state risolvendo il conflitto di interessi, lo state abolendo.
Nel vostro testo di legge è talmente residuale e difficile l'ipotesi che si verifichi un conflitto di interessi che coloro che vi ricadono più che essere sanzionati andrebbero premiati. Scusate se mi ripeto su questo punto...
PRESIDENTE. Bisognerebbe che cercasse una linea di conclusione, onorevole Melandri.
GIOVANNA MELANDRI. Sto concludendo, signor Presidente. Bisognerebbe immaginare Frattini, il vero padre di questo provvedimento, che oggi rappresenta l'Italia nel mondo, mentre, seduto alla sua scrivania e attorniato dagli avvocati di Berlusconi, stendeva il testo, anche di questo articolo sui poteri dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Immagino che vi sarete fatte parecchie risate attorno a quel tavolo, mentre attribuivate all'organo chiamato a vigilare sul conflitto di interessi il potere di abbaiare alla luna! Sarebbe stato meglio scrivere che, in caso di constatazione di conflitto di interessi, l'autorità avrebbe potuto prevedere delle penitenze, come fanno i bambini quando giocano a moscacieca: far fare tre volte il giro di corsa di palazzo Chigi, non respirare, contare fino a 60...
L'autorità, una volta trovata questa rara perla nera del conflitto di interessi, cosa fa? Riferisce. E poi che fa? Dà un parere sulle misure idonee a porre rimedio e ad evitare che si verifichino episodi analoghi. È incredibile! Non prendete in giro gli italiani!
PRESIDENTE. Onorevole Melandri...
GIOVANNA MELANDRI. Ho concluso, Presidente. Non prendete in giro i vostri elettori, i tanti elettori che vi aspettavano a questo appuntamento e che abbiamo già visto ampiamente disimpegnati, quegli italiani che hanno compreso ormai che questo impegno, l'impegno ad approvare una legge seria sul conflitto di interessi, voi non lo onorerete, quegli italiani che reagiranno come si reagisce in democrazia: non votandovi più (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gentiloni Silveri. Ne ha facoltà.
PAOLO GENTILONI SILVERI. Signor Presidente, colleghi, il bicameralismo a volte gioca brutti scherzi, come nella giornata di oggi in cui il Senato discute una legge intitolata al riassetto del sistema televisivo, che è la legge sul conflitto di interessi, e la Camera discute una legge intitolata al conflitto di interessi, che è un po' un'azione parallela, una discussione nobile, interessante, piena di chiose, ma che, per definizione, non può aggredire il problema del conflitto di interessi. Una legge a circuito chiuso, a sovranità limitata.
Il vizio credo sia nell'origine. Stiamo discutendo una legge sul conflitto di interessi partendo dal presupposto che la legge non possa intaccare, sradicare, aggredire il conflitto di interessi. Si tratta quindi di un vizio ontologico, nella legge stessa. Tutte le discussioni sul blind trust, sulla vendita del patrimonio, le abbiamo lasciate alla scorsa legislatura. In questa legislatura la maggioranza ci ha detto: il problema non si discute, è irrisolvibile o meglio lo hanno risolto gli elettori con il loro voto.
Vedete, in questo credo vi sia una dichiarazione di impotenza da parte del Parlamento. Tuttavia, noi delle opposizioni, in queste ore, ci stiamo sforzando ugualmente di prendere sul serio tale discussione (si poteva fare diversamente), di proporre emendamenti, di irrobustire questa cornice che si vorrebbe non modificasse il quadro minimamente.
Almeno su questo punto credo che meriteremmo l'attenzione della maggioranza. Proviamo a ragionare (sono secchielli che tentano di svuotare il mare) sulla possibilità di irrobustire con emendamenti questo meccanismo. Vorrei riferirmi ad uno solo di questi meccanismi. Sto parlando del comma 8 dell'articolo in esame. Qui si immagina (io faccio finta di prenderlo sul serio) di punire le aziende che si avvalgano di atti compiuti in conflitto di interessi con sanzioni commisurate ai vantaggi patrimoniali che le aziende hanno ottenuto. Allora, spostiamoci nell'altro ramo del Parlamento, vale a dire il Senato, prendiamo sul serio questa ipotesi e vediamo che tipo di vantaggi patrimoniali da commisurare provoca questo atto compiuto in conflitto di interessi, il disegno di legge Gasparri.
Primo vantaggio patrimoniale: ci sono 140 miliardi di lire che, finora, erano considerati abusivi da una sentenza del Consiglio di Stato e che la nuova legge Gasparri rende legittimi. Secondo: l'attuale legge indurrebbe il gruppo Mediaset a dimagrire per scendere sotto un tetto del 30 per cento e a perdere circa 200 miliardi di pubblicità (siamo a 340 miliardi). Terzo: la nuova legge consente a Mediaset di acquisire nuove forze pubblicitarie; facciamo l'ipotesi della TV a pagamento, Sky: sono altri 150 miliardi di pubblicità (siamo a 500 miliardi). Una quarta voce: Retequattro, con la legge attuale, dovrebbe andare sul satellite; non andando sul satellite, Mediaset guadagna altri 450 miliardi di pubblicità. La somma di questo vantaggio patrimoniale cui dovrebbe essere commisurata la sanzione, cari colleghi, ammonta a 950 miliardi - un po' salata come multa - a conferma che, con riferimento all'ipotesi di costruire questa norma sulla punizione delle aziende e non sulla soluzione del problema alla radice, è giusta la nostra critica da questo punto di vista.
Tuttavia, si afferma di non farlo con le multe ma con altre sanzioni. Una proposta emendativa all'articolo 6 prevede la possibilità, di fronte a casi gravi e reiterati nel settore delle comunicazioni, di sospendere
l'autorizzazione a trasmettere. Perché non approviamo questa norma, colleghi della maggioranza? Cosa c'è di tanto scandaloso nella settimana della patente a punti? Tutti siamo concordi sulla patente a punti; non bastano le multe. Questo vale per le nostre famiglie. Solo la famiglia Berlusconi ha un diritto, per così dire, divino a conservare la patente e la licenza a trasmettere (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)?
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 6 e sul complesso delle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate.
PRESIDENTE. Il Governo?
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 6.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, il primo comma dell'articolo 6 recita: l'Autorità garante della concorrenza e del mercato accerta la sussistenza delle situazioni di incompatibilità, vigila sul rispetto dei divieti conseguenti e promuove, nei casi di inosservanza, la rimozione, la sospensione e via dicendo. Non voglio leggervi tutto il comma. È forse l'unica norma che presenta elementi prescrittivi che hanno un minimo di certezza e così era uscita dalla Camera. Al Senato, la Camera dei saggi, ci si accorge che, forse, tutto questo è troppo rigoroso, troppo vincolante, troppo simile ad una norma di legge. Opportunamente, i senatori hanno pensato bene di introdurre il nuovo comma 2 laddove si dice che gli organismi e le autorità competenti provvedono all'adozione degli atti di cui al comma 1.
Allora, questa formula «provvedono all'adozione» lascia un margine di discrezionalità che, in qualche modo, potrebbe rendere vana la funzione di accertamento, di vigilanza e di promozione delle sanzioni. Ecco perché proponiamo di sostituire alle parole: «provvedono all'adozione», le seguenti: «sono tenuti all'adozione».
La norma, così concepita, sarebbe più vincolante e darebbe una garanzia di effettività di applicazione; lasciandola com'è, con gli attuali chiari di luna, non avremmo alcuna garanzia che essa possa avere conseguenze per qualcuno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, fin qui, con i primi cinque articoli, ci siamo preoccupati di negare il conflitto di interessi: l'articolato è costruito con accuratezza per affermare il conflitto di interessi per quasi tutti gli italiani e per negarlo per l'unico che veramente c'è l'ha!
Ora comincia la seconda fase: la finta fase sanzionatoria! Anche qui, infatti, si costruisce la legge facendo finta di prevedere sanzioni terribili che, in realtà, tali non sono. Come diceva giustamente il collega Bressa, di fronte all'accertamento di una situazione di conflitto di interessi da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il comma inserito dal Senato introduce elementi di discrezionalità nella decisione degli organismi ed autorità competenti che sono in palese contrasto con l'accertamento medesimo; se c'è il conflitto di interessi, il provvedimento deve essere adottato, non dovrebbero esservi dubbi! Invece, l'Autorità accerta - quando ci riuscirà e qualora dovesse esistere un'ipotesi di conflitto di interessi - e l'organismo competente, a quel punto, provvede ma «tenendo conto della richiesta». Quando esamineremo
l'emendamento successivo, dirò quanto sia poco credibile quest'ultima formula.
PRESIDENTE. Mi pare avesse chiesto di intervenire l'onorevole Leoni.
CARLO LEONI. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 6.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 248).
Prendo atto che l'onorevole Fanfani non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 6.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, proponiamo, ora, un emendamento che sostituisce alle parole: «tenendo conto», le parole: «in ottemperanza alla» decisione.
Il comma introdotto dal Senato ha una sua intrinseca illogicità: da una parte, si prevede che la situazione di conflitto di interessi è stata accertata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, organo competente ad accertarla, e, dall'altra, con la formulazione del secondo comma, si prevede che quello dell'Autorità diventa nulla più che un parere facoltativo, non vincolante!
Ora, ciò è veramente paradossale perché non si comprende come l'organismo od autorità competente all'adozione degli atti, non avendo alcuna competenza istruttoria, possa discostarsi dalla decisione dell'authority. Allora, è ovvio che la richiesta dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha poteri istruttori e di accertamento, non può non costituire un parere vincolante al quale l'autorità competente all'adozione degli atti deve adeguarsi necessariamente. Di qui il nostro emendamento, che impone, appunto, l'obbligo dell'ottemperanza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, senza ripetere quanto già detto dal collega Marone, desidero domandare ai colleghi della maggioranza: vi rendete conto dell'autogol che vi state facendo? L'avere stabilito che gli organismi e le autorità competenti «provvedono all'adozione... tenendo conto della richiesta» sta a significare che voi stessi riconoscete che fino ad ora abbiamo scherzato!
Quando si occupava di queste cose, il ministro Frattini, dopo il voto del Senato, aveva detto: finalmente, abbiamo ottenuto una strumentazione in grado di garantire perfettamente il rispetto della legge e di colpire in maniera razionale il conflitto di interessi. Ma davvero pensate di punire dando attribuzioni ad autorità che, poi, hanno margini così discrezionali circa l'effettività delle decisioni che dovrebbero prendere?
Anche per un ministro dalla cultura così scatolare qual è quella del ministro Frattini una cosa di questo genere sfugge dalla logica e dalla possibilità di ricondurlo a ragione giuridica. Per cui, abbiate almeno un moto di ribellione verso i senatori che vi stanno facendo fare una figuraccia incredibile. Vi stiamo proponendo di ripristinare il testo della Camera, il primo testo del Governo, non è un gesto da rivoluzionari trozkisti, è un gesto che vi consentirà domani mattina, quando i colleghi maschi si faranno la barba, di radersi senza avere schifo della propria faccia (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevole Bressa, rispettiamo le facce di tutti, che non hanno un colore politico. Ognuno ha la sua, magari immeritatamente; c'è chi la vorrebbe migliore magari.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 6.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 249).
La Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna, secondo i consueti criteri, del testo integrale degli interventi svolti dall'onorevole Panattoni sull'articolo 5 e sul complesso delle proposte emendative ad esso presentate e sull'emendamento Mascia 5.1.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 6.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, qui nel regime sanzionatorio si replica la farsa della definizione dell'articolo 3, cioè della definizione del conflitto di interessi, perché ancora una volta si stabilisce che l'incidenza deve essere specifica e preferenziale sul patrimonio del titolare. Ora, se un titolare di una carica di Governo fa un provvedimento a favore di una sua azienda, non aumenta il patrimonio dell'azienda, aumenta il reddito di quella azienda e aumentano i ricavi di quell'azienda, e in questo paese vorrei ricordare che in genere si tassano i redditi non i patrimoni. Allora, il ricavo che si può avere da una illecita attività di Governo, da una attività che è fatta in conflitto di interesse, non va ad incrementare il patrimonio, va ad incrementare il reddito della società; se un signore ha un aumento di reddito poi lo può investire, può spenderselo al casinò o incrementare il proprio patrimonio. Ma è un atto successivo. La situazione di conflitto determina un incremento dei redditi della società, dei ricavi delle società, e in questa maniera, così come è definito l'articolo 3, com'è definito nelle sanzioni di questo articolo 6, noi otteniamo che tutto quello che può andare a beneficio dei ricavi delle società non è conflitto di interesse. Con questo emendamento cerchiamo perlomeno di dire una ovvietà, cioè che il conflitto si determina anche quando aumentano i ricavi di una società di cui un soggetto è proprietario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 6.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 251).
Prendo atto che l'onorevole Di Luca non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 6.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, qui con un emendamento aggiungiamo solo la parola «non», ma con questo «non» riusciamo forse mettere a posto qualcosa perché al comma 3 la norma attribuisce all'autorità antitrust un
potere di esame, di controllo e di verifica degli effetti dell'azione del titolare della carica di Governo. Questa attività deve essere focalizzata a rilevare l'eventuale incidenza specifica e anche preferenziale dell'azione del titolare della carica di Governo sul proprio assetto patrimoniale, su quello del coniuge, dei parenti entro il secondo grado, nonché su quello delle imprese o società da essi controllate, secondo la legge. Noi chiediamo che i controlli atti a rilevare l'eventuale incidenza dell'azione del titolare della carica di Governo siano sì specifici e preferenziali, ma anche ad ampio raggio, al fine di scongiurare eventuali illeciti. Per questo aggiungiamo «non» dopo la parola «specifica», cioè non preferenziale. Con questo «non» si riesce dunque ad affermare un principio più ampio depotenziando i vincoli così restrittivi che questo testo impone.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, gli emendamenti Mascia 6.4 e 6.5 (sul quale non interverrò) rappresentano una politica di riduzione del danno.
Le cose dette dalla collega Mascia sono sacrosante: voi siete stati afflitti, durante la redazione di questo disegno di legge, dalla dimensione patrimoniale di tutto quanto fa conflitto di interesse. Ci sono delle dimensioni molto più delicate e molto più gravi; il potere di influenza è la prima e la più importante di queste cose. Voi avete con protervia sempre ignorato questa dimensione. Allora, dovete avere la coerenza di non considerare questa una normativa sul conflitto di interessi ma semplicemente una fotografia per tirare fuori dai pasticci il Presidente del Consiglio dei ministri.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 6.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 6.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 247).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 6.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, anche questo emendamento tende a ripristinare il testo licenziato, nel corso della prima lettura, dalla Camera; si tratta, quindi, di un testo che voi avete già votato.
I senatori, nel loro zelo riformatore del lavoro svolto alla Camera, hanno cancellato una norma che ritengo di buonsenso, ma forse anche il buonsenso può rappresentare un pericolo per gli interessi in gioco. Pertanto, è meglio evitare che qualche ministro, magari in preda ad uno scrupolo di coscienza, possa sottoporre lo schema di un disegno di legge al fine di avere il parere preventivo all'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Non si può mai sapere, anche perché
questa è un'autorità indipendente, ed è noto che queste autorità indipendenti, non essendo soggette al controllo dell'esecutivo, non si sa mai cosa potranno dire. Effettivamente lo zelo riformatore dei senatori è stato capace di dare una ulteriore e ridicola garanzia ad un testo normativo che di ridicolaggini ne ha fin troppe.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 6.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 259).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Buemi 6.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, le chiedo scusa. Prima, intervenendo sull'emendamento Mascia 6.6, ho parlato dell'emendamento Buemi 6.7. Presidente, quindi, mi scuso con lei e con l'Assemblea, ed eviterò di ripetere le cose già dette prima (Commenti).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 6.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 265).
Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Riccardo Conti non ha funzionato e che egli avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 6.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, nel corso di questo dibattito spesso si è sentito dire che non si può fare una legge contro una persona; al riguardo, mi astengo dal fare ogni commento. Prendiamola per buona. Se una legge non la si può fare contro una persona, si può allora fare una legge contro gli interessi di numerose altre imprese? Guardate, la cosiddetta legge Gasparri tende a ridurre il conflitto tra interessi diversi; ciò lo sostengono decine di imprese italiane. Questa legge tende a blindare l'interesse consolidato. L'emendamento in esame allora consente almeno una teorica riparazione. Che cosa accade nel momento in cui l'Authority dovesse rilevare un conflitto di interessi tale da non avere colpito una posizione dominante e aver creato un danno d'impresa? Con questo emendamento si intende elevare la sanzione e a introdurre una sanzione determinata in misura compresa tra il doppio e il triplo del vantaggio patrimoniale effettivamente conseguito dall'impresa in conflitto di interessi. Detto ciò vi domando: qualora si dovesse determinare con questo percorso (sebbene con tutta questa costruzione bizantina mi pare difficile che possa avvenire, dato che mi sembra più un blocco d'ordine che una legge) che c'è stata un'ostruzione del mercato, che costituisce un principio moderno sacrosanto, e un danneggiamento di altre imprese, si può prevedere in questo caso, per chiunque esso sia, una sanzione tale da liberare i
nuovi entranti oppure anche questo è troppo?
Mi permetterei di segnalarvi una norma volta a tutelare chiunque possa trovarsi leso, in qualsiasi mercato: attenzione, perché chi ride oggi potrebbe molto presto trovarsi «preso al cappio» da una legge di questa natura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, attraverso il nostro emendamento cerchiamo di correggere una delle storture più incredibili di questo disegno di legge.
Il conflitto di interessi rappresenta un vizio dell'attività di Governo, e dunque occorrerebbe reagire a tale vizio attraverso strumenti in grado di impedire, a chi è chiamato a compiti di Governo, di poter agire prevalentemente a favore dei suoi interessi particolari anziché nell'interesse pubblico, ma voi avete dimostrato di non volerlo fare.
Allora, per fare finta di essere rigorosi e di essere severi, ve la prendete con l'impresa del titolare di una carica di Governo, non rendendovi conto che tale fattispecie, rovesciando la questione, può andare a colpire anche altre imprese che si trovino nella stessa condizione dell'impresa del titolare di un incarico governativo e la cui estraneità a tutta la vicenda potrebbe essere difficilissima da dimostrare.
Pertanto, voi rischiate di creare un terremoto nell'intero mercato, solamente perché non avete il coraggio di affrontare il problema per quello che è, vale a dire un vizio del Governo e dell'attività del Governo. Così facendo, mettete in mezzo le attività delle imprese - anche se, in alcuni casi, forse vengono colpite giustamente, ed allora il nostro emendamento prevede una più precisa definizione della sanzione ed una sua maggiore onerosità -, e si corre anche il rischio di colpire gli interessi economici di altre imprese, le quali potrebbero, in questo modo, venire penalizzate: si tratta di un rovesciamento di qualsiasi logica!
PRESIDENTE. È stato molto chiaro, onorevole Bressa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 6.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 258).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisicchio 6.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, vorrei far notare all'Assemblea come dal testo elaborato dal Senato sia venuta alla luce la mentalità sottostante il provvedimento al nostro esame. Infatti, mentre nel testo originario approvato dalla Camera veniva prima punito, al comma 3 dell'articolo 6, l'uomo di Governo (penso sia molto più rilevante per l'interesse pubblico che sia sanzionato l'uomo di Governo), e dopo si pensava alle sanzioni da comminare all'impresa. Il Senato, invece, ha spostato il comma 3 dell'articolo 6 al comma 9 dello stesso articolo, ed oggi il regime sanzionatorio nei confronti dell'uomo di Governo rappresenta la parte terminale e marginale dell'articolo al nostro esame.
In altri termini, quello che dovrebbe essere l'interesse pubblico preminente (l'interesse politico fondamentale), vale a dire l'eliminazione della situazione di conflitto del titolare di cariche di Governo, viene considerato da questo provvedimento l'elemento residuale. È previsto dall'ultimo comma dell'articolo 6: prima ci si preoccupa magari di tutto (dell'imprenditore o dell'impresa), e poi ci si ricorda che c'è il conflitto di interessi. Stiamo ragionando,
infatti, sempre nell'ipotesi che sia stata accertata la situazione di conflitto di interessi - figuriamoci - questa ipotesi è del tutto inesistente! Ma anche se dovessimo ammettere tale ipotesi, ci si preoccupa di tutto e solo alla fine - anziché esserci preoccupati immediatamente, perché il primo provvedimento da adottare dovrebbe essere confronti dell'uomo di Governo, che dovrebbe occuparsi della cosa pubblica, e non degli interessi privati -, come recita l'ultimo comma dell'articolo al nostro esame, ci si preoccupa del titolare di cariche di Governo!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisicchio 6.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 468
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 258).
Prendo atto che l'onorevole Bonaiuti non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 6.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 467
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 257).
Prendo atto che gli onorevoli Bonaiuti e Daniele Galli non sono riusciti ad esprimere il loro voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rizzo 6.11
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, questo è un altro dei paradossi del provvedimento in esame. Si afferma, infatti, che l'Autorità può far cessare la situazione di conflitto di interessi solo se chi ha agito conosceva la situazione di conflitto. Se chi ha agito non la conosceva, la situazione di conflitto di interessi può andare avanti. Qual è il problema? Non si dice neanche che nel momento in cui tale situazione è stata avvertita la si deve eliminare.
Il problema della conoscenza o meno riguarda la sanzione da comminare. Infatti, non conoscendo la situazione di conflitto o non essendovi dolo, non vi può essere sanzione. Tuttavia, il problema di eliminare le situazioni di conflitto non può essere collegato alla conoscenza o meno della stessa: il conflitto di interessi è un fatto oggettivo. Pertanto, possiamo dire che, se un soggetto si trova in tale situazione involontariamente e non ne era a conoscenza, probabilmente non è punibile, non è sanzionabile, ma comunque la situazione di conflitto deve cessare.
Così com'è formulata questa norma, arriviamo all'assurdità che, praticamente, se non vi è la coscienza, il conflitto di interessi non è più un fatto oggettivo bensì diventa un fatto soggettivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, questa è un'ulteriore zeppa che viene inserita nella complicatissima definizione di cosa sia il conflitto di interessi e di quali possano essere le sanzioni una volta che tale situazione venga accertata. Qui ci troviamo di fronte ad una sorta di
probatio diabolica perché deve essere dimostrato con prova che chi ha agito conosceva tale situazione di conflitto.
Ho l'impressione che, se non vi fosse una così naturale idiosincrasia verso la procura ed il sistema delle procure, si sarebbe potuto benissimo inserire un emendamento per una procura speciale che indagasse sull'accertamento delle situazioni di conflitto di interessi. Infatti, mi dovete spiegare chi, quando, come, perché ed in che modo si prova che esiste questo livello di conoscenza. Chi è il titolare di questa azione di prova? È l'Autorità? Benissimo, allora l'Autorità con quali strumenti intraprende questa azione? Vi rendete conto che voi, riga dopo riga, passo dopo passo, fate diventare così bizantina questa vostra ipotesi di legge da renderla praticamente inapplicabile?
Vi ricordo, ancora una volta, che il presidente Tesauro ha detto a chiare lettere che la sua Autorità non è in grado di fare ciò che chiedete. Allora, cosa succederà? Prima di vedere la luce del disegno di legge sul conflitto di interessi, aspettiamo che riformiate anche le Autorità? Ciò significa che il provvedimento entro i cento giorni (che non vi è stato) o entro i mille giorni (e rischiate di sforare anche questa data) diventerà il provvedimento dei diecimila giorni. Giorno dopo giorno questa cosa va sempre più in là nel tempo, dando grande soddisfazione a chi ritiene...
PRESIDENTE. Anche secondo dopo secondo si sforano i tempi che lei sta utilizzando.
GIANCLAUDIO BRESSA. Ha ragione, signor Presidente, mi avvio alla conclusione.
PRESIDENTE. Prego, onorevole.
GIANCLAUDIO BRESSA. Come dicevo, tutto ciò avviene dando grande soddisfazione a chi crede che questa situazione sia del tutto naturale in una democrazia occidentale.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bressa. A me dispiace sempre interrompere, ma ho dei mandati ferrei da parte del Presidente Casini che, come sapete, è un uomo tutto d'un pezzo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 6.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 252).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zeller 6.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Onorevole Bressa, tenga conto degli ammonimenti precedenti.
GIANCLAUDIO BRESSA. Sì, assolutamente, signor Presidente. Tale emendamento è volto a meglio definire le conseguenze del comportamento grave, facendo riferimento anche alla distorsione del mercato indotta da tale comportamento. Se volete essere severi per approvare la legge migliore possibile, almeno rendetevi conto che viviamo nella modernità e, quindi, non vi è solo un atto fine a se stesso, ma esso può avere conseguenze per il mercato indotto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, in questo articolo si parla delle funzioni dell'Autorità antitrust e prevedere una sanzione pecuniaria correlata alla gravità del comportamento è un concetto troppo astratto per essere degno di una normativa
che punta a risolvere il conflitto di interessi e, in particolare, che affida funzioni all'antitrust.
Sulla base di quali parametri si stabilisce la gravità del comportamento? Sembra quasi che si voglia affidare un giudizio di carattere etico all'autorità antitrust.
Con questo emendamento, invece, introduciamo un concetto più chiaro: bisogna valutare l'incidenza dal punto di vista della distorsione del mercato e della libera concorrenza.
Avevo capito - credo non solo io - che i sostenitori del disegno di legge in esame fossero coloro che avevano raccontato agli italiani il grande valore della libertà del mercato e della concorrenza. Quando, poi, si passa agli atti pratici, soprattutto se questi sono pesantemente condizionati dagli interessi del Presidente del Consiglio, scompare qualunque riferimento o amore verso i principi della libera concorrenza e della libertà del mercato. Addirittura, respingendo questo emendamento, ci si rifiuta di chiedere all'antitrust di intervenire nella valutazione di atti che producono una distorsione nella concorrenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 6.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 251).
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