Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 342 del 17/7/2003
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(Iniziative per prevedere l'esenzione da qualsiasi onere economico per la revisione straordinaria del porto d'armi - n. 2-00821)

PRESIDENTE. L'onorevole Guido Giuseppe Rossi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00821 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, con l'interpellanza in oggetto, che è stata firmata da oltre 80 parlamentari appartenenti alle forze di maggioranza - dunque un'interpellanza che non riveste soltanto un interesse partitico, specifico di una singola forza politica, ma si estende all'intera maggioranza -, si vuole sottolineare un problema che si è manifestato nelle scorse settimane relativamente ai fatti di sangue che sono avvenuti un po' in tutta la penisola rispetto ad un uso, purtroppo sconsiderato, delle armi da fuoco.
Noi condividiamo assolutamente l'impostazione del Governo tesa ad effettuare controlli in maniera più efficace, sia dal punto di vista medico-sanitario sia dal punto di vista del controllo puntuale e costante di chi possiede licenze di porto d'armi ad uso pluriennale, per caccia, tiro sportivo (o anche solo per la mera detenzione d'armi), affinché non si arrivi a situazioni spiacevoli e, talvolta, drammatiche.
Su questa linea, il 9 maggio 2003, è stata emanata dal Ministero dell'interno una circolare ministeriale che invita i questori ed i prefetti a prestare particolare attenzione nel momento del rilascio delle licenze del porto d'armi e prevede (questo è l'elemento più importante e più innovativo della circolare), una revisione straordinaria di tutte le licenze pluriennali rilasciate da più di dodici mesi.
Poiché quello che è stato messo in piedi è un meccanismo piuttosto grande in quanto interessa centinaia di migliaia di persone in questo paese, in alcuni territori provinciali sono interessati da questa circolare non solamente i possessori di una licenza pluriennale di porto d'armi, ma anche i meri detentori di armi, vale a dire coloro i quali possiedono un'arma in casa ma non la utilizzano, né per il tiro sportivo né per la caccia.
Per questo motivo, avevamo rivolto la nostra interpellanza al Ministero dell'interno per ricevere informazioni puntuali su questo tema. Successivamente, per accordi intercorsi all'interno della compagine governativa, l'interpellanza è stata trasmessa ai colleghi del Ministero della salute.
Il nostro dubbio è che tale revisione straordinaria sia stata messa in atto tramite una circolare e che, tramite la stessa, siano state modificate disposizioni legislative. La legge disponeva per coloro che dovevano ricevere il porto d'armi l'effettuazione di determinate visite mediche (una presso il medico di famiglia e una presso il medico legale). Con questa circolare, si è chiesto ai cittadini di rifare queste visite mediche in una chiave straordinaria.
Chiediamo, in primo luogo, se l'atto - in questo caso la circolare ministeriale - fosse quello più indicato per attuare un'operazione di questo tipo. Abbiamo qualche dubbio con riferimento ad un atto che ha interessato, in maniera indiscriminata, tutti i possessori di una licenza pluriennale di porto d'armi o di un'arma, vale a dire centinaia di migliaia di cittadini. Si tratta di persone che, in maniera assolutamente legale, hanno acquistato ed usano un'arma, pagando le tasse per questa passione, sport o necessità. Invece, il collegamento tra l'utilizzo drammatico


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dell'arma da fuoco e i fenomeni di follia, di uso di alcool, di abuso di stupefacenti doveva essere fatto in maniera puntuale, sui singoli casi, mettendo in contatto ovviamente gli operatori del territorio, anche quelli sanitari, e le forze dell'ordine, la questura, la prefettura che hanno rilasciato il porto d'arma.
Probabilmente, questa era l'impostazione migliore. In questo caso è come se (mi sia concesso un paragone per rendere l'idea), con riferimento al fine settimana, dove purtroppo si registrano decine di vittime sulle strade italiane, si chiedesse una revisione straordinaria della patente di tutti i cittadini di questo Stato.
Ricapitolando, nutriamo perplessità sullo strumento utilizzato, la circolare, sul fatto che sono stati colpiti tutti quei cittadini che sono a contatto, in qualche modo, con le armi e sul fatto che, nel momento in cui lo Stato richiede ai cittadini un supplemento di documentazione in nome della sicurezza, con perdite anche di tempo e di orario lavorativo - ripeto che noi siamo assolutamente in linea con il Governo e con questa nuova impostazione che vuole dare sicurezza non solo a chi detiene armi, ma anche a chi non le detiene, cioè la maggioranza dei cittadini -, il costo relativo a tale supplemento di sicurezza (le due visite mediche, quella presso il medico di famiglia e quella presso il medico legale hanno un costo che si può stimare, in maniera indicativa, intorno ai 70 od 80 euro, se non superiore) ricada sui cittadini medesimi.
Dunque, scopo di questo nostro atto di sindacato ispettivo è quello di chiedere al ministro dell'interno, anche se all'interpellanza risponderà il sottosegretario Cursi, del Ministero della salute, se si possano trovare meccanismi per fare in modo che questa revisione, che, ripeto, è straordinaria - infatti, i titolari di porto d'armi già pagano queste due visite allorquando, alle scadenze previste dalla legge, si devono presentare presso le autorità competenti per rinnovarlo -, in qualche modo non gravi sulle tasche dei cittadini, ai quali viene richiesto, da parte dello Stato, un supplemento di certificazione medica in nome di una maggiore sicurezza. Bisognerebbe riuscire a bilanciare queste esigenze: quelle di sicurezza non possono e non debbono gravare sui cittadini e, soprattutto, non debbono celare intenti persecutori o, peggio ancora, di criminalizzazione (come spesso e volentieri fanno i mezzi di informazione) di un'intera categoria di persone.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, senatore Cursi, ha facoltà di rispondere.

CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente si risponde all'interpellanza in esame a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri ed anche sulla base dei dati forniti dal dicastero dell'interno.
La circolare del ministro dell'interno diramata il 9 maggio 2003 ha disposto una revisione straordinaria delle licenze per il porto d'arma già rilasciate, finalizzata ad una verifica puntuale dei presupposti. In concreto, viene richiesta ai titolari di una licenza pluriennale di porto d'arma, la quale sia stata rilasciata o rinnovata prima dell'ultimo anno solare, di esibire una certificazione medica aggiornata dell'idoneità psicofisica al maneggio delle armi.
Nel contempo, la circolare segnala ai prefetti ed ai questori la necessità di assicurare sempre, al momento del rilascio di qualsiasi licenza di porto d'arma, nonché per ogni nulla osta all'acquisto di armi, la verifica scrupolosa dei requisiti personali dei richiedenti e, specificamente, di quelli psicofisici, attestati da apposita certificazione medica.
Tra i requisiti psicofisici previsti, si sottolinea l'esigenza di prestare particolare attenzione all'assenza di alterazioni neurologiche, di disturbi mentali (della personalità o del comportamento), di situazioni di dipendenza da sostanze psicotrope (alcool o stupefacenti).
Inoltre, nella stessa circolare viene richiesto alle autorità provinciali di pubblica sicurezza di valutare, ai fini dei provvedimenti inibitori del caso, ogni qualificata segnalazione di eventi o di condotte che


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possano far dubitare, anche per indizi, della permanenza dei requisiti di affidabilità richiesti dalla legge, procedendo, se necessario, alla revoca delle licenze già rilasciate, nonché all'eventuale adozione del divieto di detenzione di armi.
Il Ministero dell'interno intende sottolineare che la circolare del 9 maggio 2003 non ha in alcun modo inciso su disposizioni normative in vigore per modificarle, in quanto essa si limita a richiamare l'attenzione dei prefetti e dei questori sulla necessità di una scrupolosa applicazione delle norme stesse. Infatti, la legge 6 marzo 1987, n. 89, ha disposto che alla documentazione richiesta per ottenere la licenza di porto d'arma debba essere allegato un apposito certificato medico di idoneità, rinviando ad un decreto ministeriale la definizione dei criteri tecnici generali per l'accertamento dei requisiti psicofisici minimi per ottenere tale certificato medico.
Il decreto del ministro della sanità emanato in data 28 aprile 1998, nel definire i requisiti psicofisici minimi per il rilascio ed il rinnovo dell'autorizzazione al porto d'arma, ha stabilito che l'accertamento di tali requisiti sia effettuato dagli uffici medico-legali delle ASL o dalle strutture sanitarie militari e della Polizia di Stato e che il richiedente, sottoponendosi a tali accertamenti, è tenuto a presentare un certificato anamnestico rilasciato dal medico di fiducia, di cui all'articolo 25 della legge 23 dicembre 1978, n. 833.
Tra i requisiti psicofisici minimi individuati dal decreto ministeriale citato, è prevista anche la valutazione circa l'assenza di alterazioni neurologiche che possano interferire con lo stato di vigilanza o che abbiano ripercussioni invalidanti di carattere motorio, statico o dinamico e l'assenza di disturbi mentali, di personalità o comportamentali.
In particolare, non deve riscontrarsi dipendenza da sostanze stupefacenti, psicotrope e da alcool.
Costituisce, altresì, un caso di non idoneità l'assunzione anche occasionale di sostanze stupefacenti e l'abuso di alcol o di psicofarmaci.
Tali requisiti psicofisici attualmente sono attestati dalla redazione di due certificazioni sanitarie (anamnestico e di idoneità psicofisica) che, dal punto di vista della tipologia degli esami clinici prescrivibili, sono complementari.
Con l'entrata in vigore - anche questa è una delle richieste fatte dall'interpellante - del decreto del Presidente della Repubblica 29 novembre 2001, relativo alla definizione dei livelli essenziali di assistenza, i cosiddetti LEA, tali certificazioni sono state elencate tra le prestazioni sanitarie erogate con onere a carico dell'interessato, in quanto non rispondono ai fini di tutela della salute collettiva, anche se richieste da disposizioni normative.
Al riguardo, occorre precisare che, con nota circolare agli assessori regionali alla sanità, il Ministero della salute ha espresso l'avviso che l'esclusione dai LEA riguarda solo la specifica certificazione di idoneità al porto d'arma e che gli accertamenti sanitari necessari alla redazione di tale certificato debbano essere effettuati nell'ordinario regime di partecipazione al costo.
D'altra parte, l'accordo sui LEA affida alle singole regioni un ruolo importante.
In particolare, ciascuna regione ha facoltà di decidere quali prestazioni, anche se escluse dai livelli essenziali di assistenza previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 29 novembre 2001, possano ancora essere a carico del servizio sanitario nazionale, attraverso la stesura di una nuova classificazione delle prestazioni erogabili su base regionale e la conseguente presa in carico dei relativi costi, sempre da parte delle regioni.
Questo dicastero, per quanto di propria specifica competenza, ha avviato la proposizione, previo parere favorevole del Consiglio superiore di sanità, della modifica del decreto ministeriale 28 aprile 1998.
Nel dettaglio, la proposta di modifica prevede la redazione di un unico certificato di idoneità, relativamente all'accertamento e alla verifica di tutti i requisiti psicofisici del richiedente: esso integra in


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sé le valutazioni cliniche che attualmente la norma attribuisce alla stesura di due distinti certificati.
Tale modifica permetterà di realizzare, per il futuro e concretamente, una riduzione di oneri a carico dei richiedenti che necessitano dell'accertamento dei requisiti psicofisici ai fini dell'idoneità al porto d'arma.
In questo modo si risponde in termini anche propositivi alla richiesta fatta dall'interpellante. L'accertamento dell'idoneità psicofisica potrà essere verificato con accuratezza da un unico sanitario accertatore, appartenente agli uffici medico-legali delle ASL e o alle strutture sanitarie militari e della Polizia di Stato incaricati.
Infine, per quanto riguarda la revisione straordinaria di tutte le licenze di porto d'arma in corso di validità, disposta con la circolare del 9 maggio 2003, il dicastero dell'interno fa presente che la misura riveste carattere di una tantum e che al suo adempimento stanno provvedendo d'ufficio le prefetture e le questure, per le licenze di rispettiva competenza.
La produzione di una certificazione sanitaria aggiornata, attestante la salute fisica e mentale, viene richiesta soltanto ai titolari di licenze di porto d'arma con validità pluriennale, come quelle per il porto di fucile per uso di caccia, che non siano state rilasciate o rinnovate negli ultimi 12 mesi.
Ove la certificazione sanitaria sia stata prodotta entro tale periodo, non ne è richiesta la ripetizione.
Con successiva circolare - questo rispondendo ad un ultimo quesito dell'interpellante - del 20 maggio 2003, il ministro dell'interno ha precisato alle autorità provinciali di pubblica sicurezza che tale documentazione sanitaria non richiede il pagamento del bollo, rientrando nella fattispecie di cui al n. 3 della tabella B, allegata al decreto del Presidente della Repubblica del 1972, in quanto è finalizzata ad un procedimento attivato per esigenze di pubblica sicurezza.
Ritengo che i tanti e troppi fatti drammatici che in questo ultimo periodo hanno investito il nostro paese abbiamo creato nell'opinione pubblica sconcerto, preoccupazione, disagio. Abbiamo tutti visto che sindaci, consiglieri comunali, provinciali e regionali, associazioni di genitori, associazioni scolastiche, associazioni degli artigiani e dei commercianti hanno richiesto la verifica di alcune condizioni per garantire la sicurezza dei cittadini, di fronte alla quale ciascun cittadino è disposto a fare qualsiasi verifica, a pagare qualsiasi costo. Ritengo peraltro, come già richiesto nella interpellanza, che sarà possibile nei tempi successivi all'attuazione di quanto sta avvenendo nelle singole prefetture, attraverso una verifica di quanto sta accadendo, mettere in piedi una sorta di monitoraggio di quello che è stato fatto per creare le condizioni, attraverso un tavolo tecnico, per capire fino in fondo se le iniziative che sono state adottate con questa circolare abbiano prodotto gli effetti giustamente sperati e richiesti dai cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Guido Giuseppe Rossi ha facoltà di replicare.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, dopo aver ascoltato la risposta fornita dal sottosegretario Cursi desidero ribadire alcuni concetti. In particolare, gli interpellanti ribadiscono, ancora una volta, la necessità di aumentare la sicurezza nei confronti dei cittadini in ordine all'utilizzo delle armi da fuoco, tema su cui ovviamente non si discute e su cui vi è un'assoluta identità di vedute. La riflessione che si fa è che, in nome della sicurezza, non debbono e non possono essere criminalizzati coloro i quali possiedono un'arma da fuoco per sport o per necessità personale o per quant'altro. Tra l'altro, uno degli aspetti non condivisibili di questa circolare, che non ho evidenziato nel corso dell'illustrazione dell'interpellanza, è che, dati i numeri posti in essere, essa comporterà un aggravio di lavoro per gli uffici delle questure che si troveranno a dover sbrigare una massa ingente di pratiche e a dover svolgere un'attività di verifica sui certificati consegnati dai cittadini interessati dal provvedimento.


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Siamo perplessi anche sul carattere di una tantum di queste misure; carattere che ci auguriamo che sia veramente tale perché, se si dovesse innescare un meccanismo che in alcuni passaggi assumesse degli aspetti persecutori ciò non riscontrerebbe sicuramente il nostro favore.
Per quanto riguarda le risposte che ci sono state fornite, c'è sicuramente una parziale soddisfazione in merito alla prevista esenzione dal pagamento del bollo, che riteniamo sicuramente un aspetto positivo; altrettanto positiva è l'anticipazione fatta dal sottosegretario Cursi, che risponde in maniera assolutamente precisa e puntuale per gli aspetti di sua competenza, sebbene la nostra interpellanza fosse indirizzata al Ministero dell'interno, circa la volontà di giungere ad un certificato unico; questo sicuramente costituisce un risultato positivo a cui tutti dobbiamo tendere lavorando al tavolo tecnico o in un momento di incontro dove gli aspetti più tecnici del ministero e quelli più politici e legislativi possano incrociarsi in modo tale da andare incontro ai cittadini e fare così viaggiare insieme e di pari passo due esigenze che sono altrettanto giuste. Si tratta di due diritti: il diritto alla sicurezza di tutti e il diritto di quei cittadini, che vogliono o debbono avere a che fare con le armi da fuoco, di non essere criminalizzati e di non essere additati e soprattutto di non essere tartassati dal punto di vista economico.
Penso che se il Governo riuscirà a trovare un equilibrio tra queste due esigenze sicuramente compirà un'opera intelligente che sarà apprezzata da tutti i cittadini e, in particolare, da coloro che vengono e sono a contatto con il mondo delle armi da fuoco.

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