Allegato B
Seduta n. 342 del 17/7/2003


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ANNUNZIATA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Nocera Superiore (Salerno) sono in atto da alcune settimane gravi episodi di intimidazione ai danni di alcuni amministratori comunali di opposizione, nonché dello stesso sindaco, dottor Gaetano Montalbano;
già nel corso della competizione elettorale per le elezioni amministrative del 26 maggio 2002 fu dato alle fiamme uno stand elettorale del locale schieramento di centro-sinistra;
recentemente sono apparsi in città volantini anonimi contenenti illazioni su presunti illeciti nell'attività amministrativa;
agli inizi di agosto 2002 il consigliere di opposizione, Adriana Greco, denuncia di aver ricevuto pesanti minacce telefoniche da parte di persone e per motivi a lei noti, ma non rivelati pubblicamente;
in data 22 agosto 2002 il consigliere comunale di opposizione Pasquale Cuofano, denuncia di aver ricevuto minacce di morte di cui pare esisterebbe testimonianza registrata;
il giorno successivo il consigliere comunale di opposizione, Ciro Villani, in una lettera indirizzata al presidente del consiglio comunale, denuncia di non aver potuto prendere parte ad una conferenza dei capigruppo perché poco prima dell'appuntamento aveva subito delle intimidazioni seguite da minacce telefoniche;
la sera del 5 settembre 2002 una bomba carta è stata lanciata nel cortile dell'abitazione del primo cittadino, provocando fortunatamente solo danni materiali;
dai suddetti episodi risulta evidente che qualcosa di molto grave sta accadendo in città, qualcosa che potrebbe far temere una recrudescenza del fenomeno camorrista che tenta ancora una volta di condizionare l'attività amministrativa nel territorio dell'agro nocerinosarnese -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se siano state avviate indagini con riferimento agli episodi riportati;
quali provvedimenti di tutela dell'ordine pubblico intenda adottare per:
a) garantire il ripristino della legalità e della sicurezza degli amministratori di Nocera Superiore;
b) prevenire l'eventuale tentativo della camorra di riconquistare il controllo dei comuni dell'agro nocerino-sarnese, da cui era stata in larga parte estromessa.
(4-03892)

Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare presentata, si comunica che le indagini, tuttora coperte da segreto, relative agli episodi di intimidazione nei confronti di amministratori comunali di Nocera Inferiore (Salerno) sono coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno, cui sono state trasmesse tra l'altro, le denunce presentate dal consigliere Ciro Villani e da suo cugino Angelo, consigliere regionale, che hanno segnalato anche pressioni indirette da parte di un imprenditore del luogo in relazione al procedimento


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amministrativo concernente l'apertura di un nuovo supermercato di sua proprietà poi autorizzata dal comune nell'agosto 2002.
Anche le minacce telefoniche subite dagli altri consiglieri comunali menzionati nell'interrogazione, Adriana Greco e Pasquale Cuofano e l'esplosione di un petardo, il 5 settembre 2002, presso l'abitazione del Sindaco, appaiono riconducibili alla loro attività politico-amministrativa.
La questura di Salerno ha disposto la vigilanza generica radiocollegata presso le abitazioni dei predetti amministratori e presso la sede municipale, in occasione della presenza degli stessi nella struttura.
Per quanto concerne, in generale, la situazione della sicurezza pubblica nell'agro nocerino-sarnese, effettivamente detto comprensorio rientra tra le zone della provincia di Salerno che maggiormente risentono della presenza di vari clan camorristici, spesso in contrapposizione tra loro. Nel comune di Sarno, in particolare, ha assunto una posizione di rilievo il sodalizio facente capo a Luigi Parlato, che ha spodestato il gruppo criminale capeggiato da Aniello Serino, fortemente ridimensionato da recenti attività di contrasto delle forze di polizia.
Gli indicatori statistici disponibili, relativi al 2002 e riferiti all'intera provincia di Salerno, evidenziano, rispetto all'anno precedente, un incremento del numero dei soggetti denunciati (aumentato, rispetto al 2001, di oltre il 40 per cento) e arrestati (in crescita di quasi il 27 per cento).
Per quanto riguarda i singoli delitti, sono state denunciate 124 persone per associazione di tipo mafioso e 122 per estorsione (+ 34 per cento rispetto allo stesso arco temporale del 2001).
Significativi incrementi, nel periodo considerato, si sono riscontrati anche nelle attività connesse al controllo del territorio, con la crescita di oltre il 20 per cento nel numero delle persone identificate e di più del 31 per cento degli automezzi sottoposti a verifica ai posti di controllo.
Ad integrazione dell'ordinario dispositivo di controllo del territorio, è stato disposto l'impiego, nel 2002, di equipaggi del reparto prevenzione crimine «Campania» della polizia di Stato.
Nel corso del 2002, inoltre, la provincia è stata fra quelle interessate dalle straordinarie iniziative di controllo del territorio intese al contrasto del crimine organizzato e delle manifestazioni di delinquenza diffusa ascrivibili anche alla presenza di immigrati clandestini: nel febbraio e nel maggio si sono svolte le operazioni «Alto impatto», finalizzate soprattutto alla lotta allo spaccio di stupefacenti, mentre nel secondo semestre sono state portate a termine le operazioni «Vie libere», volte principalmente al contrasto dell'immigrazione illegale ed ai connessi fenomeni dello sfruttamento della prostituzione di matrice extracomunitaria, dello spaccio e dell'abusivismo commerciale.
Infine, si segnala che anche nel salernitano, in attuazione del programma operativo «Sicurezza per lo sviluppo del mezzogiorno d'Italia», è stato realizzato l'aggiornamento tecnologico della sala operativa della questura e si è proceduto all'assegnazione alle Forze di polizia di nuove autovetture equipaggiate con moderne tecnologie di comunicazione e radiolocalizzazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BALDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ilregolamento per le zone con posti per residenti, previsto nel piano generale del traffico urbano 2002, redatto dal comune di Firenze, che prevede aree definite di particolare rilevanza urbanistica e indicate alla cittadinanza con apposita segnaletica sul perimetro, per cui vengono riservate alla sosta gratuita dei soli veicoli dei residenti spazi di sosta;
per usufruire di tale servizio i residenti - secondo il paragrafo 5 del suddetto regolamento - dovranno «esporre ben visibile sul vetro anteriore del veicolo la fotocopia ben leggibile delle pagine del


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libretto di circolazione dalle quali risulti l'ultimo indirizzo di residenza dell'attuale proprietario, la targa ed il tipo di veicolo»;
secondo il paragrafo 7 dello stesso regolamento, la sosta negli spazi riservati ai residenti è comunque consentita gratuitamente anche alle seguenti categorie di autoveicoli e con le seguenti modalità:
a) autoveicoli in leasing con contratto intestato a residenti nella ZPR con esposizione, ben visibile sul vetro anteriore del veicolo di fotocopia ben leggibile delle pagine del contratto di leasing dal quale risulti la targa ed il tipo di autoveicolo e del certificato di residenza anagrafica, qualora la stessa non risulti dal contratto di leasing;
b)
autoveicoli in leasing con contratto intestato a una ditta e utilizzati in maniera esclusiva da dipendente o titolare residente nella ZPR con esposizione, ben visibile sul vetro anteriore del veicolo, di fotocopia ben leggibile delle pagine del contratto di leasing dal quale risulti la targa ed il tipo di autoveicolo, di dichiarazione della società su carta intestata che attesti la destinazione a uso esclusivo del mezzo alla persona residente e del certificato di residenza anagrafica;
c) autoveicoli con contratti di noleggio a lungo termine, intestato a residenti nella ZPR con esposizione ben visibile sul vetro anteriore del veicolo, di fotocopia ben leggibile del contratto di noleggio dal quale risulti l'ultimo indirizzo del residente;
d) autoveicoli di proprietà di ditte e utilizzati in maniera esclusiva da dipendente o titolare residente nella ZPR con esposizione, ben visibile sul vetro anteriore del veicolo, di fotocopia ben leggibile delle pagine del libretto di circolazione dalle quali risulti la targa e il tipo di veicolo, di certificato di residenza anagrafica e dichiarazione della società su carta intestata che attesti la destinazione a uso esclusivo del mezzo alla persona residente;
e) autoveicoli di proprietà di parenti di primo grado in uso a residenti nella ZPR con esposizione di fotocopia ben leggibile delle pagine del libretto di circolazione dalle quali risulti la targa ed il tipo di autoveicolo, dichiarazione sostitutiva di atto notorio, fatto dal proprietario dell'autoveicolo, dal quale risulti l'uso esclusivo dell'autoveicolo da parte del residente nella ZPR;
f) per quanto concerne gli autoveicoli di proprietà dei domiciliati, nella ZPR, impossibilitati a prendere la residenza, potrà essere concessa per periodi limitati la sosta negli spazi riservati ai residenti con esposizione di dichiarazione sostitutiva di atto notorio che attesti il domicilio e le motivazioni della suddetta impossibilità»;
come risulta dal paragrafo 6 del regolamento summenzionato: «E consentito, a salvaguardia della propria riservatezza e della propria incolumità di occultare, sulla fotocopia, il nome del proprietario del veicolo» -:
se non ritenga che l'esposizione del nominativo dei proprietari degli autoveicoli possa mettere a repentaglio la sicurezza delle persone e creare problemi di ordine pubblico.
(4-05801)

Risposta. - Secondo elementi forniti dal comune di Firenze si riferisce che la disciplina della sosta a zona per residenti (ZPR) non è più vigente nel territorio comunale, dal momento che il consiglio comunale ha deliberato la trasformazione della fascia in zona a sosta controllata (ZCS).
Per sostare quindi in tale perimetro è previsto, nei casi indicati dall'interrogante, il rilascio di un contrassegno a tutela della
privacy con validità quadriennale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

BELLILLO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
lo sport per tutti ha una grande valenza per la socialità e responsabilità


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educativa. Rappresenta una opportunità di inclusione e stile di vita a misura di ciascuno ed interpreta un nuovo diritto di cittadinanza; appartiene alle «politiche della vita» e, pur sperimentando numerose attività di tipo competitivo, si legittima in base a valori che non sono riconducibili al primato dell'etica del risultato, propria dello sport di prestazione assoluta;
lo sport per tutti si riconosce in una filosofia dell'inclusione, mentre lo sport di prestazione assoluta implica logiche e strategie fondate su attitudini e potenzialità individuali fortemente selettive;
sul piano dell'offerta organizzativa, lo sport di prestazione assoluta privilegia attività monodisciplinari, rigorosamente codificate e afferenti a strutture di tipo verticale (le federazioni agonistiche di specialità). Lo sport per tutti, che pure non rinuncia a sviluppare programmi di iniziativa propriamente competitivi, ha invece come referente il territorio e come prodotto organizzativo attività multisportive, frequentemente collegate in reti orizzontali operanti su scala nazionale (associazioni di sport per tutti);
fondamentale è, in particolare, il contributo che la diffusione e la pratica dello sport per tutti possono dare alla definizione di un nuovo asse formativo in ambito scolastico, nonchè all'individuazione e alla promozione di inediti profili professionali;
lo sport per tutti è un bene comune che interessa la salute, la qualità della vita, l'educazione e la socialità. In quanto tale esso è meritevole di riconoscimento e di tutela pubblica;
nell'attuale crisi dello sport, le cui specifiche politiche sono state per anni assegnate per delega a un soggetto specializzato (il Coni), il tentativo di trasferire a una società per azioni non solo la gestione, ma il Governo di fatto dello sport italiano, appare una risposta insieme inadeguata e difensiva alla crisi del sistema;
si sta delineando anche la crisi della solidarietà all'interno del movimento sportivo ufficiale, attraverso la riduzione del sostegno fornito alle discipline meno competitive sul terreno dell'offerta commerciale (compresi alcuni serbatoi di medaglie per l'alta prestazione olimpica);
contemporaneamente si sta verificando l'erosione delle basi di reclutamento, oltre che dell'orientamento ed della regolazione dell'attività amatoriale nel suo complesso;
il movimento di sport per tutti in Italia risulta essere il più esteso, il più strutturato e il meno legislativamente tutelato dell'Europa occidentale;
in nessuna parte del mondo il finanziamento a questo soggetto collettivo è gestito - con criteri ampliamente discrezionali e spesso politicamente strumentali - dal sistema olimpico;
l'ipotesi di un patto federativo entro un solo contenitore istituzionale fra due soggetti di pari dignità - il sistema della prestazione assoluta e quello dello sport per tutti - si è consumato di fatto per esclusiva responsabilità del Coni;
per dare futuro allo sport per tutti è dunque necessario configurare il sistema sportivo come sistema aperto. Ciò significa diversificarne le istituzioni di governo e coinvolgere a pieno titolo soggetti collettivi che l'egemonia del Coni ha troppo a lungo confinato ai margini del sistema: non solo le associazioni volontarie di sport per tutti, ma le regioni, le autonomie locali, le università (cogliendo il potenziale innovativo presenta nella costituzione delle Facoltà di Scienze motorie), il sistema formativo, le associazioni ambiemtalistiche e le organizzazioni non profit che intendano concorrere allo sviluppo dello sport per tutti in Italia;
in questa situazione, il Coni richiede un allineamento degli statuti degli enti di promozione (che portano avanti la promozione sportiva solo come parte della propria attività) al proprio statuto, mentre le federazione pretendono che le attività disciplinari vengano irregimentate esclusivamente nelle proprie regole;


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il Coni e le Federazioni, utilizzando le leva economica e lungi dal riconoscere allo sport per tutti pari dignità, si arrogano il diritto di dettare ogni regola e di governare ogni situazione, dimenticando anche che le competenze per la promozione sportiva sono passate alle regioni, che giustamente non condividono certe residuali ubbie egemoniche -:
quale sia la linea del Governo rispetto ad una possibile riforma organica del sistema sportivo, per il riconoscimento del ruolo e della pari dignità dello sport per tutti i cittadini;
se nell'ambito di tale riforma intenda riconoscere il ruolo autonomo, sociale e culturale dello sport per tutti, condiviso da tutta l'Europa; se intenda dare un sostegno anche economico alle reti nazionali che garantiscono una politica associativa coerente su tutto il territorio, oppure se intenda priviligiare un rapporto con singole esperienze associative e trascurando o ignorando il valore e l'importanza delle reti associative autorganizzate;
come giustifichi la cancellazione delle agevolazioni ai circoli che aderiscono alle associazioni, vera e propria «tassa sulla solidarietà» per le società dilettantistiche che fanno parte delle grandi reti associative;
come giustifichi il regime di monopolio che si vorrebbe imporre tramite l'obbligatorietà dell'adesione di tutti gli sportivi alla Sportass.
(4-04951)

Risposta. - Si rende noto che le competenze del Coni sono rimaste inalterate, mentre al Coni Servizi S.p.A sono attribuite mere funzioni strumentali nei confronti del Coni stesso.
La centralità del Coni, nell'ambito del movimento sportivo italiano, rappresenta un principio fondamentale dell'ordinamento sportivo, costantemente riconosciuto dal legislatore, nel rispetto delle competenze regionali individuate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977 e ribadite dalla legge costituzionale n. 3 del 2001.
Per quanto riguarda la necessità di rivedere le funzioni e la composizione del Comitato nazionale sport per tutti, si fa presente che tale esigenza è stata individuata dal Coni stesso ed inserita nella proposta di modifica del decreto legislativo n. 242 del 1999, approvata dal Consiglio nazionale dell'Ente in data 15 maggio 2002.
Si rappresenta, inoltre, che il Comitato nazionale sport per tutti, insediato dal Coni nel 1995 e previsto, successivamente, dal decreto legislativo n. 242 del 1999, non ha operato in quanto non vi è stata l'adesione delle regioni.
Il Coni è comunque disponibile ad attivare rapporti di collaborazione con le regioni e gli enti locali, prendendo atto delle loro competenze in materia sportiva, nell'ottica di garantire pari dignità a tutti i soggetti associativi operanti nell'ambito dello sport.
Si precisa che la richiesta del Coni di allineamento degli statuti degli enti di promozione sportiva al proprio Statuto è la conseguenza diretta delle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 242 del 1999. Inoltre, per un'omogeneità delle regole e delle norme relative ad ogni singola disciplina sportiva, le federazioni sono collegate alle federazioni internazionali ed al CIO.
Si rappresenta, infine, che il finanziamento degli enti di promozione sportiva avviene attraverso l'applicazione di regole chiare e trasparenti contenute nel regolamento di assegnazione di contributi e che gli enti stessi hanno mostrato di condividere.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Mario Pescante.

BORNACIN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
per cause non ancora accertate sabato 20 luglio 2002 nei pressi della stazione di Rometta Mare (Messina) si è consumato un gravissimo incidente ferroviario


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costato la vita ad otto persone ed il ferimento di almeno quaranta, secondo le prime stime;
sull'origine del deragliamento del convoglio Palermo-Venezia indagherebbero sia la magistratura, sia le Ferrovie, sia il ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
secondo le testimonianze dei superstiti, confrontate con i dati registrati dalla «scatola nera», il treno, al momento dell'incidente, avrebbe rispettato i limiti di velocità consentiti;
la tratta sulla quale è deragliato il treno Palermo-Venezia sarebbe stata oggetto di lavori di manutenzione, ultimati pochi giorni prima, per la sostituzione di circa l'80 per cento delle traverse deteriorate nel tempo -:
se non si reputi opportuno avviare un tavolo di lavoro con i vertici delle Ferrovie al fine di valutare l'ipotesi di una indagine strutturale della rete ferroviaria nazionale ovvero stabilire indici di priorità che consentano, laddove ve ne sia maggiore urgenza, tempestivi interventi di manutenzione ed una revisione dei criteri di sicurezza.
(4-03686)

Risposta. - Si fa presente che per l'incidente avvenuto il 20 luglio 2002 sulla linea ferroviaria Palermo-Messina presso la stazione di Rometta Marea sono in corso, oltre alle indagini della magistratura, gli accertamenti di altre commissioni d'inchiesta, fra cui quella nominata dal ministro Lunardi.
A seguito dell'incidente, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha richiesto al gestore - Rete Ferroviaria Italiana - di effettuare un'indagine straordinaria per la verifica della permanenza delle condizioni di sicurezza della circolazione ferroviaria in relazione ai cantieri di lavoro.
Sono state avviate pertanto, ha comunicato il gestore, una serie di ispezioni straordinarie su tutti i cantieri di rinnovo dell'armamento al fine di accertare eventuali carenze organizzative o di controllo della corretta esecuzione dei lavori nonché un'attività di ispezione sullo stato dell'armamento, disponendo il controllo del binario con cadenza settimanale su tutta la rete. Il che, d'altronde, per quanto riguarda la manutenzione, rientra tra gli obblighi del gestore dell'infrastruttura che, secondo quanto previsto dalle norme, è tenuto ad effettuare visite periodiche sull'infrastruttura con personale specializzato ed idonee strumentazioni ed apparecchiature. L'esito di tali visite consente anche di stabilire le priorità degli interventi relativi ai lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, finalizzati al mantenimento in efficienza della rete ferroviaria.
Con riferimento alle iniziative finalizzate a contrastare il verificarsi degli incidenti ferroviari, il Piano di priorità degli investimenti (relativo al Contratto di Programma 2001-2005), approvato dal CIPE nel mese di settembre 2002, nonché il primo
Addendum al Contratto di programma vigente, sottoscritto il 24 ottobre 2002, hanno rafforzato l'obbligo del gestore dell'infrastruttura all'utilizzo delle più idonee tecnologie per il miglioramento della sicurezza dell'esercizio ferroviario.
Il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha, inoltre, disposto che vengano attuate nel più breve tempo possibile le disposizioni relative all'impiego, sui mezzi di trazione, del dispositivo vigilante e che sulla rete ferroviaria nazionale venga accelerato il processo d'implementazione del Sistema di Controllo Marcia Treno (S.C.M.T.) che permetterà di evitare incidenti ferroviari anche in presenza di alcune tipologie di errore umano.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

BOVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
due gravi fatti di sangue hanno scosso l'opinione pubblica della provincia di Reggio Calabria: a Locri (Reggio Calabria) l'uccisione, in pieno centro, a pochi metri dalla Curia vescovile, di Pietro Mina, giovane di 21 anni, trucidato da un commando


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mafioso; ad Africo Nuovo (Reggio Calabria), l'assassinio di Antonio Iacopino, giovane del luogo ucciso da killer nei pressi della sua abitazione;
le morti di Pietro Mina e di Antonio Iacopino, per le modalità con cui si sono consumate, sono sicuramente ricollegabili alla lotta tra le cosche mafiose che da tempo insanguina il territorio della Locride;
negli ultimi mesi si è registrata una notevole recrudescenza del fenomeno mafioso e una escalation di intimidazioni a pubblici amministratori di importanti centri della provincia di Reggio Calabria -:
quali iniziative intenda assumere affinché in questa parte del territorio della Repubblica, siano garantite a tutti i cittadini la tranquillità e la sicurezza.
(4-00653)

Risposta. - Il 29 agosto 2001, a Locri (Reggio Calabria), un individuo parzialmente travisato ha ucciso con 13 colpi di pistola Pietro Mina, ventunenne fiancheggiatore della locale cosca mafiosa dei «Cataldo».
Il successivo 1o settembre, ad Africo Nuovo (Reggio Calabria), ignoti hanno esploso 9 colpi di fucile, caricato a pallettoni, all'indirizzo di Antonio Iacopino, che decedeva durante il trasporto all'ospedale. La vittima, fratello di un latitante, risultava in collegamento con il cartello criminale «Speranza-Palamara-Scriva» operante nel territorio.
Entrambi gli omicidi, di chiaro stampo mafioso, sono stati consumati nel contesto di faide e ritorsioni tra consorterie criminali operanti nella provincia reggina, a testimonianza di crescenti tensioni legate, in quella fase, al riassetto degli equilibri decisionali interni al mondo criminale, pesantemente condizionati dalla continua azione repressiva delle forze di polizia.
I tradizionali equilibri esistenti tra i sodalizi criminali radicati sul territorio erano stati compromessi, in quei mesi, da ripetute operazioni di Polizia giudiziaria le quali, oltre a consentire l'arresto di numerosi associati, hanno condotto all'adozione di diverse misure preventive di natura personale e patrimoniale. Nell'ambito dell'azione di contrasto attuata all'epoca dei fatti delittuosi sono state individuate 9 cosche operanti nella provincia di Reggio Calabria e sono stati perseguiti, con azioni giudiziarie, ben 120 affiliati. Nello stesso periodo si è proceduto a 113 azioni di sequestro giudiziario ed alla confisca di 28 beni di provenienza illecita.
L'intensificazione dell'azione di contrasto al fenomeno della criminalità organizzata ha portato, nei mesi successivi ai delitti di cui sopra, alla cattura di numerosi latitanti, tra i quali il
boss della 'ndrangheta Gaetano Santaniti, inserito nel programma speciale di Ricerca dei 30 di massima pericolosità, 7 esponenti di spicco della 'ndrangheta inseriti nell'opuscolo dei 500 più pericolosi ed altri latitanti di inferiore pericolosità. Più recentemente, la cattura del boss Luigi Facchineri, avvenuta in Francia, ha aperto nuove strade investigative, che potranno essere perseguite, anche accentuando l'attività di cooperazione internazionale di polizia già prevista.
Va evidenziato che l'impegno investigativo delle Forze di polizia ha prodotto apprezzabili risultati nell'intero ambito regionale, con l'arresto di diverse decine di affiliati alle locali organizzazioni mafiose dedite, soprattutto, alle estorsioni.
Quanto a Reggio Calabria, nel gennaio scorso sono state tratte in arresto tre persone per associazione a delinquere finalizzata all'estorsione e all'usura.
Inoltre, l'11 febbraio 2003 la squadra mobile della questura reggina ha eseguito diciassette ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, usura ed estorsione; i destinatari dei provvedimenti restrittivi sono da considerarsi quali componenti dell'«ala militare» del potente sodalizio «De Stefano» e fra di essi sono ricompresi pericolosi sicari. Nel corso delle perquisizioni domiciliari sono stati sequestrati titoli e somme di denaro per un totale di oltre seicentomila euro.
Particolare impulso è stato dato all'attività di prevenzione che a Reggio Calabria ha visto raddoppiare il numero delle volanti


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ed un'intensificazione dell'attività di controllo con il sostegno dei reparti di prevenzione crimine.
Sono stati attuati, inoltre, alcuni interventi di aggiornamento tecnologico, come la realizzazione della nuova sala operativa della questura, con interconnessione con le sale operative delle altre forze di polizia, l'attivazione della radiolocalizzazione delle autovetture e del sistema di videoconferenza.
Sempre sotto il profilo della prevenzione generale, sono stati adottati numerosi strumenti di programmazione negoziata con l'Amministrazione locale, gli enti economici e l'imprenditoria locale, finalizzati a sostenere lo sviluppo economico della provincia anche con misure di tutela della sicurezza pubblica.
Dal 20 gennaio 2003, inoltre, è stata avviata la sperimentazione, in alcune aree del capoluogo, del servizio del «poliziotto e carabiniere di quartiere».
Quanto alla presenza delle forze di polizia nella provincia, il numero di abitanti per singolo operatore di polizia è pari, per il reggino, a 127 (il corrispondente valore a livello nazionale è 256).
Ciò premesso, non si può non rilevare che il forte radicamento della criminalità organizzata nel territorio reggino costituisce, nonostante il positivo impegno delle forze di polizia e della magistratura, un dato di perdurante allarme sociale.
Le problematiche della sicurezza nel capoluogo sono state affrontate il 23 gennaio scorso dal Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica di Reggio Calabria, al quale ha partecipato anche lo scrivente.
È stato sottolineato in questa sede che, seppure nel contesto di una contrazione della delittuosità in genere nella città e nell'intera provincia, il fenomeno degli atti intimidatori appare in significativo aumento, mentre l'attività delle forze di polizia incontra il tradizionale ostacolo costituito dalla scarsa collaborazione delle vittime.
Si è, inoltre, osservato che, oltre alla costante attenzione istituzionale ed all'impulso sempre più deciso nell'azione delle forze di polizia, uno dei punti di interesse primario per contrastare il fenomeno consiste nella maggiore diffusione della cultura della legalità come fattore di crescita della coscienza civile e, soprattutto, della fattiva collaborazione dei cittadini con le forze dell'ordine. Questo obiettivo può essere perseguito, tra l'altro, facendo leva sul sostegno che viene dalle elargizioni a favore dei soggetti colpiti da attività estorsive, di cui alla legge n. 44 del 1999, sulla celerità nell'adozione delle misure di protezione garantita dalla nuova legge sui collaboratori e testimoni di giustizia e sull'impegno delle associazioni operanti nel settore dell'
antiracket e dell'usura a diffondere la cultura della denuncia, anche attraverso la previsione che, in caso di inadempimento, si possa perdere lo status di associato.
Sono stati evidenziati, peraltro, gli ulteriori interventi compiuti e quelli in fase di definizione, tra i quali rilevano un più incisivo piano dei servizi di controllo del territorio coordinato, in fase di espansione nell'intera provincia, l'avvenuta promozione dei «comitati di indirizzo» fondati sul raccordo delle Forze di polizia con le Autorità locali ed il sostegno dato all'associazionismo
antiracket.
È stata, altresì, ribadita la necessità di una ulteriore accentuazione delle attività investigative, anche sulla scorta di alcune recenti operazioni di polizia che hanno portato alla cattura di due pericolosi latitanti affiliati a cosche mafiose locali, da parte della Direzione Investigativa Antimafia, nonché un'intensificazione dell'attività di prevenzione patrimoniale, con riferimento agli interessi della malavita nel settore degli appalti.
Le problematiche connesse alla recrudescenza delle fenomenologie criminose evidenziatesi nella provincia di Reggio Calabria sono state approfondite, da ultimo, nel corso di un incontro tra il Ministro dell'interno ed una delegazione di parlamentari calabresi che si è tenuto lo scorso 30 gennaio 2003.
In quella sede, nel ribadire il massimo impegno delle forze dell'ordine nell'azione di contrasto, è stato assicurato anche un tempestivo ulteriore rafforzamento dei relativi


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organici ivi operanti per un totale pari ad almeno 50 unità.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BOVA e MINNITI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Reggio Calabria, giorno 6 gennaio 2003, il centro sociale «Angelina Cartella» di Gallico è stato devastato da un gravissimo attentato incendiario di chiaro stampo mafioso che ne ha distrutto i locali adibiti a servizi;
già una prima volta, il 21 novembre 2002, lo stesso centro sociale era stato fatto oggetto di un atto intimidatorio;
il centro sociale «Angelina Cartella» di Gallico è una struttura che i volontari hanno recuperato dall'abbandono e dal degrado riqualificandola e mettendola al servizio della città;
il criminale atto intimidatorio mira ad indebolire e a fiaccare il lavoro di chi quotidianamente lotta e si impegna per determinare condizioni di civile convivenza e di una migliore qualità della vita in una città, come quella di Reggio Calabria, che, nelle ultime settimane, ha visto moltiplicarsi gli atti di intimidazione e di estorsione verso pubblici amministratori e imprenditori -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per determinare nella città di Reggio Calabria l'affermazione dei valori che sono alla base della nostra civiltà.
(4-04953)

Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare presentata si comunica, sulla base degli elementi forniti dal prefetto di Reggio Calabria, che il centro sociale «Angelina Cartella» sito a Gallico Marina, è ubicato in una struttura concessa in uso, in via informale, dal sindaco pro tempore di Reggio Calabria.
Il centro, nei mesi seguenti alla sua inaugurazione avvenuta il 25 aprile 2002, ha costituito il luogo di aggregazione degli aderenti al movimento
no-global ospitando concerti, riunioni ed iniziative su tematiche sociali e politiche proprie di detto movimento.
Il 16 novembre 2002 a Piazza Italia, gli aderenti al centro hanno indetto una manifestazione di protesta contro gli arresti dei giovani
no-global effettuati il giorno precedente a Cosenza.
La sera del 19 novembre 2002 presso il centro, si è svolta un'assemblea pubblica svoltasi con la partecipazione di rappresentanti della Fiom-Cgil, di alcune forze politiche e di associazioni cattoliche locali.
Nella notte fra il 20 ed il 21 novembre 2002, ignoti hanno appiccato il fuoco ad alcuni locali della struttura. Sui muri di quest'ultima sono stati affissi manifesti di «forza nuova», movimento che da tempo aveva chiesto lo sgombero e la chiusura del centro sociale.
Nella notte del 5 dicembre 2002, nella sede di forza nuova, sono state apposte scritte inneggianti al comunismo.
Nella mattina del 6 gennaio 2003, il centro è stato parzialmente danneggiato da un incendio che ha interessato i locali adibiti a cucina, verosimilmente provocato da una bottiglia incendiaria.
Gli episodi sono sintomatici di una situazione di intolleranza politica più volte approfondita in apposite riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Reggio Calabria, a seguito delle quali è stata disposta l'intensificazione dei servizi di vigilanza presso le sedi dei movimenti e partiti politici, ivi comprese quelle del menzionato centro sociale e di Forza Nuova.
È stato dato, inoltre, massimo impulso all'attività investigativa per l'individuazione dei responsabili degli eventi criminosi in questione.
Per quanto riguarda, più in generale, la violenza politica, il Governo ha più volte ribadito che non sottovaluta la pericolosità di questi comportamenti illegali, invitando le autorità di pubblica sicurezza a rafforzare l'attività di prevenzione e di contrasto verso ogni forma di deviazione della contrapposizione politico-sociale.
Sul piano generale della sicurezza pubblica, il fenomeno degli atti intimidatori ha


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fatto registrare un effettivo incremento a Reggio Calabria, passando dai 180 casi del 2001 ai 196 del 2002. Tali atti sono indirizzati particolarmente in danno di amministratori comunali e dell'imprenditoria locale e si collegano, principalmente, all'attività estorsiva ed al tentativo di condizionare le scelte politico-economico delle vittime da parte delle cosche.
Su questo piano, nonostante un significativo incremento dei tentativi di estorsione denunciati alle forze di polizia, 84 nel 2002 a fronte delle 44 del 2001, la scarsa collaborazione delle vittime nella fase della denuncia ed in quella delle indagini rimane, tradizionalmente, uno dei principali elementi critici per l'efficacia dell'azione delle forze dell'ordine.
A tale riguardo, oltre alla costante attenzione istituzionale ed all'impulso sempre più deciso nell'attività di Polizia, uno dei punti di interesse primario per contrastare il fenomeno consiste proprio nella maggiore diffusione della cultura della legalità come fattore di crescita della coscienza civile e, soprattutto, della fattiva collaborazione dei cittadini con le forze dell'ordine. Questo obiettivo può essere perseguito, tra l'altro, facendo leva sul sostegno che viene dalle elargizioni a favore dei soggetti colpiti da attività estorsive, di cui alla legge n. 44 del 1999, sulla celerità nell'adozione delle misure di protezione garantita dalla nuova legge sui collaboratori e testimoni di giustizia e sull'impegno delle associazioni operanti nel settore dell'
antiracket e dell'usura a diffondere la cultura della denuncia, anche attraverso la previsione che, in caso di inadempimento, si possa perdere lo status di associato.
Per quanto concerne, in generale, l'azione di contrasto alle varie manifestazioni criminali nella provincia di Reggio Calabria, nel ribadire la tendenza alla diminuzione dei delitti censiti nel 2002 rispetto all'anno precedente, si fa presente che il costante impegno delle forze di polizia ha recentemente consentito, tra l'altro, l'arresto di decine di affiliati ad organizzazioni mafiose dedite soprattutto all'attività estorsiva.
In particolare, l'11 febbraio 2003 la squadra mobile della questura reggina ha eseguito diciassette ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, usura ed estorsione; i destinatari dei provvedimenti restrittivi sono da considerarsi quali componenti dell'«ala militare» del potente sodalizio «De Stefano» e fra di essi sono ricompresi pericolosi sicari. Nel corso delle perquisizioni domiciliari sono stati sequestrati titoli e somme di denaro per un totale di oltre seicentomila euro.
Sul fronte dell'attività di prevenzione, è stato recentemente raddoppiato il numero delle «volanti» impegnate nel controllo del territorio dalla questura di Reggio Calabria (attualmente otto nell'arco delle ventiquattro ore); il dispositivo è stato poi rafforzato ulteriormente con l'invio di otto equipaggi dei reparti prevenzione crimine della polizia di Stato.
Dallo scorso 20 gennaio 2003, inoltre, è stata avviata la sperimentazione, in alcune aree del capoluogo, del servizio del «Poliziotto e carabiniere di quartiere».
Quanto alla presenza delle forze di polizia nella provincia, il numero di abitanti per singolo operatore di polizia è pari, per il reggino, a 127, laddove il corrispondente valore a livello nazionale è 256.
Fra le varie iniziative adottate per una più efficace lotta alla criminalità, si precisa che la provincia costituisce territorio di riferimento della programmazione cofinanziata con fondi strutturali comunitari nel settore della sicurezza.
Da ultimo, le problematiche connesse alla recrudescenza delle fenomenologie criminose evidenziatesi nella provincia di Reggio Calabria sono state approfondite nel corso di un incontro tra il Ministro dell'interno ed una delegazione di parlamentari calabresi che si è tenuto il 30 gennaio 2003.
In quella sede, nel ribadire il massimo impegno delle forze dell'ordine nell'azione di contrasto, è stato assicurato anche un tempestivo ulteriore rafforzamento dei relativi organici ivi operanti per un totale pari ad almeno 50 unità.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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BULGARELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella città di Bologna alcune associazioni che lavorano nel campo dell'assistenza agli immigrati extracomunitari hanno promosso la campagna denominata «Tana libera tutti», avente come obiettivo quello di offrire consulenza ai lavoratori stranieri in merito alle procedure per la regolarizzazione previste dalla nuova normativa in materia. In particolare la campagna si rivolge a quei datori di lavoro che, non essendo in condizioni economiche tali da sostenere le spese per la regolarizzazione, intendono condividerle con altri datori, nonché a quei lavoratori, che, prestando servizio presso più datori di lavoro, non sanno come formulare la domanda per accedere alla sanatoria. I promotori della campagna hanno predisposto uno sportello informativo in Via Belmeloro 1/e, presso lo Spazio Sociale Studentesco, aperto tutti i giorni nel tardo pomeriggio, al quale è possibile rivolgersi per avere informazioni sulla campagna stessa;
secondo quanto denunciato dagli organizzatori dell'iniziativa «Tana libera tutti», nella serata di domenica 22 settembre 2002, alcuni lavoratori extracomunitari che avevano partecipato alla riunione di coordinamento per l'inaugurazione del suddetto sportello informativo, della quale aveva dato informazione il quotidiano Il Domani, sono stati fermati, una volta usciti dai locali, da agenti della DIGOS appostati nelle vicinanze sono stati identificati e uno di loro è stato tradotto in Questura per accertamenti -:
se non ritenga che l'episodio accaduto rivesta una particolare gravità, e possa configurarsi come un atto intimidatorio rivolto non solo nei riguardi dei lavoratori extracomunitari ma anche in quelli dei promotori della campagna, la cui attività appare tesa a favorire la più estesa e corretta applicazione della normativa vigente in materia di immigrazione.
(4-03936)

Risposta. - Si comunica che cinque cittadini extracomunitari ai quali essa fa riferimento sono stati fermati ed identificati, nella serata del 22 settembre scorso, da una pattuglia della Digos della questura di Bologna durante uno dei frequenti servizi di controllo in una zona dell'università dove spesso sostano persone dedite allo spaccio di stupefacenti.
L'identificazione, pertanto, non è da porre in alcuna relazione con la riunione svolta la stessa sera nell'ambito dell'iniziativa «Tana Libera Tutti».
In ogni caso, dai controlli effettuati è emerso che uno degli stranieri risultava destinatario di un ordine di carcerazione per violazione della normativa sugli stupefacenti emesso dalla procura della Repubblica di Firenze, con successiva sospensione del provvedimento ed avviso, in caso di rintraccio, di dare immediata comunicazione alla stessa procura.
Si è reso necessario accompagnare tale extracomunitario presso il gabinetto regionale di polizia scientifica per accertamenti sulla sua identità, avendo egli fornito agli agenti dati anagrafici falsi, come lui stesso ha successivamente ammesso giustificando il suo comportamento con il fatto di essere privo di permesso di soggiorno.
Per tale motivo lo straniero è stato denunciato, ai sensi dell'articolo 496 del codice penale, per false dichiarazioni sulla propria identità ed è stato trattenuto per il tempo necessario al nuovo fotosegnalamento con le esatte generalità.
Si precisa che, nei confronti di tale straniero, al momento, non sono stati adottati provvedimenti ai sensi della vigente normativa in materia di immigrazione, in quanto si è considerato che egli potrebbe fruire della nota regolarizzazione introdotta dalla legge 30 luglio 2002, n. 189 e dal decreto-legge 9 settembre 2002, n. 195.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BULGARELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la guerra preventiva è contraria alla legge fondamentale dello Stato italiano


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(articolo 11) ed alla carta costitutiva delle Nazioni Unite (articolo 39) e la maggior parte degli italiani, secondo quanto riportato dai sondaggi, d'ogni parte politica sono ostili alla guerra «preventiva» all'Iraq;
voci di schedature dei privati cittadini che esponevano le bandiere della pace, mai smentite ufficialmente del ministero dell'interno, sono state diffuse dalla stampa;
moltissimi enti locali italiani, tra cui spiccano i comuni di Firenze, Roma, Bologna e Taranto, la provincia di Genova, la regione Puglia, hanno esposto la bandiera arcobaleno con la scritta «pace» in bianco;
la bandiera in questione non è in alcun modo rappresentativa di un partito politico né costituisce vilipendio ovvero «comportamento gratuitamente offensivo» (articolo 192 del codice penale) della bandiera italiana;
l'esposizione della bandiera della pace non costituisce in alcun modo reato, infatti mentre in edifici pubblici statali possono essere esposti unicamente la bandiera italiana e quella europea, per quanto concerne gli edifici pubblici delle regioni e degli enti locali ai sensi degli articoli del codice penale 292, 323, 327, sono interdetti i simboli «privati» (partiti, associazioni ed altri) o le bandiere straniere. L'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121 demanda esplicitamente all'autonomia normativa e regolamentare delle pubbliche amministrazioni la possibilità di esporre gonfaloni e/o bandiere diverse da quelle obbligatorie. Infine l'articolo 327 del codice penale, dal quale per vie traverse sarebbe desumibile un eventuale «eccitamento» ai danni dell'autorità, è stato abrogato dall'articolo 18 della legge sulla depenalizzazione;
non esiste quindi alcun reato connesso all'esposizione delle bandiere della pace;
ciò nonostante la Presidenza del Consiglio, mediante una nota del dipartimento del cerimoniale di Stato, trasmessa dal ministero dell'interno, precisa che sugli edifici pubblici e degli enti locali possono essere esposte la bandiera nazionale ed europea e la rispettiva bandiera ufficiale. Da quanto precede risulta che le indicazioni della Presidenza non siano corrette sotto il profilo giuridico -:
se corrisponda al vero che privati cittadini siano stati schedati per aver esposto la bandiera della pace;
se la Presidenza del Consiglio non reputi opportuno chiarire urgentemente con una nuova nota, o in altra forma, il grave malinteso relativo alle regioni e agli enti locali, in modo da placare il clima di tensione che la predetta nota del cerimoniale contribuisce ad alimentare.
(4-05443)

Risposta. - La legge 5 febbraio 1998, n. 22, concernente disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea, regolamenta esclusivamente l'esposizione della bandiera nazionale e di quella europea sugli edifici pubblici e stabilisce che le regioni (articolo 1, n. 2), nel proprio ambito, possano dettare norme interpretative, per gli edifici pubblici locali, limitatamente alla esposizione di gonfaloni, stemmi e vessilli (articolo 2, n. 3 e decreto del Presidente della Repubblica 121 del 2000, articolo 12).
Anche il decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121, regolamento di attuazione della legge n. 22 del 1998, fa riferimento alle sole bandiere nazionale ed europea ed alla bandiera dell'ONU (articolo 1, n. 2, lettera
b), oltre alle bandiere locali, come esponibili su sedi pubbliche. Lo stesso decreto del Presidente della Repubblica stabilisce il divieto esposizione di bandiere straniere (articolo 8) salvo casi particolari definiti.
È facoltà del Governo (Presidenza del Consiglio in sede nazionale e prefetti in sede locale) disporre l'esposizione speciale della bandiera nazionale ed europea in singole occasioni (festose e luttuose, decreto del Presidente della Repubblica n. 121 del 2000, articolo 1, n. 2, lettera
c). Allo stesso


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Governo compete un potere di vigilanza sulla corretta esposizione delle bandiere (decreto del Presidente della Repubblica n. 121 del 2000, articolo 10, n. 2).
Alla luce delle suddette disposizioni è pertanto ammissibile sugli edifici pubblici l'esposizione delle sole bandiere ufficiali istituzionali, nel rispetto del generale principio di «neutralità» delle sedi istituzionali.
In tale quadro normativo la Presidenza del Consiglio - in base a valutazioni soltanto tecniche - ha conseguentemente risposto in senso negativo ad alcuni prefetti che chiedevano l'ammissibilità della esposizione della cosiddetta «bandiera della pace» su alcuni edifici istituzionali. Il diniego espresso non riguardava ovviamente la bandiera della pace (che invoca un valore assoluto consacrato nella Costituzione ed ovviamente universalmente riconosciuto), ma ogni simbolo non avente carattere di ufficialità istituzionale.
Si fa presente infine che gli interventi delle forze di polizia non hanno riguardato l'esposizione di bandiere del movimento pacifista alle finestre o ai balconi di abitazioni private, rispetto alle quali non vi sono prescrizioni normative particolari, ma per segnalare in alcune occasioni il divieto ai responsabili di sedi o uffici pubblici.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

BUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Como è stata oggetto di numerosi episodi di criminalità che hanno minata la sicurezza dei cittadini dell'intero territorio;
il territorio della provincia di Como presenta una specificità molto particolare in quanto provincia di frontiera che confina con uno Stato, la Svizzera, che non appartiene all'Unione europea;
la ferocia e la violenza dei gruppi di malviventi, autori di rapine e atti di violenza hanno generato nella collettività uno stato di totale insicurezza e panico;
in tutta la provincia di Como vi è la presenza di un solo commissariato di pubblica sicurezza;
i comuni della provincia, pur convenzionandosi insieme per cercare di garantire ai propri cittadini una maggior presenza della Polizia Municipale sia diurna che notturna sul territorio, non sono in grado di affrontare l'emergenza;
i tempi di intervento delle forze dell'ordine all'interno della provincia hanno tempi molto lunghi a causa della vastità della zona e della carenza di organico;
presso il ministero dell'interno è in corso di elaborazione la dislocazione dei presidi della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri su tutto il territorio nazionale che proporrebbe di razionalizzare ed ottimizzare la distribuzione dei presidi territoriali anche a livello di piccoli comuni secondo una logica di integrazione -:
quali interventi di sicurezza pubblica e in quali tempi alla luce di quanto sopra esposto, il Governo abbia intenzione di realizzare per sanare la situazione di emergenza che interessa tutta la provincia di Como.
(4-03235)

Risposta. - Sulla base di quanto segnalato dall'Ufficio territoriale del Governo di Como, si comunica che il territorio di quella provincia è interessato da una criminalità di tipo «fluttuante», ossia dedita a frequenti trasferimenti tra l'area considerata e le zone del territorio regionale e nazionale confinanti.
La maggior parte dei reati di tipo predatorio sono, ad esempio, commessi nella parte meridionale della provincia e sono consumati, in misura prevalente, dalla malavita appartenente alle limitrofe aree territoriali di Milano e Varese.
La vicinanza con il confine di Stato rende, inoltre, quel territorio uno dei crocevia internazionali del traffico illecito di stupefacenti. Il fenomeno è stato evidenziato anche dalle numerose operazioni eseguite ai valichi di frontiera, dove negli ultimi anni sono stati intercettati e sequestrati


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ingenti quantitativi di sostanze psicotrope da parte delle forze dell'ordine.
Anche per quanto riguarda la presenza di gruppi criminali organizzati, di provenienza nazionale ed estera, si sono registrate negli ultimi anni alcune infiltrazioni favorite dalla posizione geografica e dalla rilevante attività economica della zona.
Ciò premesso, i dati statistici relativi all'andamento della delittuosità in provincia di Como, anche per i notevoli risultati conseguiti dalle forze di polizia sul piano dell'attività di prevenzione e su quella di contrasto, sono sintomatici di un decremento dei fenomeni delittuosi.
I delitti censiti nel 2002 sono stati 15.805, evidenziando una flessione del 6,31 per cento rispetto al 2001 quando ne furono censiti 17.305.
Dei 48 omicidi commessi nell'ultimo decennio solo 3 devono essere ascritti alla criminalità organizzata e sono stati consumati negli anni 1993 e 1995.
Particolarmente significativo è il decremento dei furti i quali sono passati dai 9.883 casi del 2001 agli 8.533 del 2002 (con una diminuzione del -13,65 per cento). Per quanto riguarda i furti in abitazioni, nel 2001 sono stati denunciati 2.198 casi (con una diminuzione del -6,86 per cento rispetto al 2000) e 1.697 nel 2002 (con una ulteriore flessione del -22,79 per cento. Analogo
trend si registra per i furti di autovetture.
Sostanzialmente assente, nel corso del 2002, il fenomeno degli attentati dinamitardi o incendiari mentre una flessione del - 6,25 per cento è stata registrata anche per gli incendi dolosi.
Unica figura di reato in controtendenza, rispetto a quanto sinora descritto, è quella delle rapine passate dai 174 casi denunciati nel 2001 ai 193 del 2002 (con un incremento effettivo del + 10,91 per cento). Tra queste un particolare incremento riguarda le rapine in danno di istituti bancari, che sono state 25 nel 2002, a fronte delle 12 dell'anno precedente.
Sembra doversi attribuire proprio alla recrudescenza di tale fattispecie delittuosa, spesso posta in essere in modi particolarmente violenti dagli esecutori, il forte allarme della popolazione locale. Nel corso dei primi mesi del 2002 si sono registrate, perlopiù nelle ore serali, alcune rapine in abitazione commesse con metodi spesso brutali, adottati dai malviventi allo scopo di farsi rivelare dalle vittime il luogo di custodia dei valori posseduti.
In relazione a tali episodi, sul piano della prevenzione sono state intensificate le attività di vigilanza sul territorio, adottando una dislocazione più flessibile dei reparti di prevenzione crimine operanti nel territorio e con il concorso coordinato delle polizie municipali.
Sono stati, inoltre, pianificati mirati servizi preventivi nelle aree e nelle fasce orarie di maggiore rischio, anche con l'ausilio dell'Arma dei Carabinieri che ha inviato a rinforzo del personale operativo presente ulteriori 20 unità ed intensificato l'attività investigativa nei confronti dei gruppi criminali di origine slavo-balcanica, ritenuta particolarmente attiva nella tipologia delittuosa in esame.
Più in generale, l'intensificazione dell'azione di contrasto posta in essere dalle forze di polizia ha consentito un incremento delle persone deferite all'autorità giudiziaria (4.169 nel 2001, 4.516 nel 2002) e delle persone arrestate (514 nel 2001, 723 nel 2002).
Per quanto attiene alla dislocazione delle forze di polizia nella provincia alla data del 31 ottobre 2002, la Polizia di Stato disponeva di 460 operatori, in maggior parte assegnati alla locale questura, non essendovi commissariati distaccati o sezionali. Il dispositivo territoriale dell'Arma dei carabinieri si articola sul comando provinciale alle cui dipendenze operano un reparto operativo, 3 comandi di compagnia, un comando carabinieri e 28 stazioni, per complessivi 490 operatori. La guardia di finanza si articola sul Comando Provinciale alle cui dipendenze operano un nucleo provinciale prevenzione terrorismo, 5 compagnie, una tenenza e 4 brigate per un totale di 1.023 operatori. L'assolvimento dei compiti inerenti il concorso ai servizi di polizia marittima e di frontiera sono assicurati dalla Stazione navale e dalla Sezione


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operativa navale di Nobiallo, nonché dalla Squadriglia navale di Oria.
Per quanto concerne l'istituzione di nuovi presidi di polizia presso il dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell'interno, opera un apposito gruppo di lavoro interforze con il compito di riesaminare ed ottimizzare la distribuzione del personale e la dislocazione su tutto il territorio nazionale degli uffici e reparti delle forze di polizia, recuperando anche operatori da destinare al controllo del territorio.
La verifica è svolta, per la prima volta, anche a livello dei comuni e prevede fasi di sperimentazione preventiva in ambiti territoriali delimitati.
La realizzazione del progetto richiederà, comunque, tempi adeguati e cadenzati, nonché il coinvolgimento dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica ai quali partecipano, com'è noto, anche le realtà locali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CALZOLAIO, SERENI e SPINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la rete diplomatico-consolare italiana è una delle più estese tra quelle dei paesi occidentali ma la qualità del funzionamento non corrisponde alla complessità delle richieste, né dal punto di vista della nuova legislazione sulla immigrazione, né dal punto di vista dei flussi turistici, né guardando alle nuove esigenze delle comunità italiane all'estero in considerazione degli acquisiti diritti elettorali;
il programma di ristrutturazione e razionalizzazione della rete diplomatico-consolare è stato delineato in quattro fasi, che hanno avuto inizio nel 1996 con la soppressione di quattro ambasciate e diversi consolati, con la motivazione che si trattava dei consolati nei quali la collettività italiana è ormai bene integrata oppure numericamente minima;
le chiusure sono state correlate, dove era possibile, con l'apertura di nuovi uffici onorari, mentre la programmazione generale prevedeva l'apertura, nei limiti di bilancio, di altre sedi nelle aree geopolitiche di nuovo interesse per l'Italia;
questa politica di «ristrutturazione e razionalizzazione» iniziata a metà degli anni novanta ha avuto un parziale seguito negli ultimi due anni con l'approvazione:
a) della legge del 26 maggio 2000, n. 147 (Proroga dell'efficacia di talune disposizioni connesse ad impegni internazionali e misure riguardanti l'organizzazione del Ministero degli affari esteri), che ha apportato alcune variazioni negli organici previsti nel già citato decreto del Presidente della Repubblica del n. 187 del 1967;
b) della legge del 30 luglio 2002, n. 189 (Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo) che all'articolo 30 prevede «misure di potenziamento delle rappresentanze diplomatiche e degli uffici consolari» avvalendosi delle norme contenute nel decreto n. 187 del 1967 del Presidente della Repubblica;
c) del decreto n. 143 del Presidente della Repubblica del 17 aprile 2002 (Autorizzazione ad avviare procedure di reclutamento di funzionari della carriera diplomatica concernente il Ministero degli affari esteri) che consentiva di avviare una procedura di reclutamento per quaranta funzionari nel grado iniziale della carriera diplomatica;
d) del decreto-legge del 16 gennaio 2002 che prevedeva assunzioni temporanee per il potenziamento degli uffici diplomatici e consolari in Argentina;
con l'insieme dei sopracitati provvedimenti non si è pervenuti ad un significativo miglioramento della rete consolare come segnalano i casi, tanto due esempi vicini, dei consolati di Tunisi e del Marocco (specialmente il consolato di Casablanca) che soffrono di una persistente mancanza di personale al punto che, a quanto risulta agli interroganti, non riescono


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nemmeno a rispondere al telefono (un consigliere della provincia di Asti ha chiamato l'Ambasciata di Tunisi, in orario di ufficio, ben 74 volte in una giornata, senza che nessuno mai potesse rispondere) e nello stesso consolato non hanno potuto rilasciare i visti alle 12 partecipanti del seminario formativo «Pari opportunità: buone pratiche di comunicazione e gestione» organizzato a Roma nel 20-28 ottobre 2002 da parte dell'IMED (Istituto per il Mediterraneo); e addirittura nel consolato di Casablanca si è arrivati al blocco delle risposte alle domande presentate nel corso di questo anno per la ricongiunzione familiare, non essendo ancora state risolte le pratiche dell'anno precedente;
i citati consolati si trovano in paesi disposti a collaborazione sulla politica dei flussi e dell'immigrazione come viene riconosciuto anche nel «Documento programmatico, per il triennio 2001-2003, relativo alla politica dell'immigrazione e degli stranieri nel territorio dello Stato», approvato con il decreto del Presidente della Repubblica del 30 marzo 2001, a norma dell'articolo 3 della legge 6 marzo 1998, n. 40 -:
come il Governo giudichi l'attuale situazione della rete consolare, quali misure intenda prendere per ovviare alle insostenibili situazioni che sono in atto in alcuni Paesi con particolare riguardo a quelli del Maghreb e come intenda in generale affrontare le nuove e più pressanti esigenze derivanti dalle politiche sull'immigrazione, dei flussi turistici, e quelle delle stesse comunità storiche degli italiani in vista dei diritti elettorali che a loro sono stati riconosciuti.
(4-04624)

Risposta. - Il ministero degli affari esteri è consapevole della delicata situazione che la rete diplomatico-consolare nei Paesi del Maghreb è chiamata ad affrontare a causa dei crescenti carichi di lavoro connessi con il positivo sviluppo delle relazioni tra l'Italia e gli Stati dell'area, cui si accompagnano le esigenze specifiche di alcuni settori, quali quello dei «visti».
Al fine di migliorare la situazione in un'area geografica considerata prioritaria dal Governo italiano, sono stati adottati, pur nell'attuale difficile situazione di bilancio, alcuni provvedimenti per potenziare le nostre strutture consolari. In particolare, a seguito dell'ampliamento temporaneo del contingente del personale a contratto stabilito dalla legge n. 189 del 2002, sono state assegnate sette unità aggiuntive di personale in Marocco e tre in Tunisia.
Il Consolato Generale d'Italia a Casablanca ha peraltro segnalato che la trattazione delle richieste di visto è stata concentrata da alcuni mesi sui fascicoli giacenti relativamente all'ultimo scorcio dei 2001 (circa 1500 pratiche) ed a tutto il 2002, per un totale di oltre 25.000 casi, comprendenti varie tipologie di visti, ed ha ritenuto necessario fare in modo che all'arretrato rappresentato dalle richieste relative agli anni 2001 e 2002 non continuassero ad aggiungersi quelle che stanno pervenendo nel corso del corrente anno. Si sta pertanto continuando, da una parte, a far ricorso al già collaudato sistema basato sulla convocazione dei richiedenti, le cui pratiche sono giacenti presso l'ufficio e, dall'altra, a dar corso alla contemporanea trattazione di dossier relativi all'anno 2003, con particolare riferimento alle richieste di visto per affari che godono di una corsia preferenziale per il loro inoltro. Infine, è prevista l'assegnazione al Consolato Generale a Casablanca di un secondo poliziotto.
In relazione al mancato rilascio, da parte dell'Ambasciata d'Italia a Tunisi, dei visti d'ingresso ad alcune delle partecipanti al seminario formativo «Pari opportunità: buone pratiche di comunicazione e gestione», organizzato a Roma il 20-28 ottobre 2002 dall'IMED (Istituto per il Mediterraneo), citato nell'interrogazione in questione, si segnala che l'Ufficio Visti dell'Ambasciata, avuta notizia del seminario nel mese di settembre, si è attivato per facilitare, nel rispetto della vigente normativa, la concessione del visto alle partecipanti. Nel corso di ripetuti contatti con gli organizzatori, si è convenuto che, proprio alla luce dell'importanza che rivestono le tematiche della condizione femminile, le richiedenti venissero


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ricevute direttamente allo sportello riservato alle delegazioni ufficiali, evitando loro quindi gli inconvenienti legati al considerevole afflusso di pubblico che caratterizza la sezione consolare dell'Ambasciata d'Italia a Tunisi.
Nella stesso spirito di collaborazione sono state più volte fornite, sia alle interessate che agli organizzatori, precise informazioni sulla procedura da seguire e sulla documentazione da produrre per ottenere il tempestivo rilascio del visto. Ciò nonostante, alcune partecipanti non hanno prodotto la documentazione necessaria e hanno anzi preferito ritirare la domanda di visto.
Appare peraltro opportuno rilevare che il visto viene concesso su base individuale e dopo aver verificato il possesso dei requisiti previsti dalla normativa comune Schengen, dal momento che spetta al competente Ufficio Visti (in questo caso la sezione consolare dell'Ambasciata) il compito di accertare che il richiedente non sia un soggetto a rischio immigratorio.
Per quanto riguarda l'efficacia del servizio di ricezione telefonica della nostra rappresentanza a Tunisi, durante l'orario di lavoro opera un centralino. Nelle ore restanti entra in funzione una segreteria telefonica trilingue che recita il numero del cellulare del funzionario di turno da comporre per i casi di emergenza. Numerose sono le occasioni alle quali i servizi di emergenza dell'Ambasciata fanno fronte quotidianamente.
Durante l'orario lavorativo viene peraltro costantemente verificato che i tempi d'attesa siano brevi e dunque ragionevolmente accettabili, il personale è peraltro costantemente sensibilizzato all'esigenza di assicurare la massima tempestività di risposta telefonica.
La nostra Rappresentanza diplomatica a Tunisi, come del resto il suo Ufficio Visti e l'istituto di cultura, che operano in edifici separati, smaltiscono un considerevole traffico telefonico, dovuto tra l'altro al forte impulso impresso alle relazioni tra i due paesi in tutti i settori di reciproco interesse. Basterà ricordare a titolo esemplificativo che in due anni l'interscambio commerciale è aumentato del 40 per cento circa; che dal 1999 ad oggi sono più che raddoppiate le società a partecipazione italiana (da 300 a circa 750); si è giunti alla trattazione di circa 25.000 richieste di visto; l'insegnamento della lingua italiana interessa oltre 22.000 studenti, ed altro.
È quindi possibile che in certi momenti della giornata e/o in determinate occasioni (ad in concomitanza con la visita di una personalità) si verifichino dei picchi di utenza con conseguente occupazione delle linee, come del resto avviene in qualsivoglia ufficio che operi in costante contatto con il pubblico.
Al fine di migliorare ulteriormente il funzionamento dei centralini delle nostre sedi diplomatiche, l'ispettorato generale del ministero degli affari esteri ha di recente effettuato una serie di approfonditi ed estesi controlli, dai quali non sono emersi disservizi nell'attività del centralino telefonico dell'Ambasciata d'Italia a Tunisi. In ogni caso, tali verifiche sono disposte in via permanente e regolare, proprio al fine di assicurare un servizio al pubblico sempre più efficace.
Per quanto invece riguarda i rapporti in materia migratoria con i Paesi del Magreb questi sono improntati ad una fattiva collaborazione, sia sotto il profilo dei contrasto all'immigrazione clandestina, sia sotto quello della gestione dei flussi legali. Tale apprezzabile risultato è da attribuirsi anche al contributo determinante delle nostre rappresentanze diplomatiche e consolari nell'area.
Si precisa inoltre che ai fini dell'applicazione del nuovo Testo Unico sull'immigrazione è prevista l'assunzione, nelle sedi di maggior rilievo sotto il profilo migratorio, di 80 contrattisti.
Il Governo è anche consapevole dello sforzo che la nostra rete diplomatica e consolare è chiamata a svolgere in occasione delle prossime consultazioni referendarie di giugno. Le amministrazioni interessate operano quindi in stretto coordinamento per assicurare il buono svolgimento delle operazioni di voto.
Al fine di rafforzare le nostre sedi all'estero in vista della scadenza elettorale, sono stati assunti per un anno, in base alla


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legge 104 del 2002, 354 impiegati a contratto, con l'incarico di coadiuvare il personale di ruolo nelle operazioni connesse al voto, con particolare riguardo alla bonifica dell'anagrafe consolare.
La situazione quindi dovrebbe far registrare un sensibile miglioramento. Peraltro, l'evolversi delle relazioni diplomatiche italiane e gli impegnativi appuntamenti dei prossimi anni, rendono auspicabile la realizzazione di ulteriori misure di ristrutturazione e di razionalizzazione.
È quindi intenzione del Governo, compatibilmente con le esigenze di contenimento della spesa pubblica, porre in essere ulteriori iniziative.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

CARBONELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la rideterminazione delle dotazioni organiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, predisposta dalla direzione generale dei vigili del fuoco, abbia previsto per il Comando provinciale di Brindisi, l'esiguo incremento di tre unità;
lo stesso comando è al disotto dell'organico di n. 9 capi reparto, di n. 8 capi squadra e n. 6 vigili permanenti;
è sconcertante, che non sia stato valutato lo sviluppo del territorio di Brindisi e della sua provincia, delle sue realtà industriali, urbane, portuale e aeroportuale, che interagiscono nel territorio stesso, per le esigenze di maggiore sicurezza e di soccorso;
non si è tenuto in considerazione lo sviluppo del territorio provinciale e dei centri urbani esistenti, come Francavilla Fontana, S. Vito dei Normanni, Cisternino, Mesagne ed altri importanti enti locali, la cui popolazione residente ammonta ad oltre 412 mila abitanti e la cui richiesta di sicurezza e soccorso è in continuo aumento;
la sicurezza civile è imprescindibile nel processo di sviluppo delle attività industriali, artigianali e delle infrastrutture;
in considerazione di ciò, l'interrogante, in data 22 aprile 2002, ha presentato una proposta di legge, cui hanno aderito anche deputati della maggioranza (atto camera n. 2678), recante «Disposizioni per l'incremento della dotazione organica del corpo nazionale dei vigili del fuoco»;
in attesa dell'iter parlamentare della proposta citata, resta il fatto indifferibile dell'adeguamento dell'organico del comando provinciale dei vigili del fuoco di Brindisi ed anche l'istituzione di un distaccamento nel comune di Fasano, stante le caratteristiche di quel territorio e dei comuni limitrofi -:
quali urgenti iniziative intenda assumere, anche in previsione di una stagione autunno-inverno i cui eventi atmosferici si sono già evidenziati e che si presenta satura di incognite per la salvaguardia e la sicurezza dei cittadini tutti.
(4-04020)

Risposta. - Le leggi 10 agosto 2000, n. 246 e 21 marzo 2001, n. 75, hanno disposto limitati incrementi degli organici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Tali incrementi hanno consentito, per il momento, di venire incontro alle esigenze di quei comuni che rivestivano carattere di priorità fra i quali non figura il comune di Fasano.
Attualmente tale comune è servito dai distaccamenti di Ostuni e Martina Franca. Compatibilmente con le dotazioni organiche è prevista l'istituzione di un nuovo distaccamento a Monopoli che potrà servire in tempi ancora più brevi il comune di Fasano.
Questa amministrazione intende, tuttavia, provvedere al più presto, alla riqualificazione delle sedi di servizio del Corpo in relazione all'incremento di rischio del territorio e non appena un consistente incremento di organico ne consentirà la realizzazione.
Una conferma della particolare attenzione riservata ai vigili dei fuoco, è testimoniata


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dalla recente direttiva generale per l'attività amministrativa per il 2003, adottata dal ministro Pisanu il 17 marzo 2003, che prevede, tra gli obiettivi strategici, il potenziamento organizzativo e tecnico-logistico del Corpo nazionale e individua una serie di obiettivi operativi, tra i quali, in particolare: l'incremento dell'organico e l'attuazione dei piani di assunzione previsti dalla legge finanziaria per il 2003, anche attraverso la ridistribuzione delle professionalità e i processi di riqualificazione; il potenziamento dell'ammodernamento del parco automezzi dei vigili del fuoco; il potenziamento del sistema delle comunicazioni di soccorso.
La legge finanziaria infatti (articolo 34, comma 7, della legge n. 289 del 2002) ha previsto un incremento della dotazione organica del Corpo di 230 unità. A questo aumento si provvederà, per il 75 per cento attingendo alla graduatoria degli idonei dei concorso a 184 posti di vigile del fuoco, e per il restante 25 per cento, a quella del concorso a 173 posti, riservato ai vigili volontari.
Oltre a questo intervento, sarà possibile procedere all'assunzione di un ulteriore contingente di personale ai sensi dell'articolo 34, commi 5 e 6, della legge finanziaria per il 2003.
La disposizione in questione consente, infatti, alle amministrazioni dello Stato - per effettive, motivate e indilazionabili esigenze di servizio - di assumere personale, nel limite di un contingente complessivamente corrispondente ad una spesa annua lorda a regime pari a 220 milioni di euro, immettendo con priorità in servizio gli addetti ai compiti connessi a vari settori di particolare delicatezza, tra i quali proprio il soccorso tecnico urgente e la prevenzione e vigilanza antincendi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.

CARRARA,MEROI, ANGELA NAPOLI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, PATARINO, CANNELLA, NESPOLI, LO PRESTI, ANEDDA, MAGGI, SAIA, ANTONIO PEPE, ALBERTO GIORGETTI, RICCIO, MESSA e BELLOTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor Andrea Farinella, dipendente del ministero della giustizia attualmente in servizio alla procura della Repubblica presso il tribunale di Milano, nello scorso mese di maggio è stato eletto consigliere comunale nel comune di Nicosia (EN);
lo stesso, nel consiglio comunale ricopre anche la carica di vice presidente della commissione bilancio e di componente della commissione elettorale;
al fine di espletare compiutamente e senza difficoltà il proprio mandato, il predetto Farinella ha chiesto, con una prima istanza del 21 giugno 2002 ed una seconda del 3 agosto 2002, di essere distaccato in una sede di lavoro vicina alla città di Nicosia -:
perché le istanze del signor Farinella, dopo parecchi mesi, siano ancora in attesa di una risposta;
se non ritenga che al signor Farinella non possa essere impedito l'esercizio del proprio mandato;
se non ritenga che l'ingiustificato ritardo nell'esame per l'eventuale accoglimento dell'istanza si traduca in un pesante pregiudizio per il corretto svolgimento delle rilevanti funzioni amministrative assunte dal Farinella;
se non ritenga che tale colpevole ritardo si ponga in contrasto con la filosofia ispiratrice della normativa vigente che comunque è finalizzata alla facilitazione, nel massimo grado possibile, dell'espletamento delle funzioni direttamente o indirettamente derivanti dalle cariche amministrative;
chi sia il funzionario responsabile del procedimento;
quante istanze di distacco per carica pubblica siano state esaminate successivamente alla tornata elettorale del maggio


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scorso, quante accolte e quante respinte ed eventualmente con quali motivazioni;
quanti, come Farinella, siano ancora in attesa di un riscontro alle proprie istanze.
(4-04745)

Risposta. - In data 21 giugno 2002 il signor Andrea Farinella, cancelliere, posizione economica B3, in servizio nella procura della Repubblica presso il tribunale di Milano, ha presentato istanza di trasferimento al tribunale di Nicosia o di Enna, ai sensi dell'articolo 78, comma 6, del decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000, al fine di poter svolgere il mandato amministrativo presso il comune di Nicosia in quanto, dal 13 giugno 2002, riveste la carica di consigliere comunale.
Si rappresenta, al riguardo, che la possibilità di chiedere l'applicazione della priorità nel trasferimento a domanda ai sensi dell'articolo 78 citato è stata espressamente prevista da questa amministrazione nell'ambito delle procedure di interpello per posti vacanti pubblicati ai sensi dell'accordo con le organizzazioni sindacali del 28 luglio 1998. Nel caso in esame, invece, la domanda di trasferimento del signor Farinella è stata presentata per posti non pubblicati e pertanto è stata esaminata in via autonoma.
Il competente dipartimento, in data 9 luglio 2002, ha comunicato al dipendente che la normativa richiamata non costituisce in capo allo stesso un diritto soggettivo al trasferimento, ma solo un titolo preferenziale esercitabile qualora l'amministrazione abbia interesse a coprire la sede richiesta dal dipendente. Inoltre è stato fatto presente che nelle sedi richieste non vi erano posti vacanti nella posizione economica di cancelliere B3.
In data 12 e 31 agosto 2002 il signor Farinella ha presentato istanza di «distacco o avvicinamento», ai sensi della normativa in questione, ad una delle sedi più vicine al luogo dell'espletamento del mandato amministrativo.
A seguito di tale ulteriore richiesta il citato dipartimento si è adoperato per trovare una soluzione diversa dal trasferimento e compatibile con la previsione normativa in esame, al fine di consentire al dipendente di poter svolgere il proprio mandato amministrativo, tenuto conto della notevole distanza che intercorre tra la sede di servizio di Milano ed il comune di Nicosia.
A seguito di verifica in merito alla possibilità di accogliere la domanda di distacco, ai sensi della normativa citata, al di fuori delle procedure di interpello (tale ipotesi, non prevista espressamente da norme di legge, permette di garantire al lavoratore il diritto allo svolgimento delle attività connesse con la carica amministrativa ricoperta) si è proceduto alla definizione del relativo provvedimento.
Con P.D.G. 7 novembre 2002 è stato, pertanto, disposto il distacco del signor Andrea Farinella al tribunale di Nicosia, per tutta la durata del mandato amministrativo. In data 4 dicembre 2002 tale provvedimento è stato comunicato agli uffici interessati ed al dipendente, il quale ha assunto possesso nel nuovo ufficio il 16 dicembre 2002.
Si ritiene, in conclusione, che nel caso in esame l'amministrazione abbia garantito il diritto previsto dal comma 6 dell'articolo 78 prevedendo, attraverso una interpretazione ed applicazione estensiva della norma esistente, la possibilità di favorire l'esercizio del mandato amministrativo del dipendente.
In relazione, infine, ai dati numerici richiesti nell'interrogazione in oggetto si rappresenta quanto segue.
Dal maggio 2002 ad oggi sono pervenute alla competente articolazione ministeriale quattro domande di trasferimento ai sensi dell'articolo 78, comma 6, del decreto legislativo n. 267/2000, delle quali due presentate per posti pubblicati con interpelli ai sensi dell'accordo con le organizzazioni sindacali sulla mobilità interna del personale, ed altre due per posti non pubblicati (tra le quali la domanda del signor Farinella).
Tre delle citate domande sono state accolte.
Una sola domanda non è stata accolta in quanto nella sede richiesta dell'ufficio del giudice di pace di Capua (pubblicata


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con interpello) è stato trasferito altro dipendente che vantava i benefici di cui alla legge 104/92.
Infatti, tale titolo è prevalente su altri titoli prioritari e, quindi, anche rispetto al beneficio chiesto dal dipendente in questione ai sensi dell'articolo 78, comma 6, del decreto legislativo n. 267/2000.
Il mancato accoglimento della domanda di trasferimento presentata da quest'ultimo non sembra, peraltro, pregiudicare il diritto del dipendente a svolgere il proprio mandato amministrativo, atteso che la distanza tra Santa Maria Capua Vetere, attuale sede di servizio dello stesso, e Capua, sede richiesta, è di soli 5 chilometri.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

CENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor Paolo Dorigo è detenuto dal 1993 per una condanna emessa sull'esito di un procedimento ritenuto non equo dalla Corte di giustizia europea e che la Commissione europea dei Diritti dell'Uomo ha censurato per palesi violazioni del diritto contraddittorio (Decisione finale del 9 settembre 1998 nel giudizio n. 33286/96);
il Dorigo attualmente è detenuto presso la Casa Circondariale di Spoleto;
il Dorigo è stato condannato con altri tre imputati, sulla base di accuse di alcuni collaboratori di giustizia che in sede di dibattimento si avvalsero della facoltà di non rispondere prevista dall'articolo 513, per l'azione contro la base Usaf di Aviano nel 1993 rivendicata dalle Brigate rosse;
secondo i giudici europei è stato violato il diritto del Dorigo ad interrogare e a fare interrogare i testimoni d'accusa;
l'Italia, sollecitata dal Consiglio d'Europa, Comitato dei Ministri - da ultimo con la risoluzione Interinale ReaDh (2002) 30 -, si era impegnata affinché le nuove disposizioni di legge fossero applicate anche ai casi decisi dalla Commissione europea; tuttavia, il termine ultimo indicato dallo stesso Consiglio, vale a dire ottobre 2002, è decorso inutilmente;
risulta all'interrogante che già dal maggio 2002 il Dorigo, all'epoca ristretto dal Carcere di Biella, aveva chiesto di poter effettuare una risonanza magnetica e una tomografia assiale computerizzata (TAC) entrambe al cranio. Esigenza motivata dall'insorgere, in forme sempre più acute, di emicranie e disfunzioni del sistema uditivo, che oltre ad impedire il sonno, lo facevano soffrire e ne soffre tutt'ora di alcune patologie assimilabili agli effetti di forme d'acusia o di poliacusia e un persistente tinnito od acufene all'orecchio sinistro;
tali richieste portarono al solo trasferimento del Dorigo nel reparto d'osservazione psichiatrica della Casa circondariale di Livorno ove neppure lì si effettuarono gli accertamenti medici richiesti dal detenuto stesso;
oggi la direzione del carcere di Spoleto fa sapere al Dorigo che al più presto gli sarà effettuato un ECG presso un'altra struttura penitenziaria;
il detenuto ha richiesto che per questo annunciato esame siano presenti il suo avvocato e la sua neurologa;
dal 17 novembre 2002 il Dorigo ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il trattamento (a parer suo lesivo della dignità umana), che l'istituto penitenziario gli ha riservato -:
quali iniziative intenda intraprendere, nel rispetto delle sue competenze, affinché vengano verificate le condizioni di detenzione di Paolo Dorigo, garantendogli la tutela della salute e nello stesso tempo accogliendo, compatibilmente con l'ordinamento penitenziario, le richieste avanzate dal detenuto stesso e descritte in premessa.
(4-04916)

Risposta. - Si premette che l'allora Commissione europea dei diritti umani, con rapporto del 9 settembre 1998, concludeva con 13 voti contro 4 che nel procedimento


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a carico di Dorigo Paolo si era avuta la violazione dell'articolo 6, paragrafo 1, in connessione con l'articolo 6, paragrafo 3, della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che tutelano il diritto a un equo processo.
Con decisione assunta il 3 dicembre 1999 il comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa stabiliva che il Governo doveva versare al Dorigo entro tre mesi lire 12.000.000 a titolo di equa soddisfazione e il ministero provvedeva al pagamento di quanto dovuto.
Il Comitato dei ministri con due risoluzioni interinali incoraggiava le autorità italiane ad adottare una nuova legislazione, in conformità ai principi stabiliti con la risoluzione n. R(2000)2, in ordine alla possibilità di revisione dei processi a seguito di sentenze della Corte.
La problematica potrebbe trovare soluzione con una modifica dell'attuale disciplina della revisione, aggiungendo alla elencazione dei casi attualmente previsti l'ipotesi di accertamento con sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, della violazione dell'articolo 6 che prevede il diritto ad un equo processo.
Vi sono attualmente proposte di legge di iniziativa parlamentare volte alla disciplina della revisione nel senso indicato (C. 1447 e C. 1992). Il tema appare piuttosto complesso ed occorre certamente procedere con estrema cautela, soprattutto per evitare che la revisione perda la sua natura di mezzo straordinario di impugnazione. Ciò, oltre ad incidere negativamente sulla certezza dei rapporti giuridici, finirebbe, infatti, inevitabilmente per dilatare ulteriormente i tempi di definizione dei processi, già insopportabilmente lunghi.
Per quanto concerne le condizioni detentive di Paolo Dorigo, nato a Venezia il 24 ottobre 1959, si rappresenta che lo stesso è stato tratto in arresto in data 23 ottobre 1993 ed è stato definitivamente condannato con sentenza passata in giudicato alla pena della reclusione per i reati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo, concorso in ricettazione, partecipazione a banda armata, detenzione e porto illegale di armi clandestine e munizioni, concorso in attentato per finalità terroristiche, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo, concorso in rapina pluriaggravata, con fine pena previsto per il 23 aprile 2007.
Il Dorigo, peraltro, risulta appartenere al movimento eversivo di estrema sinistra denominato «BR» e nel corso della sua detenzione ha talvolta posto in essere comportamenti aggressivi nei confronti del personale di polizia penitenziaria nonché atteggiamenti di supremazia nei riguardi di altri detenuti.
Sull'esecuzione degli accertamenti clinico strumentali citati nell'atto di sindacato ispettivo si rappresenta che, con certificazione del 30 dicembre 2002, il sanitario della casa di reclusione di Spoleto ha avanzato, ai sensi dell'articolo 11 dell'ordinamento penitenziario, richiesta di ricovero in ospedale per l'effettuazione dell'esame RMN dell'encefalo al competente magistrato di sorveglianza, essendo il citato accertamento non espletabile presso i centri clinici dell'amministrazione penitenziaria, ponendone a sostegno le seguenti motivazioni «... il paziente presenta segni riferibili alla sfera, prevalentemente, ideativa (soggetto con disturbo di personalità complesso) con recente esacerbazione della sintomatologia, cefalea ricorrente ad acufeni; sottoposto a controllo EEGrafico, si rende l'esecuzione di un RMN dell'encefalo ...».
In data 28 febbraio 2003 il detenuto Dorigo è stato accompagnato presso il Servizio di diagnostica per immagini e radioterapia dell'ospedale di Spoleto per effettuare il predetto esame il cui esito è stato «... non si ravvisano alterazioni della morfologia e del segnale del parenchima cerebrale e cerebellare. Non sono presenti lesioni parenchimali focali. Cavità Ventricolo-cisternali nella norma. Reperto di normalità nelle regioni degli angoli ponto-cerebellari, nei canali acustici interni e nelle regioni mastoidee. Normoventilate le cavità paranasali».
Per quanto riguarda l'invio del Dorigo presso la casa circondariale di Livorno per l'esecuzione di osservazione psichiatrica, si evidenzia che quest'ultima si è resa necessaria in virtù della certificazione rilasciata


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in data 24 maggio 2002 dai sanitari del Centro di igiene mentale dell'Asl n. 12 di Biella (dove il detenuto in argomento, assegnato alla locale casa circondariale, ha trascorso il periodo dal mese di giugno 2000 al mese di giugno 2002), secondo cui il Dongo risultava affetto da «... un quadro di scompenso psichico che richiede un immediato ricovero presso una struttura psichiatrica ...» e sulla base della quale il magistrato di sorveglianza di Torino emise ordinanza di ricovero, ai sensi dell'articolo 111, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 230/2000, presso un ospedale psichiatrico con la seguente motivazione: «... risulta che il Dorigo ha attuato più volte lo sciopero della fame, da due mesi presenta stati ansiosi con spunti psicotici, anche se il 14 marzo 2002 ha rifiutato seccamente di sottoporsi a consulenza psichiatrica dichiarando di non averne assolutamente bisogno. Rifiuta, inoltre, qualsiasi terapia facendo comunque più volte richiesta di esami specialistici (TAC - EEG ...) riferendo di averne bisogno per scoprire «cosa ci sia nella testa che non funziona». Il Dorigo, tra l'altro, ha avuto con frequenza atteggiamenti aggressivi nei confronti del personale addetto alla sorveglianza, l'ultimo dei quali risale al 24 maggio 2002 in cui le vittime sono state due agenti di polizia penitenziaria. È stato quindi sottoposto a consulenza psichiatrica urgente.
L'osservazione psichiatrica presso la casa circondariale di Livorno si è conclusa con la certificazione del 12 giugno 2002 secondo la quale il Dorigo appare come «... persona di indubbio buon livello intellettivo ed interessata a tenersi aggiornata in ogni campo - presenta, in sostanza, un chiaro e profondo disturbo personologico, costituito essenzialmente da un disturbo paranoide, da un disturbo antisociale e da un disturbo borderline ... pertanto, convinti che il Dorigo presenti un profondo disturbo personologico molto complesso e non una reale psicosi e che tale disturbo, per quanto intenso, non possa costituire quell'infermità psichica prevista dall'articolo 148 del codice penale, proponiamo il suo trasferimento nella sede di provenienza».
In seguito alla dimissione dal reparto osservandi dell'istituto livornese, il Dorigo è stato assegnato, con provvedimento della competente direzione generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, alla casa di reclusione di Spoleto.
Relativamente alle patologie quali le emicranie, le disfunzioni del sistema uditivo ed alle forme di acusia ed acufene, si rende noto che in data 19 agosto 2002 il detenuto è stato sottoposto a visita specialistica ORL con esame audiometrico risultato nella norma.
Successivamente, in data 27 novembre 2002, il Dorigo è stato accompagnato presso il Centro diagnostico terapeutico annesso alla casa circondariale di Pisa ove ha effettuato EEGrafico, il cui esito è risultato anch'esso nella norma.
Si comunica altresì che il suddetto detenuto ha effettuato, dal 16 novembre 2002 al 2 dicembre 2002, uno sciopero della fame per protestare contro il regime penitenziario allo stesso riservato che, al contrario, è sempre stato conforme alle regole dell'ordinamento penitenziario.
Infine, si ritiene opportuno sottolineare che agli atti in possesso di questa amministrazione vi sono numerose missive a firma del Dorigo nelle quali lo stesso afferma che, durante una operazione chirurgica effettuata nel 1996, presso il C.T.O. di Torino, gli sarebbe stata impiantata nella sottocute della testa un apparecchio ricetrasmittente che sarebbe all'origine di tutti i suoi disturbi.
Ovviamente, dagli esami medici cui lo stesso è stato sottoposto, non è risultato alcunché.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

CENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i cittadini della zona cosiddetta «Valle dei Casali» di Roma sono molto allarmati per le numerosi voci che circolano in merito alla ormai prossima costruzione di nuovi edifici, di appartenenza del Ministero


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della giustizia, più propriamente nell'area circostante via Silvestri;
la «Valle dei Casali» è un parco naturale e protetto e i cittadini della zona hanno combattuto in questi anni per la sua realizzazione;
tale zona è penalizzata oltretutto dall'afflusso, soprattutto nelle ore critiche, del traffico che, dopo tale costruzione, verrebbe intensificato dalle auto dei circa 300 probabili futuri dipendenti -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero e se non ritengano necessario, ognuno per la propria competenza, rivedere il progetto di tale possibile costruzione.
(4-06079)

Risposta. - Si rappresenta che la competente direzione generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sta procedendo al perfezionamento dei progetti definitivi di un nuovo edificio per uffici e di un annesso parcheggio in sopraelevazione a quello esistente, scaturiti dall'esigenza di decongestionare l'attuale sede centrale.
Per quanto concerne la presunta intensificazione del traffico, si evidenzia che gli interventi non prevedono l'espansione dei posti di lavoro, ma si inquadrano nella attuale opera di riorganizzazione spaziale e funzionale del dipartimento, in coerenza con l'attuale recente ristrutturazione dell'apparato amministrativo.
L'intento è di ridurre il sovraffollamento degli uffici nel fabbricato esistente, situazione che ha già comportato il trasferimento temporaneo presso la Scuola di formazione e aggiornamento del personale di via di Brava di tre uffici e di circa 80 unità di personale, per corrispondere alle esigenze di rispetto del decreto legislativo n. 626/1994 in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.
L'impostazione degli interventi è stata oggetto di una elaborazione particolarmente attenta ai problemi della tutela ambientale e monumentale del sito, posto ai margini della Valle dei Casali, area sottoposta a vincolo paesaggistico ex lege n. 1497/1939.
La scelta originaria è stata di non espandere il complesso demaniale sulle aree limitrofe ma di realizzare i manufatti nell'area già costruita, sfruttando le superfici libere residue, senza ulteriori sacrifici delle aree verdi caratterizzanti il contesto ambientale d'intervento, con volumi e architetture inseriti e contenuti all'interno del comparto edificato, nel sito non gravato da vincolo idrogeologico né da usi civici e non ricadente nella zona di rispetto alla monumentale Villa York.
I progetti sono stati predisposti e sottoposti a termini di legge, sin dalla fase preliminare, alle autorizzazioni dei competenti organi pubblici.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

CIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il tratto ferroviario Melito Porto Salvo-Roccella Jonica-Catanzaro Lido -Lamezia Terme sul versante jonico, a seguito di un processo di irresponsabile degrado ed abbandono, versa in uno stato di inefficienza abnorme e i veicoli che necessariamente ancora circolano su quello che resta della ferrovia sono obsoleti sudici e malsicuri e mancano totalmente di manutenzione;
le vie d'accesso per raggiungere questo lembo di terra (140 chilometri di costa bellissima e con una chiara vocazione turistica) sono il male emblematico che lo costringe a rimanere fuori dai circuiti commerciali e turistici a livello nazionale ed internazionale, infatti nel territorio non esiste alcuna superstrada né tantomeno autostrada, l'unico tratto ferroviario è il tratto trasversale Lamezia Terme-Catanzaro Lido (47 chilometri) che collega il Tirreno alla costa jonica e che, già chiuso al traffico nelle ore notturne, pare destinato alla chiusura totale e dal prossimo mese di giugno sarà soppresso l'unico


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intercity attualmente in transito sulla ferrovia jonica che collega Reggio Calabria a Roma e Firenze;
alle popolazioni residenti interessate viene negato il diritto di usufruire e di godere di servizi efficienti e le costringe a spostarsi con i propri mezzi sul versante tirrenico per poter utilizzare linee ferroviarie più adeguate;
dal 1998 esiste un «Comitato spontaneo di cittadini per la difesa ed il potenziamento della ferrovia jonica», con sede in Roccella Jonica, che più volte ha sottoposto agli organi istituzionali competenti la gravità della situazione, senza ottenere l'interessamento che il caso richiedeva;
il piano regionale dei trasporti, approvato dal consiglio regionale della Calabria il 3 marzo 1997, prevedeva:
a) il potenziamento della linea Jonica (attraverso l'elettrificazione ed il raddoppio della tratta Sibari-Reggio Calabria e la realizzazione di un collegamento elettrificato su un nuovo tracciato tra Lamezia Terme e Catanzaro Lido e la trasformazione in metropolitana di superficie del collegamento esistente), e non, come è avvenuto, il quasi smantellamento;
b) la riqualificazione delle principali stazioni, e non la chiusura;
c) l'offerta di servizi diretti e veloci con il centro-nord, e non il taglio sistematico degli stessi, con conseguente allontanamento dell'utenza dal trasporto pubblico;
d) l'integrazione tra ferrovia, strade e mare attraverso un'attenta politica dei trasporti che avesse nell'intermodalità il suo punto di forza;
nell'ultima legge finanziaria, nel settore del trasporto ferroviario, nonostante le innumerevoli richieste del Comitato summenzionato, nessun contributo è stato destinato al potenziamento del tratto ferroviario in questione, perdura quindi la condizione di abbandono e isolamento di questo angolo d'Italia con il Nord del Paese -:
se il Governo intenda riconsiderare la situazione trasporti ferroviari nella regione Calabria e in particolare nel territorio in questione;
se non ritenga opportuno individuare soluzioni per integrare le vie di comunicazione e i collegamenti tra la Calabria e le regioni del nord che non vanificherebbero l'arduo lavoro di semplici cittadini, operatori commerciali e turistici, amministrazioni comunali, da sempre impegnati a cercare di valorizzare e rendete giustizia ad un territorio ricco di grandi risorse storiche, naturali e paesaggistiche, che senza un'adeguata attenzione per la mobilità si vedrà ancora costretto a rinunciare alle possibilità di sviluppo economico derivanti dai flussi turistici.
(4-02868)

Risposta. - Si fa presente che i contratti di programma 1994-2000 e 2001-2005, che rappresentano gli strumenti fondamentali con i quali sono regolati i rapporti tra lo Stato ed il gruppo Ferrovie nel campo degli investimenti ferroviari, prevedono per la regione Calabria impegni finanziari che mirano principalmente ai seguenti obiettivi:
a) potenziare la trasversale appenninica Paola-Sibari-Taranto, principalmente a vantaggio del traffico merci tra Calabria/Sicilia ed il versante adriatico, mediante la completa elettrificazione della linea e la costruzione di una nuova galleria di valico per sostituire il tratto acclive San Marco di Roggiano-Montegrassano;
b) potenziare e velocizzare la trasversale Lamezia Terme-Catanzaro Lido, mediante una variante di tracciato a semplice binario tra Catanzaro Lido e Settingiano ed il rilassamento dell'intera linea con adeguamento degli impianti tecnologici;
c) potenziare in generale il servizio merci, attraverso il completamento del raccordo tra gli impianti portuali di Gioia Tauro e la stazione di Rosario ed, inoltre, facendo in modo di realizzare un adeguato


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itinerario merci verso l'Adriatico, attraverso la direttrice Paola-Sibari-Taranto-Bari;
d) velocizzare l'asse jonico Taranto-Catanzaro Lido-Reggio Calabria, mediante la sostituzione degli attuali deviatoi, in diversi posti di incrocio, con nuove apparecchiature, onde consentire una riduzione dei tempi di percorrenza dei treni circolanti sulla direttrice in questione.

Si fa presente, inoltre, che, a causa dei vincoli infrastrutturali presenti in queste linee, Trenitalia è costantemente impegnata nella ricerca di sinergie con i vettori su gomma, che godono di maggiore elasticità ed ha raggiunto, proprio nell'area cosentina, accordi con quattro aziende di autotrasporto, che hanno sensibilmente migliorato l'offerta complessiva di trasporto pubblico.
L'analogo progetto di integrazione vettoriale riguardante il territorio della provincia di Reggio Calabria si trova attualmente all'approvazione dei competenti organi regionali.
Relativamente al trasporto delle merci, si fa presente che nella zona ionica ed in particolare in quella crotonese, esiste un piano di sviluppo industriale con insediamenti assegnati da patti territoriali in cui si stanno sviluppando molte iniziative. La divisione cargo di Trenitalia, essendo parte attiva, sta sviluppando con varie istituzioni locali un progetto per il decollo dell'area.
Lo spostamento del traffico sulla linea utilizzata attualmente, S. Lucido-Castiglione C.-Sibari-Taranto-Bari, ha portato ad una riduzione dei tempi di percorrenza dei treni tale da garantire ridotti tempi di resa per il cliente.
Le ultime soppressioni, in ordine di tempo, di Gestioni Merci nella zona in questione risalgono a circa 10 anni fa (Melito-Sidereo, eccetera) e furono decise in seguito alla contrazione del traffico.
Al momento, comunque, non sono programmate chiusure di altri punti vendita.
Le azioni di offerta e i conseguenti spostamenti di traffico da una linea all'altra sono il risultato esclusivo di scelte commerciali di Trenitalia.
L'Unità territoriale ionica è stata soppressa con la riorganizzazione di RFI che ha istituito la struttura organizzativa esercizio, in analogia a tutte le altre realtà territoriali.
Non sono in programma ridimensionamenti dei reparti territoriali movimento della Calabria.
Il potenziamento delle linee Lamezia Terme-Catanzaro Lido, di circa 46 km di lunghezza con funzioni di collegamento tra la direttrice Tirrenica, Roma-Reggio Calabria, e la linea Ionica, Metaponto-Reggio Calabria, s'inserisce nell'ambito degli interventi di rafforzamento delle interconnessioni tra i corridoi infrastrutturali, nell'ottica di migliorare l'integrazione tra le diverse aree della Regione Calabria ed il Nord del Paese.
L'intervento di potenziamento infrastrutturale e tecnologico consiste nella realizzazione di una variante di tracciato a semplice binario tra Catanzaro Lido e Settingiano e del riclassamento, con adeguamento degli impianti tecnologici, dell'intera tratta fino a Lamezia Terme.
È attualmente in corso la progettazione definitiva ed è imminente l'avvio dell'
iter relativo all'ottenimento del giudizio di compatibilità ambientale.
L'investimento è stimato circa 136 milioni di Euro, con finanziamento disponibile di 115 milioni di Euro; l'apertura dei cantieri è programmata entro il 2004, l'attivazione della variante e degli impianti tecnologici entro il 2008.
Con delibera n. 85 del 2002, il CIPE ha approvato il piano di priorità degli investimenti, redatto dal gestore dell'infrastruttura ferroviaria. Tale piano contempla un programma di accelerazione degli interventi riguardanti 7 specifici progetti localizzati nel Mezzogiorno d'Italia.
Secondo tale programma, grazie ad una diversa organizzazione dei cantieri, il gestore prevede la riduzione della fase realizzativa mediante un maggiore compenso per i relativi maggiori oneri da sostenere. La stima dei tempi si ridurrebbe del 30 per cento a fronte di un maggior costo del 20 per cento.
In particolare, per il potenziamento della linea Lamezia Terme-Catanzaro Lido, il programma di accelerazione ha previsto la


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conclusione dei lavori entro maggio 2007, con un aggravio di costo valutato in circa 28 milioni di euro.
Gli interventi programmati, che comprendono anche la sistemazione del nodo di Catanzaro Lido, oltre a migliorare il collegamento tra al dorsale tirrenica e ionica, come precedentemente evidenziato, permettono positive ricadute sulla mobilità locale attraverso il miglioramento dell'accessibilità alla linea e dell'interscambio modale (Ferrovie dello Stato, Ferrovie Calabre e Autolinee), e consentono inoltre la riqualificazione urbanistica del comprensorio.
Al riguardo si evidenzia che è in corso il
restyling del fabbricato viaggiatori della stazione di Catanzaro Lido, con importo dei lavori di oltre 3 milioni di Euro e conclusione programmata entro il 2004.
L'intervento prevede anche nuovi impianti di informazione al pubblico ed il prolungamento del sottopassaggio, che svolgerà anche una funzione di collegamento e ricucitura urbana tra la zona a monte ed a valle della ferrovia.
Altri interventi di rilievo in corso sulla linea ionica sono:
a) il raddoppio del tratto Reggio Calabria Centrale-Melito Porto Salvo: il progetto prevede l'elettrificazione dell'intera tratta, la posa in opera di impianti per il distanziamento automatico dei treni ed opere sostitutive degli attuali passaggi a livello. Obiettivo del progetto è il miglioramento del trasporto metropolitano nel comprensorio reggino, tra Villa San Giovanni e Melito Porto Salvo. Sarà ultimata entro il 2002 una prima fase dei lavori di raddoppio tra Reggio Calabria Centrale e Pellaro, già attivato in trazione diesel dal dicembre 1999, e la predisposizione della sede a doppio binario tra la Galleria Capo d'Armi e Melito Porto Salvo, con opere di difesa dal mare in località Capo d'Armi. Entro il 2007 è programmato il completamento del raddoppio con il relativo attrezzaggio tecnologico. L'investimento previsto è di euro 127,3 milioni, di cui euro 96,3 milioni finanziati dal contratto di programma e euro 30,7 milioni dalla legge n. 388 del 2000. Per tale raddoppio, il piano delle priorità degli investimenti, nel citato programma di accelerazione degli interventi, prevede la conclusione dei lavori per il febbraio 2006, con un costo per l'accelerazione di circa 19 milioni di euro. Nel tratto Catanzaro Lido-Melito Porto Salvo, sono in fase di avvio le progettazioni relative alle opere sostitutive di passaggi a livello, alla realizzazione di sottopassaggi ed alla posa in opera di nuovi scambi nelle stazioni per velocità in deviata di 60 Km/h. Gli interventi programmati, che permetteranno di velocizzare la linea e potenziare i servizi regionali, hanno tempi di esecuzione valutati in 36 mesi e costo stimato di € 7,2 milioni;
b) l'arco nord della linea Jonica, invece, è interessato dal potenziamento dell'Itinerario Gioia Tauro-Metaponto-Taranto, inserito tra i progetti per la realizzazione di itinerari alternativi per lo sviluppo dei traffici merci. Il Costo dell'intervento è di circa 43 milioni di Euro di cui euro 17 milioni finanziati dal contratto di programma e circa euro 26 milioni dalla Legge n. 341 del 1995: la conclusione è programmata entro il 2006.

Per quanto riguarda l'asse ionico, si fa presente che l'importanza dello snodo di Sibari per i collegamenti ferroviari nell'ambito della rete ferroviaria calabrese è condivisa dal Gruppo Ferrovie dello Stato.
Infatti, la stazione di Sibari, che è comune all'asse ionico Taranto-Catanzaro Lido-Reggio Calabria ed alla trasversale appenninica Paola-Sibari, risulta interessata, oltre che dal traffico passeggeri, soprattutto dal traffico merci tra Calabria/Sicilia ed il versante adriatico.
Di conseguenza, a suo tempo, è stata programmata la manutenzione degli impianti tecnologici esistenti nell'ambito della stessa stazione.
Peraltro, tenuto conto dell'impossibilità di assicurare la manutenzione delle apparecchiature del dirigente centrale operativo di Sibari, ormai obsolete e per le quali è estremamente difficile reperire i pezzi di ricambio, si è determinata la necessità di procedere all'elaborazione di un progetto di ammodernamento tecnico complessivo per


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la gestione del traffico ferroviario gravitante sull'asse ionico Taranto-Catanzaro Lido-Reggio Calabria e sulla trasversale appenninica Paola-Sibari, in modo da procedere anche ad un opportuno riequilibrio dei carichi di lavoro tra i dirigenti centrali operativi delle diverse linee ferroviarie.
Il suddetto progetto, che prevede tra l'altro la riorganizzazione del DCO di Catanzaro lido, composto da 3 sezioni con giurisdizione da Sibari a Melito Porto Salvo, e di Cosenza composto da 2 sezioni con giurisdizione Cosenza-Sibari e Sibari-Metaponto, è stato già finanziato e verrà realizzato nei prossimi anni.
Con l'attuazione dei provvedimenti di ammodernamento degli impianti in questione il servizio offerto potrà senz'altro migliorare, recando evidenti vantaggi sia al settore del trasporto viaggiatori che a quello merci.
Quanto alle questioni afferenti i collegamenti tra Roma e Reggio Calabria e viceversa, con l'orario in vigore dal giugno 2002 è stata soppressa l'antenna ionica (Lamezia Terme-Reggio Calabria e viceversa) dell'
intercity 743/746 denominato «Velia» (Roma-Reggio Calabria e viceversa).
La rimodulazione dell'offerta ferroviaria attuata da Trenitalia S.p.a. trova giustificazione in considerazione sia del bacino di traffico sia della necessità di garantire una maggiore velocizzazione del sistema di trasporto che può essere assicurata solo dai treni Eurostar che, d'altro canto, a differenza dei cosiddetti «Velia», sono treni a composizione bloccata e, pertanto, non possono attuare la scomposizione dei convogli durante il percorso.
Tuttavia, in via temporanea, era stata istituita, fino a dicembre 2002, l'offerta di una nuova coppia di
intercity Reggio Calabria-Lamezia Terme e viceversa, al servizio degli utenti della fascia jonica, in coincidenza a Lamezia con i nuovi Eurostar Reggio Calabria-Roma e viceversa.
Con l'entrata in vigore dell'attuale orario invernale, gli
intercity sono stati sostituiti dal servizio regionale che è oggetto del contratto di servizio nazionale regionale stipulato direttamente dalla regione interessata con Trenitalia S.p.a..
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

CIMA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 5 maggio 2003 è stata aggredita e uccisa la commissaria per gli affari femminili dello Stato di Nasarawa, nella Nigeria centrale, Jouce Miamuna Katai insieme a due suoi assistenti;
la signora Katai è stata aggredita da manifestanti nella città di Toto mentre si recava in un ufficio elettorale per la votazione dell'assemblea legislativa di Stato;
come si è appreso da un portavoce delle forze dell'ordine locali, l'omicidio è avvenuto all'interno di una stazione di polizia, dove nel frattempo la signora si era rifugiata, in seguito a un vero e proprio linciaggio;
dopo i casi di Safiya, salvata dalla lapidazione grazie all'intervento degli organismi internazionali, e soprattutto di Amina per la quale, nonostante la mobilitazione mondiale per la sua salvezza, si teme fortemente sulla sentenza che la riguarderà, il linciaggio della commissaria Katai è un episodio che colpisce profondamente per la sua inaudita violenza, e che testimonia la drammatica condizione della donna nei paesi mussulmani -:
come il Governo intenda agire in sede diplomatica nei confronti del Governo nigeriano, per dichiarare la sua ferma condanna al grave episodio di violenza, ancora una volta ai danni di donne;
se intenda attivarsi in ambito internazionale affinché siano poste delle rigide condizioni alla cooperazione verso quelle nazioni dove si verificano atti di violazione dei diritti umani, specie verso le donne, e che sia ribadito in questo specifico caso, che il rilancio del ruolo della Nigeria nello sviluppo del continente africano dovrà


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essere condizionato ad atti concreti che condannino e puniscano i responsabili di atti così violenti.
(4-06277)

Risposta. - Per quanto concerne più in generale la situazione dei diritti umani in Nigeria, occorre evidenziare come sia il Presidente della Nigeria Obasanjo che le autorità federali abbiano sempre manifestato in ambito multilaterale e nei contatti con l'Unione europea un atteggiamento di particolare sensibilità nei riguardi di tali problematiche. Il governo federale nigeriano si è sempre dichiarato apertamente contrario alle esecuzioni per reati di adulterio e riconosce che le leggi che discriminano le donne sono inaccettabili ed in contrasto con gli strumenti convenzionali liberamente ratificati dalla Nigeria.
Nei casi di condanna capitale per il reato di adulterio citati dall'Onorevole interrogante, l'Italia, di concerto con i
partners dell'Unione europea ha svolto e continua a svolgere una intensa azione di sensibilizzazione nei confronti del governo Nigeriano. Tale azione tiene conto della complessità dei problemi giuridici che l'introduzione, a partire dal 1999, di codici penali basati sulla sharia in alcuni stati federati solleva. Nei contatti intercorsi con le autorità nigeriane si è soprattutto evidenziata la necessità di assicurare la prevalenza del diritto costituzionale come suprema legge dello Stato.
In questi come in casi simili considerazioni di opportunità inducono l'Italia ed i
partners dell'Unione europea ad evitare passi formali e pubblici che potrebbero essere interpretati come debita ingerenza negli affari interni dello Stato nigeriano e dar luogo a risultati controproducenti soprattutto in situazioni di pendenza del giudizio da parte dei tribunali nazionali.
In ambito multilaterale occorre segnalare che il 24 aprile 2003 la Commissione sui diritti umani delle Nazioni unite a Ginevra ha approvato un testo di risoluzione sulla moratoria delle esecuzioni capitali presentato dall'Unione europea che, rispetto alle versioni introdotte negli anni precedenti, su esplicita richiesta dell'Italia, contiene un preciso invito agli Stati che ancora mantengono la pena di morte, di evitare discriminazioni a danno delle donne proprio in occasione di sentenze di morte. In sostanza, si chiede a tali Stati di escludere come punibili con la pena di morte tutti quei reati che discriminano la donna in quanto tale e che non trovano un corrispondente nell'applicazione della stessa pena al genere maschile. È evidente come tale richiesta sia nata anche a seguito dell'allarme suscitato da casi come quelli denunciati dall'interrogante in Nigeria.
Sempre nel quadro dei lavori della 59a sessione della Commissione per i diritti umani, l'Italia ha cosponsorizzato la risoluzione approvata il 23 aprile 2003 sulla eliminazione della violenza contro le donne. Si tratta di un documento ampio ed articolato che contiene un preciso riferimento all'obbligo dei Governi di prevenire e indagare su atti di violenza nei confronti delle donne nonché di punire i responsabili conformemente alle legislazioni nazionali, il testo inoltre tocca un aspetto essenziale del problema quello cioè del contesto giuridico e culturale nel quale la discriminazione e la violenza nei confronti delle donne si realizza con maggiore gravità, ovverosia laddove lo status sociale delle donne è inferiore a quello degli uomini ed esse si trovano a dover affrontare ostacoli ulteriori nell'ottenere il riconoscimento e la tutela dei propri diritti oltre, ovviamente, la riparazione dei torti subiti.
Sempre in ambito lavori della Commissione l'Italia ha cosponsorizzato la risoluzione sui difensori dei diritti umani, che vuole nello specifico tutelare la situazione di coloro che, indipendentemente dal sesso, si battono, a vario titolo, per la tutela dei diritti umani nei Paesi di appartenenza e che sono spesso oggetto di forme di repressione violenta da parte di regimi intolleranti.
Tra aprile e maggio scorso si sono svolte in Nigeria le elezioni parlamentari, le elezioni del Presidente della Repubblica e quelle dei Governatori degli Stati federali e delle relative Assemblee. Si è trattato di appuntamenti elettorali particolarmente rilevanti per l'assetto politico della Nigeria e di riflesso per l'intera sub-regione, anche


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in considerazione del fatto che per la prima volta in 20 anni le elezioni si sono tenute sotto la guida di un governo non militare.
A partire dal 2000 la Nigeria si è trovata scossa da disordini, tra la comunità cristiana (che costituisce il 40 per cento della popolazione) e quella musulmana (50 per cento), che hanno provocato soltanto l'anno scorso migliaia di vittime. Dette tensioni sono state esacerbate dalle forti sperequazioni economiche e dall'introduzione in 12 dei 36 Stati federali della Nigeria della legge islamica
(sharia).
Il processo elettorale in Nigeria è stato oggetto di un attento monitoraggio da parte della comunità internazionale. La missione d'osservazione elettorale dell'Unione europea si è installata nel Paese a partire dall'11 marzo 2003 ed ha dispiegato 113 osservatori in 31 dei 36 stati della Nigeria al fine di monitorare il processo elettorale. L'Italia ha seguito con grande attenzione lo svolgimento delle elezioni, inviando anche osservatori italiani nell'ambito della missione di osservazione elettorale dell'Unione europea, nella consapevolezza del rilievo che il regolare andamento delle elezioni rivestiva per il processo di democratizzazione in Nigeria.
L'Unione europea ha emesso, il 14 maggio 2003, una dichiarazione sulle elezioni tenutesi in Nigeria rilevando che si sono svolte pacificamente nella gran parte del Paese e sottolineando l'importante passo che esse hanno segnato sul cammino della democratizzazione in quel Paese. Pur senza fare riferimento ai singoli casi specifici, come quello dell'omicidio del Commissario per le questioni femminili e lo sviluppo sociale, Maimuna Joice Katai, avvenuto il 3 maggio 2003, nello stato di Narasawa nella regione centrale della Nigeria, l'Unione europea ha stigmatizzato gli episodi di violenza verificatisi in generale durante il processo elettorale, ed ha espresso la propria aspettativa che i responsabili di tali atti di violenza siano perseguiti. L'Unione europea ha altresì espresso la propria preoccupazione in merito alle irregolarità registratesi nello svolgimento delle elezioni nonché l'auspicio che vengano adottate misure appropriate in conformità alla legge elettorale nigeriana.
La nostra Rappresentanza diplomatica ad Abuja continuerà a seguire con attenzione gli sviluppi della vicenda dell'omicidio del Commissario per gli affari femminili, Katai, sulla quale al momento, non si dispone di elementi di informazione aggiuntivi rispetto a quelli forniti dalla copertura mediatica dell'accaduto. Secondo quanto riferito, il governo nigeriano è impegnato a far luce sul caso e ad assicurare alla giustizia i responsabili di tale grave atto di violenza.
L'Italia, che continuerà a monitorare in ambito multilaterale l'evolversi della situazione dei diritti umani in Nigeria partecipando attivamente al dialogo politico già in corso da parte dell'Unione europea con questo Paese, proseguirà l'azione di sensibilizzazione nei confronti delle autorità nigeriane, richiamando le convenzioni internazionali sul rispetto dei diritti dell'uomo e contro i trattamenti inumani di cui la Nigeria è firmataria, anche in considerazione dell'attenzione che, nel corso del prossimo semestre, la Presidenza italiana dell'Unione europea intende attribuire ai processi di democratizzazione in Africa ed al rispetto dei diritti umani.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

CRAXI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Giuseppe Nucera, leader del movimento Forza Reggio e presidente regionale dell'Assotravel ha subito nei giorni scorsi atti intimidatori che lo stesso mette in collegamento con la propria attività politica;
il Nucera, quale presidente della lista civica Forza Reggio, ha spesso denunciato la presenza di racket e dell'aumento della criminalità;


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sono sempre più numerose le denunce verso la malavita organizzata -:
quali misure intenda prendere per rafforzare la tutela dell'ordine pubblico e il controllo del territorio.
(4-01483)

Risposta. - Si comunica che il 13 novembre 2001, a Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), Giuseppe Nucera, titolare di un'agenzia di viaggi denominata Reghion Travel e presidente dell'Assotravel, ha denunciato presso la locale stazione dei carabinieri il rinvenimento di due taniche di liquido infiammabile all'interno del cortile di una propria abitazione sita in quel comune, usualmente abitata nel periodo estivo.
L'imprenditore, residente a Reggio Calabria, ha ricoperto nel capoluogo diversi incarichi amministrativi, presentandosi in ultimo, come candidato alla carica di sindaco nelle elezioni del 13 maggio 2001 nella lista «Forza Reggio» senza essere eletto.
In sede di denuncia la vittima non ha escluso che l'atto intimidatorio potesse essere riconducibile alla propria attività politica precisando, peraltro, di non avere ricevuto in passato minacce o richieste estorsive.
L'episodio si colloca nel contesto di un effettivo incremento del numero di atti intimidatori mediante attentati dinamitardi ed incendiari nella provincia reggina, che nel corso del 2002 ha fatto contare 196 episodi (180 nel 2001) riconducibili, essenzialmente, al fenomeno delle estorsioni messe in atto dalla criminalità organizzata locale.
La recrudescenza di tale fenomeno, spesso collegato anche a quello dell'usura, è sintomatica del radicamento nel territorio delle consorterie criminali, tese ad occupare spazi sempre più diffusi nel tessuto socio economico al fine di incrementare i traffici illeciti e condizionare anche le scelte degli amministratori locali.
Va evidenziato che l'impegno investigativo delle Forze di Polizia ha prodotto apprezzabili risultati nell'intero ambito regionale, con l'arresto di diverse decine di affiliati alle locali organizzazioni mafiose dedite, soprattutto, alle estorsioni.
Quanto a Reggio Calabria, nel gennaio 2003 sono state tratte in arresto tre persone per associazione a delinquere finalizzata all'estorsione e all'usura.
Inoltre, l'11 febbraio 2003 la squadra mobile della questura reggina ha eseguito diciassette ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, usura ed estorsione: i destinatari dei provvedimenti restrittivi sono da considerarsi quali componenti dell'«ala militare» del potente sodalizio «De Stefano» e fra di essi sono ricompresi pericolosi sicari. Nel corso delle perquisizioni domiciliari sono stati sequestrati titoli e somme di denaro per un totale di oltre seicentomila euro.
Particolare impulso è stato dato all'attività di prevenzione che a Reggio Calabria ha visto raddoppiare il numero delle volanti ed un'intensificazione dell'attività di controllo con il sostegno dei Reparti di prevenzione crimine.
Sono stati attuati, inoltre, alcuni interventi di aggiornamento tecnologico, come la realizzazione della nuova sala operativa della questura, con interconnessione con le Sale operative delle altre forze di polizia, l'attivazione della radiolocalizzazione delle autovetture e del sistema di videoconferenza.
Sempre sotto il profilo della prevenzione generale, sono stati adottati numerosi strumenti di programmazione negoziata con l'amministrazione locale, gli enti economici e l'imprenditoria locale, finalizzati a sostenere lo sviluppo economico della provincia anche con misure di tutela della sicurezza pubblica.
Dal 20 gennaio 2003, inoltre, è stata avviata la sperimentazione, in alcune aree del capoluogo, del servizio del «Poliziotto e Carabiniere di quartiere».
Quanto alla presenza delle forze di polizia nella provincia, il numero di abitanti per singolo operatore di polizia è pari, per il reggino, a 127 (il corrispondente valore a livello nazionale è 256).
Ciò premesso, non si può non rilevare che il forte radicamento della criminalità organizzata nel territorio reggino costituisce,


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nonostante il positivo impegno delle forze di polizia e della magistratura, un dato di perdurante allarme sociale.
Le problematiche della sicurezza nel capoluogo sono state affrontate il 23 gennaio scorso dal comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica di Reggio Calabria, al quale ha partecipato anche lo scrivente.
È stato sottolineato in questa sede che, seppure nel contesto di una contrazione della delittuosità in genere nella città e nell'intera provincia, il fenomeno degli atti intimidatori appare in significativo aumento, mentre l'attività delle forze di polizia incontra il tradizionale ostacolo costituito dalla scarsa collaborazione delle vittime.
Si è, inoltre, osservato che, oltre alla costante attenzione istituzionale ed all'impulso sempre più deciso nell'azione delle forze di polizia, uno dei punti di interesse primario per contrastare il fenomeno consiste nella maggiore diffusione della cultura della legalità come fattore di crescita della coscienza civile e, soprattutto, della fattiva collaborazione dei cittadini con le forze dell'ordine. Questo obiettivo può essere perseguito, tra l'altro, facendo leva sul sostegno che viene dalle elargizioni a favore dei soggetti colpiti da attività estorsive, di cui alla legge n. 44 del 1999, sulla celerità nell'adozione delle misure di protezione garantita dalla nuova legge sui collaboratori e testimoni di giustizia e sull'impegno delle Associazioni operanti nel settore dell'antiracket e dell'usura a diffondere la cultura della denuncia, anche attraverso la previsione che, in caso di inadempimento, si possa perdere lo status di associato.
Sono stati evidenziati, peraltro, gli ulteriori interventi compiuti e quelli in fase di definizione, tra i quali rilevano un più incisivo piano dei servizi di controllo del territorio coordinato, in fase di espansione nell'intera provincia, l'avvenuta promozione dei «comitati di indirizzo» fondati sul raccordo delle forze di polizia con le autorità locali ed il sostegno dato all'associazionismo antiracket.
È stata, altresì, ribadita la necessità di una ulteriore accentuazione delle attività investigative, anche sulla scorta di alcune recenti operazioni di polizia che hanno portato alla cattura di due pericolosi latitanti affiliati a cosche mafiose locali, da parte della direzione investigativa antimafia, nonché un'intensificazione dell'attività di prevenzione patrimoniale, con riferimento agli interessi della malavita nel settore degli appalti.
Le problematiche connesse alla recrudescenza delle fenomenologie criminose evidenziatesi nella provincia di Reggio Calabria sono state approfondite, da ultimo, nel corso di un incontro tra il Ministro dell'interno ed una delegazione di parlamentari calabresi che si è tenuto il 30 gennaio 2003.
In quella sede, nel ribadire il massimo impegno delle forze dell'ordine nell'azione di contrasto, è stato assicurato anche un tempestivo ulteriore rafforzamento dei relativi organici ivi operanti per un totale pari ad almeno 50 unità.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 9 novembre 2002 l'ANPCAT (Associazione Nazionale Professionale Controllori e Assistenti Traffico Aereo) e la CILA-AV (Confederazione Italiana Lavoratori Autonomi Assistenza al Volo) hanno diffuso un comunicato stampa congiunto con il quale si denuncia il fatto che l'ENAV S.p.A. non sta rispettando i tempi previsti per l'attivazione della seconda fase di utilizzo del radar di terra dell'aeroporto di Malpensa;
le due associazioni individuano una serie di possibili cause: «problemi causati dal settaggio e dalla calibrazione fine dei vari sensori, assenza del segnale grezzo sui monitor, scarsa copertura del sistema»;
quale che sia la causa tecnica - che peraltro l'ENAV dovrebbe conoscere con assoluta esattezza - le due associazioni sottolineano nel richiamato «comunicato stampa», che «chi sconta le conseguenze di questi ritardi sono gli utenti e i controllori,


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ed in particolare questi ultimi inopportunamente chiamati in ballo per presunte resistenze»;
il documento sintetizza inoltre le più gravi ed inspiegabili carenze: a) la sala nuova ACC è lungi dall'essere inaugurata; b) a Bologna non è ancora funzionante il radar di terra; c) ad Alghero non è perfettamente funzionante neppure la frequenza per le comunicazioni con i piloti; d) a Venezia stenta l'attivazione di un vero servizio di Apron; e) a Catania non si riescono a terminare i lavori -:
se la circostanziata denuncia di ritardi e di inefficienze tecniche contenuta nel comunicato stampa 9 novembre 2002 da ANPCAT e da CILA-AV siano rispondenti a verità;
in caso affermativo, se non si ritenga di assoluta gravità una situazione che riverserà inevitabili effetti sul livello di sicurezza del traffico aereo e se non si ritenga di dover disporre immediati controlli ispettivi per verificare ed accertare eventuali responsabilita del management dell'ENAV S.p.A., riservando, all'esito dell'ispezione, l'assunzione dei conseguenziali provvedimenti.
(4-04469)

Risposta. - L'ENAV - Ente Nazionale Assistenza al Volo - interessato al riguardo comunica quanto segue.
Lo sviluppo delle funzionalità aggiuntive del radar di terra di Milano Malpensa è stato completato nel gennaio 2003, sostanzialmente nei tempi previsti dal programma iniziale.
Si tratta di funzionalità che aiutano il controllore del traffico aereo al trattamento dei dati presentati sugli schermi radar.
La nuova sala operativa del centro di controllo di Milano è stata completata nel 2002 ed attualmente l'ENAV sta terminando il piano di trasferimento con l'addestramento dei controllori del traffico aereo sulle nuove modalità di analisi e trattamento dei dati. Il piano è stato definito nell'ambito dell'organizzazione internazionale del settore
(Eurocontrol) con la partecipazione dei rappresentanti europei di IATA e IACA. A tal riguardo sono state tenute riunioni anche in sede nazionale con la presenza di tutti gli attori istituzionali e non, interessati al problema. In tale ambito è stata anche recepita la richiesta da parte delle compagnie aeree di sospendere le operazioni di transito durante il periodo pasquale.
Per quanto riguarda altre supposte inefficienze e ritardi, l'ente evidenzia che ad Alghero è stato realizzato un nuovo sistema di comunicazione con la realizzazione di un anello aeroportuale in fibra ottica che consente ai vari strumenti e sensori di essere connessi con le necessità degli utenti, siano essi controllori in torre o altri soggetti aeroportuali.
Tale sistema ha avuto una fase di delicata messa a punto, come normalmente accade per qualsiasi sistema più sofisticato e nuovo rispetto al precedente. Il tutto non ha mai creato, a detta dell'Enav, particolari problemi all'operatività, in quanto si dispone di sistemi alternativi con i quali far fronte alle eventuali evenienze di deficit funzionale dei sistemi primari.
Per quanto riguarda l'aeroporto di Venezia è stato omologato un radar di terra che potenzia le possibilità di visualizzare il traffico in movimento sull'area di manovra dell'aeroporto.
Per quanto riguarda il radar di terra di Bologna, questo è stato reso operativo da novembre 2002.
Per l'aeroporto di Catania l'ammodernamento di funzioni tecnologiche della torre è già stato realizzato portando in torre di controllo i segnali del radar di Sigonella. È in corso di realizzazione la ricostruzione fisica della sala operativa, a seguito del trasferimento dell'operatività su una sala secondaria appositamente realizzata per la fase transitoria del lavoro.
I progetti di cui sopra hanno tutti le caratteristiche di adeguamenti molto complessi e delicati e, considerando analoghe realizzazioni in altri paesi europei, sono stati terminati o sono in via di conclusione in tempi adeguati.


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Ad esempio, riferisce l'Enav, la realizzazione ed il conseguimento delle funzionalità operative per un nuovo centro di controllo regionale come quello di Milano si sta completando in un arco temporale di 3 anni: siamo in presenza di un vero e proprio record su scala continentale. Al riguardo basta considerare che il progetto del nuovo centro di Londra è partito agli inizi del 1990 e a tutt'oggi non ha conseguito ancora la piena operatività; per i centri di Francoforte e Maastricht si è iniziato nei primi anni novanta e si è raggiunta la piena operatività del 2002.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il presidente della società che gestisce lo scalo di Lamezia Terme, Vincenzo Speziali, ha chiesto «un deciso intervento presso l'Enav al fine di assicurare il rispetto dei programmi e dei conseguenti obblighi assunti dall'Ente»;
secondo il presidente Speziali «l'installazione del radar di avvicinamento a Lamezia Terme fa parte di un accordo di programma-quadro tra il Ministero delle infrastrutture e la regione Calabria» (cfr. Agenzia WAPA, World Aeronautical Press Agency, 11 febbraio 2003 ore 17,20);
l'impianto aeroportuale di Lamezia Terme non sarebbe in possesso della dotazione tecnica necessaria per deviare, in caso di maltempo, gli aeromobili dalle rotte pubblicate, con evidente pregiudizio per la sicurezza dei voli -:
se non ritenga doveroso intervenire presso ENAV Spa affinché si provveda senza indugio all'installazione del radar di avvicinamento nello scalo aeroportuale di Lamezia Terme in adempimento, fra l'altro, dell'accordo fra Ministero delle infrastrutture e regione Calabria.
(4-05401)

Risposta. - Si fa presente che 1'ENAV - Ente Nazionale Assistenza al Volo, interessato a riguardo, ha riferito di aver dato avvio al completo piano di ammodernamento tecnologico che permetterà, per un periodo medio lungo, di garantire il completo e corretto esercizio di tutte le attività di assistenza al volo necessarie per l'aeroporto di Lamezia Terme.
Tra gli interventi particolarmente qualificanti, si registrano quelli di un totale rifacimento della sala della torre di controllo, sia nelle opere civili sia nelle
consolles, delle sale tecniche degli apparati radio, delle sale di pianificazione dei voli e dei sistemi meteorologici aeroportuali.
Altri interventi di pari importanza sono stati decisi per la parte di impiantistica elettrica e di aiuti luminosi relativi alle piste di volo e alle aree di manovra degli aerei.
Totalmente rinnovato sarà il complesso dei sistemi di radioassistenza che sono fondamentali per permettere agli aeromobili di operare con procedure di avvicinamento e di partenza di precisione anche con condizioni meteorologiche marginali.
Riguardo al servizio di assistenza al volo, assicurato con l'ausilio del mezzo radar, l'Enav conferma che la nuova sala di controllo sarà dotata di
consolles con presentazione radar capaci di garantire l'osservazione degli aerei in continuità, dal decollo fino a destinazione e viceversa, proprio grazie al sistema che erroneamente viene classificato come radar secondario, termine non indicante una capacità di portata inferiore ma, bensì, qualificante una tecnologia di nuova generazione peraltro largamente impiegata in ogni Paese aeronauticamente evoluto, a partire dagli U.S.A.
Con tale radar, anche i controllori di volo di Lamezia, come già avviene nel centro di controllo di Brindisi, saranno in grado di seguire ogni volo, potendo verificare ogni piccolo eventuale discostamento dalla rotta assegnata, ben oltre lo spazio aereo di loro competenza.


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L'Enav fa presente, infine, che l'eventuale crescita del numero dei voli in arrivo/partenza potrà determinare l'installazione di un secondo radar (primario) per evitare il generarsi di possibili ritardi in arrivo o in partenza.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

DI GIOIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella partita di calcio, Brindisi-Foggia, disputatasi nella giornata di domenica 17 novembre 2002, oltre mille spettatori, tifosi del Foggia, che avevano regolarmente acquistato il biglietto si sono visti negare l'ingresso perché lo stadio era pieno;
risulta all'interrogante che successivamente, secondo molte testimonianze, vi sarebbe stata una carica della polizia senza che fosse stato commesso nessun atto inconsulto dai tifosi che pure si erano visti negare l'ingresso allo stadio;
se così fosse, si rischierebbe di creare situazioni di grave tensione e mettere in dubbio l'operato delle forze dell'ordine che svolgono, di regola, con molta responsabilità e professionalità il loro servizio negli stadi di tutta Italia -:
se quanto premesso risponda al vero e, in caso affermativo, cosa si intenda fare se risultassero delle responsabilità nella gestione dell'ordine pubblico nella situazione in oggetto.
(4-04523)

Risposta. - Si comunica che il 17 novembre 2002 si è svolta, a Brindisi, la partita di calcio tra la rappresentativa locale ed il Foggia, nell'ambito del campionato nazionale di serie C/2, alla quale hanno assistito circa 7.000 spettatori, 500 dei quali sostenitori della squadra ospite arrivati in città con diversi mezzi.
Momenti di tensione si sono registrati sin dalla mattina, all'arrivo alla stazione ferroviaria del primo gruppo di sostenitori del Foggia. Alcuni giovani dell'opposta tifoseria hanno tentato di entrare in contatto con essi, ma sono stati respinti dal personale della polizia di Stato presente.
Altri incidenti si sono verificati all'ingresso dello stadio, quando i
supporters del Foggia hanno tentato di evitare l'operazione di filtraggio ai varchi d'ingresso per agevolare alcune decine di persone prive di biglietto d'ingresso. Nella circostanza circa trecento facinorosi hanno scardinato una porta metallica ed hanno aggredito le forze dell'ordine intervenute per ristabilire il regolare ed ordinato afflusso.
D'intesa con la società Brindisi Calcio, allo scopo di prevenire ulteriori disordini all'esterno dell'impianto, ai tifosi del Foggia sprovvisti di biglietto è stato concesso di acquistarli e così assistere all'incontro.
Nel corso della gara le opposte tifoserie hanno dato vita, in numerose occasioni, ad un reciproco lancio di oggetti contundenti, quali frammenti di cemento ricavati dalle gradinate e bottiglie di plastica riempite d'acqua.
Durante l'intervallo della partita un gruppo di tifosi foggiani ha tentato di forzare il cancello di separazione tra i settori della gradinata, prendendo di mira con lancio di oggetti anche il personale delle forze di polizia posto a presidio. Al fine di sedare questi atti d'intemperanza la forza pubblica è intervenuta a più riprese lungo le scale di accesso agli spalti riservati agli ospiti.
Anche al termine della partita un folto gruppo di tifosi brindisini all'esterno dello stadio ha tentato di raggiungere il piazzale dove erano parcheggiati gli automezzi dei tifosi foggiani, trattenuti sulle gradinate. Nell'occasione i tentativi di forzare gli sbarramenti delle forze dell'ordine hanno provocato il ferimento di 13 operatori ed il danneggiamento di alcuni mezzi della questura. Per disperdere gli aggressori sono stati utilizzati anche 8 artifici lacrimogeni.
Un consistente numero di giovani brindisini si è, poi, radunato nei pressi della stazione ferroviaria da dove era prevista la partenza di circa 200 tifosi foggiani. Questi ultimi sono stati, pertanto, scortati presso lo scalo ferroviario di un comune vicino, da cui sono regolarmente ripartiti.


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Il questore di Brindisi ha riferito che i servizi di ordine pubblico sono stati svolti con particolare impegno ed oculatezza da parte di tutti gli operatori, evitando il verificarsi di ulteriori e più gravi incidenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

DI GIOIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha già chiesto, con altro atto, chiarimenti in merito alle cariche subite dai tifosi della squadra di calcio del Foggia nella città di Brindisi;
incidenti simili si sono verificati anche dopo la partita di calcio disputata nella città di Frosinone dove, secondo molte testimonianze, le cariche della polizia avvenute nell'area di parcheggio dove erano stati condotti i tifosi del Foggia, sarebbero del tutto ingiustificate;
quanto sta avvenendo, senza mettere in dubbio l'operato quasi sempre estremamente professionale delle forze dell'ordine nella gestione dell'ordine pubblico negli stadi, crea situazioni di grave tensione e rischia di gettare discredito sulla città di Foggia e sui suoi tifosi -:
quali sarebbero i motivi che hanno portato nei due casi sopra specificati, le forze dell'ordine, a decidere di caricare inmaniera «indiscriminata», ad avviso dell'interrogante, i tifosi presenti e se non si ritenga necessario accertare eventuali «eccessi di zelo» nella gestione dell'ordine pubblico nei casi in questione.
(4-05364)

Risposta. - Si comunica che la partita di calcio svoltasi il 2 febbraio 2003 a Frosinone, tra la rappresentativa locale ed il Foggia, era ritenuta a rischio di incidenti in considerazione dell'annosa ostilità tra le tifoserie, sfociata anche in gravi disordini nelle gare tenutesi durante la stagione precedente.
Pertanto, la locale questura ha predisposto adeguati servizi di ordine pubblico già prima dell'inizio della gara, volti al «prefiltraggio» e controllo dei tifosi.
Durante la partita le forze dell'ordine hanno impedito più volte ad alcuni tifosi foggiani di scavalcare la recinzione tra i settori dello stadio e, nello stesso contesto, hanno identificato e successivamente fermato un tifoso foggiano responsabile di ripetuti lanci di artifici esplodenti denominati «Magnum».
Al termine della partita, poiché i mezzi della società CO.TRA.L. utilizzati per il trasporto della tifoseria ospite avevano subito numerosi danni, tra i quali lo sradicamento di due file di sedili, lo sfondamento di alcuni vetri ed un tentato incendio, gli operatori di Polizia hanno proceduto all'identificazione dei tifosi, molti dei quali risultavano privi di documenti di riconoscimento. In questa fase è stato arrestato uno dei tifosi, per resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale.
I responsabili materiali dei danneggiamenti sono stati accompagnati presso il commissariato Tiburtino per i successivi atti di polizia giudiziaria.
Il questore di Frosinone ha riferito che in nessuna delle situazioni sopradescritte, particolarmente delicate sotto il profilo dell'ordine pubblico, sono state effettuate cariche da parte delle forze dell'ordine.
La forza pubblica ha svolto solamente le necessarie azioni di contenimento delle intemperanze poste in essere da alcuni tifosi.
Per quanto attiene i richiamati episodi avvenuti nella città di Brindisi, in occasione della partita di calcio tra la rappresentativa locale e la squadra del Foggia, si rinvia a quanto rappresentato in risposta all'interrogazione menzionata dall'interrogante nel testo del documento parlamentare.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

FLORESTA e FALLICA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Gaggi è un comune di circa 3.500 abitanti, situato in provincia di Messina, a 6 chilometri da Giardini Naxos e da Taormina, attraversato dalla strada statale 120,


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che costituisce un'importante bretella di collegamento tra dette località, e le Gole dell'Alcantara e l'Etna;
tale circostanza, e la sua vicinanza ai siti turistici sopra indicati, trasformano la città di Gaggi, soprattutto nel periodo estivo e in occasione di feste, in luogo di villeggiatura, con notevole incremento della popolazione residente;
Gaggi è priva di una stazione dei carabinieri, che è allocata nel comune di Graniti, distante circa sette chilometri;
per la vastità del territorio controllato e per l'esiguità dell'organico non si ritiene che detto presidio sia in grado di assicurare una sufficiente ed adeguata azione di prevenzione;
l'aumento, in questi ultimi tempi, nella città di Gaggi in termini qualitativi e quantitativi, di episodi criminosi è venuto ad incidere negativamente sull'opinione pubblica turbandola a tal punto da farla determinare sulla necessità di avere in loco un presidio di salvaguardia -:
se tale situazione sia ritenuta soddisfacente ai fini della salvaguardia della quiete e della sicurezza pubblica;
se non ritenga di provvedere a dotare la città di Gaggi, per le peculiarità di cui sopra, di una autonoma stazione dell'arma dei carabinieri.
(4-04901)

Risposta. - Si comunica che la problematica relativa alla istituzione di un presidio fisso dell'Arma dei carabinieri nel comune di Gaggi è stata più volte esaminata negli ultimi anni, e ritenuta inopportuna, sia dal Comando generale dell'Arma che dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Infatti il comune in questione, che insiste su un territorio di poco più di 7 chilometri quadrati e conta 2.790 abitanti, rientra nella competenza territoriale della stazione dei carabinieri di Graniti, distante pochi chilometri e dalla quale è rapidamente raggiungibile, in caso di interventi urgenti, attraverso la strada statale n. 185.
Il personale di tale stazione, poi, è spesso affiancato da pattuglie del gruppo radiomobile della compagnia di Taormina.
La situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica a Gaggi non presenta problematiche di particolare acutezza ed anzi i dati statistici in possesso dell'Arma dei carabinieri denotano, negli ultimi anni, una significativa flessione dei reati consumati.
Ad esempio, i furti, che in quel comune costituiscono la tipologia criminale di gran lunga più frequente, denotano, nel 2002, una flessione del 30 per cento rispetto al 2000 e del 19 per cento rispetto al 2001 (43 episodi nel 2000, 37 nel 2001 e 30 nel 2002), mentre il numero dei reati più gravi è del tutto marginale.
È, invece, in sensibile aumento il numero delle persone arrestate nel territorio di Gaggi, a riprova della efficacia del dispositivo attualmente assicurato dall'Arma dei carabinieri.
Infatti, gli arresti in flagranza, nel 2002, sono triplicati rispetto al 2000, con un aumento del 33 per cento anche rispetto al 2001.
In tale contesto, la istituzione di un presidio fisso dell'Arma in tale comune comporterebbe oneri finanziari e gravosi adempimenti di ordine infrastrutturale senza particolari vantaggi per l'ordine e la sicurezza pubblica locali.
Tale istituzione, inoltre, implicherebbe una divisione delle risorse umane attualmente disponibili nell'area, nonché la necessità di impegnarne una parte negli incarichi di carattere burocratico ed amministrativo necessari al mero funzionamento del nuovo ufficio.
Tuttavia, al fine di assicurare una più efficace azione di controllo del territorio di Gaggi, soprattutto in considerazione delle influenze delle realtà delinquenziali delle zone limitrofe, ed in particolare del comune di Calatabiano (Catania), ritenuto ad alto indice di criminalità, il Comando generale dell'Arma dei carabinieri sta valutando l'opportunità di rafforzare l'organico della Stazione dei carabinieri di Graniti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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FRAGALÀ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende, da notizie di stampa, che il ponte ferroviario in ferro, situato tra le stazioni di Alì e Rocca Lumera sulla linea Messina-Catania sarebbe a rischio di crollo: infatti nel cemento delle spallette del ponte furono annegati i perni ai quali il ponte sarebbe dovuto essere ancorato con i dadi, ma successivamente avendo gli ingegneri sbagliato i calcoli, si resero conto che i perni erano fuori asse; da qui la necessità di tagliare con la fiamma ossidrica i perni che spuntavano fuori dalle spallette di cemento per assicurare in ogni caso una parvenza di normalità nella statica della costruzione;
di tal guisa il ponte venne poggiato ma non fissato, sopra vennero posati i dadi, a nascondere i perni che non c'erano -:
quali iniziative intendano assumere, i Ministri interpellati, per appurare la fondatezza di quanto pubblicato sugli organi di stampa, al fine di dissipare ogni possibile sospetto per evitare che si ripeta un'altra strage di innocenti a causa di infrastrutture pericolanti «ereditate» dai passati Governi e inspiegabilmente tenute nascoste.
(4-03678)

Risposta. - Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che il ponte sul torrente Fiumendisi, al km 310+435 della linea Messina-Catania, tra le stazioni di Ali e Rocca Lumera, non presenta alcun tipo di anormalità tecnica ed esclude, pertanto, l'esistenza di qualsiasi pregiudizio per la regolarità e la sicurezza dell'esercizio ferroviario.
In particolare, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha dichiarato prive di fondamento le notizie, apparse sulla stampa e citate dell'interrogante, circa un presunto rischio di crollo del ponte a causa di una cattiva manutenzione dei lavori, rilevando che per la posa delle otto travate del ponte, avvenuta nel mese di novembre 1996, Rete Ferroviaria Italiana realizzò nuovi pulvini in conglomerato cementizio armato, con una tecnica per la messa in opera degli ancoraggi e degli appoggi utilizzata proprio per evitare errori di posizionamento degli stessi ed assicurare la conformità di quanto realizzato al progetto.
In tali strutture furono predisposti, in fase di getto, fori del diametro di circa 100 mm per l'inserimento dei tirafondi per l'ancoraggio degli apparecchi di appoggio; i tirafondi furono poi fissati contestualmente agli apparecchi di appoggio definitivi dopo la posa e la regolazione delle travate metalliche su sostegni provvisori.
Da ultimo, dopo aver rilevato che le opere sono state regolarmente collaudate sotto il profilo statico, Ferrovie ha altresì reso noto che da una recente visita straordinaria all'opera d'arte è risultata confermata la perfetta integrità (compresi i tirafondi) e staticità del ponte ferroviario in questione.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

FRAGALÀ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali. - Per sapere - premesso che:
gli antiquari hanno più volte fatto presente l'insostenibile situazione in materia di esportazione di beni rientranti nei termini della legge n. 1089 del 1939 aventi destinazione sia verso i Paesi della unione europea, sia verso paesi extracomunitari;
l'unico ufficio esportazione oggetti d'arte e antichità siciliano, avente sede in Palermo, ai sensi della convenzione stipulata tra la regione siciliana Assessorato per i beni culturali e ambientali (BBCCAA) e il ministero per i beni e le attività culturali, non può operare se non con personale ministeriale;
malgrado l'ufficio di Palermo si sia attivato per richiedere l'intervento dei funzionari delegati all'uopo dal ministero, con inoltro di apposite richieste attraverso la


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soprintendenza dei beni culturali di Roma, referente ministeriale per l'ufficio Esportazione di Palermo, solo in rare occasioni e per di più dopo lunga attesa, è stato dato corso alla designazione del funzionario per lo svolgimento delle incombenze del caso;
in una tale condizione in Sicilia, sede di importanti raccolte antiquarie, risulti oltremodo difficile se non impossibile, il commercio con l'estero di opere d'arte pur se non vincolate e sottoposte a pubblica tutela;
in sede di importazione da paesi extra CEE e intraCEE il problema è stato nel passato risolto di volta in volta e con notevole attesa vista la complicata procedura burocratica che ancora, a causa della mancanza di una delega permanente circa le importazioni all'ufficio esportazioni di Palermo, caratterizza il meccanismo di ingresso delle opere d'arte nel territorio siciliano;
è assolutamente necessario che il ministero per i beni e le attività culturali designi dei funzionari addetti per esaudire le esigenze commerciali degli operatori dell'antiquariato che esportano all'estero la propria merce -:
quali provvedimenti ed iniziative intenda assumere il Ministro per i beni e le attività culturali per soddisfare le legittime esigenze di semplificazione degli operatori antiquari siciliani della Sicilia nonché, alla luce delle semplificazioni della circolare 4261/a4a del 17 maggio 1988 del ministero per i beni culturali e ambientali e in considerazione del decreto del Presidente della Repubblica del 30 agosto 1975 che trasferisce alla regione Sicilia ogni competenza in materia di beni culturali e di quali modifiche intenda farsi promotore insieme al Ministro per gli affari regionali, in sede di conferenza Stato-regioni al fine di definire la materia in un quadro di semplificazione delle procedure che riduca a pochi giorni ciò che ad oggi richiede tempi impossibili e procura gravi danni agli operatori del settore e all'intera economia siciliana.
(4-03845)

Risposta. - In ordine all'interrogazione parlamentare in discorso, riguardante le problematiche in materia di esportazione di oggetti di interesse storico artistico dalla regione Sicilia, interpellata la direzione generale per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico, si rappresenta quanto segue.
L'articolo 1, comma 3 e 4 del decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 1975 n. 637, prevede che «restano subordinate al nulla osta del Ministero per i beni culturali e ambientali le licenze di esportazione previste dall'articolo 36 della legge 1o giugno 1939 n. 1089».
Detta norma, subordinando al nulla osta di questo Ministero le licenze di esportazione, ha inteso introdurre, nella sola materia dell'esportazione, un ulteriore controllo, di natura statale, all'esercizio delle funzioni che, in materia di beni culturali, i commi 1 e 2 del decreto del Presidente della Repubblica sopra citato attribuiscono, in via generale, all'amministrazione regionale.
Su tale scelta, operata dal legislatore regionale di una regione dotata di autonomia speciale, il ministero non ha modo di intervenire.
I suddetti adempimenti, in precedenza affidati alle soprintendenze per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Cosenza ed archeologica di Reggio Calabria, sono stati rimessi, per effetto della circolare n. 7566 del 21 dicembre 1992 dell'ufficio centrale, al soprintendente per i beni artistici e storici di Roma e del Lazio, coadiuvato dal direttore dell'ufficio esportazione di Roma, al fine di consentire «l'impiego di mezzi più ampi di quelli disponibili presso le due anzidette Soprintendenze».
La concreta attuazione della citata circolare ha tuttavia evidenziato, nel corso di questi anni, notevoli difficoltà logistiche e organizzative in particolare per quanto riguarda la tempestiva designazione ed invio da Roma di funzionari delegati a costituire la Commissione di verifica per le esportazioni dalla Sicilia.
Il vigente decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, peraltro, nel ridisciplinare l'intera materia, ha previsto un sistema di doppio controllo, con l'attribuire la competenza


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al rilascio dell'attestato di libera circolazione agli uffici di esportazione competenti per territorio, salvo inibitoria dell'amministrazione centrale, cui la domanda va comunicata (articolo 66, comma 2).
Al fine, pertanto di superare le difficoltà obiettive sopra rappresentate, la direzione generale competente sta valutando l'opportunità di rivedere le disposizioni di cui alla citata circolare nel senso di prevedere per gli uffici di esportazione della Sicilia, l'obbligo di comunicare, per la definitiva efficacia, i provvedimenti adottandi in materia di esportazione di beni di interesse storico artistico e demoetnoantropologico alla direzione generale competente che provvederà, in ottemperanza all'articolo 1, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica 635 del 1975, al rilascio del relativo nulla osta, su parere della commissione consultiva, attualmente chiamata ad esprimersi per l'eventuale inibizione, ai sensi dell'articolo 66, comma 2, sulle richieste di rilascio di attestato di libera circolazione provenienti dal restante territorio nazionale.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.

FRANCI e SUSINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni è stato reso noto l'orario ferroviario estivo adottato dalla società Trenitalia spa;
tale orario risulta essere particolarmente penalizzante per la dorsale tirrenica con particolare riferimento alle province di Livorno e Grosseto;
le modifiche apportate creano disagi rilevanti sia ai pendolari che ai flussi turistici;
il turismo rappresenta un'attività fondamentale per l'economia della Maremma e dei comuni costieri e che nel periodo estivo ha le sue punte massime di afflusso;
il ridimensionamento del servizio ferroviario può creare seri contraccolpi all'economia turistica e notevoli disagi a quei cittadini che ogni giorno utilizzano il servizio per recarsi al posto di lavoro -:
se non ritenga di intervenire sulla società Trenitalia spa affinché non vengano penalizzati i servizi ferroviari ed il flusso dei treni lungo la dorsale tirrenica, che anzi dovrebbe essere potenziato e rafforzato e di ricercare un tavolo di confronto Governo, regione Toscana, enti locali e Trenitalia spa al fine di garantire e migliorare il complesso delle esigenze di trasporto ferroviario sia delle merci che delle persone di collegamento orizzontale e trasversale della Maremma e della costa tirrenica.
(4-03173)

Risposta. - Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che, a partire dall'orario estivo 2002, il riassetto della direttrice tirrenica nord è stato effettuato secondo criteri di implementazione ed adeguamento dei servizi alle esigenze della clientela con la finalità di incrementare il traffico acquisito, di servire al meglio i bacini con più elevate potenzialità, di accrescere l'effetto rete e la possibilità di coincidenze.
In particolare, la Società ha evidenziato che è stato realizzato un cadenzamento biorario (cioè ogni due ore) sulle relazioni Torino-Roma e Milano-Alto Tirreno; l'offerta sulla direttrice tirrenica è stata portata a 14.600 posti al giorno con un incremento di circa 500; sono state razionalizzate le coincidenze a Pisa con il servizio di trasporto regionale per servire i bacini locali; è stata accresciuta la capillarità del servizio sull'intera direttrice portando le soluzioni di viaggio senza cambio da 2.400 a 3.100 collegamenti.
Con i vincoli imposti dalla normativa europea e dagli indirizzi di Governo che impegna le imprese di trasporto di media e lunga distanza al pareggio di bilancio, è stato comunque necessario considerare anche le potenzialità dei diversi bacini al fine di accrescere il servizio soprattutto là dove esso risulta più utile.
Dai dati in possesso di Ferrovie dello Stato S.p.a., riferiti al marzo 2000, il numero dei viaggiatori in origine dalla stazione


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di Grosseto risulta essere stato di 24.000 a fronte dei 40.000 di La Spezia, 56.000 di Livorno, 125.000 di Pisa e 187.000 di Genova. Il confronto con i centri minori appare ancora più significativo - 14.000 Cecina, 12.000 Follonica, 7.600 Campiglia, 6.200 Orbetello contro i 24.000 di Carrara, i 31.000 di Viareggio ed i 39.000 di Chiavari.
La domanda turistica del territorio maremmano è di estremo interesse per la Divisione passeggeri di Trenitalia che, nel riassetto in questione, ha previsto di istituire per Livorno due nuove coppie di treni Intercity, caratterizzati da una capillarità, sulla linea Roma-Torino, ed una nuova coppia sulla Milano-Livorno in sostituzione di una coppia di Eurostar che effettuavano fermate in Maremma solo a Livorno, Pisa, Grosseto, Roma Ostiense.
Per Grosseto è stata effettuata una identica sostituzione di un Eurostar con un Intercity, con un servizio molto più capillare.
Pertanto, su tali basi, Ferrovie ha affermato in conclusione che il servizio nel suo complesso non è stato ridimensionato bensì potenziato e che gli interventi di riassetto sono stati orientati anche nell'area toscana a meglio servire i flussi di media e lunga distanza ed, in particolare, quelli interessati alle destinazioni turistiche.
Relativamente al trasporto regionale, la società ha fatto presente che nella programmazione dell'offerta non è stato ridotto il numero dei propri servizi sulla linea tirrenica. Gli interventi adottati riguardano esclusivamente lievi aggiustamenti per adattare le tracce orarie dei treni regionali alle maggiori novità introdotte dalla divisione passeggeri.
Per quanto riguarda, invece, l'offerta orario programmata per il trasporto delle merci, la stessa è stata modificata per alcuni servizi tenendo conto delle richieste di aggiustamento pervenute dalla clientela.
In particolare, l'offerta da e per il porto di Livorno è passata da 144 treni a 159 treni alla settimana.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

GALLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è ormai nota a tutti la questione riguardante il sovraffollamento delle carceri italiane. Infatti, non poche sono le difficoltà che anche questo Governo sta incontrando per cercare di sopperire a questa incresciosa situazione;
è naturale chiedersi per quale motivo alcune strutture carcerarie appositamente costruite come quella realizzata nella cittadina di Spinazzola, in provincia di Bari, non siano mai entrate in funzione;
qualora tale struttura continuasse a non essere utilizzata per il suo precipuo scopo di carcere mandamentale, ci si continuerebbe a trovare di fronte ad un imperdonabile scempio urbanistico oltre che ad uno spreco di risorse pubbliche ed infine ad una ricettacolo di non ben identificate e definibili attività predatorie di basso profilo morale;
la struttura di cui si parla è tale da poter ospitare un numero di 25-30 detenuti e potrebbe essere di ausilio al vicino supercarcere di Trani che, a quanto risulta, sembrerebbe essere uno dei più sovraffollati istituti penitenziari pugliesi -:
se e come intenda utilizzare tali costosissime opere già realizzate e, con particolare riferimento alla struttura di Spinazzola se e quando intenda rendere operativo tale carcere, che sarebbe sicuramente di supporto nella gestione delle esigenze di una vasta area come quella della provincia di Bari.
(4-05194)

Risposta. - Si rappresenta che in ordine alla utilizzazione delle nuove strutture destinate a casa mandamentale, ultimate e non attivate come l'istituto di Spinazzola, non sono state ancora assunte definitive determinazioni, attesa la scarsa capacità recettiva delle stesse che, non sempre, soddisfa i parametri di economicità fra personale addetto e presenze detentive.
Sono tuttavia in corso di valutazione ipotesi risolutive della questione, ivi compresa la possibilità di pervenire alla permuta


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di tali strutture per le finalità di cui alla legge 14 novembre 2002, n. 259.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

GHIGLIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha appreso della occupazione, seppur temporanea, e della sospensione forzata del TGR a Torino da parte di alcuni studenti universitari, il cui unico fine sarebbe quello di seminare disordine e tensione tra i cittadini e contro le istituzioni;
i soliti noti continuano a spadroneggiare a Torino passando, impunemente, da un'occupazione dell'università all'interruzione di un servizio pubblico;
simili azioni non hanno precedenti e ad avviso dell'interrogante, rappresentano, simbolicamente e fisicamente, l'aggressività e l'arroganza delle frange estremiste torinesi, le quali, evidentemente, hanno una eccessiva libertà di azione -:
quali urgenti misure intenda adottare al fine di migliorare il carente servizio di intelligence torinese che dovrebbe occuparsi della prevenzione degli atti contrari all'ordine pubblico;
se le forze dell'ordine abbiano identificato e denunciato gli autori di tale occupazione.
(4-05022)

Risposta. - Si comunica che, nel periodo dal 16 al 24 dicembre 2002, il movimento antagonista universitario di Torino ha occupato alcune facoltà della locale università ed ha organizzato assemblee e manifestazioni di protesta contro le previsioni della legge finanziaria.
Il 19 dicembre 2002, al termine di un'assemblea svolta presso la facoltà di lettere, un centinaio di aderenti al Collettivo universitario autonomo, emanazione del centro sociale Askatasuna, ha dato luogo ad un corteo non preavvisato per raggiungere la facoltà di biologia, ove era in programma un incontro con il rettore dell'università.
Un gruppo di manifestanti, giunto all'altezza della sede regionale della Rai, si è staccato improvvisamente dal corteo e si è introdotto nell'atrio della sede televisiva, approfittando di una porta di sicurezza lasciata incautamente aperta da un dipendente.
I manifestanti hanno raggiunto, al terzo piano, gli studi del
TG3 regionale, dove era in corso la diretta del telegiornale, esponendo uno striscione.
Nell'impossibilità di proseguire la trasmissione, che in quel momento mandava in onda un servizio registrato, il telegiornale è stato sospeso.
Sul posto è immediatamente intervenuto personale della digos della questura torinese, che ha allontanato i manifestanti, in totale 54, dopo averli tutti identificati.
I 54 sono stati deferiti all'autorità giudiziaria per invasione di edificio ed interruzione di pubblico servizio.
Il Ministero dell'interno non sottovaluta l'accaduto ed il profondo impatto emotivo sulla cittadinanza, della occupazione, in «diretta TV», di una sede televisiva, costretta ad interrompere le trasmissioni.
Si è trattato di un episodio grave, espressione di una forma di illegalità politica che non può essere tollerata.
Nonostante sia elevato il numero degli obiettivi verso i quali possono indirizzarsi gesti del genere (non solo sedi di organi di stampa, ma anche di partiti, di sindacati, di circoli e movimenti politici, di uffici pubblici e così via), vi è un forte impegno delle Forze dell'ordine sia sul piano della prevenzione che nella ricerca e nella individuazione dei responsabili.
Di recente, comunque, sono state ulteriormente sensibilizzate le questure affinché siano intensificati i servizi di prevenzione nei confronti di tutte le iniziative dei movimenti estremisti che possano sfociare in azioni violente.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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GIACCO, BATTAGLIA, DUCA, GASPERONI e ZANOTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere, premesso che:
mercoledì 11 dicembre, in occasione della Mostra fotografica «Cronaca dalla Palestina» in programma a Roma presso la Libreria Mondadori di via Vincenzo n. 10 si sono verificati una serie di atti vandalici durante tutto l'arco della giornata, l'ultimo in presenza di due persone di Medici Senza Frontiere, ha costretto l'organizzazione, su richiesta dei responsabili della libreria Mondadori, a sospendere la mostra fotografica;
i cavi d'acciaio che sostenevano le fotografie sono stati tranciati di netto e il pannello introduttivo, con le motivazioni di quest'iniziativa, è stato strappato sotto gli occhi di Medici Senza Frontiere da un signore appena giunto sul luogo della mostra, questa persona ha iniziato ad aggredire verbalmente le due persone di Medici Senza Frontiere presenti e due persone della Mondadori accorse per porre fine al tentativo di aggressione. A sostegno delle opinioni espresse dall'aggressore sono immediatamente intervenute altre tre persone;
a seguito di quest'aggressione, degli episodi di vandalismo e dei danneggiamenti subiti, Medici Senza Frontiere ha sporto denuncia presso la stazione dei carabinieri di piazza Venezia;
è da stigmatizzare questo comportamento di tipo violento avvenuto a Roma, città «aperta» ed esempio della convivenza civile tra i popoli e dello scambio tra culture differenti;
è vergognoso che questo episodio di intimidazione si sia verificato ai danni di una organizzazione che non ha alcuna affiliazione politica, ideologica o religiosa e che da molti anni interviene nelle zone di conflitto per aiutare le popolazioni;
tale mostra sta girando il mondo e in nessun altro luogo si sono verificati atti di violenza -:
quali misure saranno adottate per garantire un normale svolgimento quando sarà riproposta da «Medici Senza Frontiere» la mostra fotografica «Cronache dalla Palestina».
(4-04942)

Risposta. - Si comunica che l'11 dicembre 2002 alcuni esponenti dell'associazione «Medici senza frontiere», che aveva organizzato presso la Libreria Mondadori di Via S. Vincenzo in Roma una mostra fotografica sul tema «Cronaca dalla Palestina», hanno denunciato al comando dei carabinieri di Roma - Piazza Venezia che uno sconosciuto si era introdotto nella libreria chiedendo lo smantellamento della mostra, a suo dire marcatamente a favore dei palestinesi e dannosa per lo Stato di Israele.
Con la complicità di altri tre individui prontamente intervenuti, il contestatore aveva staccato, con gesto violento, un pannello pubblicitario e, dopo un breve alterco con uno degli organizzatori, si era dato alla fuga insieme agli altri tre facendo perdere le proprie tracce nelle vie circostanti.
Dalle testimonianze raccolte, è emerso che a danno della mostra si erano verificati, nel corso della stessa giornata, altri due episodi di vandalismo, verosimilmente posti in essere dagli stessi autori del gesto di intolleranza.
Al fine di evitare ulteriori turbative, la mostra è stata conseguentemente sospesa.
Il comando dei carabinieri di zona ha trasmesso all'autorità giudiziaria la relativa comunicazione di reato.
Le indagini, tuttora in corso, non hanno consentito finora di individuare i responsabili.
Sono state ulteriormente intensificate, da parte delle forze di polizia, le misure di vigilanza volte a consentire il pacifico ed ordinato svolgimento di tutte le manifestazioni, anche a carattere culturale, potenzialmente soggette a contestazioni di varia natura.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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GIACHETTI. - Al Ministrodelle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 30 aprile 2002, il consorzio Iricav Uno, appaltatore dei lavori relativi alla tratta Roma-Napoli dell'Alta Velocità, ha assunto formalmente un provvedimento di licenziamento per quattro dipendenti, così come denunciato dalle organizzazioni sindacali Fillea Cgil-Filca Cisl-Feneal Uil;
negli incontri tenutisi tra il consorzio Iricav Uno e le organizzazioni sindacali si era convenuto che, anche a fronte di eventuali processi di riduzione dell'attività, sarebbe stato convocato un incontro ad hoc al fine di concordare e verificare un percorso non traumatico per i lavoratori, che tenesse conto di possibili ricollocazioni del personale in altre attività aziendali o complementari all'attività del Consorzio, nel caso coinvolgendo anche soggetti istituzionali;
a fronte anche di accordi sindacali nazionali siglati tra le organizzazioni sindacali e il consorzio Iricav Uno, si e proceduto al licenziamento dei quattro lavoratori senza nemmeno informare le organizzazioni sindacali alle quali si era assicurato un percorso differente, come citato in precedenza, nei casi di esubero -:
a fronte di significativi investimenti nella tratta Roma-Napoli dell'Alta Velocità se ci siano come si potrebbe supporre, dei processi di riduzione di attività concernenti proprio la tratta Roma-Napoli;
in caso positivo quali azioni intendano adottare affinché tale processo non causi ritardi alla consegna di un cantiere così importante per il nostro Paese e soprattutto per il Mezzogiorno e garantisca, in caso di esubero che vi sia un percorso condiviso tra la il consorzio Iricav Uno e le organizzazioni sindacali al fine della salvaguardia occupazionale;
se nonritengano opportuno accertare se vi sia stato un comportamento anti-sindacale nelle iniziative adottate dal consorzio Iricav Uno, anche al fine di garantire il rispetto degli accordi sottoscritti dall'Iricav Uno con le organizzazioni sindacali.
(4-02838)

Risposta. - Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che la realizzazione delle opere civili della tratta ferroviaria veloce Roma-Napoli è stata affidata da TAV, con apposito atto di convenzione del 15 ottobre 1991, al general contractor Iricav Uno, consorzio costituito dalle imprese impegnate nella costruzione.
Secondo l'Atto integrativo alla convenzione, articolo 31
clausola sociale, le problematiche connesse al rapporto di lavoro dei dipendenti del Consorzio ricadono nell'esclusiva competenza dello stesso.
Tale consorzio, in quanto società di scopo, al termine dei lavori è destinato allo scioglimento. Quindi, al graduale compimento delle opere - ad oggi circa l'80 per cento - si accompagna il conseguente disimpegno dei servizi e la cessazione di talune specifiche attività.
In tale ottica, sono stati attuati provvedimenti di riduzione dell'organico riguardante sia lavoratori autonomi sia dipendenti.
Per quanto riguarda i lavoratori menzionati dall'Interrogante, il ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fatto conoscere che il consorzio ha risolto il rapporto di lavoro con i seguenti lavoratori: Anelli Monica, Basso Mauro, Cruciani Giovanni, Grauso Giovanni, ai sensi della legge n. 604 del 1966 che non prevede la preventiva consultazione delle organizzazioni sindacali di categoria.
Dei citati lavoratori, il signor Cruciani è stato ricollocato presso ITALFERR S.p.a. società di ingegneria delle F.S. e lavora presso la direzione lavori di Morolo (Frosinone) la signora Anelli Monica ed il signor Basso Mauro hanno conciliato presso l'associazione imprese generali assistiti dalle organizzazioni sindacali di categoria ed hanno accettato una indennità ad integrazione del T.F.R. a saldo del loro spettanze ai sensi della citata legge n. 604; infine, il signor Grauso, dopo aver impugnato il licenziamento, ha conciliato in data 1o agosto 2002 davanti al giudice del lavoro,


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accettando una indennità del trattamento di fine rapporto a saldo delle proprie spettanze.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

GIORDANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società delle Ferrovie dello Stato sta portando avanti una politica di smantellamento progressivo delle tratte della linea ferroviaria Jonica e della linea Catanzaro Lido-Lamezia;
questa politica è stata caratterizzata dalla deviazione del percorso dei treni viaggiatori e dei treni merci sull'asse Metaponto-Sibari-Cosenza-Paola e viceversa, provocando un ulteriore congestionamento del traffico lungo la dorsale tirrenica;
l'effetto immediato è stato la chiusura notturna della linea Catanzaro Lido-Lamezia e il progressivo depauperamento della linea Jonica;
la divisione infrastrutture ha soppresso la dirigenza della locale unità territoriale Jonica e in tempi brevi si procederà ad un ridimensionamento del reparto movimento;
analoga scelta è stata operata dalla divisione cargo mediante la già attuata soppressione della Gestione Merci e si ipotizza inoltre la soppressione del servizio di assistenza alla clientela di Catanzaro Lido;
queste scelte hanno prodotto la perdita notevole di posti di lavoro in ogni settore e, insieme a prepensionamenti ed esodi incentivati, hanno determinato, nel corso degli anni, una diminuzione sensibile di unità lavorative;
non è mai stata espressa la volontà di assumere personale mancante nei settori dell'esercizio, anche in presenza di verbali di accordo (ad esempio l'officina del decreto-legge di Catanzaro Lido, il personale di bordo, ecc.);
la volontà di cancellare la tradizione ferroviaria jonica e della linea Lamezia-Catanzaro Lido persiste e si manifesta nella programmazione dei servizi in occasione dell'imminente attivazione dell'orario delle Ferrovie dello Stato estate 2002. In questa maniera si determina un danno economico notevole anche al settore turistico;
la divisione passeggeri intende avviare un'opera di sistematica cancellazione dei treni prescindendo, persino, dall'afflusso, notevole, di viaggiatori (vedi, ad esempio, treno I.C. 744 per Firenze-Bologna); sembra vi sia l'intendimento di garantire un I.C. Notte con materiale scadente contravvenendo persino ai principi posti dalla società stessa nella cosiddetta «Carta dei Servizi»;
il trasporto regionale ha orari avulsi dalle effettive esigenze di pendolari e studenti (ad esempio la mancanza di un collegamento diretto e funzionale con l'università di Cosenza) e/o la sovrapposizione con gli orari delle autolinee private, la soppressione delle fermate, la qualità del servizio, ecc., elementi questi che non contribuiscono ad incentivare il trasporto su rotaia;
il comune di Catanzaro si era assunto l'impegno di favorire lo sviluppo del cosiddetto asse attrezzato Catanzaro-Lamezia promuovendo la realizzazione della metropolitana di superficie;
fino ad oggi non esiste un coordinamento con la regione Calabria per favorire la programmazione dei servizi minimi previsti per legge -:
se non ritenga necessario intervenire affinché venga rivitalizzata e potenziata la ferrovia Jonica e la linea Catanzaro Lido-Lamezia;
quali iniziative intenda intraprendere affinché vengano salvaguardati i posti di lavoro.
(4-02917)


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Risposta - Si fa presente che con l'orario in vigore dal giugno 2002 è stata soppressa l'antenna jonica (Lamezia Terme-Reggio Calabria e viceversa) dell'intercity 743/746 denominato «Velia» (Roma-Reggio Calabria e viceversa).
La rimodulazione dell'offerta ferroviaria attuata da Trenitalia S.p.a. trova giustificazione in considerazione sia del bacino di traffico sia della necessità di garantire una maggiore velocizzazione del sistema di trasporto che può essere assicurata solo dai treni Eurostar che, d'altro canto, a differenza dei cosiddetti «Velia», sono treni a composizione bloccata e, pertanto, non possono attuare la scomposizione dei convogli durante il percorso.
Tuttavia, in via temporanea, fino a dicembre 2002, era stata istituita l'offerta di una nuova coppia di
intercity Reggio Calabria-Lamezia Terme e viceversa, al servizio degli utenti della fascia jonica, in coincidenza a Lamezia con i nuovi Eurostar Reggio Calabria-Roma e viceversa.
Con l'entrata in vigore dell'attuale orario invernale, gli
intercity sono stati sostituiti dal servizio regionale che è oggetto del Contratto di Servizio Regionale stipulato direttamente dalla Regione interessata con Trenitalia S.p.a.
Per quanto concerne la problematica relativa alla soppressione dell'assistenza alla clientela nella città di Catanzaro, si fa presente che le attività di Assistenza a Terra, ridefinite mediante l'Accordo nazionale del 29 gennaio 2002 tra Trenitalia e organizzazioni sindacali, prevedono la creazione di una struttura a rete fortemente operativa in grado di seguire in tempo reale lo svolgimento del servizio di assistenza alla clientela.
Tale struttura è articolata in stazioni
Master ed in Presidi, insediati nell'ambito delle stazioni più significative dal punto di vista dei livelli di frequentazione e per la tipologia stessa dell'impianto.
Per quanto riguarda la Calabria la stazione
Master sarà Reggio Calabria, mentre per i Presidi saranno, probabilmente, designate le stazioni di Paola e Lamezia Terme.
In ogni caso, per quanto sopra esplicitato, l'assistenza a Catanzaro sarà, comunque, garantita mediante il coordinamento con la stazione
Master.
Relativamente al trasporto locale, si fa presente che la Divisione trasporto regionale di Trenitalia è in costante contatto con i rappresentanti sia istituzionali sia dei pendolari, ai quali presenta ogni nuova offerta orario in occasione di incontri periodici, nel corso dei quali sono affrontate le problematiche più ricorrenti nel tentativo di condividere le soluzioni percorribili.
Tale partecipazione genera positivi effetti, tanto che in Calabria il numero di viaggiatori è aumentato rispetto agli anni precedenti.
In particolare, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha fatto presente che, proprio al fine di individuare orari che rispondessero pienamente alle esigenze degli studenti diretti all'Università di Cosenza, si sono tenute numerose riunioni a Roccella con il Comitato dei Sindaci ed una rappresentanza di studenti, dove è stato proposto un collegamento appositamente progettato per consentire agli studenti di raggiungere la sede universitaria.
Tuttavia, a causa dei tempi di percorrenza ritenuti troppo lunghi, questo collegamento via ferro è stato rifiutato, come è stata rifiutata anche la proposta di un collegamento via bus, con tempi di percorrenza competitivi con l'auto privata.
Per quanto riguarda, inoltre, la difficoltà di comunicazione tra la linea ionica e quella tirrenica, Trenitalia assicura i collegamenti dalla ionica per Cosenza, via San Lucido, in poco più di tre ore, prevedendo la coincidenza a Lamezia.
Si fa presente, infine, che, a causa dei vincoli infrastrutturali presenti in queste linee, Trenitalia è costantemente impegnata nella ricerca di sinergie con i vettori su gomma, che godono di maggiore elasticità, ed ha raggiunto, proprio nell'area cosentina, accordi con quattro aziende di autotrasporto, che hanno sensibilmente migliorato l'offerta complessiva di trasporto pubblico.
L'analogo progetto di integrazione vettoriale riguardante il territorio della provincia di Reggio Calabria si trova attualmente all'approvazione dei competenti organi regionali.


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Relativamente al trasporto delle merci, si fa presente che nella zona ionica ed in particolare in quella crotonese, esiste un piano di sviluppo industriale con insediamenti assegnati da patti territoriali in cui si stanno sviluppando molte iniziative. La Divisione cargo di Trenitalia, essendo parte attiva, sta sviluppando con varie istituzioni locali un progetto per il decollo dell'area.
Lo spostamento del traffico sulla linea utilizzata attualmente, S. Lucido-Castiglione C.-Sibari-Taranto-Bari, ha portato ad una riduzione dei tempi di percorrenza dei treni tale da garantire ridotti tempi di resa per il cliente.
Le ultime soppressioni, in ordine di tempo, di Gestioni Merci nella zona in questione risalgono a circa 10 anni fa (Melito-Sidereo, eccetera) e furono decise in seguito alla contrazione del traffico.
Al momento, comunque, non sono programmate chiusure di altri punti vendita.
Le azioni di offerta e i conseguenti spostamenti di traffico da una linea all'altra sono il risultato esclusivo di scelte commerciali di Trenitalia.
L'Unità territoriale ionica è stata soppressa con la riorganizzazione di RFI che ha istituito la Struttura organizzativa esercizio, in analogia a tutte le altre realtà territoriali.
Non sono in programma ridimensionamenti dei Reparti territoriali movimento della Calabria.
Il potenziamento della linea Lamezia Terme-Catanzaro Lido, di circa 46 Km di lunghezza con funzioni di collegamento tra la direttrice Tirrenica, Roma-Reggio Calabria, e la linea Ionica, Metaponto-Reggio Calabria, s'inserisce nell'ambito degli interventi di rafforzamento delle interconnessioni tra i corridoi infrastrutturali, nell'ottica di migliorare l'integrazione tra le diverse aree della regione Calabria ed il nord del Paese.
L'intervento di potenziamento infrastrutturale e tecnologico consiste nella realizzazione di una variante di tracciato a semplice binario tra Catanzaro Lido e Settingiano e del riclassamento, con adeguamento degli impianti tecnologici, dell'intera tratta fino a Lamezia Terme.
Tra il maggio ed il novembre 2001 si è svolta la Conferenza di servizi istruttoria, che si è pronunciata positivamente sulla base della progettazione preliminare dell'intervento.
È attualmente in corso la progettazione definitiva ed è imminente l'avvio dell'
iter relativo all'ottenimento del giudizio di compatibilità ambientale.
L'investimento è stimato circa 136 milioni di euro, con finanziamento disponibile di 115 milioni di Euro; l'apertura dei cantieri è programmata entro il 2004, l'attivazione della variante e degli impianti tecnologici entro il 2008.
Con delibera n. 85 del 2002, il Cipe ha approvato il Piano di priorità degli investimenti, redatto dal Gestore dell'infrastruttura ferroviaria. Tale Piano contempla un programma di accelerazione degli interventi riguardanti 7 specifici progetti localizzati nel Mezzogiorno d'Italia.
Secondo tale programma, grazie ad una diversa organizzazione dei cantieri, il Gestore prevede la riduzione della fase realizzativa mediante un maggiore compenso per i relativi maggiori oneri da sostenere. La stima dei tempi si ridurrebbe del 30 per cento fronte di un maggior costo del 20 per cento.
In particolare, per il potenziamento della linea Lamezia Terme-Catanzaro Lido, il programma di accelerazione ha previsto la conclusione dei lavori entro maggio 2007, con un aggravio di costo valutato in circa 28 milioni di euro.
Gli interventi programmati, che comprendono anche la sistemazione del nodo di Catanzaro Lido, oltre a migliorare il collegamento tra la dorsale tirrenica e ionica, come precedentemente evidenziato, permettono positive ricadute sulla mobilità locale attraverso il miglioramento dell'accessibilità alla linea e dell'interscambio modale (Ferrovie dello Stato, Ferrovie Calabre e Autolinee), e consentono inoltre la riqualificazione urbanistica del comprensorio.
Al riguardo si evidenzia che è in corso il
restyling del fabbricato viaggiatori della stazione di Catanzaro Lido, con importo dei lavori di oltre 3 milioni di Euro e conclusione programmata entro il 2004.


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L'intervento prevede anche nuovi impianti di informazione al pubblico ed il prolungamento del sottopassaggio, che svolgerà anche una funzione di collegamento e ricucitura urbana tra la zona a monte ed a valle della ferrovia.
Altri interventi di rilievo in corso sulla linea ionica sono:
il raddoppio del tratto Reggio Calabria Centrale-Melito Porto Salvo: il progetto prevede l'elettrificazione dell'intera tratta, la posa in opera di impianti per il distanziamento automatico dei treni ed opere sostitutive degli attuali passaggi a livello. Obiettivo del progetto è il miglioramento del trasporto metropolitano nel comprensorio reggino, tra Villa San Giovanni e Melito Porto Salvo. Sarà ultimata entro il 2002 una prima fase dei lavori di raddoppio tra Reggio Calabria C.le e Pellaro, già attivato in trazione diesel dal dicembre 1999, e la predisposizione della sede a doppio binario tra la Galleria Capo d'Armi e Melito Porto Salvo, con opere di difesa dal mare in località Capo d'Armi. Entro il 2007 è programmato il completamento del raddoppio con il relativo attrezzaggio tecnologico. L'investimento previsto è di € 127,3 milioni, di cui € 96,3 milioni finanziati dal Contratto di Programma e € 30,7 milioni dalla legge n. 388 del 2000. Per tale raddoppio, il Piano delle Priorità degli Investimenti, nel citato programma di accelerazione degli interventi, prevede la conclusione dei lavori per il febbraio 2006, con un costo per l'accelerazione di circa 19 milioni di euro. Nel tratto Catanzaro Lido-Melito Porto Salvo, sono in fase di avvio le progettazioni relative alle opere sostitutive di passaggi a livello, alla realizzazione di sottopassaggi ed alla posa in opera di nuovi scambi nelle stazioni per velocità in deviata di 60 km/h. Gli interventi programmati, che permetteranno di velocizzare la linea e potenziare i servizi regionali, hanno tempi di esecuzione valutati in 36 mesi e costo stimato di euro 7,2 milioni;
l'arco nord della linea Jonica, invece, è interessato dal potenziamento dell'itinerario Gioia Tauro-Metaponto-Taranto, inserito tra i progetti per la realizzazione di itinerari alternativi per lo sviluppo dei traffici merci. Il costo dell'intervento è di circa 43 milioni di euro di cui euro 17 milioni finanziati dal Contratto di Programma e circa euro 26 milioni dalla legge n. 341 del 1995: la conclusione è programmata entro il 2006.

Per quanto riguarda l'asse ionico, si fa presente che l'importanza dello snodo di Sibari per i collegamenti ferroviari nell'ambito della rete ferroviaria calabrese è condivisa dal Gruppo Ferrovie dello Stato.
Infatti, la stazione di Sibari, che è comune all'asse ionico Taranto-Catanzaro Lido-Reggio Calabria ed alla trasversale appenninica Paola-Sibari, risulta interessata, oltre che dal traffico passeggeri, soprattutto dal traffico merci tra Calabria/Sicilia ed il versante adriatico.
Di conseguenza, a suo tempo, è stata programmata la manutenzione degli impianti tecnologici esistenti nell'ambito della stessa stazione.
Peraltro, tenuto conto dell'impossibilità di assicurare la manutenzione delle apparecchiature del Dirigente centrale operativo (DCO) di Sibari, ormai obsolete e per le quali è estremamente difficile reperire i pezzi di ricambio, sì è determinata la necessità di procedere all'elaborazione di un progetto di ammodernamento tecnico complessivo per la gestione del traffico ferroviario gravitante sull'asse jonico Taranto- Catanzaro Lido-Reggio Calabria e sulla trasversale appenninica Paola-Sibari, in modo da procedere anche ad un opportuno riequilibrio dei carichi di lavoro tra i Dirigenti centrali operativi delle diverse linee ferroviarie.
Il suddetto progetto, che prevede tra l'altro la riorganizzazione del DCO di Catanzaro Lido composto da 3 sezioni con giurisdizione da Sibari a Melito P.S., e di Cosenza, composto da 2 sezioni con giurisdizione Cosenza-Sibari e Sibari-Metaponto, è stato già finanziato e verrà realizzato nei prossimi anni.
Con l'attuazione dei provvedimenti di ammodernamento degli impianti in questione il servizio offerto potrà senz'altro migliorare, recando evidenti vantaggi sia al


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settore del trasporto viaggiatori che a quello merci.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

JACINI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli italiani nel mondo. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante è venuto a conoscenza a mezzo stampa del fatto che dal giorno mercoledì 4 dicembre 2002 un frate cappuccino del convento di Cremona, Padre Giorgio Lucini è prigioniero nel villaggio di Zouhan Hounien in Costa d'Avorio, con altri quattro confratelli e molte famiglie locali di etnia Yacouba, ostaggi di gruppi armati irregolari;
nella suddetta comunità vi sono casi di colera e morbo di Burulì, sono occupati militarmente i dormitori, la cappella, la scuola e l'ospedale, sono state tagliate le linee telefoniche ed elettriche con conseguente blocco dei pozzi dell'acqua, le scorte alimentari bastano per un solo mese;
trattasi del più recente di episodi non isolati che mettono in costante pericolo l'incolumità dei nostri connazionali missionari, principalmente nei Paesi dell'ex Africa Occidentale Francese, nella fascia di savana lungo le piste carovaniere provenienti dal Sudan;
in data 25 febbraio 2003 il sottosegretario di Stato, senatore Alfredo Mantica, ha reso noto quanto il ministero degli affari esteri e l'Unione europea hanno fatto per la liberazione di missionari italiani prigionieri nella Repubblica Centrafricana -:
se e quali iniziative siano state intraprese al fine di ottenere la liberazione dei religiosi coinvolti;
quale sia il loro attuale stato di salute;
quali provvedimenti il Governo intenda assumere, anche nell'ambito dell'Unione europea, per arrivare ad una stabilizzazione dell'intera regione;
se siano stati attivati i regolari canali diplomatici affinché il contingente militare francese di stanza nella Costa d'Avorio si adoperi anche a favore dei citati missionari italiani ed occidentali.
(4-05790)

Risposta. - Rispondo anche a nome del Ministro per gli italiani nel mondo.
Dal 19 settembre 2002 la Costa d'Avorio attraversa una grave crisi politico-militare a seguito del tentativo di colpo di stato (avvenuto in occasione di una visita in Italia del Presidente ivoriano) ad opera di un gruppo di militari ribelli che ha portato ad una divisione di fatto del Paese in due parti: il nord occupato dai ribelli e il sud sotto controllo governativo. La mediazione dell'Organizzazione regionale della CEDEAO (Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale) ha portato ad un cessate il fuoco spianando la strada alla Conferenza di pace convocata a Parigi dalla Francia il 15 gennaio 2003 che ha reso possibile la firma di un Accordo di Linas Marcoussis avallato dalle Nazioni unite con la Risoluzione 1464.
Conformemente all'accordo di Linas Marcoussis si è formato un Governo di «riconciliazione nazionale» guidato da un nuovo Primo ministro, Seydou Diarra, che conta sul sostegno della Comunità internazionale rappresentata da un «Comitato dei seguiti», la cui funzione è quella di facilitare e monitorare l'applicazione degli accordi di pace e in cui l'Ambasciatore d'Italia ad Abidjan rappresenta l'Unione europea. La tensione rimane comunque sempre alta e si registra nell'ultimo periodo una recrudescenza degli episodi di violenza con scontri tra le parti in conflitto in diverse aree dei Paese (ovest ed est).
Una delegazione dei Ministri degli esteri di cinque stati membri (Ghana, Senegal, Guinea e Costa d'Avorio, Nigeria) della Cedeao nell'ambito di una visita in diverse capitali (Washington, New York-ONU, Parigi, Berlino, Londra e, dopo Roma, Bruxelles-UE e l'Aja) per sensibilizzare i Paesi donatori sulla necessità di sostenere finanziariamente la forza di pace della Cedeao in Costa d'Avorio (denominata ECOMICI) ha


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incontrato lo scorso 8 maggio a Roma l'onorevole Ministro degli esteri, Franco Frattini, che ha annunciato un primo contributo finanziario per il dispiegamento di tale forza di pace.
L'Ambasciata d'Italia ad Abidjan è, sin dall'inizio della crisi, in costante contatto, direttamente o per il tramite degli organismi internazionali in loco, con i connazionali presenti nel Paese sia nella regione settentrionale occupata dai ribelli, sia in quella meridionale sotto controllo governativo ed è in stretto coordinamento con la rappresentanza diplomatica francese ad Abidjan per la predisposizione dei piani di evacuazione dei propri connazionali. In più occasioni, alcuni italiani hanno lasciato le zone di guerra per mezzo di operazioni di evacuazione realizzate dall'Ambasciata d'Italia ad Abidjan con il sostegno militare franco-americano (a Bouakè e Korhogo) e francese (a Man). Si segnala altresì che molti religiosi hanno preferito non lasciare il Paese ed essere ospitati dagli ordini religiosi nel sud del Paese, sotto controllo governativo.
La nostra Rappresentanza diplomatica ad Abidjan ha sollecitamente provveduto a verificare l'attendibilità della notizia, riportata a mezzo stampa nel dicembre 2002, del rapimento del frate cappuccino italiano Giorgio Lucini nel villaggio di Zouhan Hounien. Secondo quanto riferito direttamente alla stessa Ambasciata da padre Oliviero, Priore Capo della Congregazione dei Frati cappuccini in Costa d'Avorio, si è potuto appurare che la notizia del rapimento del frate cappuccino Giorgio Lucini era priva di fondamento e che lo stesso unitamente ai suoi colleghi risultava residente nell'istituto religioso di Zouhan-Hounien. Padre Oliviero aveva altresì informato la nostra rappresentanza diplomatica ad Abidjan che, i Capi ribelli presenti a Zouhan-Hounien, avevano messo a disposizione dell'istituto religioso due guardie al fine di proteggerli da bande di malviventi.
All'inizio dello scorso mese di aprile aveva destato seria preoccupazione l'attacco perpetrato ai danni della missione cattolica italiana a Zouhan-Hounien, che comprende anche un ospedale ed una scuola, da parte di militari liberiani al servizio delle forze governative ivoriane. In tale occasione, la nostra Ambasciata ha provveduto tempestivamente a mantenere i contatti con i predetti religiosi tramite la loro congregazione ad Abidjan ed ha effettuato un passo presso la Presidenza della Repubblica per protestare contro l'attacco degli elicotteri sulla missione cattolica italiana. Al contempo, da parte della nostra Ambasciata, veniva richiesto alle forze militari francesi un intervento umanitario per assicurare l'evacuazione verso Abidjan sia dei religiosi sia dei malati. Il 17 aprile 2003 la vicenda si è conclusa positivamente con la completa evacuazione della missione cattolica di Zohuen-Hounien e con il trasferimento della stessa missione ad Abidjan con volo militare francese.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

LA STARZA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la flotta aerea dell'ENAV impiegata nelle ispezioni in volo delle radiomisure, nelle sperimentazioni degli atterraggi con l'ausilio del GPS, nelle prove dell'affidabilità delle procedure FREE FLIGHT, nei programmi Europei di navigazione aerea «ADS» (Automatic Dependance Surveillance) ha raggiunto un periodo di esercizio di quasi venti anni;
i piloti del reparto, oltre che il mancato rinnovo degli aerei, hanno lamentato in varie pubbliche circostanze la inadeguatezza degli apparati di bordo e di condotta rispetto alla tecnologia attuale;
nelle more della situazione della flotta, la cui decisione è stata più volte ribadita dagli Amministratori dell'ENAV e che comporta almeno un biennio per il completo riallestimento -:
se intenda, alla luce di quanto sopra evidenziato, sollecitare la sensibilità dell'ENAV, nei suoi responsabili delle strutture


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tecnico-amministrative nonché negli incaricati della sicurezza del volo e della efficacia dei test in volo e procedere ad alcune implementazioni avioniche (EGPWS-FDR-DIGITAL RADAR and TERRAIN DISPLAY), capaci di dare affidabilità e sicurezza alle operazioni di istituto, attraverso la disponibilità, per i piloti, di apparati, sensori e visori, oggi disponibili su tutti gli aerei impiegati in attività nemmeno paragonabili a quelli dell'ENAV.
(4-05816)

Risposta. - Si fa presente che l'Enav - Ente nazionale assistenza al volo, interessato a riguardo, ha riferito che i propri aeromobili Cessna Citation utilizzati a scopo di radiomisure sono stati di recente implementati con modifiche migliorative, tali da poter garantire l'utilizzo degli stessi nel rispetto della sicurezza e delle normative vigenti.
L'Ente, nello specifico, riferisce che sono state introdotte tutte le modifiche obbligatorie quali B-RNAV, Grond proximity warning system, Spaziatura 8,33 KHZ.
Precisa, inoltre, che l'unica implementazione che dovrà essere obbligatoriamente introdotta entro l'1 gennaio 2005 è quella del sistema Acas (Airborne Collision Avoidance System) divenuto obbligatorio anche per aeromobili che hanno un peso massimo al decollo superiore a 5.700 Kg.
L'Enav fa presente, infine, che i propri aeromobili adibiti al servizio radiomisure sono certificati al «Lavoro aereo» da parte dell'Ente nazionale aviazione civile.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

LANDOLFI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la stazione ferroviaria di Vairano Scalo, in provincia di Caserta, posizionata sulla direttrice Roma-Caserta, è di recente stata oggetto di una drastica diminuzione del numero di corse da e per la Capitale;
il suddetto scalo è un essenziale e vitale snodo di comunicazione per migliaia di pendolari che, nell'arco dell'intera giornata, per motivi di lavoro, debbono andare e tornare da Roma;
i soppressi treni, in partenza dalla stazione di Vairano Scalo, garantivano il servizio di mobilità interregionale non solo agli abitanti della cittadina campana di cui porta il nome, ma anche a quelli di Teano, Sparanise, Pietramelara, Riardo, Presenzano, Caianiello, Pignataro Maggiore, Roccaromana, eccetera;
le difficoltà arrecate dall'eliminazione delle corse ai lavoratori-utenti interessati sono notevolissime e vanno maggiormente ad aggravare una condizione di disagio generata dalla naturale distanza dal luogo di lavoro;
l'eliminazione di queste fondamentali corse ha reso pressoché impossibile il collegamento tra le citate zone della Campania settentrionale e le stazioni di Cassino prima e di Roma poi;
alcune associazioni di tutela degli utenti e dei consumatori hanno già avviato una raccolta di firme -:
quali iniziative intenda adottare per eliminare, o alleviare, il grave disagio arrecato ai numerosi pendolari danneggiati dalle soppressioni delle corse in partenza da detta stazione ferroviaria;
in particolare se non ritenga opportuno sollecitare Trenitalia spa affinché ponga fine, con il ripristino di un idoneo numero di collegamenti, a questa grave situazione di disagio che stride con le finalità di un essenziale servizio pubblico;
se non intenda, nelle more di decisioni definitive, invitare Trenitalia spa ad assicurare collegamenti di raccordo con la più importante stazione ferroviaria di Cassino, che garantiscano le coincidenze da e per Roma.
(4-02073)

Risposta. - Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che a seguito dell'attivazione della variante Rocca d'Evandro-Venafro,


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dal mese di gennaio 2001 è stata disposta la modifica dell'offerta ferroviaria sulla relazione Campobasso-Roma che ha consentito di ottenere una riduzione dei tempi di percorrenza sull'intero percorso di circa 30 minuti.
Con la suddetta attivazione si è registrata una diminuzione dell'offerta nella stazione di Vairano, risultata, peraltro, idonea alle esigenze di mobilità della clientela pendolare così come evidenziato dalle attività di monitoraggio effettuate nel bacino di traffico in esame che hanno permesso di riconfermare tale offerta anche nell'orario in vigore dal 16 giugno 2002.
Nell'ultimo incontro tra la Divisione trasporto regionale di Trenitalia S.p.a., il Presidente della Provincia di Caserta ed i rappresentanti dei Comuni interessati, in cui sono state illustrate le iniziative relative all'offerta dedicata al territorio dell'Alto Casertano, sono state accolte alcune richieste della clientela pendolare.
Infatti, con l'orario in vigore dal 15 dicembre 2002, è stata velocizzata la traccia di alcuni treni interregionali e sono state aggiunte fermate supplementari.
Ferrovie dello Stato ha inoltre sottolineato che, ad oggi, è stato raggiunto il tetto treni/chilometri che Trenitalia si impegna a svolgere per conto della Regione Campania, come indicato nell'attuale Contratto di servizio.
Per eventuali collegamenti aggiuntivi o prolungamenti di quelli già esistenti è, pertanto, necessario prevedere uno specifico Contratto integrativo con gli Enti richiedenti.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere:
se abbia colto lo stupore di tanti cittadini italiani, che hanno subito furti nei propri appartamenti e non hanno visto nessuna mobilitazione delle forze di polizia, così come avvenuto per il Sindaco di Roma, Veltroni, che nel giro di poche ore è riuscito a recuperare tutto quanto gli era stato rubato e sono stati scoperti gli autori dell'atto criminoso;
se non ritiene una esagerazione ed una provocazione verso i cittadini tutti, avere disposto - dopo il furto - la vigilanza assidua di polizia all'abitazione del Sindaco di Roma;
se non ritiene di estendere - per non creare scandalosi privilegi di stampo medioevale - tale vigilanza nelle abitazioni di tutti i cittadini, che continuano ad essere derubati ed a subire furti; cittadini che non vivono tranquilli ma sono sempre in preda alla paura di essere derubati o di trovare i ladri nelle loro abitazioni anche di notte;
se non ritenga di creare una vigilanza assidua e costante sulle strade e fare in modo che i «Vip» possano con i loro denari assicurarsi la vigilanza alla propria abitazione, facendo ricorso alla vigilanza privata.
(4-04467)

Risposta. - Si comunica che il 2 novembre 2002 ignoti si sono introdotti nell'abitazione del Sindaco di Roma, Onorevole Veltroni, presumibilmente con chiavi atte all'effrazione ed hanno trafugato vari oggetti, alcuni preziosi, nonché l'agenda personale del Sindaco.
Le indagini effettuate dalla Squadra mobile della Questura hanno consentito la rapida identificazione ed il successivo rintraccio della responsabile del furto; una nomade già fotosegnalata e conosciuta dagli organi di Polizia giudiziaria per precedenti riguardanti l'ingiustificato possesso di arnesi atti allo scasso.
Un'analoga operazione è stata condotta il 4 dicembre 2002, consentendo il recupero di refurtiva per un importo di circa 150.000 euro, trafugata dall'abitazione di un pensionato nel pomeriggio del 30 novembre 2002.
Nel periodo 1o gennaio/31 ottobre 2002, le operazioni condotte positivamente a termine sono state 129.
Le recenti iniziative quali l'introduzione graduale della figura del «poliziotto di


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quartiere» e le ipotesi allo studio sulla cosiddetta polizia di prossimità stanno a testimoniare dell'attenzione del Ministero dell'interno verso le problematiche sociali della sicurezza, soprattutto in ambiente urbano.
Si precisa, inoltre, che l'Onorevole Veltroni era già destinatario di servizi di vigilanza dinamica e scorta per avere ricevuto minacce dirette a sé ed alla propria famiglia, in relazione agli incarichi istituzionali ricoperti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
appare strano che tir e camion preferiscano percorrere la via Pontina anziché l'autostrada Roma-Napoli -:
se tale opzione non sia determinata dalla minore vigilanza e controlli di Polizia su detta via.
(4-05277)

Risposta. - Si comunica, preliminarmente, che la ex strada statale n. 148 «Pontina» nel novembre 2001, a seguito della dismissione di parte del patrimonio dell'Anas a favore degli enti locali, appartiene alla Regione Lazio ed è affidata, per delega, alla Provincia di Latina.
L'arteria, che collega Roma con Formia per una estensione complessiva di 110 chilometri, è classificata strada extraurbana secondaria, ed è gravata dal limite generale massimo di velocità di Km/h 90.
Nel corso degli ultimi anni, i flussi di circolazione del trasporto pesante sulla via Pontina sono rimasti sostanzialmente inalterati e comunque, secondo quanto riferito dai responsabili della Polizia stradale, non risulta che tale arteria tenda ad essere privilegiata come itinerario alternativo all'autostrada Roma-Napoli nei collegamenti con la capitale.
In generale, anzi, la scelta di questa via è dovuta a strette esigenze di trasporto locale, poiché altrimenti essa si presenterebbe antieconomica e rischiosa per il trasporto industriale, a causa dei notevoli volumi di traffico che la rendono assai congestionata, con frequenti blocchi in occasione di incidenti sia pure di modesta entità o in occasione di lavori di manutenzione stradale.
I servizi di polizia stradale su tale arteria sono stati già da vari anni rafforzati significativamente e coprono le 24 ore.
Lo scorso anno sono stati organizzati circa 5.000 servizi di vigilanza stradale, con una media giornaliera superiore alle 13 pattuglie.
In particolare, è stata aumentata la «visibilità» delle pattuglie nelle ore diurne, sono stati pianificati servizi di controllo delle condizioni psico-fisiche dei conducenti, soprattutto dei mezzi pesanti, con specifico riguardo al rispetto dei tempi di guida e di riposo; infine, sono stati intensificati i controlli sul rispetto dei limiti di velocità, atteso che una delle cause più frequenti di incidenti su tale tratta stradale è costituita dal superamento di quei limiti e dalle manovre azzardate dei guidatori di veicoli leggeri per superare quelli industriali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

LUMIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la libertà di informazione è uno dei capisaldi dei sistemi democratici;
la stampa libera e indipendente è una risorsa per la crescita della società civile e delle istituzioni;
le istituzioni locali devono essere governate secondo i criteri della massima trasparenza, trasparenza che può emergere soltanto dando la possibilità a tutti gli organi della stampa locale di partecipare alla vita istituzionale del proprio Comune, senza discriminarne alcuno;
la trasparenza è ancora più d'obbligo quando si parla di un comune dove si sta


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registrando un'allarmante recrudescenza mafiosa. Nella zona di Partinico, infatti, in quest'ultimo periodo si sono verificati una lunga serie di atti intimidatori e un omicidio di stampo mafioso;
nella stessa area, un nuovo gruppo di imprese denominato «Policentro», vorrebbe insediare, diverse attività commerciali nel campo dell'alta moda, comprensive dei soliti mega-centri commerciali su cui, in particolare, bisogna sempre vigilare, viste le interferenze mafiose che spesso insidiano questo settore. Infatti, da quando a Partinico si è aperto lo scontro per la realizzazione dell'ipermercato e attorno ad esso si è compattato un blocco di interessi politico-imprenditoriali sono tornate quotidianamente le bombe, gli attentati e le intimidazioni;
il sindaco di Partinico ha emesso una corposa ordinanza, fitta di riferimenti normativi e richiami a leggi e codici deontologici, per giungere a una stretta e rigorosa normativa per l'accesso al municipio di telecamere e giornalisti;
di fatto, tale ordinanza è stata studiata per impedire l'accesso ai locali del comune ad una emittente locale che, proprio nello stile delle piccole emittenti, ha fornito ai cittadini informazione libera da condizionamenti sull'attività dell'attuale amministrazione -:
se non ritenga opportuno adottare opportune iniziative di controllo e monitoraggio per ridurre al minimo il rischio di infiltrazioni mafiose e delle organizzazioni criminali nelle attività istituzionali;
cosa intenda fare per consentire ad essi di potere svolgere agevolmente e liberamente, senza pretestuose pastoie burocratiche, l'attività informativa che gli è propria, a beneficio della comunità civile, a garanzia della legalità e della trasparenza e per ridurre il rischio di infiltrazioni mafiose e delle organizzazioni criminali.
(4-05233)

Risposta. - Si comunica che effettivamente nel Comune di Partinico sia lo scorso anno, sia nell'inizio di quello in corso si sono verificati ripetuti episodi intimidatori, che hanno avuto come vittime amministratori pubblici, personalità politiche locali, piccoli imprenditori, commercianti, nonché, in non pochi casi, soggetti legati o vicini alla criminalità locale.
Tra i vari episodi si ricordano l'incendio appiccato, nell'aprile 2002, al cancello dell'abitazione del vice Sindaco di quel Comune, l'invio, il successivo mese di agosto, di due buste contenenti un proiettile al Presidente del Consiglio comunale ed al direttore generale dello stesso Comune, il danneggiamento, nel mese di dicembre, dell'autovettura del Sindaco ed infine, nel mese di gennaio 2003, il danneggiamento di due automobili dell'emittente televisiva
Tele Jato, alle quali sono stati infranti i parabrezza.
In vari casi sono apparsi evidenti la matrice «politica» dei gesti criminosi ed il tentativo di condizionare alcune scelte dell'Amministrazione comunale; altri episodi sono invece ascrivibili al racket delle estorsioni o a regolamenti di conti interni ad ambienti criminali.
Il 16 gennaio 2003 vi è stato l'omicidio di Roberto Appresti, pregiudicato, soggetto a sorveglianza speciale della pubblica sicurezza.
Le indagini sul delitto hanno condotto al fermo dell'omicida e di una seconda persona, entrambi noti negli ambienti della criminalità comune; l'omicidio pare scaturito da una lite per la suddivisione di proventi illeciti.
L'inchiesta, inoltre, ha permesso di apprendere notizie importanti sul contesto nel quale, molto probabilmente, sono maturati molti degli episodi intimidatori avvenuti di recente, tanto è vero che a partire da quel momento si è registrato un netto ridimensionamento dei danneggiamenti a Partinico.
Quanto alla rete televisiva
Tele Jato, essa esprime posizioni di forte critica nei confronti dell'attuale Giunta comunale, che imputa all'emittente comportamenti scorretti, tanto che il Sindaco ha presentato esposti a varie autorità, compresi il Prefetto, il Garante per le comunicazioni e l'Ordine dei giornalisti, mentre un esponente politico


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della maggioranza ed un funzionario comunale hanno sporto denunce per diffamazione e violazione delle norme sulla privacy.
L'emittente risulta gestita da una persona che, pur non risultando iscritta all'albo dei giornalisti o dei pubblicisti, realizza personalmente servizi o interviste poi trasmesse.
Mesi fa, tra l'altro, inviati di tale televisione sono riusciti a riprendere l'accesso negli uffici del Sindaco di un Ufficiale giudiziario che, accompagnato dalla Forza pubblica, stava procedendo al pignoramento della scrivania e della sedia del primo cittadino.
L'episodio, ampiamente pubblicizzato dalla stessa emittente, ha indotto il Sindaco a disciplinare con specifica ordinanza l'accesso nel palazzo comunale degli organi di stampa; l'ordinanza è stata trasmessa anche all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Ovviamente, nel rispetto dei principi di autonomia che reggono gli enti locali, non è nei poteri del Ministero dell'interno sindacare o, addirittura, intervenire in tal materia su atti delle amministrazioni comunali.
Si è andata affievolendo, invece, la controversia che lo scorso anno aveva aspramente opposto la nuova Giunta comunale ed un consorzio di artigiani denominato Co.s.ar., al quale la precedente amministrazione, nel 1999, aveva assegnato una vasta area destinata ad insediamenti artigianali e commerciali.
È stato infatti raggiunto un accordo tra tale Consorzio ed un'associazione di imprese denominata Policentro, che aveva cominciato a concludere compromessi di acquisto con i proprietari degli stessi terreni già assegnati agli artigiani, allo scopo di realizzare un centro commerciale.
L'accordo prevede una ripartizione dell'area per l'allocazione dei rispettivi insediamenti.
La Prefettura di Palermo ha comunque assicurato che sono stati disposti accertamenti su tutti gli episodi sommariamente descritti e che viva attenzione viene prestata anche in merito a possibili tentativi di infiltrazione o di condizionamento mafioso a Partinico e negli altri Comuni della Provincia.
La Questura di Palermo ha, inoltre, sollecitato l'intervento dell'Ispettorato territoriale delle comunicazioni, che ha svolto vari controlli di sua competenza in relazione alle attività di tutte le emittenti televisive operanti nell'area.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MANCINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Cosenza ha aperto al traffico anche l'ultimo tratto del viale Giacomo Mancini, nuova e rivoluzionaria arteria cittadina che oltre ad avere una funzione di razionalizzazione e velocizzazione del traffico, riveste un ruolo sociale determinante nell'abbattimento delle barriere che separavano la zona popolare, e fino a pochi anni fa emarginata di via Popilia, dal resto della città;
l'opera, però, non è ancora completata (infatti la corsia in direzione nord presenta evidenti restringimenti della carreggiata e marciapiedi (sul lato destro) limitati a qualche decina di metri) a causa del fatto che lo smantellamento dell'adiacente deposito delle Ferrovie della Calabria, con il suo binario di collegamento non è stato ancora completato -:
se e quali iniziative intenda prendere affinché sia disposto il definitivo abbattimento della struttura delle Ferrovie della Calabria, che anche a causa della presenza di una grande quantità di lastre di eternit costituisce un luogo insalubre ed insicuro per i lavoratori che vi prestano servizio che con ansia aspettano di essere trasferiti nel nuovo e moderno deposito di Vaglio Lise, attraverso il quale sarebbe immediatamente possibile il completamento del viale Mancini ed anche la bonifica di un'area assai estesa sulla quale potranno


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essere realizzati strutture e servizi di interesse collettivo.
(4-04038)

Risposta. - I competenti Uffici hanno comunicato che, per quanto attiene l'ultimazione dei lavori delle costruende nuove officine di Vaglio Lise, propedeutiche al trasferimento delle vecchie site in via Popilia, di recente è stata approvata una perizia che prevede, tra l'altro, l'ultimazione dei lavori relativi alle opere civili entro il 26 maggio 2003. Per quanto riguarda, invece, i lavori di armamento, sono previsti in contratto ulteriori 2 mesi dall'ultimazione delle opere civili.
Il trasloco delle attrezzature di officina e maestranze avverrà non appena saranno effettuati i relativi collaudi al fine riottenere le necessarie dichiarazione di agibilità.
Le Ferrovie della Calabria, a loro volta, consapevoli dell'importanza che viale Mancini riveste per la cittadinanza di Cosenza, hanno posto in essere quanto nelle proprie possibilità per rendere fruibile all'utenza il viale per tutto il suo sviluppo, e precisamente:
1. hanno già provveduto ad approvvigionare e porre in opera carri ponte e compressori da collocare presso la nuova sede; tale approvvigionamento era stato anticipato in quanto l'impresa appaltatrice aveva assicurato che il nuovo deposito di Vaglio Lise sarebbe stato ultimato in tempi brevi garantendo, in tal modo, l'immediato trasferimento degli impianti con relativa dismissione del deposito in argomento;
2. è stata concessa in uso al Comune di Cosenza una parte del sedime del raccordo ferroviario tra Cosenza centro e il deposito sito in via Popilia al fine di permettere la quasi totale realizzazione del viale Mancini che, a parte un parziale limitato restringimento, è già totalmente ultimato ed utilizzato.

Per effetto di tale concessione i rotabili accedono al vecchio deposito utilizzando un solo binario, al posto dei due che erano disponibili, attuando una procedura di circolazione dei treni per l'ingresso e l'uscita che utilizza alcuni agenti prima impegnati in altri servizi.
In considerazione di quanto sopra, le Ferrovie della Calabria non ritengono, al momento, possibile ridurre i tempi indicati né possono concedere l'utilizzazione di altre aree per eliminare il restringimento di una delle corsie del citato viale.
Per quanto riguarda le lastre di cemento amianto, queste sono sottoposte a controllo periodico della squadra di manutenzione aziendale che, di volta in volta, effettua i necessari interventi sugli elementi particolarmente deteriorati.
Occorre, inoltre, segnalare che da parte delle citate Ferrovie della Calabria sono state eseguite indagini ambientali che non hanno fatto registrare concentrazioni nocive al di sopra dei livelli di sicurezza e ciò in considerazione del fatto che lo stato conservativo dell'intera struttura non presenta elevati gradi di deterioramento.
Pertanto, le Ferrovie della Calabria non ritengono, allo stato attuale, di intervenire con operazioni di bonifica o con loro sostituzione.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MASCIA, MANTOVANI, RUSSO SPENA e CENTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
risulta che a Genova durante il G8 le forze dell'ordine abbiano esploso migliaia di lacrimogeni sui cui bossoli di alluminio vi era riportata la scritta «cartuccia 40 mm a caricamento lacrimogeno al CS, STA - 1 - 98»;
nell'ambito del Comitato parlamentare di indagine sui fatti di Genova l'interrogante, membro del Comitato, aveva chiesto approfondimenti sui gas lacrimogeni utilizzati contro i manifestanti ottenendo dal dottor Valerio Donnini funzionario direzione centrale affari generali - dipartimento pubblica sicurezza (resoconto stenografico audizione del 5 settembre 2001) la seguente risposta: «Per quanto riguarda l'uso del gas, si può parlare di


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innovazioni solo fino ad un certo punto. Molto tempo fa, utilizzavamo il gas CM ma non essendo un chimico, non so dirle la composizione; si trattava di un gas lacrimogeno sparato, a quei tempi, con il vecchio moschetto 91. Per quanto riguarda, invece, i nuovi lacrimogeni, quasi tutti tranne una piccola parte, che credo sia ancora al CM sono al CS. Non sono gas urticanti - come, invece, ho letto su qualche giornale - ma irritanti, vale a dire che attaccano le vie aeree; ovviamente, risultano più efficienti anche se l'azione irritante si esaurisce dopo pochi minuti non appena ci si allontani dalla zona per così dire satura. Ma non si tratta di una novità; non essendo un tecnico e non facendo parte di quella direzione centrale, non posso essere preciso, ma credo che già dal 1994 la Polizia di Stato, come tutte le altre forze di polizia, utilizzasse gas CS. La novella sono le bombolette spray, anch'esse al CS. Hanno quindi la stessa composizione chimica, anzi, per essere precisi, hanno una concentrazione molto minore. Le abbiamo volute - ovviamente, lo ripeto, nessuno si aspettava la situazione di Genova - proprio perché consentono di effettuare un tiro selettivo e, quindi, di indirizzare il getto (una specie di getto liquido) verso la persona che si vuole colpire e non indiscriminatamente nel mucchio»;
la sigla CS sta per ortoclorobenzalmalonitrile, un gas dagli effetti particolarmente pericolosi denunciati fin dagli anni cinquanta in numerosi studi di carattere scientifico che il senatore Francesco Martone ha raccolto in un dossier;
la concentrazione letale di CS per il sistema polmonare del 50 per cento di una popolazione adulta è stimata essere dai 25.000 ai 150.000 mg/m3. Lanciata all'esterno una granata CS genera una nube di 6-9 metri di diametro al centro della quale si può produrre una concentrazione di 2.000-5.000 mg/m3;
il CS micronizzato e mescolato con un antiagglomerante o trattato con idrorepellenti a base di silicone può rimanere attivo per giorni e settimane, se polverizzato al suolo;
secondo uno studio pubblicato nel 1989 dal Journal of the American Medical Association, il CS assorbito verrebbe metabolizzato nei tessuti periferici sotto forma di cianuro, nota sostanza cancerogena. Il professore di tossicologia ambientale all'università Howard e coautore dello studio, Baiulus Walker, in Corea del Sud, dove la polizia locale aveva usato il CS durante manifestazioni (1987), ha riscontrato complicazioni polmonari tra i dimostranti, danni al sistema respiratorio di bambini e casi di danno cromosomico, al punto di affermare che il CS può essere «molto, molto tossico» se usato nelle dosi sbagliate;
secondo la commissione medica coreana «l'uso di gas lacrimogeni contro i civili in Corea del Sud è pratica disumana e non accettabile dal punto di vista medico... Consideriamo l'uso di gas CS e di altri gas lacrimogeni con effetti chimici comparabili, equivalente ad una operazione di guerra chimica contro popolazioni civili, e pertanto chiediamo la totale messa al bando dell'uso di queste sostanze»;
nello studio sull'uso di gas lacrimogeni (Crowd Control Technologies - An appraisal of technologies for political control) commissionato dal Parlamento europeo (European Parliament Directorate General for Research Directorate A The Stoa - Scientific and Technological Options Assessment - Programme) si afferma, tra l'altro, che ad alti livelli di esposizione, il CS può causare polmonite ed edema polmonare fatale, disfunzioni respiratorie, oppure gravi gastroenteriti ed ulcere perforanti;
dai dati raccolti dallo Stoa risulta che l'esposizione a dosi basse di CS aumenta la pressione sanguinea con grave rischio per tutti coloro di età superiore ai trent'anni sotto stress fisico o con un aneurisma non riscontrato. Risulta inoltre che il CS sia irritante, e che alcuni soggetti possono


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sviluppare dermatite da contatto con conseguente formazione di vesciche;
dai dati raccolti dallo Stoa risulta che il CS a dosi più alte è stato associato con disfunzioni cardiache, danni al fegato e morte. Sperimentazioni in vitro hanno dimostrato che il CS è clastogenico (causa la separazione dei cromosomi) e mutageno (causa mutamenti genetici ereditabili), mentre in altri casi il CS può causare un aumento del numero di cromosomi abnormi;
il quotidiano britannico The Times ha scritto che alcuni laboratori negli USA stanno lavorando ad altre «armi non letali» a base di bombe che rilasciano odori nauseabondi per evitare le controindicazioni legate al CS e ad altri lacrimogeni;
decessi da esposizione a CS sono stati documentati e denunciati da Amnesty International fin dalla metà degli anni novanta;
la cartuccia lacrimogena M38/STA-CS, secondo la descrizione che ne viene fatta sul sito della ditta produttrice, la Simad spa di Carsoli (L'Aquila), è composta da un bossolo in alluminio, da una carica propulsiva e da un proiettile in alluminio contenente la carica lacrimogena compressa;
il Journal of the American Medical Association aggiunge inoltre che «la possibilità di conseguenze mediche di lungo termine quali formazione di tumori, effetti sull'apparato riproduttivo e malattie polmonari è particolarmente preoccupante, considerando l'esposizione alla quale vengono soggetti i dimostranti e non dimostranti in caso di operazioni di ordine pubblico»;
in seguito all'uso di CS per reprimere le manifestazioni contro il Trattato dell'Area di libero commercio delle Americhe a Québec nell'aprile 2001, l'ufficio di pubblica igiene canadese avvisò i residenti di indossare guanti di gomma e lenti protettive nel trattare i residui, ed anche di gettare via cibo contaminato, rimpiazzare i filtri dell'aria condizionata e lavare all'esterno le abitazioni;
l'Italia ha ratificato nel 1925 il protocollo di Ginevra contro l'uso di sostanze soffocanti o gas, e nel 1969 almeno ottanta paesi hanno votato per la messa al bando di gas lacrimogeni in operazioni di guerra -:
se gli oltre 6.000 lacrimogeni (dato emerso nell'ambito dei lavori del Comitato parlamentare di indagine sui fatti di Genova) lanciati durante il G8 siano cartucce M38/STA-CS o cartucce di altro tipo comunque contenenti CS e quale concentrazione di CS sia stata prodotta nel capoluogo ligure, in particolare nelle strade dove sono avvenuti gli scontri più violenti;
se le cartucce lacrimogene utilizzate a Genova contenessero CS micronizzato mescolato con un antiagglomerante o trattato con idrorepellenti a base di silicone;
perché nei confronti dei cittadini di Genova non siano state adottate le stesse precauzioni prese dal governo canadese in seguito alle manifestazioni contro il Trattato dell'Area di libero commercio delle Americhe tenutesi a Québec nell'aprile 2001, durante le quali, come a Genova, vennero utilizzate dosi massicce di CS;
se dai referti medici dei manifestanti ricoverati o sottoposti a cure mediche dopo le giornate di Genova risultino sintomi riferibili agli effetti collaterali del CS;
se le cartucce lacrimogene utilizzate a Genova contro i manifestanti siano state sottoposte a test come di norma avviene per l'equipaggiamento delle forze dell'ordine e con quali esiti;
chi abbia deciso l'impiego di cartucce contenenti CS durante le manifestazioni di Genova del luglio 2001;
se esistano studi del ministero della salute sugli effetti dei gas tossici utilizzati per reprimere le manifestazioni di piazza e se, qualora non vi fossero, intenda produrli a partire dalla copiosa documentazione


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esistente, al fine di fornire le opportune direttive al ministero dell'interno;
se, alla luce dei dati raccolti dal senatore Francesco Martone nel dossier, non ritenga opportuno, a scopo precauzionale, bloccare immediatamente l'uso di gas lacrimogeni contenenti CS;
perché nel corso delle audizioni del Comitato parlamentare di indagine sui fatti di Genova, sollecitato da precise domande sul grado di pericolosità dei gas lacrimogeni esplosi contro i manifestanti, il dottor Valerio Donnini ha dato risposte tese a minimizzare i rischi insiti nell'uso del CS, pur esistendo da anni su questo tema una documentazione che solleva pesanti dubbi in proposito;
quali siano gli effetti delle bombolette spray al CS utilizzate a Genova e se il «tiro selettivo» al CS, di cui parla il dottor Valerio Donnini, sia particolarmente nocivo per la salute;
in relazione al protocollo di Ginevra ratificato dall'Italia nel 1925, come giustifichi il diverso regime di uso del CS che, paradossalmente, risulta essere proibito in guerra ma permesso in tempo di pace;
se risulti che il Governo italiano abbia ufficialmente comunicato al Segretariato della Convenzione la composizione chimica dei gas usati per la repressione dei manifestanti nelle piazze visto che, grazie evidentemente a una scappatoia legale nella Convenzione sulle armi chimiche, è possibile di fatto utilizzare gas tossici in operazioni «pacifiche», come ad esempio quelle di law enforcement.
(4-01983)

Risposta. - Si comunica che l'impiego di una miscela del gas comunemente noto come «CS» negli artifici sfollagente in dotazione alle Forze di Polizia del nostro Paese è espressamente previsto dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359, che stabilisce i criteri per la determinazione dell'armamento in dotazione all'Amministrazione della pubblica sicurezza e al personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia.
Tale gas, la cui denominazione chimica è quella di «Orto-Clorobenzaldeide-Malonitrile» (OBCM), è utilizzato nella composizione degli artifici lacrimogeni non solo delle Forze di polizia italiane, ma anche di quelle di vari Paesi europei ed extraeuropei, tra i quali gli Stati Uniti.
Per quanto riguarda il nostro Paese, va precisato che le miscele utilizzate per artifici lacrimogeni contengono percentuali di tale gas variabili dal 2 per cento nelle bombolette spray ad uso individuale, al 20 per cento nelle cartucce per lanciatore calibro 40; negli artifici in dotazione alle Forze di Polizia italiane non sono contenute le diverse miscele denominate CS1 e CS2, nelle quali il gas CS è micronizzato e combinato, in forti concentrazioni, con antiagglomeranti a base di silicone, che rendono il prodotto persistente nell'ambiente.
Gli artifici sfollagente in questione vengono acquisiti dalle amministrazioni che li hanno in dotazione solo dopo essere stati sottoposti a test preventivi, sulla base dei quali vengono corredati di complete schede tecniche e di sicurezza, recanti la composizione, le proprietà fisiche e tossicologiche, nonché le precauzioni d'uso richieste dal prodotto.
Il CS è un composto con forti caratteristiche irritanti per gli occhi, per le vie respiratorie e per la pelle, classificato tra le sostanze tossiche ed irritanti dal decreto legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, che ha dato attuazione alla Direttiva 92/93/CE sulla classificazione delle sostanze pericolose, e dal decreto legislativo 16 luglio 1998, n. 285, che ha dato attuazione ad alcune direttive comunitarie in tema di preparati pericolosi.
Di recente, la Direzione centrale di sanità del Dipartimento della pubblica sicurezza di questo Ministero ha condotto un ulteriore studio sugli effetti del gas in questione, specie negli impieghi come componente di artifici lacrimogeni, basandosi sulle acquisizioni di tutti i più noti ed autorevoli istituti di ricerca scientifica e tossicologica internazionale, con risultati rassicuranti.


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Per quanto riguarda, in particolare, la tossicità sull'uomo, sono note alcune sperimentazioni effettuate nel Regno Unito, che non avrebbero documentato effetti significativi neppure in caso di esposizioni ripetute, salva la forte irritazione agli occhi e alle vie respiratorie progressivamente scomparsa con l'allontanamento dall'ambiente contaminato con l'agente chimico.
Gli effetti del gas sono, infatti, reversibili e tendono ad attenuarsi cessando l'esposizione, fino a scomparire dopo circa 20 minuti dall'assunzione.
In un rapporto recentemente pubblicato nel Regno Unito dal
Committee on toxicity, mutagenicity and carcinogenicity of chemicals in food, consumer, products and the environment del 1999, reperibile tramite Internet, relativamente agli effetti sull'uomo, si afferma che il CS «è un potente irritante, particolarmente per cute ed occhi, viene rapidamente idrolizzato e quindi l'esposizione dei tessuti al CS è transitoria. L'esperienza nell'uso indica che è un irritante cutaneo ed è disponibile solo qualche casistica clinica di sensibilizzazione cutanea. Non vi è alcuna preoccupazione relativamente a mutagenicità, teratogenicità o cancerogenicità del Cs stesso».
Gli ulteriori effetti patogeni, riportati nel rapporto STOA del 2000, commissionato dal Parlamento europeo, presuppongono in ogni caso esposizioni a dosi particolarmente elevate, come riferisce lo stesso rapporto.
Lo stesso Ministero della Salute, con una circolare del 12 ottobre 2001, emanata in occasione dell'emergenza dovuta al rischio di attentati biologici, chimico-tossici e nucleari successivi a quello dell'11 settembre alle Twin Towers, ha classificato il gas CS nella categoria degli agenti irritanti, evidenziando che il meccanismo d'azione consiste in un danno transitorio alle terminazioni sensoriali periferiche dell'organismo umano.
Non risultano fenomeni di «tossicità cumulativa», cioè di accumulo di sostanza tossica a seguito di ripetute esposizioni, né particolari effetti cronici, con la eccezione di fenomeni di sensibilizzazione allergica, rappresentati da dermatite da contatto, rilevati in lavoratori addetti alla produzione industriale di tale gas.
Come si è cennato, non sussiste, al momento, alcun riscontro scientifico in merito al rischio di effetti mutageni sull'uomo, cioè di alterazioni del patrimonio genetico delle cellule, e neppure che si tratti di sostanza cancerogena.
Al contrario, il CS è classificato come sostanza non cancerogena dall'
American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH), prestigioso istituto di ricerca statunitense a livello universitario. L'Istituto Superiore di Sanità ha fatto sapere che questo dato è confermato da uno studio di cancerogenesi per via inalatoria, condotto somministrando il principio attivo in forma di aerosol a ratti e topi, nel quale non è emersa alcuna evidenza di attività cancerogena negli animali sottoposti a concentrazioni di tale gas.
Sull'impiego di tale sostanza risultano alcune raccomandazioni del
National Institute for Occupational Safety and Health, altro istituto di ricerca statunitense di massima autorevolezza, relative alle cautele necessarie nella fasi di produzione e trasformazione industriale del prodotto, quali l'utilizzo di maschere antigas, di occhiali ed altri indumenti protettivi per tutelare i lavoratori esposti a forti concentrazioni del principio attivo.
Il Citato istituto non ha formulato raccomandazioni in merito all'impiego del CS come agente di dissuasione ed antisommossa; tuttavia è praticamente impossibile ipotizzare, in tali condizioni di impiego, situazioni di rischio comparabili con quelle prese in esame relativamente ai cicli produttivi industriali e che hanno suggerito l'adozione delle misure di sicurezza cui si è fatto cenno.
In definitiva, le disposizioni che consentono l'uso di tale gas da parte delle Forze dell'Ordine corrispondono alle risultanze della più autorevole letteratura scientifica internazionale.
Perciò, allo Stato delle conoscenze, nelle concentrazioni utilizzate per gli artifici lacrimogeni, l'impiego del CS è del tutto compatibile anche con le previsioni della Convenzione di Parigi del 13 gennaio 1993


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in tema di «Proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinamento ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione», ratificata dall'Italia con la legge 18 novembre 1995, n. 496, che prevede la possibilità di utilizzare, per il controllo dell'ordine pubblico, composti chimici idonei a produrre rapidamente nell'essere umano irritazione sensoria o effetti inabilitanti di breve durata.
Per tali composti chimici la stessa Convenzione prevede un dovere di comunicazione al relativo Segretariato da parte di ciascun Paese aderente le cui Forze dell'ordine ne facciano uso; al riguardo si assicura che il Ministero dell'Interno o tempo provveduto alla notifica, disciplinata dall'articolo 3, comma 2, lettera
a) del decreto del Presidente della Repubblica 6 luglio 1997, n. 289, recante il regolamento di attuazione della legge di ratifica citata.
Per quanto riguarda gli impieghi degli artifici lacrimogeni in occasione dei disordini verificatisi durante lo svolgimento del Vertice del G8, non si ha notizia di persone che abbiano subito intossicazioni o altre patologie non transitorie per effetto dell'esposizione ai relativi gas.
Ciò premesso, pur non emergendo elementi inconfutabili per rivedere la possibilità di impiego di miscele di gas CS quali artifici lacrimogeni per esigenze di ordine pubblico, il Ministero dell'Interno si appresta a riconsiderare ugualmente tale possibilità, sulla base di eventuali ulteriori e più aggiornate risultanze scientifiche.
Sono stati, infatti, costituiti appositi gruppi di lavoro per il riassetto organizzativo dei Reparti mobili della Polizia di Stato, i quali dovranno anche riesaminare le dotazioni protettive e di contrasto da utilizzare nei servizi di ordine pubblico, nel quadro delle disposizioni generali poste al riguardo dal decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359 già citato, allo scopo di individuare, ove possibile, ritrovati sempre più adeguati a garantire la massima sicurezza sia degli operatori di polizia che dei cittadini.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MASCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da una breve notizia apparsa sul quotidiano Il Messaggero (11 gennaio 2003) si apprende che il questore Salvatore Presenti, nella riunione in prefettura del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ha deciso che i poliziotti di quartiere in forza a Venezia debbano essere solo veneti o abitare in Veneto da almeno 20 anni;
tale decisione apre problemi gravi non solo di natura organizzativa, ma anche sul piano del principio;
sul piano organizzativo tale decisione infatti produrrebbe la necessità di indizioni di concorsi ad hoc, forme di discriminazione dei poliziotti a seconda delle loro origini, trasferimenti coatti di coloro che si sono stabiliti a Venezia da meno di 20 anni;
sul piano del principio questa iniziativa veicola un pericoloso messaggio di tipo «razziale» che certo non giova all'integrazione sociale dei cittadini non veneti;
non si può escludere che iniziative analoghe possano essere prese da questori di altre città aumentando in maniera esponenziale i problemi segnalati -:
se non intenda impartire immediatamente direttive che blocchino iniziative di tale tipo;
se non ritenga che la decisione del questore Salvatore Presenti snaturi il ruolo che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbero avere i poliziotti di quartiere riducendo la loro immagine a un aspetto del folclore locale.
(4-05044)

Risposta. - Si comunica che la Questura di Venezia ha definito totalmente destituita di fondamento la notizia, riportata dal quotidiano «Il Messaggero», secondo la quale, nel corso di una recente riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di quella città, lo stesso Questore avrebbe dichiarato che gli operatori da impiegare nei servizi di


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«poliziotto e carabiniere di quartiere» dovrebbero essere di origine veneta o comunque residenti in quella Regione da almeno 20 anni.
Verosimilmente, il redattore dell'articolo ha equivocato su un requisito che effettivamente è da considerare decisivo, a Venezia ed in ogni altra città, per la buona riuscita di questo nuovo modulo operativo, ossia la buona conoscenza, da parte di ciascun agente, del territorio nel quale dovrà svolgere il particolare servizio.
Tale requisito, però, non è da porre in relazione automatica né con la città di origine degli operatori, né con un numero minimo predeterminato di anni di servizio presso la stessa sede, ed infatti dei dieci operatori della Polizia di Stato selezionati, su base volontaria, per assolvere ai compiti di «Poliziotto di quartiere» nella città di Venezia, solo quattro sono veneti, mentre gli altri sei sono originari, rispettivamente, delle città di Parma, Terni, Trieste, Gorizia, Roma e Teramo; nessuno di essi presta servizio presso la Questura di Venezia da più di tre anni.
Anche per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri i criteri adottati per la selezione degli operatori da adibire ai compiti di «Carabiniere di quartiere» prevedono quello dell'aver prestato servizio per almeno due anni nella Stazione competente per territorio, ma non tengono in alcun Conto la località di origine degli operatori interessati.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MEDURI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in base al «rapporto Calabria» per l'anno 2003, elaborato dall'Eurispes, viene messo in evidenza il problema del sovraffollamento delle strutture penitenziarie presenti in regione;
risulta esservi ben un 10 per cento in più di detenuti rispetto a quanto previsto dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
il tasso più elevato di sovraffollamento si registra nel carcere di Locri, dove c'è oltre la metà in più dei detenuti previsti con un + 94 per cento;
la maglia nera degli istituti penitenziari che superano il limite di tollerabilità va a Castrovillari ma le stesse difficoltà si verificano a Reggio Calabria e Paola;
a ciò bisogna aggiungere le carenze di organico della polizia penitenziaria, le difficoltà nelle quali si trovano a dover operare le strutture di assistenza in particolar modo sanitarie -:
quali iniziative il Governo intenda adottare affinché in Calabria venga affrontato il problema del sovraffollamento delle strutture penitenziarie e si adoperi a progetti per migliorare le condizioni di vita all'interno delle carceri;
se non si ritenga inoltre di potenziare gli organici della polizia penitenziaria e di sostenere le associazioni e le strutture che collaborano nel recupero dei detenuti.
(4-05402)

Risposta. - Presso gli istituti penitenziari calabresi risultano presenti, alla data del 31 marzo 2003, 1.996 detenuti, a fronte di una capienza di tollerabilità stimata in 2.886 unità.
Dunque, dall'analisi del dato fornito, non sembra
ictu oculi denotarsi una situazione di eccessivo disagio sotto il profilo del tasso di affollamento, specie se confrontato con le realtà di altre regioni italiane per le quali il tasso di densità abitativa è di gran lunga superiore.
Per completezza d'informazione si fa presente che i dati in possesso dell'interrogante, desunti dal «rapporto Calabria» redatto dall'Eurispes, non sono esatti. Negli istituti calabresi citati (Locri, Castrovillari, Reggio Calabria e Paola) la presenza dei detenuti rispetto alla capienza tollerabile prevista è, tranne che per l'istituto di Locri, inferiore rispetto alla capienza attualmente prevista.
In particolare nell'istituto di Paola risultano presenti, alla data del 23 marzo


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2003, 202 detenuti, a fronte di una capienza di tollerabilità stimata in 235 unità.
Alla stessa data nell'istituto di Reggio Calabria risultano presenti 222 detenuti, a fronte di una capienza di tollerabilità stimata in 247 unità mentre nell'istituto di Castrovillari risultano presenti 177 detenuti, a fronte di una capienza di tollerabilità stimata in 204 unità.
Pertanto, solo nell'istituto di Locri, ove risultano presenti 129 detenuti a fronte di una capienza di tollerabilità stimata in 128 unità, vi è un detenuto in più rispetto alla capienza massima.
In ordine alle iniziative atte a risolvere il problema del sovraffollamento vi è un costante impegno del competente Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nella individuazione e predisposizione di tutti quegli accorgimenti allo stato possibili per garantire una distribuzione equa e pressoché corretta della popolazione detenuta tra gli istituti.
Più in generale, si rappresenta che il problema del sovraffollamento è al centro di una continua ed intensa attività di monitoraggio da parte della competente Direzione generale, impegnata nell'opera di contenimento dei potenziali effetti distorsivi che un fenomeno quale quello sopra segnalato può sortire, specie poi negli istituti ubicati nei centri metropolitani.
Al fine di contenere il livello di sedi penitenziarie a più alto indice di sovraffollamento, sono stati progressivamente attuati numerosi sfollamenti, anche a cadenza periodica, finalizzati a favorire il deflusso della popolazione detenuta verso bacini di utenza più ricettivi, in conformità, peraltro, alle raccomandazioni formulate sul punto dal Comitato Europeo per la Prevenzione delle Torture e dei Trattamenti Inumani.
Per quanto concerne la situazione degli organici della Polizia penitenziaria della Regione Calabria, risulta un esubero di personale, nei vari ruoli e di entrambi i sessi, di circa 416 unità.
Pertanto, alla luce di tale consistente eccedenza e tenuto conto, al contrario, della grave situazione in cui versano gli istituti penitenziari dell'Italia Settentrionale, non è al momento previsto un incremento degli organici della predetta regione.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

MESSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
quali iniziative urgenti intenda assumere riguardo discipline e sport estremi, come il bungee jumping, il free climbing e l'hydrospeed, che si sono dimostrati pericolosi per quanti li praticano;
se non ritenga opportuno, in particolare, vietare ogni forma di jumping.
(4-03096)

Risposta. - In ordine all'interrogazione parlamentare in discorso, interpellati gli uffici competenti, si rappresenta quanto segue.
Si premette che gli sport citati dall'interrogante non sono riconosciuti, ai fini sportivi, dal Comitato olimpico nazionale italiano.
Al riguardo, si informa che il Consiglio nazionale del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) opera il riconoscimento, ai fini sportivi, di una Disciplina sportiva associata, in attuazione del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, dello Statuto dell'Ente e del regolamento delle discipline associate.
Si precisa, altresì, che nel procedere all'esame delle richieste sono tenuti nella massima considerazione, oltre i requisiti necessari ai fini del riconoscimento stesso, valori inerenti la socialità ed il benessere, con una particolare attenzione alla salute ed alla sicurezza della persona.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Mario Pescante.

MESSA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
se siano a conoscenza che nell'hinterland tiburtino, con sempre maggiore


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insistenza, i residenti nei comuni di Guidonia Montecelio e Tivoli reclamano una più incisiva azione di contrasto dei fenomeni legati alla cosiddetta microcriminalità -:
quali iniziative intendano assumere per assicurare una maggiore presenza sul territorio delle forze dell'ordine;
se sia previsto il potenziamento degli organici di polizia e carabinieri attualmente in servizio nel comprensorio indicato;
quali e quanti siano i reati, divisi per tipologia, che si sono verificati, negli ultimi tre anni, nei comuni di Guidonia Montecelio e Tivoli.
(4-04189)

Risposta. - Si comunica che la situazione della sicurezza pubblica nei comuni di Guidonia-Montecelio e di Tivoli appare in linea con quelle registrabili nelle altre aree ad alta densità di popolazione della provincia di Roma e, a giudizio del Prefetto, non desta particolari preoccupazioni.
I delitti maggiormente riscontrati sono quelli contro il patrimonio, tra i quali assumono rilievo i furti, i danneggiamenti e, in misura molto minore, le rapine.
Peraltro, la costante attività di contrasto condotta dalle Forze di polizia sia attraverso il dispositivo di controllo del territorio sia mediante i servizi di carattere info-investigativo ha permesso di conseguire significativi risultati, soprattutto per quanto attiene ai furti, in calo di circa il 20 per cento dal 2000 al 2002, con particolare riferimento a quelli di e su autoveicoli, in appartamenti ed in negozi.
In diminuzione, ancorché meno pronunciata, sono anche gli scippi ed i borseggi.
L'analisi comparata dei dati relativi al richiamato triennio denota altresì un calo del 10 per cento per quanto attiene alle rapine; parimenti in decremento, fra gli altri delitti, risultano le estorsioni, i danneggiamenti, le truffe e gli incendi dolosi.
Quanto alla presenza delle Forze dell'ordine, al dicembre 2002, la Polizia di Stato dispone del Commissariato distaccato di pubblica sicurezza avente sede in Tivoli (articolato anche su un posto di polizia a Guidonia), presso il quale prestano servizio complessivamente circa ottanta operatori sui settantotto previsti in organico.
Eventuali ulteriori assegnazioni saranno riesaminate, compatibilmente con le esigenze di altre realtà del Paese, allorquando avranno luogo future immissioni in servizio di dipendenti della Polizia di Stato.
L'Arma dei carabinieri disloca nella zona, oltre alla Compagnia di Tivoli, le Stazioni di quest'ultimo centro e di Guidonia, le quali dispongono complessivamente di quarantatré militari.
Al riguardo, il Prefetto di Roma ha comunicato che è allo studio la possibilità di elevare a Tenenza il Comando di Guidonia.
A Tivoli è presente, altresì, una Compagnia della Guardia di finanza, competente anche per il territorio di Guidonia-Montecelio, con una forza di sessanta operatori.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere se non ritenga di adottare le opportune iniziative affinché sui mezzi pubblici siano più visibili le targhette indicanti i posti riservati agli invalidi ed agli anziani.
(4-05409)

Risposta. - Si fa presente che la normativa riguardante la «segnaletica di servizio al pubblico all'interno dei veicoli» è individuata dalla tabella della Commissione tecnica di unificazione nell'autoveicolo (Cuna) NC 587/10, nella quale appunto sono, tra l'altro, stabiliti la forma e le dimensioni delle targhette indicanti i posti riservati nonché dei caratteri a stampa.
La tabella Cuna in questione, adottata dalla citata Commissione, è stata approvata - secondo prassi - con circolare ministeriale n. 1202/4005 del 23 ottobre 1986.
Entro il 13 agosto 2003, dovrà essere recepita la direttiva 2001/85/CE «carrozzerie degli autobus», il cui allegato VII, al punto 3.4 «pittogrammi», ne dispone l'adozione,


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in corrispondenza degli spazi dedicati, rappresentanti le stilizzazioni grafiche dei passeggeri su sedia a rotelle e di quelli con ridotte capacità motorie. Ciò comporterà la sostituzione delle targhette con simboli grafici.
Ciò premesso, nell'esprimere piena condivisione delle motivazioni dell'Interrogante e in aggiunta alle azioni amministrative che possono essere adottate, rimane auspicabile il massimo rispetto delle esigenze delle persone anziane e dei portatori di handicap, in particolare a bordo dei veicoli in servizio pubblico ed indipendentemente dalla leggibilità delle scritte che a ciò esortano.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi si è registrata in Calabria, in particolare nel territorio Lametino ed in quello di Reggio Calabria e della sua provincia, una recrudescenza del fenomeno mafioso;
oltre agli omicidi verificatasi nel lametino, due giovani vittime sono state trucidate nella locride e nella piana di Gioia Tauro (Rosarno e Cinquefrondi). Tutti certamente dovute a lotte tra le varie cosche mafiose che da tempo dominano nei territori;
a Reggio Calabria e provincia, si verificano poi, quotidianamente atti intimidatori nei confronti di amministratori, imprenditori, professionisti, commercianti, artigiani e agricoltori;
i messaggi del racket continuano ad aumentare quotidianamente;
mentre aumenta la criminalità mafiosa si ha notizia di un possibile trasferimento del dottor Salvatore Boemi, sostituto procuratore presso la DDA di Reggio Calabria;
risulta all'interrogante che mentre in quei territori si riscontrano carenze di organici tra le forze dell'ordine, personale di Polizia specializzato nell'opera di controllo del territorio operante in particolare nei reparti prevenzione crimine di Rosarno e Siderno, sarebbe stato trasferito nel Veneto -:
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di far sentire l'intero territorio della Calabria sempre parte integrante del paese anche nella lotta della criminalità organizzata;
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di ridare certezza sicurezza e giustizia ai cittadini della provincia di Reggio Calabria e della Calabria tutta.
(4-00859)

Risposta. - Si comunica che il 13 settembre 2001, a Rosarno (Reggio Calabria), fu rinvenuto all'interno di un'autovettura il corpo carbonizzato di un diciannovenne pregiudicato del luogo, Francesco D'Agostino, fiancheggiatore della locale cosca mafiosa dei «Bellocco».
Il giorno successivo, ad Agro di Polistena (Reggio Calabria), fu rinvenuto il cadavere del ventottenne Graziano Salvatore D'Agostino, il quale, secondo le risultanze delle indagini condotte dall'Arma dei carabinieri, sarebbe stato ucciso per futili motivi da un giovane del luogo.
Entrambi gli omicidi risultano consumati nel contesto di faide e ritorsioni tra consorterie criminali operanti nella provincia reggina, a testimonianza di crescenti tensioni legate, in quella fase, al riassetto degli equilibri decisionali interni al mondo criminale, pesantemente condizionati dalla continua azione repressiva delle Forze di polizia.
Infatti, i tradizionali equilibri esistenti tra i sodalizi criminali radicati sul territorio erano stati compromessi, in quei mesi, da ripetute operazioni di polizia le quali, oltre a consentire l'arresto di numerosi associati, hanno condotto all'adozione di diverse misure di prevenzione di natura personale e patrimoniale. Nell'ambito dell'azione di contrasto attuata all'epoca dei fatti delittuosi sono state individuate 9 cosche operanti nella provincia di Reggio


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Calabria e sono stati perseguiti, con azioni giudiziarie, ben 120 affiliati. Nello stesso periodo si è proceduto a 113 azioni di sequestro giudiziario ed alla confisca di 28 beni di provenienza illecita.
L'intensificazione dell'azione di contrasto al fenomeno della criminalità organizzata ha portato, nei mesi successivi ai delitti di cui sopra, alla cattura di numerosi latitanti, tra i quali il boss della
'ndrangheta Gaetano Santaniti, inserito nel Programma speciale di ricerca dei 30 di massima pericolosità, 7 esponenti di spicco della 'ndrangheta inseriti nell'Opuscolo dei 500 più pericolosi ed altri latitanti di rilievo minore. Più recentemente, la cattura del boss Luigi Facchineri, avvenuta in Francia, ha aperto nuove strade investigative, che potranno essere perseguite anche accentuando l'attività di cooperazione internazionale di polizia già in atto.
Va evidenziato che l'impegno investigativo delle Forze di polizia ha prodotto apprezzabili risultati nell'intero ambito regionale, con l'arresto di diverse decine di affiliati alle locali organizzazioni mafiose dedite, soprattutto, alle estorsioni.
Quanto a Reggio Calabria, nel gennaio scorso sono state tratte in arresto tre persone per associazione a delinquere finalizzata all'estorsione e all'usura.
Inoltre, l'11 febbraio 2003 la Squadra mobile della Questura reggina ha eseguito diciassette ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, usura ed estorsione; i destinatari dei provvedimenti restrittivi sono da considerarsi quali componenti dell'«ala militare» del potente sodalizio «De Stefano» e fra di essi sono ricompresi pericolosi sicari. Nel corso delle perquisizioni domiciliari sono stati sequestrati titoli e somme di denaro per un totale di oltre seicentomila euro.
Particolare impulso è stato dato all'attività di prevenzione che a Reggio Calabria ha visto raddoppiare il numero delle volanti ed un'intensificazione dell'attività di controllo con il sostegno dei Reparti di prevenzione crimine.
Sono stati attuati, inoltre, alcuni interventi di aggiornamento tecnologico, come la realizzazione della nuova Sala operativa della Questura, con interconnessione con le Sale operative delle altre Forze di polizia, l'attivazione della radiolocalizzazione delle autovetture e del sistema di videoconferenza.
Sempre sotto il profilo della prevenzione generale, sono stati adottati numerosi strumenti di programmazione negoziata con l'Amministrazione locale, gli Enti economici e l'imprenditoria locale, finalizzati a sostenere lo sviluppo economico della provincia anche con misure di tutela della sicurezza pubblica.
Dal 20 gennaio 2003, inoltre, è stata avviata la sperimentazione, in alcune aree del capoluogo, del servizio del «Poliziotto e Carabiniere di quartiere».
Quanto alla presenza delle Forze di Polizia nella provincia, il numero di abitanti per singolo operatore di polizia è pari, per il reggino, a 127 (il corrispondente valore a livello nazionale è 256).
Ciò premesso, non si può non rilevare che il forte radicamento della criminalità organizzata nel territorio reggino costituisce, nonostante il positivo impegno delle Forze di Polizia e della Magistratura, un dato di perdurante allarme sociale.
Le problematiche della sicurezza nel capoluogo sono state affrontate il 23 gennaio 2003 dal Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica di Reggio Calabria, al quale ha partecipato anche lo scrivente.
È stato sottolineato in questa sede che, seppure nel contesto di una contrazione della delittuosità in genere nella città e nell'intera provincia, il fenomeno degli atti intimidatori appare in significativo aumento, mentre l'attività delle Forze di Polizia incontra il tradizionale ostacolo costituito dalla scarsa collaborazione delle vittime.
Si è, inoltre, osservato che, oltre alla costante attenzione istituzionale ed all'impulso sempre più deciso nell'azione delle Forze di polizia, uno dei punti di interesse primario per contrastare il fenomeno consiste nella maggiore diffusione della cultura della legalità come fattore di crescita della


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coscienza civile e, soprattutto, della fattiva collaborazione dei cittadini con le Forze dell'ordine. Questo obiettivo può essere perseguito, tra l'altro, facendo leva sul sostegno che viene dalle elargizioni a favore dei soggetti colpiti da attività estorsive, di cui alla legge n. 44 del 1999, sulla celerità nell'adozione delle misure di protezione garantita dalla nuova legge sui collaboratori e testimoni di giustizia e sull'impegno delle Associazioni operanti nel settore dell'antiracket e dell'usura a diffondere la cultura della denuncia, anche attraverso la previsione che, in caso di inadempimento, si possa perdere lo status di associato.
Sono stati evidenziati, peraltro, gli ulteriori interventi compiuti e quelli in fase di definizione, tra i quali rilevano un più incisivo piano dei servizi di controllo del territorio coordinato, in fase di espansione nell'intera provincia, l'avvenuta promozione dei «Comitati di Indirizzo» fondati sul raccordo delle Forze di polizia con le autorità locali ed il sostegno dato all'associazionismo antiracket.
È stata, altresì, ribadita la necessità di una ulteriore accentuazione delle attività investigative, anche sulla scorta di alcune recenti operazioni di polizia che hanno portato alla cattura di due pericolosi latitanti affiliati a cosche mafiose locali, da parte della Direzione Investigativa Antimafia, nonché un'intensificazione dell'attività di prevenzione patrimoniale, con riferimento agli interessi della malavita nel settore degli appalti.
Le problematiche connesse alla recrudescenza delle fenomenologie criminose evidenziatesi nella provincia di Reggio Calabria sono state approfondite, da ultimo, nel corso di un incontro tra il Ministro dell'Interno ed una delegazione di parlamentari calabresi che si è tenuto il 30 gennaio 2003.
In quella sede, nel ribadire il massimo impegno delle Forze dell'Ordine nell'azione di contrasto, è stato assicurato anche un tempestivo ulteriore rafforzamento dei relativi organici ivi operanti per un totale pari ad almeno 50 unità.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che il dottor Vincenzo Speziali, Presidente della Sacal, società di gestione dell'aeroscalo di Lamezia Terme (Catanzaro), avrebbe avuto notizia informale che l'Ente Nazionale Assistenza Volo (Enav) sarebbe intenzionato ad apportare alcune modifiche al programma originario di ammodernamento degli impianti sullo scalo lamentino, con grave ridimensionamento e tagli di spesa;
ma risulterebbe ancora maggiore la penalizzazione dell'aeroporto di Lamezia, giacché l'Enav avrebbe, altresì, dirottato su altro scalo l'installazione del radar di avvicinamento, prezioso strumento di sicurezza per il traffico aereo;
l'aeroporto di Lamezia Terme è il più grande e, per la sua stessa locazione, il più importante della Calabria, effettua oramai numerosi voli anche internazionali e necessita, quindi, di tutte le potenzialità e gli strumenti utili a garantire la massima sicurezza;
anche la politica attuata dall'Alitalia, società aerea che fino a poco tempo fa deteneva il monopolio per i collegamenti nazionali, appare penalizzante per quello scalo aeroportuale, considerati i ritardi registrati, quasi quotidianamente nei voli in arrivo e partenza da e per Roma, nonché la poca sicurezza delle aerovie -:
se corrisponda al vero quanto riportato in premessa ed in caso affermativo se non ritenga di dover chiedere tutte le garanzie in termini di sicurezza per l'aeroporto di Lamezia Terme che serve ben due terzi dell'intero bacino d'utenza del territorio calabrese.
(4-05498)

Risposta. - Si fa presente che l'Enav - Ente nazionale assistenza al volo, interessato a riguardo, ha riferito di aver dato avvio al completo piano di ammodernamento tecnologico che permetterà, per un periodo medio lungo, di garantire il completo e corretto esercizio di tutte le attività


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di assistenza al volo necessarie per l'aeroporto di Lamezia Terme.
Tra gli interventi particolarmente qualificanti, si registrano quelli di un totale rifacimento della sala della torre di controllo, sia nelle opere civili sia nelle
consolles, delle sale tecniche degli apparati radio, delle sale di pianificazione dei voli e dei sistemi meteorologici aeroportuali.
Altri interventi di pari importanza sono stati decisi per la parte di impiantistica elettrica e di aiuti luminosi relativi alle piste di volo e alle aree di manovra degli aerei.
Totalmente rinnovato sarà il complesso dei sistemi di radioassistenza che sono fondamentali per permettere agli aeromobili di operare con procedure di avvicinamento e di partenza di precisione anche con condizioni meteorologiche marginali.
Riguardo al servizio di assistenza al volo, assicurato con l'ausilio del mezzo radar, l'Enav conferma che la nuova sala di controllo sarà dotata di
consolles con presentazione radar capaci di garantire l'osservazione degli aerei in continuità, dal decollo fino a destinazione e viceversa, proprio grazie al sistema che erroneamente viene classificato come radar secondario, termine non indicante una capacità di portata inferiore ma, bensì, qualificante una tecnologia di nuova generazione peraltro largamente impiegata in ogni Paese aeronauticamente evoluto, a partire dagli U.S.A.
Con tale radar, anche i controllori di volo di Lamezia, come già avviene nel centro di controllo di Brindisi, saranno in grado di seguire ogni volo, potendo verificare ogni piccolo eventuale discostamento dalla rotta assegnata, ben oltre lo spazio aereo di loro competenza.
L'Enav fa presente, infine, che l'eventuale crescita del numero dei voli in arrivo/partenza potrà determinare l'installazione di un secondo radar (primario) per evitare il generarsi di possibili ritardi in arrivo o in partenza.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

RAFFALDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - considerato che:
nel 1998 sono iniziati i lavori di un carcere a Revere in provincia di Mantova;
lo Stato ha già speso più di 2 milioni e mezzo di euro;
il progetto iniziale prevedeva che il nuovo edificio dovesse diventare una sede staccata del carcere di Mantova;
poi si optò per una struttura a custodia attenuata per tossicodipendenti, una sorta di comunità carceraria di recupero, con 35 celle per 70 ospiti, e laboratori per le varie attività dei detenuti;
da anni i lavori sono interrotti, l'edificio è abbandonato a se stesso;
in Italia le case di pena sono incredibilmente affollate;
questa «telenovela» deve avere fine -:
se intenda completare questo carcere o preveda una diversa destinazione d'uso.
(4-05325)

Risposta. - Si rappresenta che la struttura di Revere, originariamente destinata a casa mandamentale, è stata costruita a cura dell'Amministrazione comunale competente con finanziamento a carico dello Stato ai sensi dell'articolo 19 della legge n. 119 del 1981.
Nel maggio del 1998, a seguito di un sopralluogo effettuato dal Capo dell'Amministrazione penitenziaria dell'epoca, fu deciso di incrementare la capacità recettiva della costruenda struttura, al fine di poterla utilizzare quale istituto a custodia attenuata per la detenzione di soggetti tossicodipendenti.
Il Comune venne pertanto invitato a redigere il progetto di completamento ed ampliamento in funzione di tali specifiche finalità.
Attualmente, la somma residuale del finanziamento già concesso (circa euro 2.900.000) ammonta a circa euro 206.000, mentre il progetto di completamento, trasmesso dal Comune, prevede un'ulteriore


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spesa di circa euro 4.300.000, che, a seguito della nuova normativa sulle case mandamentali (legge 3 agosto 1999, n. 265) dovrebbe far carico a questa Amministrazione.
Pertanto, attesa l'entità della somma necessaria per l'ampliamento della struttura e la sua ridotta capacità recettiva (60 posti), la competente Direzione generale dei detenuti e del trattamento, vista l'esistenza nella stessa regione dell'imponente istituto penitenziario di Bollate, ha rappresentato l'opportunità di impegnare tali risorse economiche nel completamento di strutture già esistenti e più rapidamente attivabili.
In ogni caso, ad oggi, non sono state ancora assunte definitive determinazioni; sono tuttavia in corso di valutazione ipotesi risolutive della questione, ivi compresa la possibilità di pervenire alla permuta della struttura.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

RAISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sul settimanale Panorama risulterebbe che nella zona di Carpi (Modena), è presente una associazione «Al Imamya» legata al movimento terroristico di «Al Qaeda»;
tale associazione - sempre secondo il settimanale - si batterebbe da mesi contro il regime pakistano comandato dal generale Musharraf, da questa considerato un fantoccio nelle mani degli americani, proprio come viene propagandato nelle madrasse pachistane legate a Osama Bin Laden;
tali affermazioni - non potendo l'interrogante pensare che siano solo frutto di una montatura giornalistica - hanno destato particolare attenzione e sgomento nella popolazione locale;
senza voler con questo criminalizzare una comunità ben integrata nel tessuto locale e senza con questo voler ledere i diritti di quanti vivono e lavorano onestamente nel nostro paese, non si può non rilevare che da tempo nella zona si assiste ad un vasto giro di denaro e di ingenti flussi finanziari provenienti da alcuni personaggi che da tempo si sono insediati nella provincia modenese -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tali informazioni e quali iniziative ritenga di dover prendere per accertare se la situazione sopra descritta corrisponda al vero.
(4-03414)

Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in oggetto, si comunica che effettivamente nella città di Carpi ha sede un'associazione denominata «Imamya Welfare Organization», costituita il 19 agosto 1997 con atto notarile, che raccoglie alcune decine di immigrati pakistani di fede islamica sciita residenti nella zona.
Il presidente ed il cassiere, che dimorano nello stesso stabile ove ha sede l'associazione, soggiornano regolarmente nel nostro Paese e non hanno alcun precedente sfavorevole a loro carico.
Le funzioni religiose vengono tenute, presso locali presi in affitto di volta in volta, dall'«imam» Sajjd Hussain, di nazionalità pakistana, pure residente a Carpi.
L'associazione in questione è attualmente alla ricerca di un immobile da adibire a moschea; a tal fine, per la raccolta di fondi, ha aperto un conto corrente presso l'agenzia di Carpi della Banca Popolare dell'Emilia Romagna.
Le Forze dell'ordine, specie a partire dai mesi successivi all'attentato terroristico alle Torri Gemelle di New York, vigilano costantemente sull'attività del centro religioso in parola come su quella di un'altra associazione, più numerosa, di ispirazione sunnita pure avente sede a Carpi.
In particolare, il Prefetto di Modena ha riferito che gli incontri indetti da «Al Imamya», ai quali hanno partecipato a volte centinaia di musulmani per lo più pakistani provenienti da tutta Italia, hanno sempre avuto carattere strettamente religioso e non hanno creato turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Dagli accertamenti fino ad oggi esperiti su entrambe le organizzazioni, non sono


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emersi elementi di riscontro circa collegamenti con il terrorismo internazionale o con gruppi estremisti islamici.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

RANIERI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ancora una volta nella notte tra il 15 e 16 novembre 2002 un istituto scolastico nella periferia del nord di Napoli, un asilo nido, è stato danneggiato e depredato;
è la quinta volta dall'inizio dell'anno scolastico che ciò avviene;
agli inizi di settembre 2002 la stessa sorte è toccata al 10 circolo, poi è stata la volta e della scuola media Carlo Levi e della succursale Virgilio I nel rione don Guanella;
infine, è stato aggredito il plesso di scuola media della Virgilio IV;
il succedersi di tali episodi aggrava le condizioni civili in una delle zone più difficili della città di Napoli -:
se non sia indispensabile valutare le misure da attuare per potenziare nella zona nord di Napoli l'azione preventiva e repressiva delle forze dell'ordine, al fine di garantire una vigilanza più efficace del complesso degli istituti scolastici della zona.
(4-04933)

Risposta. - Si comunica, sulla base degli elementi forniti dal Prefetto di Napoli, che gli atti vandalici ed i furti in danno di alcuni istituti scolastici cittadini sono stati perpetrati principalmente nei quartieri della periferia nord del capoluogo (Scampia, Secondigliano, Chiaiano e Pescinola), aree contraddistinte da un forte degrado sociale ed economico.
Il fenomeno ha costituito oggetto di approfondimento nel corso di numerose sedute, da ultimo l'8 gennaio 2003, del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza Pubblica di Napoli, alle quali hanno preso parte i rappresentanti di tutte le Istituzioni interessate.
Per quanto concerne la tutela dei plessi scolastici, è stata disposta una più incisiva azione di vigilanza, anche con la partecipazione del locale Corpo della polizia municipale, per coprire l'intero arco temporale a rischio.
D'altro canto, in sede di comitato, è stata sottolineata l'importanza di un'azione coordinata tra le istituzioni interessate al fine di favorire tra i giovani la cultura della legalità e dei diritti.
In proposito, saranno istituiti tavoli interistituzionali, ai quali parteciperanno i ragazzi appartenenti al direttivo della Consulta scolastica.
Presso l'Ufficio territoriale del Governo di Napoli è stato, altresì, costituito un «Osservatorio sulla scuola» che, verificando costantemente ed in tempo reale ogni singolo atto vandalico, consente di calibrare i dispositivi di vigilanza sul territorio interessato.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie riportate dal quotidiano il Manifesto del 1 settembre 2002, venerdì 30 agosto è arrivato a Napoli proveniente da Tunisi il traghetto «Donatella D'Abundo» della Flotta Lauro;
sul traghetto vi erano oltre 700 tra tunisini ed algerini ed un centinaio di italiani;
l'imbarcazione potrebbe trasportare al massimo 300 passeggeri, mentre ne caricava 500 in più e il garage, che prevede una capienza massima di 60 auto, ne ha imbarcato 280;
dopo due ore di attesa per il controllo dei documenti è scoppiata la rabbia dei passeggeri che avevano viaggiato per oltre 20 ore stipati come bestie;
i croceristi, a seguito di una frase detta da un doganiere «consideratevi fortunati


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se siete arrivati sani e salvi», hanno preso informazioni e sembra che la «Donatella D'Abundo» fosse usata in precedenza per raggiungere Capri o Ischia (massimo due ore di viaggio);
attualmente, fiutato evidentemente il business dei viaggi degli immigrati, arriva fino in Africa, pur non avendo i fondali adatti, cioè forniti della profondità necessaria per affrontare un'ampia traversata in mare aperto senza rischi di essere rovesciata da una mareggiata;
le forze dell'ordine, invece di controllare le gravi e pericolose carenze delle navi e denunciare l'armatore, si sono accanite nel controllo dei documenti degli immigrati, tutti con regolare permesso di soggiorno;
a seguito di ciò gli immigrati hanno cominciato ad inveire contro le forze dell'ordine dicendo - come riportato dal quotidiano il Manifesto - «veniamo qui a lavorare per voi e ci trattate come animali». La porta di vetro dell'ufficio della dogana è stata frantumata dalla rabbia della folla, due donne sono svenute per lo stress e il caldo e sono state soccorse dal 118;
anche gli italiani hanno perso la pazienza: l'avvocato Silvio Serino, presente sul traghetto, ha tentato di farsi arrestare per protestare contro la gestione dello sbarco - sempre riportato dal quotidiano il Manifesto - «credo che la polizia si renda perfettamente conto delle irregolarità della compagnia Lauro - ha dichiarato Serino, ancora sconvolto dall'accaduto - ma all'armatore non dice nulla, mentre tratta i passeggeri e gli immigranti con regolare permesso come veri criminali, non riesco ancora a credere a quello che è successo - continua - bambini che piangevano, donne svenute, noi ammassati come bestie, e loro che continuavano spietati i controlli» -:
quali siano i motivi di un controllo, che all'interrogante appare illegittimo e vessatorio, da parte delle forze dell'ordine nei confronti di immigrati (con regolare permesso di soggiorno, tra l'altro; ma il problema riguarda tutti);
se non intenda avviare un'inchiesta amministrativa, insieme al Ministro competente, per verificare le reali condizioni e capacità di tenuta del mare della «Donatella D'Abundo», per evitare che in futuro venga messa in pericolo l'incolumità dei cittadini, che pagano biglietti anche molto costosi.
(4-03829)

Risposta. - Si comunica che il 30 agosto 2002, la motonave «Donatella D'Abundo», proveniente da Tunisi, è giunta nel porto di Napoli con circa tre ore di ritardo, a causa delle avverse condizioni meteo marine.
La Capitaneria di porto ne ha disposto l'attracco al molo numero 6 della locale Stazione marittima, normalmente utilizzato per le navi da crociera, ma dotato di due sole postazioni di controllo di frontiera, anziché al numero 8 che è, viceversa, adeguatamente attrezzato con quattro postazioni per i controlli di frontiera dei passeggeri delle navi di linea dirette o provenienti da Tunisi.
Al momento dello sbarco, quindi, i 685 passeggeri, già esasperati per il ritardo accumulato durante la navigazione, si sono improvvisamente accalcati presso le due sole postazioni di controllo di frontiera.
Nella circostanza, è stata accidentalmente provocata la rottura del vetro della porta di accesso di una delle due citate postazioni, senza tuttavia determinare danni a persone.
Relativamente ai lamentati disagi sofferti nell'attesa dell'espletamento delle operazioni di controllo, si rappresenta che gli operatori della Polizia di frontiera hanno adottato ogni possibile accorgimento per contenerne i tempi che, nonostante l'elevato numero di passeggeri, si sono protratti solo per la durata di un'ora e quindici minuti.
I controlli della Polizia di frontiera, in ottemperanza alle vigenti normative in materia di immigrazione e di frontiera, sono diretti ad accertare all'atto dell'arrivo nel territorio nazionale, la sussistenza di eventuali motivi ostativi all'ingresso nel territorio nazionale.


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Rientra tra tali mansioni la verifica del possesso di un regolare permesso di soggiorno da parte dei cittadini extracomunitari.
Per completezza d'informazione si rappresenta che, secondo quanto comunicato dal dirigente dell'Ufficio frontiera marittima di Napoli, la motonave «Donatella D'Abundo», armata dalla società Lauro SpA, effettua la linea sulle tratte Napoli-Tunisi e Napoli-Porto Vecchio (via Palau) ed è in grado di trasportare 960 passeggeri e 240 automezzi.
La stessa non è stata finora impiegata come nave da crociera, né risulta avere effettuato collegamenti con le isole di Ischia e di Capri.
Per quanto riguarda l'ultimo punto dell'interrogazione, il Comando generale del corpo delle capitanerie di porto ha comunicato che la motonave «Donatella D'Abundo» è un traghetto costruito in acciaio, della lunghezza di metri 125, con un'immersione media dello scafo di metri 6,60, cui il Registro italiano navale ha concesso l'abilitazione di classe alla navigazione internazionale lunga.
L'unità è stata sottoposta a visita da parte del Registro di classificazione e dell'Autorità marittima per il rilascio del certificato di Sicurezza per navi da passeggeri nel mese di giugno 2002, senza che siano state evidenziate deficienze strutturali o di funzionalità delle attrezzature di esercizio e di sicurezza presenti a bordo.
A seguito di tali accertamenti la motonave «Donatella D'Abundo», non presentando avarie o danneggiamenti verificatesi successivamente, deve ritenersi in corrette condizioni di sicurezza e di capacità di tenuta del mare, con conseguente assenza di pericoli per l'incolumità dei passeggeri e dell'equipaggio trasportati.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

RUSSO SPENA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ildetenuto Salvatore Nicastro ha più volte reclamato circa le condizioni detentive precarie a cui era sottoposto nell'istituto di Caltanissetta;
già in una precedente interrogazione - 7 ottobre 2002, n. 4-04077 - l'interrogante aveva fatto menzione delle vibrate e pacifiche proteste di alcuni detenuti per le gravi condizioni igienico-sanitarie nel carcere di Caltanissetta dove più volte nelle celle e negli spazi comuni sarebbero stati visti topi;
attualmente Salvatore Nicastro è detenuto nel carcere de L'Aquila dove sarebbe sottoposto al regime di cui all'articolo 41-bis, secondo comma -:
quali siano le ragioni per cui il detenuto è stato sottoposto a tale.
(4-04938)

Risposta. - Si rappresenta che il detenuto Salvatore Nicastro, in precedenza assegnato alla casa circondariale di Piacenza presso la sezione «alta sicurezza» in ragione dei reati ascrittigli, fu temporaneamente trasferito presso la casa circondariale di Caltanissetta per consentirgli la partecipazione ai procedimenti penali pendenti, nei suoi confronti, avanti la locale Autorità Giudiziaria.
Con decreto ministeriale del 27 settembre 2002 è stato sottoposto al regime detentivo
ex articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario su espressa richiesta avanzata in data 22 aprile 2002 dalla Direzione distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta.
Il Nicastro è infatti ritenuto, sia dalla predetta Autorità giudiziaria che dai competenti organi investigativi e di polizia, un esponente storico della
«Stidda» di Gela, nell'ambito della quale ricoprirebbe un ruolo di spicco.
In seguito all'applicazione nei suoi confronti del regime speciale, il Nicastro è stato trasferito presso la casa circondariale de L'Aquila ove è istituita una apposita sezione destinata ad ospitare tali particolari detenuti.
In data 28 dicembre 2002 il provvedimento di applicazione del regime
ex articolo 41-bis, 2o comma dell'ordinamento penitenziario (la cui scadenza era fissata al 31


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dicembre 2002), è stato reiterato per un ulteriore anno, sulla base di nuove informative inviate sia dall'Autorità giudiziaria competente che dagli organi di Polizia che hanno confermato il ruolo organico del Nicastro all'interno della citata organizzazione criminale di stampo mafioso.
Il Tribunale di sorveglianza dell'Aquila, a seguito di reclamo proposto dal detenuto avverso il decreto di applicazione del regime speciale, ha rigettato lo stesso avendo ritenuto il provvedimento ministeriale adeguatamente e congruamente motivato e avendo rilevato che le singole disposizioni dell'atto impugnato si appalesano idonee al perseguimento degli scopi prefissati dal legislatore.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

SANDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Cesiomaggiore, località Busche insiste uno dei punti più trafficati di tutta la viabilità della provincia di Belluno;
l'assetto della viabilità è fortemente penalizzante sia per la popolazione locale sia per il traffico, con lunghe code giornaliere e un innesto pericoloso della statale detta «sinistra Piave» nella «destra Piave», con un alto grado di inquinamento in una zona sulla quale insiste un lago artificiale che offre riparo e vita a numerosi animali selvatici e che ha un piccolo parco meta di qualche visitatore;
è stato presentato dall'ente provincia di Belluno, di concerto con il comune di Cesiomaggiore e l'Anas, un progetto di soluzione al problema tramite la costruzione di una piccola rotatoria che però non ha ricevuto l'approvazione dalla soprintendenza ai beni ambientali ed architettonici di Venezia, la quale non ne ha accettate le dimensioni (reputate troppo grandi) poiché esse andrebbero a tagliare una decina di alberi, taglio peraltro suggerito come necessario dall'Anas per rendere possibile la realizzazione con la creazione di una pista ciclabile;
la riduzione delle dimensioni della rotatoria in questione la renderebbe così piccola da far svolgere a dei mezzi articolati un passaggio difficile in modo tale da limitare quindi l'utilità di questo progetto;
questa vicenda ha provocato una energica presa di posizione di tutti gli amminist ratori comunali del feltrino, del presidente della provincia, di moltissime associazioni -:
se il Ministro sia al corrente di tale fatto e quale iniziativa intenda assumere per ovviare all'increscioso equivoco.
(4-05595)

Risposta. - In ordine all'interrogazione parlamentare in discorso, relativa alla realizzazione del nuovo bivio a rotatoria in località Busche in Comune di Cesiomaggiore - Belluno - si rappresenta quanto segue.
Si premette che l'area interessata dall'intervento proposto dalla Provincia di Belluno ricade in zona sottoposta a vincolo ambientale ai sensi del decreto legislativo n. 490 del 29 ottobre 1999, articolo 146, lettere
c) e g).
La Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Veneto orientale ha reso noto che, poiché il progetto presentato risultava particolarmente invasivo sotto il profilo paesaggistico, comportando alterazioni irreversibili ai caratteri ambientali dell'area, ha ritenuto opportuno procedere all'annullamento dell'autorizzazione comunale.
Considerato, comunque, che la realizzazione dell'opera è di estrema importanza per le esigenze di traffico dell'area, la Soprintendenza locale, in incontri preliminari avvenuti con i rappresentanti della Provincia di Belluno, ha fornito indicazioni per un intervento meno incisivo di quello proposto.
Si fa presente che, attualmente, è in fase di progetto una soluzione alternativa al fine di un migliore inserimento ambientale della rotatoria.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.


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SARDELLI e FRIGERIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
continuano a prodursi atti istituzionali che attivano le politiche di allargamento dell'Unione europea verso i Paesi dell'Europa dell'Est;
di pari passo crescono gli scambi economici e commerciali con i suddetti Paesi;
si rendono sempre più necessarie le realizzazioni di grandi reti infrastrutturali che facilitino lo sviluppo e la cooperazione all'interno dei paesi dell'Unione europea -:
quali iniziative il ministro interrogato intenda promuovere per accelerare la realizzazione dei Corridoi 5, 8 e 10;
se il ministero delle infrastrutture e dei trasporti persegua una politica di complessiva promozione dei Corridoi o ne abbia individuato delle priorità.
(4-05057)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in discorso, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto riguarda i valichi e il completamento dei corridoi transeuropei, il transito delle merci attraverso l'arco alpino costituisce una singolarità che danneggia sempre di più l'economia dell'Italia e, quindi, quella dell'intera Unione europea. Il ruolo dell'Italia all'interno dello spazio geoeconomico dell'Unione europea si evince chiaramente dalla distribuzione territoriale del PIL all'interno della comunità. Su quindici bacini territoriali europei
leader nel PIL ben sette ricadono nel nostro paese e, a differenza dagli altri che sono distribuiti sull'intero sistema territoriale europeo, quelli italiani costituiscono una vera macroregione, formata dal Piemonte, dalla Valle d'Aosta, dalla Liguria, dalla Lombardia, dall'Emilia-Romagna, dal Trentino-Alto Adige e dal Veneto.
Tale macroregione è un teatro economico chiave per lo sviluppo dell'intero sistema comunitario, un teatro che - insieme al resto del paese e, quindi, all'Europa - vive ormai una situazione patologica. Per capire la preoccupante patologia verso cui il sistema logistico si sta sempre più in modo irreversibile avviando, sono sufficienti alcuni dati già ricordati e ribaditi recentemente al Parlamento europeo. Nel 1967, lungo l'intero arco alpino sono transitati 19 milioni di tonnellate di merce, nel 2002 135 milioni di tonnellate e dal 2010 al 2015, ipotizzando una crescita limitata del PIL, si prevede un volume di circa 150 milioni di tonnellate.
Dal 1967 ad oggi la quantità della merce transitata lungo l'arco alpino è praticamente cresciuta del 700 per cento; nello stesso arco temporale non si è attivata in modo organico e concreta la progettazione di alcun nuovo valico. Nel 2000 il valore della merce passata attraverso le Alpi è stato superiore a 108 miliardi di euro e, in condizioni assolutamente fisiologiche dell'attuale offerta di trasporto su ferro e su gomma, l'incidenza del costo del trasporto sul valore del trasportato avrebbe dovuto attestarsi intorno al 5-7 per cento, cioè pari a 6,2 miliardi di euro.
Nei fatti questo valore - sia per i vincoli legati in molti casi alla chiusura di alcuni valichi sia per le penalizzazioni di natura amministrativa, quali gli ecopunti, sia infine per l'assenza di adeguati interventi infrastrutturali, quali i nuovi valichi del Frejus e del Brennero - passa dal 5-7 al 15-18 per cento, raggiungendo una cifra pari a circa 18 miliardi di euro. Ovviamente, tutto ciò danneggia la competitività dei prodotti italiani e dei paesi che hanno interessi commerciali con l'Italia e con il Mediterraneo. Quindi, occorre passare dalla fase dell'approccio analitico a quella più organica e concreta che indichi e definisca subito tre punti: le azioni da esercitare nel breve periodo, le azioni progettuali e procedurali del medio e lungo periodo, i soggetti e gli strumenti capaci di evitare nel tempo ripensamenti sulle scelte adottate.
Nel 2002 un apposito studio - elaborato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per lo sviluppo delle economie territoriali, e già trasmesso alle autorità comunitarie tramite la rappresentanza diplomatica italiana presso l'Unione europea -


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ha dimostrato in modo chiaro le conseguenze degli intralci esistenti per l'attraversamento delle Alpi. Tale studio evidenzia che, dalla chiusura della galleria del monte Bianco al primo trimestre del 2002, il danno per il nostro Paese è stato pari a non meno di 3.000 milioni di euro (i maggiori costi per l'autotrasporto sono calcolabili in 1.000-1.200 milioni di euro, i restanti 2.000 milioni di euro circa rappresentano una stima prudenziale delle minori esportazioni italiane nei confronti delle altre nazioni).
Per capire il grado dell'emergenza e la dimensione del danno, generato dalla mancata infrastrutturazione e dall'imposizione di alcuni vincoli di natura amministrativa, sono utili le considerazioni seguenti.
Il valore medio della merce transitata nel 2000 lungo l'intero arco alpino si è attestato intorno ai 109.000 milioni di euro.
L'incidenza media del costo del trasporto su questo valore ha superato i 6.500 milioni di euro. Un peggioramento delle condizioni di transito porterebbe questo valore - come detto prima - a soglie addirittura superiori ai 18 mila milioni di euro. Questi dati - e in particolare l'ultimo - denunciano chiaramente che una incidenza così rilevante dei costi della logistica genera automaticamente una crisi delle forme di concorrenzialità tra i prodotti e tra i mercati e quindi una crisi delle forme di competitività del territorio. Tutto questo innesca processi di delocalizzazione irreversibili di alcune attività produttive presenti nella Padania. Occorre infatti ricordare che il volume di circa 135 milioni di tonnellate di merci nell'anno 2001 rappresenta oltre il 35 per cento del volume globale di import-export dell'Italia.
Appare così evidente che è sufficiente un blocco lungo un asse o una penalizzazione di natura burocratico-amministrativa su un valico per misurare immediatamente quale danno per l'Italia sia la fragilità del nostro sistema di scambi. I valichi, quindi, non sono più un segmento frontaliero ma sono diventati ormai un segmento di itinerari lunghissimi su cui vive e si sviluppa l'economia non di una regione ma di più Stati.
Infatti, non ha più senso parlare di valico del
Frejus, dei valichi del Bianco, del Sempione, del Brennero o del valico di Pontebba. Oggi, invece, può dirsi - per esempio - che il corridoio 5, nella sua estensione di oltre 3 mila chilometri, incontra un vincolo nel transito attraverso il Frejus; che il corridoio tirrenico Genova Rotterdam incontra nel transito attraverso il Sempione un punto critico che azzera la potenzialità di interscambio tra i due bacini marittimi del Mare del Nord e del Mediterraneo; che il corridoio nord-sud, da Berlino fino a Palermo attraverso Verona, trova nel valico del Brennero una soluzione di continuità la quale rischia di compromettere - tra l'altro - le enormi potenzialità dei due teatri geoeconomici dell'area centromeridionale della Germania e della Padania.
Prende corpo così, alla luce ditale nuovo approccio alla politica dei valichi, anche un nuovo rapporto con i paesi frontalieri e con la nuova Unione europea. È quindi utile chiarire in modo sintetico quali sono le problematiche con i singoli Stati (cioè con la Francia, la Svizzera e l'Austria).
Il rapporto con la Francia, oltre al lungo confronto vissuto a valle dell'apertura del Bianco, è caratterizzato dalla altalena decisionale seguita da tale paese nella realizzazione del nuovo valico ferroviario del
Frejus cioè dell'Alpetunnel. I dati relativi alla capacità residua indicano nel 2015 l'anno in cui si raggiungerà la saturazione se non si farà niente. Questo è il motivo per cui bisogna impegnarci ad ottenere le opere che abbiamo programmato con la Legge «Obiettivo» nell'ambito del CIPE, lottando con i paesi frontalieri per ottenere quanto ci serve. Ritenere che la saturazione lungo l'arco alpino dei transiti ferroviari si raggiunga nel 2020 e non nel 2012-2015, significa in realtà produrre due forti distorsioni: una di tipo ambientale per il maggiore inquinamento dovuto al traffico su strada e una di tipo prettamente economico per i problemi di diseconomia prodotti dalla mancanza di transitabilità attraverso l'arco alpino.
Il rapporto con la Svizzera può essere circoscritto essenzialmente alle problematiche


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legate al tunnel del San Gottardo. Sono ancora in corso di valutazione gli effetti e l'impatto del nuovo regime di circolazione, soprattutto per verificarne la compatibilità con gli impegni sottoscritti dalla Svizzera nel protocollo trasporti dell'accordo Comunità europea-Svizzera.
Il rapporto con l'Austria contiene, invece, ancora delle forme che ricordano le vecchie logiche di contingentamento dei traffici, logiche completamente antitetiche alla delibera circolazione delle merci all'interno della Unione europea. Il sistema degli ecopunti, infatti, si configura ormai non come una difesa dell'ambiente, ma solo come un vincolo strumentale ai transiti. In particolare, quindi, il Governo italiano ha praticamente deciso in modo inequivocabile - ed invocando l'interesse vitale che il sistema degli ecopunti cessi il 31 dicembre 2003, come era stato previsto al momento dell'entrata dell'Austria nella Unione europea. Ogni contingentamento dei transiti attraverso l'Austria andrà azzerandosi nel prossimo biennio, con contestuale liberalizzazione dei mezzi non inquinanti.
Contemporaneamente, sul versante ferroviario, il nostro Paese ha espressamente ribadito che bisognerà - tra l'altro - confermare la priorità assoluta della costruzione della galleria ferroviaria di base del Brennero, opera che, dall'ultimo piano generale dei trasporti austriaco, risulta essere stata rinviata a data da definirsi e comunque a dopo il 2021, mentre sono stati anticipati gli interventi a favore di altre direttrici. L'Austria vuole investire sulla direttrice est-ovest invece che sulla nord-sud. È, questa, cosa gravissima, che è stata posta all'attenzione del commissario De Palacio ed è stata ribadita continuamente settimana per settimana e in ogni sede.
Bisogna concordare con gli altri paesi confinanti un sistema di finanziamento incrociato delle infrastrutture ferroviarie, in modo che tutto il flusso di traffico, in proporzione ad ogni singola capacità inquinante, contribuisca alla realizzazione delle nuove ferrovie. Questo del finanziamento incrociato sul Brennero, tra autostrada e ferrovia, è un problema che, per primi, gli italiani hanno posto in sede europea.
È utile, tra l'altro, ricordare quali siano gli sforzi concreti in termini di risorse che il nostro Paese sta attuando e programmando per dare attuazione concreta alla realizzazione dei nuovi valichi. Solo per la soluzione dell'attraversamento ferroviario delle Alpi è previsto un costo di 11.946 milioni di euro. L'Italia ha già previsto un primo programma di infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale (programma incluso nella Legge «Obiettivo») pari a 6.365 milioni di euro. Ma l'Italia ha anche realizzato, in coerenza con gli impegni internazionali assunti, un programma di potenziamento della linea Verona-Brennero in fase di realizzazione. Per tale motivo, oltre che con azioni mirate alla infrastrutturazione della rete ferroviaria, l'Italia ha promosso anche iniziative di incentivazione della modalità ferroviaria. Infatti, con legge n. 166/02 (collegato infrastrutture), il nostro Paese incentiva in modo concreto il trasporto combinato ed accompagnato. Questo provvedimento, in particolare, prevede un impegno finanziario di oltre 350 milioni di euro a favore di quelle imprese di trasporto che trasferiscono su ferrovia quantità di merci oggi trasportate su strada.
Per tutto quanto detto sinora è indispensabile che tutti i Paesi alpini accettino il principio della solidarietà e del finanziamento incrociato delle infrastrutture di trasporto. Secondo i calcoli del Brenner-Basistunnel, sarebbero sufficienti solo pochi centesimi di euro per ogni vettura e per ogni camion che circola nel bacino di adduzione che porta all'area alpina per recuperare integralmente il costo delle infrastrutture.
In tale contesto, l'Italia vive con drammatica attualità tutta la fragilità del sistema di scambi alpino. Alla luce di queste considerazioni si ritiene che, quanto prima, l'Italia sottoporrà come Paese una apposita risoluzione che riporti in ambito fisiologico una sommatoria di emergenze ormai aperte su tutti i segmenti frontalieri nazionali con l'Europa. Ritardare una simile azione significa azzerare in modo irreversibile la competitività del sistema produttivo italiano all'interno dell'Unione europea.


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In proposito, è sufficiente un dato: il costo da congestionamento a scala europea generato dal traffico delle merci nel 2000 ha superato l'1 per cento del PIL dell'intera Unione europea. In Italia questo costo ha superato l'1,4 per cento del PIL nazionale e tali valori, in assenza di adeguati interventi, raggiungeranno rispettivamente nel 2010 l'1,3 per cento del PIL europeo e l'1,8 per cento del PIL nazionale.
Al fine di rispondere a questa emergenza che da oltre quarant'anni ha visto sempre più il nostro Paese soccombere in termini di competitività e di efficienza nell'accesso ai mercati, la linea politica e strategica adottata dal Governo ha seguito tre distinti filoni operativi.
In primo luogo, l'organica ed urgente infrastrutturazione dei punti critici del tessuto connettivo che consenta al sistema arterioso ferroviario e stradale di funzionare correttamente senza strozzature, come quelle degli attuali valichi. In secondo luogo, la vera liberalizzazione dell'intero comparto trasporti, in modo da liberare intelligenze competitive sia nell'ottimizzazione dell'offerta di trasporto sia in quella che amplifica l'organizzazione logistica. In terzo luogo, la ricerca sistematica di modalità alternative e tecnologiche innovative, cioè la ricerca di itinerari alternativi, quali la via del mare e il contestuale ricorso a sistemi informatici che abbattano il rilevante carico a vuoto oggi presente in molte attività di trasporto.
Questa serie di considerazioni e di approfondimenti sulla tematica dei valichi - e, quindi, sulla coerenza degli Stati membri alle scelte del Trattato di Roma - trova oggi una serie di motivazioni e di urgenze aggiuntive. La prima è la rilevanza dei corridoi europei e del nuovo TEN (
Transport european network), cioè i grandi corridoi TEN paneuropei, all'interno dei quali ci sono tutti i valichi che rappresentano delle strozzature nevralgiche. La seconda urgenza è l'allargamento dell'Unione europea prima a 10 e poi a 12 nuovi paesi (questo è un punto delicato per quanto riguarda la strategia delle reti TEN e della politica sui valichi). In merito al primo cambiamento sostanziale, solo oggi, grazie al lavoro svolto in questi 20 mesi dal Governo, si è accertato che l'attuazione organica di questi corridoi plurimodali rende la vasta area centromeridionale dell'Europa un teatro geoeconomico altamente competitivo.
Si evidenziano, in modo particolare i due corridoi paneuropei che rappresentano i cordoni ombelicali essenziali tra l'area occidentale ed orientale dell'Europa, in particolare sui corridoi 5 e 8. Nel 2001 esistevano brandelli di infrastruttura sparsi in tutta Europa, non collegati, non coordinati e non compresi in un sistema di rete organico.
In sede europea si vuole proporre ed imporre dei corridoi europei: si tratta di un lavoro delicato che dovremo svolgere nei sei mesi di presidenza italiana e poi, condividere anche con la Commissione Vermeer che, in questo momento, sta operando sul problema delle reti TEN. I corridoi 5, 8, sud e nord si collegano, da una parte, con Rotterdam e, dall'altra, con Berlino in maniera da creare un tessuto indispensabile per il potenziamento della nostra economia. In particolare, il corridoio 5 costituisce un vero ponte - al cui interno sono presenti varie potenzialità di natura logistica, commerciale e di grande rilevanza produttiva - fra il sistema economico dell'area occidentale ed orientale dell'Europa.
La sua impostazione iniziale, che prevedeva come terminale comunitario il nodo di Trieste, denunciava una limitata funzionalità, in quanto non chiariva la forte penetrazione che tale corridoio riusciva ad avere all'interno dell'area occidentale dell'Europa. In realtà, il corridoio 5 si estende fino al Portogallo e riesce ad aggregare oltre il 36 per cento del traffico delle merci nel nuovo sistema europeo. I corridoi concorrenti sono quello intermedio, che va da Budapest verso Vienna e Strasburgo, e quello alto, che va da Kiev a Berlino.
Per quanto riguarda le percentuali di traffico, il 36 per cento afferisce al corridoio 5, quello più importante perché collega l'est e ovest passando attraverso la pianura Padana, e, presumibilmente, il 18 per cento all'intermedio e il 21 per cento a quello superiore. Oggi occorre sapere che cosa intendano fare i singoli paesi dell'Unione


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europea per definire chiare forme di gestione del corridoio. Tutti gli ambiti interportuali, portuali ed aeroportuali, da Lisbona a Kiev, sono nodi intermodali che consentono al mercato orientale dell'Europa di interfacciarsi con un sistema produttivo che rappresenta oltre il 40 per cento di quello dell'Unione europea. Infatti, i tre corridoi tirrenico (Palermo-Rotterdam), dorsale centrale (Roma-Gottardo) e adriatico (Brindisi-Berlino) intersecano tutti il corridoio 5, consentendo in tal modo al sistema arterioso del paese di entrare nella rete della nuova Europa.
Il corridoio n. 8 rappresenta, invece, il ponte tra il mar Nero e il mar Adriatico, ed è caratterizzato sia da reti infrastrutturali nei punti nodali di grande rilevanza strategica perché, oltre alle reti stradali e ferroviarie, contiene un interessante sistema di condotte di gas e di petrolio i punti nodali (il porto di Varna, di Durazzo, gli interporti e di Tirana) danno al corridoio le caratteristiche di un sistema integrato capace di interagire ad est con Baku - e, quindi, con uno dei paesi con elevata ricchezza di giacimenti petroliferi - e ad ovest con il Mediterraneo e con l'Italia, che offre a tale corridoio una vera continuità funzionale e strategica attraverso il corridoio adriatico.
Quindi, la portualità pugliese rappresenta la vera cerniera tra i due corridoi e, anche in questo caso, fa sì che gli stessi generino un sistema. Si perde così la caratteristica prettamente legata all'infrastrutturazione degli assi trasportistici e prende corpo, come per il corridoio 5, un vero sistema integrato, che trova nel nostro territorio una serie di occasioni per amplificare le sue potenzialità logistiche e le sue attitudini ai processi di mercato. L'attuale Governo ha attivato, attraverso atti concreti e misurabili, una serie d'iniziative che, finalmente, consentono al nostro Paese di confrontarsi con gli altri stati dell'Unione europea, recuperando il debito infrastrutturale e dimostrando in modo chiaro quanto sforzo strategico e quante risorse economiche lo Stato italiano stia investendo nei corridoi 5 e 8.
Per testimoniare l'incisività delle azioni svolte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti negli ultimi venti mesi sul segmento ferroviario del corridoio 5, lungo il collegamento Torino-Milano-Venezia-Trieste, sono sufficienti alcuni dati. Lungo l'asse del corridoio 5, esteso circa 600 chilometri, si è riuscito ad aprire i cantieri su oltre 125 chilometri di rete ferroviaria; sono in corso i lavori, con avanzamento del 16 per cento, della Torino-Novara; sono partiti un mese fa i lavori della Padova-Mestre e, quanto prima, partiranno quelli della Novara-Torino. Sempre su tale asse ferroviario un anno fa (dopo oltre vent'anni di studi di fattibilità) sono partiti i lavori di una prima galleria di prospezione geologica e di sicurezza sul traforo dell'
Alpetunnel. Quanto prima partiranno anche i lavori sull'asse ferroviario Milano-Verona-Padova (un asse su cui il passato Governo aveva deciso di bloccare ogni iniziativa per la progettazione). Per le opere stradali, la realizzazione del nuovo collegamento autostradale Milano-Bergamo-Brescia (la Brebemi), la realizzazione della quarta-corsia autostradale Milano-Bergamo e il passante di Mestre rappresentano interventi su cui apriremo i cantieri entro la fine dell'anno o, al massimo, entro i primi mesi del 2004. Si pone oggi, quindi, un chiaro confronto su cosa i singoli paesi dell'Unione europea intendano fare non solo per infrastrutturare il corridoio ma per definire chiare forme di gestione dello stesso. La costituzione del segretariato del corridoio 5 presso la città di Trieste ed il monitoraggio sistematico su tutto ciò che a livello programmatico, progettuale e realizzativo si sta facendo ha dunque dato non solo certezza e concretezza di attuazione al sistema progettuale ma ha anche finalmente consentito un primo interesse di natura finanziaria all'intera iniziativa.
In merito, poi, a quello che il Governo italiano ha fatto per dare attuazione alle scelte strategiche del corridoio 8, ritengo opportuno ricordare che nel mese di settembre dello scorso anno è stato firmato con i ministri dei trasporti di Albania, Bulgaria, Macedonia, Grecia e Turchia un protocollo di intesa per la costituzione e l'attuazione del corridoio stesso. La lunghezza del corridoio ferroviario è stimata in


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circa mille e 270 chilometri, mentre l'estensione delle strade è di circa 960 chilometri. In tale protocollo finalmente si è identificato un rilevante numero di colli di bottiglia da eliminare ed alcuni nuovi collegamenti da realizzare; tra questi, il potenziamento della rete stradale attuale e l'eliminazione dei colli di bottiglia presenti sul corridoi (in modo particolare in Albania), lo sviluppo del porto di Durazzo, il completamento dei collegamenti ferroviari tra Macedonia e Bulgaria, la realizzazione di un collegamento ferroviario tra Macedonia e Albania. Il nostro Paese si è impegnato, sempre attraverso tale protocollo, a finanziare le attività del segretariato del corridoio - istituito sempre nel mese di settembre dello scorso anno nella città di Bari - e ad attivare gli studi previsti dall'apposito memorandum.
In merito al secondo cambiamento sostanziale (cioè quello relativo all'allargamento dell'Unione europea), è opportuno ricordare che il prossimo semestre di presidenza italiana vede il sistema mediterraneo al centro delle strategie della nuova Europa, perché la nostra presidenza è l'ultima prima dei prossimi nove anni di un paese che si affaccia sul Mediterraneo. Pertanto, è fondamentale porre la dovuta attenzione proprio alle tematiche legate al sistema meridionale della nuova Europa, dove compaiono realtà come Malta e Cipro. Quindi, andrà riconosciuta finalmente l'adeguata rilevanza che il bacino del Mediterraneo svolge e svolgerà sempre più nei processi logistici ed economici con i paesi dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente.
Per questo motivo, si è ritenuto opportuno tenere a Napoli la prossima riunione informale dei ministri dei trasporti dell'Unione europea, proprio per fissare con un apposito documento degli impegni e delle linee guida per definire un master plan delle infrastrutture e dei trasporti della nuova Europa, che comprenda tutte le nostre esigenze in termini di reti transeuropee. Si tratta di un master plan che vuole il Mediterraneo e il Mezzogiorno teatri strategici chiave per il superamento dei vincoli del transito lungo le Alpi che, pur se ubicate al nord del paese, penalizzano di più proprio le aree meridionali e periferiche. La presenza di 12 nuovi Paesi (la maggior parte ubicati nell'area orientale dell'Europa) e il contestuale convincimento italiano nel credere nei due corridoi paneuropei 5 e 8 costituisce un arricchimento sostanziale del ruolo che l'Italia potrà svolgere in questo nuovo contesto.
Alla luce anche di un interessante lavoro che, proprio in questi mesi, la Commissione europea sta attuando per rivisitare tutti gli asset e tutti i nodi portanti dell'Unione formata da 27 paesi, si ritiene che la riunione informale di Napoli del prossimo mese di luglio rappresenti un riferimento determinante per la certificazione di ciò che, in precedenza, è stato definito
master plan delle infrastrutture e dei trasporti dell'intera Unione europea. Si tratta di un master plan voluto dal nostro Paese e a cui abbiamo fornito un contributo essenziale.
Le grandi scelte strategiche, soprattutto su scala internazionale, hanno bisogno di intuizioni lungimiranti. Di solito si è di fronte a scelte in cui il domani è già ieri. Proprio per questo, sarebbe assurdo perdere questo particolare momento storico ed imperdonabile non essere attori determinanti nella identificazione di quelle scelte che segnano il percorso di crescita economica di una nazione.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

TANZILLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con decreti del direttore generale del ministero della giustizia del 5 ottobre 2000, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 10 ottobre 2000, 4 serie speciale, n. 79, sono stati indetti due concorsi per titoli: a trecentoventi posti di ausiliario, area funzionale A, e a cinquanta posti di operatore giudiziario, area funzionale B, del personale del ministero della giustizia-amministrazione giudiziaria;
sia in ragione dei tempi adottati sia in relazione alla trasparenza delle operazioni concorsuali, violando, ad avviso dell'interrogante, le norme in materia di procedimento


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amministrativo, ancora oggi non si è chiusa la procedura concorsuale -:
se risponda al vero che molti candidati hanno allegato dichiarazione sostitutiva sui titoli richiesti per l'ammissione ai concorsi non rispondente al vero e, in caso positivo, se di ciò è stata informata l'autorità giudiziaria -:
se siano stati rispettati nella formazione della graduatoria i criteri sulla valutazione dei titoli così come previsto nei bandi di concorso;
se sia stata già approvata la graduatoria finale dei due concorsi e quali motivi ritardano l'avviso di pubblicazione della graduatoria nella Gazzetta Ufficiale.
(4-02274)

Risposta. - Con P.D.G. 5 ottobre 2000, in attuazione della legge 24 novembre 1999 n. 468, sono stati indetti due bandi di concorso riservati ai messi di conciliazione non dipendenti comunali, rispettivamente per 50 posti di operatore giudiziario B1 e per 320 posti di ausiliario A1.
Le Commissioni esaminatrici, nominate con PP.D.G. 16 gennaio 2001, hanno provveduto alla valutazione del periodo di servizio svolto e dei titoli presentati da ciascun candidato attenendosi ai criteri indicati nei bandi di concorso e concludendo l'attività di verifica senza segnalare all'Amministrazione di avere riscontrato irregolarità.
L'espletamento dei suddetti concorsi si è concluso a fine anno 2001 e la pubblicazione delle graduatorie è avvenuta il 15 aprile 2002.
Il decreto del Presidente della Repubblica 13 dicembre 2002 di autorizzazione all'assunzione dei vincitori dei concorsi in parola, per i quali si è proceduto entro il 31 dicembre 2002 alla stipula dei relativi contratti, è stato registrato dalla Corte dei conti in data 14 gennaio 2003 e pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 52 del 4 marzo 2003.
Si fa infine presente che gli interessati sono stati invitati ad assumere servizio il 10 aprile 2003.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

TIDEI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'applicazione della legge cosiddetta Bossi-Fini, che prevede la regolarizzazione dei permessi di soggiorno agli immigrati extra-comunitari, sono pervenute in ogni prefettura migliaia di domande di cittadini interessati al provvedimento;
a Roma, alla data del 4 febbraio 2003, le domande pervenute ammontano a 108.337;
delle domande pervenute finora sono stati rilasciati soltanto circa mille permessi;
tali pratiche vengono esaminate con un ritmo di circa venti al giorno;
tutto lascia prevedere che il ritmo finora seguito relativo all'esame di queste pratiche resterà tale anche per le oggettive difficoltà operative della prefettura di Roma;
con tale andamento l'istruttoria si protrarrebbe per altri 19 anni -:
quali misure il Governo intenda prendere per accelerare l'iter di rilascio dei permessi di soggiorno e sanare una situazione, per tutti quei cittadini che hanno avuto fiducia nelle nostre istituzioni, che provoca sofferenze sociali indicibili, nonché possibilità di infiltrazioni criminali che possono sfruttare migliaia di persone esasperate e disperate per le condizioni in cui vengono lasciate.
(4-05592)

Risposta. - Si rappresenta che il sistema della regolarizzazione di cittadini immigrati extracomunitari in Italia è uno dei problemi più sentiti e seguiti da parte del Governo e, con particolare attenzione, da questa Amministrazione.
Il flusso di domande, come è noto, si è rivelato di gran lunga superiore alle previsioni, superando le 700 mila unità, mettendo a dura prova gli uffici deputati all'opera di regolarizzazione.
L'avvio delle procedure è stato, infatti, un po' lento e laborioso anche a causa


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dell'autocompilazione degli stampati dove sono emersi una serie di inconvenienti riconducibili alla gestione del sistema elettronico di lettura ottica che pur basandosi su tecnologie di elevata qualità ed affidabilità, inizialmente ha registrato difficoltà di lettura dovute alla complessità dei caratteri stranieri trascritti manualmente nei moduli di regolarizzazione presentati dagli extracomunitari.
Dopo aver superata la prima fase di assestamento, oggi il sistema di regolarizzazione funziona speditamente grazie anche all'utilizzo di strumenti informatici che consentono ora alle Questure di abbreviare i tempi per gli accertamenti di polizia e alle Prefetture-UTG di effettuare le convocazioni attraverso collegamenti telematici.
Si è in grado di seguire in tempo reale gli spostamenti di ogni pratica che è fornita di un codice a barre stampato sul cedolino della raccomandata, ne costituisce ricevuta, resta nella disponibilità dell'extracomunitario e grazie ad esso il cittadino straniero evita l'espulsione.
Il Governo, inoltre, si è impegnato ad esaminare l'intero carico di domande entro il corrente anno 2003 e, a tal proposito, per ovviare alla straordinaria necessità, è stata emanata l'Ordinanza n. 3262 del 31 gennaio 2003 con la quale il Presidente del Consiglio dei Ministri ha autorizzato l'assunzione di 1.250 lavoratori interinali, di cui 900 destinati ad essere inseriti negli organici del Ministero dell'interno e distribuiti fra Prefetture e Questure, mentre 350 unità, destinate al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sono state collocate presso gli sportelli dove è presente tale Ministero.
Si sottolinea che per la prima volta in Italia si sta compiendo una profonda e completa opera di regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari, non una semplice sanatoria, come è avvenuto in passato, passando così da una fase di cronica emergenza al definitivo inserimento dei cittadini extracomunitari nel tessuto lavorativo e produttivo del nostro Paese.
In particolare per quanto riguarda la provincia di Roma sono giunte 108.337 domande di legalizzazione e, a fronte dell'elevato numero di istanze, si è provveduto ad aprire, nei mesi di febbraio e marzo presso le sedi Inps dei quartieri a più alta densità abitativa (Aurelio, Montesacro, Tiburtino, Casilino-Prenestino, Flaminio, Monteverde e Tuscolano) altrettanti sportelli polifunzionali.
A tal fine, sempre nel mese di marzo 2003 è stato attivato un ulteriore sportello a Palazzo Valentini, altri due nuovi sportelli a Via dell'Amba Aradam e infine, un nuovo sportello è stato aperto presso la sede INPS di Piazza Augusto Imperatore.
Presso la Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Roma sono stati assegnati 60 lavoratori interinali che attualmente lavorano su 16 postazioni. Dal 24 maggio prossimo venturo si aggiungeranno altri 17 sportelli di cui 7 sportelli anche con apertura pomeridiana e, dal mese di luglio saranno resi operativi 26 sportelli di cui 17 aperti il pomeriggio.
Attualmente, comunque, la media giornaliera è di 600 convocazioni e di 300 contratti al giorno.
Dal 24 maggio si faranno una media di 500 contratti al giorno mantenendo invariato il numero delle convocazioni, mentre dal 7 luglio si prevede una media di 800 contratti e di altrettante convocazioni.
È inoltre allo studio, d'intesa con l'Amministrazione delle poste, la possibilità di aprire ulteriori sportelli polifunzionali, per accelerare e facilitare le procedure di regolarizzazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

TOCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla base della delega conferita al Governo con la legge 15 marzo 1997, n. 59 ed, in particolare, dei criteri e principi fissati dagli articoli 11, comma 1, lettera d) e 18 comma 1, lettere a), d), e) ed f), è stato emanato il decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, recante disposizioni per il coordinamento, la programmazione e la valutazione della politica nazionale relativa alla ricerca scientifica e tecnologica;


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in particolare sulla base del criterio fissato dalla lettera d) dell'articolo 18, comma 1, sopra ricordato, il decreto legislativo n. 204 del 1998, ha istituito il Comitato di esperti per la politica della ricerca (Cepr) (articolo 3) e il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (Civr) (articolo 5);
l'articolo 3 citato stabilisce che «il Governo si avvale di un Comitato di esperti per la politica della ricerca, istituito presso il Murst, composto dal Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, che lo presiede, nonché da non più di nove membri, nominati dal Presidente del Consiglio su proposta del Ministro...»;
l'articolo 5 citato, comma 1 stabilisce che «è istituito presso il Murst, il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca composto da non più di sette membri...» il comma 2 stabilisce che «con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, sono nominati i componenti del comitato...»;
con due distinti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri in data 26 marzo 1999, con la nomina dei componenti sono stati formalmente costituiti i due organismi;
sulla base di quanto esplicitamente stabilito dalle norme del decreto legislativo n. 204 del 1998 ricordate, e coerentemente con i criteri direttivi della delega contenuta nella legge n. 59 del 1997, il Comitato di esperti per la politica della ricerca e il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca sono organismi che, benché istituiti presso il Murst, non ne fanno organizzativamente parte - infatti a differenza della segreteria tecnica prevista dal decreto n. 204 del 1998 istituita presso il ministero «nell'ambito della potestà regolamentare di organizzazione di detto ministero» il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca e il Comitato di esperti per la politica della ricerca sono costituiti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri - e sono interlocutori e referenti in via autonoma dall'intero sistema istituzionale della ricerca. Si ricorda in particolare, che l'articolo 3 riguardante il Comitato di epserti per la politica della ricerca (Cepr) cita testualmente «il Governo si avvale di un Comitato...»; l'articolo 5 riguardante il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca conferisce a tale organismo il ruolo di interlocutore diretto dell'intero sistema della ricerca nazionale;
il Miur (già Murst) appare quindi, rispetto ai due organismi, anche se può affidare loro compiti specifici, come sede logistica, anche ai fini del mero funzionamento, e struttura ausiliaria delle competenze loro affidate ponendo a disposizione la segreteria tecnica istituita presso il Ministero «nell'ambito della potestà regolamentare di organizzazione di detto ministero» (comma 2, articolo 2 del decreto legislativo n. 204 del 1998);
con decreto in data 30 aprile 2002 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro della funzione pubblica e con il Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 18 della legge 8 dicembre 2001 sono stati individuati gli organismi collegiali «indispensabili per la realizzazione degli obiettivi istituzionali del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, non perseguibili mediante l'utilizzazione di proprio personale»;
in detto decreto è stato compreso il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (Civr);
nel medesimo decreto non è stato compreso il Comitato di esperti per la politica della ricerca (Cepr) derivandone, da parte del Ministero, la conseguenza della soppressione del medesimo Comitato e, come primo atto, l'annullamento delle convocazioni a firma del vice ministro Possa;
è all'esame della Camera dei deputati il disegno di legge n. 1534-B riguardante la delega al Governo per la riforma dell'organizzazione del Governo e della Presidenza


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del Consiglio dei ministri, nonché di enti pubblici;
tale disegno di legge all'articolo 1, commi 1 e 2, prevede specificamente per il sistema della ricerca pubblica italiana l'adozione di decreti legislativi correttivi o modificativi di quelli già emanati ai sensi della legge di delega 15 marzo 1997, n. 59;
è presumibile ritenere che tra i decreti legislativi vigenti soggetti a riforma vi sia anche il decreto legislativo n. 204 del 1998 -:
se non sia da ritenersi errato sotto il profilo della incompetenza assoluta il decreto del 30 aprile 2002 emanato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro per la funzione pubblica e il Ministro dell'economia e delle finanze in applicazione dell'articolo 18 della legge n. 448 del 2001, laddove vengano ritenuti compresi tra gli organismi indispensabili per la realizzazione di obiettivi istituzionali del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Comitato di esperti per la politica della ricerca e il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca che, come dimostrato nelle premesse, sono organismi fuori dalla potestà regolamentare di organizzazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
se con l'atto emanato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sia stata inaugurata una nuova prassi del tutto inusitata nel sistema parlamentare, di riforma per atto amministrativo non delegato;
se non sia da ritenersi istituzionalmente scorretto, nei riguardi del Parlamento, che si intervenga per via amministrativa su una materia che è oggetto di esame dell'organo legislativo sottraendo al dibattito e al confronto pezzi rilevanti del sistema di ricerca;
se non ritenga necessario ed immediato intervenire sul Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per una immediata correzione dell'atto emanato.
(4-03288)

Risposta. - Nell'interrogazione in discorso si evidenzia la questione dell'emanazione da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministero della funzione pubblica e Ministero dell'economia e delle finanze, del decreto 30 aprile 2002.
Il predetto provvedimento, in applicazione dell'articolo 18 della legge n. 448 del 2001, individua gli organismi collegiali ritenuti indispensabili per la realizzazione degli obiettivi istituzionali del Ministero non perseguibili mediante l'utilizzazione del proprio personale.
A parere dell'interrogante, tra i predetti organismi non potevano essere ricompresi il Civr (Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca) e il Cepr (Comitato di esperti per la politica della ricerca) in quanto non assoggettabili alla potestà regolamentare del Ministero.
Al riguardo, si deve fare presente che ai Comitati in questione, istituiti con decreto legislativo 204 della 1998, risulta attribuita una funzione di consulenza nel settore della ricerca, nell'ambito degli interventi di riordino e di razionalizzazione finalizzati a promuovere il settore medesimo, disposti con il ricordato decreto n. 204.
Si tratta, pertanto, a parere di questo Ministero, di organismi di prevalente consulenza del Ministero medesimo, al quale è istituzionalmente affidata la competenza del coordinamento delle attività svolte nel settore della ricerca.
In relazione alle predette considerazioni non si condividono le argomentazioni espresse dall'Onorevole interrogante in merito ai contenuti del decreto ministeriale 30 aprile 2002, mentre si ritiene che il Parlamento potrà svolgere senza alcuna limitazione la propria funzione legislativa sulle proposte di correzione o di modifica dei decreti legislativi già emanati per il sistema della ricerca pubblica in Italia, che il Governo presenterà in attuazione della legge n. 137 del 6 luglio 2002, che come è noto contiene la delega al Governo anche per la predisposizione di provvedimenti per la riforma degli enti di ricerca.
Sullo stesso argomento analoga risposta è stata fornita al senatore Berlinguer ed


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altri (n. 3-00511), svoltasi nella seduta del 13 novembre 2002, in 7a Commissione Senato.
Il Viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Guido Possa.

TARANTINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con le indicazioni contenute nella legge finanziaria 2003, il Governo ha mostrato l'interesse ad accelerare i tempi per la riattivazione dell'aeroporto di Taranto-Grottaglie, attualmente utilizzabile parzialmente;
unitamente al potenziamento del servizio antincendio aeroportuale, sono in corso le opere di riqualificazione relativamente ai servizi aeroportuali come la costruzione della nuova torre di controllo, al fine di un miglior adeguamento della intera infrastruttura;
a tal proposito l'Enav, per il quadriennio 2001-2004, ha previsto un impegno finanziario per oltre 15 milioni di euro per il completamento dei lavori aeroportuali;
attualmente vi è un evidente rallentamento dei lavori dell'aeroporto, poiché diversi aspetti delle discipline normative relativa all'appalto sono confusi e ambigui e non sembra che l'Enav abbia assunto un impegno definitivo per l'esecuzione del completamento delle opere infrastrutturali -:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare, al fine di far rispettare i tempi di realizzazione delle predette opere programmate per il potenziamento dell'aeroporto, in quanto tale situazione di precarietà determina una condizione di incertezza per l'intero personale addetto e ritarda il completamento di opere oltremodo utili per l'economia locale.
(4-05898)

Risposta. - Si fa presente che l'Enav - Ente nazionale assistenza al Volo - interessato a riguardo ha riferito che la ristrutturazione finalizzata all'implemetazione dell'aeroporto di Taranto-Grottaglie prevede una spesa di circa 15 milioni di euro per la realizzazione di un nuovo blocco tecnico uffici/operativo ed allestimenti tecnologici delle sale TWR e ARO/MET.
Tali interventi, individuati nell'ambito di un piano di investimenti decennale 2002-2012, redatto secondo criteri di priorità e di effettiva cantierizzazione delle opere, verranno attuati a partire dal 2005.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

VALPIANA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il Kenya fornisce all'Europa il 25 per cento dei fiori di cui ha bisogno;
la raccolta dei fiori, l'impacchettamento, il trasferimento degli stessi al Dutch Flowers Auctions, che li esporta nei vari paesi europei, avviene nel giro di quarantotto ore;
l'industria floreale in Kenya dà lavoro a cinquantamila persone, l'85 per cento delle quali donne, mentre altre settantamila lavorano nell'indotto, con un fatturato complessivo di 110 milioni di dollari approssimativamente;
per mantenere la competitività sul mercato, le imprese adottano strategie di contenimento dei costi di produzione, tra cui la massima limitazione delle assunzioni (il 65 per cento delle operaie, anche se lavorano da anni, sono assunte a giornata, senza assicurazioni, assistenza sanitaria, ferie e congedi per maternità, se si ammalano vengono licenziate, come se rimangono incinte), il prolungamento dell'orario di lavoro (fino a dodici ore, senza possibilità di rifiutare gli straordinari), la riduzione dei tempi morti e delle norme protettive (la nebulizzazione con pesticidi e fertilizzanti avviene senza protezioni e senza intervallo per la ripresa del lavoro,


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con conseguenti malattie quali allergie, difficoltà respiratorie o cecità), la precarietà degli alloggi (capannoni a ridosso delle serre, contaminati dai pesticidi con gravi conseguenze sanitarie, specie per i bambini); spesso, inoltre, per conservare il posto di lavoro le operaie devono sopportare molestie e sfruttamento sessuale da parte di chi ha cariche dirigenziali -:
il costo umano richiesto dalla produzione di centinaia di migliaia di fiori, specialmente rose, è inaccettabile;
quali iniziative si possano adottare affinché sia garantito che le industrie floreali che esportano il loro prodotto in Italia rispettino i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori;
se intenda promuovere, in sede internazionale, l'adozione di un marchio che attesti il rispetto delle normative internazionali sul lavoro e sulla salute dei lavoratori da parte delle imprese che operano nel settore.
(4-03355)

Risposta. - Il problema sollevato nell'interrogazione in discorso va riportato nel più ampio ambito dello sfruttamento delle fasce deboli dei lavoratori che assume aspetti particolarmente drammatici nei paesi più poveri, dove vengono prodotti beni destinati, per la maggior parte, al mercato occidentale.
Contro questa forma di sfruttamento si devono concordare ed intraprendere - a livello internazionale - le azioni più idonee per un contrasto efficace e risolutivo.
La questione è stata portata all'attenzione dell'opinione pubblica già altre volte e le cronache riferiscono di note multinazionali coinvolte in vicende di sfruttamento del lavoro minorile.
Si ritiene che un sicuro effetto di contenimento del fenomeno può essere raggiunto attraverso una efficace azione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica per mezzo della diffusione delle notizie relative allo sfruttamento dei lavoratori più deboli da parte delle imprese produttrici.
Solo intervenendo sul circuito della distribuzione, infatti, è possibile ottenere il rispetto delle normative internazionali sul lavoro e sulla salute dei lavoratori da parte delle imprese.
Pertanto, per contrastare il fenomeno, oltre a condividere le misure indicate dall'interrogante, si ritiene che strumenti utili di contrasto possano essere individuati anche in altre misure quali la previsione di «ostacoli tariffari» alla commercializzazione di beni prodotti con lo sfruttamento di minori e di donne, nonché nella previsione di incentivi - quali l'aumento delle quote di esportazione nei mercati occidentali - da applicare in favore di quelle imprese che rispettino la normativa vigente.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

VASCON. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Adel Smith, presidente dell'Unione musulmani d'Italia, e il suo segretario signor Mario Zucchi, sono diventati noti a causa di due episodi che li hanno visti, a distanza di pochi giorni, protagonisti e vittime di clamorose zuffe in diretta televisiva;
Adel Smith, è conosciuto per i suoi modi provocatori e per la sua abitudine ad offendere in modo diretto e blasfemo i simboli sacri della religione cattolica e per suoi discorsi sul fondamentalismo islamico che spesso sfociano nell'apologia di terrorismo;
in data 10 gennaio 2003, nel corso di una trasmissione in diretta televisiva che vedeva tra gli ospiti il signor Smith e il signor Zucchi, un gruppo di giovani, appartenenti ad un movimento di estrema destra, ha fatto irruzione aggredendo i due rappresentanti dell'Unione musulmani d'Italia;
dal punto di vista del rilievo sociologico e statistico, come è stato sostenuto da Massimo Introvigne, l'Unione Musulmani d'Italia tecnicamente non esiste. I membri «attivi» sarebbero quattro o cinque


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e, anzi, è più probabile che siano due - il presidente Adel Smith e il segretario Massimo Zucchi - occasionalmente rafforzati da una decina di simpatizzanti albanesi. Sono queste cifre di cui si può affermare tranquillamente che cadono sotto quella che gli specialisti di statistici chiamano la soglia di significatività, riferite sia alla popolazione italiana in generale sia agli oltre seicentomila musulmani presenti nel nostro paese;
a seguito dell'aggressione subita dal signor Smith e dal signor Zucchi, L'UCIS (Ufficio del Dipartimento di Polizia centrale che dispone le scorte), ha deciso di assegnargli un servizio di tutela;
questo sistema di protezione che non è paragonabile alla semplice scorta e che prevede una vigilanza continua 24 ore su 24 è assegnato di solito a chi si ritiene nel mirino dei terroristi;
lo speciale sistema di tutela ha dei costi elevatissimi che arrivano fino a 774 euro al giorno;
la questione delle scorte ha suscitato spesso numerose polemiche proprio a causa delle reali difficoltà ad avere la disponibilità dei necessari mezzi e uomini -:
se risponda al vero che i costi dell'operazione ammonterebbero a circa 20 mila euro al mese;
se il Ministro voglia definire con esattezza quanti uomini sono impegnati nell'operazione ed in particolar modo quali sono state le motivazioni che hanno portato a disporre in modo così solerte l'assegnazione di un servizio di tutela a signor Smith e al signor Zucchi.
(4-05078)

Risposta. - Si comunica che a seguito dell'aggressione subita il 10 gennaio 2003 dal signor Adel Smith, Presidente dell'Unione musulmani d'Italia, negli studi della TV locale Telenuovo di Verona, l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis) del Ministero dell'interno ha richiesto agli Uffici Territoriali del Governo di L'Aquila, Verona e Padova elementi per valutarne la esposizione a rischio, ai fini dell'eventuale applicazione di misure di protezione personale secondo le prescrizioni vigenti.
Eseguiti i necessari approfondimenti, non sono stati ravvisati i requisiti prescritti dall'articolo 1 della legge n. 133 del 2002, di conversione del decreto legge che ha istituito lo stesso Ucis regolando
ex novo il procedimento di adozione di misure per la sicurezza personale di persone esposte a gravi pericoli.
Pertanto, l'Ucis ha disposto specifiche misure di tutela, rimettendo alle Autorità provinciali di pubblica sicurezza la valutazione della necessità o meno di adottare, nei confronti del signor Smith, eventuali misure di vigilanza di loro competenza, nei modi ritenuti più adeguati tenuto conto della situazione locale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Tanto premesso, nei giorni immediatamente seguenti l'aggressione, dal 13 al 27 gennaio 2003, il Prefetto de L'Aquila, provincia nella quale lo stesso Adel Smith risiede, secondo quanto emerso in sede di riunione di coordinamento tecnico delle Forze di polizia di quella Provincia, ha disposto un servizio di vigilanza dedicata presso la sua abitazione.
Dal 28 gennaio 2003, il servizio è stato sostituito dalla vigilanza generica radiocollegata.
Il servizio di scorta, su richiesta dell'interessato, è stato attivato una sola volta, il 17 febbraio 2003, fino al confine della provincia, in occasione di una trasferta a Prato dello stesso Adel Smith.
Le altre Prefetture adotteranno eventuali misure di vigilanza solo in occasione della presenza di quest'ultimo sul loro territorio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

ZANELLA e BOATO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno 10 febbraio 2003 il signor Oreste Tonicello, padre di Riccardo Tonicello, di anni 56 e detenuto nella casa circondariale di Padova «Due Palazzi», è


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stato raggiunto da una telefonata dei compagni del figlio che chiedevano informazioni circa le esequie dello stesso per inviare una corona di fiori;
il signor Oreste Tonicello, di anni 83 e di salute cagionevole, non era stato informato né del ricovero né dell'avvenuto decesso del figlio. La notizia lo coglie perciò di sorpresa e come è facile supporre, lo riduce in uno stato di prostrazione e di disperazione;
la famiglia Tonicello, si reca all'ospedale civile di Padova e chiede la ragione del mancato avviso alla famiglia circa il ricovero del congiunto; la risposta degli operatori sanitari è che non avevano avuto indicazioni in merito;
successivamente, la famiglia si rivolge alla casa circondariale di Padova «Due Palazzi» per ulteriori delucidazioni e apprende che il congiunto era stato ricoverato d'urgenza, tre giorni prima, nell'ospedale civile di Padova in seguito ad una colica, ed era lì deceduto lo stesso giorno, solo, piantonato dagli agenti di polizia penitenziaria e senza il conforto della sua famiglia -:
se non ritenga che sia indispensabile che venga fatta chiarezza circa il motivo per cui i parenti di Riccardo Tonicello non siano stati avvisati prontamente del ricovero in ospedale e dell'aggravarsi delle sue condizioni;
quali siano i motivi per cui la famiglia non sia stata informata dell'avvenuto decesso del congiunto;
se non ritenga necessario accertare le responsabilità della direzione della casa circondariale in merito ai fatti in oggetto.
(4-05434)

Risposta. - Si rappresenta che in ordine al decesso del detenuto Riccardo Tonicello, avvenuto il 7 febbraio 2003 presso l'Ospedale civile di Padova, sono stati svolti accertamenti ispettivi che hanno escluso responsabilità a carico del personale sanitario e di Polizia penitenziaria della casa di reclusione di Padova.
Infatti, dalla relazione ispettiva si evince che il suddetto detenuto è morto per cause naturali.
Il decesso è stato causato da «trombosi vena mesenterica superiore e vena porta» in soggetto affetto da «cirrosi epatica».
Per tale malattia era costantemente seguito dal personale sanitario del carcere ed era stato ricoverato presso l'Ospedale di Padova in data 2 febbraio 2003, con carattere di urgenza
ex articolo 17, n. 8 del decreto del Presidente della Repubblica 230 del 2000.
Il Tonicello era detenuto, con fine pena previsto per la data dell'8 dicembre 2018, a seguito di condanna passata in giudicato per i reati di truffa, ricettazione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, circonvenzione di persona incapace, furto, sostituzione di persona, falsità in scrittura privata ed altro.
Per quanto concerne l'asserita mancata comunicazione ai familiari, sia del ricovero che del decesso, si rappresenta che il Tonicello era stato inviato presso l'Ospedale di Padova in data 2 febbraio 2003, per coliche addominali.
Tale patologia era, purtroppo, ricorrente tanto che più volte lo stesso era stato tradotto in ospedale per effettuare accertamenti ma aveva sempre fatto rientro in istituto senza che si fosse verificato alcun aggravamento delle condizioni di salute; anche in occasione dell'ultimo ricovero il detenuto presentava una condizione clinica che non lasciava presuppone un epilogo così drastico: infatti la causa della morte è stata un'improvvisa «trombosi della vena mesenterica superiore e vena porta».
Per questi motivi la Direzione dell'istituto non ha ritenuto di dover avvisare i familiari dell'avvenuto ricovero, anche perché il detenuto non lo aveva richiesto.
I familiari del Tonicello sono stati informati del decesso nella stessa mattina, dal personale dell'Ospedale.
Non si è peraltro riusciti ad ottenere preciso riscontro circa la persona che ha ricevuto la telefonata.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.