Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 338 del 10/7/2003
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TESTO AGGIORNATO AL 14 LUGLIO 2003

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La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,05.

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 3323-B ed abbinata.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli articoli e degli emendamenti riferiti alla proposta di legge.
Avverto che gli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 3323-B sezione 6) sono stati ritirati dai rispettivi presentatori.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3323-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ricordo che, secondo quanto convenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, potrà intervenire un deputato per ciascun gruppo, per non più di dieci minuti. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto per gli interventi di un deputato per ciascuna componente politica. Di tali interventi è disposta la trasmissione televisiva diretta. Seguiranno, al di fuori del diretta televisiva, se vi saranno, gli interventi a titolo personale cui sono destinati complessivamente 20 minuti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Collè. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha 3 minuti di tempo a disposizione.
Poi seguiranno gli interventi degli onorevoli Craxi, Cento, Ceremigna, Rizzo, Mascia, Lussana, Volontè, Fanfani, La Russa, Finocchiaro, Biondi e Mazzuca per l'UDEUR.

IVO COLLÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel prendere la parola a nome della componente delle minoranze linguistiche mi auguro innanzitutto che questo dibattito non generi quei comportamenti indecorosi che nel corso della giornata di ieri e di oggi hanno visto protagonisti alcuni colleghi. Credo che chi ha il ruolo di rappresentante del popolo italiano in Parlamento abbia ogni strumento per esprimere in maniera decorosa e rispettosa delle istituzioni le proprie opinioni ed il proprio dissenso.
Ciò detto occupiamoci di questo tanto discusso atto. Non si possono accettare su un argomento così delicato facili strumentalizzazioni e generalizzazioni. Non si tratta affatto di uno sconto incondizionato della pena, vi sono condizioni ben precise legate ai tempi, ai motivi della detenzione, e comportamenti obbligati dal beneficio della riduzione di pena che tutti conosciamo. Credo allora sia più appropriato parlare di un atto di clemenza che non dimentica l'obiettivo primario di senso e valore recuperatorio della pena, che la stessa Costituzione riconosce.
Siamo di fronte ad una valutazione che dovrebbe fare appello alla coscienza ed ai valori di umanità di ciascuno. Considerata anche la critica situazione delle carceri, che, tra l'altro, ho avuto modo di evidenziare alcuni mesi or sono nell'occasione dell'illustrazione di un question time, considerati il problema del sovraffollamento e delle condizioni di vita, a volte al limite della condizione umana, e la difficile situazione sanitaria interna, crediamo che questa possa essere una prima risposta, anche se parziale, al problema.
Pertanto, nell'attesa di una sempre urgente riforma generale del sistema penitenziario nazionale, ricordando anche le parole del Santo Padre nella sua visita al Parlamento, con le quali egli ha definito tale problema una questione di solidarietà e di sensibilità che, non compromettendo la tutela della sicurezza dei cittadini, fosse anche uno stimolo per i detenuti ad impegnarsi in un personale recupero, annuncio il voto favorevole del nostro gruppo alla suddetta proposta di legge (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Craxi. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha 4 minuti di tempo a disposizione.

BOBO CRAXI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che ci apprestiamo a votare è un disegno di legge che aveva come obiettivo quello di promuovere l'indulto nel nostro paese, dopo un certo numero di anni che questo non veniva fatto. Aveva l'obiettivo di stemperare il clima all'interno delle carceri, aprire una grande discussione su questo tema cercando anche di far convergere posizioni diverse nel nostro paese, sempre in lotta fra il giustizialismo e il garantismo.
Un indultino non è un indulto, ma è sempre meglio di nulla. E noi non possiamo, sottoscrivendo e votando a favore di questa proposta di legge, apprezzarne lo spirito con cui tanta parte del Parlamento oggi è riuscita a convergere su un unico testo e ad affrontare un dibattito parlamentare lungo, ampio, articolato, in cui, coloro che si oppongono a questo provvedimento, sono e risulteranno largamente in minoranza.
Questo non è un provvedimento politico di una parte del paese contro un'altra; non è un provvedimento promosso dal Governo, ma è il frutto di una convergenza ampia tra diverse forze politiche espressione di questo Parlamento democratico. Questo per dire che tutte le polemiche, anche di questa stamattina, di cui si è percepito l'eco, hanno poco a che vedere con lo spirito che animava i proponenti, che poi è lo spirito che ha saputo raccogliere anche le parole ispirate, autorevoli ed importanti del Pontefice che ci invitava a promuovere nel nostro paese niente di meno che una amnistia.
Oggi, noi approviamo una proposta di legge che parzialmente cerca di rispondere positivamente a quell'appello. Ne sono molto soddisfatto; il relatore è un parlamentare socialista ed io, insieme al compagno Vincenzo Milioto, ne siamo cofirmatari e siamo convinti che in quest'aula vi sia e torni a spirare un vento, sulle questioni della giustizia, diverso rispetto a qualche anno or sono. Non è materia del contenzioso politico, e chi pensa di trasformare questa vicenda in un'altra freccia al proprio arco della propria polemica all'interno della maggioranza non solo commette un errore di prospettiva, ma commette anche un grave errore politico.
Ho sentito affermare in quest'aula, in particolare da parte dell'onorevole Dario Galli, con riferimento alla condizione dei nostri carcerati che si lamentano della ristrettezza delle loro celle, che ciò è peggio per loro; cioè peggio per i carcerati che stanno reclusi in una cella piccola. Allora, voglio fare mie quelle parole; e a chi ha pensato, e a chi continuerà a pensarlo, che questo alla nostra attenzione sia un provvedimento impopolare, eccessivamente libertario, dico: peggio per loro (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, i Verdi si sono sempre impegnati affinché il Parlamento desse una risposta positiva alla richiesta di un atto di clemenza proveniente dalle carceri, dai detenuti, da tanti operatori della polizia penitenziaria, dal volontariato civile, dal Papa nel corso della sua importante visita al Parlamento italiano, e, infine, da tante associazioni.
Nelle carceri, infatti, vi è una situazione drammatica; negli ultimi due mesi due detenuti si sono tolti la vita nel carcere di Rebibbia, un altro nel carcere Dozza di Bologna e, qualche giorno fa, un ragazzo di vent'anni a Regina Coeli. Nelle carceri italiane c'è un sovraffollamento inaccettabile ed una mancata tutela del diritto alla salute nel senso che chi sta in carcere e sta male non ha le cure necessarie per guarire; e vi è un mancato rispetto dell'obbligo costituzionale di recupero e di reinserimento del detenuto nella società civile


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e nella convivenza legale. Ma dalle carceri si misura la civiltà di un paese; d'altra parte un carcere giusto ed umano, teso al recupero di chi ha sbagliato, conviene alla società e alla sicurezza dei cittadini. Noi dobbiamo avere il coraggio di dirlo contro facili demagogie.
Un detenuto recuperato, infatti, è un potenziale autore di reati sottratto al crimine.
Per questo motivo, i Verdi hanno sostenuto la necessità di un indulto ed hanno contrastato la facile demagogia forcaiola di chi, come la Lega nord Padania, da una parte fa fintamente il garantista con i potenti, votando leggi di impunità per pochi, e dall'altra fa la faccia feroce, ipocrita ed anche un po' vigliacca verso migliaia di tossicodipendenti, di cittadini stranieri e di detenuti comuni, spesso in carcere per piccoli reati.
Lo spettacolo andato in scena ieri ed oggi rappresenta anche il segno di una maggioranza di centrodestra a pezzi, in crisi e allo sbando proprio su un tema che, in questo Parlamento, dovrebbe unire prima ancora che dividere.
I Verdi si asterranno sull'indultino perché lo giudicano certamente uno strumento utile - oserei dire: meglio questo di niente -, ma ancora insufficiente rispetto alla drammatica situazione delle carceri italiane, alla drammatica situazione di donne e uomini, circa 56 mila, detenuti nei nostri penitenziari ed alle pessime condizioni di lavoro in cui operano volontari, personale della polizia penitenziaria, medici e sanitari.
Il compromesso raggiunto alla Camera non ci convince e non risolve il problema. Tuttavia, come Verdi esprimiamo la convinzione e l'auspicio che l'approvazione di questo provvedimento chiamato indultino, che giudichiamo comunque positivamente, rappresenti l'inizio di una nuova politica nelle carceri italiane e di un nuovo impegno del Parlamento per affrontare un'emergenza riguardo alla quale siamo consapevoli che non basta né l'indultino, né basterebbe l'indulto, che abbiamo sempre ritenuto strada privilegiata, al punto da presentare anche una proposta di riforma costituzionale dell'articolo 79 per rendere possibile, nel Parlamento italiano, l'approvazione di un provvedimento generalizzato di clemenza.
Sappiamo e siamo convinti che l'emergenza carceraria si affronti intervenendo e potenziando i tribunali di sorveglianza, ossia quei luoghi dove il giudice è chiamato ad ammettere il detenuto alle misure alternative al carcere, vale a dire quei luoghi dove il giudice è chiamato a valutare se chi ha commesso un reato, dopo aver scontato una parte della pena, può accedere ad un beneficio di legge per poter essere reinserito nel posto di lavoro, per poter essere affidato ai servizi sociali o per poter vedere concludere un ciclo di reinserimento civile nella legalità, iniziato con il carcere, ma che si deve concludere dentro la società e dentro la capacità di recupero di un rapporto di convivenza civile.
Credo che il Parlamento...

PRESIDENTE. Onorevole Cento...

PIER PAOLO CENTO. ... e concludo, signor Presidente, approvando l'indultino possa dare un segnale importante, ma ancora insufficiente. Come Verdi, offriamo il nostro impegno affinché, con coraggio, si proceda su questa strada (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà.

CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, i parlamentari dell'UDEUR-Popolari per l'Europa voteranno a favore di questo provvedimento, che prevede la diminuzione di un massimo di due anni di pena detentiva, a fronte di comportamenti corretti all'interno del carcere, per quei detenuti che abbiano già scontato il 50 per cento della loro pena detentiva.


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Attenzione: si tratta di un provvedimento che esclude da questo beneficio coloro che hanno compiuto reati gravi ed infamanti, mentre gli obblighi a carico di quei detenuti che ne potranno usufruire mettono al sicuro la società dalla reiterazione di reati da parte di queste persone.
Si tratta di una sospensione di due anni, quindi, e non vi è nessun abbuono, dato che, per ben cinque anni, vi sarà una reale sorveglianza e la pena sospesa dovrà essere nuovamente espiata in caso di trasgressione da parte di chi se ne avvale. Si tratta di una sorveglianza da parte dello Stato tale da rendere davvero degno di aver usufruito di tale riduzione di pena chi si sarà ben comportato.
Come si vede, il provvedimento che approveremo, il cosiddetto indultino, rappresenta non una follia populista, contro la volontà e la sicurezza del nostro paese e dei nostri cittadini, bensì un atto di sensibilità e di clemenza, certamente, non un salto nel buio, e ciò nella piena sicurezza dei cittadini.
L'ostruzionismo della Lega, il clamore veramente volgare sollevato su questa vicenda hanno mortificato tutti noi parlamentari, tutti noi che non abbiamo la memoria corta, tutti noi che ricordiamo - e noi del gruppo Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa lo ricordiamo molto bene e siamo felici di essere stati presenti in quella occasione - l'entusiasmo ed il trasporto con i quali questa Assemblea accolse ed apprezzò con un lunghissimo applauso che non aveva più fine l'invito del Santo Padre in tal senso.
Siamo consapevoli di due cose: da un lato, siamo consapevoli dell'attesa da parte di tanti detenuti pressoché giunti alla fine dell'espiazione della loro pena, che hanno fortemente sperato nel Papa e sperano in noi. La speranza è una virtù da non mortificare e da non cancellare in persone che sicuramente hanno sbagliato, ma che hanno espiato gran parte della loro pena e, quindi, hanno quasi saldato il loro debito verso la società.
Allo stesso modo, ed è questo il secondo aspetto, siamo sicuri della maturità e della generosità di tutti i cittadini italiani, in particolar modo delle donne ma anche degli uomini (non voglio far torto a nessuno), cittadini e cittadine che sanno perfettamente comprendere questi motivi, che sanno comprendere le ragioni che abbiamo voluto illustrare e che sanno anche discernere le cose serie dalla propaganda, comprendendo a fondo - e chiediamo a tutti di farlo - la responsabilità che noi tutti ci siamo assunti. Mi riferisco al gruppo Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa ed a gran parte del Parlamento: noi non temiamo di votare un provvedimento di clemenza con tutte le limitazioni e tutte le garanzie che abbiamo prima ricordato, un provvedimento di clemenza che assicuri a tutti i cittadini che loro e tutti coloro che hanno subito questi reati sono sempre e comunque al centro della nostra politica e del nostro interesse, ogni giorno, per tutta la legislatura. La loro sicurezza è al centro della nostra attenzione, senza però dimenticare chi sta peggio di ciascuno di noi e senza dimenticare i detenuti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceremigna. Ne ha facoltà.

ENZO CEREMIGNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i Socialisti democratici, in prima lettura come oggi alla terza lettura di questo provvedimento, hanno tenuto un comportamento teso a conseguire risultati precisi. Il nostro punto di partenza - come è stato efficacemente rappresentato in fase di relazione al provvedimento dal collega Buemi al quale va tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà per l'ignobile gazzarra ed il tentativo di aggressione subiti - è stato quello di poter consentire al Parlamento di dimostrare che la cultura giuridica del nostro paese deve continuare a fondarsi non solo sulla certezza della pena ma, ancor prima, sulla certezza della legge che deve essere chiara e uguale per tutti.
Invece, è difficile sfuggire alla dolorosa sensazione che gli stessi colleghi che con


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inusitato rigore si oppongono al varo di questa legge perché sarebbe lassista evitano di guardare con obiettività la somma di iniquità e di violazioni dell'articolo 27 della Costituzione che sono alla base delle condizioni di invivibilità presenti nella maggior parte delle carceri italiane.
Allo stesso modo hanno sinora evitato di tenere conto delle violazioni dello spirito e della sostanza dell'articolo 111 della Costituzione. Vi è uno squilibrio tra accusa e possibilità di difesa che pesa molto sui cittadini meno provvisti di mezzi e di poteri.
Ciò che più è grave sta nel constatare che, sovente, si tratta degli stessi colleghi e delle stesse forze politiche facenti parte della maggioranza che, senza battere ciglio, hanno votato in questa sede, da due anni a questa parte, leggi oggettivamente discriminatorie, pensate ed applicate per pochi potenti con i quali, secondo loro, deve essere sempre vincente il garantismo. Al contrario, come diceva il collega Cento, verso i tanti deboli si può essere portatori di un giustizialismo senza macchia e senza paura. Infatti, le stesse persone che hanno invocato ossessivamente il rispetto dello Stato di diritto e della certezza della pena hanno votato leggi ad personam che sono riuscite ad impedire perfino la celebrazione e la conclusione dei processi.
Per dirla con il compianto Ennio Flaiano: la situazione è grave, ma non è seria. Il Presidente del Consiglio ha affermato che la sua maggioranza gode di ottima salute. Se la dimostrazione di questo stato di benessere è quella alla quale stiamo assistendo da tre giorni a questa parte, qui e fuori di qui, mi figuro cosa succederebbe se la maggioranza si ammalasse. Forse, l'onorevole Berlusconi farebbe bene a chiarire al Parlamento ed al paese qual è esattamente la situazione, cosa intende fare, quando e con chi.
Tornando al provvedimento, siamo consapevoli che esso non rappresenta in sé nessuna soluzione strutturale dei problemi che abbiamo evocato. Tuttavia, siamo parimenti convinti che, pur nella sua natura straordinaria ed emergenziale, tale provvedimento può consentirci un periodo di decongestionamento dei problemi che, se ben utilizzato, potrebbe porre il Parlamento nelle condizioni più adatte per affrontare i nodi fondamentali che è interesse del paese risolvere in modo più sistematico e definito. Quest'ultima considerazione ci ha persuaso che la scelta di proporre una linea mediana tra il testo approvato dalla Camera in prima lettura e quello modificato dal Senato sia stata una mediazione accettabile. Ciò soprattutto perché può consentirci di varare veramente questa legge e di farlo in tempi politicamente apprezzabili.
In effetti, si sono già accumulati pesanti ritardi su questo provvedimento. Sembrava, in particolare dopo la solenne visita di Giovanni Paolo II in quest'aula, che fossimo alla vigilia della sua approvazione. Così non è stato e, a nostro avviso, è stato un errore, ma sarebbe ulteriormente deleterio che si attendesse oltre e si perdesse ancora tempo.
È con questo spirito e mossi dalle nostre convinzioni, correttamente e chiaramente rappresentate nel dibattito, che preannuncio il voto favorevole dei Socialisti democratici italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzo. Ne ha facoltà.

MARCO RIZZO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, alcuni mesi fa in quest'aula il Papa parlò di clemenza ed umanità e vi furono applausi scroscianti da tutta l'Assemblea. Anzi, gli applausi furono ancora più scroscianti da quelle parti politiche della maggioranza che oggi si oppongono con veemenza a questo provvedimento di sospensione della pena. Per dirla in due righe: dalle parole si passa ai fatti, ma i fatti hanno la testa dura.
Evidentemente questa maggioranza ha un'estrema difficoltà ad essere coerente con quell'applauso e con quell'afflato di umanità, che veniva richiesto dal Santo Padre.


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Stiamo parlando di una sospensione della pena detentiva per due anni nei casi in cui almeno la metà della pena sia stata già scontata. Il gruppo dei Comunisti italiani voterà favorevolmente su questo provvedimento, perché siamo convinti che, pur nella difficoltà del sistema carcerario e pur nella difficoltà della vicenda giudiziaria, questa ipotesi possa essere una soluzione fattibile. Tuttavia, condanniamo l'ipocrisia di questa maggioranza politica del Governo Berlusconi: una maggioranza sbriciolata, perché questo non è che l'ultimo caso di uno stillicidio di infortuni, che vi è stato ormai da due anni. Vorrei ricordare le dimissioni del ministro degli affari esteri, Ruggeri, quelle del ministro degli interni, Scajola e quelle dei tanti sottosegretari, ma anche l'ultima vicenda istituzionale di Bruxelles, con la grave gaffe del Presidente del Consiglio.
Nel merito, sappiamo che questa vicenda può procurare nel paese anche un certo allarme, perché vi è indubbiamente un'attenzione da parte della popolazione rispetto agli episodi di criminalità diffusa, specialmente quelli più odiosi di microcriminalità; penso a quelli che vengono compiuti nei confronti delle persone più deboli, come le donne e gli anziani, e so quanto, specialmente nelle periferie urbane, vi sia questa attenzione, laddove questi reati, che sono odiosi, colpiscono la povera gente.
Tuttavia, sappiamo anche che la politica deve essere seria ed una politica seria nei confronti della criminalità è una politica di prevenzione e non solo di inasprimento delle pene; deve essere, quindi, una politica che tiene conto anche della capacità di recupero e di reinserimento. Ma non voglio nascondermi dietro un dito. So che questi temi toccano nel profondo l'elettorato italiano e quindi sappiamo anche leggere, tra le fila dello scompiglio della maggioranza, la volontà di alcune parti della maggioranza stessa di andare a pescare voti con temi demagogici.
Indubbiamente questo non è un Governo che sta dalla parte dei deboli. È un Governo che è stato molto attento alle vicende dei potenti, a partire proprio dal suo Presidente del Consiglio. Abbiamo visto - e lo vedete oggi - un'aula quasi deserta in questa discussione, ma abbiamo visto quest'aula piena di ministri e di sottosegretari, laddove oggi i banchi del Governo sono quasi deserti...

CARLA CASTELLANI. Pochi ma bravi!

MARCO RIZZO. ... ma quando si trattava di difendere l'onorevole Previti e di approvare le leggi ad hoc i banchi del Governo erano ben pieni.
In questa legislatura abbiamo parlato molto di giustizia: questo forse è l'unico caso in cui parliamo di giustizia generale. Si è pensato molto agli affari di famiglia; vi sono stati alcuni processi che hanno visto delle leggi ad hoc. Vi era un processo per il falso in bilancio, che vedeva imputato il Premier Berlusconi, e semplicemente è stata approvata una legge sul falso in bilancio. Vi era un processo sulle rogatorie internazionali, cioè sulla possibilità per i magistrati di accedere alle prove formatesi all'estero - anche in questo caso il processo riguardava Berlusconi - ed è stata approvata una legge sulle rogatorie internazionali. Vi era un processo a Milano, che vedeva coinvolti il Presidente del consiglio e l'onorevole Previti, ma anche in quel caso è stata approvata una legge ad hoc, la cosiddetta legge Cirami, per sospendere tali processi. In ultimo, la legge che ha tagliato la testa al toro: il cosiddetto lodo Schifani, cioè la possibilità di dare l'immunità alle cinque più alte cariche dello Stato, tra cui, guarda caso, vi era proprio anche il Presidente del Consiglio.
Credo che gli italiani abbiano scoperto il bluff che si nasconde dietro questa maggioranza e credo che abbiano capito che questo è un Governo (ed una maggioranza) in crisi, perché ha fatto delle false promesse per il suo cammino politico quotidiano. Si sono chiesti i voti, parlando di meno tasse per tutti, ma gli italiani in questo periodo hanno presentato le loro dichiarazioni dei redditi ed hanno visto che le tasse non sono diminuite. Nel 2001, i voti sono stati richiesti dal Governo Berlusconi e dalla maggioranza attuale per


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battersi contro la criminalità e contro l'immigrazione, fra l'altro andando a colpire negli istinti più bassi del popolo italiano, cercando di portare avanti l'idea che la criminalità fosse direttamente conseguente all'immigrazione.
Abbiamo avuto più criminalità - sono dati ufficiali -, abbiamo avuto più immigrazione clandestina, a tal punto che la maggioranza è nuovamente in crisi. E ora, perché i conti di cassa non tornano, vorrebbero tagliare nuovamente le pensioni.
Credo che di fronte a questo Governo delle mancate promesse, ci sia la necessità di una sana risposta popolare e vorremmo che il Presidente del Consiglio venisse in questa sede per spiegarci questo tipo di crisi. Di fronte a questa crisi vera e alle tante promesse mancate, noi Comunisti italiani facciamo una promessa: nei confronti del Governo Berlusconi non molleremo mai, in quanto siamo convinti della necessità di ripristinare i diritti, di salvaguardare le speranze e la voglia di cambiamento del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, è stato ricordato che questo provvedimento nasceva con oltre 100 firme di deputati e ciò costituiva l'espressione più tangibile della volontà di quest'Assemblea di affrontare, con un atto di clemenza, un'emergenza carceraria relativa alla popolazione detenuta.
Devo dire che lo spettacolo al quale abbiamo assistito questa mattina non va in questa direzione. Infatti, non si può tacere circa le pesanti parole espresse in quest'aula, tese a strumentalizzare, anche con falsi argomenti, il bisogno di sicurezza dei cittadini e che evidenziano la differenza tra la civiltà e la barbarie. Una differenza visibile proprio nella concezione della pena, dove contano i valori della dignità e della vita umana e noi, che non amiamo i trasversalismi né la demagogia, dobbiamo sottolineare che dovrebbero esserci valori comuni a tutti, che dovrebbero costituire la premessa e la precondizione di qualsiasi confronto; tanto più quando questo confronto si consuma nelle istituzioni. Infatti, la Costituzione ha un valore in sé, riconoscendo diritti che costituiscono la conseguenza di questi valori che la ispirano.
Dovremmo dunque parlare di politiche sociali tese a prevenire il crimine e, in particolare, i piccoli reati; dovremmo parlare dell'articolo 27 della Costituzione che ha tra le sue finalità il valore rieducativo della pena e il reinserimento sociale. Infatti, non può esservi una vendetta di Stato per chi ha sbagliato e non può esservi una punizione fine a se stessa.
Invece, la realtà parla di 57 mila detenuti a fronte di una capienza delle carceri di 37 mila posti; di una situazione drammatica e di tagli alle finanze per questa realtà; di medicine che non ci sono; di tagli al personale e agli assistenti sociali; di lavoro che non c'è; di aumento dei suicidi; di una disperazione della vita in carcere; di celle nelle quali si sta in 7, in 8, in 13 e persino in 18 persone, dove non c'è neanche lo spazio per stare in piedi.
Sapevamo che l'idea di un provvedimento di sospensione della pena relativo ai piccoli reati non era la soluzione, e ben altri dovrebbero essere i provvedimenti da porre in essere sia per quanto concerne la struttura carceraria sia con riferimento ai rapporti di tali strutture con il territorio, affinché il detenuto una volta uscito non reiteri il comportamento criminoso.
Sapevamo che questa non era la soluzione, tuttavia siamo convinti che vi sia la necessità di intervenire al più presto in ordine a questa situazione di emergenza, dunque sarebbe necessario quantomeno intervenire con riferimento al problema del sovraffollamento, riducendo significativamente il numero delle persone.
Per questa ragione, il provvedimento in esame porta la firma di un deputato del nostro gruppo. Tuttavia dobbiamo constatare che dopo questo percorso - siamo alla seconda lettura da parte della Camera - e dopo che è stata introdotta una serie di esclusioni, soggettive ed oggettive, che


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ne hanno ridotto alla radice le possibilità di intervento, e dopo le ulteriori limitazioni apportate dal Senato e in seguito dalla Commissione e dall'Assemblea della Camera, l'efficacia del provvedimento si è notevolmente ridotta.
Per questi motivi il gruppo di Rifondazione comunista si asterrà nel voto finale. Tuttavia auspichiamo, e lavoreremo in questa direzione, che la scelta di politica giudiziaria comunque sottesa alla proposta in esame diventi finalmente l'occasione per offrire un importante segnale di attenzione e di sensibilità nei confronti di persone che, seppure detenute e private della libertà, hanno diritto di vivere con dignità e di essere rispettate, e questa Assemblea ha il dovere di intervenire in tale direzione.
Auspichiamo inoltre che si determini finalmente un'inversione di tendenza nelle politiche di questo Governo, che finora si è occupato dei ricchi e dei potenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Lega nord Padania esprime la sua più netta contrarietà all'approvazione del provvedimento in esame, e lo fa non avendo timore di denunciare come in quest'aula si stia verificando oggi un fatto estremamente grave, una brutta pagina della nostra storia parlamentare, che mina nelle sue radici profonde uno dei principi cardine dello Stato di diritto, sul quale si dovrebbe fondare ogni democrazia moderna, quello della certezza della pena. In virtù di tale principio, colui al quale sia stata inflitta una pena equa e proporzionata alla condotta criminosa posta in essere, a seguito di una condanna in via definitiva, deve scontarla fino in fondo.
Il provvedimento che andiamo ad approvare rischia invece di avere conseguenze incalcolabili sulla sicurezza dei cittadini, bene primario che dovremmo avere a cuore e difendere. Ebbene, stiamo sancendo oggi un principio sconosciuto nel nostro ordinamento giuridico: stiamo coniando, con un buonismo di cui non riusciamo a comprendere le vere ragioni - anche perché, nonostante le numerose sollecitazioni, non ci vengono spiegate, né dai colleghi del centrosinistra, né dai colleghi della Casa delle libertà che sostengono questo provvedimento - un nuovo diritto, il diritto allo sconto di pena.
E stiamo facendo ciò con una forzatura e con un trasversalismo politico che vede riunite e che abbraccia forze del centrosinistra e due gruppi della maggioranza. Certo, si tratta di un tema sul quale è stata più volte invocata la libertà di coscienza, ma non possiamo non ricordare ai nostri alleati di Forza Italia e dell'UDC che negli impegni programmatici sottoscritti due anni fa con gli elettori si parlava di «tolleranza zero», si parlava di aumentare l'indice di punibilità dei reati nel nostro paese e di essere dalla parte delle vittime! È innegabile che questo provvedimento è in netto contrasto con quel patto (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
Ci troviamo di fronte ad una forzatura, perché stiamo dando vita a un provvedimento che nonostante i tre passaggi parlamentari non ha superato l'equivoco iniziale che lo caratterizza: l'intento, mai smentito dai proponenti, è quello di utilizzare un artifizio giuridico, un nomen iuris diverso, una nuova norma per aggirare l'ostacolo del quorum dei due terzi che la nostra Costituzione prevede per l'adozione di provvedimenti di clemenza generalizzata, quali l'amnistia e l'indulto.
Attestata l'impossibilità di raggiungere la maggioranza qualificata, vista la contrarietà da sempre manifestata da parte di forze quali la Lega nord Padania e Alleanza nazionale, ci si è inventati l'indultino, o, per usare il termine proprio, la sospensione condizionata della pena nel limite massimo prima di tre, dopo di uno, adesso di due anni, che altro non è - lo era ed è rimasto - che un indulto mascherato.


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Più volte in quest'aula, cari colleghi del centrosinistra, vi abbiamo sentito ergervi a paladini della nostra Carta costituzionale, soprattutto quando si tratta di parlare di riforme, di devoluzione, di proposte in materia di giustizia. Quella Carta costituzionale che troppe volte invocate perché nulla cambi in questo nostro paese e che, invece, oggi, senza imbarazzo alcuno, non disdegnate di calpestare (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). E non vi siete neanche fatti problemi a capovolgere la decisione operata dal Senato, che aveva cercato di porre correttivi al provvedimento e che aveva messo a regime la misura. Invece di rinunciare al provvedimento, si è voluto andare avanti attraverso l'arte del compromesso, che riteniamo inaccettabile quando si affronta un tema tanto delicato come quello della sicurezza dei cittadini.
Oggi, per ragioni incomprensibili, approviamo un provvedimento svuota carceri, che mette in libertà un numero imprecisato di detenuti - c'è il balletto delle cifre: 6 mila, 5 mila; non ci sono dati certi -, senza avere alcuna garanzia o alcuna possibilità di verificare l'avvenuto percorso di recupero e di reinserimento sociale o la volontà di reinserirsi fattivamente nella nostra società di coloro che beneficeranno dell'indultino. La sospensione condizionata della pena si applicherà a tutti i detenuti che si trovano nelle condizioni previste da questo testo di legge, senza un controllo, senza un vaglio da parte della magistratura di sorveglianza, che possa farsi garante della non pericolosità di chi uscirà dai nostri penitenziari.
Certo - viene detto -, ci sono le esclusioni soggettive. La misura non si applicherà ai delinquenti dichiarati abituali, professionali e per tendenza. Ma si applica ai recidivi, perché non avete voluto accogliere le nostre proposte emendative in tal senso. E, purtroppo, i recenti fatti di cronaca, sempre di più, ci fanno assistere ad episodi di detenuti rimessi libertà che tornano a delinquere (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)! Questa è una responsabilità che la Lega nord Padania non si vuole assumere. Ci sono le esclusioni oggettive. E poi scopriamo che, dall'elenco dei reati, sarebbero esclusi - sì - la violenza sessuale, - sì - la pedofilia ed altri reati gravissimi, ma soltanto se esercitati in forma associativa. Lo ripeto: la Lega nord Padania non vuole assumersi questa responsabilità. Non vuole avere sulla propria coscienza la possibilità che uno solo di questi detenuti, rimesso in libertà, torni a delinquere. Non vogliamo che i cittadini vengano a bussare alla nostra porta dicendo: chi avete scarcerato? Ha violentato le nostre figlie! Ha rubato in casa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
Il problema del sovraffollamento delle carceri, sicuramente, esiste, come anche il problema di rendere i nostri penitenziari più umani; ma va affrontato con un metodo completamente diverso, che è quello individuato e già indicato dal ministro Castelli, attraverso la costruzione di nuovi penitenziari che prevedano anche circuiti differenziati per la pena da scontare, a seconda della tipologia del reato commesso, a seconda dell'età del detenuto. Bisogna insistere nel portare avanti accordi bilaterali con gli Stati dell'area balcanica e dell'area magrebina, per consentire ai detenuti extracomunitari di scontare la pena a casa propria. Il sovraffollamento c'è ed esiste. Ma ha avuto un'impennata grazie alle politiche fallimentari del centrosinistra che, purtroppo, ci hanno riempito di immigrati clandestini (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania) che sono stati facile ostaggio e, a volte, artefici della microcriminalità. Ebbene, questi clandestini riempiono le nostre carceri. Noi chiediamo soltanto che possano scontare la pena a casa loro. Perché, cari colleghi del centrosinistra, la scorsa settimana vi siete opposti alla ratifica dell'accordo Italia-Albania, che consentirà a migliaia di detenuti albanesi di scontare la pena nelle patrie galere? Perché vi siete opposti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)?
Avete invocato il consenso del detenuto extracomunitario. Ma del consenso della vittima di reato, perché i detenuti possano


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beneficiare di questo istituto, non ve ne siete assolutamente occupati. Uno Stato di diritto deve avere, sicuramente, riguardo per Caino e, quindi, rendere più umane le condizioni di vivibilità delle nostre carceri. Ma, in particolar modo, deve avere a cuore Abele. E per Abele intendiamo tutte quelle vittime silenti di reato che non possono partecipare ai lavori di quest'Assemblea ma che noi, oggi, ci sentiamo di rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Noi abbiamo promesso ai cittadini di assicurare più criminali alla giustizia e, invece, adesso li scarceriamo anzi tempo, senza giustificato motivo.
Noi siamo dalla parte di tutti i cittadini onesti, che credono ancora che se esistono delle regole in questo paese, queste regole devono essere rispettate. Riteniamo che se questo provvedimento verrà approvato avremo una vera e propria resa dello Stato, una abdicazione dello Stato dalle sue responsabilità e una duplice offesa nei confronti di quelle vittime del reato che verrebbero offese due volte: nel momento in cui hanno purtroppo subito l'offesa, che molte volte le ha violate nell'intimo della propria persona, e adesso dallo Stato, che non si sente di tutelarle fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). In questo modo, sviliamo l'efficacia della sanzione penale.
Un'ultima considerazione: la Lega nord Padania ha utilizzato tutti gli strumenti che il regolamento parlamentare consente per opporsi all'approvazione di questo provvedimento. Alleanza nazionale ha scelto un'altra direzione: è contraria ma non fa ostruzionismo, non vuole fare la faccia feroce. Ebbene, noi abbiamo fatto la faccia feroce, per salvare la faccia con i nostri elettori e con i cittadini che non vogliono che questo provvedimento sia approvato. Quindi, cari colleghi di Alleanza nazionale, non basta andare nelle piazze a dire che siamo per la sicurezza e per la tolleranza zero: aspettavamo in quest'aula una maggiore collaborazione da parte vostra; forse con il vostro aiuto avremmo potuto fermare questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)! Questa è una responsabilità che vi dovrete assumere e che dovrete giustificare quando andrete nei vostri collegi elettorali, quando vi presenterete ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, il provvedimento sull'indultino è al secondo vaglio di quest'aula. La nostra posizione è chiara da tempo: siamo convinti sostenitori di questo atto di giustizia, di clemenza, di integrazione. Lo siamo per ragioni di coscienza personale e di valutazione politica. La coscienza personale attiene alla sfera del giudizio del bene e del male. È un atteggiamento sulla sensibilità, ma è anche un atteggiamento che contempla la ragione. Per noi, per queste ragioni, il giudizio è positivo. È positivo e serio essere coerenti con gli applausi espressi da quest'aula - da tutta quest'aula - davanti al discorso del Santo Padre. È positivo ancor più dare concretezza alla Costituzione italiana, laddove parla di espiazione della pena e del riscatto della pena. Tutti sappiamo che oggi qui non è in discussione né la sicurezza dei cittadini, né la certezza della pena. Oggi qui votiamo a favore o contro il tentativo di riscattare la propria pena anche fuori dal carcere integrandosi nella società. La pena è sospesa ma lo sconto è controllato e condizionato. Chi ha sbagliato, chi vuole e ha dimostrato di volersi riscattare in carcere, con questa legge, in tutta sicurezza, potrà continuare a farlo anche fuori dal carcere. Nel coordinamento formale del testo - lo avevamo già detto durante la prima lettura - è chiarita in maniera inequivocabile l'esclusione di tutti coloro che si sono macchiati di reati gravi contro la dignità della persona e dei bambini: i reati di pedofilia, quelli di stupro. Su questo punto non ci sono dubbi interpretativi e mai c'è stata la volontà da parte nostra di volerli introdurre.


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Noi valutiamo perciò che uno Stato forte, dove la pena è certa e assidua è la sicurezza, dimostri anche con questa legge la stessa sua forza. La paura dell'extracomunitario che lavora in fonderia, la paura del colpevole che sotto il controllo si reintegra nella società, la paura dell'altro da sé: con questa paura non si va lontano. Non va lontano né il paese, né questa coalizione.
Ma se queste sono ragioni legate alla morale civile di una nazione, che ben dovrebbero essere conosciute da chi amministra la giustizia con incarichi di primo piano, ce ne sono altre legate alla coerenza e alla coscienza. Il Santo Padre e tutte le cariche istituzionali di questo paese, non da oggi ma da anni e in diverse occasioni, hanno sollecitato una riflessione su questa materia. Noi avremmo preferito l'indulto; oggi si può fare l'indultino. Il Santo Padre qualche mese fa ci disse con grande chiarezza che, senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso affollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale recupero in vista di un positivo reinserimento nella società.
Questo provvedimento e il nostro consapevole e convinto voto derivano anche dalla risposta positiva all'invito del Santo Padre. Gli applausi di allora per noi sono la coerenza del voto di oggi; altri ci hanno ormai abituato a dire «sì», ad applaudire, in grandi e piccole occasioni, e poi, nell'arco di poche ore o di pochi mesi, occupare l'aula, sprecare atteggiamenti, parole e gesti che poco si confanno alla serietà di una coalizione, di un'istituzione parlamentare, di un paese. Ne faremmo certamente a meno, noi che, per coerenza e per convinzione civile e morale, diciamo «sì» e votiamo come abbiamo detto.
Al Senato non ci sarà alcuna contraddittorietà perché su questo testo c'è la condivisione assoluta già annunciata dai gruppi del Senato: in questo caso, si può ben sperare nella celerità del provvedimento. La coerenza, lo ricordo a me stesso, è una grazia. Spero che giunga serenamente presto anche in molti banchi, per il bene delle istituzioni nazionali, del popolo italiano e della nostra coalizione.
Presidente, mi permetta un'ultima cosa. Ieri hanno qui definito una mia censura nei confronti di alcuni atteggiamenti, che ho ritenuto sconvenienti e impropri, come un atto di imbecillità: la invito ad avere clemenza e a non procedere severamente nei confronti di quei colleghi e le chiedo altresì un'amnistia totale nei loro confronti.

CESARE RIZZI. Potevi dare la benedizione!

LUCA VOLONTÈ. Ognuno, come sappiamo, ha la farina del suo sacco. Glielo chiedo anche perché siamo onorati di rappresentare i cittadini italiani in tutt'altro modo e con tutt'altro rispetto delle istituzioni e della nostra società (Commenti di deputati del gruppo della Lega nord Padania).
A noi va bene essere in buona compagnia, insieme alla società, alla Chiesa e al lavoro italiano (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e dei deputati Boato e Vernetti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si conclude oggi, non senza polemiche e difficoltà, l'esame da parte di questo ramo del Parlamento di un provvedimento da molti voluto e da molte parti osteggiato ma che, pur nelle vicissitudini che lo hanno caratterizzato, ha trovato la forza di procedere nel suo faticoso cammino per merito del positivo intento di coloro che hanno voluto dare una risposta politica e sociale al problema annoso ed irrisolto che attiene al rapporto tra la legalità da tutti auspicata, il rigore nella repressione dei reati, la certezza


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della pena e la sua funzione rieducativa; in altre parole, tendente a creare le condizioni perché essa sia scontata in termini compatibili con la dignità della persona umana ed in modo che al termine la società abbia formato un nuovo soggetto, che abbia prima di tutto maturato le motivazioni a non più delinquere e possa sentirsi, forse per la prima volta, parte attiva del consesso sociale.
Il 14 novembre scorso, quando il Santo Padre emozionò quest'aula con la sua storica presenza e richiamò tutti noi ed, attraverso noi e la laicità del nostro pensiero e del nostro operato, tutto il popolo italiano ad un dovere di clemenza e di attenzione verso la condizione carceraria, nessuno in quell'occasione si astenne dal sottolineare con reiterati apprezzamenti ed applausi la positività di tale richiamo.
Infatti, al di là delle differenziazioni politiche ed ideologiche, tutti eravamo consapevoli che la condizione carceraria fosse oggi sinonimo di inaccettabile degrado e che la pena, così come è scontata oggi, non potesse rispondere ai caratteri di modernità ed alla finalità rieducativa che ad essa vengono assegnati da tutte le dottrine filosofiche, che dall'Illuminismo in poi hanno affrontato questo problema.
Ognuno di noi, ognuno dei gruppi presenti in quest'aula, accolse quel richiamo, con il filtro della propria cultura vera ma con l'intento consapevole di coniugare assieme, in una sintesi sempre difficile, le esigenze di legalità, di rendere giustizia ai colpevoli come ragione ai cittadini offesi, con la stessa fermezza e con la stessa imparzialità delle quali uno Stato moderno e serio deve essere portatore.
Auspicavamo, quindi, che questo Parlamento, nel mentre affrontava il problema della clemenza verso i detenuti, affrontasse anche i diversi e molteplici temi afferenti alla modernizzazione del sistema giudiziario e carcerario, attraverso una visione ed un progetto organici che sapessero dare risposta alla domanda di giustizia, da un lato, e alla tutela della collettività e delle persone offese dai reati, dall'altro, assieme alla necessità di trasformare le carceri in luoghi di recupero e di nuova socializzazione. Nulla di questo è stato fatto! Pertanto, nel deserto di programmazione giudiziaria che ha caratterizzato questo Governo e nell'assenza di una visione organica della giurisdizione e della giustizia, questo è l'unico provvedimento che incide sul sistema della pena, lo si voglia o non lo si voglia.
Ciò è colpa di chi non ha saputo e non sa pensare per difetto di cultura giudiziaria alle carceri se non in una logica tecnica ed ingegneristica ed è colpa di coloro che dall'inizio della legislatura hanno affossato quest'aula nella discussione di leggi ad personam, di evidente favore e di dubbia legalità, che vanno dalla disciplina del reato di falso in bilancio, alle rogatorie, alla Cirami e alla norma transitoria sul patteggiamento allargato al lodo Schifani, lo ricordo al gruppo della Lega nord Padania.
Questo metodo di legiferare e lo sfacciato perseguimento di interessi personali che ha caratterizzato le molte leggi ad oggi approvate dovrebbe consigliare, anche ai colleghi del gruppo della Lega nord Padania, di non ergersi a paladini della legalità, della certezza della pena e della purezza del pensiero politico, come oggi ho sentito fare, perché essi non lo possono fare. Bene avrebbero fatto a tenere un comportamento deciso, ma certamente più parlamentare e prudente, che altri gruppi, che negano validità a questo provvedimento, hanno tenuto.
Mi chiedo e vi chiedo dove fosse lo spirito di legalità e di certezza della pena quando si è votata in quest'aula la disciplina del reato di falso in bilancio, che, se ha consentito ad uno solo di evitare la imminente condanna, ha però comportato che molti falsificatori potessero continuare ad approfittarsi impuniti dei piccoli investitori; dov'era poi il senso di certezza della pena quando sono state votate le rogatorie, sapendo che esse, se destinate a pochi avrebbero consentito a molti delinquenti di vanificare anni di indagini all'estero per reati gravissimi, senza considerare la fattiva partecipazione al confezionamento di una norma di basso profilo giuridico, come la legge Cirami o di quell'emendamento


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inserito nel patteggiamento allargato, a bella posta, che consentiva in Cassazione di pagare una multa e di convertire una pena detentiva a chi aveva offeso il tricolore?
Colleghi del gruppo della Lega nord Padania, chi ha votato questi provvedimenti ed ha digerito di tutto in questo scorcio di legislatura, non ha diritto ad ergersi a paladino della legalità e a tutore della certezza del diritto, come se essa fosse categoria di pensiero valida solo per i poveri e per i disgraziati, per gli extracomunitari o per i cittadini di colore, e dalla quale devono essere tenuti rigorosamente esenti i potenti di turno.
D'altra parte, ben altro sarebbe stato il nostro pensiero se oggi, in questi anni di Governo, il ministro della giustizia avesse affrontato in modo serio il problema carcerario, che non può essere ridotto all'aumento dei contenitori di cemento, come ho sentito reclamare in quest'aula anche pochi istanti fa, ma deve estendersi ad una riforma complessiva della detenzione e delle misure alternative al carcere in una visione premiale, da un lato, ed umanitaria, dall'altro, nonché di tutto il sistema che, partendo dalla tutela dei cittadini offesi e dalla funzione rieducativa della pena, sappia rendere possibile la redenzione e certa la dignità del condannato. Nulla di questo è stato fatto!
Come neppure una lira è stata impegnata e spesa in questo senso, salvo tagliare complessivamente ogni servizio sociale e sanitario all'interno delle carceri. Gli operatori sanitari erano qua fuori la settimana scorsa a rappresentare al Parlamento la loro impossibilità di continuare a lavorare all'interno delle carceri per la mancanza di quei fondi minimali che consentivano loro, pur volontari e senza stipendio, di aiutare i bisognosi (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo - Commenti del deputato Giulio Conti). Nulla di questo è stato fatto, come neppure una lira è stata impiegata in tali cose.
Noi volevamo che questi provvedimenti di clemenza, e questo provvedimento di clemenza in particolare, fossero inseriti in un quadro più ampio di provvedimenti che questo ministro non ha adottato e neppure prospettato al Parlamento.
Ci siamo mossi da soli, senza aiuti, se non di quei gruppi a cui va il mio profondo personale ringraziamento, insieme a quello del mio gruppo, che hanno compreso, anche cammin facendo, come fosse necessario adottare un provvedimento che coniugasse assieme lo spirito di clemenza, reso necessario proprio dall'incapacità dimostrata dal guardasigilli ad intervenire in maniera qualificata nell'ambito carcerario, con lo spirito di tutela dei cittadini che ci è stato sempre proprio e che parte dalla conservazione delle condizioni di solidarietà e socialità che, attraverso un processo di tendenziale uguaglianza e perequazione tra i cittadini, è fondamento di pace sociale e condizione primaria di coesistenza pacifica dei ricchi con i poveri, dei potenti con i deboli.
Abbiamo fatto ciò creando, a fronte dell'atto di clemenza, un sistema di cautele che vanno dalla incentivazione al risarcimento del danno, dalla limitazione della mobilità e degli orari alla necessità che il beneficato dia costante prova di buona condotta e di recupero sociale durante il periodo di sospensione della pena. Siamo fiduciosi di avere operato in bene, nell'interesse dell'intera società, pure in assenza dei presidi che ci sono stati negati da chi aveva il dovere di attuarli.
Siamo certi che questo provvedimento saprà essere la migliore sintesi possibile oggi tra esigenze di giustizia e necessità di clemenza - ho finito, signor Presidente -, quella clemenza che i potenti si sono fatta da soli. Ne siamo certi con l'intento di tutela dei cittadini che ci ha sempre animato, con lo spirito di cristiana solidarietà verso i deboli e i sofferenti e con la consapevolezza istituzionale, da parlamentari, di aver creato nuove condizioni di pace sociale nell'interesse dell'intera nazione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Presidente, colleghi, Alleanza nazionale esprime nuovamente la propria contrarietà alla proposta di legge sul cosiddetto indultino. Siamo fortemente contrari, come abbiamo più volte detto, a questa proposta di legge perché convinti che essa non risolverà il problema che è stato posto al Parlamento e che danneggerà i cittadini che chiedono, sempre con maggiore forza, sicurezza al proprio legislatore.
Nel DNA della destra politica italiana ci sono legge ed ordine. La nostra storia, una storia di molti decenni di battaglia politica, è fatta di battaglie portate avanti, spesso in maniera isolata, per difendere i cittadini dalla criminalità. Sicurezza e certezza della pena sono sempre stati al primo punto del nostro agire politico. Lo sono stati così come è stato al centro del nostro agire politico la tutela della dignità della persona, ovunque questa si trovi.
In noi l'appello del Papa sicuramente ha richiamato questa sensibilità, ma non è la prima volta che il Papa si rivolge alla politica, al legislatore, alle coscienze di chi interviene in Parlamento su vari argomenti. Oggi, abbiamo sentito molti interventi, che ci hanno anche sorpreso, di persone che si allineano - correttamente, giustamente, noi rispettiamo queste scelte - alle parole del Pontefice per un gesto di clemenza in favore dei detenuti. Riteniamo però che qualcuno abbia strumentalizzato quelle parole e abbia cercato di portarle nell'agone politico. Noi riteniamo che questo non sia giusto e non sia corretto. Noi abbiamo ritenuto opportuno seguire con grande attenzione tanti appelli del Papa, mentre altri, che oggi si sono richiamati a Sua Santità, non lo hanno fatto.
Ricordo gli appelli del Papa per la lotta contro ogni tipo di droga. Ricordo gli appelli del Papa per fare delle leggi contro l'aborto, che ha ucciso in questi anni milioni e milioni di bambini. Ricordo gli appelli del Papa per un modello di società non improntata al consumismo. Ricordo gli appelli del Papa a favore della tutela del concepito e per il rispetto dell'indissolubilità del matrimonio. Sono tanti i messaggi che ci sono giunti, però il Parlamento non ha mai strumentalizzato, come è accaduto invece questa volta, i messaggi che provenivano dal Vaticano.
Oggi, siete tutti molto rispettosi di questi messaggi; anche chi, meno di Alleanza nazionale, rappresenta l'elettorato cattolico. Noi rispettiamo questi gesti, ma chiediamo qualcosa di più per risolvere il problema delle carceri.
Noi siamo convinti che si debba fare qualcosa di più. Nella premessa di questa proposta di legge che oggi vi apprestate a votare, si presenta questo provvedimento come un alleggerimento del sistema carcerario italiano in attesa di una grande revisione. Ecco qual è il difetto di questa proposta di legge: si vuole tentare un alleggerimento inutile in attesa di una revisione per ora inesistente. Noi di Alleanza nazionale vogliamo guardare lontano; non vogliamo questo alleggerimento inutile, vogliamo invece una revisione chiara, concreta, utile e duratura, al cui centro ci deve essere la dignità della persona, soprattutto di quei quindicimila in attesa di giudizio nelle carceri italiane. Non è però questo il provvedimento che risolve il problema. Dopo tre, sei, nove o dodici mesi, queste persone, che non sono state rieducate dal carcere, proprio perché - come voi affermate -, il carcere non era in condizione, così com'è stato sino ad oggi, di rieducare, torneranno in strada a commettere dei reati. Metteranno a repentaglio la sicurezza dei cittadini, metteranno a repentaglio l'ordine pubblico, metteranno a repentaglio la serenità delle famiglie. Noi, questo, come destra politica, non possiamo consentirlo. Siamo contro la politica del transitorio; non possiamo stare tranquilli per sei mesi nelle carceri ed aggravare la situazione per sei mesi nelle città!
Non possiamo ritrovarci fra sei mesi o un anno con un altro provvedimento emergenziale. Cosa faremo poi fra sei mesi o un anno quando la gente reclamerà


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l'adozione di provvedimenti a causa dell'aumento dei reati che inevitabilmente ci sarà?
Serve una grande riforma, una grande riforma che indichi come debba essere la vita nelle carceri, ma anche un grande progetto di edilizia carceraria. Ci vuole coraggio se vogliamo risolvere il problema della vivibilità nelle carceri. Dobbiamo costruire nuove carceri e dobbiamo farlo in fretta, tutti insieme. Soltanto dopo una seria riforma, una seria revisione del sistema ed un piano concreto di edilizia carceraria si può pensare ad un provvedimento, quello sì transitorio, dal momento dell'approvazione a quello della realizzazione di nuove carceri, quello sì di emergenza, quello sì di alleggerimento e che appunto preveda un gesto di clemenza.
La nostra opposizione, lo ribadiamo, è chiara e netta, assunta senza demagogia, senza ostruzionismi inutili, senza presentare una faccia feroce che non serve, tanto più su un argomento che ha diviso e divide anche all'interno delle coalizioni. Non abbiamo alcun problema a prendere atto anche della divisione, su un tema delicato come questo, all'interno nostra coalizione. Abbiamo però operato e ci siamo adoperati per migliorare il testo pur non condividendolo. I colleghi Messa e Mussolini, con la loro battaglia, sono riusciti ad evitare sconti di pena per pedofili e stupratori che con questo provvedimento avrebbero ancora di più allarmato i cittadini che invece hanno bisogno di sicurezza. Ecco quali sono le ragioni per cui diciamo con forza e con convinzione il nostro no. E lo diciamo anche per il ricorso a qualche forzatura di tipo regolamentare, di tipo giuridico su questo provvedimento. L'opposizione, spesso, accusa la maggioranza di forzare con delle leggi che sono al limite della costituzionalità. Questa è sicuramente una legge al limite, una legge che tenta di aggirare la Costituzione; noi ne prendiamo atto, non siamo contenti di questa scelta.
Dicendo «no», il nostro pensiero va soprattutto alle vittime dei reati che dopo l'approvazione di questo provvedimento, se deciderete di approvarlo nonostante il nostro voto contrario, vedranno uscire in anticipo dal carcere gli autori di gravi delitti. Pensate alle persone ed alle famiglie che già hanno sofferto e che al danno vedranno aggiungersi anche la beffa.
Dicendo «no», il nostro pensiero va soprattutto a quei cittadini onesti che ogni giorno onorano il nostro paese, consapevoli di essere, per l'ennesima volta, dalla loro parte. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bocchino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Finocchiaro. Ne ha facoltà.

ANNA FINOCCHIARO. Grazie, Presidente.
Vedete, quando si manifesta, con la forza con la quale l'abbiamo vista manifestarsi in quest'aula, in questi giorni, la necessità politica di far ricorso al populismo ed alla demagogia, è ovvio che ogni possibilità di un procedere razionale nella decisione ne resti completamente offuscata.
Certo, stupisce che, spinti da questa necessità politica, si giunga addirittura a mentire su alcuni punti, su alcune questioni che sono, francamente, indiscutibili. Diceva, poc'anzi, l'onorevole Lussana, che pure ha una preparazione specialistica - è un avvocato -, che questo provvedimento introduce nel nostro sistema un nuovo strumento sconosciuto, inedito. Io vorrei ricordarle che è dal 1975 che, nel nostro sistema, esistono misure alternative alla detenzione come l'affidamento in prova al servizio sociale, che si applica a condizioni meno rigide di questa sospensione condizionata della pena e con prescrizioni assolutamente non rigide, mentre rigidissime sono quelle per il condannato che benefici della sospensione condizionata della pena, e che pure, se condotto con esito positivo, conduce all'estinzione della pena e degli effetti penali della condanna.
Ciò che stiamo introducendo nell'ordinamento o, almeno, ciò che tentiamo di


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introdurre nell'ordinamento con questo provvedimento non è una misura a regime, ma un provvedimento che riguarda coloro i quali, oggi, sono in carcere, in un momento particolarmente drammatico della situazione carceraria e per le condizioni di sovraffollamento ed anche - lasciatemelo dire - per il disastro della politica penitenziaria di questo Governo.
In questi giorni, è in discussione presso le Commissioni riunite affari sociali e giustizia un'articolatissima mozione che abbiamo presentato sullo stato della medicina penitenziaria: chiederei ai colleghi della Lega di andare a guardare quali sono i punti essenziali sui quali questo Governo dovrebbe impegnarsi per garantire almeno il diritto alla salute nelle carceri italiane!

CARLA CASTELLANI. E voi che avete fatto?

ANNA FINOCCHIARO. La sospensione condizionata della pena, peraltro, questo è l'altro aspetto della mistificazione che ha percorso il dibattito di oggi, si applica, come sappiamo, a chi ha già scontato metà della pena e si applica con alcune esclusioni, oggettive e soggettive, molto rigide. Certamente non si applica ai recidivi né a chi è stato dichiarato delinquente abituale o professionale e certamente non si applica ai condannati per i delitti più gravi: rapina, estorsione, associazione per delinquere di stampo mafioso, reati sessuali in danno dei minori.
Mi pare, dunque, che ciò di cui stiamo ragionando non sia il cuore - lasciatemelo dire - laico della questione, ma sia, al contrario, un tema, quello della sicurezza, che andrebbe affrontato in ben altro modo. E il ricorso a quest'opposizione dettata dalla coscienza, cui tante volte i colleghi della Lega hanno fatto riferimento durante questo dibattito, francamente, mi lascia perplessa. Mi pare, infatti, che non di coscienza si tratti e che ben sia travalicata la questione di coscienza, in sé circoscritta, se è vero, com'è vero (l'abbiamo sentito in quest'aula), che il disappunto, diciamo così, dei colleghi della Lega si è molto diretto nei confronti di una politica della sicurezza svolta dal Governo Berlusconi che, per esempio, vede, oggi, le volanti della polizia restare in garage perché non c'è neanche la benzina o vede gli uffici giudiziari - e mi riferisco alla responsabilità del ministro Castelli (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani) - senza carta per fotocopiare gli atti dibattimentali!
Allora, credo che il disagio che qui è stato espresso e diretto contro questo provvedimento abbia, probabilmente, ben altre ragioni e ben altra sostanza e debba cercare, probabilmente, ben altri imputati che non il centrosinistra e quella parte della maggioranza che voterà a favore di questo provvedimento: dovrebbe rivolgersi ad un Governo e ad una maggioranza che per ben due anni nulla hanno fatto per il carcere, nulla hanno stanziato per la giustizia, poca attenzione hanno avuto per questioni che riguardano la funzionalità del processo penale - impegnati com'erano, e impegnando peraltro il Parlamento, in ben altro che in queste questioni - e pochissima per la sicurezza dei cittadini.
Insomma, se dovessero davvero pigliarsela con qualcuno, dovrebbero prendersela con il ministro Castelli e, soprattutto, con il ministro Tremonti, che nega le risorse. Francamente credo che abbiano grandemente sbagliato obiettivo.
Ma dicevo che si è fatto più volte ricorso in questi giorni alla questione che riguarda le parti offese. Guardate, colleghi, questa questione è stata affrontata dal Parlamento dal 1975 e via via moltissime volte, ogni volta che si è parlato di misure alternative alla detenzione e cioè si è parlato di strumenti per assicurare la risocializzazione del detenuto. Mi pare molto strano che non ci si sia occupati delle parti offese, nonostante il problema sia stato sollevato in quest'Assemblea, quando si è approvato il cosiddetto lodo Schifani che, di fatto, impedisce alle parti offese, anche da gravissimi reati, senza nessuna esclusione, senza determinazione di tempo, di avere ragione in un'aula di giustizia. Così come mi pare che la questione


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che riguarda la celerità del processo penale avrebbe dovuto angosciarvi un po' prima, quando ragionavamo del patteggiamento e di quella sospensione strumentale, utilizzabile strumentalmente, di 45 giorni del processo, che sta bloccando gran parte dei tribunali italiani.
Allora, siamo seri e raccontiamoci le cose come stanno. Voi avete una grande necessità politica di recuperare consenso, siete in gravissima difficoltà, e lo fate senza l'ambizione di dettare linee di politica generale, linee di politica di Governo, di disegnare progetti di riforma che valgano a rassicurare i cittadini italiani della vostra qualità di classe dirigente e della possibilità che questo Governo giovi allo stato di salute del paese. E nel farlo rappresentate l'ennesimo atto di uno sfascio della maggioranza che qui, durante la discussione di questo provvedimento, si è rivelato forse con toni più accesi e più eclatanti di quanto non sia accaduto nei giorni scorsi, ma che ormai questo Parlamento è abituato a constatare, nell'attesa anche attonita del paese e, soprattutto, lasciatemelo dire, in una intollerabile non risposta agli appelli che più volte da questi banchi sono stati rivolti al Presidente del Consiglio perché venga qui in aula a discutere su quale sia lo stato di tenuta della sua maggioranza, mentre comincia il semestre europeo, mentre il documento di programmazione economico-finanziaria dovrebbe essere varato, mentre così drammatica è la condizione della giustizia italiana e di molti settori della vita economica e sociale del nostro paese. Io con molta pacatezza a questo voglio ricondurre la questione.
Questo provvedimento noi lo voteremo, lo voteremo perché lo abbiamo sostenuto prima e riteniamo che in questa versione possa essere un punto di partenza, come sempre abbiamo detto, per politiche del carcere che, in assenza di una vostra proposta, abbiamo cominciato a mettere in atto. Mi riferisco ai numerosi atti ispettivi e di indirizzo che abbiamo presentato, mi riferisco al provvedimento sulle misure alternative alla detenzione, la cui discussione è appena cominciata in Commissione, mi riferisco al disegno di legge sul difensore civico nelle carceri, del quale abbiamo chiesto l'iscrizione all'ordine del giorno, mi riferisco cioè a quel complesso di questioni che, nella vostra inattività, ci siamo sentiti responsabili di sollevare e di condurre anche con battaglie solitarie e difficili.
Voteremo questo provvedimento, convinti che non ha alcuna capacità di arrecare danno alla sicurezza dei cittadini, che è un punto di partenza per poter ragionare sul carcere in maniera seria e dignitosa, con l'attenzione alla carcerazione degli ultimi - lasciatemelo dire, non è uno scivolone demagogico - , quando per troppo tempo qui siamo stati impegnati per sollevare dai processi a proprio carico i primi di questo paese. E da qui partiamo per tentare di condurre, per quanto ci è possibile, con la forza della nostra unitaria proposta, un ragionamento non offuscato da populismi e demagogie e soltanto diretto a dare a questo paese un sistema giudiziario che funzioni e un sistema carcerario dignitoso, per dare a quanti hanno sbagliato e stanno in carcere la possibilità, l'opportunità di riprovarci un'altra volta (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biondi. Ne ha facoltà.

ALFREDO BIONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo a nome del gruppo di Forza Italia ma il mio non sarà un intervento di parte perché il tema che noi affrontiamo non è un tema di parte. Questo consente di poter guardare da un lato all'altro dell'emiciclo sapendo che possono nascere convergenze utili e significative così come divergenze altrettanto legittime.
Non è un discorso di parte perché il tema della giustizia non dovrebbe essere di parte. Non è un discorso di parte perché io non sono capace di fare discorsi di parte quando parlo di queste cose. Ringrazio,


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quindi, il gruppo per una fiducia che forse non merito dal punto di vista della interpretazione autentica che ogni forza politica ha diritto di rappresentare quando affida a qualcuno il compito di illustrare una posizione collettiva. Si tratta di una posizione individualmente sentita dai colleghi di Forza Italia non per ragioni di parte ma per la scelta di un aspetto di questa vicenda nella quale la valutazione non obbedisce a nessun criterio né religioso e laico. Qui non c'entra l'illuminismo di club perché il più grande padano illuminista - Cesare Beccaria - parlò di diritto e di pena quando le ottusità dei circoli conservatori preferivano la tortura e il giro di corda per accertare la responsabilità (Applausi).
Si discute quindi di una cosa molto importante: il rapporto tra libertà e sicurezza. Rapporto per il quale si stabilisce l'entità della sanzione. La misura del diritto è proporzione, adeguatezza; c'è, quindi, tanto da riflettere su questo per evitare che si cada nella bottega politica, nelle piccole opportunità, nella ricerca di quello che c'è di peggio nella politica; che poi non è tanto il recupero di una fiducia, che magari si sente affievolire, ma è il recupero di temi con i quali s'individua il modo con il quale non viene affrontato il problema e le soluzioni vengono individuate in modo tale da soddisfare le esigenze del momento che corre, piuttosto che i temi che ci riguardano nel loro complesso.
Non appartengono né al centro, né alla sinistra né alla destra, la crisi della giustizia e i problemi della vita carceraria; potrei fare chiamate di correo e potrei pro quota essere imputato anch'io. Questo problema non si è mai affrontato con la dignità che ad esso occorre attribuire, tenuto conto che la maggiore afflizione per un cittadino è la perdita della libertà (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). La perdita della libertà - lasciatelo dire ad un vecchio liberale - è l'unico valore con il quale si possono ristabilire contatti, contorni di consenso e di opinione.
Signor Presidente, ritengo che dobbiamo affrontare questo tema non soltanto per il Papa; sono, fra l'altro, un vecchio ghibellino, anche fuggiasco, ma credo che il Papa abbia dato un'interpretazione di grande valore e molto alto. Colleghi, il figlio di Dio, Gesù, che, se non fosse un Dio anche lui, sarebbe un grande rivoluzionario, disse ai due ladroni in croce: domani, sarete con me in paradiso.

DANIELE FRANZ. No, lo disse ad uno solo!

ALFREDO BIONDI. Questo disse. Una cosa nella quale il criterio della redenzione costituisce una posta della sanzione; posta della sanzione che l'articolo 27 della Costituzione pone nel recupero del reo e nella sua rieducazione.
Ed ora, noi non crediamo che questa misura sia una misura miracolistica: è una misura parziale, è una misura asfittica, è una misura che non ha avuto il coraggio di chiamarsi come avrebbe dovuto chiamarsi: condono e amnistia! Non ha avuto questo coraggio!
In questo senso, qualche critica è giusta, perché l'arzigogolo con il quale si superano le situazioni è forse più giuridico che umano e civile, e forse anche penale. Tuttavia, credo si possa dire che si tratta di una misura che corrisponde ad un'esigenza di giustizia sostanziale. La doppia afflizione della sofferenza carceraria non si risolve affermando di costruire nuove carceri e denunciando quanti delitti sono impuniti. C'è da chiedersi perché tanti delitti siano impuniti, e non vorrei che la tentazione fosse che, siccome molti delitti sono impuniti, dobbiamo incrudelire su quelli che soffrono di più, che sono in carcere perché hanno commesso dei reati e devono scontare una pena, una pena certa (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale), però non particolarmente grave, come quella di chi vive in condizioni di sofferenza inumana.
Chi va in carcere sa tutto questo, sa come si vive, sa come si muore, e credo, signor Presidente, che nessuno ci debba fare l'offesa di ritenere che ciò che io ed


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altri colleghi affermiamo nasca da una specie di buona fede, o di bonomia, o dal fatto che qualcuno eserciti un lavoro o un mestiere piuttosto che un altro. Forse nasce da qualche sofferta esperienza, forse nasce dal sapere anche come vivono in carcere gli agenti di custodia, la polizia penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani e di deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e di deputati del gruppo di Forza Italia), i detenuti per alta causa - vigilando redimere -, loro, con i turni massacranti, loro devono offrire alle sofferenze dei detenuti una comprensione che fa parte di un grande valore al quale facciamo riferimento.
L'onorevole Bocchino ha giustamente parlato di chi reagisce, della polizia, dei carabinieri, della Guardia di finanza: certo, dobbiamo loro la gratitudine della nostra difesa, ma dobbiamo darla anche a chi in carcere - con il gerundio vigilando redimere - ha anche il compito di assicurare che la sanzione non sia mai disumana e che corrisponda alla pretesa punitiva dello Stato con la condizione di un comportamento e di una adeguatezza della sanzione ai delitti commessi.
Voglio dare atto al collega Messa e alla collega Mussolini di aver posto un problema vero, che non era quello della legge, bensì quello della vostra possibile errata interpretazione, ed ha trovato subito nel relatore e nel Governo la volontà di fare. Lei, signor Presidente, ha interpretato in maniera autentica il significato di una norma che era tel quel, come dicono i francesi, tale e quale, ma che doveva essere individuata nella sua fisionomia e calligrafia interpretativa.
Perciò, signor Presidente e colleghi - ed ho concluso -, mi permetto di dire alla collega Finocchiaro - una collega straordinaria dal punto di vista delle sue doti di cultura e di analisi, anche politiche - ed anche ad altri colleghi che trasformare il suo bel discorso in un comizietto da periferia secondo me non è giusto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia), perché in questo caso non c'entra la maggioranza! La maggioranza ha altri difetti, e spero che li sani, non ne sono sicuro, ma lo spero (Applausi del deputato Maura Cossutta)! Ha altri difetti, ma in questo caso, la maggioranza ha compiuto le scelte che ha ritenuto di fare nella libera coscienza di ciascun gruppo politico, e credo che dobbiamo rendere omaggio a chi la pensa diversamente da noi, riconoscendogli di averlo fatto come ha creduto, sentendo il problema.
Non facciamo - ed ho concluso, signor Presidente - di queste divergenze su temi così elevati un motivo di bassa cucina politica. Forza Italia non lo fa, e si sottrae a un duello al quale non vuole partecipare ora. Lo faremo dopo, onorevole Finocchiaro, ma se mi viene voglia di farlo, perché non sono obbligato (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro - Molte congratulazioni - Applausi polemici dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

ALESSANDRO CÈ. Vergogna! Vergogna!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Alfredo Biondi.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto in diretta televisiva.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, per un minuto, l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI. Signor Presidente, sento da parte dei colleghi della Lega alzarsi la parola «vergogna» e credo che mi asterrò dal votare questa proposta per difetto di capacità rispetto al tema della pena che non deve essere ridotta a ragioni elettorali, osservando una contraddizione. Mi riferisco alla presenza, tra i firmatari di questo documento, dell'onorevole Rodeghiero, il quale probabilmente ricordava quel momento in cui, per quattro anni, patita una pena ingiusta in virtù delle inchieste del magistrato Papalia, alcuni uomini che volevano l'autonomia del nord sono stati costretti al carcere fino all'ultima ora.


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UGO PAROLO. La grazia è un'altra cosa!

VITTORIO SGARBI. Quindi, vi sono molte buone ragioni per difendere i diritti delle vittime e vi sono anche buone ragioni per non consentire che una persona venga arrestata e resti fino all'ultimo in carcere per ragioni politiche, come è toccato ai vostri colleghi (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

DAVIDE CAPARINI. Studia!

UGO PAROLO. Sei un ignorante! La grazia: è un provvedimento personale!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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