Allegato B
Seduta n. 337 del 9/7/2003


Pag. 9763


...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
la notte del 3 luglio 2003 la dottoressa Roberta Zedda (31 di Sanluri, in


Pag. 9764

provincia di Cagliari), mentre era di servizio presso la guardia medica di Solarussa è stata aggredita da un giovane, Mauro Zancudi (22 anni di Solarussa);
l'uomo ha infierito sulla donna con un'arma da taglio colpendola venti volte e causandone così il decesso;
il caso ha riacceso il grave problema dei rischi cui incorrono i medici di servizio presso le guardie mediche, spesso costretti a operare in solitudine, in edifici indifesi e in luoghi isolati, a recarsi in piena notte presso le abitazioni dei pazienti;
gli operatori della sanità di servizio presso le guardie mediche sono spesso oggetto di aggressioni di vario genere, in considerazione delle situazioni particolari in cui operano, quali il lavoro notturno e in solitudine e la tipologia stessa dei pazienti, spesso tossicodipendenti, alcolisti e psicopatici;
le associazioni di categoria lamentano da diverso tempo questo stato di cose e propongono alcune iniziative per impedire, ad esempio, che i medici siano costretti a trascorrere i turni di lavoro da soli;
è stato sollecitato, ad esempio, il coinvolgimento delle forze di polizia per presidiare nelle ore notturne gli ambulatori di guardia medica, attività che può essere svolta anche dalle associazioni di volontariato -:
quali iniziative intenda assumere per garantire l'incolumità dei medici che svolgono servizi particolarmente delicati, come quelli presso le guardie mediche, evitando che si ripetano gravi fatti come quello accaduto alla dottoressa Roberta Zedda;
se non ritenga opportuno concordare con le diverse istituzioni interessate alcune iniziative di sostegno alle attività di guardia medica con particolare riguardo alla vigilanza dei presidi sanitari e di assistenza ai medici, che coinvolgano l'Arma dei Carabinieri e le forze di polizia, i corpi dei vigili urbani e il mondo del volontariato;
se non ritenga opportuno garantire all'interno degli ambulatori di guardia medica la presenza di uno o più agenti di polizia giudiziaria, almeno nelle ore notturne e nelle località di periferia, al fine di scongiurare il ripetersi di eventi di tale drammaticità.
(2-00847) «Massidda, Cossiga, Cuccu, Marras, Nuvoli, Pinto, Testoni, Gioacchino Alfano, Azzolini, Blasi, Borriello, Galvagno, Gazzara, Gigli, Grimaldi, Jacini, Lenna, Masini, Minoli Rota, Palumbo, Rivolta, Santulli, Scaltritti, Taborelli, Tarantino, Viale, Zama, Di Virgilio, Fallica, Zorzato».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
le ripetute assicurazioni, fornite dai vari esponenti politici e di governo circa l'inserimento del «Corridoio n. 8» nei grandi progetti finanziati dall'Unione europea mostrano, allo stato attuale, la loro assoluta infondatezza;
alle certezze espresse su tale argomento dal Vice Ministro Viceconte, agli auspici esternati a Tirana, pochi giorni fa, dal Ministro Frattini, fanno da contrappeso le dichiarazioni rilasciate dall'ex Commissario europeo Van Miert, che ha escluso simile evenienza;
abbiamo oggi la certezza, invece, che il Corridoio adriatico non è incluso nei 22 progetti strategici dell'UE, almeno sino al 2020, avendo il Governo italiano sciolto l'opzione sul «Corridoio n. 5» e sul Ponte dello Stretto di Messina;
l'allarme lanciato in tempi non sospetti - sul rischio che potesse accadere si verificato - è stato interpretato dagli esponenti


Pag. 9765

della maggioranza come frutto di mera forzatura politica delle forze di opposizione;
il danno per il Sud rischia di essere incalcolabile. Mentre il progetto del Ponte sullo Stretto è quasi cosa interna, il mancato inserimento del «Corridoio n. 8» affossa le speranze del Mezzogiorno ed in particolare della Puglia, vero punto di snodo nei rapporti commerciali con i Paesi Balcani, con i quali abbiamo tra l'altro assunto impegni precisi sull'immigrazione, impegni peraltro da questi paesi sempre rispettati;
si pone ancora una volta il problema del ruolo e del peso che tutte le forze istituzionali ed, ancor più parlamentari pugliesi e meridionali, intendono esercitare a difesa degli interessi della comunità rappresentata, tenendo, tra l'altro conto che la realizzazione del «Corridoio n. 8» risponde agli interessi non solo del Mezzogiorno ma dell'intero Paese che ha già inserito nel Piano generale dei trasporti e della logistica la realizzazione del corridoio Adriatico e del progetto «Autostrade del mare» -:
se non ritenga nel corso del semestre di Presidenza italiana della Unione europea di assumere tutte le iniziative opportune perché la realizzazione del corridoio adriatico («Corridoio n. 8») sia inserito nell'elenco delle priorità infrastrutturali europee.
(2-00850) «Carbonella, Angioni, Cardinale, Carra, Cusumano, De Franciscis, De Mita, Di Gioia, Duilio, Folena, Frigato, Fusillo, Iannuzzi, Intini, Loiero, Mantini, Marini, Mattarella, Mazzuca Poggiolini, Meduri, Milana, Montecuollo, Ostillio, Luigi Pepe, Pisicchio, Pistelli, Potenza, Ranieri, Rutelli, Sgobio, Tanoni, Abbondanzieri, Bimbi, Bindi, Boato, Bogi, Bonito, Bressa, Caldarola, Camo, Cialente, Duca, Fanfani, Fistarol, Franceschini, Gasperoni, Lolli, Luongo, Monaco, Panattoni, Parisi, Reduzzi, Rossiello, Rotundo, Ruggeri, Ruta, Sasso, Sinisi, Trupia, Vendola, Vernetti, Volpini, Zanotti, Zunino».

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
negli ambienti della cooperazione circola la voce che nel DPEF del 2004 il Governo intenda portare gli stanziamenti della cooperazione allo sviluppo allo 0,13 per cento del Pil;
quest'anno la percentuale del Pil disponibile nella legge finanziaria ammonta allo 0,19 per cento, anche se, come denunciano le organizzazioni non governative della cooperazione, tale fondo risulta alterato da due voci che non dovrebbero rientrarvi, cioè il contributo speciale per il Global Found contro l'aids delle Nazioni Unite e il debito condonato a Guinea, Conakry e Zambia in base alla legge 209 del luglio 2000;
tolte tali spese si arriva ad uno stanziamento per l'aiuto pubblico allo sviluppo di 659 milioni di Euro, guarda caso con una percentuale del Pil dello 0,13 per cento;
siamo quindi ancora ben lontani dallo 0,7 per cento obiettivo minimo indicato dall'Onu per ridurre drasticamente la fame, raggiunto oramai da diversi paesi del Nord Europa ed anche da quelli del G8, ma anche lontani dallo 0,33 per cento di fine legislatura promesso dal Presidente del Consiglio italiano;
un forte malessere è presente tra le ONG italiane, che denunciano una situazione insostenibile, che sta portando molte di esse al rischio di chiusura, in particolare supera i 30 milioni di euro l'ammontare delle loro esposizioni economiche a causa dei ritardi dei pagamenti da parte


Pag. 9766

del ministero degli affari esteri con ritardi nelle erogazioni dei fondi che risalgono ad attività svolte nel 1997 e i finanziamenti relativi a progetti approvati nel luglio 2002, mentre giacciono sempre al ministero oltre 250 progetti in attesa di approvazione;
il ministro Tremonti ha deciso di non «trascinare» il residuo dei fondi non spesi nel 2002 (pari a 28 milioni di Euro) al 2003, come era stato fatto negli anni passati, riassorbendoli nella contabilità generale dello Stato per far quadrare i conti pubblici;
oltre i 2/3 dei fondi della cooperazione vengono destinati ad organismi internazionali senza nessuna verifica e controllo sull'efficacia del loro utilizzo, mentre come sostengono molte relazioni delle Nazioni Unite le ONG garantiscono il migliore rapporto costi-benefici, qualità, rapporto con il territorio e promozione sostenibile;
i fondi destinati alle ONG sono passati dai 99,6 milioni di Euro del 2002 agli attuali 38,6 milioni di Euro;
in molte situazioni del Sud del mondo spesso sono solo le ONG che, mantenendo gli impegni assunti con le popolazioni locali ed intervenendo anche in contesti dove nessun altro osa intervenire, oggi garantiscono una rappresentanza del nostro Paese sulla frontiera etica e morale del doveroso impegno per garantire una vita dignitosa ad ogni essere umano;
nel rapporto tra Stato ed ONG pesa sia non aver dato una delega sulla materia ad un sottosegretario, sia l'assenza di un tavolo di confronto -:
se corrisponde al vero che il Governo intenda portare con il DPEF i finanziamenti alla cooperazione allo 0,13 per cento e se non ritenga invece opportuno lavorare affinché nella finanziaria 2004 venga stanziato almeno lo 0,24 per cento del PIL, come promesso alla conferenza internazionale di Monterrey consentendo con i fatti di perseguire l'obiettivo preso in ambito dell'Unione Europea dello stanziamento di una media dello 0,39 per cento del PIL entro il 2006;
se non ritenga opportuno prendere urgentemente tutte le iniziative necessarie affinché la cooperazione italiana sia messa in grado di operare efficacemente, disponendo di mezzi e risorse adeguate al raggiungimento degli obiettivi che il nostro Paese si è dato a livello internazionale;
se non si ritenga necessario assegnare la delega alla cooperazione ad un Sottosegretario e costituire un tavolo permanente di confronto tra Governo e ONG;
se il Presidente del Consiglio non ritenga urgente l'adozione di iniziative normative finalizzate alla riforma della cooperazione allo sviluppo.
(2-00848) «Cima».

Interrogazione a risposta orale:

BUONTEMPO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sussiste una difficile condizione abitativa, particolarmente sentita nella città di Roma;
il provvedimento appena rinviato sine die su richiesta di alcune forze della maggioranza sulla cartolarizzazione ha in qualche modo creato opportunità per rivedere in modo organico l'intera normativa;
tale ritiro non ha comportato alcun effetto a riguardo delle vendite delle cosiddette case degli enti che a tutti gli effetti ricadono sotto le normative privatistiche;
in particolare l'ENPAM pur agendo nella logica di regime privatistico ha ritenuto di porre in vendita mediante asta pubblica indetta per il 16 luglio 2003 numerose abitazioni locate;
l'ENPAM non ha ritenuto di dare avviso alcuno agli inquilini attualmente occupanti le abitazioni in vendita, se non


Pag. 9767

di segnalare tale intenzione sul proprio sito internet il 28 giugno u.s. con tempi non utili e sufficienti agli inquilini per porre in essere una qualsiasi azione di rivendica del proprio diritto;
tale diritto risulta chiaramente sancito nell'articolo 38 della legge n. 392 del 1978 (equo canone) - abrogata in parte, ma non l'articolo 38;
l'ENPAM stesso nei contratti di locazione ha sancito all'articolo 17 il diritto alla prelazione da parte degli inquilini anche se «in caso di vendita frazionata» -:
se non si ritenga di provvedere nei modi opportuni da parte del Governo a che l'ENPAM non sospenda, in attesa di adeguata normativa, l'asta di vendita appena menzionata;
se non si ritenga che la modalità di vendita prevista dall'ENPAM «in blocco» sia una volontà di ovviare in modo surrettizio alle norme di legge (articolo 38 legge n. 392 del 1978) e all'articolo 17 del contratto di locazione;
se non si ritenga che l'attuazione di tale disegno comporti come naturale conseguenza, l'aprirsi di problematiche irrisolvibili per le famiglie degli inquilini con la creazione di un forte disagio sociale nonché un conseguente pesante aggravio per il sistema giustizia già oberato causato dalle inevitabili azioni di rivalsa;
se non si ritenga di porre in essere opportune azioni affinché sia dato il tempo agli inquilini occupanti le abitazioni in vendita di determinare azioni adeguate (Creazione di gruppi di acquisto o cooperative) che consentano loro di avvalersi dei loro diritti e eventualmente acquistare le abitazioni, in molti casi da loro stessi abitate da oltre trenta anni.
(3-02502)

Interrogazione a risposta scritta:

CAZZARO, RUZZANTE e MARTELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
come previsto dalla legge Bossi-Fini nello scorso dicembre la regione Veneto esprimeva un fabbisogno di lavoratori immigrati a tempo indeterminato, per l'anno 2003, pari a circa 23.000 unità, oltre a 8.691 stagionali e 4.474 a tempo determinato;
la regione Veneto ha appena licenziato un programma di stanziamenti a favore degli interventi di alfabetizzazione, formazione e politica abitativa, sostenuti da enti e associazioni che si occupano di extracomunitari, per favorire l'inserimento e l'integrazione di questi ultimi in un contesto economico e sociale che di loro ha estremo bisogno;
il nuovo decreto sui flussi migratori prevede una quota massima di ingressi di extracomunitari, a livello nazionale, di 19.500 unità, dei quali 1.125 in Veneto, un numero decisamente irrisorio rispetto alle esigenze a suo tempo espresse dalla regione Veneto;
le imprese venete hanno dichiaratamente bisogno di manodopera, in particolar modo quelle agricole legate agli andamenti e agli incrementi di lavoro stagionali, sulla quale hanno basato i loro progetti e senza la quale vedono messa a rischio la stessa possibilità produttiva, con grave danno per l'intero sistema economico regionale -:
se il Ministro non ritenga di dover rivedere le quote degli ingressi per il territorio nazionale in generale e nel Veneto in particolare, di immigrati extracomunitari, fortemente richiesti sia dalle imprese, agricole e manifatturiere, che dalle industrie, portando le stesse quote ai livelli chiesti a suo tempo dalla regione Veneto e definite sulla base delle reali esigenze espresse da questo territorio, il quale è sicuramente in Italia uno dei più attivi e trainanti dal punto di vista economico.
(4-06865)