figlio, in quanto non era neppure in grado di muoversi autonomamente a causa delle gravissime condizioni di salute;
secondo i dati diffusi dall'Associazione Antigone nel 2002 su 160 decessi avvenuti in carcere, 52 sono stati casi di suicidio;
solo nel periodo dal 20 aprile al 1o maggio 2003 si sono verificati tre casi di suicidio all'interno di istituti di pena: nel carcere di Pesaro un detenuto si è tolto la vita il giorno di Pasqua, mentre nel carcere romano di Rebibbia due detenuti si sono uccisi impiccandosi con strisce di lenzuoli alle sbarre delle celle;
particolare scalpore ha suscitato la morte del detenuto di Rebibbia Marco D. S. il quale, a causa di gravi problemi psichici, era stato dichiarato per due volte dal tribunale di Roma incapace di intendere e di volere;
la detenzione di Marco D. S. era stata giudicata compatibile solo con il regime previsto dall'ospedale psichiatrico giudiziario;
è indicativo del profondo disagio che esiste nelle carceri italiane segnalare che gli ultimi tre detenuti morti suicidi dovevano scontare pene brevi;
il sovraffollamento delle carceri, i tagli ai capitoli di bilancio per la salute in carcere, la mancanza di finanziamenti per i progetti di recupero tengono alta la tensione tra i detenuti producendo devastanti effetti sulla gestione degli istituti di pena;
un detenuto del carcere di Ivrea, malato di tumore al volto, si è visto respingere l'istanza con la quale chiedeva di essere ricoverato all'ospedale Molinette di Torino per essere curato e operato;
nel carcere di Marassi, a Genova, qualche mese fa sono morti due detenuti malati di Aids;
i casi segnalati dimostrano che il diritto alla salute dei cittadini detenuti sia così spesso messo in discussione da arrivare in molte circostanze alle estreme conseguenze -:
se intenda fornire i dati ufficiali sui decessi in carcere relativi all'anno 2002;
se non ritenga che l'alto tasso di suicidi in carcere dipenda dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti di pena e dalle aspettative frustrate di migliori condizioni di vita al loro interno;
se non ritenga urgente riportare nell'agenda politica del Governo la discussione di un provvedimento di clemenza;
quali iniziative intenda prendere per dare maggiori garanzie alla tutela del diritto alla salute dei cittadini detenuti negli istituti di pena;
se sugli ultimi tre suicidi avvenuti nel carcere di Pesaro e in quello di Rebibbia siano state aperte inchieste amministrative e quali ne siano eventualmente gli esiti.
(2-00745)
«Mascia».
il giudice di pace rappresenta l'organo di giustizia più vicino al cittadino, e che in tempi di grave inefficienza fornisce sempre più risposte tempestive ed adeguate, nell'ottica di una giustizia celere e vicina ai reali bisogni della gente;
si è appreso anche da organi di stampa che il Ministero della giustizia intende procedere ad un programma di riorganizzazione delle sedi territoriali dei giudici di pace al fine di recuperare magistrati e personale;
tale riorganizzazione comporterebbe il taglio di circa 400 sedi di giudici di pace nelle quali il numero di procedimenti non arriva a 150 l'anno;
non possono essere soltanto considerazioni di ordine economico e di contenimento della spesa a guidare le scelte del legislatore, soprattutto in un settore di vitale importanza, come è quello della giustizia -:
se non intenda valutare accuratamente l'opportunità delle operazioni di razionalizzazione citate al fine di continuare a garantire un adeguato servizio di giustizia, penale e civile, ai cittadini presenti sul territorio, e quindi assicurare la salvaguardia dei loro diritti.
(3-02266)
al professor Marco Biagi contemporaneamente alla nomina a consulente del ministero del lavoro nel ruolo che fu già di Massimo D'Antona, a sua volta barbaramente ucciso dalle BR nel 1999, viene revocata la scorta;
assunto questo incarico, il professor Marco Biagi riceve telefonate anonime con minacce di morte: «Sappiamo dove sei»; «Adesso che non hai più gli angeli custodi, ti ammazziamo». Di queste minacce avverte la Questura di Bologna e sporge denuncia contro ignoti;
la denuncia archiviata un mese prima che Biagi sia trucidato viene ritenuta infondata in quanto nei tabulati forniti da Telecom Italia non c'è traccia delle telefonate minatorie ricevute dal professore. Fatalmente, in base a quella evidenza il giuslavorista è ritenuto poco credibile: un mitomane o un simulatore;
lo conferma il fatto che quando il professor Marco Biagi per l'ennesima volta va in Questura a Bologna a chiedere protezione, giunge ad avere una discussione molto accesa con il capo della Digos locale, il quale perde la pazienza e gli dice che dai tabulati di Telecom Italia non risulta alcuna telefonata alle utenze, nelle date e nelle ore da lui segnalate;
il Questore di Bologna Romano Argenio, il Prefetto Sergio Iovino, Carlo De Stefano e Stefano Berrettoni capi dell'Antiterrorismo a Roma, sono indagati dalla Procura bolognese per la mancata concessione della scorta al professor Biagi, con l'imputazione del reato di cooperazione colposa in omicidio;
è di alcune settimane fa la conferma che il professor Marco Biagi, anche in questo caso, non aveva mentito. Nuovi tabulati telefonici confermano che quelle telefonate di minaccia Biagi le aveva davvero ricevute, contrariamente a quanto documentavano i primi tabulati forniti da Telecom. La sostanziale differenza è in quattro nuove utenze telefoniche dalle quali sarebbero partite le minacce e sulle quali stanno indagando i carabinieri del reparto operativo di Bologna;
i pubblici ministeri della Procura bolognese Giovanni Spinosa e Antonello Gustapane, che indagano sulla mancata scorta al professore, sono impegnati nelle verifica dell'attendibilità dei tabulati forniti da Telecom Italia. I magistrati, con la collaborazione dei carabinieri, hanno sotto mentite spoglie aperto una nuova utenza telefonica per attivare una linea di telefonia fissa. I carabinieri per circa quaranta giorni hanno chiamato questa utenza «civetta» da diversi luoghi d'Italia e dall'estero, avvalendosi di tutti gli operatori telefonici nazionali e stranieri e annotando meticolosamente il luogo di partenza, la data, l'ora e la durata di ogni singola chiamata. Dai tabulati di Telecom Italia, unica proprietaria delle linee telefoniche perciò registra anche le chiamate effettuate con altri gestori, emerge che per l'utenza «civetta» su cinquanta telefonate in uscita e in entrata, annotate nel dettaglio dai carabinieri, ne risultano poco più del cinquanta per cento. Inoltre, alcune telefonate vengono registrate sui tabulati Telecom ad un orario diverso da quello in cui furono effettuate dai carabinieri;
ai fini dell'indagine effettuata dalla Procura bolognese i tabulati Telecom non documentano il traffico telefonico reale, perché incompleti e parziali;
sino ad un mese fa, prima dell'inchiesta della Procura di Bologna, nessun magistrato avrebbe messo in discussione la veridicità e l'esattezza dei tabulati forniti da Telecom. A Bologna esiste uno dei più grossi archivi nazionali dei dati relativi ai tabulati Telecom -:
se risulti al Governo se sia stata data alle procure della Repubblica una precisa indicazione volta a metterle in guardia circa la possibilità che i tabulati forniti da Telecom Italia all'autorità giudiziaria siano incompleti.
(3-02269)
Luigi Giusti, un detenuto di cinquantanove anni, da tempo affetto da una grave forma di diabete, è deceduto in data 21 marzo 2003 nel carcere di Poggioreale;
la malattia che affliggeva Luigi Giusti si era aggravata nel corso della detenzione fino a provocargli danni irreparabili al sistema arterioso (cecità, gravi problemi cardiovascolari agli arti);
Luigi Giusti era stato arrestato il 3 dicembre 2002, in esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli;
in particolare, a Luigi Giusti era contestato il fatto di aver aperto un punto vendita di latticini con l'intromissione patrimoniale di un presunto esponente della camorra casertana, escludendo tuttavia qualsiasi sua partecipazione ad un'associazione di carattere camorristico;
i legali del Giusti avevano presentato numerose istanze volte alla revoca della misura cautelare carceraria o, quantomeno, alla sostituzione della stessa con altra meno afflittiva, sia per la personalità dell'imputato (anziano e incensurato), e per la mancanza del pericolo di fuga, sia - e soprattutto - per le sue gravi condizioni di salute incompatibili con lo stato detentivo;
tali istanze sono state costantemente rigettate;
il tribunale del Riesame di Napoli, con ordinanza in data 21 dicembre 2002, aveva indicato all'autorità giudiziaria procedente la necessità di verificare le gravi patologie del Giusti attraverso accertamenti medici, al fine di poter valutare l'eventuale situazione di incompatibilità delle sue condizioni di salute con il regime detentivo in carcere;
nonostante le precise indicazioni del Tribunale del Riesame, non è stato svolto alcun accertamento medico-legale;
in data 27 gennaio 2003, la difesa depositava una nuova istanza di scarcerazione nella quale chiedeva espressamente l'acquisizione della cartella clinica carceraria di Luigi Giusti, proprio in considerazione del fatto che le condizioni di salute del detenuto si erano ulteriormente e notevolmente aggravate;
in data 21 febbraio 2003, veniva rigettata l'istanza di revoca della custodia cautelare senza alcuna motivazione in merito alla richiesta di acquisizione della cartella clinica, nonché sul venir meno delle esigenze cautelari per gravi motivi di salute;
a quanto riferito ad uno dei difensori, l'Autorità penitenziaria avrebbe inviato un fax urgente al giudice per le indagini preliminari in data 17 marzo 2003, nel quale segnalava la gravità dello stato di salute del Giusti, e chiedeva l'urgente trasferimento del detenuto all'ospedale «Cardarelli» di Napoli;
tale richiesta è rimasta inevasa;
nel corso della notte del 20 marzo 2003, il detenuto, in preda ad atroci dolori al petto, dispnea e vertigini, veniva accompagnato all'infermeria di Poggioreale dal
il personale sanitario di turno, secondo quanto riferito all'interrogante, avrebbe sottovalutato lo stato di salute del detenuto, disponendone il ritorno in cella del detenuto;
Luigi Giusti, dopo circa tre ore, è deceduto -:
quali siano le informazioni del Ministro sui fatti riferiti in premessa e, in particolare, se in data 17 marzo 2003, l'autorità penitenziaria abbia effettivamente inviato un fax urgente al giudice per le indagini preliminari nel quale segnalava la gravità dello stato di salute di Luigi Giusti, e chiedeva l'urgente trasferimento del detenuto all'ospedale «Cardarelli» di Napoli;
quali iniziative intenda adottare affinché siano accertate eventuali responsabilità per la mancanza di quegli accertamenti sanitari adeguati ed indispensabili che avrebbero evitato il decesso di Luigi Giusti e come valuti l'intera vicenda e, in particolare il comportamento del personale sanitario di turno nella notte del 20 marzo 2003, a Poggioreale.
(4-06250)