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La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 10,45.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del Governo in merito ad un intervento di emergenza umanitaria in Iraq.
Dopo l'intervento del ministro degli affari esteri, onorevole Frattini, la seduta sarà sospesa per due ore.
Alla ripresa della seduta avrà luogo la discussione, per la quale sono attribuiti
cinque minuti per gruppo. Un tempo aggiuntivo è previsto per il gruppo misto.
Seguiranno la replica del Governo e le dichiarazioni di voto, per le quali sono attribuiti dieci minuti per gruppo. Un tempo aggiuntivo è previsto per il gruppo misto.
Onorevole ministro, prima di darle la parola, vorrei sottoporre alla sua attenzione due problemi. Il primo non è attinente all'ordine del giorno ma riguarda una questione, sollevata nella giornata di ieri dai gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, relativa alla situazione di Cuba. È stato chiesto un intervento del Governo nella sede parlamentare per un approfondimento a causa dei gravi fatti, a tutti noi noti, che si sono verificati, ossia le condanne. Rivolgo a lei questa preghiera. Forse, oggi, non è il caso di approfondire la questione, ma, se da parte sua vi è la disponibilità, potremmo approfondirla in una prossima occasione, nella sede parlamentare, magari dopo Pasqua.
L'altra questione è stata sollevata nella giornata di ieri ed è attinente al dibattito di oggi. Ho constatato che, in proposito, è stata presentata anche una risoluzione di cui stiamo valutando l'ammissibilità. Ieri sera, a fine seduta, l'onorevole Gerardo Bianco ha sollevato la questione relativa ai beni culturali in Iraq, motivo di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore i patrimoni culturali dell'umanità.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro degli affari esteri, onorevole Frattini.
FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in trenta secondi mi permetto di dire al Presidente della Camera che ieri, a Lussemburgo, è stato approvato dai quindici un documento comune che ha condannato fermamente l'azione di Cuba nei confronti dei dissidenti, invitando a mantenere un atteggiamento di aspra critica ed a ripristinare a Cuba un clima diverso rispetto a quello attuale che ci vede fortemente preoccupati. Ovviamente, confermo la disponibilità ad essere assai più esaustivo su questo tema (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, della Lega nord Padania e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo di fronte ad un Iraq finalmente liberato dal regime di Saddam Hussein (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Margherita, DL-l'Ulivo) della cui sorte, al momento in cui parlo, non si hanno notizie comprovate.
Quello che è certo è che l'ex dittatore non controlla più alcuna area del paese, mentre sono evidenti sentimenti di sollievo nella popolazione che maggiormente ha subito la repressione e si affermano aspettative di un futuro di democrazia, di libertà e di progresso.
Sono queste le testimonianze che riceviamo anche dalle immagini diffuse delle reti televisive che mostrano, al di là di ogni dubbio, il senso di liberazione di migliaia di giovani, anziani, donne, ormai affrancati dalla tirannia.
Gli iracheni, tuttavia, sono rimasti completamente isolati dal mondo esterno, traumatizzati dalle molte guerre che il regime tirannico aveva provocato: le strutture produttive nazionalizzate nel 1964, l'economia pervasa da nepotismo, clientelismo e corruzione oltreché dominata dal mercato nero e poi il drenaggio dei migliori cervelli iracheni negli ultimi dodici anni.
Ma noi ancora dobbiamo cominciare e il nostro stato d'animo è profondamente turbato dalle notizie di violenza e saccheggi dovuti all'assenza di cibo, a regolamenti di conti, a fenomeni di criminalità e di banditismo. Non si tratta più di operazioni belliche né di sacche di resistenza armata, quanto di una violenza sconsiderata che, se non arrestata, può seminare nuovi germi di paura e di disperazione in una popolazione già duramente provata.
È una violenza che impedisce la tempestiva attuazione degli interventi di soccorso da parte delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite e che impedisce il ripristino delle infrastrutture con una forte valenza socioumanitaria. Mi riferisco, anzitutto, alle risorse idriche (alla mancanza di acqua potabile, quindi), ma anche alla rottura dei sistemi fognari (con il rischio di epidemie), alla mancanza di elettricità, che blocca le attività produttive del paese, nonché al funzionamento degli ospedali; infine, tutti noi abbiamo assistito al pianto della direttrice del museo di Bagdad dopo i saccheggi a danno di opere di inestimabile valore storico ed artistico.
Mancano, a causa dei saccheggi, materiali e attrezzature sanitarie, medicine di pronto intervento contro le malattie infettive. Si diffondono, così, le patologie tipiche della malnutrizione, che colpiscono specialmente l'infanzia. I rapporti e le informazioni che riceviamo al riguardo sono preoccupanti e costituiscono, per la comunità internazionale, un pressante invito ed un impegno ad agire con tempestività.
Dal Parlamento, dalle forze politiche, dall'opinione pubblica salgono - lo avvertiamo - appelli alla solidarietà che il Governo intende cogliere e fare propri.
Giorno dopo giorno, la situazione si fa ancora più precaria. Non possiamo e non dobbiamo rimanere inerti mentre il Consiglio di Sicurezza avvia il lavoro necessario per permettere alle Nazioni Unite di svolgere quel ruolo che la comunità internazionale, e anzitutto l'Italia, desidera che le Nazioni Unite, appunto, abbiano in Iraq e che dovrà coinvolgere anche, com'è evidente, organizzazioni regionali come l'Unione europea e come la NATO, che ha già operato con successo in altri teatri del peacekeeping.
Ieri, al Consiglio affari generali di Lussemburgo, abbiamo dovuto prendere atto che i processi decisionali dell'Unione richiedono, per loro natura, tempi che riflettono procedure complesse. Lo ha confermato la stessa Presidenza greca che, malgrado il suo impegno, proprio per questo motivo, ha precisato di non poter aprire una discussione di merito sul futuro dell'Iraq in occasione del Consiglio europeo di Atene.
Questo non vuol dire che verranno meno - anzi, saranno convinti e costanti! - il nostro fermo impegno e l'impulso per trovare una soluzione condivisa dai quindici e, com'è ovvio, non avversata dai dieci paesi che, domani, firmeranno, ad Atene, il trattato di adesione all'Unione europea. Ma nessuno può consentire che, mentre affrontiamo, al Palazzo di vetro ed a Bruxelles, il dibattito politico ed istituzionale sulla ricostruzione dell'Iraq, il popolo iracheno sia lasciato solo davanti ad un'emergenza umanitaria che si aggrava giorno dopo giorno e che non tollera più ritardi negli interventi riparatori. Non possiamo permettere, insomma, che il dopoguerra rischi di fare più vittime della guerra stessa.
La missione che avremo in Iraq non è l'ISAF dell'Afghanistan e neppure quelle dei Balcani: missioni, queste, destinate alla stabilizzazione politica e sociale, oltre che alla sicurezza. Quella dell'Iraq di oggi è, invece, una missione italiana che ha scopo emergenziale ed umanitario per salvaguardare, mentre si definisce il quadro internazionale, le condizioni della popolazione civile.
Il Governo, per scelta consapevole, non intende, oggi, affrontare i temi assai sensibili della ricostruzione politica ed economica dell'Iraq. Affrontiamo, invece, il problema della grave emergenza umanitaria ed intendiamo riferire sui modi e sui mezzi con cui si intende operare per evitare che questa emergenza si trasformi in una catastrofe umanitaria.
Il piano operativo di emergenza in Iraq messo a punto dalla task force interministeriale, coordinata dalla Farnesina con il primario appoggio del Ministero della difesa e di altre amministrazioni dello Stato che richiamerò, intende peraltro rispondere con prontezza, unitarietà e coerenza alle esigenze ed ai bisogni della popolazione civile irachena, con particolare attenzione alle fasce più deboli e dunque più esposte alle violenze ed ai pericoli (bambini, donne, anziani).
Abbiamo seguito la strada maestra: mobilitare risorse e mezzi di quei settori in cui la nostra esperienza si è consolidata e dove la nostra capacità è unanimemente apprezzata per poter così corrispondere con prontezza e rapidità di esecuzione alle esigenze concrete che ci vengono segnalate dal teatro di crisi.
La prima delle priorità è quella medico-sanitaria. In tempi brevi saremo in grado di concordare modalità e dettagli del trasferimento in Iraq di un'unità italiana ospedaliera da campo, trasferimento che si aggiunge all'intervento umanitario effettuato il 10 aprile dalla cooperazione italiana nel sud dell'Iraq in coordinamento con il programma alimentare mondiale. Sono stati distribuiti medicinali, attrezzature logistiche sanitarie di pronto intervento, alimenti ad alto contenuto nutritivo. Ma dall'Iraq ci confermano, accanto alla difficoltà seria di distribuzione delle derrate alimentari e dei medicinali, il rischio che essi diventino oggetto di speculazione sul mercato nero. Noi non possiamo rischiare che questi prodotti vengano resi strumento di mercato clandestino dalla malavita che si sta organizzando in Iraq; per non parlare poi dei concreti pericoli, che pure abbiamo, di saccheggio degli stessi prodotti alimentari, in quanto trasportati da veicoli privi di protezione.
La task force ha già progettato, inoltre, d'intesa con l'Istituto superiore di sanità, una serie di interventi per combattere le patologie della malnutrizione e prevenire le epidemie. Si darà così vita ad un laboratorio nazionale italiano in Iraq di salute pubblica, capace di gestire al più presto l'ecosistema ed, in particolare, il disinquinamento di acqua, suolo ed aria. Il laboratorio appronterà un sistema di vaccinazioni, di sorveglianza epidemiologica e di intervento rapido di diagnosi e contenimento proprio per prevenire il propagarsi delle epidemie.
L'Italia, in prospettiva, intende rafforzare il sistema sanitario iracheno per gli interventi di pronta assistenza ed emergenza, creando a fianco di quel laboratorio nazionale una rete di presidi sanitari regionali d'urgenza in grado, così, di servire alcune principali aree del paese.
L'Italia vanta una lunga tradizione di cooperazione con l'Iraq proprio nel settore medico-sanitario. Abbiamo provveduto alla riabilitazione, alla ristrutturazione fisica e funzionale dell'ospedale generale di Al Numan a Bagdad, che serve un bacino di utenza di circa due milioni di persone. Quell'intervento italiano ricomprendeva, oltre alla ristrutturazione, le linee elettriche, l'ampliamento di reparti interi, la fornitura di arredi e macchinari.
Ci occuperemo, inoltre, dunque, ma in una fase successiva, di cui più avanti parleremo in quest'aula, della ristrutturazione anche di altri ospedali, come quello pediatrico di Kadhimia, situato in un quartiere della Bagdad più povera, e cercheremo di potenziare mezzi e risorse già destinate a quello scopo.
Abbiamo avuto poi (e questa è davvero l'urgenza di oggi) da alcuni presidi ospedalieri specialistici italiani - e desidero ricordarvi soltanto uno per tutti, l'ultimo in ordine di tempo: l'istituto Gaslini di Genova - l'offerta di inviare in Iraq medici specialistici, in questo caso specialisti pediatri per gli interventi urgenti, per la chirurgia infantile, che purtroppo è necessaria, e questi hanno chiesto di partecipare proprio nell'ambito di un'iniziativa umanitaria italiana così articolata.
Dai continui contatti che, ovviamente, abbiamo con l'ufficio di coordinamento per l'assistenza umanitaria dell'ONU a New York, sappiamo poi, con drammatica certezza, che l'acqua e l'elettricità costituiscono ulteriori, drammatiche emergenze. Non basta, infatti, distribuire acqua una tantum, ma bisogna garantirne un afflusso continuo, riparando gli impianti di depurazione e riabilitando le reti idriche. Sempre nel quadro di interventi prioritari per la riabilitazione immediata degli impianti idrici, elettrici e delle comunicazioni, opereremo anche con le risorse messe a disposizione dal Ministero dell'ambiente, dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dal Ministero delle
attività produttive: tutti ministeri, questi, che partecipano attivamente alla task force ministeriale.
L'azione del Governo, dunque, è multidimensionale e coinvolgerà diversi settori dell'amministrazione, in un contesto integrato, sia per assicurare alla popolazione irachena i necessari aiuti umanitari sia per realizzare quelle opere urgenti di ripristino infrastrutturale e quei servizi indispensabili a garantire le migliori condizioni di vita quotidiana, davvero a misura della dignità del popolo iracheno.
Dell'intervento complessivo italiano farà necessariamente parte una componente militare, che dovrà, in maniera quanto più possibile unitaria ed integrata, garantire la cornice di sicurezza essenziale per un aiuto effettivo e serio al popolo iracheno, e che dovrà contribuire, con capacità specifiche, alle attività di intervento più urgenti nel ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali cui ho fatto riferimento. Si tratta di compiti strettamente connessi e funzionali proprio a quell'obiettivo umanitario che ci proponiamo; del resto, senza tale componente militare, il nostro contributo all'emergenza rischierebbe di essere decisamente velleitario, fino a diventare impraticabile.
A seguito dell'approvazione parlamentare, il ministro della difesa potrà impartire le conseguenti direttive per la pianificazione della missione, l'approfondimento degli aspetti organizzativi, operativi e logistici, la designazione delle forze, la loro predisposizione (anche per il territorio), il loro trasferimento e l'assolvimento dei compiti a ciascuno assegnati. Il complesso delle forze messe a disposizione potrà assommare tra le 2 mila e 500 e le 3 mila unità; esse comprenderanno moduli operativi, con gli associati moduli di supporto (diretto o indiretto), per assolvere, almeno in via prioritaria, i seguenti compiti: protezione dei flussi degli aiuti e delle attività di assistenza; lavori per il ripristino di tratte della viabilità ordinaria, ed eventualmente ferroviaria, nonché di quelle infrastrutture aeroportuali, in gran parte non funzionanti, ma che sono indispensabili per far arrivare gli aiuti nelle parti più lontane del territorio iracheno, specialmente nella parte settentrionale dell'Iraq.
Occorre, inoltre, la bonifica di ordigni esplosivi, la rilevazione di agenti biologici e chimici; in altri termini, occorrono le attività di sminamento marittimo, cioè quelle attività che contribuiranno a restituire al popolo iracheno quella libertà dalla paura nel loro vivere quotidiano e nel loro camminare, e dunque ad eliminare quella tragica eredità lasciata dal regime iracheno prima di cadere, disseminando, come sapete, il territorio di grandi quantità di ordigni.
Ed ancora: concorso all'ordine pubblico, con particolare riferimento agli interventi di tipo umanitario diretto ed indiretto. Avete visto tutti, come ho ricordato qualche minuto fa, il tragico assalto ai camion di medicinali e di alimentari, veicoli non protetti che sono stati dati alla libera disponibilità di una folla inferocita e disperata: anche per questa attività di ordine pubblico nel territorio, le Forze armate italiane potranno dare un contributo essenziale. Un compito che assumerà le funzioni di compiti di polizia militare e sanitaria sul territorio, di attività di sminamento marittimo che sono precondizione, come è ovvio, perché le navi si possano avvicinare nei porti e possano trasportare il materiale necessario.
La composizione del contingente potrà perciò comprendere - anche se i dettagli saranno messi a punto dal ministro della difesa nel seguito della pianificazione - unità provenienti anzitutto dall'esercito. Pensiamo alle forze del genio; il genio ferrovieri; elementi con capacità, ovviamente di prevenzione, batteriologiche e chimiche; nuclei per la bonifica di ordigni; forze che possano sostenere l'impiego delle attrezzature sanitarie; forze di protezione, quindi, e reparti di supporto logistico per le iniziative umanitarie. E poi, la marina militare, con unità di trasporto e sostegno logistico e relativi elicotteri; noi pensiamo di imbarcare proprio su una delle navi della marina militare italiana un ospedale da campo che ci verrà messo a disposizione dalla Croce rossa italiana; un ospedale
che sarà un centro effettivo di eccellenza professionale dei medici italiani al servizio delle popolazioni irachene più colpite; ed ancora, le unità cacciamine e le forze di appoggio e di protezione affinché questo tipo di azione possa - lo ripeto ancora una volta - arrivare realmente a compimento.
Pensiamo, ancora, ad un impiego della aeronautica militare, e in particolare del genio aeronautico, con le necessarie risorse per il trasporto aereo, e infine, a quella forza armata, i carabinieri, che potrà svolgere attivamente e positivamente funzioni di concorso all'ordine pubblico dentro le città, quell'ordine pubblico messo duramente alla prova negli scorsi giorni.
Ci vorrà del tempo per avviare queste attività in territorio iracheno sia per gli aspetti puramente tecnici sia per quelli relativi all'addestramento ed all'organizzazione sia per quelli di tipo medico-vaccinale: si va in una zona, come tutti capite, a rischio di epidemie.
Per questi motivi è urgente predisporre rapidamente tutta l'attività di preparazione. Ed è proprio in questo spirito che il Governo chiede al Parlamento l'approvazione della linea di condotta sin qui indicata ed alla quale intende attenersi. Il Governo si riserva di approntare, quanto prima, anche un provvedimento normativo per la copertura giuridica, ma soprattutto finanziaria, occorrente allo svolgimento delle operazioni, così come è stato fatto in passato.
L'Italia continuerà, infine, ad incoraggiare il buon esito degli sforzi per giungere a delle intese nell'ambito delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e della NATO, intese che, per evidenti ragioni di tempo, potranno riguardare la complessa e articolata fase della riabilitazione economica e politica dell'Iraq.
L'augurio e l'impegno dell'Italia è che una ritrovata unità di intenti si realizzi e conduca in tempi brevi ad una larga iniziativa internazionale di ricostruzione dello Stato iracheno. Ciò significherebbe per noi - e questo è un aspetto di particolare rilevanza - convogliare il contributo di aiuto umanitario italiano di oggi verso nuovi schemi concordati in ambito collettivo; ma, in ogni caso, l'aiuto italiano deve trovare oggi la sua attuazione, ed essere attuato ed avviato in tempi rapidi; quei tempi che abbiamo visto essere strettamente necessari alla sua predisposizione.
Onorevoli colleghi, è una vera e propria corsa contro il tempo quella che ci vede impegnati; una corsa che richiede l'organizzazione di missioni speciali con la predisposizione di strutture di logistica, di trasporto e di movimentazione all'interno del difficile territorio iracheno. Grazie al lavoro della task force ed al contributo delle amministrazioni che vi partecipano, un lavoro che sarà intensificato nei prossimi giorni, avvieremo la definizione delle squadre di intervento che saranno capaci di esprimere le competenze, le professionalità e le esperienze che ho poco fa richiamato.
L'auspicio del Governo è che le donne e gli uomini della missione italiana in Iraq siano accompagnati dal voto e dal sostegno del Parlamento. Essi partecipano ad un disegno importante e decisivo innanzitutto per la libertà e la vita del popolo iracheno, ma anche per l'immagine e la tradizione di umanità che le missioni italiane hanno sempre saputo interpretare. L'Italia ha alimentato questo patrimonio negli anni e sentiamo oggi di doverlo difendere con forza assieme a tutto il Parlamento.
Ci troviamo in una fase che potremmo definire di stabilizzazione per l'emergenza. Essa richiederà intese con tutte le forze già presenti sul teatro delle operazioni sia per un assolvimento affidabile dei compiti umanitari sia per assicurare sinergie nei sistemi di trasporto e per coordinarsi, inoltre, con le missioni che saranno inviate a titolo nazionale da altri paesi.
Proprio ieri ne abbiamo parlato a Lussemburgo al Consiglio affari generali relazioni esterne, dove ho illustrato la visione italiana sugli interventi di emergenza umanitaria. Altri partner europei hanno già deciso misure simili o si accingono a farlo in queste ore.
Nella comunità internazionale esistono obiettivi largamente condivisi. L'Iraq deve essere restituito al popolo iracheno in
tempi rapidi e la ricostruzione sociale, politica ed economica dovrà assicurare al paese libertà e democrazia.
L'Italia si sente impegnata affinché intorno a questi obiettivi riprenda e si rafforzi il dialogo tra noi europei e tra noi e gli Stati Uniti. Questi obiettivi debbono diventare, nelle prossime settimane, il terreno di incontro e di rilancio della coesione euroatlantica che sarà uno dei pilastri dell'azione della prossima Presidenza italiana che si apre nel mese di luglio.
Su questa base sarà anche possibile - come ancora una volta è emerso ieri a Lussemburgo - riempire di contenuti concreti le formule e gli aggettivi che talvolta suonano solamente come slogan che illustrano il ruolo dell'ONU nel postconflitto. Abbiamo sentito parlare di ruolo centrale, di ruolo vitale, di ruolo strategico, di ruolo prioritario: manca un contenuto che riempia questi concetti e questi aggettivi. Anche a questo riguardo l'Italia si adopererà, affinché nel più breve tempo possibile si giunga a proposte operative condivise.
Sarà importante conoscere, anzitutto, quali compiti le Nazioni Unite saranno in grado di assumere ed ascolteremo con grande interesse (ancora non lo abbiamo mai fatto) quanto ci dirà ad Atene, domani in occasione del vertice europeo, il Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan.
Il mio auspicio oggi è che la missione umanitaria italiana in Iraq venga sostenuta da un ampio consenso. L'obiettivo che ci proponiamo è di quelli su cui è lecito attendersi che le divisioni del passato non si ripropongano oggi, quando sono in gioco la sicurezza, la sopravvivenza ed il futuro del popolo iracheno. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, della Lega nord Padania e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ringrazio il ministro degli affari esteri, onorevole Frattini.
Onorevoli colleghi, abbiamo ipotizzato una sospensione della seduta di due ore e successivamente un'ulteriore sospensione di 20 minuti tra la discussione e la replica del Governo. Per semplificare e non procedere a singhiozzo, nei nostri lavori proporrei di sospendere la seduta direttamente adesso fino alle ore 14. Dopodiché, si riprenderanno i lavori senza sospensioni, in modo tale che il voto si possa svolgere verso le ore 16 o le 16,30.
Sospendo, pertanto, la seduta fino alle ore 14, quando si svolgeranno la discussione e la conclusione del dibattito sulle comunicazioni del Governo.
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