TESTO AGGIORNATO AL 3 APRILE 2003
a cooperare con i paesi direttamente coinvolti nel conflitto e con gli altri paesi europei per garantire l'attuazione del piano di emergenza predisposto dalle organizzazioni umanitarie e dall'UNICEF, sia attraverso l'attività del personale operativo all'interno del paese, sia attraverso l'invio di personale internazionale in grado di fornire speciale protezione ai bambini sfollati sotto il profilo nutrizionale e sanitario, idrico e igienico-sanitario e dell'equilibrio emotivo, anche attraverso la messa a punto delle condizioni essenziali per assicurare continuità nell'istruzione;
NUOVA FORMULAZIONE
a chiedere alle Nazioni Unite ogni intervento possibile per porre fine alla guerra, riprendere le ispezioni per lo smantellamento di eventuali armi di distruzione di massa, creare le condizioni per l'avvio di una transizione democratica in Iraq;
ruolo della World Anti-Doping Agency WADA), specialmente nei confronti delle organizzazioni sportive locali regionali nazionali ed internazionali;
sportiva evidenziando un più specifico aspetto di perseguibilità penale anche dei fatti di doping;
potrebbe ulteriormente accentuarsi, coinvolgendo anche i kurdi di quest'ultimo Paese, specie considerando che «nel territorio del Kurdistan turco è stato proclamato lo stato di emergenza e che recentemente il partito dell'HADEP, uno dei maggiori partiti politici kurdi, è stato dichiarato fuori legge dalla magistratura turca»;
in attività di sostegno ed aiuto alla popolazione civile nei paesi limitrofi alla zona del conflitto.
premesso che:
in Iraq su una popolazione totale di circa 27 milioni di abitanti circa la metà sono bambini o adolescenti: il 50 per cento della popolazione irachena ha meno di 18 anni, i bambini sotto i cinque anni sono oltre tre milioni e mezzo;
il conflitto in corso sta causando un grave deterioramento delle loro già precarie condizioni di vita, con conseguenze devastanti sulle possibilità di sopravvivenza, sull'alimentazione, sulle condizioni igienico-sanitarie e sullo stato emotivo di bambini ed adolescenti;
in seguito all'evacuazione del personale internazionale dell'ONU, di martedì 18 marzo, gli interventi a sostegno dei minori sembrano ora garantiti da poche persone pienamente operative nei settori chiave di assistenza all'infanzia, tra cui circa 160 funzionari nazionali dell'UNICEF (il 5 marzo l'UNICEF aveva reso noto che per garantire la massima protezione possibile dei bambini erano presenti in Iraq a quella data circa 300 persone tra internazionali e nazionali nelle sedi operative di Baghdad, Bassora e nel nord del paese);
la situazione attuale appare drammatica e le misure d'emergenza di difficile attuazione: l'UNICEF stima necessari per gli interventi umanitari dei prossimi 6 mesi oltre 144 milioni di dollari, una cifra per la quale chiede un'immediata e ampia mobilitazione;
la guerra colpisce infatti in modo particolare i bambini iracheni, che sono estremamente vulnerabili a seguito delle conseguenze del conflitto degli anni '80 con l'Iran e della guerra del Golfo del 1991: in Iraq ci sono più di un milione di bambini affetti da malnutrizione, e i danni alle infrastrutture idriche e alla rete fognaria creano un accesso difficile all'acqua potabile e un rapido diffondersi delle malattie; nella sola Bassora 100mila bambini sotto i 5 anni sono a rischio per la mancanza d'acqua, che può provocare epidemie di colera, febbre tifoidea o diarrea, che già sono tra le prime cause di mortalità infantile in Iraq;
nel corso degli ultimi dieci anni, in Iraq è stato registrato un grave deterioramento delle condizioni di vita: il tasso di mortalità infantile è oggi due volte e mezzo quello del 1990, il che significa che in Iraq un bambino su otto muore prima di raggiungere il quinto anno d'età;
il tasso di mortalità materna è raddoppiato rispetto al 1990; la mortalità per complicazioni legate alla gravidanza o al parto è la causa di un terzo di tutte le morti tra le donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni d'età;
la percentuale di bambini nati sottopeso è cresciuta vertiginosamente negli ultimi 10 anni: era del 4,5 per cento nel 1990, del 24,7 per cento nel 2001; questo fenomeno e l'uso diffuso dell'allattamento artificiale - anche in relazione all'alta incidenza delle donne afflitte da anemia - rendono estremamente vulnerabili i lattanti, che dipendono quindi dalle razioni alimentari di latte formulato;
anche in conseguenza dell'embargo, oltre 18 milioni di persone già prima del conflitto vivevano in stato di insicurezza alimentare, con il 60 per cento della popolazione dipendente dalle razioni;
in particolare la malnutrizione infantile cronica colpiva oltre un quarto dei bambini iracheni, nelle regioni centrali e meridionali del paese, e complessivamente quasi un milione di bambini sotto i cinque anni;
prima della guerra, più di 5 milioni di persone in Iraq non disponevano di fonti sicure di approvvigionamento idrico né di servizi fognari;
il 25 per cento dei bambini iracheni negli ultimi anni ha lasciato la scuola per lavorare e contribuire al reddito familiare; negli anni '80 frequentava la scuola il 100 per cento delle bambine e dei bambini; all'inizio del 2003, secondo dati UNICEF, una bambina su tre non frequentava più la scuola;
a operare mediante accordi in ambito internazionale garantire il piano predisposto dall'UNICEF che prevede un flusso di aiuti umanitari dai paesi confinanti con l'Iraq, in particolare la fornitura di scorte di medicinali, alimenti ad alto valore nutritivo, prodotti per la potabilizzazione dell'acqua;
a intervenire in tutte le sedi internazionali affinché le azioni di guerra e i bombardamenti non impediscano il trasporto a Baghdad e nelle altre zone colpite di generi alimentari di prima necessità, medicinali, prodotti sanitari e altri generi salvavita;
a verificare costantemente - con un attento monitoraggio e la raccolta di informazioni dirette dai luoghi del conflitto dalle organizzazioni internazionali competenti - le condizioni dei bambini e degli adolescenti in Iraq e la presenza di personale preparato ad effettuare interventi di emergenza;
a fornire al Parlamento tutte le informazioni relative alle condizioni in cui tale personale si trova ad operare nelle zone interessate dal conflitto;
ad attivarsi in tutte le sedi competenti perché siano creati spazi sicuri nelle aree in cui vivono le popolazioni di sfollati;
ad intervenire in ambito multinazionale perché siano fornite assistenza ed informazioni per prevenire il diffondersi di malattie legate alla mancanza di condizioni igieniche adeguate e al consumo di acqua non potabile;
a predisporre - insieme ad altri paesi - un piano di emergenza per limitare tra i bambini e tutta la popolazione civile le vittime causate dalle mine, dagli ordigni inesplosi e dalle cluster bombs;
a contribuire alla raccolta degli oltre 144 milioni di dollari stimati necessari dall'UNICEF per gli interventi umanitari dei prossimi 6 mesi per salvare la vita di milioni di bambini e di donne irachene vittime della guerra;
a stanziare risorse e a predisporre opportuni strumenti nel Piano d'azione per l'Infanzia, legge 23 dicembre 1997, n. 451, per la cooperazione allo sviluppo e per la tutela dei minori vittime delle guerre.
(1-00177)
«Violante, Capitelli, Giacco, Bolognesi, Pisa, Agostini, Bogi, Calzolaio, Innocenti, Magnolfi, Montecchi, Nicola Rossi, Ruzzante, Turco, Pollastrini, Angioni, Folena, Minniti, Ranieri, Sereni, Spini».
premesso
il giudizio negativo sulla guerra - avviata unilateralmente ed in modo illegittimo in Iraq - che comporta un tragico tributo di vite umane, ha innescato una nuova, gravissima emergenza umanitaria, proietta scenari di destabilizzazione e conflittualità anche nella prospettiva successiva alla futura conclusione del conflitto;
premesso inoltre che:
tutte le organizzazioni di tutela dei diritti umani e di assistenza ai rifugiati e alle vittime di guerra, e prioritariamente l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e la Croce Rossa internazionale, confermano che la guerra contro l'Iraq è tale da provocare una «catastrofe umanitaria», prevedendo un afflusso di sfollati e profughi pari a centinaia di migliaia di persone in fuga dal solo territorio iracheno, senza considerare gli effetti a catena che si potranno determinare nell'intera area;
seppur la maggior parte dell'esodo di persone provenienti dall'Iraq si riverserà sui Paesi confinanti è prevedibile che parte di tale esodo si riverserà in Europa, e dunque anche in Italia, che potrebbe rappresentare per la sua posizione geografica il principale punto di ingresso, insieme alla Grecia, nell'Unione europea;
nel caso in cui in Turchia si verifichi un aumento della tensione interna tra il Governo e la popolazione kurda, che aspira a una maggiore autonomia, la gravità complessiva dell'esodo verso occidente potrebbe ulteriormente accentuarsi, coinvolgendo anche i kurdi di quest'ultimo Paese, specie considerando che «nel territorio del Kurdistan turco è stato proclamato lo stato di emergenza e che recentemente il partito dell'HADEP, uno dei maggiori partiti politici kurdi, è stato dichiarato fuori legge dalla magistratura turca»;
l'appello di Amnesty International, ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà e Medici senza frontiere, promotori della campagna «Diritto d'Asilo: una questione di solidarietà», richiama l'attenzione sul fatto che l'esodo verso l'Europa e l'Italia potrebbe non avvenire in tempi brevi, considerato che tanto la situazione di guerra aperta quanto le distanze geografiche potrebbero, in una prima fase, rallentare gli spostamenti di popolazione, dilatando nel tempo un flusso continuo, anche se non immediatamente e drammaticamente visibile. Ciò trova conferma nel forte aumento di arrivi in Europa e in Italia, registrato negli ultimi mesi, di cittadini iracheni e di kurdi provenienti sia dalla Turchia che dall'Iraq;
alla luce dell'articolo 10 della Costituzione italiana, della Convenzione di Ginevra, relativamente al riconoscimento dello status di rifugiati e della Dichiarazione universale dei diritti umani, l'Italia e la comunità internazionale devono garantire, anche accogliendo i rifugiati e assicurando assistenza alle vittime della guerra che arriveranno ai nostri confini, la massima assistenza umanitaria alla popolazione civile irachena, stremata da trent'anni di repressione brutale e da dodici anni di sanzioni economiche, nonché da ultimo da un conflitto subito;
all'interno del richiamato dramma della guerra e delle emergenze prodotte, si inserisce la particolare condizione dell'infanzia irachena che - su una popolazione totale di circa 27 milioni di cui la metà ha meno di 18 anni - conta oltre tre milioni e mezzo di bambini sotto i cinque armi, e le cui già precarie condizioni di vita sono ora aggravate dal conflitto in corso, con conseguenze devastanti sulle possibilità di sopravvivenza, sull'alimentazione, sulle condizioni igienico-sanitarie e sul loro stato emotivo, tanto che l'UNICEF stima necessari per gli interventi umanitari dei prossimi 6 mesi oltre 144 milioni di dollari, cifra per la quale chiede un'immediata e ampia mobilitazione;
nel corso degli ultimi dieci anni, in Iraq è stato registrato, anche in conseguenza dell'embargo, un grave deterioramento delle condizioni di vita:
a) il tasso di mortalità infantile è oggi due volte e mezzo quello del 1990, tanto che in Iraq un bambino su otto muore prima di raggiungere il quinto anno d'età;
b) il tasso di mortalità materna è raddoppiato rispetto ai 1990 e la mortalità per complicazioni legate alla gravidanza o al parto è la causa di un terzo di tutte le morti tra le donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni d'età;
c) la percentuale di bambini nati sottopeso è cresciuta vertiginosamente negli ultimi 10 anni, passando dal 4,5 per cento nel 1990 al 24,7 per cento nel 2001; questo fenomeno e l'uso diffuso dell'allattamento artificiale - anche in relazione all'alta incidenza delle donne afflitte da anemia - rendono estremamente vulnerabili i lattanti, che dipendono quindi dalle razioni alimentari di latte formulato;
a chiedere comunque al Consiglio di Sicurezza la definizione di una tregua che consenta l'immediato afflusso di aiuti umanitari a tutela delle popolazioni civili minacciate dal punto di vista idrico, sanitario, alimentare;
a svolgere una lotta intransigente al terrorismo internazionale;
ad adottare, anche alla luce di quanto disposto dall'articolo 20 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (misure straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali), per tutta la durata del conflitto, nonché per quella successiva, gli opportuni provvedimenti al fine di:
a) assicurare a tutti i cittadini iracheni e curdi che siano o giungano in Italia un permesso di soggiorno temporaneo, rinnovabile per motivi di protezione umanitaria, abilitante al lavoro e al ricongiungimento familiare, senza pregiudizio alcuno per l'eventuale richiesta di asilo politico in Italia;
b) riconoscere un analogo permesso ai cittadini di etnia kurda provenienti da altri paesi dell'area, ed in particolare dalla Turchia, nonché a coloro che, venendo da paesi coinvolti nel teatro di guerra, si dichiarino obiettori o renitenti alla leva, in analogia con quanto avvenuto con le chiare disposizioni che furono previste dall'articolo 2 comma 2-bis della legge n 390 del 1992, durante il conflitto nei territori della ex Jugoslavia;
c) dare disposizioni alle autorità consolari italiane dei paesi confinanti con il teatro di guerra, affinché in via eccezionale e con procedura d'urgenza queste prendano immediatamente in esame le eventuali richieste di protezione umanitaria e di asilo politico, nonché di ricongiungimento familiare, con persone che abbiano richiesto o ottenuto in Italia l'asilo politico, attribuendo agli interessati, se del caso, un visto temporaneo per l'ingresso in Italia;
d) farsi promotore di una iniziativa europea tesa a stabilire modalità comuni di azione dei paesi dell'Unione per garantire accoglienza e protezione ai profughi di guerra, anche in attuazionme di quanto previsto dalla Direttiva europea 2001/55/CE concernente misure di protezione temporanea europea nei casi di afflusso di sfollati e profughi;
e) sostenere, con adeguato contributo economico, al pari di altri paesi della comunità internazionale, l'azione umanitaria delle agenzie delle Nazioni Unite (UNHCR; WFP; UNICEF) impegnate in attività di sostegno ed aiuto alla popolazione civile nei paesi limitrofi alla zona del conflitto;
a cooperare con i paesi direttamente coinvolti nel conflitto e con gli altri paesi europei per garantire l'attuazione del piano di emergenza predisposto dalle organizzazioni umanitarie e dall'UNICEF, sia attraverso l'attività del personale operativo all'interno del paese, sia attraverso l'invio di personale internazionale in grado di fornire speciale protezione ai bambini sfollati sotto il profilo nutrizionale e sanitario, idrico e igienico-sanitario e dell'equilibrio emotivo, anche attraverso la messa a punto delle condizioni essenziali per assicurare continuità nell'istruzione;
a contribuire alla raccolta degli oltre 144 milioni di dollari stimati necessari dall'UNICEF per gli interventi umanitari dei prossimi 6 mesi per salvare la vita di milioni di bambini e di donne irachene vittime della guerra e a stanziare risorse, nonché a predisporre opportuni strumenti nel Piano d'azione per l'infanzia, legge 23 dicembre 1997, n. 451, per la cooperazione allo sviluppo e per la tutela dei minori vittime delle guerre.
(1-00177) «Violante, Castagnetti, Boato, Turco, Giovanni Bianchi, Sereni, Folena, Capitelli, Giacco, Bolognesi, Pisa, Agostini, Bogi, Calzolaio, Innocenti, Magnolfi, Montecchi, Nicola Rossi, Ruzzante, Pollastrini, Angioni, Minniti, Ranieri, Spini».
premesso che:
si è svolto a Bruxelles il 25 febbraio 2003 l'incontro informale dei Ministri dello sport dell'Unione europea per determinare una posizione comune nella lotta contro il doping, confermando la volontà di sostenere azioni comuni in modo continuo ed efficace, realizzando una collaborazione internazionale a tutti i livelli: Unione europea, Consiglio d'Europa e Unesco, con particolare riferimento al
il codice antidoping WADA sarà pienamente attuato per gli sport agonistici ed amatoriali come approvato dai Ministri dello sport dei paesi maggiormente rappresentativi e dai rappresentanti delle organizzazioni sportive internazionali, nazionali e dal Comitato Internazionale Olimpico nelle conclusioni della Conferenza internazionale di Copenaghen, il 5 marzo 2003;
il rapporto sul «rispetto dell'Italia della Convenzione contro il dopage» presentato dal Consiglio d'Europa il 10 ottobre 2002 ha messo in evidenza gli sforzi concreti e significativi effettuati dall'Italia dopo la ratifica formale, autorizzata con legge n. 522 del 1995, della Convenzione del Consiglio d'Europa e come sottolineato dal preambolo della stessa Convenzione «lo Sport deve giocare un ruolo importante per la tutela della salute, l'educazione etica e fisica e per la promozione di un'intesa internazionale...» per cui i principi etici dello sport sono considerati come un pilastro del patrimonio culturale comune;
il primo caso clamoroso di doping che la cronaca ricordi si verificò in Italia e risale ai Giochi Olimpici di Roma del 1960 quando un ciclista perse la vita durante una corsa contro il tempo e da allora vennero avviati gli studi per effettuare i controlli sugli atleti a livello nazionale ed internazionale;
nel 1998, per decisione del gruppo di monitoraggio sul doping, l'Italia è inserita dopo la Norvegia nella lista dei Paesi da sottoporre ad ispezione per verificare il rispetto degli impegni assunti in conformità con la Convenzione del Consiglio d'Europa e nello stesso anno si verificano tre avvenimenti particolari che hanno portato a posticipare il rapporto, quali:
a) il controllo sui calciatori è oggetto di pesanti critiche per cui il CONI ha dovuto richiedere alla Federazione Medicosportiva di rivedere tutte le attività tecniche di laboratorio;
b) il Governo decide di rivedere completamente la struttura organica ed operativa del CONI attribuendogli in forma esplicita compiti per la prevenzione e la repressione del doping. Lo Statuto del CONI viene approvato nel luglio 1999, ma entrerà in vigore a fine anno 2000;
c) il Parlamento italiano esamina 5 progetti di legge antidoping riportati in un testo unico e cioè la legge n. 376 del 14 dicembre 2000, che entrerà in vigore il 2 gennaio 2001, ma che stenta ad essere applicata perché la Commissione ivi prevista non dispone di risorse sufficienti e il servizio sanitario pubblico non è in grado di rispettare gli impegni previsti a causa delle misure di estrema e sofisticata specializzazione accompagnate da limitazioni necessarie per il contenimento della spesa;
a causa di differenti interpretazioni riguardo le direttive internazionali vi è stato un dissenso dell'Unione ciclistica internazionale riguardo l'applicazione di una sanzione ad un ciclista italiano trovato positivo in una corsa internazionale organizzata in Italia poiché diverse sono le regole seguite dalla Federazione internazionale rispetto ai regolamenti nazionali;
l'Italia possiede una forte tradizione legislativa sul sistema dell'antidoping e dal 1950 sono state approvate almeno sei leggi oltre alla ratifica formale della Convenzione del Consiglio d'Europa avvenuta in data 12 febbraio 1996;
l'abbondanza di testi presentati al Parlamento italiano negli ultimi vent'anni testimonia la volontà politica di combattere una lotta efficace contro il doping e la presa di coscienza sulle gravi conseguenze che questo fenomeno può provocare sull'avvenire dello stesso sport;
la legge 401 del 1989 trova i suoi fondamenti sull'etica sportiva ed è soprattutto improntata a combattere la frode
l'onorevoleMario Pescante, sottosegretario al Ministero dei beni e delle attività culturali, ha cercato di trovare soluzioni adeguate alla questione del doping a livello nazionale ed internazionale, anche attraverso incontri formali ed informali con i diversi rappresentanti delle diverse discipline sportive, come quello svoltosi il 18 marzo 2003 con importanti personalità della lega gruppi ciclismo professionistico;
il ciclismo è uno degli sport più popolari e amati in Italia, come ampiamente dimostrato dalla attenzione e dallo spazio riservatogli dai mezzi di informazione ed ha quindi la responsabilità di poter svolgere una importante funzione educativa nei confronti dei giovani appassionati;
sarebbe opportuno che anche la Federazione ciclistica italiana prevedesse sanzioni sportive per i ciclisti trovati «positivi», da comminare in tempi certi e brevi;
ad adottare iniziative normative volte ad adeguare ed armonizzare la legislazione italiana ai regolamenti internazionali accettati e propugnati sia dal Consiglio d'Europa che dal Comitato Internazionale Olimpico, come approvati nella Conferenza Mondiale Antidoping di Copenhagen e promuovere un programma di armonizzazione legislativa internazionale in materia di antidoping soprattutto come uno degli obiettivi del semestre di Presidenza italiano dell'Unione europea;
a promuovere, con la collaborazione degli enti sportivi, una massiccia campagna di informazione e di prevenzione per mettere in rilievo i pericoli per la salute inerenti al doping con particolare attenzione ai valori etici dello sport;
ad adottare misure per la realizzazione di controlli efficaci da effettuare in tempi rapidi.
(1-00178)
«Baldi, Lusetti, Iannuzzi, De Franciscis, Burtone, Giulio Conti, Alberta De Simone, Bianchi Clerici, Vascon, Valpiana, Intini, Rositani, Ottone, Lolli, Sandi, Burani Procaccini, Bolognesi, Michele Ventura, Vitali, Patarino, Marras, Rodeghiero, Ricciotti, Angela Napoli, Palumbo, Bertucci, Bellillo, Milana, Mosella, Cento, Buemi, Gigli, Mazzoni, Paniz, Gibelli, Massidda, Gallo, Riccardo Conti, Fragalà, Taglialatela, D'Agrò, Milioto, Emerenzio Barbieri, Fioroni, Galvagno».
premesso che:
tutte le organizzazioni di tutela dei diritti umani e di assistenza ai rifugiati e alle vittime di guerra, e prioritariamente l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e la Croce Rossa internazionale, confermano che la guerra contro l'Iraq è tale da provocare una «catastrofe umanitaria», prevedendo un afflusso di sfollati e profughi pari a centinaia di migliaia di persone in fuga dal solo territorio iracheno, senza considerare gli effetti a catena che si potranno determinare nell'intera area;
seppur la maggior parte dell'esodo di persone provenienti dall'Iraq si riverserà sui Paesi confinanti è prevedibile che parte di tale esodo si riverserà in Europa, e dunque anche in Italia, che potrebbe rappresentare per la sua posizione geografica il principale punto di ingresso, insieme alla Grecia, nell'Unione europea;
nel caso in cui in Turchia si verifichi un aumento della tensione interna tra il Governo e la popolazione kurda, che aspira a una maggiore autonomia, la gravità complessiva dell'esodo verso Occidente
l'appello di Amnesty International, ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà e Medici Senza Frontiere, promotori della campagna «Diritto d'Asilo: una questione di solidarietà», richiama l'attenzione sul fatto che l'esodo verso l'Europa e l'Italia potrebbe non avvenire in tempi brevi, considerato che tanto la situazione di guerra aperta quanto le distanze geografiche potrebbero, in una prima fase, rallentare gli spostamenti di popolazione, dilatando nel tempo un flusso continuo, anche se non immediatamente e drammaticamente visibile. Ciò trova conferma nel forte aumento di arrivi in Europa e in Italia, registrato negli ultimi mesi, di cittadini iracheni e di kurdi provenienti sia dalla Turchia che dall'Iraq;
alla luce dell'articolo 10 della Costituzione italiana, della Convenzione di Ginevra, relativamente al riconoscimento dello status di rifugiati e della Dichiarazione universale dei diritti umani, l'Italia e la comunità internazionale devono garantire, anche accogliendo i rifugiati e assicurando assistenza alle vittime della guerra che arriveranno ai nostri confini, la massima assistenza umanitaria alla popolazione civile irachena, stremata da trent'anni di repressione brutale e da dodici anni di sanzioni economiche, nonché da ultimo da un conflitto subito;
ad adottare, anche alla luce di quanto disposto dall'articolo 20 del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (misure straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali), per tutta la durata del conflitto, nonché per quella successiva, gli opportuni provvedimenti al fine di:
a) assicurare a tutti i cittadini iracheni e curdi che siano o giungano in Italia un permesso di soggiorno temporaneo, rinnovabile per motivi di protezione umanitaria, abilitante al lavoro e al ricongiungimento familiare, senza pregiudizio alcuno per l'eventuale richiesta di asilo politico in Italia;
b) riconoscere un analogo permesso ai cittadini di etnia kurda provenienti da altri paesi dell'area, ed in particolare dalla Turchia, nonché a coloro che, venendo da paesi coinvolti nel teatro di guerra, si dichiarino obiettori o renitenti alla leva, in analogia con quanto avvenuto con le chiare disposizioni che furono previste dall'articolo 2 comma 2-bis della legge n. 390 del 1992, durante il conflitto nei territori della ex Jugoslavia;
c) dare disposizioni alle autorità consolari italiane dei paesi confinanti con il teatro di guerra, affinché in via eccezionale e con procedura d'urgenza queste prendano immediatamente in esame le eventuali richieste di protezione umanitaria e di asilo politico, nonché di ricongiungimento familiare, con persone che abbiano richiesto o ottenuto in Italia l'asilo politico, attribuendo agli interessati, se del caso, un visto temporaneo per l'ingresso in Italia;
d) a farsi promotore di una iniziativa europea tesa a stabilire modalità comuni di azione dei paesi dell'Unione per garantire accoglienza e protezione ai profughi di guerra, anche in attuazione di quanto previsto dalla Direttiva europea 2001/55/CE concernente misure di protezione temporanea europea nei casi di afflusso di sfollati e profughi, che sebbene non ancora recepita dall'ordinamento italiano, va considerata obbligatoria nei fini e quindi vincolante per tutti gli Stati membri;
e) a sostenere, con adeguato contributo economico, al pari di altri paesi della comunità internazionale, l'azione umanitaria delle agenzie delle Nazioni Unite (UNHCR; WFP; UNICEF) impegnate
(1-00179)
«Violante, Castagnetti, Boato, Rizzo, Intini, Pisicchio, Pecoraro Scanio, Turco, Giovanni Bianchi, Sereni, Folena, Spini».